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LA CITTA' DEI MALATI, II VOL (1995) - Società Amici del Pensiero

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completa, senza scarti o residui, a teorie autogiustificatorie <strong>del</strong>la<br />

propria condizione. In quanto malattia e fino a quando rimane<br />

malattia clinica, questa condizione risulta per definizione confinata<br />

nella sfera personale e accusa apertamente il colpo <strong>del</strong>la propria<br />

inconclusività teorica. Il caso, ben noto <strong>del</strong> resto, <strong>del</strong>la fuga nella<br />

guarigione non costituisce obbligatoriamente passaggio alla<br />

patologia non-clinica, salvo il caso <strong>del</strong>la fuga intesa come abbandono<br />

<strong>del</strong>la propria posizione di soggetto, che il soggetto realizza attraverso<br />

il ricorso a forme <strong>del</strong>la cultura, per autoincludersi in una teoria di<br />

portata generale, come parte di una classe all‟interno di un discorso.<br />

Il superamento <strong>del</strong>la clinica e la fissazione <strong>del</strong> contenuto teorico<br />

<strong>del</strong>la malattia nelle forme sublimate, e pertanto condivisibili<br />

socialmente, <strong>del</strong>le elaborazioni culturali costituisce la psicopatologia<br />

non-clinica. È quest‟ultima a ispirare alla patologia clinica la forza<br />

paradossale e la stabilità nel tempo che le riconosciamo, in quanto,<br />

passando alla psicopatologia non-clinica – nella quale è<br />

tendenzialmente rinnegata la contingenza <strong>del</strong>la soggettività ed è<br />

eliminato ogni residuo sintomatico -, il soggetto può aspirare a<br />

trasformare la propria malattia in teoria generale e «oggettiva», la<br />

quale, godendo <strong>del</strong> privilegio <strong>del</strong>l‟omologazione culturale può offrire<br />

copertura agli insuccessi <strong>del</strong>la malattia, propiziandone la durata nel<br />

tempo.<br />

Il limite, dunque, tra malattia, psicopatologia clinica e<br />

psicopatologia non-clinica, sebbene netto, appare complesso, per il<br />

fatto che il passaggio dall‟una all‟altra posizione non è irrevocabile.<br />

Dopo il primo tempo <strong>del</strong>l‟essere passivamente ammalato, esse si<br />

compenetrano in proporzioni differenti (Tav. 8 e 9): tanto malattia<br />

permane nelle forme cliniche <strong>del</strong>la psicopatologia (al punto che<br />

ritroviamo malattia anche nelle forme non-cliniche), quanto<br />

certamente ilnon-clinico rappresenta la tentazione permanente di<br />

ogni forma di malattia e di psicopatologia clinica nonché la<br />

condizione stessa <strong>del</strong>la loro permanenza nel tempo. <br />

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