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LA CITTA' DEI MALATI, II VOL (1995) - Società Amici del Pensiero

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come può essere occupato il posto di colui che è invitato dalla mia<br />

iniziativa». Più semplicemente egli si dice: «E se io fossi la mamma,<br />

il papà, la maestra?» oppure ancora: «Tu (la mamma, la bambola,<br />

l‟orsacchiotto, l‟amico, il terapeuta) sarai al mio posto» oppure:<br />

«Sarai il compagno <strong>del</strong>l‟altro (di me che gioco)»; «Se sono la<br />

mamma, tu fai il papà». Occupando pro tempore e sperimentalmente<br />

il posto che la realtà riserva all‟altro, egli verifica le sue ipotesi sulla<br />

distinzione dei posti (di soggetto e altro) e, così facendo, potrà<br />

esplorare da un‟altra posizione chi è il tu e contemporaneamente<br />

potrà vedere l’io. [4]<br />

Può essere utile un esempio, che traggo dalla mia esperienza di<br />

terapeuta. Una bambina era nella sala d‟aspetto e faceva i capricci,<br />

perché voleva la cioccolata dal distributore automatico; la madre non<br />

poteva accontentarla, perché non disponeva <strong>del</strong>le monete occorrenti.<br />

La piccola è entrata, ancora piangente, nella stanza dove l‟aspettavo<br />

per iniziare la seduta. Subito dopo aver varcato la soglia, ha afferrato<br />

una bambola di pezza e l‟ha sgridata: «Ti ho detto che non ho le<br />

monete! Non ho i soldi, non fare i capricci!»: era lei stessa a<br />

convincere la bambola che non poteva comprarle la cioccolata.<br />

Ancor più interessante è il fatto che ripetesse più volte quelle<br />

espressioni, trovandone anche di ulteriori e più convincenti che<br />

aggiungeva alle motivazioni che sua madre poco prima aveva rivolto<br />

proprio a lei: «Non ho i soldi, li ho lasciati nell‟altro portamonete e<br />

poi papà lavora...». A un certo punto mi ha guardata dicendo:<br />

«Adesso questa bambinapiange e... cosa fa?» Io le rispondo:<br />

«Potrebbe venirle un‟idea!». «Sì, potrebbe fare <strong>del</strong>le capriole sul<br />

tappeto», aggiunge lei. A questo punto la bambina ha spostato la<br />

bambola e si è messa a fare le capriole sul tappeto, mostrando<br />

evidentemente di avere trovato una soluzione con l‟appiglio che io<br />

stessa le avevo fornito, senza però suggerirle il modo attraverso cui<br />

rappresentarla. Così, per mezzo <strong>del</strong> gioco, la bambina ha dominato<br />

l‟esperienza spiacevole.<br />

Quando osserviamo con attenzione il bambino che gioca,<br />

vediamo che egli usa la sua competenza per studiare la realtà in tutti<br />

i contorni (sotto, sopra, davanti, dietro...), applicando tutti i suoi<br />

sensi; spesso lo sentiamo anche parlare e commentare le sue scoperte<br />

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