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LA CITTA' DEI MALATI, II VOL (1995) - Società Amici del Pensiero

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fino a essere considerati sinonimi. L‟affermazione che le forme<br />

cliniche non esauriscono completamente le «possibilità» <strong>del</strong>la<br />

psicopatologia, ma che al contrario ne rappresentano solo una piccola<br />

parte, oltre a rispondere all‟esigenza di individuare l‟ambito<br />

nosografico in cui sistemare la perversione e tutte quelle forme che<br />

tendono alla liquidazione <strong>del</strong> sintomo, permette di rendere conto, con<br />

precisione ancora non adeguatamente sviluppata, <strong>del</strong>la possibilità, di<br />

cui ogni soggetto dispone, di superare la propria malattia<br />

clinicamente sintomatica per giungere non alla guarigione, bensì alla<br />

fissazione a-sintomatica <strong>del</strong> contenuto teorico di essa nelle forme<br />

sublimate e pertanto condivisibili socialmente <strong>del</strong>le elaborazioni<br />

culturali. [3] Ciò significa che la formazione sintomatica (che<br />

caratterizza la psicopatologia clinica) obbedisce a un intento<br />

prevalentemente difensivo <strong>del</strong> soggetto; inversamente l‟intento <strong>del</strong>la<br />

patologia non-clinica, in cui l‟apparenza <strong>del</strong> sintomo è soffocata<br />

mediante la legittimazione culturale <strong>del</strong>la propria teoria patologica, è<br />

prevalentemente interpretabile come uno spostamento compiuto, a<br />

propriavolta dal soggetto, verso un pensare e un agire offensivo nei<br />

riguardi <strong>del</strong>l‟altro. Quando si afferma che la formazione sintomatica<br />

obbedisce a un intento prevalentemente difensivo, occorre precisare<br />

che esiste un gradiente, da nevrosi a psicosi, progressivamente<br />

decrescente per quanto riguarda il «tasso» di intenzione difensiva e<br />

l‟efficacia <strong>del</strong>la difesa stessa; tale tasso è, all‟inverso, crescente per<br />

quanto concerne il passaggio, a propria volta, all‟offesa.<br />

3. L‟IO NORMALE<br />

I due elementi fondativi che ritroviamo nel concetto di io normale<br />

(Tav. 5) sono rappresentati dalle facoltà:<br />

a. di distinguere tra esperienza di piacere e dispiacere;<br />

b. di concepire il proprio moto soggettivo come moto che include<br />

il corpo nella relazione con l‟altro reale.<br />

A questi due concetti è stato dato il nome, nell‟elaborazione<br />

freudiana, di:<br />

a. principio di piacere e<br />

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160161<br />

161162

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