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LA CITTA' DEI MALATI, II VOL (1995) - Società Amici del Pensiero

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o l‟andamento <strong>del</strong> gioco: cambia il tono di voce, il vocabolario,<br />

l‟espressione, la mimica e i gesti a seconda <strong>del</strong> personaggio che<br />

interpreta. Usando la sua competenza di osservatore, giudica e<br />

analizza sotto varie angolature la risposta <strong>del</strong>l‟altro con la parola e<br />

l‟azione mediata <strong>del</strong> corpo. Il gioco è quindi strumento di giudizio e<br />

di elaborazione <strong>del</strong>la realtà. Ancora di più, esso difende il bambino<br />

dalla sua ingenuità, in quanto lo aiuta a scoprire, qualora ci fosse,<br />

l‟inganno <strong>del</strong>l‟altro. Ciò può avvenire a poco a poco, nel verificare<br />

autonomamente le varie ipotesi, o improvvisamente come accade ai<br />

bambini in terapia che escono dalle loro fissazioni con l‟aiuto di un<br />

adulto che si fa partner <strong>del</strong> loro gioco.<br />

Se non ci fosse inganno, il bambino, attraverso il gioco, godrebbe<br />

<strong>del</strong>le risposte <strong>del</strong>l‟altro, fino a comprenderne i limiti – impara presto,<br />

il bambino, che l‟altro non è sempre capace di rispondere<br />

compiutamente alla sua domanda! -, proprio nei quali riconosce<br />

l‟aspetto umano <strong>del</strong> rapporto con l‟altro. Il piacere o il godere, la<br />

scoperta <strong>del</strong>la risposta <strong>del</strong>l‟altro, con i suoi limiti, è spesso vicina<br />

allo humor o al riso. Ipotizzando le varie possibilità di risposta, il<br />

bambino vede come talune ipotesi sono originali, buffe, impossibili,<br />

pessime, false. Se durante il gioco giudica che una risposta non è<br />

buona, si difende e si sentirà bene; se invece gioca a fare la<br />

mamma,capirà bene la prepotenza <strong>del</strong>la bambina-bambola che<br />

ricorre ai capricci per ottenere l‟attenzione <strong>del</strong>la madre. Forse la<br />

bambina-bambola non aveva fatto l‟invito giusto.<br />

Può capitare, ed è bene, che il bambino abbia bisogno di ripetere<br />

spesso la stessa ipotesi per riuscire a giudicare: rifarà così per molto<br />

tempo lo stesso gioco. Può, invece, fissarsi e rimanerne intrappolato:<br />

in questo caso accade che il bambino non riesce a giudicare, lo rifà<br />

con la stessa modalità tutti i giorni e lo conclude sempre nella stessa<br />

maniera, perché non riesce a costruirsi altre ipotesi alternative di<br />

risposta. In questo caso il gioco diventa coatto, stereotipo e povero;<br />

perde tutte le sue caratteristiche di creazione, movimento e ricerca.<br />

Nel trovare altre soluzioni che per il momento lo soddisfino pur<br />

essendo transitorie secondo la storia <strong>del</strong> soggetto), il bambino nel<br />

gioco si distacca dalla logica dei parametri spazio temporali.<br />

Accelera o rallenta le sequenze temporali, assumendo ipotesi che<br />

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