LA CITTA' DEI MALATI, II VOL (1995) - Società Amici del Pensiero

invece molto seriamente dal «British Journal of Psychiatry» con
tanto di dibattito fra luminari, ecc. Che cosa si diceva in
quell‟articolo? Si proponeva di classificare la felicità come disturbo
psichiatrico, fino a includerla nella prossima edizione del DSM, col
nome di «Disturbo Affettivo Maggiore, di tipo piacevole». A
sostegno della sua tesi l‟autore portava anche dati difficilmente
confutabili, quali per esempio il fatto che la felicità sia
statisticamente anormale, sicuramente relegata a un‟estremità
impercettibile della curva gaussiana (chi non lo osserva?): si
tratterebbe insomma di una condizione pericolosa per l‟individuo,
perché si accompagna a ottimismo, supervalutazione delle proprie
possibilità, ecc. Dunque configurerebbe una vera e propria frattura
nel rapporto con la realtà.
3.5. Il piacere della letteratura
In fundo, niente affatto dulcis, riporto in nota alcuni brani de
L’antidolore di Aldo Palazzeschi (1913), inserito nel Manifesto di
poetica futurista del 1915, [22] quale Manifestodel controdolore.
Qualsiasi controdolore, foss‟anche l‟eroina, non può riguardare
l‟esperienza e il concetto di piacere.
4. IL PIACERE NELLA COSTITUZIONE DELLA LEGGE:
IL CONCETTO DI SANZIONE PREMIALE
Nello scritto già citato, Una psicologia amica, G. B. Contri
proponeva di intendere il principio di piacere come un caso del
principio di imputabilità. Ora, l‟imputabilità non è anzitutto un
concetto penale, ma premiale. Il primo nesso di imputazione riguarda
infatti la soddisfazione o piacere del corpo: il mio, il tuo corpo è
corpo per la soddisfazione. Esiste vocazione al piacere, anzi è ciò che
fonda il concetto stesso di persona come titolare di una domanda fin
dai suoi primi atti, poco dopo la nascita. Nessuna confusione può
essere fatta con le dottrine morali che si richiamano all‟edonismoo
all‟eudemonismo: non si tratta di identificare la virtù con il piacere o
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