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LA CITTA' DEI MALATI, II VOL (1995) - Società Amici del Pensiero

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il concetto, il piacere, al singolare. Siccome non se ne viene a capo e<br />

il concetto rimane un enigma, allora si ripiega su i piaceri. [7]<br />

Accenno brevemente alla distinzione, davvero ingente, fra dolore<br />

e masochismo. Il dolore non è il male tout-court: per l‟individuo<br />

sano o guarito, il dolore è innanzitutto unsegnale. Ciò vale anche in<br />

natura: per l‟organismo il dolore è il segnale di una malattia e in<br />

quanto segnale svolge una funzione difensiva: per esempio il mal di<br />

denti segnala la presenza di un processo morboso localizzato, che da<br />

quel momento potrà essere affrontato e trattato. Certo il dolore non è<br />

espiazione: Giobbe, l‟archetipo <strong>del</strong>la nostra psicologia, ci mostra<br />

proprio questo. Scriveva G.B. Contri in Una psicologia amica:<br />

«Giobbe è colui che dispone con certezza <strong>del</strong> principio di piacere».<br />

[8]<br />

Mi avvalgo ora di un contributo illustre e forse sorprendente. Mi<br />

riferisco al Magistero di Pio X<strong>II</strong>, che in alcuni discorsi pronunciati<br />

nel 1956 e nel 1957, trattò <strong>del</strong>la liceità dei metodi, allora innovativi,<br />

di psicoprofilassi <strong>del</strong> parto (il parto indolore), e <strong>del</strong>la liceità <strong>del</strong><br />

ricorso all‟analgesia in medicina e chirurgia.<br />

Nel primo caso egli affronta una disamina <strong>del</strong> Genesi <strong>II</strong>I, 16, ove<br />

si legge: «In dolore paries filios», che non ripercorrerò, limitandomi<br />

a segnalarne la presenza. [9]<br />

In una seconda occasione, [10] il Papa si rivolge a un congresso<br />

di medici che avevano posto alcuni quesiti relativi all‟analgesia nei<br />

suoi rapporti con la morale cattolica. Alla prima domanda, «se vi sia<br />

un obbligo morale generale di sopportare il dolore fisico», egli<br />

risponde nettamente (è il caso di dire: papale papale):<br />

Noi abbiamo risposto che non esisteva alcun obbligo <strong>del</strong> genere. L’uomo<br />

conserva, anche dopo la caduta, il diritto di dominare le forze <strong>del</strong>la<br />

natura, di utilizzarle al proprio servizio, di mettere dunque a profitto<br />

tutte le risorse che essa gli offre per evitare o sopprimere il dolore<br />

fisico.<br />

Prosegue Papa Pacelli:<br />

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