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LA CITTA' DEI MALATI, II VOL (1995) - Società Amici del Pensiero

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solo a credere, a credere alle storie che l‟eletto racconta. È Gregorio<br />

colui che realizza il programma di Giuseppe, di una soluzione alla<br />

questione <strong>del</strong>la relazione che non passi per la relazioneuomo-donna<br />

ponibile solo sulla base di un individuale, corporale principio di<br />

piacere: «Così sognai – dice infatti Giuseppe – di virtù dispensatrice,<br />

lungi da qui, perché apprendessi che vi è una generazione e fecondità<br />

che non è terrena secondo la specie e il sesso, e non è carnale, ma<br />

spirituale e divina». [6]<br />

Se Mann ride <strong>del</strong> fatto che l‟elezione de L’eletto avvenga grazie<br />

alla grazia, perché si tratterebbe solo di vecchie e pie storie, il riso<br />

poi non gli riesce <strong>del</strong> tutto. Si parla a torto, io credo, <strong>del</strong>la<br />

miscredenza voltairiana di Mann. In fondo egli continua a aver<br />

bisogno di concetti religiosi come quello di grazia, o di vocazione, o<br />

<strong>del</strong> protestante pecca fortiter sed crede fortius, per colmare lo iato<br />

non eliminabile nella relazione non risolta padre figli, il difetto nella<br />

legge paterna. Elezione, grazia, vocazione sono pur sempre i nomi di<br />

un rapporto, come <strong>del</strong> resto anche quello di omicidio, di cui nel caso<br />

<strong>del</strong>la relazione padre e figlio <strong>del</strong>l‟invidia, essi sono il sostituto alegale,<br />

di quell‟omicidio necessitato nel figlio che il padre non ha<br />

istituito come erede. Come omicida è il padre che, invidiando al<br />

figlio l‟eredità, gli impedisce di autorizzarsi a goderne. L‟omicidio<br />

che ne consegue come soluzione non è tanto illegale, quanto a-legale.<br />

L‟invidioso, figlio di invidioso, odia il rapporto, ma non arriva a<br />

esimersene. Persiste, nell‟invidia, la questione <strong>del</strong>la non risolta<br />

dissimmetria <strong>del</strong>la relazione padre figli, nella sua non riducibilità a<br />

rapporto tra uguali, nonostante tutti i tentativi di azzerarla in una<br />

sovrapposizione <strong>del</strong>l‟uno sull‟altro, <strong>del</strong> figlio sul padre. Per questo<br />

nei concetti religiosi, in particolare <strong>del</strong> cattolicesimo e <strong>del</strong><br />

protestantesimo, anche chi dice di non credere può trovare,<br />

surrettiziamente, e perciò dovendolo sconfessare, poiché poi dice che<br />

non ci crede,pezzi sostitutivi <strong>del</strong>la legge che gli manca, e che<br />

continua a mancargli.<br />

Ha ragione Freud a dire che la religione può far fare l‟economia<br />

di nevrosi e psicosi, ossia di costose soluzioni patologiche personali<br />

poco socializzabili. Ma si tratta allora di passaggio alla perversione,<br />

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