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Città e Limes in Il progetto di architettura fra didattica e ricerca

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PRIMO CONGRESSO INTERNAZIONALE<br />

DI RETEVITRUVIO<br />

Rete Interuniversitaria Italiana <strong>di</strong> Architettura<br />

SSD ICAR 14 | 15 | 16.<br />

FIRST INTERNATIONAL CONGRESS<br />

OF RETEVITRUVIO<br />

Italian Interuniversity Network of Architectural Design<br />

SSD ICAR 14 | 15 | 16.<br />

PER GLI ANNI ACCADEMICI 2010-2012<br />

Direttore: Clau<strong>di</strong>o D'Amato<br />

Presidente Consiglio Scientifico: Franco Pur<strong>in</strong>i<br />

Comitato scientifico:<br />

Gianni Accasto, Università <strong>di</strong> Roma La Sapienza<br />

Cesare Ajrol<strong>di</strong>, Università <strong>di</strong> Palermo<br />

Roberta Amirante, Università <strong>di</strong> Napoli Federico II<br />

Marcella Aprile, Università <strong>di</strong> Palermo<br />

Lucio Barbera, Università <strong>di</strong> Roma La Sapienza<br />

Luca Basso Peressut, Politecnico <strong>di</strong> Milano<br />

Enrico Bordogna, Politecnico <strong>di</strong> Milano<br />

Gianni Braghieri, Università <strong>di</strong> Bologna<br />

Francesco Cell<strong>in</strong>i, Università Roma Tre<br />

Clau<strong>di</strong>o D’Amato, Politecnico <strong>di</strong> Bari<br />

Cherub<strong>in</strong>o Gambardella, Seconda Università <strong>di</strong> Napoli<br />

Franco Mar<strong>in</strong>iello, Università <strong>di</strong> Napoli Federico II<br />

Ludovico Micara, Università <strong>di</strong> Chieti-Pescara<br />

Costant<strong>in</strong>o Patestos, Politecnico <strong>di</strong> Tor<strong>in</strong>o<br />

Attilio Petruccioli, Politecnico <strong>di</strong> Bari<br />

Franco Pur<strong>in</strong>i, Università <strong>di</strong> Roma La Sapienza<br />

Luigi Ramazzotti, Università <strong>di</strong> Roma, Tor Vergata<br />

Angelo Torricelli, Politecnico <strong>di</strong> Milano<br />

Paolo Zermani, Università <strong>di</strong> Firenze<br />

2–6 MAGGIO 2011<br />

Politecnico <strong>di</strong> Bari, Facoltà <strong>di</strong> Architettura


IL PROGETTO D’ARCHITETTURA FRA<br />

DIDATTICA E RICERCA<br />

ATTI<br />

A cura <strong>di</strong> Clau<strong>di</strong>o D’Amato<br />

ARCHITECTURAL DESIGN BETWEEN<br />

TEACHING AND RESEARCH<br />

PROCEEDINGS<br />

E<strong>di</strong>ted by Clau<strong>di</strong>o D’Amato<br />

POLIBAPRESS / ARTI GRAFICHE FAVIA


<strong>Città</strong> e limes<br />

ANNA DEL MONACO,<br />

Università <strong>di</strong> Roma La Sapienza, Facoltà <strong>di</strong> Architettura<br />

La città contemporanea: città ancorate, città <strong>di</strong>sancorate<br />

Nella rete delle Metropoli contemporanee, che costituisce la<br />

reale forma della vita organizzata e dello sviluppo economico, al<br />

<strong>di</strong> là e al <strong>di</strong>sopra dei conf<strong>in</strong>i nazionali e delle unità geografiche<br />

possono <strong>di</strong>st<strong>in</strong>guersi nettamente due categorie <strong>di</strong> <strong>in</strong><strong>di</strong>vidui<br />

metropolitani: le città <strong>di</strong>sancorate, che annoverano le gran<strong>di</strong><br />

metropoli africane e le <strong>in</strong>stant cities dell’Estremo Oriente – gran<strong>di</strong><br />

agglomerati cresciuti <strong>in</strong> tempi brevissimi, potenti magneti per<br />

gran<strong>di</strong> masse <strong>di</strong> popolazione e per <strong>in</strong>gentissime risorse economiche,<br />

<strong>in</strong>arrestabili e tuttavia <strong>fra</strong>gilissime entità urbane legate<br />

al coagularsi improvviso <strong>in</strong> un punto del globo, <strong>di</strong> congiunture<br />

geo-economiche e politiche fuori dell’ord<strong>in</strong>ario, <strong>in</strong> cui il tempo<br />

della storia non è ancora se<strong>di</strong>mentato e non mostra uno stabile<br />

vettore verso un futuro preconizzabile – e, per contro, le città<br />

ancorate, che partecipano dei fenomeni metropolitani contemporanei<br />

spesso con <strong>di</strong>mensioni, metamorfosi economiche e sociali<br />

e ritmi <strong>di</strong> crescita, quantitativamente pari e qualitativamente<br />

simili a quelli che muovono lo sviluppo delle città <strong>di</strong>sancorate,<br />

ma che, al contrario <strong>di</strong> quelle, fondano la loro crescita e le loro<br />

trasformazioni nella profon<strong>di</strong>tà della propria storia ancorandole,<br />

appunto, alle strutture fisiche e simboliche dei loro luoghi e della<br />

loro memoria. Queste sembrano essere gli organismi urbani<br />

che ci paiono dest<strong>in</strong>ati ad attraversare il presente e il futuro con<br />

una maggiore probabilità <strong>di</strong> sopravvivere trasformando, adattando,<br />

ma mantenendo viva la loro identità, testimoni predest<strong>in</strong>ati<br />

a rappresentare, anche nei più impreve<strong>di</strong>bili scenari futuri, il<br />

nostro tempo e la cont<strong>in</strong>uità della storia umana.<br />

<strong>Limes</strong> e identità urbana<br />

Comunque, nell’uno e nell’altro caso, cioè nelle città ancorate e<br />

nelle <strong>di</strong>sancorate, uno dei problemi pr<strong>in</strong>cipali, rispetto ai quali<br />

l’urbanistica moderna si trova del tutto priva <strong>di</strong> strumenti <strong>di</strong><br />

controllo e <strong>di</strong> progettazione è senza dubbio costituito dalla labilità<br />

dei conf<strong>in</strong>i urbani conseguente alla <strong>di</strong>spersione della città<br />

su territori immensi, senza leggi progettuali – o anche soltanto<br />

<strong>di</strong> crescita - def<strong>in</strong>ite. In questa con<strong>di</strong>zione si comprende perché<br />

la crescita esponenziale delle megalopoli dei paesi cosiddetti<br />

emergenti 1 , accompagnata da l’abbagliamento estetico dell’archi-<br />

519


tettura contemporanea 2 , abbiano reso necessaria l’elaborazione<br />

<strong>di</strong> nuove teorie <strong>in</strong>terpretative dei fenomeni urbani - quale ad<br />

esempio quella affermata dal movimento del new urbanism -<br />

che hanno lo scopo <strong>di</strong> rendere possibile ciò che l’urbanistica<br />

contemporanea non è riuscita a realizzare e cioè una forte<br />

alternativa alle forze <strong>di</strong> <strong>di</strong>spersione degli <strong>in</strong>se<strong>di</strong>amenti periferici<br />

(sprawl), alla <strong>di</strong>sgregazione urbana, all’assenza <strong>di</strong> luoghi identitari.<br />

In questo quadro generale, altre opere teoriche, come quelle<br />

elaborate da Spiro Kostoff 3 , affermano con chiarezza che nelle<br />

con<strong>di</strong>zioni attuali dello sviluppo metropolitano “la città non è<br />

un’opera d’arte” ma l’unico vero complesso palcoscenico, <strong>in</strong> cui<br />

va <strong>in</strong> scena l’<strong>architettura</strong> contemporanea e la cui forma, senza<br />

conf<strong>in</strong>i def<strong>in</strong>iti, è modellata da d<strong>in</strong>amiche prevalentemente<br />

economiche e sociali, mutevoli e spesso non preve<strong>di</strong>bili, quasi<br />

sempre non governabili. Altre scuole <strong>di</strong> pensiero, esercitandosi<br />

nell’<strong>in</strong>terpretazione della metropoli contemporanea, def<strong>in</strong>iscono<br />

spl<strong>in</strong>ter<strong>in</strong>g 4 , cioè sfilaccimento, un tipo prevalente <strong>di</strong><br />

urbanesimo la cui forma si <strong>di</strong>ssolve nel territorio sp<strong>in</strong>gendo i<br />

propri, nuovi tessuti a espandersi unicamente lungo l’ossatura<br />

dalle reti <strong>in</strong><strong>fra</strong>strutturali. Contemporaneamente si fa evidente<br />

la con<strong>di</strong>zione contraria delle città <strong>in</strong> contrazione, def<strong>in</strong>ite dalla<br />

<strong>ricerca</strong> <strong>di</strong> Philip Oswalt come il fenomeno delle shr<strong>in</strong>k<strong>in</strong>g cities,<br />

i cui conf<strong>in</strong>i si <strong>di</strong>ssolvono per abbandono e successive ritrazioni<br />

dalla <strong>di</strong>mensione e, soprattutto dalla forma assunta nella fase <strong>di</strong><br />

massima espansione 5 . Ma, a ben guardare, anche questo speciale<br />

e ricorrente fenomeno, come quasi tutti i fenomeni che <strong>in</strong>teressano<br />

le attuali trasformazioni della città, dal punto <strong>di</strong> vista<br />

qualitativo fa parte <strong>in</strong>tegrante della storia della città d’Oriente e<br />

d’Occidente, come ci rammenta anche Oswalt Spengler <strong>in</strong> più<br />

passaggi de <strong>Il</strong> tramonto dell’Occidente 6 . Tutti sappiamo bene, ad<br />

esempio, che Roma, nel periodo imperiale, quando la sua forma<br />

<strong>di</strong>ffusa nel territorio può essere paragonata a un vero e proprio<br />

sprawl è soggetta ai fenomeni tipici dello spl<strong>in</strong>ter<strong>in</strong>g lungo l’ossatura<br />

delle strade consolari. Essa aveva forse un paio <strong>di</strong> milioni<br />

<strong>di</strong> abitanti <strong>di</strong> cui soltanto una parte, tuttavia, fu compresa<br />

all’<strong>in</strong>terno della forma def<strong>in</strong>ita dalle mura aureliane, quando<br />

<strong>in</strong>iziò il secolare restr<strong>in</strong>gimento della città che la portò, nella<br />

fase più oscura del me<strong>di</strong>oevo, ad avere poco più <strong>di</strong> qu<strong>in</strong><strong>di</strong>cimila<br />

cittad<strong>in</strong>i, tutti raccolti attorno al fiume Tevere, lontani da quelle<br />

mura imperiali - da cui li separavano, ormai, rov<strong>in</strong>e antiche <strong>in</strong><br />

abbandono e orti e pascoli - monumento gigantesco e misterioso<br />

che, malgrado tutto, cont<strong>in</strong>uava a rappresentare l’immag<strong>in</strong>e<br />

simbolica del carattere straord<strong>in</strong>ario e del dest<strong>in</strong>o eterno della<br />

città. In questa luce, la cont<strong>in</strong>ua ri-def<strong>in</strong>izione del conf<strong>in</strong>e della<br />

città, cioè del suo limes, può essere considerato, ancora oggi,<br />

come uno dei temi <strong>di</strong> <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e sulla città contemporanea più<br />

stimolanti, perché profondamente ra<strong>di</strong>cato nel passato, qu<strong>in</strong>-<br />

520 2. LA RICERCA: teoria | critica | storia


<strong>di</strong> essenziale per def<strong>in</strong>ire l’identità della città <strong>in</strong>tera agendo<br />

come il più forte ancoraggio alla sua stessa storia, <strong>in</strong><strong>fra</strong>struttura<br />

monumentale complessa e formalmente perentoria lungo la<br />

quale, spessissimo, si sono accumulate le occasioni e i segni delle<br />

trasformazioni epocali della cultura urbana.<br />

Presentazione dei tre casi <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o<br />

Roma, Beij<strong>in</strong>g e New York possono essere <strong>in</strong><strong>di</strong>viduate come<br />

rappresentanti straord<strong>in</strong>ari <strong>di</strong> città ancorate ai loro luoghi, alla<br />

loro storia, alle loro permanenti modalità <strong>di</strong> sviluppo, quasi<br />

che nel tempo si sia venuto def<strong>in</strong>endo <strong>in</strong> esse, per stratificazioni<br />

successive o per ra<strong>di</strong>cata permanenza del <strong>progetto</strong> <strong>in</strong>iziale, uno<br />

specifico modello strutturale, un <strong>progetto</strong> permanente, un’identità<br />

del loro processo <strong>di</strong> trasformazione, un vero e proprio<br />

co<strong>di</strong>ce genetico che sembra guidare con grande capacità <strong>di</strong><br />

adattamento alle <strong>di</strong>verse con<strong>di</strong>zioni storiche, anche le irresistibili<br />

metamorfosi contemporanee. Analizzando la struttura storica<br />

e fisica della tre città, Roma, Beij<strong>in</strong>g e New York, si <strong>in</strong><strong>di</strong>vidua<br />

<strong>in</strong> esse il limes urbano, artificiale – le mura urbane – o naturale<br />

– nel caso <strong>di</strong> Manhattan la scogliera che def<strong>in</strong>isce l’isola e il suo<br />

waterfront - come elemento fondamentale della cont<strong>in</strong>uità dei<br />

caratteri e del <strong>progetto</strong> storico dell’<strong>in</strong><strong>di</strong>viduo urbano e, allo stesso<br />

tempo, come luogo privilegiato e fondamentale del cambiamento<br />

della città nel passaggio da epoca a epoca, da <strong>di</strong>mensione<br />

a <strong>di</strong>mensione. Inoltre Roma, Beij<strong>in</strong>g, New York oltre ad essere<br />

città ancorate, corrispondono ai tre modelli normativi <strong>in</strong><strong>di</strong>viduati<br />

da Kev<strong>in</strong> Lynch <strong>in</strong> Good City Form: the cosmic model (Beij<strong>in</strong>g),<br />

the practical model (Roma), the organic model (New York). Steen<br />

Eiler Rasmussen, <strong>in</strong>vece, secondo lo schema teorico esposto<br />

<strong>in</strong> Towns and Build<strong>in</strong>gs 7 avrebbe classificato Beij<strong>in</strong>g come città<br />

tempio, Roma come città eterna, New York come città coloniale.<br />

<strong>Limes</strong> e lim<strong>in</strong>es urbani<br />

È evidente, perciò, che parlare <strong>di</strong> mura urbane, o meglio <strong>di</strong><br />

limes artificiale o naturale, nel quadro delle metropoli contemporanee<br />

ci rammenta che, <strong>in</strong> fondo, esiste ancora il problema<br />

della forma urbana.<br />

Questa negli esempi precedenti - Lynch e Rasmussen - è <strong>in</strong><strong>di</strong>viduata<br />

come forma simbolica seppure con un’accezione <strong>di</strong>fferente<br />

– ma non lontanissima - da quella che ispirò i progetti delle città<br />

ideali r<strong>in</strong>ascimentali o animò la stagione nella quale si <strong>in</strong>tendeva<br />

<strong>in</strong><strong>di</strong>viduare nella grande scala architettonica lo strumento<br />

per def<strong>in</strong>ire l’immag<strong>in</strong>e delle città. Forse oggi, realisticamente,<br />

521<br />

Anna Del Monaco


il problema della forma urbana è assorbito dal problema del<br />

patrimonio <strong>di</strong> memoria collettiva che risiede, o dovrebbe risiedere,<br />

nella città. L’idea <strong>di</strong> città come memoria collettiva 8 , apre <strong>in</strong>fatti<br />

alla necessità <strong>di</strong> costruire fattori <strong>di</strong> identificazione che <strong>in</strong>ducano<br />

gli abitanti contemporanei (rappresentati da una molteplicità <strong>di</strong><br />

culture e <strong>di</strong> razze) a riconoscersi entro i conf<strong>in</strong>i spaziali e negli<br />

elementi simbolici della città che li accoglie. In questo quadro<br />

certamente i lim<strong>in</strong>es fisici e storici delle città, quando esistano,<br />

sono certamente tra gli elementi che contribuiscono <strong>di</strong> più alla<br />

costruzione del senso <strong>di</strong> appartenenza e <strong>di</strong> identità che ogni<br />

<strong>in</strong><strong>di</strong>viduo o collettività urbana cerca e pretende dalla propria<br />

città. Ad esempio una cultura urbana complessa e decisiva nella<br />

costruzione della civiltà europea, cioè la cultura urbana della<br />

vastissima area tedesca, sente così profondamente il problema<br />

dei conf<strong>in</strong>i della città, il grenze, da cont<strong>in</strong>uamente applicare stu<strong>di</strong><br />

e ricerche alla def<strong>in</strong>izione <strong>di</strong> limite esterno e <strong>di</strong> limiti <strong>in</strong>terni<br />

alle città storiche e attuali, concepite, dunque, come organismi<br />

problematici composti da una moltitud<strong>in</strong>e <strong>di</strong> aree circoscritte,<br />

rappresentanti i <strong>di</strong>versi ceti sociali e le <strong>di</strong>verse etnie presenti<br />

(nella storia: tedeschi, ebrei, slavi, commercianti lat<strong>in</strong>i etc., oggi<br />

<strong>in</strong> parte sostituiti ed arricchiti dalle comunità militari americane,<br />

dalle comunità islamiche <strong>di</strong> <strong>di</strong>versa orig<strong>in</strong>e) conf<strong>in</strong>ate le<br />

une rispetto alle altre e tutte comprese <strong>in</strong> un superiore conf<strong>in</strong>e<br />

che le <strong>in</strong>clude, <strong>di</strong>fende e controlla. Sorprendentemente, la città<br />

c<strong>in</strong>ese più classica (quella precedente l’impero mongolo <strong>di</strong> Kublai<br />

Khan) era altrettanto e forse più rigidamente costituita da<br />

blocchi circoscritti, corrispondenti ciascuno ad una classe sociale<br />

ed etnica <strong>di</strong>versa, la cui identità era visibilmente rappresentata<br />

anche da elementi simbolici posti al loro conf<strong>in</strong>e.<br />

<strong>Il</strong> limes come luogo <strong>di</strong> Cont<strong>in</strong>uità e <strong>di</strong> Cambiamento<br />

L’analisi delle tre città (Roma, Beij<strong>in</strong>g, New York) <strong>in</strong> rapporto<br />

ai loro rispettivi sistemi murari (si è già chiarito che il caso <strong>di</strong><br />

Manhattan presenta mura urbane naturali rappresentate dalla<br />

scogliera che <strong>di</strong>fende la penisola dalle acque dei fiumi che la<br />

circondano), si può sviluppare secondo un metodo che <strong>in</strong><strong>di</strong>vidua<br />

alcune categorie che fanno riferimento alla formazione e<br />

alla Cont<strong>in</strong>uità dell’identità urbana, che qui chiamiamo Genesi,<br />

Materia, Separazione, e altre categorie che fanno riferimento al<br />

ruolo delle mura stesse nelle fasi <strong>di</strong> Cambiamento della forma<br />

urbana; categorie che qui possiamo chiamare Trasformazione<br />

e Riverberazione del sistema forma-struttura (gestalt) della città<br />

stessa (Fig.1). <strong>Il</strong> <strong>di</strong>verso modo <strong>di</strong> presentarsi delle suddette categorie<br />

<strong>di</strong>st<strong>in</strong>gue e def<strong>in</strong>isce le tre città l’una rispetto alle altre e ne<br />

<strong>in</strong><strong>di</strong>vidua gli elementi essenziali dell’identità orig<strong>in</strong>aria.<br />

522 2. LA RICERCA: teoria | critica | storia


Nel caso <strong>di</strong> Roma, che utilizziamo qui come esempio più approfon<strong>di</strong>to<br />

<strong>di</strong> applicazione delle categorie predette, la Genesi delle<br />

mura è <strong>di</strong> tipo opportunistico: l’imperatore Aureliano nel terzo<br />

secolo d.C. aveva a <strong>di</strong>sposizione poche risorse e doveva contrastare<br />

rapidamente le offensive provenienti da nord; dunque, per<br />

realizzare una nuova c<strong>in</strong>ta muraria a Roma, utilizzò prevalentemente<br />

terreni demaniali e scelse un tracciato che <strong>in</strong>tercettasse<br />

monumenti già esistenti come la piramide Cestia, l’Anfiteatro<br />

Sessoriano, Porta Maggiore, etc. La Materia e<strong>di</strong>lizia delle mura,<br />

che def<strong>in</strong>isce la sua relazione fisica rispetto ai tessuti urbani e la<br />

sua possibilità <strong>di</strong> sopravvivenza nei secoli a Roma co<strong>in</strong>cide con<br />

la materia e<strong>di</strong>lizia più evoluta e durevole <strong>in</strong>ventata dalla cultura<br />

costruttiva romana: la parete muraria <strong>in</strong> calcestruzzo rivestita<br />

<strong>di</strong> ord<strong>in</strong>ati filari <strong>di</strong> mattoni. A Roma, dunque, la Materia della<br />

mura urbane le fa assimilare s<strong>in</strong> dalla loro concezione ai gran<strong>di</strong><br />

monumenti imperiali e tardo repubblicani, alle <strong>in</strong>sulae più<br />

evolute e imponenti della città adrianea (secondo secolo dopo<br />

Cristo) alle gran<strong>di</strong> <strong>in</strong><strong>fra</strong>strutture <strong>in</strong>novative del mondo romano,<br />

<strong>in</strong> primo luogo alla struttura degli acquedotti e dei ponti. A<br />

Roma, dunque, la Materia delle mura fa <strong>di</strong> esse un elemento<br />

del tessuto urbano. Esse fanno parte <strong>in</strong>tegrante <strong>di</strong> un sistema<br />

<strong>di</strong> tessuti e <strong>di</strong> monumenti l<strong>in</strong>eari che def<strong>in</strong>iscono l’<strong>architettura</strong><br />

della città romana come articolata unità tecnologica e funzionale.<br />

La categoria della Separazione <strong>in</strong><strong>di</strong>ca appunto il limes come<br />

conf<strong>in</strong>e che separa entità territoriali <strong>di</strong>verse e def<strong>in</strong>isce la città<br />

come luogo profondamente e fisicamente <strong>di</strong>verso, o ad<strong>di</strong>rittura<br />

opposto al suo esterno. Nel caso <strong>di</strong> Roma il limes arcaico,<br />

monarchico prima e repubblicano poi, subì molte trasformazioni<br />

e ampliamenti e ancora oggi il suo perimetro più antico<br />

è oggetto <strong>di</strong> <strong>di</strong>battito per molti archeologi 9 . La Separazione tra<br />

città e non-città variava per ampliamenti del primo term<strong>in</strong>e a<br />

scapito del secondo f<strong>in</strong>ché, <strong>in</strong> epoca imperiale, il concetto stesso<br />

<strong>di</strong> separazione sembrò <strong>in</strong>iziare a <strong>di</strong>ssolversi con i gran<strong>di</strong> ampliamenti<br />

lungo le strade consolari e sui Prae<strong>di</strong>a imperiali e senatorii.<br />

Ma proprio la costruzione delle mura e la sua netta separazione<br />

da ciò che città non era ridef<strong>in</strong>ì la città e le dette l’identità<br />

millenaria che ancora oggi ci affasc<strong>in</strong>a e conv<strong>in</strong>ce. La categoria<br />

della Trasformazione del limes nei secoli caratterizza la mutazione<br />

del ruolo urbano della c<strong>in</strong>ta muraria rispetto all’evoluzione<br />

dell’organismo città. Nel caso <strong>di</strong> Roma, la trasformazione delle<br />

funzioni urbane delle mura è lentissima e, <strong>in</strong> qualche misura,<br />

molto tarda. Infatti, le mura <strong>di</strong> Roma mantengono per più <strong>di</strong><br />

do<strong>di</strong>ci secoli una sostanziale funzione <strong>di</strong>fensiva, pur variando le<br />

tecniche ossi<strong>di</strong>onali. Soltanto con l’Unità d’Italia e l’annessione<br />

<strong>di</strong> Roma al nuovo Regno, le mura rapidamente subiscono le<br />

trasformazioni funzionali che la loro giacitura, tra città storica<br />

e nuova espansione, avevano reso naturali <strong>in</strong> ogni grande città<br />

523<br />

Anna Del Monaco


europea. Tuttavia, dato il ritardo storico con il quale avviene<br />

la trasformazione essa non dà luogo ad un sistema coerente e<br />

completo <strong>di</strong> boulevard o, comunque, <strong>di</strong> cerniere <strong>in</strong><strong>fra</strong>strutturali<br />

cont<strong>in</strong>ue tra città antica e città moderna. La Trasformazione avviene<br />

per segmenti <strong>di</strong>versi, a volte effettivamente corrispondenti<br />

alla più classica trasformazione del limes murario <strong>in</strong> tracciato<br />

stradale <strong>di</strong> appoggio della nuova espansione, a volte corrispondenti<br />

ad una visione archeologica del manufatto che passò, così,<br />

con un salto storico impressionante, da struttura militare ancora<br />

funzionante a elemento <strong>di</strong> memoria antica, romanticamente isolato<br />

dal contesto urbano moderno e, spessissimo, violato nella<br />

sua <strong>in</strong>tegrità come ostacolo alla espansione della rete <strong>in</strong><strong>fra</strong>strutturale<br />

moderna.<br />

Malgrado ciò, tuttavia, il ruolo delle mura urbane <strong>di</strong> Roma<br />

nella costruzione della città moderna è determ<strong>in</strong>ante ed evidente<br />

specie se riguardato alla luce della seconda categoria del<br />

Cambiamento: la Riverberazione. Infatti, nel caso dell’evoluzione<br />

urbana <strong>di</strong> Roma, a partire dalle mura aureliane, i nuovi sistemi<br />

<strong>in</strong><strong>fra</strong>strutturali stradali - come il Grande Raccordo Anulare - i<br />

percorsi ferroviari, le tangenziali, riverberano nei propri tracciati<br />

quello delle mura, sempre più lontane e tuttavia sempre presenti,<br />

assecondando la struttura ra<strong>di</strong>ocentrica e la specifica orografia<br />

del territorio romano. Si assiste, perciò, ad un lento processo <strong>di</strong><br />

replicazione ampliata dei tracciati murari (circuiti l<strong>in</strong>eari chiusi)<br />

che spesso sembrano, sorprendentemente, fare memoria <strong>di</strong><br />

strutture territoriali storiche già esistenti come l’Ager Romanus<br />

Antiquus 10 . S<strong>in</strong>teticamente, per non appesantire questa trattazione,<br />

il caso <strong>di</strong> Beij<strong>in</strong>g presenta comparativamente una lettura<br />

molto semplice e chiara rispetto alla questione mura urbane.<br />

La Genesi ideologica della città-tempio <strong>di</strong> Beij<strong>in</strong>g imponeva la<br />

costruzione <strong>di</strong> una c<strong>in</strong>ta muraria regolare e rettangolare, larga<br />

ben se<strong>di</strong>ci metri, <strong>in</strong> quanto la sua Materia era composta <strong>di</strong> terra<br />

rivestita <strong>di</strong> mattoni, secondo una tecnica riservata, nella storia<br />

della città c<strong>in</strong>ese, esclusivamente alle mura urbane e alle <strong>di</strong>ghe.<br />

Così il circuito delle mura, <strong>in</strong> C<strong>in</strong>a, <strong>di</strong>venta un elemento specializzatissimo<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa e <strong>di</strong> identità cittad<strong>in</strong>a. Infatti, <strong>in</strong> c<strong>in</strong>ese il<br />

carattere chen <strong>in</strong><strong>di</strong>ca contemporaneamente il significato <strong>di</strong> mura<br />

e <strong>di</strong> città. In particolare, durante la d<strong>in</strong>astia mongola (Yuan)<br />

Beij<strong>in</strong>g aveva il nome <strong>di</strong> Dadu e fu eretta da Liu B<strong>in</strong>gzhong su<br />

<strong>in</strong>carico <strong>di</strong> Kublai Khan attorno al 1267. <strong>Il</strong> perimetro murario<br />

<strong>di</strong> Dadu non corrisponde del tutto al perimetro murario <strong>di</strong><br />

Beij<strong>in</strong>g nell’epoca Q<strong>in</strong>g, la c<strong>in</strong>ta muraria <strong>di</strong>strutta nel 1949,<br />

ma è quello a cui è più giusto fare riferimento per identificare<br />

la Genesi della capitale imperiale c<strong>in</strong>ese. Infatti è proprio nel<br />

periodo della d<strong>in</strong>astia mongola che Beij<strong>in</strong>g (capitale j<strong>in</strong>g del<br />

nord bei) come città-tempio viene idealmente concepita e costruita<br />

da Liu. Nella C<strong>in</strong>a me<strong>di</strong>oevale, dunque, era impensabile<br />

524 2. LA RICERCA: teoria | critica | storia


ealizzare una città che non avesse le mura. <strong>Il</strong> pr<strong>in</strong>cipio concentrico<br />

<strong>di</strong> costruzione delle mura <strong>di</strong> Beij<strong>in</strong>g rispetto alla grande<br />

cellula generatrice del sistema, cioè la <strong>Città</strong> Proibita, si afferma<br />

anche nella fase della Trasformazione, quando le mura saranno<br />

demolite da Mao Tze Dong nel 1949 e saranno sostituite dalla<br />

highway denom<strong>in</strong>ata second r<strong>in</strong>g road - su un percorso quasi del<br />

tutto corrispondente alle stesse mura appena demolite - dal cui<br />

tracciato riverbereranno nel giro <strong>di</strong> settant’anni quattro successivi<br />

anelli stradali concentrici per un totale, ad oggi, <strong>di</strong> sei anelli<br />

stradali urbani.<br />

Nel caso <strong>di</strong> New York, <strong>in</strong>vece, il limite fisico naturale dell’isola<br />

<strong>di</strong> Manhattan def<strong>in</strong>isce il conf<strong>in</strong>e <strong>fra</strong> la terra e l’acqua, dove la<br />

terra è città e il mare il suo opposto. Quel conf<strong>in</strong>e fisico è stato<br />

nel corso del tempo, dall’occupazione coloniale dell’isola <strong>in</strong> poi,<br />

il luogo della massima trasformazione e dei più acuti conflitti<br />

sociali: il waterfront, il Fronte del Porto 11 , ben noto topos dell’epopea<br />

s<strong>in</strong>dacale e c<strong>in</strong>ematografica. Questo perimetro, riverberando<br />

sia all’<strong>in</strong>terno dell’isola che verso l’esterno, ha costituito la<br />

matrice geometrica <strong>di</strong> riferimento che ha <strong>di</strong>retto la formazione<br />

<strong>di</strong> spazi urbani come Central Park e la griglia isotropa <strong>di</strong> Manhattan<br />

che ha governato le trasformazioni, quasi come <strong>di</strong>retta<br />

ere<strong>di</strong>tà della lezione ippodamea, liberamente <strong>in</strong>terpretata per<br />

la moderna gestione dei suoli fabbricabili. Essa scavalca idealmente<br />

sia l’Hudson che l’East River, riverberandosi sulle coste<br />

<strong>di</strong> Brooklyn, Queens e New Jersey, e costituisce il pr<strong>in</strong>cipio<br />

ord<strong>in</strong>atore dello spazio urbano. La griglia isotropa, ideata al f<strong>in</strong>e<br />

<strong>di</strong> perseguire il miglior sfruttamento del suolo, fu bene utilizzata<br />

dagli impren<strong>di</strong>tori americani che avevano <strong>in</strong>tuito il successo che<br />

sarebbe derivato dall’uso sistematico dell’<strong>in</strong>venzione <strong>di</strong> E.Otis,<br />

cioè l’ascensore, alla f<strong>in</strong>e <strong>di</strong>ciannovesimo secolo. <strong>Il</strong> manhattanismo,<br />

del quale Rem Koolhaas produce retroattivamente il<br />

manifesto nella sua opera Delirious New York, si basa sull’<strong>in</strong>terpretazione<br />

dell’<strong>architettura</strong> <strong>di</strong> Manhattan come para<strong>di</strong>gma <strong>di</strong><br />

sfruttamento della densità, e sostiene l’impalcato teorico della<br />

“cultura della congestione” idealizzata dall’architetto olandese,<br />

nella stessa opera, come categoria <strong>in</strong>terpretativa generale <strong>di</strong><br />

New York. Anche da questo breve accenno ad un’opera critica<br />

su Manhattan, che ha <strong>in</strong>ciso fortemente sulla cultura urbana<br />

europea degli ultimi vent’anni, è evidente l’importanza della<br />

vicenda del limes dell’isola <strong>di</strong> Manhattan, della sua cont<strong>in</strong>ua<br />

ri-modellazione fisica e della <strong>in</strong>clusione ideale al suo <strong>in</strong>terno -<br />

talvolta anche per scopi economici e funzionali - dei territori al<br />

<strong>di</strong> là del limite naturale dell’isola.<br />

525<br />

Anna Del Monaco


Fig 1.<br />

<strong>Città</strong> e limes Anna Irene <strong>Città</strong> Del Monaco e limes Anna Irene Del Monaco<br />

<strong>Città</strong> e limes Anna Irene Del Monaco<br />

Roma<br />

Beij<strong>in</strong>g<br />

Roma<br />

New York<br />

Beij<strong>in</strong>g Roma<br />

New York<br />

Beij<strong>in</strong>g<br />

New York<br />

526 2. LA RICERCA: teoria | critica | storia<br />

<strong>Città</strong><br />

Presentazion<br />

<strong>Città</strong><br />

Presentaz


Fig 1. Roma, Beij<strong>in</strong>g, New York.<br />

Roma, fotografia del 1865. La zona<br />

del Testaccio, una delle prime ad<br />

essere abbandonate <strong>in</strong> seguito alle<br />

<strong>in</strong>vasioni, (Fonte: Casanelli, Delf<strong>in</strong>i,<br />

Fonti, Le mura <strong>di</strong> Roma, 1989).<br />

Nello schema è evidenziata <strong>in</strong> grigio<br />

l’area urbana corrispondente alle<br />

mura aureliane.<br />

Beij<strong>in</strong>g, primi anni del ‘900 le mura<br />

urbane prima della <strong>di</strong>struzione, avvenuta<br />

nel 1949. (Fonte:Wang, Chen,<br />

2002). Nello schema è evidenziata<br />

<strong>in</strong> grigio l’area corrispondente alle<br />

perimetro delle mura <strong>di</strong> epoca M<strong>in</strong>g<br />

(attualente il perimetro corrisponde<br />

approssimativamente al secondo<br />

anello stradale).<br />

New York, immag<strong>in</strong>e fotografica<br />

agli <strong>in</strong>izi del ‘900, precedente alla<br />

costruzione dei Piers, che caratterizzarono<br />

il waterfront degli anni ‘20<br />

e ‘30 e precedente alla realizzazione<br />

dello skyl<strong>in</strong>e che tutti conosciamo.<br />

Nello schema è evidente <strong>in</strong> grigio<br />

il l’area dell’isola, dunque il suo<br />

perimetro naturale, (Fonte:Bone, he<br />

New York Waterfront. Evolution and<br />

Build<strong>in</strong>g Culture of the Port and Harbour,1997).<br />

Conclusioni provvisorie<br />

Le Mura Urbane - o meglio il <strong>Limes</strong> della città - sembrano poter<br />

costituire un <strong>in</strong><strong>di</strong>catore sostanziale e irr<strong>in</strong>unciabile dei caratteri<br />

e della forza identitaria del <strong>progetto</strong> urbano che ha presieduto<br />

alla fondazione e alla crescita della città moderna nel caso delle<br />

città ancorate. Le pag<strong>in</strong>e che precedono vogliono testimoniare,<br />

dunque, una l<strong>in</strong>ea <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> che si ritiene feconda <strong>in</strong> base a<br />

quanto già elaborato per le tre città prese a campione. Questo<br />

paper, qu<strong>in</strong><strong>di</strong>, anticipa s<strong>in</strong>teticamente quanto sarà esposto dettagliatamente<br />

<strong>in</strong> un più vasto e documentato stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> prossima<br />

pubblicazione che spero attiri le attenzioni e le critiche <strong>in</strong><strong>di</strong>spensabili<br />

a proseguire fruttuosamente una complessa <strong>ricerca</strong>.<br />

Note<br />

1 Entro il 2020, sostengono i demografi delle Nazioni Unite, più della metà<br />

della popolazione mon<strong>di</strong>ale, circa tre miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> persone, vivrà <strong>in</strong> città. Si<br />

tratta <strong>di</strong> uno dei fenomeni più critici dell’urbanesimo contemporaneo,<br />

evidente soprattutto nei “paesi emergenti”, f<strong>in</strong>o a qualche tempo fa def<strong>in</strong>iti<br />

“paesi <strong>in</strong> via <strong>di</strong> sviluppo” come la C<strong>in</strong>a e il Brasile<br />

2 Def<strong>in</strong>izione <strong>di</strong> Daniel Solomon, uno dei fondatori del movimento New<br />

Urbanism, autore <strong>di</strong> una raccolta <strong>di</strong> saggi <strong>in</strong>titolata Global City Blues, Island<br />

Press; London, Wash<strong>in</strong>gton, Coveld, 2003<br />

3 Spiro Kostoff, docente a Berkeley per molti anni, ha raccolto il suo pensiero<br />

sulla città <strong>in</strong> due significative pubblicazioni: The City Assembled: Elements of<br />

Urban Form through History, Thames & Hudson, New York, 1992 e The City<br />

Shaped: Urban Patterns and Mean<strong>in</strong>gs Through History, Bulf<strong>in</strong>ch Press; New<br />

York, Boston, London 1991<br />

4 Cfr.: GRAHAM, S.; MARVIN, S., 2001: Spl<strong>in</strong>ter<strong>in</strong>g Urbanism networked<br />

<strong>in</strong><strong>fra</strong>structure, technological mobilities and urban con<strong>di</strong>tions. London: Routledge<br />

5 La <strong>ricerca</strong> è stata pubblicata <strong>in</strong> due volumi: DES BUNDES, K.: 2005-2006.<br />

Shr<strong>in</strong>k<strong>in</strong>g Cities. Voll. 1-2, <strong>in</strong> PHILIPP, O. (a cura <strong>di</strong>). Hatje Cantz Verlag<br />

6 Cfr.: SPENGLER, O., 1957: “<strong>Città</strong> e Popoli. L’anima della città”. <strong>Il</strong> tramonto<br />

dell’Occidente. Milano: Longanesi (ristampa 2008)<br />

7 Cfr.: RASMUSSEN, S. E., 1973: Towns and Build<strong>in</strong>gs. Milano: Gabriele<br />

Mazzotta E<strong>di</strong>tore (l’e<strong>di</strong>zione orig<strong>in</strong>ale <strong>in</strong> l<strong>in</strong>gua danese è del 1949), pg.1<br />

8 Cfr. BOYER, M. C.., 1996: The City of Collective Memory: Its Historical<br />

Imagery and Architectural Enterta<strong>in</strong>ments. Boston: The MIT Press<br />

9 CECAMORE, C., 2002: Palatium. Roma: L’Erma <strong>di</strong> Bretschneider, pg.15<br />

10 L’Ager Romanus Antiquus era def<strong>in</strong>ito da un <strong>in</strong>sieme <strong>di</strong> strade ancora oggi<br />

percorribili, che f<strong>in</strong> dal V sec. a. C. collegavano tra loro i qu<strong>in</strong>ti migli delle<br />

strade che si irra<strong>di</strong>avano dal centro <strong>di</strong> Roma verso l’esterno.<br />

11 Fronte del Porto (On the water front) è un film del 1954 <strong>di</strong>retto da Elia<br />

Kazan.<br />

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Anna Del Monaco

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