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LA CITTA' DEI MALATI, II VOL (1995) - Società Amici del Pensiero

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dirigersi verso di lei, prima ancora che l‟interesse per gli oggetti,<br />

determina, infatti, l‟incentivo al movimento, come risulta evidente<br />

nelle situazioni patologiche in cui l‟incertezza <strong>del</strong> rapporto<br />

impoverisce l‟interesse alla realtà. Quando il bambino incomincia ad<br />

andare in giro con i propri mezzi, studia l‟ambiente con la stessa<br />

concentrazione, ammirazione e riverenza di un turista in una<br />

cattedrale: scopre che cosa siano realmente una sedia, un tavolo; si<br />

attarda a esaminare i bordi, manipola le rotondità e la levigatezza,<br />

affonda i denti per saggiare il sapore e la consistenza <strong>del</strong>l‟oggetto. Di<br />

una sco<strong>del</strong>la esamina con cura la superficie esterna, quella interna, la<br />

cavità; la sbatte sul piatto per ricavarne suoni. Si tratta di un vero e<br />

proprio studio che può tenerlo occupato per intere settimane.<br />

Una pagina di sant’Agostino<br />

Per comprendere l‟esperienza <strong>del</strong> gioco e <strong>del</strong> modo in cui un<br />

bambino impara a conoscere la realtà, ci è utile un‟interessante<br />

pagina di sant‟Agostino, in cui egli narra come abbia imparato a<br />

parlare.<br />

Agostino racconta come abbia scoperto nella realtà un ordine, una<br />

forma e una unità, raccogliendo a poco a poco espressioni collocate<br />

al loro posto nei vari discorsi e cominciando a capirne il significato:<br />

Infatti le persone più grandi di me non mi presentarono le parole in un<br />

determinato ordine di insegnamento, come poco dopo con l’alfabeto;<br />

ma io con quella stessa intelligenzache Tu mi donasti, o Dio mio, avrei<br />

voluto esprimere con rumori e voci varie e vari movimenti <strong>del</strong>le membra i<br />

sentimenti <strong>del</strong> mio animo, affinché si accondiscendesse alla mia volontà.<br />

Non potevo però conseguire tutto quello che io volevo né da tutti<br />

afferravo quando essi nominavano qualche cosa; e poiché osservavo che<br />

dopo quella voce muovevano il corpo verso quell’oggetto, ritenevo in<br />

mente che così da loro veniva chiamata quella determinata cosa che<br />

pronunziavano quando la volevano mostrare. E che volessero indicare<br />

qualche oggetto era manifesto dal movimento <strong>del</strong> corpo. Quasi<br />

espressioni naturali di tutte le genti che si esprimono nel volto, nel<br />

movimento degli occhi, da gesti di altre membra e dal suono <strong>del</strong>la voce<br />

indicante il sentimento di un animo che chiede, che ha, che respinge o<br />

che fugge.<br />

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