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LA CITTA' DEI MALATI, II VOL (1995) - Società Amici del Pensiero

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Anziché criticare e rielaborare quel difetto di legge paterna che<br />

rende concepibile l‟idea stessa di incesto, quel difetto per cui il padre<br />

è posto come colui che ostacola nel figlio e invidiosamente gli<br />

contende la possibilità stessa di rapporti soddisfacenti, Mann batte ne<br />

L’eletto, la strada <strong>del</strong> figlio che, di questo padre, fa propria la legge,<br />

o meglio il regime anarchico, facendosi a sua volta, come eroe di<br />

successo, fonte di invidia per gli altri, a costo di un forsennato e<br />

penoso lavoro. Essere fonte di invidia per gli altri è di fatto l‟unica<br />

relazione concepibile per l‟invidioso: l‟invidia è una legge di<br />

rapporto che ha sé stessa come contenuto. È la via d‟uscita<br />

dall‟inibizione che Mann individua fin dai suoi primi lavori, questa<br />

la via <strong>del</strong>la guarigione, <strong>del</strong>la salvezza, <strong>del</strong> «miracolo <strong>del</strong>la rinata<br />

spontaneità», come fa dire al suo Savonarola, già più di quarant‟anni<br />

prima, e che già dice di sé «Io sono eletto». [3] <br />

Osserva Ladislao Mittner: «Dopo Faustus, tragedia <strong>del</strong> peccato,<br />

Mann volle ricrearsi, scrivendone la commedia, in cui risolve d‟un<br />

sol colpo, grazie alla leggenda medievale di Gregorio Magno, tutti i<br />

problemi che lo avevano angustiato per cinquant‟anni». [4] Con una<br />

risoluzione finalmente individuata come possibile per uno solo, uno<br />

solo tra tutti i fratelli potendo essere l‟eletto di un padre invidioso.<br />

L‟eletto, non l‟erede. Eredità è un concetto giuridico. È l‟idea di<br />

trasmissione di un patrimonio di cui ancora godere, a trasmissione<br />

avvenuta, come soggetti <strong>del</strong> nuovo sovrano, in una posizione dunque<br />

dissimmetrica, e non al modo <strong>del</strong>l‟equivoca eredità di Re Lear.<br />

E la storia di Gregorio, che con la sua facoltà di «sciogliere e<br />

legare» riduce la propria madre e il proprio padre a fratelli, non fa, in<br />

fondo, che ricalcare la storia di Giuseppe e i suoi fratelli, scritta tra il<br />

1933 e il 1943. Come <strong>del</strong> resto ricalca la storia di Mosè <strong>del</strong> racconto<br />

La legge, <strong>del</strong> 1944, solo che nel caso di Gregorio la soluzione trovata<br />

ha una forma giuridica molto più soddisfacente. Una soluzione<br />

perfetta per la sua idea di una umanità costituita da una razza<br />

superiore di eletti, che però, logicamente, e giustificatamente, può<br />

essere costituita da un solo individuo, l‟unico che dalla sua posizione<br />

solitaria può «sciogliere e legare», l‟unico capace di intendere e<br />

volere – «Posso sapere e pur volere» dice il Savonarola di Mann [5] –<br />

e da una razza inferiore, da una massa, condannata a non sapere, ma<br />

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