LA CITTA' DEI MALATI, II VOL (1995) - Società Amici del Pensiero

prima che biologica,che ci fa dire che la vita psichica è vita
giuridica; [18]
2°. la guarigione, la salus di corpo e (cioè) di pensiero. È questo
“di pensiero”, con il “cioè” che lo precede, a de-medicalizzare tutto
questo, e a riconsegnare, affinché ne proceda, il fine designato dalla
parola “guarire”.
Nel passaggio dal primo al secondo aldilà, altri due concetti
vanno subito disposti sul nostro tavolo o piano di lavoro. Sono quelli
di:
a. crisi: quella del primo aldilà, crisi che inaugura [19] la storia
come storia [20] tra guarigione e patologia; e di
b. (psico)patologia: come il possibile e di fatto generale
(necessario?) seguito della crisi. Riconosciuto il corpo (e la
guarigione) come aldilà, la patologia di questo corpo-pensiero dovrà
– come patologia che è “psichica” non perché altro capitolo dalla
patologia del corpo, bensì perché è patologia del corpo in quanto
patologia della legge del suo moto (la “psiche” è la legge di moto del
corpo) – essere riconosciuta come il vero aldiquà: l‟aldiquà non solo
del corpo, ma della natura fisico-biologica di cui il corpo umano è
già l‟aldilà. Noi non incontriamo mai la “pura natura”: incontriamo
la natura o come aldilà (corpo, guarigione) o come aldiquà
(patologia, sempre di corpo e pensiero).
Dei due aldilà si dà conoscenza, non imperscrutabilità né
ineffabilità. La definiamo conoscenza desiderabile. C‟è una
conoscenza – vera e trasmissibile – alla quale si può soltanto
autorizzarsi, con competenza individuale: si dà infatti il caso –
quello di quell‟aldilà che è il corpo umano – in cui una tale
conoscenza non è desiderata (riprenderemo questo concetto di una
“conoscenza desiderabile”). [21]
Riprendiamo i due aldilà già designati:
15
1617
1718