LA CITTA' DEI MALATI, II VOL (1995) - Società Amici del Pensiero

parole povere: il soggetto sano, che ha fatto esperienza di dispiacere,
non ci vuole neanche più pensare, non coltiva il dolore.
5.9. Non esiste aldilà del principio di piacere
Nella realtà psichica di un soggetto normale non vi è alcun
principio che si contrapponga al principio di piacere;non c‟è
neppure equilibrio di opposti principi e meno ancora opposizione da
parte di un qualsivoglia principio di realtà. La realtà non ha leggi
proprie ostili al soggetto: il principio di realtà è la modificazione, nel
senso di compimento, del principio di piacere.
Un principio di piacere compiuto significa maggiore competenza
del soggetto in ordine al proprio beneficio, cioè maggiore estensione
della facoltà di giudizio del soggetto a tutti i suoi rapporti con
l‟Universo. È chiaro allora che la porzione di moto costituita dalla
domanda (rappresentata nel grafo dalla freccia in basso, che va da S
ad A) è parte integrante della definizione stessa del concetto di
piacere: non c‟è piacere senza domanda (di solito non sappiamo cosa
diciamo quando ci rivolgiamo a qualcuno con la formula «Per
piacere»!).
Una conseguenza: se nel pensiero subentra la teoria (patogena)
della istintività come legge del moto, per ciò stesso non vi sarà più
piacere. Parlare di istintività rende impraticabile la domanda, quali
che siano le dichiarazioni del soggetto. È il caso del celebre nondum
matura est di quella vecchia volpe di Fedro, cui non sappiamo se
piacesse o meno l‟uva, ma il cui principio di piacere difettava
certamente di domanda. [30]
6. LA CORRUZIONE DEL PRINCIPIO DI PIACERE: LA
PSICOPATOLOGIA
La psicologia che abbiamo proposto in questa Scuola ha il suo
inizio e il suo filo conduttore nel principio di piacere.
L‟esperienza di ogni soggetto è, fin dai suoi primi anni di vita,
un‟esperienza giuridica in senso proprio. [31] Ciò rafforza quanto,
con scandalo degli adulti, diceva Freud sull‟intelletto del bambino,
123
124125
125126