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LA CITTA' DEI MALATI, II VOL (1995) - Società Amici del Pensiero

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La crisi <strong>del</strong> principio di piacere avviene nel tempo: il soggetto si<br />

ammala gradualmente e tiene sempre meno al proprio piacere. Lo si<br />

costata in un‟analisi: è come se settori sempre più estesi <strong>del</strong>la propria<br />

esistenza (il mangiare, lacura di sé, l‟essere presentabile all‟altrui<br />

cospetto) venissero coinvolti in questa corruzione <strong>del</strong>la legge. Solo<br />

attraverso la cura, nel tempo, il soggetto riprende la propria facoltà di<br />

giudizio quanto a piacere-dispiacere. Non vi sono guarigioni<br />

miracolose, ma solo sorprendenti: la guarigione sorprende il<br />

Soggetto e, fra i suoi Altri, coloro che hanno occhi per vedere e<br />

orecchie per udire.<br />

Un esempio clinico: si vive per mangiare<br />

È la storia di una bambina di sei o sette anni, intelligente e bene<br />

educata, figlia di buona famiglia. Emerge dal racconto che ne fa ora,<br />

all‟età di vent‟anni, narrando in particolare il moto <strong>del</strong> mangiare: la<br />

bambina – sono parole sue – vive per mangiare, aspetta la merenda,<br />

poi aspetta la cena o la colazione. In casa si dice la preghiera prima<br />

di mangiare, si aspetta che l‟ultimo finisca di mangiare prima di<br />

alzarsi da tavola, ecc.<br />

Ella prende sul serio tutto ciò, senza alcun dispiacere o difficoltà,<br />

fino al giorno in cui dice la sua, e precedendo l‟antifonario di turno,<br />

fa professione pubblica di tutta questa convenienza o ben-di-Dio:<br />

prende la parola al momento <strong>del</strong>la preghiera prima di pranzo e dice:<br />

«Signore, ti ringrazio perché è bello mangiare».<br />

È espressione in sé stessa precisa e felicissima: è posto il moto <strong>del</strong><br />

mangiare e il soggetto ne prende atto; non solo, ne rende atto con<br />

pubblica dichiarazione, imputando il suo star bene a quel Signore cui<br />

ha sentito i suoi Altri assoggettarsi.<br />

Ma proprio a questo punto casca l‟asino. Il tonfo è <strong>del</strong> padre, che<br />

subito, altrettanto pubblicamente, la rimprovera, citandole il<br />

proverbio: «Non si vive per mangiare, ma si mangia per vivere».<br />

Ecco la <strong>del</strong>usione di cui qui si parla, ecco l‟indecenza <strong>del</strong>l‟Altro che<br />

interviene a contrastare il principio di piacere <strong>del</strong> Soggetto nel suo<br />

moto. L‟adulto,non-più-padre, sostituisce al principio di piacere già<br />

presente nella figlia come principio di imputazione positiva, una<br />

legalità astratta, nonché falsa, e in palese contraddizione con tutta<br />

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