RIVISTA DIOCESANA - Diocesi di Ventimiglia - San Remo

RIVISTA DIOCESANA - Diocesi di Ventimiglia - San Remo RIVISTA DIOCESANA - Diocesi di Ventimiglia - San Remo

diocesiventimiglia.it
from diocesiventimiglia.it More from this publisher
27.05.2013 Views

Rivista Diocesana n°4 - 2011 at t i d e l Ve s c O V O Omelie Si eviti la brutta espressione “andare a leggere”, oppure “vai a leggere”. In chiesa non si tratta mai di “leggere”, ma didire” Gesù con la nostra stessa voce, di annunciare la Parola che salva. Chi tentasse di porre oggi un fondamento diverso al Vangelo, considerando Gesù soltanto un uomo, o solo un profeta, farebbe opera di distruzione. Quando incominciavano a serpeggiare le prime eresie, Sant’Ignazio di Antiochia scriveva: «Se qualcuno vi parla senza riconoscere chi è Gesù Cristo, siate sordi!» (Lettera ai Tralliani, IX,1). Caro Claudio, ricevere il Lettorato, oggi, per te non può essere che rafforzare il senso dell’Avvento: l’attesa della venuta di Gesù sia in te il desiderio sempre ardente del Sacerdozio cui ti senti chiamato. Noi con te ci rallegriamo e per te preghiamo. NATALE 2011 La crisi economica davanti a un Dio che si fa uomo «Per te Cristo è comparso nel tempo, proprio perché tu divenissi eterno. Mentre ancora siamo sballottati dai flutti del mare, già gettiamo verso terra l’ancora della speranza» (S. Agostino, In Jo Ep. 2,10). Così si esprime Sant’Agostino, commentando un passo della lettera di San Giovanni. Ritengo di particolare interesse questo tratto nel celebrare il Natale, l’evento cristiano che ogni anno ha il potere di risvegliare i nostri sentimenti più profondi e genuini, rigenerando i nostri cuori, gettando un fascio di luce nuova sulle nostre vite inquiete. San Paolo motiva la gioia che oggi riempie il cuore dei credenti. Scrivendo a Tito dice: «È apparsa la grazia di Dio che porta la salvezza a tutti gli uomini» (Tt 2,11). L’apostolo ricorda che Dio «ci insegna a rinnegare l’empietà, a vivere in questo mondo con sobrietà, giustizia e pietà, nell’attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo» (ivi). Questa è la realtà che vogliamo rivivere. A Betlemme ci troviamo davanti a un Dio che si fa uomo, di un Dio che penetra nell’universo per riparare il male del peccato e restituire l’uomo a se stesso. Sì, perché il peccato divide, distrugge l’uomo, lo schiavizza con le sue seduzioni, lo rende nemico di se stesso e degli altri: il peccato uccide la vita. Sotto questa luce il Natale non perde nulla del suo fascino, della sua poesia, della sua bellezza: Dio si presenta all’uomo con lo sguardo limpido e puro di un bimbo. Lui è la Bellezza che salva l’uomo. Ma, dietro a questa 345 Ve s c O V O

at t i d e l Ve s c O V O Omelie luce divina, c’è la tenebra del rifiuto. Già l’apostolo Giovanni ricordava che quel Dio, Parola eterna da cui tutto è stato creato, “venne fra i suoi e i suoi non l’hanno accolto” (Gv 1, 11). Tuttavia, le tenebre non possono, anzi non potranno mai, in alcun modo, sopraffare lo splendore di questa nascita. Da Gesù Cristo riceviamo “grazia su grazia” (Gv 1, 16). Celebrare il Natale che cos’altro è, dunque, se non rinnovare le ragioni di un evento che sconfigge le lusinghe umane: queste ingannano, suscitano desideri che non appagano, fanno sperare in paradisi artificiali, fanno credere in una felicità che non soddisfa, fanno rincorrere chimere che, in ultima analisi, la storia ha sempre smascherato, ma che l’uomo continua a inseguire per cecità e ingordigia. Dal risucchio delle lusinghe nessuno è al riparo. Lo è anche la povera gente che in questi giorni, girando per i supermercati, si sfogava col dire: «Con il mio stipendio o, con la pensione che ho, il Natale di quest’anno è da miseria». Quanti sono preoccupati per il lavoro che si riduce, per i salari sempre più insufficienti, per i giovani senza serie prospettive, cresciuti con tanti desideri, fino a ieri suscitati, assecondati a dismisura, oggi incontrollabili!… Certo, la crisi economica che non possiamo misconoscere sta corrodendo tutti, lentamente ma inesorabilmente: i poveri scivolano sempre più in basso, gli straricchi tremano. Ma non possiamo negare che, dentro e dietro a tutto questo, c’è del torbido, tanto da essere spinti a cambiare canale ad ogni Tg. Certamente, una parte della gente, quella che a testa bassa vuole lavorare e vivere in pace, si è stancata di sentire sempre le stesse canzoni funebri delle prediche di turno: la Borsa, le Borse, le solite parole tecniche per un gioco d’azzardo, ovviamente in lingua straniera, in onore dei 150 anni della cosiddetta unità d’Italia! La preoccupazione è soprattutto nell’assistere al sorgere di una deriva populista, di una lotta intestina del “tutti contro tutti”, delle accuse incrociate, di una corporazione contro l’altra, di campagne truffaldine contro associazioni e categorie, regolarmente condotte anche contro la Chiesa: ultima è quella a proposito dell’Ici che, seppur soddisfatta dalle tante istituzioni cattoliche operanti nel settore assistenziale e caritativo, come ampiamente dimostrato, una stampa di regime e in mala fede vuole ignorare. Mi domando: quando arriveremo a capire che la crisi non è tanto nell’economia, quanto nell’essere venuti meno i valori fondamentali dell’uomo? Il Beato Giovanni Paolo II ricordava che quando si sfilaccia il tessuto morale di una nazione tutto è da temere (cfr. Lettera ap. nel 50° anniversario della II guerra mondiale, 27 agosto 1989). Sono passati vent’anni da quando scrisse queste parole e settanta dalla motivazione che le suggeriva: la fine 346 Rivista Diocesana n°4 - 2011

Rivista Diocesana n°4 - 2011<br />

at t i d e l Ve s c O V O<br />

Omelie<br />

Si eviti la brutta espressione “andare a leggere”, oppure “vai a leggere”. In<br />

chiesa non si tratta mai <strong>di</strong> “leggere”, ma <strong>di</strong> “<strong>di</strong>re” Gesù con la nostra stessa<br />

voce, <strong>di</strong> annunciare la Parola che salva. Chi tentasse <strong>di</strong> porre oggi un fondamento<br />

<strong>di</strong>verso al Vangelo, considerando Gesù soltanto un uomo, o solo un<br />

profeta, farebbe opera <strong>di</strong> <strong>di</strong>struzione. Quando incominciavano a serpeggiare<br />

le prime eresie, <strong>San</strong>t’Ignazio <strong>di</strong> Antiochia scriveva: «Se qualcuno vi parla<br />

senza riconoscere chi è Gesù Cristo, siate sor<strong>di</strong>!» (Lettera ai Tralliani, IX,1).<br />

Caro Clau<strong>di</strong>o, ricevere il Lettorato, oggi, per te non può essere che<br />

rafforzare il senso dell’Avvento: l’attesa della venuta <strong>di</strong> Gesù sia in te il desiderio<br />

sempre ardente del Sacerdozio cui ti senti chiamato. Noi con te ci<br />

rallegriamo e per te preghiamo.<br />

NATALE 2011<br />

La crisi economica davanti a un Dio che si fa uomo<br />

«Per te Cristo è comparso nel tempo, proprio perché tu <strong>di</strong>venissi<br />

eterno. Mentre ancora siamo sballottati dai flutti del mare, già gettiamo verso<br />

terra l’ancora della speranza» (S. Agostino, In Jo Ep. 2,10). Così si esprime<br />

<strong>San</strong>t’Agostino, commentando un passo della lettera <strong>di</strong> <strong>San</strong> Giovanni.<br />

Ritengo <strong>di</strong> particolare interesse questo tratto nel celebrare il Natale,<br />

l’evento cristiano che ogni anno ha il potere <strong>di</strong> risvegliare i nostri sentimenti<br />

più profon<strong>di</strong> e genuini, rigenerando i nostri cuori, gettando un fascio <strong>di</strong> luce<br />

nuova sulle nostre vite inquiete.<br />

<strong>San</strong> Paolo motiva la gioia che oggi riempie il cuore dei credenti.<br />

Scrivendo a Tito <strong>di</strong>ce: «È apparsa la grazia <strong>di</strong> Dio che porta la salvezza a<br />

tutti gli uomini» (Tt 2,11). L’apostolo ricorda che Dio «ci insegna a rinnegare<br />

l’empietà, a vivere in questo mondo con sobrietà, giustizia e pietà, nell’attesa<br />

della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande<br />

Dio e salvatore Gesù Cristo» (ivi). Questa è la realtà che vogliamo rivivere.<br />

A Betlemme ci troviamo davanti a un Dio che si fa uomo, <strong>di</strong> un Dio<br />

che penetra nell’universo per riparare il male del peccato e restituire l’uomo<br />

a se stesso. Sì, perché il peccato <strong>di</strong>vide, <strong>di</strong>strugge l’uomo, lo schiavizza con<br />

le sue seduzioni, lo rende nemico <strong>di</strong> se stesso e degli altri: il peccato uccide<br />

la vita.<br />

Sotto questa luce il Natale non perde nulla del suo fascino, della sua<br />

poesia, della sua bellezza: Dio si presenta all’uomo con lo sguardo limpido<br />

e puro <strong>di</strong> un bimbo. Lui è la Bellezza che salva l’uomo. Ma, <strong>di</strong>etro a questa<br />

345<br />

Ve s c O V O

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!