RIVISTA DIOCESANA - Diocesi di Ventimiglia - San Remo

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DIOCESI DI VENTIMIGLIA - SAN REMO RIVISTA DIOCESANA Or g a n O Ufficiale d e g l i at t i d e l Ve s c O V O e d e l l a cU r i a Ve s c O V i l e Anno 2011- n. 4 ( Ottobre - Dicembre)

DIOCESI DI VENTIMIGLIA - SAN REMO<br />

<strong>RIVISTA</strong> <strong>DIOCESANA</strong><br />

Or g a n O Ufficiale d e g l i at t i d e l Ve s c O V O e d e l l a cU r i a Ve s c O V i l e<br />

Anno 2011- n. 4 ( Ottobre - Dicembre)


<strong>RIVISTA</strong> <strong>DIOCESANA</strong><br />

Or g a n O Ufficiale d e g l i at t i d e l Ve s c O V O e d e l l a cU r i a Ve s c O V i l e<br />

DIOCESI DI VENTIMIGLIA - SAN REMO<br />

Anno 2011- n. 4 (Ottobre - Dicembre)


ATTI DELLA SANTA SEDE<br />

<strong>San</strong>to Padre<br />

Rivista Diocesana n°4 - 2011<br />

sO m m a r iO<br />

Ottobre - Dicembre 2011<br />

Lettera Apostolica in forma <strong>di</strong> “Motu Proprio” Porta Fidei del<br />

Sommo Pontefice Benedetto XVI con la quale<br />

si in<strong>di</strong>ce l’Anno della Fede .............................................................................. 297<br />

Giornata <strong>di</strong> riflessione, <strong>di</strong>alogo e preghiera<br />

per la Pace e la Giustizia nel mondo .............................................................. 309<br />

Discorso del <strong>San</strong>to Padre Benedetto XVI alla Caritas Italiana<br />

nel 40° <strong>di</strong> fondazione ........................................................................................ 313<br />

ATTI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA<br />

Messaggio per la 34ª giornata nazionale per la vita ..................................... 317<br />

Messaggio della Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana<br />

in vista della scelta <strong>di</strong> avvalersi dell’insegnamento della<br />

religione cattolica nell’anno scolastico 2012-2013 ......................................... 319<br />

ATTI DEL VESCOVO<br />

Omelie<br />

Festa <strong>di</strong> <strong>San</strong> Francesco D’Assisi ...................................................................... 321<br />

Solennità <strong>di</strong> <strong>San</strong> Romolo .................................................................................. 324<br />

Omelia nella memoria liturgica del Beato Giovanni Paolo II ..................... 327<br />

Quarantesimo del Serra Club in <strong>Diocesi</strong> <strong>di</strong> <strong>Ventimiglia</strong> - <strong>San</strong>remo .......... 330<br />

Nelle braccia <strong>di</strong> Maria ....................................................................................... 332<br />

293


sO m m a r iO<br />

Ottobre - Dicembre 2011<br />

In suffragio dei Vescovi e Sacerdoti defunti ................................................. 335<br />

Solennità <strong>di</strong> Cristo Re dell’Universo .............................................................. 337<br />

Esequie <strong>di</strong> Marco Baracco ................................................................................ 340<br />

II domenica <strong>di</strong> Avvento Anno B -<br />

Ministero del Lettorato a Clau<strong>di</strong>o Fasulo ...................................................... 342<br />

Natale 2011 ......................................................................................................... 345<br />

Te Deum <strong>di</strong> Ringraziamento ........................................................................... 348<br />

Documentazione<br />

Mons. Careggio a Saint-Maximin (Francia) ................................................... 351<br />

Attività 2011 ambulatorio gestito dall’associazione dei<br />

me<strong>di</strong>ci cattolici della <strong>Diocesi</strong> nella città vecchia <strong>di</strong> <strong>San</strong>remo ...................... 366<br />

Messaggi<br />

Messaggio per la Giornata Missionaria Mon<strong>di</strong>ale 2011 .............................. 353<br />

Interviste<br />

Intervista al “Corriere della Valle D’Aosta” ................................................. 354<br />

Diario Pastorale<br />

Ottobre - Dicembre 2011 .................................................................................. 356<br />

CANCELLERIA<br />

Decreti ................................................................................................................. 362<br />

Nomine ............................................................................................................... 364<br />

294 Rivista Diocesana n°4 - 2011


VITA <strong>DIOCESANA</strong><br />

Cronaca<br />

Rivista Diocesana n°4 - 2011<br />

sO m m a r iO<br />

Ottobre - Dicembre 2011<br />

Mandato ai Catechisti ed Educatori a Taggia ............................................... 367<br />

Gli incontri mensili per la formazione del Clero .......................................... 368<br />

Dal 17 al 20 novembre il grande evento: Jubilmusic .................................... 371<br />

Ministero del Lettorato al seminarista Clau<strong>di</strong>o Luigi Fasulo ..................... 373<br />

Don Giacomo Barra, Parroco <strong>di</strong> Verezzo <strong>San</strong>t’Antonio,<br />

a <strong>San</strong>remo da 50 anni ........................................................................................ 373<br />

Concerto spirituale in occasione chiusura anno Rosselliano ...................... 374<br />

Incontri per Chierichetti e Ministranti ........................................................... 376<br />

Presentazione del libro “Ti voglio regalare un’Oasi d’amore” .................. 376<br />

Omaggio in musica al Beato Giovanni Paolo II<br />

nella <strong>Diocesi</strong> <strong>di</strong> <strong>Ventimiglia</strong> - <strong>San</strong>remo .......................................................... 378<br />

Necrologi<br />

Padre Nino Amoretti è tornato alla casa del Padre ..................................... 380<br />

Restauri<br />

Inaugurata la facciata dell’Oratorio <strong>di</strong> N. S. Assunta<br />

e la Sala Mostre nella Cripta a Castellaro ...................................................... 381<br />

L’Oratorio dei Neri <strong>di</strong> <strong>Ventimiglia</strong> - un restauro de<strong>di</strong>cato alla città ......... 382<br />

In<strong>di</strong>ce anno 2011 ................................................................................................ 385<br />

295


Rivista Diocesana n°4 - 2011<br />

at t i d e l l a sa n t a se d e<br />

<strong>San</strong>to Padre<br />

LETTERA APOSTOLICA IN FORMA DI “MOTU PROPRIO”<br />

PORTA FIDEI<br />

DEL SOMMO PONTEFICE BENEDETTO XVI<br />

CON LA QUALE SI INDICE L’ANNO DELLA FEDE<br />

1. La “porta della fede” (cfr At 14,27) che introduce alla vita <strong>di</strong> comunione<br />

con Dio e permette l’ingresso nella sua Chiesa è sempre aperta per<br />

noi. E’ possibile oltrepassare quella soglia quando la Parola <strong>di</strong> Dio viene annunciata<br />

e il cuore si lascia plasmare dalla grazia che trasforma. Attraversare<br />

quella porta comporta immettersi in un cammino che dura tutta la vita. Esso<br />

inizia con il Battesimo (cfr Rm 6, 4), me<strong>di</strong>ante il quale possiamo chiamare<br />

Dio con il nome <strong>di</strong> Padre, e si conclude con il passaggio attraverso la morte<br />

alla vita eterna, frutto della risurrezione del Signore Gesù che, con il dono<br />

dello Spirito <strong>San</strong>to, ha voluto coinvolgere nella sua stessa gloria quanti credono<br />

in Lui (cfr Gv 17,22). Professare la fede nella Trinità – Padre, Figlio e<br />

Spirito <strong>San</strong>to – equivale a credere in un solo Dio che è Amore (cfr 1Gv 4,8):<br />

il Padre, che nella pienezza del tempo ha inviato suo Figlio per la nostra salvezza;<br />

Gesù Cristo, che nel mistero della sua morte e risurrezione ha redento<br />

il mondo; lo Spirito <strong>San</strong>to, che conduce la Chiesa attraverso i secoli nell’attesa<br />

del ritorno glorioso del Signore.<br />

2. Fin dall’inizio del mio ministero come Successore <strong>di</strong> Pietro ho<br />

ricordato l’esigenza <strong>di</strong> riscoprire il cammino della fede per mettere in luce<br />

con sempre maggiore evidenza la gioia ed il rinnovato entusiasmo dell’incontro<br />

con Cristo. Nell’Omelia della santa Messa per l’inizio del pontificato<br />

<strong>di</strong>cevo: “La Chiesa nel suo insieme, ed i Pastori in essa, come Cristo devono<br />

mettersi in cammino, per condurre gli uomini fuori dal deserto, verso il luogo<br />

della vita, verso l’amicizia con il Figlio <strong>di</strong> Dio, verso Colui che ci dona la<br />

vita, la vita in pienezza” [1]. Capita ormai non <strong>di</strong> rado che i cristiani si <strong>di</strong>ano<br />

maggior preoccupazione per le conseguenze sociali, culturali e politiche del<br />

loro impegno, continuando a pensare alla fede come un presupposto ovvio<br />

del vivere comune. In effetti, questo presupposto non solo non è più tale, ma<br />

spesso viene perfino negato [2]. Mentre nel passato era possibile riconoscere<br />

un tessuto culturale unitario, largamente accolto nel suo richiamo ai contenuti<br />

della fede e ai valori da essa ispirati, oggi non sembra più essere così<br />

in gran<strong>di</strong> settori della società, a motivo <strong>di</strong> una profonda crisi <strong>di</strong> fede che ha<br />

toccato molte persone.<br />

[1] - TALEB RIFAL, Segretario Generale dell’OMT, Messaggio per la Giornata Mon<strong>di</strong>ale del Turismo<br />

2011.<br />

[2] Cfr BENEDETTO XVI, Omelia S. Messa al Terreiro do Paço, Lisbona (11 maggio 2010): Insegnamenti<br />

VI,1(2010), 673.<br />

297<br />

sa n t a se d e


at t i d e l l a sa n t a se d e<br />

<strong>San</strong>to Padre<br />

3. Non possiamo accettare che il sale <strong>di</strong>venti insipido e la luce sia tenuta<br />

nascosta (cfr Mt 5,13-16). Anche l’uomo <strong>di</strong> oggi può sentire <strong>di</strong> nuovo il<br />

bisogno <strong>di</strong> recarsi come la samaritana al pozzo per ascoltare Gesù, che invita<br />

a credere in Lui e ad attingere alla sua sorgente, zampillante <strong>di</strong> acqua viva<br />

(cfr Gv 4,14). Dobbiamo ritrovare il gusto <strong>di</strong> nutrirci della Parola <strong>di</strong> Dio, trasmessa<br />

dalla Chiesa in modo fedele, e del Pane della vita, offerti a sostegno<br />

<strong>di</strong> quanti sono suoi <strong>di</strong>scepoli (cfr Gv 6,51). L’insegnamento <strong>di</strong> Gesù, infatti,<br />

risuona ancora ai nostri giorni con la stessa forza: “Datevi da fare non per<br />

il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la via eterna” (Gv 6,27).<br />

L’interrogativo posto da quanti lo ascoltavano è lo stesso anche per noi oggi:<br />

“Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere <strong>di</strong> Dio?” (Gv 6,28). Conosciamo<br />

la risposta <strong>di</strong> Gesù: “Questa è l’opera <strong>di</strong> Dio: che cre<strong>di</strong>ate in colui che egli<br />

ha mandato” (Gv 6,29). Credere in Gesù Cristo, dunque, è la via per poter<br />

giungere in modo definitivo alla salvezza.<br />

4. Alla luce <strong>di</strong> tutto questo ho deciso <strong>di</strong> in<strong>di</strong>re un Anno della fede.<br />

Esso avrà inizio l’11 ottobre 2012, nel cinquantesimo anniversario dell’apertura<br />

del Concilio Vaticano II, e terminerà nella solennità <strong>di</strong> Nostro Signore<br />

Gesù Cristo Re dell’Universo, il 24 novembre 2013. Nella data dell’11 ottobre<br />

2012, ricorreranno anche i vent’anni dalla pubblicazione del Catechismo della<br />

Chiesa Cattolica, testo promulgato dal mio Predecessore, il Beato Papa Giovanni<br />

Paolo II [3], allo scopo <strong>di</strong> illustrare a tutti i fedeli la forza e la bellezza<br />

della fede. Questo documento, autentico frutto del Concilio Vaticano II, fu<br />

auspicato dal Sinodo Straor<strong>di</strong>nario dei Vescovi del 1985 come strumento al<br />

servizio della catechesi [4] e venne realizzato me<strong>di</strong>ante la collaborazione <strong>di</strong><br />

tutto l’Episcopato della Chiesa cattolica.<br />

E proprio l’Assemblea Generale del Sinodo dei Vescovi è stata da<br />

me convocata, nel mese <strong>di</strong> ottobre del 2012, sul tema de La nuova Evangelizzazione<br />

per la trasmissione della fede cristiana. Sarà quella un’occasione propizia<br />

per introdurre l’intera compagine ecclesiale ad un tempo <strong>di</strong> particolare riflessione<br />

e riscoperta della fede. Non è la prima volta che la Chiesa è chiamata<br />

a celebrare un Anno della fede.<br />

Il mio venerato Predecessore il Servo <strong>di</strong> Dio Paolo VI ne in<strong>di</strong>sse uno<br />

simile nel 1967, per fare memoria del martirio degli Apostoli Pietro e Paolo<br />

nel <strong>di</strong>ciannovesimo centenario della loro testimonianza suprema.<br />

[3] Cfr GIOVANNI PAOLO II, Cost. ap. Fidei depositum (11 ottobre 1992): AAS 86(1994), 113-118.<br />

[4] Cfr Rapporto finale del Secondo Sinodo Straor<strong>di</strong>nario dei Vescovi (7 <strong>di</strong>cembre 1985), II, B, a, 4: in<br />

Enchiri<strong>di</strong>on Vaticanum, vol. 9, n. 1797.<br />

298 Rivista Diocesana n°4 - 2011


Rivista Diocesana n°4 - 2011<br />

at t i d e l l a sa n t a se d e<br />

<strong>San</strong>to Padre<br />

Lo pensò come un momento solenne perché in tutta la Chiesa vi<br />

fosse “un’autentica e sincera professione della medesima fede”; egli, inoltre,<br />

volle che questa venisse confermata in maniera “in<strong>di</strong>viduale e collettiva, libera<br />

e cosciente, interiore ed esteriore, umile e franca” [5].<br />

Pensava che in tal modo la Chiesa intera potesse riprendere “esatta<br />

coscienza della sua fede, per ravvivarla, per purificarla, per confermarla, per<br />

confessarla” [6].<br />

I gran<strong>di</strong> sconvolgimenti che si verificarono in quell’Anno, resero<br />

ancora più evidente la necessità <strong>di</strong> una simile celebrazione.<br />

Essa si concluse con la Professione <strong>di</strong> fede del Popolo <strong>di</strong> Dio [7], per attestare<br />

quanto i contenuti essenziali che da secoli costituiscono il patrimonio <strong>di</strong><br />

tutti i credenti hanno bisogno <strong>di</strong> essere confermati, compresi e approfon<strong>di</strong>ti<br />

in maniera sempre nuova al fine <strong>di</strong> dare testimonianza coerente in con<strong>di</strong>zioni<br />

storiche <strong>di</strong>verse dal passato.<br />

5. Per alcuni aspetti, il mio venerato Predecessore vide questo Anno<br />

come una “conseguenza ed esigenza postconciliare” [8], ben cosciente delle<br />

gravi <strong>di</strong>fficoltà del tempo, soprattutto riguardo alla professione della vera<br />

fede e alla sua retta interpretazione.<br />

Ho ritenuto che far iniziare l’Anno della fede in coincidenza con il cinquantesimo<br />

anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II possa essere<br />

un’occasione propizia per comprendere che i testi lasciati in ere<strong>di</strong>tà dai Padri<br />

conciliari, secondo le parole del beato Giovanni Paolo II, “Non perdono il loro<br />

valore né il loro smalto.<br />

È necessario che essi vengano letti in maniera appropriata, che vengano<br />

conosciuti e assimilati come testi qualificati e normativi del Magistero,<br />

all’interno della Tra<strong>di</strong>zione della Chiesa … Sento più che mai il dovere <strong>di</strong><br />

ad<strong>di</strong>tare il Concilio, come la grande grazia <strong>di</strong> cui la Chiesa ha beneficiato nel secolo<br />

XX: in esso ci è offerta una sicura bussola per orientarci nel cammino del<br />

secolo che si apre” [9].<br />

Io pure intendo riba<strong>di</strong>re con forza quanto ebbi ad affermare a proposito<br />

del Concilio pochi mesi dopo la mia elezione a Successore <strong>di</strong> Pietro:<br />

“se lo leggiamo e recepiamo guidati da una giusta ermeneutica, esso può<br />

[5] PAOLO VI, Esort. ap. Petrum et Paulum Apostolos, nel XIX centenario del martirio dei <strong>San</strong>ti<br />

Apostoli Pietro e Paolo (22 febbraio 1967): AAS 59(1967), 196.<br />

[6] Ibid., 198.<br />

[7] PAOLO VI, Solenne Professione <strong>di</strong> fede, Omelia per la Concelebrazione nel XIX centenario del<br />

martirio dei <strong>San</strong>ti Apostoli Pietro e Paolo, a conclusione dell’ “Anno della fede” (30 giugno 1968):<br />

AAS 60(1968), 433-445.<br />

[8] ID., U<strong>di</strong>enza Generale (14 giugno 1967): Insegnamenti V(1967), 801.<br />

[9] GIOVANNI PAOLO II, Lett. ap. Novo millennio ineunte (6 gennaio 2001), 57: AAS 93(2001), 308.<br />

299<br />

sa n t a se d e


at t i d e l l a sa n t a se d e<br />

<strong>San</strong>to Padre<br />

essere e <strong>di</strong>ventare sempre <strong>di</strong> più una grande forza per il sempre necessario<br />

rinnovamento della Chiesa” [10].<br />

6. Il rinnovamento della Chiesa passa anche attraverso la testimonianza<br />

offerta dalla vita dei credenti: con la loro stessa esistenza nel mondo<br />

i cristiani sono infatti chiamati a far risplendere la Parola <strong>di</strong> verità che il Signore<br />

Gesù ci ha lasciato.<br />

Proprio il Concilio, nella Costituzione dogmatica Lumen gentium,<br />

affermava: “Mentre Cristo, «santo, innocente, senza macchia» (Eb 7,26), non<br />

conobbe il peccato (cfr 2Cor 5,21) e venne solo allo scopo <strong>di</strong> espiare i peccati<br />

del popolo (cfr Eb 2,17), la Chiesa, che comprende nel suo seno peccatori ed è<br />

perciò santa e insieme sempre bisognosa <strong>di</strong> purificazione, avanza continuamente<br />

per il cammino della penitenza e del rinnovamento. La Chiesa «prosegue<br />

il suo pellegrinaggio fra le persecuzioni del mondo e le consolazioni<br />

<strong>di</strong> Dio», annunziando la passione e la morte del Signore fino a che egli venga<br />

(cfr 1Cor 11,26). Dalla virtù del Signore risuscitato trae la forza per vincere<br />

con pazienza e amore le afflizioni e le <strong>di</strong>fficoltà, che le vengono sia dal <strong>di</strong><br />

dentro che dal <strong>di</strong> fuori, e per svelare in mezzo al mondo, con fedeltà anche<br />

se non perfettamente, il mistero <strong>di</strong> lui, fino a che alla fine dei tempi esso sarà<br />

manifestato nella pienezza della luce” [11].<br />

L’Anno della fede, in questa prospettiva, è un invito ad un’autentica<br />

e rinnovata conversione al Signore, unico Salvatore del mondo. Nel mistero<br />

della sua morte e risurrezione, Dio ha rivelato in pienezza l’Amore che salva<br />

e chiama gli uomini alla conversione <strong>di</strong> vita me<strong>di</strong>ante la remissione dei<br />

peccati (cfr At 5,31). Per l’apostolo Paolo, questo Amore introduce l’uomo ad<br />

una nuova vita: “Per mezzo del battesimo siamo stati sepolti insieme a lui<br />

nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria<br />

del Padre, così anche noi possiamo camminare in una nuova vita” (Rm 6,4).<br />

Grazie alla fede, questa vita nuova plasma tutta l’esistenza umana<br />

sulla ra<strong>di</strong>cale novità della risurrezione. Nella misura della sua libera <strong>di</strong>sponibilità,<br />

i pensieri e gli affetti, la mentalità e il comportamento dell’uomo<br />

vengono lentamente purificati e trasformati, in un cammino mai compiutamente<br />

terminato in questa vita. La “fede che si rende operosa per mezzo<br />

della carità” (Gal 5,6) <strong>di</strong>venta un nuovo criterio <strong>di</strong> intelligenza e <strong>di</strong> azione che<br />

cambia tutta la vita dell’uomo (cfr Rm 12,2; Col 3,9-10; Ef 4,20-29; 2Cor 5,17).<br />

[10] Discorso alla Curia Romana (22 <strong>di</strong>cembre 2005): AAS 98(2006), 52.<br />

[11] CONC. ECUM. VAT. II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen gentium, 8.<br />

300 Rivista Diocesana n°4 - 2011


Rivista Diocesana n°4 - 2011<br />

at t i d e l l a sa n t a se d e<br />

<strong>San</strong>to Padre<br />

7. “Caritas Christi urget nos” (2Cor 5,14): è l’amore <strong>di</strong> Cristo che colma<br />

i nostri cuori e ci spinge ad evangelizzare. Egli, oggi come allora, ci invia<br />

per le strade del mondo per proclamare il suo Vangelo a tutti i popoli della<br />

terra (cfr Mt 28,19). Con il suo amore, Gesù Cristo attira a sé gli uomini <strong>di</strong><br />

ogni generazione: in ogni tempo Egli convoca la Chiesa affidandole l’annuncio<br />

del Vangelo, con un mandato che è sempre nuovo. Per questo anche oggi<br />

è necessario un più convinto impegno ecclesiale a favore <strong>di</strong> una nuova evangelizzazione<br />

per riscoprire la gioia nel credere e ritrovare l’entusiasmo nel<br />

comunicare la fede.<br />

Nella quoti<strong>di</strong>ana riscoperta del suo amore attinge forza e vigore<br />

l’impegno missionario dei credenti che non può mai venire meno. La fede,<br />

infatti, cresce quando è vissuta come esperienza <strong>di</strong> un amore ricevuto e<br />

quando viene comunicata come esperienza <strong>di</strong> grazia e <strong>di</strong> gioia. Essa rende<br />

fecon<strong>di</strong>, perché allarga il cuore nella speranza e consente <strong>di</strong> offrire una testimonianza<br />

capace <strong>di</strong> generare: apre, infatti, il cuore e la mente <strong>di</strong> quanti<br />

ascoltano ad accogliere l’invito del Signore <strong>di</strong> aderire alla sua Parola per <strong>di</strong>ventare<br />

suoi <strong>di</strong>scepoli. I credenti, attesta sant’Agostino, “si fortificano credendo”<br />

[12]. Il santo Vescovo <strong>di</strong> Ippona aveva buone ragioni per esprimersi<br />

in questo modo. Come sappiamo, la sua vita fu una ricerca continua della<br />

bellezza della fede fino a quando il suo cuore non trovò riposo in Dio [13].<br />

I suoi numerosi scritti, nei quali vengono spiegate l’importanza del credere<br />

e la verità della fede, permangono fino ai nostri giorni come un patrimonio<br />

<strong>di</strong> ricchezza ineguagliabile e consentono ancora a tante persone in ricerca <strong>di</strong><br />

Dio <strong>di</strong> trovare il giusto percorso per accedere alla “porta della fede”. Solo<br />

credendo, quin<strong>di</strong>, la fede cresce e si rafforza; non c’è altra possibilità per<br />

possedere certezza sulla propria vita se non abbandonarsi, in un crescendo<br />

continuo, nelle mani <strong>di</strong> un amore che si sperimenta sempre più grande perché<br />

ha la sua origine in Dio.<br />

8. In questa felice ricorrenza, intendo invitare i Confratelli Vescovi<br />

<strong>di</strong> tutto l’orbe perché si uniscano al Successore <strong>di</strong> Pietro, nel tempo <strong>di</strong> grazia<br />

spirituale che il Signore ci offre, per fare memoria del dono prezioso della<br />

fede. Vorremmo celebrare questo Anno in maniera degna e feconda. Dovrà<br />

intensificarsi la riflessione sulla fede per aiutare tutti i credenti in Cristo a<br />

rendere più consapevole ed a rinvigorire la loro adesione al Vangelo, soprattutto<br />

in un momento <strong>di</strong> profondo cambiamento come quello che l’umanità<br />

sta vivendo.<br />

[12] De utilitate creden<strong>di</strong>, 1,2.<br />

[13] Cfr AGOSTINO D’IPPONA, Confessioni, I,1.<br />

301<br />

sa n t a se d e


at t i d e l l a sa n t a se d e<br />

<strong>San</strong>to Padre<br />

Avremo l’opportunità <strong>di</strong> confessare la fede nel Signore Risorto nelle<br />

nostre Cattedrali e nelle chiese <strong>di</strong> tutto il mondo; nelle nostre case e presso le<br />

nostre famiglie, perché ognuno senta forte l’esigenza <strong>di</strong> conoscere meglio e<br />

<strong>di</strong> trasmettere alle generazioni future la fede <strong>di</strong> sempre. Le comunità religiose<br />

come quelle parrocchiali, e tutte le realtà ecclesiali antiche e nuove, troveranno<br />

il modo, in questo Anno, per rendere pubblica professione del Credo.<br />

9. Desideriamo che questo Anno susciti in ogni credente l’aspirazione<br />

a confessare la fede in pienezza e con rinnovata convinzione, con fiducia<br />

e speranza. Sarà un’occasione propizia anche per intensificare la celebrazione<br />

della fede nella liturgia, e in particolare nell’Eucaristia, che è “il culmine<br />

verso cui tende l’azione della Chiesa e insieme la fonte da cui promana tutta<br />

la sua energia” [14]. Nel contempo, auspichiamo che la testimonianza <strong>di</strong> vita<br />

dei credenti cresca nella sua cre<strong>di</strong>bilità. Riscoprire i contenuti della fede professata,<br />

celebrata, vissuta e pregata [15], e riflettere sullo stesso atto con cui<br />

si crede, è un impegno che ogni credente deve fare proprio, soprattutto in<br />

questo Anno. Non a caso, nei primi secoli i cristiani erano tenuti ad imparare<br />

a memoria il Credo. Questo serviva loro come preghiera quoti<strong>di</strong>ana per non<br />

<strong>di</strong>menticare l’impegno assunto con il Battesimo. Con parole dense <strong>di</strong> significato,<br />

lo ricorda sant’Agostino quando, in un’Omelia sulla red<strong>di</strong>tio symboli,<br />

la consegna del Credo, <strong>di</strong>ce: “Il simbolo del santo mistero che avete ricevuto<br />

tutti insieme e che oggi avete reso uno per uno, sono le parole su cui è costruita<br />

con saldezza la fede della madre Chiesa sopra il fondamento stabile<br />

che è Cristo Signore … Voi dunque lo avete ricevuto e reso, ma nella mente<br />

e nel cuore lo dovete tenere sempre presente, lo dovete ripetere nei vostri<br />

letti, ripensarlo nelle piazze e non scordarlo durante i pasti: e anche quando<br />

dormite con il corpo, dovete vegliare in esso con il cuore” [16].<br />

10. Vorrei, a questo punto, delineare un percorso che aiuti a comprendere<br />

in modo più profondo non solo i contenuti della fede, ma insieme<br />

a questi anche l’atto con cui deci<strong>di</strong>amo <strong>di</strong> affidarci totalmente a Dio, in piena<br />

libertà. Esiste, infatti, un’unità profonda tra l’atto con cui si crede e i contenuti<br />

a cui <strong>di</strong>amo il nostro assenso. L’apostolo Paolo permette <strong>di</strong> entrare<br />

all’interno <strong>di</strong> questa realtà quando scrive: “Con il cuore … si crede … e con<br />

la bocca si fa la professione <strong>di</strong> fede” (Rm 10,10). Il cuore in<strong>di</strong>ca che il primo<br />

atto con cui si viene alla fede è dono <strong>di</strong> Dio e azione della grazia che agisce e<br />

trasforma la persona fin nel suo intimo.<br />

[14] CONC. ECUM. VAT. II, Cost. sulla sacra liturgia Sacrosanctum Concilium, 10.<br />

[15] Cfr GIOVANNI PAOLO II, Cost. ap. Fidei depositum (11 ottobre 1992): AAS 86(1994), 116.<br />

[16] Sermo 215,1.<br />

302 Rivista Diocesana n°4 - 2011


Rivista Diocesana n°4 - 2011<br />

at t i d e l l a sa n t a se d e<br />

<strong>San</strong>to Padre<br />

L’esempio <strong>di</strong> Li<strong>di</strong>a è quanto mai eloquente in proposito. Racconta<br />

san Luca che Paolo, mentre si trovava a Filippi, andò <strong>di</strong> sabato per annunciare<br />

il Vangelo ad alcune donne; tra esse vi era Li<strong>di</strong>a e il “Signore le aprì il cuore<br />

per aderire alle parole <strong>di</strong> Paolo” (At 16,14). Il senso racchiuso nell’espressione<br />

è importante. <strong>San</strong> Luca insegna che la conoscenza dei contenuti da<br />

credere non è sufficiente se poi il cuore, autentico sacrario della persona, non<br />

è aperto dalla grazia che consente <strong>di</strong> avere occhi per guardare in profon<strong>di</strong>tà<br />

e comprendere che quanto è stato annunciato è la Parola <strong>di</strong> Dio. Professare<br />

con la bocca, a sua volta, in<strong>di</strong>ca che la fede implica una testimonianza ed un<br />

impegno pubblici. Il cristiano non può mai pensare che credere sia un fatto<br />

privato. La fede è decidere <strong>di</strong> stare con il Signore per vivere con Lui. E questo<br />

“stare con Lui” introduce alla comprensione delle ragioni per cui si crede.<br />

La fede, proprio perché è atto della libertà, esige anche la responsabilità sociale<br />

<strong>di</strong> ciò che si crede. La Chiesa nel giorno <strong>di</strong> Pentecoste mostra con tutta<br />

evidenza questa <strong>di</strong>mensione pubblica del credere e dell’annunciare senza<br />

timore la propria fede ad ogni persona. È il dono dello Spirito <strong>San</strong>to che<br />

abilita alla missione e fortifica la nostra testimonianza, rendendola franca e<br />

coraggiosa. La stessa professione della fede è un atto personale ed insieme<br />

comunitario. E’ la Chiesa, infatti, il primo soggetto della fede. Nella fede<br />

della Comunità cristiana ognuno riceve il Battesimo, segno efficace dell’ingresso<br />

nel popolo dei credenti per ottenere la salvezza. Come attesta il Catechismo<br />

della Chiesa Cattolica: “«Io credo»; è la fede della Chiesa professata personalmente<br />

da ogni credente, soprattutto al momento del Battesimo. «Noi<br />

cre<strong>di</strong>amo» è la fede della Chiesa confessata dai Vescovi riuniti in Concilio, o<br />

più generalmente, dall’assemblea liturgica dei fedeli. «Io credo»: è anche la<br />

Chiesa nostra Madre, che risponde a Dio con la sua fede e che ci insegna a<br />

<strong>di</strong>re «Io credo», «Noi cre<strong>di</strong>amo»” [17]. Come si può osservare, la conoscenza<br />

dei contenuti <strong>di</strong> fede è essenziale per dare il proprio assenso, cioè per aderire<br />

pienamente con l’intelligenza e la volontà a quanto viene proposto dalla<br />

Chiesa. La conoscenza della fede introduce alla totalità del mistero salvifico<br />

rivelato da Dio. L’assenso che viene prestato implica quin<strong>di</strong> che, quando si<br />

crede, si accetta liberamente tutto il mistero della fede, perché garante della<br />

sua verità è Dio stesso che si rivela e permette <strong>di</strong> conoscere il suo mistero <strong>di</strong><br />

amore [18]. D’altra parte, non possiamo <strong>di</strong>menticare che nel nostro contesto<br />

culturale tante persone, pur non riconoscendo in sé il dono della fede, sono<br />

[17] Catechismo della Chiesa Cattolica, 167.<br />

[18] Cfr CONC. ECUM. VAT. I, Cost. dogm. sulla fede cattolica Dei Filius, cap. III: DS 3008-3009;<br />

CONC. ECUM. VAT. II, Cost. dogm. sulla <strong>di</strong>vina rivelazione Dei Verbum, 5.<br />

303<br />

sa n t a se d e


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<strong>San</strong>to Padre<br />

comunque in una sincera ricerca del senso ultimo e della verità definitiva<br />

sulla loro esistenza e sul mondo. Questa ricerca è un autentico “preambolo”<br />

alla fede, perché muove le persone sulla strada che conduce al mistero <strong>di</strong><br />

Dio. La stessa ragione dell’uomo, infatti, porta insita l’esigenza <strong>di</strong> “ciò che<br />

vale e permane sempre” [19]. Tale esigenza costituisce un invito permanente,<br />

inscritto indelebilmente nel cuore umano, a mettersi in cammino per trovare<br />

Colui che non cercheremmo se non ci fosse già venuto incontro [20]. Proprio<br />

a questo incontro la fede ci invita e ci apre in pienezza.<br />

11. Per accedere a una conoscenza sistematica dei contenuti della<br />

fede, tutti possono trovare nel Catechismo della Chiesa Cattolica un sussi<strong>di</strong>o<br />

prezioso ed in<strong>di</strong>spensabile. Esso costituisce uno dei frutti più importanti del<br />

Concilio Vaticano II. Nella Costituzione Apostolica Fidei depositum, non a<br />

caso firmata nella ricorrenza del trentesimo anniversario dell’apertura del<br />

Concilio Vaticano II, il Beato Giovanni Paolo II scriveva: “Questo Catechismo<br />

apporterà un contributo molto importante a quell’opera <strong>di</strong> rinnovamento<br />

dell’intera vita ecclesiale… Io lo riconosco come uno strumento valido e<br />

legittimo al servizio della comunione ecclesiale e come una norma sicura per<br />

l’insegnamento della fede” [21].<br />

E’ proprio in questo orizzonte che l’Anno della fede dovrà esprimere<br />

un corale impegno per la riscoperta e lo stu<strong>di</strong>o dei contenuti fondamentali<br />

della fede che trovano nel Catechismo della Chiesa Cattolica la loro sintesi sistematica<br />

e organica. Qui, infatti, emerge la ricchezza <strong>di</strong> insegnamento che<br />

la Chiesa ha accolto, custo<strong>di</strong>to ed offerto nei suoi duemila anni <strong>di</strong> storia.<br />

Dalla Sacra Scrittura ai Padri della Chiesa, dai Maestri <strong>di</strong> teologia ai <strong>San</strong>ti che<br />

hanno attraversato i secoli, il Catechismo offre una memoria permanente dei<br />

tanti mo<strong>di</strong> in cui la Chiesa ha me<strong>di</strong>tato sulla fede e prodotto progresso nella<br />

dottrina per dare certezza ai credenti nella loro vita <strong>di</strong> fede.<br />

Nella sua stessa struttura, il Catechismo della Chiesa Cattolica presenta<br />

lo sviluppo della fede fino a toccare i gran<strong>di</strong> temi della vita quoti<strong>di</strong>ana. Pagina<br />

dopo pagina si scopre che quanto viene presentato non è una teoria, ma<br />

l’incontro con una Persona che vive nella Chiesa. Alla professione <strong>di</strong> fede,<br />

infatti, segue la spiegazione della vita sacramentale, nella quale Cristo è presente,<br />

operante e continua a costruire la sua Chiesa. Senza la liturgia e i Sacramenti,<br />

la professione <strong>di</strong> fede non avrebbe efficacia, perché mancherebbe<br />

della grazia che sostiene la testimonianza dei cristiani.<br />

[19] BENEDETTO XVI, Discorso al Collège des Bernar<strong>di</strong>ns, Parigi (12 settembre 2008): AAS<br />

100(2008), 722.<br />

[20] Cfr AGOSTINO D’IPPONA, Confessioni, XIII, 1.<br />

[21] GIOVANNI PAOLO II, Cost. ap. Fidei depositum (11 ottobre 1992): AAS 86(1994), 115 e 117.<br />

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Rivista Diocesana n°4 - 2011<br />

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<strong>San</strong>to Padre<br />

Alla stessa stregua, l’insegnamento del Catechismo sulla vita morale<br />

acquista tutto il suo significato se posto in relazione con la fede, la liturgia e<br />

la preghiera.<br />

12. In questo Anno, pertanto, il Catechismo della Chiesa Cattolica potrà<br />

essere un vero strumento a sostegno della fede, soprattutto per quanti hanno<br />

a cuore la formazione dei cristiani, così determinante nel nostro contesto<br />

culturale. A tale scopo, ho invitato la Congregazione per la Dottrina della<br />

Fede, in accordo con i competenti Dicasteri della <strong>San</strong>ta Sede, a re<strong>di</strong>gere una<br />

Nota, con cui offrire alla Chiesa ed ai credenti alcune in<strong>di</strong>cazioni per vivere<br />

quest’Anno della fede nei mo<strong>di</strong> più efficaci ed appropriati, al servizio del credere<br />

e dell’evangelizzare.<br />

La fede, infatti, si trova ad essere sottoposta più che nel passato<br />

a una serie <strong>di</strong> interrogativi che provengono da una mutata mentalità che,<br />

particolarmente oggi, riduce l’ambito delle certezze razionali a quello delle<br />

conquiste scientifiche e tecnologiche. La Chiesa tuttavia non ha mai avuto timore<br />

<strong>di</strong> mostrare come tra fede e autentica scienza non vi possa essere alcun<br />

conflitto perché ambedue, anche se per vie <strong>di</strong>verse, tendono alla verità [22].<br />

13. Sarà decisivo nel corso <strong>di</strong> questo Anno ripercorrere la storia della<br />

nostra fede, la quale vede il mistero insondabile dell’intreccio tra santità e<br />

peccato. Mentre la prima evidenzia il grande apporto che uomini e donne<br />

hanno offerto alla crescita ed allo sviluppo della comunità con la testimonianza<br />

della loro vita, il secondo deve provocare in ognuno una sincera e<br />

permanente opera <strong>di</strong> conversione per sperimentare la misericor<strong>di</strong>a del Padre<br />

che a tutti va incontro.<br />

In questo tempo terremo fisso lo sguardo su Gesù Cristo, “colui che<br />

dà origine alla fede e la porta a compimento” (Eb 12,2): in lui trova compimento<br />

ogni travaglio ed anelito del cuore umano. La gioia dell’amore, la risposta<br />

al dramma della sofferenza e del dolore, la forza del perdono davanti<br />

all’offesa ricevuta e la vittoria della vita <strong>di</strong>nanzi al vuoto della morte, tutto<br />

trova compimento nel mistero della sua Incarnazione, del suo farsi uomo,<br />

del con<strong>di</strong>videre con noi la debolezza umana per trasformarla con la potenza<br />

della sua Risurrezione. In lui, morto e risorto per la nostra salvezza, trovano<br />

piena luce gli esempi <strong>di</strong> fede che hanno segnato questi duemila anni della<br />

nostra storia <strong>di</strong> salvezza.<br />

[22] Cfr ID., Lett. enc. Fides et ratio (14 settembre 1998), nn. 34 e106: AAS 91(1999), 31-32, 86-87.<br />

305<br />

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<strong>San</strong>to Padre<br />

Per fede Maria accolse la parola dell’Angelo e credette all’annuncio<br />

che sarebbe <strong>di</strong>venuta Madre <strong>di</strong> Dio nell’obbe<strong>di</strong>enza della sua de<strong>di</strong>zione (cfr<br />

Lc 1,38).<br />

Visitando Elisabetta innalzò il suo canto <strong>di</strong> lode all’Altissimo per le<br />

meraviglie che compiva in quanti si affidano a Lui (cfr Lc 1,46-55). Con gioia<br />

e trepidazione <strong>di</strong>ede alla luce il suo unico Figlio, mantenendo intatta la verginità<br />

(cfr Lc 2,6-7). Confidando in Giuseppe suo sposo, portò Gesù in Egitto<br />

per salvarlo dalla persecuzione <strong>di</strong> Erode (cfr Mt 2,13-15). Con la stessa fede<br />

seguì il Signore nella sua pre<strong>di</strong>cazione e rimase con Lui fin sul Golgota (cfr<br />

Gv 19,25-27). Con fede Maria assaporò i frutti della risurrezione <strong>di</strong> Gesù e,<br />

custodendo ogni ricordo nel suo cuore (cfr Lc 2,19.51), lo trasmise ai Do<strong>di</strong>ci<br />

riuniti con lei nel Cenacolo per ricevere lo Spirito <strong>San</strong>to (cfr At 1,14; 2,1-4).<br />

Per fede gli Apostoli lasciarono ogni cosa per seguire il Maestro (cfr<br />

Mc 10,28). Credettero alle parole con le quali annunciava il Regno <strong>di</strong> Dio<br />

presente e realizzato nella sua persona (cfr Lc 11,20). Vissero in comunione<br />

<strong>di</strong> vita con Gesù che li istruiva con il suo insegnamento, lasciando loro una<br />

nuova regola <strong>di</strong> vita con la quale sarebbero stati riconosciuti come suoi <strong>di</strong>scepoli<br />

dopo la sua morte (cfr Gv 13,34-35). Per fede andarono nel mondo<br />

intero, seguendo il mandato <strong>di</strong> portare il Vangelo ad ogni creatura (cfr Mc<br />

16,15) e, senza alcun timore, annunciarono a tutti la gioia della risurrezione<br />

<strong>di</strong> cui furono fedeli testimoni.<br />

Per fede i <strong>di</strong>scepoli formarono la prima comunità raccolta intorno<br />

all’insegnamento degli Apostoli, nella preghiera, nella celebrazione dell’Eucaristia,<br />

mettendo in comune quanto possedevano per sovvenire alle necessità<br />

dei fratelli (cfr At 2,42-47).<br />

Per fede i martiri donarono la loro vita, per testimoniare la verità<br />

del Vangelo che li aveva trasformati e resi capaci <strong>di</strong> giungere fino al dono più<br />

grande dell’amore con il perdono dei propri persecutori.<br />

Per fede uomini e donne hanno consacrato la loro vita a Cristo, lasciando<br />

ogni cosa per vivere in semplicità evangelica l’obbe<strong>di</strong>enza, la povertà<br />

e la castità, segni concreti dell’attesa del Signore che non tarda a venire.<br />

Per fede tanti cristiani hanno promosso un’azione a favore della giustizia per<br />

rendere concreta la parola del Signore, venuto ad annunciare la liberazione<br />

dall’oppressione e un anno <strong>di</strong> grazia per tutti (cfr Lc 4,18-19).<br />

Per fede, nel corso dei secoli, uomini e donne <strong>di</strong> tutte le età, il cui<br />

nome è scritto nel Libro della vita (cfr Ap 7,9; 13,8), hanno confessato la bellezza<br />

<strong>di</strong> seguire il Signore Gesù là dove venivano chiamati a dare testimonianza<br />

del loro essere cristiani: nella famiglia, nella professione, nella vita<br />

pubblica, nell’esercizio dei carismi e ministeri ai quali furono chiamati.<br />

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<strong>San</strong>to Padre<br />

Per fede viviamo anche noi: per il riconoscimento vivo del Signore<br />

Gesù, presente nella nostra esistenza e nella storia.<br />

14. L’Anno della fede sarà anche un’occasione propizia per intensificare<br />

la testimonianza della carità. Ricorda san Paolo: “Ora dunque rimangono<br />

queste tre cose: la fede, la speranza e la carità. Ma la più grande <strong>di</strong> tutte è la<br />

carità!” (1Cor 13,13). Con parole ancora più forti - che da sempre impegnano<br />

i cristiani - l’apostolo Giacomo affermava: “A che serve, fratelli miei, se uno<br />

<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> avere fede, ma non ha le opere? Quella fede può forse salvarlo? Se un<br />

fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quoti<strong>di</strong>ano e uno<br />

<strong>di</strong> voi <strong>di</strong>ce loro: «Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi», ma non date<br />

loro il necessario per il corpo, a che cosa serve? Così anche la fede: se non è<br />

seguita dalle opere, in se stessa è morta. Al contrario uno potrebbe <strong>di</strong>re: «Tu<br />

hai la fede e io ho le opere; mostrami la tua fede senza le opere, ed io con le<br />

mie opere ti mostrerò la mia fede»” (Gc 2,14-18).<br />

La fede senza la carità non porta frutto e la carità senza la fede sarebbe<br />

un sentimento in balia costante del dubbio. Fede e carità si esigono a<br />

vicenda, così che l’una permette all’altra <strong>di</strong> attuare il suo cammino. Non pochi<br />

cristiani, infatti, de<strong>di</strong>cano la loro vita con amore a chi è solo, emarginato<br />

o escluso come a colui che è il primo verso cui andare e il più importante da<br />

sostenere, perché proprio in lui si riflette il volto stesso <strong>di</strong> Cristo. Grazie alla<br />

fede possiamo riconoscere in quanti chiedono il nostro amore il volto del<br />

Signore risorto. “Tutto quello che avete fatto a uno solo <strong>di</strong> questi miei fratelli<br />

più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25,40): queste sue parole sono un monito<br />

da non <strong>di</strong>menticare ed un invito perenne a ridonare quell’amore con cui Egli<br />

si prende cura <strong>di</strong> noi. E’ la fede che permette <strong>di</strong> riconoscere Cristo ed è il suo<br />

stesso amore che spinge a soccorrerlo ogni volta che si fa nostro prossimo nel<br />

cammino della vita. Sostenuti dalla fede, guar<strong>di</strong>amo con speranza al nostro<br />

impegno nel mondo, in attesa <strong>di</strong> “nuovi cieli e una terra nuova, nei quali<br />

abita la giustizia” (2Pt 3,13; cfr Ap 21,1).<br />

15. Giunto ormai al termine della sua vita, l’apostolo Paolo chiede al<br />

<strong>di</strong>scepolo Timoteo <strong>di</strong> “cercare la fede” (cfr 2Tm 2,22) con la stessa costanza <strong>di</strong><br />

quando era ragazzo (cfr 2Tm 3,15). Sentiamo questo invito rivolto a ciascuno<br />

<strong>di</strong> noi, perché nessuno <strong>di</strong>venti pigro nella fede. Essa è compagna <strong>di</strong> vita che<br />

permette <strong>di</strong> percepire con sguardo sempre nuovo le meraviglie che Dio compie<br />

per noi. Intenta a cogliere i segni dei tempi nell’oggi della storia, la fede<br />

impegna ognuno <strong>di</strong> noi a <strong>di</strong>ventare segno vivo della presenza del Risorto nel<br />

mondo. Ciò <strong>di</strong> cui il mondo oggi ha particolarmente bisogno è la testimonianza<br />

cre<strong>di</strong>bile <strong>di</strong> quanti, illuminati nella mente e nel cuore dalla Parola del<br />

Signore, sono capaci <strong>di</strong> aprire il cuore e la mente <strong>di</strong> tanti al desiderio <strong>di</strong> Dio<br />

307<br />

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<strong>San</strong>to Padre<br />

e della vita vera, quella che non ha fine.<br />

“La Parola del Signore corra e sia glorificata” (2Ts 3,1): possa questo<br />

Anno della fede rendere sempre più saldo il rapporto con Cristo Signore,<br />

poiché solo in Lui vi è la certezza per guardare al futuro e la garanzia <strong>di</strong> un<br />

amore autentico e duraturo. Le parole dell’apostolo Pietro gettano un ultimo<br />

squarcio <strong>di</strong> luce sulla fede: “Perciò siete ricolmi <strong>di</strong> gioia, anche se ora dovete<br />

essere, per un po’ <strong>di</strong> tempo, afflitti da varie prove, affinché la vostra fede,<br />

messa alla prova, molto più preziosa dell’oro – destinato a perire e tuttavia<br />

purificato con fuoco – torni a vostra lode, gloria e onore quando Gesù Cristo<br />

si manifesterà. Voi lo amate, pur senza averlo visto e ora, senza vederlo, credete<br />

in lui. Perciò esultate <strong>di</strong> gioia in<strong>di</strong>cibile e gloriosa, mentre raggiungete<br />

la mèta della vostra fede: la salvezza delle anime” (1Pt 1,6-9). La vita dei cristiani<br />

conosce l’esperienza della gioia e quella della sofferenza. Quanti <strong>San</strong>ti<br />

hanno vissuto la solitu<strong>di</strong>ne! Quanti credenti, anche ai nostri giorni, sono provati<br />

dal silenzio <strong>di</strong> Dio mentre vorrebbero ascoltare la sua voce consolante!<br />

Le prove della vita, mentre consentono <strong>di</strong> comprendere il mistero<br />

della Croce e <strong>di</strong> partecipare alle sofferenze <strong>di</strong> Cristo (cfr Col 1,24), sono prelu<strong>di</strong>o<br />

alla gioia e alla speranza cui la fede conduce: “quando sono debole, è<br />

allora che sono forte” (2Cor 12,10). Noi cre<strong>di</strong>amo con ferma certezza che il<br />

Signore Gesù ha sconfitto il male e la morte. Con questa sicura fiducia ci affi<strong>di</strong>amo<br />

a Lui: Egli, presente in mezzo a noi, vince il potere del maligno (cfr Lc<br />

11,20) e la Chiesa, comunità visibile della sua misericor<strong>di</strong>a, permane in Lui<br />

come segno della riconciliazione definitiva con il Padre.<br />

Affi<strong>di</strong>amo alla Madre <strong>di</strong> Dio, proclamata “beata” perché “ha creduto”<br />

(Lc 1,45), questo tempo <strong>di</strong> grazia.<br />

Dato a Roma, presso <strong>San</strong> Pietro, l’11 ottobre dell’Anno 2011, settimo <strong>di</strong> Pontificato.<br />

Benedetto XVI<br />

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<strong>San</strong>to Padre<br />

GIORNATA DI RIFLESSIONE, DIALOGO E PREGHIERA<br />

PER LA PACE E LA GIUSTIZIA NEL MONDO<br />

“PELLEGRINI DELLA VERITÀ, PELLEGRINI DELLA PACE”<br />

INTERVENTO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI<br />

Assisi, Basilica <strong>di</strong> <strong>San</strong>ta Maria degli Angeli<br />

Giovedì, 27 ottobre 2011<br />

Cari fratelli e sorelle, <strong>di</strong>stinti Capi e rappresentanti delle Chiese e<br />

Comunità ecclesiali e delle religioni del mondo, cari amici,<br />

sono passati venticinque anni da quando il beato Papa Giovanni<br />

Paolo II invitò per la prima volta rappresentanti delle religioni del mondo ad<br />

Assisi per una preghiera per la pace. Che cosa è avvenuto da allora? A che<br />

punto è oggi la causa della pace? Allora la grande minaccia per la pace nel<br />

mondo derivava dalla <strong>di</strong>visione del pianeta in due blocchi contrastanti tra<br />

loro. Il simbolo vistoso <strong>di</strong> questa <strong>di</strong>visione era il muro <strong>di</strong> Berlino che, passando<br />

in mezzo alla città, tracciava il confine tra due mon<strong>di</strong>. Nel 1989, tre anni<br />

dopo Assisi, il muro cadde – senza spargimento <strong>di</strong> sangue. All’improvviso,<br />

gli enormi arsenali, che stavano <strong>di</strong>etro al muro, non avevano più alcun significato.<br />

Avevano perso la loro capacità <strong>di</strong> terrorizzare. La volontà dei popoli<br />

<strong>di</strong> essere liberi era più forte degli arsenali della violenza. La questione delle<br />

cause <strong>di</strong> tale rovesciamento è complessa e non può trovare una risposta in<br />

semplici formule. Ma accanto ai fattori economici e politici, la causa più profonda<br />

<strong>di</strong> tale evento è <strong>di</strong> carattere spirituale: <strong>di</strong>etro il potere materiale non<br />

c’era più alcuna convinzione spirituale. La volontà <strong>di</strong> essere liberi fu alla fine<br />

più forte della paura <strong>di</strong> fronte alla violenza che non aveva più alcuna copertura<br />

spirituale. Siamo riconoscenti per questa vittoria della libertà, che fu<br />

soprattutto anche una vittoria della pace. E bisogna aggiungere che in questo<br />

contesto si trattava non solamente, e forse neppure primariamente, della libertà<br />

<strong>di</strong> credere, ma anche <strong>di</strong> essa. Per questo possiamo collegare tutto ciò in<br />

qualche modo anche con la preghiera per la pace.<br />

Ma che cosa è avvenuto in seguito? Purtroppo non possiamo <strong>di</strong>re<br />

che da allora la situazione sia caratterizzata da libertà e pace. Anche se la<br />

minaccia della grande guerra non è in vista, tuttavia il mondo, purtroppo, è<br />

pieno <strong>di</strong> <strong>di</strong>scor<strong>di</strong>a. Non è soltanto il fatto che qua e là ripetutamente si combattono<br />

guerre – la violenza come tale è potenzialmente sempre presente e<br />

caratterizza la con<strong>di</strong>zione del nostro mondo. La libertà è un grande bene. Ma<br />

il mondo della libertà si è rivelato in gran parte senza orientamento, e da non<br />

309<br />

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<strong>San</strong>to Padre<br />

pochi la libertà viene fraintesa anche come libertà per la violenza. La <strong>di</strong>scor<strong>di</strong>a<br />

assume nuovi e spaventosi volti e la lotta per la pace deve stimolare in<br />

modo nuovo tutti noi.<br />

Cerchiamo <strong>di</strong> identificare un po’ più da vicino i nuovi volti della<br />

violenza e della <strong>di</strong>scor<strong>di</strong>a. A gran<strong>di</strong> linee – a mio parere – si possono in<strong>di</strong>viduare<br />

due <strong>di</strong>fferenti tipologie <strong>di</strong> nuove forme <strong>di</strong> violenza che sono <strong>di</strong>ametralmente<br />

opposte nella loro motivazione e manifestano poi nei particolari<br />

molte varianti. Anzitutto c’è il terrorismo, nel quale, al posto <strong>di</strong> una grande<br />

guerra, vi sono attacchi ben mirati che devono colpire in punti importanti<br />

l’avversario in modo <strong>di</strong>struttivo, senza alcun riguardo per le vite umane<br />

innocenti che con ciò vengono crudelmente uccise o ferite. Agli occhi dei<br />

responsabili, la grande causa del danneggiamento del nemico giustifica ogni<br />

forma <strong>di</strong> crudeltà. Viene messo fuori gioco tutto ciò che nel <strong>di</strong>ritto internazionale<br />

era comunemente riconosciuto e sanzionato come limite alla violenza.<br />

Sappiamo che spesso il terrorismo è motivato religiosamente e che<br />

proprio il carattere religioso degli attacchi serve come giustificazione per la<br />

crudeltà spietata, che crede <strong>di</strong> poter accantonare le regole del <strong>di</strong>ritto a motivo<br />

del “bene” perseguito. La religione qui non è a servizio della pace, ma<br />

della giustificazione della violenza.<br />

La critica della religione, a partire dall’illuminismo, ha ripetutamente<br />

sostenuto che la religione fosse causa <strong>di</strong> violenza e con ciò ha fomentato<br />

l’ostilità contro le religioni. Che qui la religione motivi <strong>di</strong> fatto la violenza è<br />

cosa che, in quanto persone religiose, ci deve preoccupare profondamente.<br />

In un modo più sottile, ma sempre crudele, ve<strong>di</strong>amo la religione come causa<br />

<strong>di</strong> violenza anche là dove la violenza viene esercitata da <strong>di</strong>fensori <strong>di</strong> una<br />

religione contro gli altri. I rappresentanti delle religioni convenuti nel 1986<br />

ad Assisi intendevano <strong>di</strong>re – e noi lo ripetiamo con forza e grande fermezza:<br />

questa non è la vera natura della religione. È invece il suo travisamento e<br />

contribuisce alla sua <strong>di</strong>struzione. Contro ciò si obietta: ma da dove sapete<br />

quale sia la vera natura della religione? La vostra pretesa non deriva forse<br />

dal fatto che tra voi la forza della religione si è spenta? Ed altri obietteranno:<br />

ma esiste veramente una natura comune della religione, che si esprime in<br />

tutte le religioni ed è pertanto valida per tutte? Queste domande le dobbiamo<br />

affrontare se vogliamo contrastare in modo realistico e cre<strong>di</strong>bile il ricorso<br />

alla violenza per motivi religiosi. Qui si colloca un compito fondamentale<br />

del <strong>di</strong>alogo interreligioso – un compito che da questo incontro deve essere<br />

nuovamente sottolineato. Come cristiano, vorrei <strong>di</strong>re a questo punto: sì,<br />

nella storia anche in nome della fede cristiana si è fatto ricorso alla violenza.<br />

Lo riconosciamo, pieni <strong>di</strong> vergogna. Ma è assolutamente chiaro che questo è<br />

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Rivista Diocesana n°4 - 2011<br />

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<strong>San</strong>to Padre<br />

stato un utilizzo abusivo della fede cristiana, in evidente contrasto con la sua<br />

vera natura. Il Dio in cui noi cristiani cre<strong>di</strong>amo è il Creatore e Padre <strong>di</strong> tutti<br />

gli uomini, a partire dal quale tutte le persone sono tra loro fratelli e sorelle e<br />

costituiscono un’unica famiglia. La Croce <strong>di</strong> Cristo è per noi il segno del Dio<br />

che, al posto della violenza, pone il soffrire con l’altro e l’amare con l’altro.<br />

Il suo nome è “Dio dell’amore e della pace” (2 Cor 13,11). È compito <strong>di</strong> tutti<br />

coloro che portano una qualche responsabilità per la fede cristiana purificare<br />

continuamente la religione dei cristiani a partire dal suo centro interiore, affinché<br />

– nonostante la debolezza dell’uomo – sia veramente strumento della<br />

pace <strong>di</strong> Dio nel mondo.<br />

Se una tipologia fondamentale <strong>di</strong> violenza viene oggi motivata religiosamente,<br />

ponendo con ciò le religioni <strong>di</strong> fronte alla questione circa la loro<br />

natura e costringendo tutti noi ad una purificazione, una seconda tipologia<br />

<strong>di</strong> violenza dall’aspetto multiforme ha una motivazione esattamente opposta:<br />

è la conseguenza dell’assenza <strong>di</strong> Dio, della sua negazione e della per<strong>di</strong>ta<br />

<strong>di</strong> umanità che va <strong>di</strong> pari passo con ciò. I nemici della religione – come abbiamo<br />

detto – vedono in questa una fonte primaria <strong>di</strong> violenza nella storia<br />

dell’umanità e pretendono quin<strong>di</strong> la scomparsa della religione. Ma il “no” a<br />

Dio ha prodotto crudeltà e una violenza senza misura, che è stata possibile<br />

solo perché l’uomo non riconosceva più alcuna norma e alcun giu<strong>di</strong>ce al <strong>di</strong><br />

sopra <strong>di</strong> sé, ma prendeva come norma soltanto se stesso. Gli orrori dei campi<br />

<strong>di</strong> concentramento mostrano in tutta chiarezza le conseguenze dell’assenza<br />

<strong>di</strong> Dio.<br />

Qui non vorrei però soffermarmi sull’ateismo prescritto dallo Stato;<br />

vorrei piuttosto parlare della “decadenza” dell’uomo, in conseguenza della<br />

quale si realizza in modo silenzioso, e quin<strong>di</strong> più pericoloso, un cambiamento<br />

del clima spirituale. L’adorazione <strong>di</strong> mammona, dell’avere e del potere,<br />

si rivela una contro-religione, in cui non conta più l’uomo, ma solo il vantaggio<br />

personale. Il desiderio <strong>di</strong> felicità degenera, ad esempio, in una brama<br />

sfrenata e <strong>di</strong>sumana quale si manifesta nel dominio della droga con le sue<br />

<strong>di</strong>verse forme. Vi sono i gran<strong>di</strong>, che con essa fanno i loro affari, e poi i tanti<br />

che da essa vengono sedotti e rovinati sia nel corpo che nell’animo. La violenza<br />

<strong>di</strong>venta una cosa normale e minaccia <strong>di</strong> <strong>di</strong>struggere in alcune parti del<br />

mondo la nostra gioventù. Poiché la violenza <strong>di</strong>venta cosa normale, la pace è<br />

<strong>di</strong>strutta e in questa mancanza <strong>di</strong> pace l’uomo <strong>di</strong>strugge se stesso.<br />

L’assenza <strong>di</strong> Dio porta al deca<strong>di</strong>mento dell’uomo e dell’umanesimo.<br />

Ma dov’è Dio? Lo conosciamo e possiamo mostrarLo nuovamente all’umanità<br />

per fondare una vera pace? Riassumiamo anzitutto brevemente le nostre<br />

riflessioni fatte finora. Ho detto che esiste una concezione e un uso della<br />

311<br />

sa n t a se d e


at t i d e l l a sa n t a se d e<br />

<strong>San</strong>to Padre<br />

religione attraverso il quale essa <strong>di</strong>venta fonte <strong>di</strong> violenza, mentre l’orientamento<br />

dell’uomo verso Dio, vissuto rettamente, è una forza <strong>di</strong> pace. In tale<br />

contesto ho rimandato alla necessità del <strong>di</strong>alogo, e parlato della purificazione,<br />

sempre necessaria, della religione vissuta. Dall’altra parte, ho affermato<br />

che la negazione <strong>di</strong> Dio corrompe l’uomo, lo priva <strong>di</strong> misure e lo conduce<br />

alla violenza.<br />

Accanto alle due realtà <strong>di</strong> religione e anti-religione esiste, nel mondo<br />

in espansione dell’agnosticismo, anche un altro orientamento <strong>di</strong> fondo:<br />

persone alle quali non è stato dato il dono del poter credere e che tuttavia<br />

cercano la verità, sono alla ricerca <strong>di</strong> Dio. Persone del genere non affermano<br />

semplicemente: “Non esiste alcun Dio”. Esse soffrono a motivo della sua<br />

assenza e, cercando il vero e il buono, sono interiormente in cammino verso<br />

<strong>di</strong> Lui. Sono “pellegrini della verità, pellegrini della pace”. Pongono domande<br />

sia all’una che all’altra parte. Tolgono agli atei combattivi la loro falsa<br />

certezza, con la quale pretendono <strong>di</strong> sapere che non c’è un Dio, e li invitano<br />

a <strong>di</strong>ventare, invece che polemici, persone in ricerca, che non perdono la speranza<br />

che la verità esista e che noi possiamo e dobbiamo vivere in funzione<br />

<strong>di</strong> essa. Ma chiamano in causa anche gli aderenti alle religioni, perché non<br />

considerino Dio come una proprietà che appartiene a loro così da sentirsi<br />

autorizzati alla violenza nei confronti degli altri. Queste persone cercano la<br />

verità, cercano il vero Dio, la cui immagine nelle religioni, a causa del modo<br />

nel quale non <strong>di</strong> rado sono praticate, è non raramente nascosta. Che essi non<br />

riescano a trovare Dio <strong>di</strong>pende anche dai credenti con la loro immagine ridotta<br />

o anche travisata <strong>di</strong> Dio. Così la loro lotta interiore e il loro interrogarsi<br />

è anche un richiamo a noi credenti, a tutti i credenti a purificare la propria<br />

fede, affinché Dio – il vero Dio – <strong>di</strong>venti accessibile. Per questo ho appositamente<br />

invitato rappresentanti <strong>di</strong> questo terzo gruppo al nostro incontro ad<br />

Assisi, che non raduna solamente rappresentanti <strong>di</strong> istituzioni religiose. Si<br />

tratta piuttosto del ritrovarsi insieme in questo essere in cammino verso la<br />

verità, dell’impegno deciso per la <strong>di</strong>gnità dell’uomo e del farsi carico insieme<br />

della causa della pace contro ogni specie <strong>di</strong> violenza <strong>di</strong>struttrice del <strong>di</strong>ritto.<br />

In conclusione, vorrei assicurarvi che la Chiesa cattolica non desisterà dalla<br />

lotta contro la violenza, dal suo impegno per la pace nel mondo. Siamo animati<br />

dal comune desiderio <strong>di</strong> essere “pellegrini della verità, pellegrini della<br />

pace”.<br />

Vi ringrazio.<br />

Benedetto XVI<br />

312 Rivista Diocesana n°4 - 2011


Rivista Diocesana n°4 - 2011<br />

at t i d e l l a sa n t a se d e<br />

<strong>San</strong>to Padre<br />

DISCORSO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI<br />

ALLA CARITAS ITALIANA NEL 40° DI FONDAZIONE<br />

Basilica Vaticana<br />

Giovedì, 24 novembre 2011<br />

Venerati Fratelli,<br />

cari fratelli e sorelle!<br />

Con gioia vi accolgo in occasione del 40° anniversario dell’istituzione<br />

della Caritas Italiana. Vi saluto con affetto, unendomi al ringraziamento<br />

dell’intero Episcopato italiano per il vostro prezioso servizio. Saluto cor<strong>di</strong>almente<br />

il Car<strong>di</strong>nale Angelo Bagnasco, Presidente della Conferenza Episcopale<br />

Italiana, ringraziandolo per le parole che mi ha rivolto a nome <strong>di</strong> tutti.<br />

Saluto Mons. Giuseppe Merisi, Presidente della Caritas, i Vescovi incaricati<br />

delle <strong>di</strong>verse Conferenze Episcopali Regionali per il servizio della carità, il<br />

Direttore della Caritas Italiana, i <strong>di</strong>rettori delle Caritas Diocesane e tutti i loro<br />

collaboratori.<br />

Siete venuti presso la tomba <strong>di</strong> Pietro per confermare la vostra fede<br />

e riprendere slancio nella vostra missione. Il Servo <strong>di</strong> Dio Paolo VI, nel primo<br />

incontro nazionale con la Caritas, nel 1972, così affermava: «Al <strong>di</strong> sopra<br />

dell’aspetto puramente materiale della vostra attività, deve emergere la sua<br />

prevalente funzione pedagogica» (Insegnamenti X [1972], 989). A voi, infatti,<br />

è affidato un’importante compito educativo nei confronti delle comunità,<br />

delle famiglie, della società civile in cui la Chiesa è chiamata ad essere luce<br />

(cfr Fil 2,15). Si tratta <strong>di</strong> assumere la responsabilità dell’educare alla vita buona<br />

del Vangelo, che è tale solo se comprende in maniera organica la testimonianza<br />

della carità. Sono le parole dell’apostolo Paolo ad illuminare questa<br />

prospettiva: «Quanto a noi, per lo Spirito, in forza della fede, atten<strong>di</strong>amo<br />

fermamente la giustizia sperata. Perché in Cristo Gesù non è la circoncisione<br />

che vale o la non circoncisione, ma la fede che si rende operosa per mezzo<br />

della carità» (Gal 5,5-6). Questo è il <strong>di</strong>stintivo cristiano: la fede che si rende<br />

operosa nella carità. Ciascuno <strong>di</strong> voi è chiamato a dare il suo contributo affinché<br />

l’amore con cui siamo da sempre e per sempre amati da Dio <strong>di</strong>venga<br />

operosità della vita, forza <strong>di</strong> servizio, consapevolezza della responsabilità.<br />

«L’amore del Cristo infatti ci possiede» (2 Cor 5,14), scrive san Paolo. E’ questa<br />

prospettiva che dovete rendere sempre più presente nelle Chiese particolari<br />

in cui vivete.<br />

Cari amici, non desistete mai da questo compito educativo, anche<br />

quando la strada si fa dura e lo sforzo sembra non dare risultati. Vivetelo<br />

313<br />

sa n t a se d e


at t i d e l l a sa n t a se d e<br />

<strong>San</strong>to Padre<br />

nella fedeltà alla Chiesa e nel rispetto dell’identità delle vostre Istituzioni,<br />

utilizzando gli strumenti che la storia vi ha consegnato e quelli che la «fantasia<br />

della carità» – come <strong>di</strong>ceva il beato Giovanni Paolo II – vi suggerirà<br />

per l’avvenire. Nei quattro decenni trascorsi, avete potuto approfon<strong>di</strong>re,<br />

sperimentare e attuare un metodo <strong>di</strong> lavoro basato su tre attenzioni tra loro<br />

correlate e sinergiche: ascoltare, osservare, <strong>di</strong>scernere, mettendolo al servizio<br />

della vostra missione: l’animazione caritativa dentro le comunità e nei<br />

territori. Si tratta <strong>di</strong> uno stile che rende possibile agire pastoralmente, ma<br />

anche perseguire un <strong>di</strong>alogo profondo e proficuo con i vari ambiti della vita<br />

ecclesiale, con le associazioni, i movimenti e con il variegato mondo del volontariato<br />

organizzato.<br />

Ascoltare per conoscere, certo, ma insieme per farsi prossimo, per<br />

sostenere le comunità cristiane nel prendersi cura <strong>di</strong> chi necessita <strong>di</strong> sentire<br />

il calore <strong>di</strong> Dio attraverso le mani aperte e <strong>di</strong>sponibili dei <strong>di</strong>scepoli <strong>di</strong> Gesù.<br />

Questo è importante: che le persone sofferenti possano sentire il calore <strong>di</strong><br />

Dio e lo possano sentire tramite le nostre mani e i nostri cuori aperti. In questo<br />

modo le Caritas devono essere come “sentinelle” (cfr Is 21,11-12), capaci<br />

<strong>di</strong> accorgersi e <strong>di</strong> far accorgere, <strong>di</strong> anticipare e <strong>di</strong> prevenire, <strong>di</strong> sostenere e<br />

<strong>di</strong> proporre vie <strong>di</strong> soluzione nel solco sicuro del Vangelo e della dottrina sociale<br />

della Chiesa. L’in<strong>di</strong>vidualismo dei nostri giorni, la presunta sufficienza<br />

della tecnica, il relativismo che influenza tutti, chiedono <strong>di</strong> provocare persone<br />

e comunità verso forme alte <strong>di</strong> ascolto, verso capacità <strong>di</strong> apertura dello<br />

sguardo e del cuore sulle necessità e sulle risorse, verso forme comunitarie<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>scernimento sul modo <strong>di</strong> essere e <strong>di</strong> porsi in un mondo in profondo<br />

cambiamento.<br />

Scorrendo le pagine del Vangelo, restiamo colpiti dai gesti <strong>di</strong> Gesù:<br />

gesti che trasmettono la Grazia, educativi alla fede e alla sequela; gesti <strong>di</strong><br />

guarigione e <strong>di</strong> accoglienza, <strong>di</strong> misericor<strong>di</strong>a e <strong>di</strong> speranza, <strong>di</strong> futuro e <strong>di</strong><br />

compassione; gesti che iniziano o perfezionano una chiamata a seguirlo e<br />

che sfociano nel riconoscimento del Signore come unica ragione del presente<br />

e del futuro. Quella dei gesti, dei segni è una modalità connaturata alla<br />

funzione pedagogica della Caritas. Attraverso i segni concreti, infatti, voi<br />

parlate, evangelizzate, educate. Un’opera <strong>di</strong> carità parla <strong>di</strong> Dio, annuncia<br />

una speranza, induce a porsi domande. Vi auguro <strong>di</strong> sapere coltivare al meglio<br />

la qualità delle opere che avete saputo inventare. Rendetele, per così<br />

<strong>di</strong>re, «parlanti», preoccupandovi soprattutto della motivazione interiore che<br />

le anima, e della qualità della testimonianza che da esse promana. Sono opere<br />

che nascono dalla fede. Sono opere <strong>di</strong> Chiesa, espressione dell’attenzione<br />

verso chi fa più fatica. Sono azioni pedagogiche, perché aiutano i più poveri<br />

314 Rivista Diocesana n°4 - 2011


Rivista Diocesana n°4 - 2011<br />

at t i d e l l a sa n t a se d e<br />

<strong>San</strong>to Padre<br />

a crescere nella loro <strong>di</strong>gnità, le comunità cristiane a camminare nella sequela<br />

<strong>di</strong> Cristo, la società civile ad assumersi coscientemente i propri obblighi.<br />

Ricor<strong>di</strong>amo quanto insegna il Concilio Vaticano II: «Siano anzitutto adempiuti<br />

gli obblighi <strong>di</strong> giustizia, perché non avvenga che si offra come dono <strong>di</strong><br />

carità ciò che è già dovuto a titolo <strong>di</strong> giustizia» (Apostolicam actuositatem,<br />

8). L’umile e concreto servizio che la Chiesa offre non vuole sostituire né,<br />

tantomeno, assopire la coscienza collettiva e civile. Le si affianca con spirito<br />

<strong>di</strong> sincera collaborazione, nella dovuta autonomia e nella piena coscienza<br />

della sussi<strong>di</strong>arietà.<br />

Fin dall’inizio del vostro cammino pastorale, vi è stato consegnato,<br />

come impegno prioritario, lo sforzo <strong>di</strong> realizzare una presenza capillare<br />

sul territorio, soprattutto attraverso le Caritas Diocesane e Parrocchiali. È<br />

obiettivo da perseguire anche nel presente. Sono certo che i Pastori sapranno<br />

sostenervi e orientarvi, soprattutto aiutando le comunità a comprendere<br />

il proprium <strong>di</strong> animazione pastorale che la Caritas porta nella vita <strong>di</strong> ogni<br />

Chiesa particolare, e sono certo che voi ascolterete i vostri Pastori e ne seguirete<br />

le in<strong>di</strong>cazioni.<br />

L’attenzione al territorio e alla sua animazione suscita, poi, la capacità<br />

<strong>di</strong> leggere l’evolversi della vita delle persone che lo abitano, le <strong>di</strong>fficoltà e<br />

le preoccupazioni, ma anche le opportunità e le prospettive. La carità richiede<br />

apertura della mente, sguardo ampio, intuizione e previsione, un «cuore<br />

che vede» (cfr Enc. Deus caritas est, 25). Rispondere ai bisogni significa non<br />

solo dare il pane all’affamato, ma anche lasciarsi interpellare dalle cause per<br />

cui è affamato, con lo sguardo <strong>di</strong> Gesù che sapeva vedere la realtà profonda<br />

delle persone che gli si accostavano. È in questa prospettiva che l’oggi interpella<br />

il vostro modo <strong>di</strong> essere animatori e operatori <strong>di</strong> carità. Il pensiero non<br />

può non andare anche al vasto mondo della migrazione. Spesso calamità<br />

naturali e guerre creano situazioni <strong>di</strong> emergenza. La crisi economica globale<br />

è un ulteriore segno dei tempi che chiede il coraggio della fraternità. Il<br />

<strong>di</strong>vario tra nord e sud del mondo e la lesione della <strong>di</strong>gnità umana <strong>di</strong> tante<br />

persone, richiamano ad una carità che sappia allargarsi a cerchi concentrici<br />

dai piccoli ai gran<strong>di</strong> sistemi economici. Il crescente <strong>di</strong>sagio, l’indebolimento<br />

delle famiglie, l’incertezza della con<strong>di</strong>zione giovanile in<strong>di</strong>cano il rischio <strong>di</strong><br />

un calo <strong>di</strong> speranza. L’umanità non necessita solo <strong>di</strong> benefattori, ma anche<br />

<strong>di</strong> persone umili e concrete che, come Gesù, sappiano mettersi al fianco dei<br />

fratelli con<strong>di</strong>videndo un po’ della loro fatica. In una parola, l’umanità cerca<br />

segni <strong>di</strong> speranza. La nostra fonte <strong>di</strong> speranza è nel Signore. Ed è per questo<br />

motivo che c’è bisogno della Caritas; non per delegarle il servizio <strong>di</strong> carità,<br />

ma perché sia un segno della carità <strong>di</strong> Cristo, un segno che porti speranza.<br />

315<br />

sa n t a se d e


at t i d e l l a sa n t a se d e<br />

<strong>San</strong>to Padre<br />

Cari amici, aiutate la Chiesa tutta a rendere visibile l’amore <strong>di</strong> Dio. Vivete la<br />

gratuità e aiutate a viverla. Richiamate tutti all’essenzialità dell’amore che si<br />

fa servizio. Accompagnate i fratelli più deboli. Animate le comunità cristiane.<br />

Dite al mondo la parola dell’amore che viene da Dio. Ricercate la carità<br />

come sintesi <strong>di</strong> tutti i carismi dello Spirito (cfr 1 Cor 14,1).<br />

Sia vostra guida la Beata Vergine Maria che, nella visita ad Elisabetta,<br />

portò il dono sublime <strong>di</strong> Gesù nell’umiltà del servizio (cfr Lc 1,39-43).<br />

Io vi accompagno con la preghiera e volentieri vi imparto la Bene<strong>di</strong>zione<br />

Apostolica, estendendola a quanti quoti<strong>di</strong>anamente incontrate nelle vostre<br />

molteplici attività. Grazie.<br />

Benedetto XVI<br />

316 Rivista Diocesana n°4 - 2011


Rivista Diocesana n°4 - 2011<br />

cO n f e r e n z a ep i s c O p a l e it a l i a n a<br />

MESSAGGIO PER LA 34ª GIORNATA NAZIONALE<br />

PER LA VITA<br />

“Giovani aperti alla vita”<br />

Domenica 5 febbraio 2012<br />

Atti<br />

La vera giovinezza risiede e fiorisce in chi non si chiude alla vita.<br />

Essa è testimoniata da chi non rifiuta il suo dono – a volte misterioso e delicato<br />

– e da chi si <strong>di</strong>spone a esserne servitore e non padrone in se stesso e negli<br />

altri. Del resto, nel Vangelo, Cristo stesso si presenta come “servo” (cfr Lc<br />

22,27), secondo la profezia dell’Antico Testamento. Chi vuol farsi padrone<br />

della vita invecchia il mondo.<br />

Educare i giovani a cercare la vera giovinezza, a compierne i desideri,<br />

i sogni, le esigenze in modo profondo, è una sfida oggi centrale. Se non<br />

si educano i giovani al senso e dunque al rispetto e alla valorizzazione della<br />

vita, si finisce per impoverire l’esistenza <strong>di</strong> tutti, si espone alla deriva la convivenza<br />

sociale e si facilita l’emarginazione <strong>di</strong> chi fa più fatica.<br />

L’aborto e l’eutanasia sono le conseguenze estreme e tremende <strong>di</strong><br />

una mentalità che, svilendo la vita, finisce per farli apparire come il male<br />

minore: in realtà, la vita è un bene non negoziabile, perché qualsiasi compromesso<br />

apre la strada alla prevaricazione su chi è debole e in<strong>di</strong>feso.<br />

In questi anni non solo gli in<strong>di</strong>ci demografici ma anche ripetute<br />

drammatiche notizie sul rifiuto <strong>di</strong> vivere da parte <strong>di</strong> tanti ragazzi hanno<br />

angustiato l’animo <strong>di</strong> quanti provano rispetto e ammirazione per il dono<br />

dell’esistenza.<br />

Sono molte le situazioni e i problemi sociali a causa dei quali questo<br />

dono è vilipeso, avvilito, caricato <strong>di</strong> fardelli spesso duri da sopportare. Educare<br />

i giovani alla vita significa offrire esempi, testimonianze e cultura che<br />

<strong>di</strong>ano sostegno al desiderio <strong>di</strong> impegno che in tanti <strong>di</strong> loro si accende appena<br />

trovano adulti <strong>di</strong>sposti a con<strong>di</strong>viderlo.<br />

Per educare i giovani alla vita occorrono adulti contenti del dono<br />

dell’esistenza, nei quali non prevalga il cinismo, il calcolo o la ricerca del<br />

potere, della carriera o del <strong>di</strong>vertimento fine a se stesso.<br />

I giovani <strong>di</strong> oggi sono spesso in balia <strong>di</strong> strumenti – creati e manovrati<br />

da adulti e fonte <strong>di</strong> lauti guadagni – che tendono a soffocare l’impegno<br />

nella realtà e la de<strong>di</strong>zione all’esistenza. Eppure quegli stessi strumenti possono<br />

essere usati proficuamente per testimoniare una cultura della vita.<br />

Molti giovani, in ogni genere <strong>di</strong> situazione umana e sociale, non<br />

aspettano altro che un adulto carico <strong>di</strong> simpatia per la vita che proponga loro<br />

317<br />

c.e.i.


cO n f e r e n z a ep i s c O p a l e it a l i a n a<br />

Atti<br />

senza facili moralismi e senza ipocrisie una strada per sperimentare l’affascinante<br />

avventura della vita.<br />

È una chiamata che la Chiesa sente da sempre e da cui oggi si lascia<br />

con forza interpellare e guidare. Per questo, la rilancia a tutti – adulti, istituzioni<br />

e corpi sociali –, perché chi ama la vita avverta la propria responsabilità<br />

verso il futuro. Molte e ammirevoli sono le iniziative in <strong>di</strong>fesa della vita,<br />

promosse da singoli, associazioni e movimenti.<br />

È un servizio spesso silenzioso e <strong>di</strong>screto, che però può ottenere risultati<br />

pro<strong>di</strong>giosi. È un esempio dell’Italia migliore, pronta ad aiutare chiunque<br />

versa in <strong>di</strong>fficoltà. Gli anni recenti, segnati dalla crisi economica, hanno<br />

evidenziato come sia illusoria e fragile l’idea <strong>di</strong> un progresso illimitato e a<br />

basso costo, specialmente nei campi in cui entra più in gioco il valore della<br />

persona.<br />

Ci sono curve della storia che incutono in tutti, ma soprattutto nei<br />

più giovani, un senso <strong>di</strong> inquietu<strong>di</strong>ne e <strong>di</strong> smarrimento. Chi ama la vita non<br />

nega le <strong>di</strong>fficoltà: si impegna, piuttosto, a educare i giovani a scoprire che<br />

cosa rende più aperti al manifestarsi del suo senso, a quella trascendenza a<br />

cui tutti anelano, magari a tentoni. Nasce così un atteggiamento <strong>di</strong> servizio<br />

e <strong>di</strong> de<strong>di</strong>zione alla vita degli altri che non può non commuovere e stimolare<br />

anche gli adulti.<br />

La vera giovinezza si misura nella accoglienza al dono della vita, in<br />

qualunque modo essa si presenti con il sigillo misterioso <strong>di</strong> Dio.<br />

Roma, 4 novembre 2011<br />

Memoria <strong>di</strong> <strong>San</strong> Carlo Borromeo<br />

CONSIGLIO EPISCOPALE PERMANENTE<br />

318 Rivista Diocesana n°4 - 2011


Rivista Diocesana n°4 - 2011<br />

cO n f e r e n z a ep i s c O p a l e it a l i a n a<br />

MESSAGGIO DELLA PRESIDENZA DELLA CONFERENZA<br />

EPISCOPALE ITALIANA IN VISTA DELLA SCELTA DI<br />

AVVALERSI DELL’INSEGNAMENTO DELLA RELIGIONE<br />

CATTOLICA NELL’ANNO SCOLASTICO 2012-2013<br />

Atti<br />

Cari studenti e genitori,<br />

nelle prossime settimane sarete chiamati a esprimervi sulla scelta <strong>di</strong><br />

avvalervi dell’insegnamento della religione cattolica.<br />

Si tratta <strong>di</strong> un appuntamento <strong>di</strong> grande responsabilità perché consente,<br />

a voi studenti, <strong>di</strong> riflettere sulla vali<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> tale proposta e <strong>di</strong> decidere<br />

personalmente se farne risorsa per la vostra formazione e, a voi genitori, <strong>di</strong><br />

ponderare le possibilità educative offerte ai vostri figli.<br />

Vogliamo <strong>di</strong>rvi che vi siamo vicini, con<strong>di</strong>vi<strong>di</strong>amo i dubbi e le speranze<br />

che abitano il vostro cuore <strong>di</strong> fronte alle ricadute che le contrad<strong>di</strong>zioni<br />

del momento presente e le incertezze del futuro hanno sulla scuola; partecipiamo<br />

al vostro anelito <strong>di</strong> verità e <strong>di</strong> sicurezza, impegnati, insieme a tutte<br />

le persone <strong>di</strong> buona volontà, in particolare me<strong>di</strong>ante lo strumento dell’insegnamento<br />

della religione cattolica, a fare della scuola uno spazio educativo<br />

autentico per le nuove generazioni, un luogo <strong>di</strong> formazione alla pacifica convivenza<br />

tra i popoli e <strong>di</strong> confronto rispettoso, sotto la guida <strong>di</strong> veri maestri e<br />

<strong>di</strong> convinti educatori.<br />

La Chiesa è dalla vostra parte, si fa carico <strong>di</strong> ogni vostra fatica, vuole<br />

offrirvi il supporto della sua bimillenaria esperienza a servizio dell’uomo<br />

e delle sue più profonde aspirazioni, vuole aiutare voi studenti, attraverso<br />

l’opera <strong>di</strong> insegnanti professionalmente competenti e spiritualmente motivati,<br />

a leggere e interpretare la cultura letteraria, artistica e storica in cui siete<br />

nati e cresciuti, o dove siete approdati in seguito a scelte <strong>di</strong> vita o a eso<strong>di</strong><br />

forzati.<br />

L’insegnamento della religione cattolica è una <strong>di</strong>sciplina che tiene<br />

viva la ricerca <strong>di</strong> Dio, aiuta a trovare risposte <strong>di</strong> senso ai “perché” della vita,<br />

educa a una condotta ispirata ai valori etici e, facendo conoscere il cristianesimo<br />

nella tra<strong>di</strong>zione cattolica, presenta il Vangelo <strong>di</strong> Gesù Cristo in un<br />

confronto sereno e ragionato con le altre religioni. Afferma a questo proposito<br />

Papa Benedetto XVI: «una cultura meramente positivista che rimuovesse<br />

nel campo soggettivo come non scientifica la domanda circa Dio, sarebbe la<br />

capitolazione della ragione, la rinuncia alle sue possibilità più alte e quin<strong>di</strong><br />

un tracollo dell’umanesimo, le cui conseguenze non potrebbero essere che<br />

gravi.<br />

Ciò che ha fondato la cultura dell’Europa, la ricerca <strong>di</strong> Dio e la <strong>di</strong>-<br />

319<br />

c.e.i.


cO n f e r e n z a ep i s c O p a l e it a l i a n a<br />

Atti<br />

sponibilità ad ascoltarLo, rimane anche oggi il fondamento <strong>di</strong> ogni vera cultura»<br />

(Discorso all’Incontro con il mondo della cultura al Collège des Bernan<strong>di</strong>ns,<br />

Parigi 12 settembre 2008).<br />

Nel cuore <strong>di</strong> una formazione istituzionalizzata come quella della<br />

scuola, in continuità con la famiglia e in preparazione alla vita sociale e professionale,<br />

l’insegnamento della religione cattolica è un valore aggiunto a cui<br />

vi invitiamo a guardare con fiducia, qualunque sia il vostro credo e la vostra<br />

estrazione culturale.<br />

In forza delle sue ragioni storiche e della sua valenza educativa,<br />

esso è <strong>di</strong> fatto capace <strong>di</strong> proporsi come significativa risorsa <strong>di</strong> orientamento<br />

per tutti e <strong>di</strong> intercettare il ra<strong>di</strong>cale bisogno <strong>di</strong> apertura a <strong>di</strong>mensioni che<br />

vanno oltre i limiti dell’esperienza puramente materiale.<br />

Cari genitori e docenti, a voi rivolgiamo il caloroso invito a operare<br />

insieme perché non manchi alle giovani generazioni l’opportunità <strong>di</strong> una<br />

proposta inerente la <strong>di</strong>mensione religiosa e <strong>di</strong> una cultura umanistica e sapienziale<br />

che li abiliti ad affrontare le sfide del nostro tempo.<br />

Roma, 15 novembre 2011<br />

LA PRESIDENZA<br />

DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA<br />

320 Rivista Diocesana n°4 - 2011


Rivista Diocesana n°4 - 2011<br />

FESTA DI SAN FRANCESCO D’ASSISI<br />

Bor<strong>di</strong>ghera, 4 ottobre 2011<br />

at t i d e l Ve s c O V O<br />

Omelie<br />

«Ecco chi nella sua vita riparò il tempio e nei suoi giorni fortificò il<br />

santuario» (Sir 50, 1). Nell’ascoltare queste parole del Siracide il nostro pensiero<br />

si è portato subito ad un noto tratto del vita <strong>di</strong> <strong>San</strong> Francesco. Dopo la<br />

conversione e l’incatenamento da parte del padre, Francesco è ricevuto dal<br />

Vescovo della città <strong>di</strong> Assisi e lì, abbandonando i suoi vestiti, per or<strong>di</strong>ne dello<br />

stesso vescovo, fu rivestito del povero saio, dando così inizio al più grande<br />

Or<strong>di</strong>ne della Chiesa, quello dei Francescani.<br />

Nella “Leggenda Maggiore” <strong>di</strong> <strong>San</strong> Bonaventura, leggiamo: Il servo<br />

dell’Altissimo, in questa sua nuova esperienza, non aveva altra guida, se non Cristo;<br />

perciò Cristo, nella sua clemenza, volle nuovamente visitarlo con la dolcezza della<br />

sua grazia.<br />

Un giorno era uscito nella campagna per me<strong>di</strong>tare. Trovandosi a passare<br />

vicino alla chiesa <strong>di</strong> <strong>San</strong> Damiano, che minacciava rovina, vecchia com’era, spinto<br />

dall’impulso dello Spirito <strong>San</strong>to, vi entrò per pregare. Pregando inginocchiato<br />

davanti all’immagine del Crocifisso, si senti invadere da una grande consolazione<br />

spirituale e, mentre fissava gli occhi pieni <strong>di</strong> lacrime nella croce del Signore, udì<br />

con gli orecchi del corpo una voce scendere verso <strong>di</strong> lui dalla croce e <strong>di</strong>rgli per tre<br />

volte: «Francesco, va e ripara la mia chiesa che, come ve<strong>di</strong>, è tutta in rovina! » (FF<br />

1038).<br />

Scritta la Regola, Francesco, con un gruppo <strong>di</strong> frati, parte per Roma<br />

per farsela approvare da Innocenzo III. Le redazioni della Vita <strong>di</strong> S. Francesco<br />

riferiscono che non gli fu facile essere ammesso davanti al Papa. Preso,<br />

infatti, come era, per un pezzente, fu allontanato. Si rifugiò allora presso<br />

il l’Ospedale che sorge vicino al Laterano in attesa della grazia. Le intense<br />

preghiere <strong>di</strong> Francesco e dei frati ottennero che il Papa lo facesse ricercare e<br />

fosse, pertanto, ricevuto in u<strong>di</strong>enza.<br />

Ripren<strong>di</strong>amo il racconto dalla Vita seconda <strong>di</strong> Tommaso da Celano:<br />

Il Papa ascoltò con meraviglia … riconobbe senza incertezze che Cristo aveva parlato<br />

in quell’uomo. Si ricordò <strong>di</strong> un sogno fatto pochi giorni prima e, illuminato dallo<br />

Spirito <strong>San</strong>to, affermò che si sarebbe realizzato proprio in lui. Aveva sognato infatti<br />

che la Basilica del Laterano stava per crollare e che un religioso, piccolo e spregevole,<br />

la puntellava con le sue spalle, perché non cadesse. «Ecco, pensò: questi è colui che<br />

con l’azione e la parola sosterrà la Chiesa <strong>di</strong> Cristo».<br />

È questo il motivo, per cui il signor Papa assecondò con tanta facilità la sua<br />

domanda … Esaudì subito le richieste, e promise amabilmente che avrebbe aggiunto<br />

più importanti concessioni.<br />

321<br />

Ve s c O V O


at t i d e l Ve s c O V O<br />

Omelie<br />

Francesco, allora, usando della facoltà concessagli, cominciò a spargere<br />

semi <strong>di</strong> virtù, pre<strong>di</strong>cando con maggior fervore tutt’attorno, per città e villaggi (FF<br />

603).<br />

Di <strong>San</strong> Francesco si parla molto della sua scelta ra<strong>di</strong>cale della povertà,<br />

dell’amore per il creato, delle stigmate ricevute; meno dell’amore che egli<br />

ebbe per la Chiesa. Eppure l’ha amata con la stessa intensità con cui amava<br />

Gesù Cristo. Noi l’amiamo poco. Gli ostili alla Chiesa, quando ne parlano,<br />

è per denigrarla nel Papa, nei Vescovi, nei sacerdoti. A scadenze regolari, i<br />

pochi cattivi esempi – che purtroppo ci sono – riempiono le pagine dei giornali<br />

e dei telegiornali, come se tutti gli uomini <strong>di</strong> Chiesa fossero come quei<br />

miserabili che, comunque, nella punizione, vanno pure aiutati a ravvedersi.<br />

Contro un certo neopuritanesimo emergente, <strong>di</strong> facciata, mi piace<br />

ricordare quanto don Primo Mazzolari, <strong>di</strong>sse durante una Missione pre<strong>di</strong>cata<br />

nella <strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> Ivrea: «Qui (nella Chiesa), i fratelli non si vogliono bene,<br />

qui si traffica, qui c’è un mondo <strong>di</strong> temporalismo spaventoso, qui ci sono delle manifestazioni<br />

insopportabili; avete ragione! E vado fuori. Che cosa trovo fuori? Trovo<br />

degli uomini, perché c’è la casa dell’uomo e c’è la casa del Padre. Io non voglio fare<br />

un’antitesi, però vorrei <strong>di</strong>rvi che cosa trovate fuori. Credete che gli uomini siano<br />

<strong>di</strong>versi perché non s’inginocchiano? Credete che gli uomini siano migliori perché<br />

non guardano mai in alto? Credete che gli uomini siano più generosi perché si sono<br />

buttati <strong>di</strong>etro le spalle il comandamento dell’amore, che i cristiani non sanno neanche<br />

toccare con un <strong>di</strong>to? Credete che là ci sia quello che voi cercate? Credete <strong>di</strong> poter<br />

stringere delle mani senza sentire qualche cosa <strong>di</strong> viscido come la mano <strong>di</strong> Giuda?<br />

Senza negare le debolezze umane, don Primo Mazzolari, concludeva:<br />

Tanto dentro come fuori, è la stessa povera umanità, con una <strong>di</strong>fferenza:<br />

che qui almeno c’è qualche cosa che ci condanna quando io non sono buono;<br />

c’è una parola <strong>di</strong> Cristo che mi inchioda. Perché, in fondo, importa essere<br />

buoni, siamo d’accordo; ma quello che più importa è che ci sia qualche cosa<br />

che prenda la nostra povertà e la metta <strong>di</strong> fronte a un riflesso <strong>di</strong> luce che<br />

m’impe<strong>di</strong>sce <strong>di</strong> poter essere contento, <strong>di</strong> essere un Barabba, <strong>di</strong> essere un malvagio,<br />

<strong>di</strong> essere un tra<strong>di</strong>tore».<br />

Ma veniamo a <strong>San</strong> Francesco. Come era innamorato <strong>di</strong> Gesù Cristo<br />

e <strong>di</strong> Madonna Povertà, così amò intensamente la Chiesa. La considerava<br />

“Madre santa, cattolica, apostolica, romana” e chiedeva ai suoi frati massima<br />

riverenza ed obbe<strong>di</strong>enza verso <strong>di</strong> lei.<br />

Senza dubbio, il Signore <strong>di</strong>ede a Francesco e al suo Or<strong>di</strong>ne una grande<br />

missione: far rivivere la Chiesa apostolica e primitiva. A colloquio con il<br />

Gregorio IX, ancora car<strong>di</strong>nale, Francesco <strong>di</strong>sse al futuro Papa: «Se volete che<br />

portino frutto nella Chiesa, manteneteli e conservateli nello stato della loro vocazio-<br />

322 Rivista Diocesana n°4 - 2011


Rivista Diocesana n°4 - 2011<br />

at t i d e l Ve s c O V O<br />

Omelie<br />

ne, e riportateli in basso anche contro la loro volontà» (FF 732).<br />

Nonostante che ai suoi tempi la Chiesa non brillasse per l’osservanza<br />

delle virtù evangeliche, Francesco «insegnò ai suoi frati – come leggiamo<br />

nel Vita scritta da <strong>San</strong> Bonaventura – ad onorare con particolare venerazione<br />

i sacerdoti, come pure a credere fermamente e a confessare schiettamente<br />

la verità della fede, così come la tiene a la insegna la santa Chiesa romana»<br />

(FF1069).<br />

Oggi, come sempre dobbiamo amare la nostra Chiesa nella quale<br />

siamo stata battezzarti. È santa perché Gesù Cristo che l’ha fondata è il “tre<br />

volte <strong>San</strong>to”. Va amata perché Gesù, il primo, l’ha amata sacrificando se<br />

stesso per lei affinché – come si legge nella lettera <strong>di</strong> <strong>San</strong> Paolo agli Efesini<br />

– potesse essere «santa, tutta gloriosa, senza macchia né ruga, immacolata».<br />

L’apostolo esorta i cristiani a fare come Gesù. E soggiunge che come nessuno<br />

o<strong>di</strong>a la propria carne, anche se inferma e ammalata, anzi la nutre e la cura,<br />

così «anche Cristo fa con la Chiesa poiché membra del suo corpo» (Ef 5, 30).<br />

Se la Chiesa è come una casa <strong>di</strong> famiglia, dobbiamo sinceramente<br />

<strong>di</strong>re che anche qui c’è un po’ <strong>di</strong> tutto.... Tuttavia, in mezzo al nostro <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ne,<br />

c’è la presenza <strong>di</strong> un Padre che sempre ci aspetta, ci corregge e ci perdona!<br />

Con tutto questo dobbiamo fare tesoro <strong>di</strong> quanto Benedetto XVI ha<br />

detto <strong>di</strong> recente ai cattolici impegnati della sua Patria: «Per corrispondere al<br />

suo vero compito la Chiesa deve sempre <strong>di</strong> nuovo fare lo sforzo <strong>di</strong> <strong>di</strong>staccarsi dalla<br />

mondanità del mondo…. Liberata dal suo fardello materiale e politico, la Chiesa può<br />

de<strong>di</strong>carsi meglio e in modo veramente cristiano al mondo intero, può essere veramente<br />

aperta al mondo». In tal modo, per il Papa, il compito missionario «si rende<br />

visibile in modo più chiaro. La Chiesa si apre al mondo, non per ottenere l’adesione<br />

degli uomini per un’istituzione con le proprie pretese <strong>di</strong> potere, bensì per farli rientrare<br />

in se stessi e così condurli» a Dio. Non si tratta allora «<strong>di</strong> trovare una nuova<br />

tattica per rilanciare la Chiesa», quanto piuttosto <strong>di</strong> «deporre tutto ciò che è soltanto<br />

tattica e <strong>di</strong> cercare la piena sincerità, che non trascura né reprime alcunché della<br />

verità del nostro oggi, ma realizza la fede pienamente nell’oggi vivendola, appunto,<br />

totalmente» (Benedetto XVI, Discorso ai cattolici impegnati nella chiesa e nella<br />

società, Konzerthaus <strong>di</strong> Freiburg im Breisgau, 25 settembre 2011).<br />

Fin qui Benedetto XVI. In altre parole, si può <strong>di</strong>re che nessuna riforma<br />

nella Chiesa può avvenire senza la carità interiore dei suoi membri, <strong>di</strong><br />

quella carità <strong>di</strong> cui parla <strong>San</strong> Paolo nella sua Prima lettera ai Corinzi, carità<br />

che è il frutto dello Spirito <strong>San</strong>to il quale, rinnovando i cuori, rinnova la faccia<br />

della terra.<br />

323<br />

Ve s c O V O


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Omelie<br />

SOLENNITÀ DI SAN ROMOLO<br />

<strong>San</strong>remo, Concattedrale <strong>di</strong> <strong>San</strong> Siro, 13 ottobre 2011<br />

“Mortuus adhuc loquitur”, con questa locuzione latina si vuol <strong>di</strong>re<br />

che i morti continuano a parlare. A più forte ragione lo possiamo affermare<br />

dei <strong>San</strong>ti, specie se questi sono stati proclamati patroni <strong>di</strong> una parrocchia o<br />

<strong>di</strong> una città.<br />

<strong>San</strong> Romolo, definito “Defensor civitatis”, non ha certamente smesso,<br />

nel corso dei secoli, la sua funzione verso tutti i componenti <strong>di</strong> questa comunità.<br />

Sottolineo “tutti” in quanto, col termine “civitatis” non s’intendono<br />

soltanto i credenti ma la totalità degli abitanti, quin<strong>di</strong> anche gli atei, i non<br />

praticanti, i citta<strong>di</strong>ni e i pubblici amministratori.<br />

Ci sarebbe da rallegrarsi molto, se la protezione del <strong>San</strong>to dovesse<br />

limitarsi a tener lontano da questa “città” le catastrofi naturali o le pestilenze<br />

incontrollabili: sarebbe comodo per tutti. Ma non è così. La protezione avviene,<br />

soprattutto nel richiamarci la parola <strong>di</strong> Dio che oggi risuona attraverso i<br />

versetti del salmo 126 che recita: Se il Signore non costruisce la casa, invano si<br />

affaticano i costruttori. Se il Signore non vigila sulla città, invano veglia la sentinella.<br />

Invano vi alzate <strong>di</strong> buon mattino e tar<strong>di</strong> andate a riposare (vv. 1-2).<br />

In poche righe, per ben tre volte, ritorna la parola “invano”, come<br />

a riba<strong>di</strong>re che ogni fatica umana, senza l’aiuto <strong>di</strong> Dio, risulta essere sterile,<br />

inutile. Il Salmista non intende il concorso <strong>di</strong> Dio “or<strong>di</strong>nario”, ossia quello<br />

richiesto perché ogni creatura possa sussistere, ma quello “speciale” che permette<br />

agli uomini <strong>di</strong> costruire bene la propria città, perché dalla “Città degli<br />

uomini”, si possa passare alla “Città <strong>di</strong> Dio”, per citare <strong>San</strong>t’Agostino. Gesù,<br />

infatti, proclama l’incapacità ra<strong>di</strong>cale dell’uomo <strong>di</strong> costruire se stesso al <strong>di</strong><br />

fuori della legge <strong>di</strong>vina. Per questo afferma: «Senza <strong>di</strong> me non potete fare<br />

nulla» (Gv 15,5). Sono parole che potrebbero far sorridere il miscredente, o<br />

l’ateo, il presuntuoso, il sicuro <strong>di</strong> se stesso. Ma non sono i sorrisi sarcastici <strong>di</strong><br />

costoro a mo<strong>di</strong>ficare la realtà dei fatti: basta osservare con occhio critico la<br />

società, il suo modo <strong>di</strong> vivere, quello che succede, ciò che si vede e si legge.<br />

La trage<strong>di</strong>a sta nel fatto che queste parole <strong>di</strong> Gesù sono profondamente vere:<br />

la città degli uomini è sempre più fragile e inconsistente a mano a mano che<br />

si estromette Dio dal cuore dell’uomo e dalla società.<br />

È comune, specie in bocca agli amministratori e ai politici, questa<br />

espressione: «Costruire la città dell’uomo a misura d’uomo». L’affermazione<br />

pone qualche interrogativo. Innanzitutto la parola “uomo” è in<strong>di</strong>stinta e<br />

generica, in quanto molti problemi delle nostre città – la nostra non esclusa<br />

– hanno proprio a che fare con questa genericità. Mi domando infatti: <strong>di</strong><br />

324 Rivista Diocesana n°4 - 2011


Rivista Diocesana n°4 - 2011<br />

at t i d e l Ve s c O V O<br />

Omelie<br />

quale uomo si tratta? Quale uomo si vuole in<strong>di</strong>care? Dell’uomo eccelso, del<br />

grande stu<strong>di</strong>oso, del grande musicista, del grande scienziato, del benestante,<br />

oppure dell’uomo come un “io”: il mio punto <strong>di</strong> vista, la mia oggettività, le<br />

mie esigenze? Ed ancora mi domando: con la parola “uomo” si vuole intendere<br />

quell’essere destinato a formare il genere umano e che abbraccia tutte le<br />

sfide, o altro <strong>di</strong> indefinito?<br />

Senza dubbio, l’espressione «Costruire la città dell’uomo a misura<br />

d’uomo» deve qualcosa ad una famosa massima del filosofo Kant il quale<br />

affermava: «Occorre trattare l’uomo sempre come fine e mai come mezzo».<br />

È uno dei tre imperativi categorici della “Ragion pratica”. Ma tutto questo è<br />

sufficiente? È capace <strong>di</strong> creare una società perfetta? Come la mettiamo con<br />

gli effetti collaterali <strong>di</strong> questo principio, come le guerre combattute e le bombe<br />

lanciate che avevano come fine, così si <strong>di</strong>ce, la pace? Quale ironia! C’è un<br />

ultimo problema nel considerare l’uomo come “fine”, quello che apre alla<br />

costruzione <strong>di</strong> un essere inteso come un alcunché “prodotto e confezionato”.<br />

C’è già, è l’uomo in provetta!<br />

Le gran<strong>di</strong> trasformazioni sociali del nostro tempo hanno fatto sì che<br />

le tensioni, fino a pochi anni fa limitate ai posti <strong>di</strong> lavoro, ora siano sulle<br />

piazze delle nostre città. La civitas (da cui deriva la bella parola “civiltà”), da<br />

luogo d’incontro – i sanremaschi si ricordano <strong>di</strong> come si vivesse non tanto<br />

tempo fa – oggi è <strong>di</strong>ventata anche luogo <strong>di</strong> scontro, <strong>di</strong> conflitto, della paura<br />

reciproca, <strong>di</strong> insicurezza, della presenza dello straniero, dei centri storici<br />

come rifugi <strong>di</strong> fortuna. Questo è certamente un dramma esistenziale ed una<br />

questione che va affrontata soltanto in termini umani.<br />

Sarebbe certamente assurdo il pensare che siamo tutti senza ra<strong>di</strong>ci e<br />

senza una casa. Se così fosse, questo porterebbe al qualunquismo e alla violenza.<br />

Ma attenti: l’erosione in atto del patrimonio culturale, proprio <strong>di</strong> un<br />

territorio, operato nel nome <strong>di</strong> una libertà sconsiderata, <strong>di</strong> un’in<strong>di</strong>vidualità<br />

sempre più accentuata, fa sì che, transitando nelle nostre città, non si riesca<br />

più a capire chi sia la persona che abbiamo davanti, che cosa pensi, come si<br />

comporterà. È <strong>di</strong>fficile ridare il volto <strong>di</strong> un’identità storica, culturale, capace<br />

<strong>di</strong> relazioni profonde e vere, quando le regole sono sfilacciate. Non vi stupisca<br />

se vi <strong>di</strong>co che la mia prima impressione avuta nell’arrivare a <strong>San</strong>remo fu<br />

quella che provai circolando a pie<strong>di</strong> per le strade <strong>di</strong> New-York.<br />

Che cosa possiamo fare? La soluzione non è nel costruire piccole<br />

nicchie con persone con cui c’è sintonia. Non sta nel costruire mon<strong>di</strong> separati,<br />

isole o isolati <strong>di</strong>versi uno dall’altro, da un lato ghetti per i miserabili,<br />

dall’altro “cittadelle universitarie” o enclaves per benestanti: nel caso sarebbero<br />

tutti pezzi <strong>di</strong> mondo dove le persone non si potrebbero più incontrare,<br />

325<br />

Ve s c O V O


at t i d e l Ve s c O V O<br />

Omelie<br />

perché ognuno sarebbe sulla propria strada, ognuno sul proprio motorino<br />

sfrecciante e noncurante degli altri, isolati tutti, anche se si camminasse uno<br />

<strong>di</strong> fianco all’altro. Ho messo un con<strong>di</strong>zionale sapendo, tuttavia, che questa<br />

<strong>di</strong>namica è molto forte e presente nella società contemporanea, ed è tale da<br />

favorire la fuga verso l’alto degli uni, i più fortunati, quelli che eccellono,<br />

mentre gli altri sprofondano sempre più nella marginalità e nell’irrilevanza.<br />

Il vero problema è dunque conoscere quanto sia profonda questa<br />

tendenza, quanto noi l’assecon<strong>di</strong>amo, quanto la contrastiamo, come pensiamo<br />

debba essere una città, intesa come capacità <strong>di</strong> stare insieme tra <strong>di</strong>versi.<br />

Non è un cammino facile per nessuno, ma è lo sforzo che tutti dobbiamo fare<br />

per evitare che la nostra città non <strong>di</strong>venti un contenitore <strong>di</strong> mon<strong>di</strong> chiusi in<br />

se stessi, sempre a rischio per ogni genere <strong>di</strong> vita deviante, tanto per le fasce<br />

più abbienti, quanto per quelle più povere e <strong>di</strong>sagiate.<br />

La cosiddetta «Città a misura d’uomo», lascia allora perplessi fintantoché<br />

non si risponda alla domanda: Chi è l’uomo? Arriviamo allora al<br />

nostro punto <strong>di</strong> partenza. Noi <strong>di</strong>ciamo che l’uomo è una creatura <strong>di</strong> Dio.<br />

La negazione <strong>di</strong> questa originaria costituzione <strong>di</strong>strugge le basi <strong>di</strong> qualsiasi<br />

società umana. Ma è quanto lentamente si sta operando, avendo tolto Dio<br />

dall’orizzonte dell’uomo. Quando si afferma che “fine <strong>di</strong> tutte le istituzioni<br />

sociali è e deve essere la persona umana” (GS, 25) per “persona umana” deve<br />

intendersi quell’essere creato a immagine e somiglianza <strong>di</strong> Dio, quell’uomo<br />

che percepisce i segni della propria anima spirituale, con la sua apertura alla<br />

verità e alla bellezza, con il suo senso del bene morale, con la sua libertà e la<br />

voce della coscienza, con la sua aspirazione all’infinito e alla felicità. Tuttavia,<br />

con tutto questo, rimane quella creatura fragile e incompleta che ha bisogno<br />

<strong>di</strong> salvezza perché, senza l’aiuto della grazia portata da Gesù Cristo, gli<br />

uomini, come affermava il Beato Giovanni Paolo II nella Centesimus annus,<br />

non saprebbero «scorgere il sentiero spesso angusto tra la viltà che cede al<br />

male e la violenza che, illudendosi <strong>di</strong> combatterlo, lo aggrava» (CA, 25). In<br />

Gesù Cristo, l’ “Uomo nuovo”, la persona umana, come pure tutta la creazione,<br />

trovano il loro ultimo compimento. Che <strong>San</strong> Romolo, il “Defensor civitatis”,<br />

aiuti tutti a scoprire che solo nella partecipazione all’amore infinito <strong>di</strong><br />

Dio scaturisce il vero e duraturo amore vicendevole, l’autentico fine storico e<br />

trascendente dell’umanità. Il nostro <strong>San</strong>to <strong>di</strong>a a tutti la forza <strong>di</strong> percorrere la<br />

strada giusta; aiuti e protegga, in modo particolare, coloro che sono chiamati<br />

alla grande responsabilità <strong>di</strong> amministrare questa città, affinché, con l’impegno<br />

e la collaborazione fattiva <strong>di</strong> tutti, la nostra <strong>San</strong>remo non venga meno<br />

alla sua vocazione <strong>di</strong> essere una “città dell’uomo a misura d’uomo”.<br />

326 Rivista Diocesana n°4 - 2011


OMELIA NELLA MEMORIA LITURGICA<br />

DEL BEATO GIOVANNI PAOLO II<br />

<strong>San</strong>remo, Concattedrale, 21 ottobre 2011<br />

Cantate inni al Signore, o suoi fedeli,<br />

della sua santità celebrate il ricordo…<br />

Alla sera ospite è il pianto<br />

e al mattino la gioia.<br />

Rivista Diocesana n°4 - 2011<br />

at t i d e l Ve s c O V O<br />

Omelie<br />

Così recita il salmo 30, un canto <strong>di</strong> ringraziamento al Signore per<br />

tutti i benefici accordati al suo popolo, dopo uno scampato pericolo mortale.<br />

Lo facciamo nostro, oggi, nel celebrare per la prima volta la memoria liturgica<br />

in onore del Beato Giovanni Paolo II. Questa sera siamo pieni <strong>di</strong> gratitu<strong>di</strong>ne<br />

e <strong>di</strong> gioia nel celebrare la santità riflessa nel suo Servo, il Beato Giovanni<br />

Paolo, nostro amatissimo e in<strong>di</strong>menticabile Papa.<br />

Lo abbiamo intensamente pianto la sera del trapasso avvenuto il<br />

2 aprile 2005, vigilia della domenica della Divina Misericor<strong>di</strong>a; lo abbiamo<br />

ricordato, con profonda emozione, in questa basilica traboccante <strong>di</strong> folla il 12<br />

e il 13 ottobre dello scorso anno, nei due giorni trascorsi in mezzo a noi dal<br />

Card. Stanislao Dziwisz, per oltre quarant’anni suo segretario personale. La<br />

nostra gioia fu particolarmente intensa il 1° maggio <strong>di</strong> quest’anno per la sua<br />

beatificazione e, come comunità <strong>di</strong>ocesana, ne abbiamo solennemente ringraziato<br />

il Signore il 6 maggio scorso. Questa sera, alla vigilia del 22 ottobre,<br />

giorno fissato dal calendario per la Memoria liturgica, il tripu<strong>di</strong>o abbraccia<br />

in sommo grado davvero tutti coloro che lo hanno amato in terra e ora, in<br />

cielo, si affidano alla sua certa intercessione. Più che mai siamo sicuri che il<br />

nostro Papa, dalla casa del Padre, non soltanto ci vede e ci bene<strong>di</strong>ce, ma anche<br />

ci protegge e intercede per noi.<br />

Abbiamo ascoltato nella prima lettura il passo del profeta Isaia:<br />

Come sono belli sui monti i pie<strong>di</strong> del messaggero che annuncia la pace, del messaggero<br />

<strong>di</strong> buone notizie che annuncia la salvezza, che <strong>di</strong>ce a Sion: “regna il tuo Dio”.<br />

Una voce! Le tue sentinelle alzano la voce, insieme esultano, poiché vedono con gli<br />

occhi il ritorno del Signore. Sono parole <strong>di</strong> gioia per una speranza realizzata. Il<br />

messaggero che porta la consolazione mostra il sua braccio santo. La buona<br />

notizia rimbalza <strong>di</strong> monte in monte; le sentinelle rispondono, le rovine delle<br />

città sono invitate ad unirsi al coro ed il messaggio raggiunge tutto il mondo.<br />

Queste parole del Profeta sono commoventi e quanto mai appropriate<br />

per la festa del Beato Giovanni Paolo II che ha girato il mondo, por-<br />

327<br />

Ve s c O V O


at t i d e l Ve s c O V O<br />

Omelie<br />

tando e testimoniando ovunque la vera liberazione dell’uomo ed invitando<br />

a non aver paura <strong>di</strong> spalancare le porte a Cristo.<br />

Noi questa sera non siamo qui per ripercorrere i tratti salienti del<br />

lungo pontificato che conosciamo e <strong>di</strong> cui si è parlato molto. Siamo qui per<br />

conoscere ed imitare qualche tratto saliente della sua santità ed invocare la<br />

sua protezione.<br />

Le parole <strong>di</strong> Isaia, or ora ascoltate, mi hanno richiamato un breve<br />

<strong>di</strong>alogo avuto con il Papa alla vigilia <strong>di</strong> una complessa impresa alpinistica:<br />

lo si voleva portare proprio sulla vetta del Monte Bianco, un progetto tenuto<br />

fino ad allora riservatissimo a tutti, <strong>San</strong>to Padre compreso. Messo al corrente<br />

del progetto, il Papa non solo ne rimase positivamente stupito, ma rispose:<br />

Che <strong>di</strong>rà la gente: il Papa in elicottero sul Monte Bianco? È a pie<strong>di</strong> che si deve andare!.<br />

Ha ragione, <strong>San</strong>tità – gli risposi – , ma questo non è possibile! La gente, alla<br />

notizia, <strong>di</strong>rà con gioia: Beati pedes evangelizantium pacem, evangelizantium bona!<br />

(Is 52,7). Al richiamo della citazione il Papa sorrise e attese, sognando, il momento<br />

<strong>di</strong> poter “guardare le cose dall’alto”, come si era espresso molti anni<br />

prima, ammirando la superba cerchia delle nostre Alpi.<br />

Tutti sappiamo quanto egli fosse attratto dalle ascensioni alpine<br />

ma, come già altre volte ebbi a <strong>di</strong>re, per lui non erano delle “passeggiate”<br />

nel senso comune della parola, quanto una rappresentazione simbolica delle<br />

ascensioni spirituali a cui si sentiva attratto sin dai suoi primi anni <strong>di</strong> vita.<br />

Diventato Sacerdote e Papa sempre parlò della santità e la ad<strong>di</strong>tò come la<br />

“misura alta” della vita cristiana or<strong>di</strong>naria, come “prospettiva” del cammino<br />

pastorale, con l’unico obiettivo: portare tutti alla pienezza della vita cristiana<br />

(cfr. NMI, 30-31).<br />

Se non è possibile imitarlo come Papa, senza dubbio possiamo seguire<br />

il luminoso esempio della sua umanità, ricca <strong>di</strong> ogni bella virtù umana<br />

e cristiana. Questo è possibile, considerando che come lui, tutti siamo chiamati<br />

alla santità, soprattutto attraverso una vita <strong>di</strong> preghiera, nell’esercizio<br />

della carità, nell’offerta a Dio <strong>di</strong> ogni sofferenza e <strong>di</strong> ogni sacrificio.<br />

In quanto Papa, e Papa “beato”, potremmo domandarci che cosa <strong>di</strong><br />

nuovo il suo pontificato abbia portato alla Chiesa. Le risposte sarebbero numerose<br />

e non tutte scontate; potrebbero essere superficiali qualora si vedesse<br />

in lui soltanto l’uomo dei <strong>di</strong>ritti umani, dei gran<strong>di</strong> perdoni, colui che ha abbattuto<br />

i muri delle <strong>di</strong>sumane <strong>di</strong>ttature. Vi è ben altro! Basterebbe ascoltare<br />

la voce <strong>di</strong> tutti coloro che hanno deposto al processo <strong>di</strong> beatificazione ed<br />

hanno evidenziato il modo eroico con cui praticò tutte le virtù cristiane, da<br />

quelle teologali come la fede, la speranza, la carità, alle altre come la prudenza,<br />

la giustizia, la fortezza, la temperanza, la povertà, la castità, l’obbe<strong>di</strong>enza,<br />

328 Rivista Diocesana n°4 - 2011


Rivista Diocesana n°4 - 2011<br />

at t i d e l Ve s c O V O<br />

Omelie<br />

l’umiltà. Non mi è possibile, per ragioni <strong>di</strong> tempo, raccontare nulla <strong>di</strong> tutto<br />

questo. Non mi sottraggo, tuttavia, dal fare una considerazione che ritengo<br />

fondamentale nel suo cammino verso la santità.<br />

Un detto popolare recita così: Dimmi con chi vai e ti <strong>di</strong>rò chi sei. Andando<br />

in profon<strong>di</strong>tà, potremmo interpretare l’adagio col <strong>di</strong>re: Ti identifichi<br />

con colui che frequenti. Per Giovanni Paolo II è stato proprio così: Dio è stato<br />

sempre il suo primo interlocutore. Pertanto, <strong>di</strong> Dio egli non solo ha sempre<br />

parlato, ma lo ha saputo interpretare ed esprimere attraverso la propria vita,<br />

il magistero, gl’incontri, il suo stare tra la gente.<br />

Prima <strong>di</strong> concludere vorrei dunque riprendere quanto già il Card.<br />

Dziwisz, nel suo in<strong>di</strong>menticabile incontro con noi in questa basilica, richiamava<br />

<strong>di</strong> Giovanni Paolo II, ossia l’essere l’uomo <strong>di</strong> un’intensa preghiera. La<br />

ragione è molto semplice: la preghiera è la base della santità e gli esempi<br />

trascinano. Il cammino spirituale del Beato Giovanni Paolo II, la parabola<br />

ascendente del suo percorso <strong>di</strong> fede, è emerso in modo preminente dalla sua<br />

profonda vita <strong>di</strong> preghiera.<br />

Un’autorevole testimonianza del processo <strong>di</strong> Beatificazione affermava:<br />

il Servo <strong>di</strong> Dio manifestava <strong>di</strong> essere sempre alla presenza <strong>di</strong> Dio, la preghiera<br />

veniva naturalmente alla sua bocca, egli cercava in ogni modo la perfezione<br />

spirituale della vita, passava delle ore in preghiera, aveva una grande fiducia nella<br />

misericor<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Dio, un amore pastorale verso tutti, specialmente verso i più bisognosi<br />

della misericor<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Dio. Il suo amore per la persona del Salvatore fu evidente.<br />

Per esempio, sin dall’inizio del Suo Pontificato, io personalmente lo trovavo spesso<br />

prostrato a terra davanti al Tabernacolo, nello stu<strong>di</strong>o privato ed anche quasi ogni<br />

sera durante i suoi viaggi apostolici.<br />

Il Card. Dziwisz ci ricordava quanto pregasse il <strong>San</strong>to Padre. Stava<br />

in pie<strong>di</strong> già alle 5.00 del mattino, andava in cappella. Alle ore 6.00 tornava<br />

nella sua camera e faceva la me<strong>di</strong>tazione, poi ritornava in cappella e celebrava<br />

la <strong>San</strong>ta Messa.<br />

Pur in mezzo ai molteplici impegni del suo ministero – a <strong>di</strong>fferenza<br />

<strong>di</strong> noi – riusciva a trovare sempre spazi e tempi per raccogliersi davanti a<br />

Dio: passava dal lavoro alla preghiera. Un testimone a lui molto vicino afferma:<br />

Si riposava quando cambiava occupazione, quando cominciava ad occuparsi <strong>di</strong><br />

qualcosa d’altro. Aveva il dono straor<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> attingere dalla preghiera la forza per<br />

essere attivo, senza un attimo <strong>di</strong> respiro, per tutto il giorno. Per alcuni versi, la sua<br />

giornata ricordava i ritmi della vita orante <strong>di</strong> un monaco. Sapeva, dunque, pregare<br />

da solo e con coloro che incontrava. È la preghiera che trasforma l’uomo<br />

e costruisce il <strong>San</strong>to.<br />

In questo intimo incontro col Signore, è stata sempre la figura <strong>di</strong><br />

329<br />

Ve s c O V O


at t i d e l Ve s c O V O<br />

Omelie<br />

Maria <strong>San</strong>tissima ad occupare un posto privilegiato. Il Rosario era la sua<br />

preghiera preferita. La sua personale corona, che mi lasciò in dono, è tanto<br />

consunta da non potersi più usare senza danneggiarla. Sulle pagine dei suoi<br />

manoscritti scriveva le parole della preghiera <strong>di</strong> san Luigi Grignion de Montfort:<br />

Totus tuus ego sum et omnia mea Tua sunt. Accipio Te in mea omnia. Praebe<br />

mihi cor Tuum, Maria.<br />

La Beata Vergine fu presente nelle vicende del giovane Karol come<br />

una costante stella <strong>di</strong> riferimento. Ella, <strong>di</strong>rettamente o in<strong>di</strong>rettamente, ha inciso<br />

sulle sue scelte, sul suo stesso modo <strong>di</strong> essere e <strong>di</strong> porsi nei confronti <strong>di</strong><br />

persone ed eventi.<br />

A commento <strong>di</strong> questo grande spirito <strong>di</strong> preghiera, leggo negli Atti<br />

della “Posititio super virtutibus”: Il grande mistero della nostra fede è che partecipiamo<br />

e siamo chiamati a <strong>di</strong>ventare “<strong>di</strong>vini” per grazia, <strong>di</strong>vinizzati, che l’uomo<br />

può <strong>di</strong>ventare <strong>di</strong>o e rimanere uomo perfetto. Tale è il mistero <strong>di</strong> Cristo. Per questo<br />

il Papa, non soltanto scriveva lettere ed encicliche, ma anche preghiere, tutti<br />

autentici capolavori <strong>di</strong> grazia, testimonianze vali<strong>di</strong>ssime della sua santità,<br />

proprio alla maniera dei famosi padri spirituali i quali non osavano proporre<br />

agli altri se non quello che prima avevano vissuto loro stessi.<br />

Cari fedeli. L’esempio del caro beato Giovanni Paolo II ci sproni ad<br />

aver nostalgia della santità; il suo aiuto ci aiuti a realizzarla ogni giorno per<br />

intercessione <strong>di</strong> Maria a cui il Beato legò tutta la vita e la sua missione.<br />

QUARANTESIMO DEL SERRA CLUB IN DIOCESI<br />

DI VENTIMIGLIA – SANREMO<br />

<strong>San</strong>remo, chiesa <strong>di</strong> <strong>San</strong> Rocco, in <strong>San</strong>remo 25 ottobre 2011<br />

Sono lieto <strong>di</strong> salutare tutti i presenti, in modo particolare il Governatore<br />

del Serra Club nella persona del dott. e il presidente attuale, dott.<br />

Roberto Graffigna.<br />

Siamo tutti convenuti per una circostanza molto felice: il 40° anniversario<br />

della presenza in <strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> questo importante Club in <strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong><br />

<strong>Ventimiglia</strong> – <strong>San</strong>remo.<br />

La rilevanza <strong>di</strong> questa celebrazione è <strong>di</strong>mostrata dalla numerosa<br />

presenza a questa Messa <strong>di</strong> ringraziamento <strong>di</strong> Serrani e <strong>di</strong> fedeli estimatori.<br />

Vogliamo tutti insieme ringraziare innanzitutto il Signore per questa<br />

vostra presenza in quanto il Serra è per la Chiesa un dono, una grazia,<br />

una speranza.<br />

Che tale sia, si deduce dagli scopi <strong>di</strong> questo sodalizio, nato nel 1934<br />

330 Rivista Diocesana n°4 - 2011


Rivista Diocesana n°4 - 2011<br />

at t i d e l Ve s c O V O<br />

Omelie<br />

a Seattle, negli Stati Uniti, quando quattro laici cattolici, incontrandosi per<br />

<strong>di</strong>scutere sui problemi religiosi del momento, ebbero l’idea <strong>di</strong> dare vita ad<br />

una organizzazione per la conoscenza e la promozione della vocazioni sacerdotali.<br />

Gli scopi, noti a tutti, sono:<br />

- favorire e sostenere le vocazioni al sacerdozio ministeriale;<br />

- sostenere i sacerdoti nel loro ministero sacerdotale;<br />

- incoraggiare e valorizzare le vocazioni alla vita consacrata;<br />

- aiutare i membri e i can<strong>di</strong>dati a riconoscere e rispondere alla chiamata<br />

<strong>di</strong> Dio alla santità.<br />

Grande è la riconoscenza da parte della Chiesa Cattolica a questo<br />

sodalizio. Affidata nel 1951 alla Sacra Congregazione dei Seminari e delle<br />

Università, retta allora dal Card. Pizzardo, ligure <strong>di</strong> nascita, nel 1959 trovò<br />

nel Card. Siri un convinto sostenitore.<br />

Fu incaricato a interessarsene Mons. Noli e, con lui, il movimento si<br />

<strong>di</strong>ffuse presto e bene nelle nostre <strong>di</strong>ocesi Liguri.<br />

Nella visione del Card. Siri, il Serra era “una Associazione fresca,<br />

giovane e svelta, anche perché ogni anno rinnovava le proprie cariche <strong>di</strong>rettive”.<br />

Questo, ovviamente è poca cosa, se si pensa che – secondo il Car<strong>di</strong>nale<br />

– spuntava fuori “un tipo nuovo <strong>di</strong> cattolico”, ossia il “serrano”, un figlio<br />

della Chiesa che <strong>di</strong>versamente non sarebbe mai entrato in organizzazioni<br />

cattoliche tra<strong>di</strong>zionali, ma che <strong>di</strong>spone della sua libertà <strong>di</strong> tempo e <strong>di</strong> mezzi<br />

per compiere un servizio silenzioso e gioioso nella comunità ecclesiale. Non<br />

vado oltre nel con<strong>di</strong>videre in toto questa impostazione.<br />

Dopo quarant’anni, non è assolutamente desueta, ma <strong>di</strong> una particolare<br />

attualità, visti i tempi in cui le vocazioni stanno <strong>di</strong>ventando un serio<br />

problema per tutta la Chiesa.Mi soffermo allora su alcune spunti che traggo<br />

dalle letture <strong>di</strong> oggi, tanto dalla prima tratta dalla lettera <strong>di</strong> <strong>San</strong> Paolo ai Romani,<br />

quanto dal Vangelo <strong>di</strong> Luca.<br />

Paolo pone l’accento su <strong>di</strong> un aspetto essenziale della fede e del<br />

Cristianesimo, quello dell’attesa, della speranza sofferta, ma anche “affidabile”<br />

perché “nella speranza siamo stati salvati”.<br />

Il Vangelo porta la nostra attenzione sulla realtà misteriosa e sfuggente<br />

del Regno. Non si lo si può descrivere <strong>di</strong>rettamente, così come non si<br />

può guardare il sole che sappiamo esistente per la luce che <strong>di</strong>ffonde.<br />

Se ne può parlare servendosi solamente <strong>di</strong> metafore come ha fatto<br />

Gesù che lo ha paragonato al lievito mescolato nella farina, al seme, gettato<br />

in terra, ad un tesoro nascosto, ad una perla preziosa, ad una rete gettata in<br />

mare, ad un granello <strong>di</strong> senape. Le immagini sono tutte <strong>di</strong> grande efficacia e<br />

331<br />

Ve s c O V O


at t i d e l Ve s c O V O<br />

Omelie<br />

tutte posseggono il <strong>di</strong>namismo dello sviluppo.<br />

Se la Chiesa è il regno <strong>di</strong> Dio, nessuna forza del male potrà mai fermarne<br />

lo sviluppo: non le persecuzioni, non le ideologie, nemmeno il nostro<br />

pessimismo (che è sempre una carenza <strong>di</strong> fede!).<br />

Non siamo noi i padroni del Regno; siamo i servi. Il regno <strong>di</strong>pende<br />

dalla forza dello Spirito. Siamo parte <strong>di</strong> quest’albero destinato ad affondare<br />

le ra<strong>di</strong>ci nell’humus della storia, a slanciare verso il cielo il fusto sempre più<br />

in alto, e a protendere i rami…<br />

Il regno non ci appartiene, ma noi gli apparteniamo; non <strong>di</strong>pende<br />

da noi, ma ha bisogno <strong>di</strong> noi; il regno si espande a nostra insaputa, eppure a<br />

noi è data la consapevolezza della sua esistenza e del suo centro: Cristo.<br />

Il regno è come il lievito: la sua capacità <strong>di</strong> impatto sulla società e<br />

sulla creazione va oltre i suoi confini. Anche il più piccolo atto d’amore viene<br />

messo in circolo dallo Spirito per il bene dell’universo. Tutti siamo dunque<br />

debitori gli uni degli altri in questo Regno <strong>di</strong> giustizia, <strong>di</strong> amore e <strong>di</strong> pace.<br />

La Chiesa <strong>di</strong>ocesana è debitrice a voi perché v’impegnate nello specifico<br />

del vostro servizio; voi trovate nella Chiesa gli stimoli e gli aiuti per<br />

essere cristiani autentici; i fedeli, a loro volta, trovano i frutti anche del vostro<br />

impegno nei sacerdoti, nell’impegno per la loro formazione, nella preghiera<br />

per allargare il cuore ad accogliere il dono.<br />

Queste sono ragioni per cui questa sera possiamo rallegrarci e ringraziare<br />

il Signore. Grata a voi è la <strong>Diocesi</strong> intera. Ad ognuno <strong>di</strong> voi ,e a tutti<br />

coloro che vi hanno preceduto in questo “servizio”, il più sincero e doveroso<br />

“grazie”.<br />

NELLE BRACCIA DI MARIA<br />

Loreto, 30 ottobre 2011<br />

Altezza Eminentissima Fra Mattew Festing, Gran Maestro<br />

Eminenza Reveren<strong>di</strong>ssima Paolo Sar<strong>di</strong>, Car<strong>di</strong>nale Patrono<br />

Eccellenze e Cavalieri del Sovrano Consiglio<br />

Signori Ammalati<br />

Cavalieri,Dame e Collaboratori tutti.<br />

Siamo giunti al termine del nostro annuale pellegrinaggio al santuario<br />

<strong>di</strong> Loreto. Stiamo per lasciare la casa della Vergine Maria che ci ha accolti<br />

con cuore <strong>di</strong> Madre e dove siamo stati spiritualmente bene, sapendoci amati<br />

teneramente da Lei. Tra poche ore rientreremo nelle nostre case, riprendere-<br />

332 Rivista Diocesana n°4 - 2011


Rivista Diocesana n°4 - 2011<br />

at t i d e l Ve s c O V O<br />

Omelie<br />

mo il ritmo consueto delle attività ed al travaglio usato ciascuno in suo pensier<br />

farà ritorno, per <strong>di</strong>rla con il Leopar<strong>di</strong>. Forse un po’ <strong>di</strong> tristezza può sfiorare<br />

in quest’ora l’animo nostro, specie quello dei signori malati che ritorneranno<br />

nelle proprie case per riprendere i loro ritmi <strong>di</strong> vita abituali e dove la sofferenza<br />

fisica potrà ancora appesantire il trascorrere lento dei giorni.<br />

Se tutto questo è vero, altrettanto lo è quanto abbiamo ascoltato nei<br />

versetti del Salmo responsoriale. Le parole del Salmista sono scese in noi<br />

come un benefico balsamo. Con termini ed immagini <strong>di</strong> intensa tenerezza,<br />

egli esprime il suo abituale atteggiamento davanti a Dio: nessuna orgogliosa<br />

pretesa, ma umile sottomissione e totale abbandono nelle sue mani. Il primo<br />

versetto, infatti, recita proprio così: Non si esalta il mio cuore, né i miei occhi<br />

guardano in alto… In tal senso egli rifiuta ogni autosufficienza; i suoi occhi<br />

non sono alteri; lungi da lui l’ambizione <strong>di</strong> fare, <strong>di</strong> padroneggiare la propria<br />

esistenza senza far ricorso a Dio. Non è così presuntuoso da andare al <strong>di</strong> là<br />

delle proprie forze. Egli non conta che su Jahvé, Dio. È e<strong>di</strong>ficante il desiderio<br />

del pio israelita <strong>di</strong> essere umile, piccolo, <strong>di</strong> tacere davanti a Dio, <strong>di</strong> abbandonarsi<br />

tutto nelle sue mani come un bimbo svezzato in braccio a sua madre.<br />

La lettura del Salmo in senso messianico non è affatto fuori luogo.<br />

Lo possiamo mettere tutto sulle labbra <strong>di</strong> Gesù. Chi più <strong>di</strong> Lui si è totalmente<br />

abbandonato al Padre? Dopo il colloquio con la donna samaritana, ai <strong>di</strong>scepoli<br />

che lo invitavano a prendere cibo, Gesù rispose: Il mio cibo è fare la volontà<br />

<strong>di</strong> colui che mi ha mandato e compiere la sua opera (Gv 4, 34). Egli prega per ottenere<br />

dal Padre luce e sostegno tanto durante l’agonia, quanto sulla croce.<br />

È così umile da rifiutare ogni seduzione da parte <strong>di</strong> satana che gli promette<br />

successi clamorosi e rifugge dalla folla quando lo cerca per farlo re. Per questo<br />

<strong>San</strong> Paolo scriverà ai Romani: Non cercò <strong>di</strong> piacere a se stesso (Rm 15, 4) e ai<br />

cristiani <strong>di</strong> Filippi: Abbiate in voi gli stessi sentimenti <strong>di</strong> Gesù Cristo che pur essendo<br />

nella con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se<br />

stesso assumendo una con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> servo <strong>di</strong>ventando simile agli uomini. Dall’aspetto<br />

riconosciuto come uomo, umiliò se stesso (Fil 2, 5-7). Cari fratelli e sorelle,<br />

sfiorando il tema dell’umiltà, non possiamo, sottolineare quanto essa sia una<br />

<strong>di</strong>mensione costitutiva <strong>di</strong> ogni Cavaliere, non tanto nel dovere <strong>di</strong> <strong>di</strong>fendere<br />

la fede cristiana, quanto nell’esercitarla in quel “obsequium pauperum” che lo<br />

caratterizza tanto da essere un “dovere del proprio stato”. Se tale è, questa<br />

specifica missione – vincolante in coscienza – non è transeunte, passeggera,<br />

limitata a qualche periodo significativo dell’anno, come nei pellegrinaggi,<br />

ma va esercitata con fedeltà: è il primo carisma dell’Or<strong>di</strong>ne. Tale carisma<br />

porta i membri verso l’incontro con il Signore negli infermi, attraverso il servizio<br />

personale. Non devono essere soltanto “invitati” ad esercitare le opere<br />

333<br />

Ve s c O V O


at t i d e l Ve s c O V O<br />

Omelie<br />

<strong>di</strong> carità fisica e spirituale, personalmente e regolarmente, ma ne sono “tenuti”<br />

in forza al dovere <strong>di</strong> perfezione che ci viene dal nostro essere cristiani. È<br />

per tutti il comando <strong>di</strong> Gesù <strong>di</strong> essere santi: Siate perfetti com’è perfetto il Padre<br />

vostro celeste (Mt 5, 48). Non so che cosa possano evocare in voi parole come<br />

queste “umiltà”,“santità”, “perfezione”, visto il contrasto della vita cristiana,<br />

con quella in<strong>di</strong>cata dal mondo. La logica del successo mondano – scriveva Thomas<br />

Merton nel suo libro “La montagna delle sette balze” – si basa su un equivoco,<br />

sullo strano terrore che la nostra perfezione <strong>di</strong>penda dai pensieri, dalle opinioni<br />

e dagli applausi degli altri! E soggiungeva: È davvero una ben strana vita quella<br />

che si conduce nell’immaginazione altrui, quasi fosse quello l’unico luogo in cui ci<br />

si possa sentire veri! (Thomas Merton, cit. Parte terza, “il vero nord”). Non è<br />

dunque l’onore <strong>di</strong> un’appartenenza e neppure la <strong>di</strong>stinzione <strong>di</strong> una <strong>di</strong>visa<br />

che ci rendono “veri”, bensì la risposta concreta e generosa al comando <strong>di</strong><br />

Gesù: Siate perfetti com’è perfetto il Padre vostro celeste. Nel voler richiamare il<br />

Vangelo o<strong>di</strong>erno, la santità non sta nel fare il bene per essere ammirati dalla<br />

gente; non consiste nell’allargare i filatteri e allungare le frange, occupare i<br />

primi posti, sentirsi chiamare “cavaliere”. La perfezione e la grandezza del<br />

vero Cavaliere sta tutta nella conclusione della pericope evangelica: chi tra<br />

voi è più grande, sarà vostro servo; … chi si umilierà sarà esaltato (Mt 23,12). La<br />

santità è dunque ben lungi dalle evasioni misticheggianti o dai fumosi ideali,<br />

ma è concretezza e quale concretezza quando si tratta <strong>di</strong> tutte le Beatitu<strong>di</strong>ni<br />

richiamate dalla nostra Croce a otto punte! Pensate che l’evangelista Luca<br />

sostituisce “perfetto” con “misericor<strong>di</strong>oso”: siate misericor<strong>di</strong>osi come il Padre<br />

vostro è misericor<strong>di</strong>oso (Lc 6,36). La perfezione è il miracolo della misericor<strong>di</strong>a.<br />

Abbiamo iniziato la nostra riflessione con il richiamo alla Vergine Maria.<br />

Nelle Litanie lauretane troviamo l’invocazione Mater misericor<strong>di</strong>ae.<br />

La tenerezza evocata dal salmista: “come un bimbo svezzato in<br />

braccio a sua madre” prende un volto, un’espressione, quella della “misericor<strong>di</strong>a”,<br />

ossia quella <strong>di</strong> un cuore tenero e compassionevole tanto verso il<br />

peccatore, il malato nello spirito, il <strong>di</strong>sperato, quanto verso il malato nel fisico,<br />

ossia l’infermo ed il povero, l’emarginato delle nostre città. Se pensiamo<br />

a Maria che ci tiene tra le sue braccia, il nostro cuore si allarga e si consola; se<br />

pensiamo <strong>di</strong> essere noi le braccia della misericor<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Maria, i nostri gesti <strong>di</strong>ventano<br />

teneri, affettuosi e premurosi come quelli <strong>di</strong> una madre che fa ogni<br />

cosa, grande o piccola che sia, con amore. Il pensare <strong>di</strong> abitare perennemente<br />

nella casa <strong>di</strong> Maria ci aiuterebbe ad avere uno stile <strong>di</strong> servire certamente più<br />

evangelico; il nostro modo <strong>di</strong> stare insieme ed il modo <strong>di</strong> vivere la spiritualità<br />

del nostro Or<strong>di</strong>ne acquisterebbe quella trasparenza e luminosità che la<br />

Chiesa ci chiede da ora e per sempre, come termina il nostro salmo.<br />

334 Rivista Diocesana n°4 - 2011


IN SUFFRAGIO<br />

DEI VESCOVI E SACERDOTI DEFUNTI<br />

<strong>Ventimiglia</strong>, 8 novembre 2011<br />

Rivista Diocesana n°4 - 2011<br />

at t i d e l Ve s c O V O<br />

Omelie<br />

Nello spirito del suffragio cristiano e nel mese de<strong>di</strong>cato ai defunti<br />

non può mancare un ricordo particolare per tutti i confratelli, Vescovi, Canonici<br />

e sacerdoti <strong>di</strong> questa <strong>di</strong>ocesi ai quali ci legano vincoli <strong>di</strong> fedeltà e <strong>di</strong><br />

riconoscenza. Oggi siamo dunque qui per rendere omaggio alla loro memoria<br />

e per offrire loro il nostro doveroso tributo <strong>di</strong> preghiera perché la <strong>di</strong>vina<br />

misericor<strong>di</strong>a li avvolga della sua luce <strong>di</strong>vina e doni loro il riposo e la pace.<br />

È confortante la parola <strong>di</strong> Dio sulla quale siamo invitati a riflettere<br />

in questa circostanza. Non sia turbato il vostro cuore, abbiate fede in Dio e abbiate<br />

fede anche in me. Sono parole che Gesù <strong>di</strong>ce ai suoi Apostoli al termine dell’ultima<br />

cena, dopo l’annuncio <strong>di</strong> un tra<strong>di</strong>mento e prima <strong>di</strong> dare compimento<br />

alla sua passione, morte e risurrezione. Li vuole incoraggiare, invitandoli a<br />

ravvivare la loro fede nel Padre e quin<strong>di</strong> in Lui, giacché ogni consolazione,<br />

ogni conforto, ogni speranza hanno in Dio soltanto la loro fonte e il loro sostegno.<br />

Se il Maestro esorta i <strong>di</strong>scepoli ad avere fede in Lui è perché egli sta<br />

per andare alla casa del Padre a preparare un posto per loro, per poi tornare<br />

e portarli con sé. La partenza <strong>di</strong> Gesù ha un solo scopo: fare in modo che ogni<br />

<strong>di</strong>scepolo abbia il suo “luogo” come figlio presso il Padre.<br />

Afferma <strong>San</strong>t’Agostino: Il Cristo prepara i posti per i suoi <strong>di</strong>scepoli preparando<br />

degli abitanti per queste <strong>di</strong>more (P.L. XXXV 1814). In queste parole è<br />

esplicito l’invito a guardare il Para<strong>di</strong>so, a quella “<strong>di</strong>mora” o “luogo”, che ci<br />

attende, per stare al linguaggio usato da Gesù. Tale invito è particolarmente<br />

rivolto a noi, sacerdoti, che abbiamo scelto <strong>di</strong> seguire il Maestro più da vicino,<br />

abbiamo lasciato tutto per il regno dei cieli e che Gesù circonda <strong>di</strong> un<br />

amore particolare.<br />

Può sembrare paradossale <strong>di</strong>re che oggi nella Chiesa si parli poco<br />

della realtà del Para<strong>di</strong>so, dando per scontato che i fedeli ci arrivino quasi da<br />

soli. Ma non è così; ne dobbiamo parlare molto, soprattutto noi sacerdoti; lo<br />

dobbiamo contemplare per poter infondere nei nostri fedeli l’amore dell’incontro<br />

attivo con il Padre.<br />

Qui, “non vi è altro se non un riposo eterno, in un abbraccio <strong>di</strong> gioia in cui<br />

amorosamente ci si perde; e questo si verifica - scrive il grande mistico Giovanni<br />

Ruybroek - in quell’essenza non circoscritta che tutti gli spiriti <strong>di</strong> devozione interiore<br />

hanno eletto al <strong>di</strong> sopra <strong>di</strong> tutte le cose. Ed è il silenzio dove si perdono tutti gli<br />

amanti”. (L’ornamento delle nozze spirituali, VI). Questo giustifica come un<br />

<strong>San</strong> Paolo potesse <strong>di</strong>re: “Per me vivere è Cristo e morire un guadagno”.<br />

335<br />

Ve s c O V O


at t i d e l Ve s c O V O<br />

Omelie<br />

È un guadagno il morire quando, chiusi gli occhi alla visione <strong>di</strong> questo<br />

mondo, il nostro sguardo si aprirà su Dio e il nostro cuore <strong>di</strong> pastori e<br />

padri, non più conteso dalle passioni umane, potrà vivere nell’intimità del<br />

Padre, contemplare l’abisso insondabile <strong>di</strong> Dio, in un clima saturo <strong>di</strong> Amore.<br />

Rispondendo alla chiamata del sacerdozio abbiamo davvero “creduto<br />

all’Amore”, cre<strong>di</strong><strong>di</strong>mus caritati! Ora, afferma l’“Imitazione <strong>di</strong> Cristo”: È veramente<br />

grande chi possiede una grande carità.<br />

E se per questo amore “grande” abbiamo veramente dato la nostra<br />

vita, questo Grande Amore sarà certamente il nostro Para<strong>di</strong>so.<br />

Sforziamoci quin<strong>di</strong>, ogni giorno, <strong>di</strong> essere a Lui gra<strong>di</strong>ti. Non tralasciamo<br />

nel nostro esame <strong>di</strong> coscienza quoti<strong>di</strong>ano <strong>di</strong> domandarci se siamo rimasti<br />

fedeli a Cristo e fedeli alla missione che ci ha affidato; in altre parole, se abbiamo<br />

avuto cura del gregge che ci è stato affidato, se lo abbiamo guidato <strong>di</strong><br />

buon animo, non per vile interesse; se siamo sempre stati modelli del gregge,<br />

come ci richiama la Prima lettera <strong>di</strong> Pietro (cfr.1 Pt 5, 3). Verrà per ognuno <strong>di</strong><br />

noi il momento in cui dovremo partire dalla <strong>di</strong>mora terrestre per rispondere<br />

della nostra fedeltà e del nostro lavoro.<br />

Come sarebbe bello se potessimo <strong>di</strong>re in quell’istante: Ecco o Padre,<br />

nelle Tue mani affido l’anima mia; nella mia vita <strong>di</strong> sacerdote, <strong>di</strong> canonico, <strong>di</strong> vescovo<br />

ho sempre cercato <strong>di</strong> riprodurre la figura del Buon Pastore, ti ho sempre amato e ho<br />

fatto tutto il possibile per farti conoscere e amare; non ho scavato solchi <strong>di</strong> <strong>di</strong>visione<br />

e <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffidenza... Ho guardato tutti negli occhi con fraterna simpatia, anche chi non<br />

con<strong>di</strong>videva i miei ideali ed ho sempre perdonato e chiesto a mia volta perdono.<br />

Se è vero com’è vero che i nostri confratelli defunti in Dio partecipano<br />

in qualche modo alle vicende <strong>di</strong> coloro che hanno conosciuto e amato<br />

sulla terra, non verrà certamente a mancarci la loro preghiera presso il Padre.<br />

Noi preghiamo per loro, e loro intercedono sicuramente per noi, uniti tutti<br />

nella gioia della Comunione dei <strong>San</strong>ti.<br />

Ci aiuti in questo cammino Maria, la Madre dell’Eterno Sacerdote e<br />

<strong>di</strong> tutti i <strong>San</strong>ti.<br />

336 Rivista Diocesana n°4 - 2011


Rivista Diocesana n°4 - 2011<br />

at t i d e l Ve s c O V O<br />

SOLENNITA’ DI CRISTO, RE DELL’UNIVERSO<br />

Conclusione <strong>di</strong> Jubilmusic: “Per amore vero”<br />

<strong>San</strong>remo, 20 novembre 2011<br />

Omelie<br />

La solennità <strong>di</strong> Cristo Re e la conclusione <strong>di</strong> Jubilmusic sono<br />

quest’anno in perfetta sintonia. Nessuno sforzo è richiesto per armonizzare<br />

la fine dell’Anno liturgico con quella <strong>di</strong> Jubilmusic; per parlare <strong>di</strong> Cristo,<br />

Re dell’universo, e del tema che ha legato, con un filo d’oro, gl’incontri del<br />

nostro evento musicale. Il parallelismo s’impone, poiché il Regno <strong>di</strong> Cristo<br />

possiede le caratteristiche <strong>di</strong> quell’ “amore vero” che esalta il prefazio <strong>di</strong><br />

questa domenica.<br />

La sintesi della Regalità <strong>di</strong> Cristo è stata espressa dall’evangelista<br />

Giovanni con una parola sola: Dio è Amore. Le note caratterizzanti questa<br />

signoria sono la verità, la vita, la santità, la grazia, la giustizia, l’amore e la<br />

pace. Il giu<strong>di</strong>zio finale verterà sull’amore che abbiamo avuto per Dio e lo<br />

stesso che abbiamo saputo dare o no ai nostri fratelli.<br />

Al tramonto della vita - affermava <strong>San</strong> Giovanni della Croce – saremo<br />

giu<strong>di</strong>cati sull’amore. Tanto il racconto evangelico quanto le parole del <strong>San</strong>to<br />

fanno tremare. Di “amore vero” ne abbiamo poco, molto poco e, quando<br />

cre<strong>di</strong>amo che sia sincero, avvertiamo in noi il sottile tarlo dell’egoismo, il<br />

desiderio <strong>di</strong> una possibile ricompensa o <strong>di</strong> un tornaconto. Potrebbe essere<br />

semplicemente quello <strong>di</strong> essere ammirati e lodati, oppure quello <strong>di</strong> poter<br />

tacitare la coscienza per altri doveri non compiuti. Amare veramente è stato<br />

sempre <strong>di</strong>fficile, tanto più che Gesù pone a misura dell’amore la stessa misura<br />

e modo con cui egli ci ha amato: Come il Padre ha amato me, anch’io ho amato<br />

voi. Rimanete nel mio amore… Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni<br />

gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande <strong>di</strong> questo: dare la sua<br />

vita per i propri amici (Gv 15, 9.12). Quanto sono commoventi queste parole,<br />

soprattutto se pensiamo che sono pronunciate da Gesù poco dopo essere<br />

stato tra<strong>di</strong>to da Giuda, un amico da lui scelto, e poco prima <strong>di</strong> affrontare<br />

l’iniquo giu<strong>di</strong>zio e il martirio sulla croce!<br />

Gesù ci fa anzitutto guardare alla sorgente dell’amore, là dove questo<br />

è vissuto in pienezza e gioia totale, cioè in Dio che è amore in Se stesso,<br />

perché è una realtà vitale, è l’amore della famiglia trinitaria, ricca <strong>di</strong> scambi<br />

<strong>di</strong> conoscenza, d’infinita gioia, tanto intensi e trasparenti da fare <strong>di</strong> tre amori<br />

un solo amore. Gesù si sente amato totalmente dal Padre, ha sperimentato su<br />

<strong>di</strong> sé quest’amore gratuito e grande, vive in costante e piena comunione con<br />

Lui, vi corrisponde con spirito docile e concreto: Io ho osservato i comandamen-<br />

337<br />

Ve s c O V O


at t i d e l Ve s c O V O<br />

Omelie<br />

ti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi è <strong>di</strong> più. Quest’amore è così debordante<br />

e infinito che non può trattenere, facendone dono a tutti. E’ lo Spirito<br />

<strong>San</strong>to che riempie il cuore dei fedeli e accende in essi il fuoco dell’amore<br />

<strong>di</strong>vino.<br />

Qui siamo nel cuore <strong>di</strong> Dio e del problema “uomo”, siamo al nocciolo<br />

<strong>di</strong> tutte le questioni. Pertanto ci doman<strong>di</strong>amo: che cos’è l’amore? Esiste<br />

ancora? L’uomo è veramente capace <strong>di</strong> amare?<br />

Alla ricerca <strong>di</strong> una risposta autentica sono soprattutto i giovani.<br />

Loro ancora vogliono credere all’amore, nonostante certi atteggiamenti scanzonati<br />

e provocatori perché spesso sono delusi dalla vita, offesi e tra<strong>di</strong>ti da<br />

un amore che, forse, in famiglia non hanno mai conosciuto, o hanno visto<br />

profanato e infranto. Sono loro a domandarsi che cosa sia il vero amore. Con<br />

l’avvincente catechesi <strong>di</strong> P. Luciano De Micheli hanno capito che è possibile.<br />

Con la commovente testimonianza dei genitori della Beata Chiara Luce ne<br />

hanno visto la luminosa realizzazione .<br />

Jubilmusic, con i suoi artisti e i suoi giovani, ha ricordato brillantemente<br />

che senza amore vero, sincero, duraturo, non si può vivere. Sappiamo<br />

<strong>di</strong> non essere dei sognatori nell’affermare che l’amore vero esiste. Questo ci<br />

fa <strong>di</strong>re, con sano orgoglio, che noi cristiani, quando parliamo <strong>di</strong> amore, non<br />

siamo ven<strong>di</strong>tori <strong>di</strong> fumo; non mettiamo sul mercato utopie sentimentali o<br />

piaceri epidermici ed effimeri. Sappiamo che l’o<strong>di</strong>o <strong>di</strong>strugge tutto; che il<br />

meretricio, la carne che odora <strong>di</strong> peccato, le sensualità prepotenti non possono<br />

mai portare gioia. Anzi, spengono le risorse dello spirito, rendono amara<br />

la vita e fanno morire la grandezza e la <strong>di</strong>gnità dell’uomo creato a immagine<br />

e somiglianza <strong>di</strong> Dio. Quanto immorale egoismo nascondono le richieste <strong>di</strong><br />

questo tenore: “Se veramente ‘mi’ ami, ‘dammi’ ciò che ti chiedo”!...<br />

Lasciamo da parte questo mondo ingannevole e sporco con tutti i<br />

“niellatori delle preziosità lascive” (Papini, “La Peccatrice” in La vita <strong>di</strong> Cristo).<br />

Sappiamo molto bene quanto deleteri siano, specie sui giovani, tutti i messaggi<br />

subliminali e gli spettacoli <strong>di</strong> violenza e <strong>di</strong> sregolatezze che, ogni giorno,<br />

sfornano una produzione consumistica per sod<strong>di</strong>sfare tutte le voglie più<br />

basse. Siamo consapevoli <strong>di</strong> fare il bene dell’uomo quando affermiamo che<br />

l’amore vero esiste, anche se non riusciamo sempre a viverlo con incandescenza<br />

e, a volte, siamo anche noi come quel “sale che perde il suo sapore”.<br />

Definire in poche parole l’amore, il più sacro dei legami del genere umano<br />

- per <strong>di</strong>rla con <strong>San</strong>t’Agostino (De ut. cred. 12,26) - non è facile. Questi, che<br />

abbiamo assaporato con le riflessioni <strong>di</strong> P. Luciano, afferma che è parola dolce<br />

ma realtà ancora più dolce; e ancora che quella carità, della quale non sempre è possibile<br />

parlare, sempre è possibile custo<strong>di</strong>re (In Io. Ep. tr. 8,1). Certamente l’amore<br />

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Rivista Diocesana n°4 - 2011<br />

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Omelie<br />

è vita che unisce ed è vero il <strong>di</strong>re che ciascuno è tale quanto l’amore che ha in<br />

sé. E’ il più sacro dei legami, è trasformante e potente come la morte, è or<strong>di</strong>ne<br />

che piace, è bellezza che illumina, che rende gradevole la vita dell’uomo e,<br />

in particolare, degli amici. Quanto potremmo <strong>di</strong>re, sia sugli effetti del vero<br />

amore, sia <strong>di</strong> questa misteriosa attrazione, capace sempre <strong>di</strong> commuovere<br />

soprattutto quando lega in una sola carne due persone e le rende capaci <strong>di</strong><br />

generare a loro volta la vita!. Questo è davvero l’amore vero, tanto tenace<br />

da essere, per natura sua, in<strong>di</strong>ssolubile. E’ quello che Dio bene<strong>di</strong>ce e rende<br />

sempre fecondo <strong>di</strong> opere <strong>di</strong> bene sia per gli sposi, sia per la famiglia, dove la<br />

vita fiorisce e sboccia.<br />

Amore e amicizia, amore <strong>di</strong> Dio e del prossimo, donazione fino a<br />

dare la vita per colui che si ama: ecco la grande proposta che Jubilmusc ha<br />

fatto in questi giorni straor<strong>di</strong>nari. E’ quella che hanno cantato i nostri bravissimi<br />

giovani; quella che hanno testimoniato i nostri artisti e tutti coloro che si<br />

sono alternati sui nostri palchi; quella, infine, che abbiamo sperimentato nei<br />

momenti d’intimità col Signore.<br />

A questo punto avvertiamo che l’amore non ha definizione: è, sì<br />

un “io” che trasfonde nel “tu” per <strong>di</strong>ventare un “noi” <strong>di</strong> relazione intima e<br />

beatificante. Ma, veramente, è comunione con Dio e con i fratelli. Questo è<br />

l’amore che salverà il mondo, <strong>di</strong>struggerà l’o<strong>di</strong>o e salverà l’umanità.<br />

Aimer ce n’est pas se regarder l’un l’autre, mais regarder ensemble dans<br />

la même <strong>di</strong>rection, così scrive Saint-Exupéry nel suo celebre racconto Le petit<br />

prince. E’ un segreto da scoprire sempre, soprattutto da parte dei giovani. A<br />

questi vorrei ricordare quanto <strong>di</strong>sse loro il Beato Giovanni Paolo II in occasione<br />

<strong>di</strong> una Giornata mon<strong>di</strong>ale della Gioventù, da lui tanto voluta e sostenuta:<br />

Tutti i beni della terra, tutti i successi professionali, lo stesso amore umano<br />

che sognate, non potranno mai pienamente sod<strong>di</strong>sfare le vostre attese più intime e<br />

profonde. Solo l’incontro con Gesù potrà dare senso pieno alla vostra vita: “Ci hai<br />

fatti per te, o Signore, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te”, ha scritto<br />

sant’Agostino (Confessioni, I, 1). Non vi lasciate <strong>di</strong>strarre in questa ricerca. Perseverate<br />

in essa, perché la posta in gioco è la vostra piena realizzazione e la vostra gioia<br />

(4 aprile 2004).<br />

Qui mi fermo, perché, come <strong>di</strong>ceva ancora il nostro Beato Giovanni<br />

Paolo II: L’amore non è una cosa che si può insegnare, ma è la cosa più importante<br />

da imparare. Mettiamoci allora tutti alla scuola <strong>di</strong> Dio che non è solo sapienza<br />

e giustizia, ma, con Gesù, è <strong>di</strong>ventato Padre nostro, è <strong>di</strong>ventato Amore<br />

vero.<br />

339<br />

Ve s c O V O


at t i d e l Ve s c O V O<br />

Omelie<br />

ESEQUIE DI MARIO BARACCO<br />

Se tu squarciassi i cieli e scendessi! (Is 16,19)<br />

Riva Ligure, 27 novembre 2011<br />

Se tu squarciassi i cieli e scendessi! (Is 16,19).<br />

E’ il grido <strong>di</strong> attesa del Profeta Isaia, in questa prima domenica<br />

dell’Anno liturgico.<br />

E’ l’attesa <strong>di</strong> un mondo che, sotto il peso del peccato e della sofferenza,<br />

desidera un Salvatore.<br />

E’ il desiderio <strong>di</strong> poter scoprire in Dio un Padre pieno <strong>di</strong> amore che<br />

in Cristo si fa vicinanza provvidente.<br />

E’ il grido, silenzioso e attonito, <strong>di</strong> tutti noi, accanto alla bara bianca<br />

che accoglie e protegge il corpo <strong>di</strong> Mario.<br />

Non siamo stati esau<strong>di</strong>ti nelle nostre preghiere e ci doman<strong>di</strong>amo:<br />

Perché, Signore, una vita soffocata nel suo nascere?<br />

Perché un’inspiegabile sofferenza in chi nulla ha fatto <strong>di</strong> male?<br />

Che senso ha il dolore degli innocenti?<br />

Perché dare, per poi riprendere?<br />

Atten<strong>di</strong>amo una risposta che nessuno <strong>di</strong> noi possiede :<br />

la terra è muta,<br />

la ragione è fredda,<br />

le parole non servono;<br />

la vicinanza affettuosa degli amici è balsamo passeggero.<br />

Da chi andremo, Signore? Tu hai parole <strong>di</strong> vita eterna (Gv, 6,48).<br />

Così risponde l’apostolo Pietro a Gesù, <strong>di</strong> fronte alla scelta <strong>di</strong> accettare<br />

o rifiutare le parole del Maestro, che poco prima aveva parlato <strong>di</strong> “vita<br />

eterna” e <strong>di</strong> essere il vero pane per una vita che non perisce. Molti se ne sono<br />

andati sdegnati ed increduli; Pietro, invece, conferma la sua fede in Cristo,<br />

il Salvatore.<br />

Le parole <strong>di</strong> Gesù non si odono nel frastuono in cui siamo immersi;<br />

non toccano il cuore <strong>di</strong> nessuno, quando non le accogliamo; non smuovono<br />

gli atei, chiusi nella loro <strong>di</strong>sperazione per il nulla in cui solo credono. Sono<br />

luce, calore e vita quando sappiamo leggerle nel loro mistero <strong>di</strong> morte e risurrezione;<br />

quando le sappiamo vivere pensando all’Uomo dei dolori che ha<br />

ben conosciuto il soffrire ed il morire (Cfr. Is 53,3).<br />

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Rivista Diocesana n°4 - 2011<br />

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Omelie<br />

Queste parole <strong>di</strong>ventano sorgente <strong>di</strong> speranza, anzi <strong>di</strong> luminosa<br />

certezza, quando si stabilisce con Gesù Cristo una relazione vera, personale,<br />

profonda; quando si fa l’esperienza, con tutto se stesso, che Lui, soltanto Lui,<br />

è Via, Verità e Vita.<br />

Per questo Egli può <strong>di</strong>re e ripetere anche a tutti noi, oggi: «Venite a<br />

me, voi tutti che siete stanchi ed affaticati, voi tutti che siete nel dolore e nel<br />

pianto, voi tutti che siete smarriti e chiusi alla ricerca <strong>di</strong> una risposta ai mille<br />

drammi della vita; venite a Me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi e Io vi<br />

ristorerò. Prendete il mio giogo sopra <strong>di</strong> voi e imparate da Me che sono mite<br />

e umile <strong>di</strong> cuore e troverete ristoro per le anime vostre. Il mio giogo è dolce<br />

e il mio carico leggero» (Cfr Mt 11,25-30). Quante perle dentro queste poche<br />

parole! Anzitutto scopriamo Dio che, con amore accorato come sa fare una<br />

madre, è sempre <strong>di</strong>sponibile ad accogliere il pianto dei figli. Sperimentiamo<br />

la tenerezza <strong>di</strong> Dio che vuole trasformare in motivi <strong>di</strong> speranza i nostri inutili<br />

“perché”, facendoli propri. Lui stesso sulla croce si rivolse al Padre con queste<br />

parole: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? (Mc 15,34). Il Cuore<br />

trafitto, e le braccia aperte <strong>di</strong> Dio in croce, dovrebbero commuovere ed attirare<br />

tutti... Questo solo Egli attende da noi, oggi, in modo particolare. Sono<br />

tanto gran<strong>di</strong> che l’immensità dei dolori <strong>di</strong> miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> uomini, là, in quelle<br />

braccia e in quel Cuore, <strong>di</strong>ventano il Cuore stesso <strong>di</strong> Dio.<br />

I morti risuscitano (Lc 7,22): è la notizia e la prova che Giovanni, il<br />

battezzatore, in carcere, riceve per poter credere nel Messia. E’ la notizia che,<br />

oggi, noi abbiamo bisogno <strong>di</strong> sentirci ripetere, tanto siamo prigionieri del<br />

dolore, prigionieri <strong>di</strong> un mondo senza speranza.<br />

Alla sorella <strong>di</strong> Lazzaro Gesù <strong>di</strong>rà: Io sono la risurrezione e la vita,<br />

chiunque crede in me anche se muore vivrà (Gv 11,25).<br />

“La risurrezione è una rinascita nella fede; l’immortalità è l’affermazione<br />

permanente <strong>di</strong> questa fede”, scrisse Giovanni Papini nella sua celebre Storia <strong>di</strong><br />

Cristo.<br />

Quanto commovente è l’episo<strong>di</strong>o evangelico in cui Gesù ridà alla<br />

madre la figlia do<strong>di</strong>cenne che la morte le aveva rapito! Il pianto della madre<br />

era come un’accusa. Gesù ebbe pietà <strong>di</strong> quel pianto. Gliela “restituisce” viva,<br />

perché è Lui il Signore della vita.<br />

Carissimi tutti, il Signore non vi ha tolto il vostro figlio, il vostro<br />

fratello, il vostro amico e compagno <strong>di</strong> scuola. Ve lo rimette tra le braccia con<br />

un sorriso più vivo <strong>di</strong> prima, non più in un fisico corroso dal male. Strappandolo<br />

alla morte, ve lo restituisce trasformato, trasfigurato perché dov’è Lui,<br />

Gesù, possiamo essere anche noi. Certamente, del carissimo Mario rimarrà<br />

pure in tutti voi un particolare ricordo della sua voglia <strong>di</strong> vivere, <strong>di</strong> una certa<br />

341<br />

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at t i d e l Ve s c O V O<br />

Omelie<br />

ingenua inconsapevolezza della gravità del suo male, della forza e della volontà<br />

<strong>di</strong> poterlo vincere <strong>di</strong>ventando più grande. Infine, ma non ultima, della<br />

sua anima bella e desiderosa <strong>di</strong> amare Gesù. Che bell’esempio per tutti noi e,<br />

in modo particolare, per voi suoi amici e compagni <strong>di</strong> scuola!<br />

La vigilia della sua passione e morte, Gesù consolava gli apostoli<br />

<strong>di</strong>cendo loro: Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche<br />

in me. 2 Nella casa del Padre mio vi sono molte <strong>di</strong>more. Se no, vi avrei mai detto:<br />

“Vado a prepararvi un posto”? 3 Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto,<br />

verrò <strong>di</strong> nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. 4 E del luogo<br />

dove io vado, conoscete la via” (Gv 14, 1-3). Carissimi, conservate sempre nel<br />

vostro cuore queste importanti parole: è il nostro Mario a ripeterle per tutti.<br />

Il Vangelo o<strong>di</strong>erno è un forte richiamo alla vigilanza per non cadere<br />

nella <strong>di</strong>sperazione. E’ un invito a vivere protesi con la mente, il cuore e la vita<br />

verso Gesù, il Risorto, pronti a coglierne tutti i segni della Sua presenza.<br />

Dopo questi consolanti richiami evangelici, vorrei terminare le mie<br />

esortazioni alla consolazione della speranza anche con una riflessione <strong>di</strong> Vivekananda,<br />

un illuminato rappresentante dell’induismo moderno e <strong>di</strong> grande<br />

spirito ecumenico:<br />

Sie<strong>di</strong>ti ai bor<strong>di</strong> dell’aurora, / per te si leverà il sole.<br />

Sie<strong>di</strong>ti ai bor<strong>di</strong> della notte, / per te scintilleranno le stelle.<br />

Sie<strong>di</strong>ti ai bor<strong>di</strong> del torrente, / per te canterà l’usignolo.<br />

Sie<strong>di</strong>ti ai bor<strong>di</strong> del silenzio, / Dio ti parlerà.<br />

II DOMENICA DI AVVENTO ANNO B<br />

Conferimento del Ministero del Lettorato a Clau<strong>di</strong>o Fasulo<br />

Arma <strong>di</strong> Taggia, 4 <strong>di</strong>cembre 2011<br />

Popolo <strong>di</strong> Sion, il Signore verrà a salvare i popoli e farà sentire la sua voce<br />

potente per la gioia del vostro cuore. Con queste parole del profeta Isaia la liturgia<br />

c’introduce nella seconda domenica <strong>di</strong> Avvento, nella quale Clau<strong>di</strong>o<br />

Fasulo riceve il Ministero del Lettorato. Come sappiamo, con la bene<strong>di</strong>zione<br />

solenne che tra poco egli riceverà, “per la gioia del nostro cuore e della<br />

Chiesa”, sarà ufficialmente incaricato a far sentire nella comunità ecclesiale<br />

la “voce potente” <strong>di</strong> Dio, missione che si rafforzerà con il sacramento del<br />

Diaconato.<br />

Le figure austere tanto <strong>di</strong> Isaia, quanto <strong>di</strong> Giovanni Battista, più che<br />

per i severi moniti alla conversione e alla penitenza, emergono per parlare al<br />

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Rivista Diocesana n°4 - 2011<br />

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Omelie<br />

cuore della gente sfiduciata e sotto il peso delle proprie colpe. Questo, infatti,<br />

è il comando <strong>di</strong> Dio. Il Profeta se ne fa interprete, invitando a <strong>di</strong>ffondere il<br />

lieto annunzio della salvezza con queste ispirate parole: «Consolate, consolate<br />

il mio popolo [...] parlate al cuore <strong>di</strong> Gerusalemme e gridatele che la sua<br />

tribolazione è compiuta» (Is 40,1).<br />

Chi non intravede in questo comando uno dei compiti fondamentali<br />

della Chiesa? In mezzo a tanta <strong>di</strong>sperazione, a tante e varie tribolazioni che<br />

fanno soffrire gli uomini, ecco il ministero consolatorio <strong>di</strong> Cristo per mezzo<br />

della Chiesa. Conosciamo dalla S. Scrittura, come dalla nostra esperienza<br />

personale, che male è il peccato o frutto del peccato. <strong>San</strong> Paolo scrive ai Romani:<br />

«Come a causa <strong>di</strong> un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e con<br />

il peccato la morte, così anche la morte ha raggiunto tutti gli uomini, perché<br />

tutti hanno peccato» (Rm 5,12). Proprio per questo motivo «tutti gli uomini<br />

sono bisognosi <strong>di</strong> salvezza, che è data solo da Gesù Cristo» (Rm 3,23 ss.). Ne<br />

consegue che viviamo in un mondo <strong>di</strong> totale smarrimento e <strong>di</strong> solitu<strong>di</strong>ne.<br />

L’uomo contemporaneo fa <strong>di</strong> tutto per vincere la paura, ma non ci riesce. Da<br />

soli non è possibile: abbiamo bisogno del Consolatore.<br />

L’Avvento è tutto un’attesa <strong>di</strong> questo Signore e Salvatore che viene<br />

a «portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione<br />

e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno<br />

<strong>di</strong> grazia del Signore» (Lc 4, 18-19).<br />

In questa seconda domenica d’Avvento siamo invitati a preparare<br />

le vie per il Signore che deve venire. Il profeta Isaia grida: «Nel deserto preparate<br />

la via al Signore, spianate nella steppa la strada per il nostro Dio. Ogni<br />

valle sia innalzata, ogni monte e ogni colle siano abbassati» (Is 40,3-4). Queste<br />

parole erano <strong>di</strong>rette al popolo d’Israele e preannunziavano il suo ritorno<br />

dall’esilio. Ma esse sono rivolte anche a noi e si riferiscono alla liberazione<br />

dalla schiavitù del peccato. È Lui, il nostro Salvatore, «che fa pascolare il<br />

gregge e con il suo braccio lo raduna; porta gli agnellini sul seno, e conduce<br />

dolcemente le pecore madri» (Is 40,11). Gesù è questo Buon Pastore che ama<br />

le sue pecorelle tanto da dare la vita per loro.<br />

La libertà evangelica è quella che si ottiene uscendo dal “deserto”<br />

<strong>di</strong> una vita senza senso. Questo luogo, arido e insi<strong>di</strong>oso, irto <strong>di</strong> pericoli e <strong>di</strong><br />

vita grama assurge a rappresentazione simbolica del male e della tentazione.<br />

La libertà si ottiene, pertanto, solo percorrendo le strade nuove della vita<br />

<strong>di</strong> fede, camminando su quei sentieri resi praticabili e piani nell’osservanza<br />

della legge del Signore, resi luminosi dalla sua compagnia.<br />

Nella recente Lettera Apostolica “Porta Fidei”, in<strong>di</strong>rizzata alla<br />

Chiesa per in<strong>di</strong>re l’anno della Fede, il <strong>San</strong>to Padre Benedetto XVI scrive: «La<br />

343<br />

Ve s c O V O


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Omelie<br />

Chiesa nel suo insieme, ed i Pastori in essa, come Cristo devono mettersi in<br />

cammino per condurre gli uomini fuori dal deserto, verso il luogo della vita,<br />

verso l’amicizia con il Figlio <strong>di</strong> Dio, verso Colui che ci dona la vita, la vita in<br />

pienezza» (n. 2).<br />

E’ molto interessante notare come nelle letture <strong>di</strong> oggi siano più volte<br />

ripetuti alcuni verbi come “annunciare”, “proclamare”, “alzare la voce”,<br />

“non temere <strong>di</strong> parlare”.<br />

Sappiamo che la fede cristiana si è <strong>di</strong>ffusa attraverso l’annuncio della<br />

Parola del Signore. E’ interessante notare come Marco, il primo evangelista,<br />

inizi il suo vangelo, evocando quella “voce che grida nel deserto” - la<br />

voce del Battista, appunto - e lo concluda così: «Il Signore Gesù, dopo aver<br />

parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra <strong>di</strong> Dio. Allora essi<br />

partirono e pre<strong>di</strong>carono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con<br />

loro e confermava la Parola con i segni che l’accompagnavano» (Mc 16, 19).<br />

L’annuncio è tale che, se viene proclamato, se circola, se fa notizia<br />

e “buona notizia”, opera la conversione. Il fatto che Dio, come afferma <strong>San</strong><br />

Pietro, sia magnanimo e paziente perché “non vuole che alcuno perisca”,<br />

non esclude il dovere <strong>di</strong> essere tutti annunciatori della Parola che salva.<br />

A questo punto possiamo ricordare le parole <strong>di</strong> Isaia ascoltate nella<br />

prima lettura: «Sali su un alto monte tu che annunci liete notizie a Sion» (Is<br />

40,9). Eco a questo invito coraggioso sono le parole <strong>di</strong> Gesù: «Quello che io vi<br />

<strong>di</strong>co nelle tenebre voi <strong>di</strong>telo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi<br />

annunciatelo dalle terrazze» (Mt 10,27). Nessuno dovrebbe tirarsi in<strong>di</strong>etro<br />

<strong>di</strong>cendo come Geremia: «Non so parlare», oppure «sono giovane» (Ger 1,6).<br />

La forza ci viene dal Signore.<br />

Caro Clau<strong>di</strong>o, oggi stai per fare un nuovo passo verso il sacerdozio.<br />

Con il ministero del Lettorato ricevi un duplice incarico, innanzitutto<br />

quello <strong>di</strong> “proclamare” la parola del Signore, poi, <strong>di</strong> questa Parola, essere<br />

“eco” con la tua vita e con il tuo insegnamento. Eserciterai il “ministerium<br />

Verbi” anche con l’insegnamento catechistico. Tutti quelli che, non rivestiti<br />

<strong>di</strong> questo ministero, salgono al leggio per proclamare le letture, o istruiscono<br />

nella fede tanto i giovani quanto gli adulti, esercitano un evidente servizio<br />

che potremmo definire “<strong>di</strong> supplenza” che, comunque, si fonda sulla nativa<br />

vocazione <strong>di</strong> ciascun battezzato a <strong>di</strong>ffondere il messaggio evangelico.<br />

Con quanto amore e santità la Parola <strong>di</strong> Dio va proclamata! Prima<br />

<strong>di</strong> mettersi a “leggere” è in<strong>di</strong>spensabile che la Parola sia ricevuta e compresa<br />

dal lettore, sia gustata e operante nella sua vita, quin<strong>di</strong> enunciata con voce<br />

chiara e forte, con senso, senza lamentose e fasti<strong>di</strong>ose cantilene, senza errori<br />

<strong>di</strong> pronuncia, senza pesanti lentezze, come pure senza troppa precipitazione.<br />

344 Rivista Diocesana n°4 - 2011


Rivista Diocesana n°4 - 2011<br />

at t i d e l Ve s c O V O<br />

Omelie<br />

Si eviti la brutta espressione “andare a leggere”, oppure “vai a leggere”. In<br />

chiesa non si tratta mai <strong>di</strong> “leggere”, ma <strong>di</strong> “<strong>di</strong>re” Gesù con la nostra stessa<br />

voce, <strong>di</strong> annunciare la Parola che salva. Chi tentasse <strong>di</strong> porre oggi un fondamento<br />

<strong>di</strong>verso al Vangelo, considerando Gesù soltanto un uomo, o solo un<br />

profeta, farebbe opera <strong>di</strong> <strong>di</strong>struzione. Quando incominciavano a serpeggiare<br />

le prime eresie, <strong>San</strong>t’Ignazio <strong>di</strong> Antiochia scriveva: «Se qualcuno vi parla<br />

senza riconoscere chi è Gesù Cristo, siate sor<strong>di</strong>!» (Lettera ai Tralliani, IX,1).<br />

Caro Clau<strong>di</strong>o, ricevere il Lettorato, oggi, per te non può essere che<br />

rafforzare il senso dell’Avvento: l’attesa della venuta <strong>di</strong> Gesù sia in te il desiderio<br />

sempre ardente del Sacerdozio cui ti senti chiamato. Noi con te ci<br />

rallegriamo e per te preghiamo.<br />

NATALE 2011<br />

La crisi economica davanti a un Dio che si fa uomo<br />

«Per te Cristo è comparso nel tempo, proprio perché tu <strong>di</strong>venissi<br />

eterno. Mentre ancora siamo sballottati dai flutti del mare, già gettiamo verso<br />

terra l’ancora della speranza» (S. Agostino, In Jo Ep. 2,10). Così si esprime<br />

<strong>San</strong>t’Agostino, commentando un passo della lettera <strong>di</strong> <strong>San</strong> Giovanni.<br />

Ritengo <strong>di</strong> particolare interesse questo tratto nel celebrare il Natale,<br />

l’evento cristiano che ogni anno ha il potere <strong>di</strong> risvegliare i nostri sentimenti<br />

più profon<strong>di</strong> e genuini, rigenerando i nostri cuori, gettando un fascio <strong>di</strong> luce<br />

nuova sulle nostre vite inquiete.<br />

<strong>San</strong> Paolo motiva la gioia che oggi riempie il cuore dei credenti.<br />

Scrivendo a Tito <strong>di</strong>ce: «È apparsa la grazia <strong>di</strong> Dio che porta la salvezza a<br />

tutti gli uomini» (Tt 2,11). L’apostolo ricorda che Dio «ci insegna a rinnegare<br />

l’empietà, a vivere in questo mondo con sobrietà, giustizia e pietà, nell’attesa<br />

della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande<br />

Dio e salvatore Gesù Cristo» (ivi). Questa è la realtà che vogliamo rivivere.<br />

A Betlemme ci troviamo davanti a un Dio che si fa uomo, <strong>di</strong> un Dio<br />

che penetra nell’universo per riparare il male del peccato e restituire l’uomo<br />

a se stesso. Sì, perché il peccato <strong>di</strong>vide, <strong>di</strong>strugge l’uomo, lo schiavizza con<br />

le sue seduzioni, lo rende nemico <strong>di</strong> se stesso e degli altri: il peccato uccide<br />

la vita.<br />

Sotto questa luce il Natale non perde nulla del suo fascino, della sua<br />

poesia, della sua bellezza: Dio si presenta all’uomo con lo sguardo limpido<br />

e puro <strong>di</strong> un bimbo. Lui è la Bellezza che salva l’uomo. Ma, <strong>di</strong>etro a questa<br />

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Omelie<br />

luce <strong>di</strong>vina, c’è la tenebra del rifiuto. Già l’apostolo Giovanni ricordava che<br />

quel Dio, Parola eterna da cui tutto è stato creato, “venne fra i suoi e i suoi<br />

non l’hanno accolto” (Gv 1, 11). Tuttavia, le tenebre non possono, anzi non<br />

potranno mai, in alcun modo, sopraffare lo splendore <strong>di</strong> questa nascita. Da<br />

Gesù Cristo riceviamo “grazia su grazia” (Gv 1, 16).<br />

Celebrare il Natale che cos’altro è, dunque, se non rinnovare le ragioni<br />

<strong>di</strong> un evento che sconfigge le lusinghe umane: queste ingannano, suscitano<br />

desideri che non appagano, fanno sperare in para<strong>di</strong>si artificiali, fanno<br />

credere in una felicità che non sod<strong>di</strong>sfa, fanno rincorrere chimere che, in<br />

ultima analisi, la storia ha sempre smascherato, ma che l’uomo continua a<br />

inseguire per cecità e ingor<strong>di</strong>gia.<br />

Dal risucchio delle lusinghe nessuno è al riparo. Lo è anche la povera<br />

gente che in questi giorni, girando per i supermercati, si sfogava col <strong>di</strong>re:<br />

«Con il mio stipen<strong>di</strong>o o, con la pensione che ho, il Natale <strong>di</strong> quest’anno è<br />

da miseria». Quanti sono preoccupati per il lavoro che si riduce, per i salari<br />

sempre più insufficienti, per i giovani senza serie prospettive, cresciuti con<br />

tanti desideri, fino a ieri suscitati, assecondati a <strong>di</strong>smisura, oggi incontrollabili!…<br />

Certo, la crisi economica che non possiamo misconoscere sta corrodendo<br />

tutti, lentamente ma inesorabilmente: i poveri scivolano sempre più<br />

in basso, gli straricchi tremano.<br />

Ma non possiamo negare che, dentro e <strong>di</strong>etro a tutto questo, c’è del<br />

torbido, tanto da essere spinti a cambiare canale ad ogni Tg. Certamente, una<br />

parte della gente, quella che a testa bassa vuole lavorare e vivere in pace, si è<br />

stancata <strong>di</strong> sentire sempre le stesse canzoni funebri delle pre<strong>di</strong>che <strong>di</strong> turno:<br />

la Borsa, le Borse, le solite parole tecniche per un gioco d’azzardo, ovviamente<br />

in lingua straniera, in onore dei 150 anni della cosiddetta unità d’Italia! La<br />

preoccupazione è soprattutto nell’assistere al sorgere <strong>di</strong> una deriva populista,<br />

<strong>di</strong> una lotta intestina del “tutti contro tutti”, delle accuse incrociate, <strong>di</strong><br />

una corporazione contro l’altra, <strong>di</strong> campagne truffal<strong>di</strong>ne contro associazioni<br />

e categorie, regolarmente condotte anche contro la Chiesa: ultima è quella<br />

a proposito dell’Ici che, seppur sod<strong>di</strong>sfatta dalle tante istituzioni cattoliche<br />

operanti nel settore assistenziale e caritativo, come ampiamente <strong>di</strong>mostrato,<br />

una stampa <strong>di</strong> regime e in mala fede vuole ignorare.<br />

Mi domando: quando arriveremo a capire che la crisi non è tanto<br />

nell’economia, quanto nell’essere venuti meno i valori fondamentali dell’uomo?<br />

Il Beato Giovanni Paolo II ricordava che quando si sfilaccia il tessuto<br />

morale <strong>di</strong> una nazione tutto è da temere (cfr. Lettera ap. nel 50° anniversario<br />

della II guerra mon<strong>di</strong>ale, 27 agosto 1989). Sono passati vent’anni da quando<br />

scrisse queste parole e settanta dalla motivazione che le suggeriva: la fine<br />

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Rivista Diocesana n°4 - 2011<br />

at t i d e l Ve s c O V O<br />

Omelie<br />

della II guerra mon<strong>di</strong>ale. Pare che nessuno le abbia considerate.<br />

La crisi è più <strong>di</strong> valori etici e spirituali che <strong>di</strong> denaro. È crisi <strong>di</strong> civiltà:<br />

stiamo imbarbarendoci a vista d’occhio. Ci siamo impoveriti sotto molti<br />

punti <strong>di</strong> vista: sempre più ciechi <strong>di</strong> fronte alla vita che si <strong>di</strong>sprezza, abbassandola<br />

a tutti i desideri più bestiali, che si uccide avendola ridotta ad una<br />

pura sensazione fisiologica. L’egoismo sfrenato sta trasformando le nostre<br />

città, anche quelle che un tempo erano tranquille e vivibili, in ammassi <strong>di</strong><br />

persone che, come minimo, si ignorarono, quando non si sopraffanno con<br />

ogni forma <strong>di</strong> violenza, anche stradale .<br />

Non <strong>di</strong>mentichiamoci che il Cristianesimo non si aggiunge<br />

alla vita dell’uomo, dall’esterno, come una sovrastruttura, come un pietismo<br />

facile ancora in certe particolari feste. La fede cristiana, il messaggio <strong>di</strong> Gesù<br />

Cristo, il Vangelo chiariscono, educano e salvano l’uomo. Ripeto quanto ho<br />

già detto poc’anzi: il Figlio <strong>di</strong> Dio nasce per restituire l’uomo a se stesso,<br />

ossia per ricostruire in noi l’immagine <strong>di</strong> quel Dio che è amore, giustizia e<br />

pace.<br />

Se davanti al contesto attuale — crisi morale della società ancor prima<br />

che economica — non viviamo l’evento cristiano nella sua vera natura,<br />

vuol <strong>di</strong>re che la fede non è autentica, non è fede cristiana.<br />

Il Natale ci ricorda che l’uomo è dotato <strong>di</strong> un corpo e <strong>di</strong> un’anima.<br />

La fede è inutile se non trasforma i nostri cuori; se non li rende capaci <strong>di</strong> ricordarci<br />

del vicino, della nostra famiglia, del più povero, del più <strong>di</strong>sperato,<br />

del più demotivato. Paradossalmente, oggi festa del Natale, mi vien da <strong>di</strong>re<br />

che la crisi —la più profonda dal dopoguerra a oggi — sia per tutti i credenti<br />

una possibilità <strong>di</strong> verificare la convivenza umana della fede, la sua ragionevolezza;<br />

se dalla nostra fede possiamo ancora attingere le ragioni del nostro<br />

vivere e del nostro sperare. Accettando questo lavoro potremo riempirci <strong>di</strong><br />

una tal ricchezza <strong>di</strong> vita vera, da poterla con<strong>di</strong>videre con tutti, specie con<br />

gli uomini <strong>di</strong> buona volontà. Scopriremo, in tal modo, in che cosa consista<br />

l’incidenza storica dei cristiani e che cosa sia il vero Natale. Ritorneremo a<br />

sorridere alla vita e «a vivere — come all’inizio ci richiamava <strong>San</strong> Paolo — in<br />

questo mondo con sobrietà, giustizia e pietà, nell’attesa della beata speranza<br />

e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù<br />

Cristo». Di cuore, buon Natale cristiano a tutti!<br />

347<br />

Ve s c O V O


at t i d e l Ve s c O V O<br />

Omelie<br />

TE DEUM DI RINGRAZIAMENTO<br />

<strong>San</strong>remo, <strong>San</strong> Siro, 31 <strong>di</strong>cembre 2011<br />

Cari fedeli,<br />

un anno è terminato e un altro apre le sue porte davanti a noi, schiudendo<br />

nuovi orizzonti verso i quali possiamo allargare la nostra speranza.<br />

Almeno oggi — spero anche domani — dovremmo compiere due<br />

operazioni: anzitutto volgere lo sguardo al passato per verificare il cammino<br />

percorso nell’ultimo anno, per fare un “bilancio consuntivo” della nostra<br />

vita. Potremo quin<strong>di</strong> trarre delle consi¬derazioni per svolgere la seconda<br />

operazione, ossia quella <strong>di</strong> un “bilancio preventivo”, utile per progettare<br />

il nostro prossimo anno, decidendo già da ora cosa ci sembra opportuno<br />

portare avanti e cosa invece abbandonare <strong>di</strong> ciò che abbiamo e siamo, per<br />

<strong>di</strong>ven¬tare così persone e cristiani migliori.<br />

Chiedo scusa per il linguaggio forse un po’ legato alla gestione contabile<br />

<strong>di</strong> un’impresa, non soltanto perché si <strong>di</strong>ce che “il tempo è denaro”, ma<br />

anche per capirci meglio ed avere il coraggio della sincerità verso <strong>di</strong> noi e<br />

verso Dio.<br />

Dobbiamo fare questo esame, alla luce delle parole <strong>di</strong> <strong>San</strong> Paolo<br />

che nella sua lettera ai Romani ricorda : «Ciascuno <strong>di</strong> noi renderà conto <strong>di</strong> se<br />

stesso a Dio» (Rm 14,12).<br />

Al termine <strong>di</strong> questa prima operazione sapremo esprimere un giu<strong>di</strong>zio<br />

sui fatti e sulle vicende che ci hanno visti personalmente coinvolti, o ai<br />

quali abbiamo assistito come spettatori. Da un punto <strong>di</strong> vista <strong>di</strong> fede, è bene<br />

che nella prima operazione sappiamo anzitutto ringraziare il Signore per i<br />

benefici ricevuti, anche per quelli che non sappiamo identificare, per quelli<br />

che, magari, neppure consideriamo come benefici.<br />

La gratitu<strong>di</strong>ne, nell’attuale clima dei “<strong>di</strong>ritti” conclamati senza i relativi<br />

“doveri”, non è più una <strong>di</strong>mensione comune all’uomo <strong>di</strong> oggi: è sempre<br />

più rara. Anche dal punto <strong>di</strong> vista religioso si allevano i figli lontani dal<br />

sentimento del “grazie”. Com’è possibile pensare che conoscano la bellissima<br />

e semplice preghiera del Ti adoro… quando arrivano al catechismo senza<br />

saper fare neppure il segno <strong>di</strong> Croce? Il Ti adoro era la prima preghiera — con<br />

il Padre Nostro e l’Ave Maria — che le nostre buone mamme insegnavano ai<br />

loro figli. In quella ringraziavamo il Signore per averci creato, fatto cristiani,<br />

conservati in vita, ecc. Oggi cresce a <strong>di</strong>smisura il numero dei genitori sempre<br />

più solleciti per la data, il vestito ed il pranzo <strong>di</strong> Prima Comunione e Cresima,<br />

che per la formazione spirituale, morale e umana dei loro figli. Come<br />

togliendo la spina dalla corrente, la luce si spegne, così senza Dio la vita<br />

348 Rivista Diocesana n°4 - 2011


Rivista Diocesana n°4 - 2011<br />

at t i d e l Ve s c O V O<br />

Omelie<br />

muore.<br />

Sempre dobbiamo riconoscere che tutto è dono <strong>di</strong> Dio, a partire<br />

dall’esistenza che abbiamo ricevuto e che dobbiamo vivere secondo il progetto<br />

Dio, rispondendo nell’esercizio della libertà e della nostra responsabilità.<br />

Ai presuntuosi e orgogliosi Corinti l’Apostolo Paolo <strong>di</strong>ceva: «Che cosa<br />

mai possie<strong>di</strong> che tu non abbia ricevuto? E se l’hai ricevuto, perché te ne vanti<br />

come non l’avessi ricevuto?» (1 Cor 4,7).<br />

La nostra revisione <strong>di</strong> vita <strong>di</strong> fine anno ci porta quin<strong>di</strong> a chiedere<br />

perdono per non essere stati capaci <strong>di</strong> mettere a frutto il tempo che ci è stato<br />

concesso per amare Dio e i nostri fratelli. Non è il momento per stendere un<br />

completo esame <strong>di</strong> coscienza, ma l’invito a farlo con molta serietà.<br />

Dobbiamo anche pensare all’uso fatto del tempo che ci è dato, che ci<br />

è offerto come un dono, prezioso tanto quanto la vita. In tal senso mi limito<br />

a citare questa affermazione del saggio Seneca (I sec. d. C.): «Non ti vergogni<br />

<strong>di</strong> riservare per te stesso gli avanzi della vita, e <strong>di</strong> destinare a perfezionarti<br />

moralmente solo quel tempo che non può essere impiegato per nessuna faccenda?<br />

Com’è tar<strong>di</strong> cominciare a vivere, allorché si deve finire! (De brevitate<br />

vitae, 3,5).<br />

Con uno sguardo <strong>di</strong> fede dobbiamo pure considerare se abbiamo<br />

avuto sufficiente capacità <strong>di</strong> vivere i nostri giorni con speranza e ottimismo,<br />

consci, come dovremmo essere, del fatto che Dio guida la storia con misericor<strong>di</strong>a<br />

e amore. La risurrezione <strong>di</strong> Cristo è la fonte <strong>di</strong> questa speranza. Se<br />

nel concreto della vita non abbiamo avuto questo sguardo, dobbiamo forse<br />

interrogarci se davvero la nostra fede nel Risorto sia così forte da farci vedere,<br />

nei fatti e nelle vicende <strong>di</strong> ogni giorno, la Mano provvidente <strong>di</strong> Dio che ci<br />

guida, su sentieri talvolta misteriosi, verso la meta della beatitu<strong>di</strong>ne celeste.<br />

Sappiamo — come abbiamo sentito affermare nella prima lettura —<br />

che come il Signore è rimasto fedele ai nostri Padri, così non ci abbandonerà<br />

mai: continuerà a volgere su <strong>di</strong> noi il suo volto perché possiamo rivolgere i<br />

nostri cuori a Lui, seguire tutte le sue vie, osservare i suoi coman<strong>di</strong>, le leggi<br />

e le norme che ci ha dato (cfr. 1 Re 8,57-58).<br />

In questo sguardo <strong>di</strong> fede, nutrito dalla speranza, non dobbiamo <strong>di</strong>menticare<br />

che per giungere alla risurrezione occorre passare per la via stretta<br />

della croce. Sappiamo che tale via, dopo la passione e morte <strong>di</strong> Gesù, non è<br />

più oscura, ma è illuminata dalla luce splendente della risurrezione.<br />

L’impegno che dovremmo assumerci all’inizio del nuovo anno, —<br />

ecco il cosiddetto “preventivo” — ognuno secondo la propria con<strong>di</strong>zione e<br />

il suo cammino spirituale, potrebbe essere questo: rinnovare la nostra fede e<br />

il nostro amore per Dio e i fratelli, con l’aiuto della grazia, compiendo ogni<br />

349<br />

Ve s c O V O


at t i d e l Ve s c O V O<br />

Omelie<br />

giorno un passo avanti verso la santità.<br />

L’evangelista Matteo termina il suo Vangelo con la promessa più<br />

luminosa e incoraggiante <strong>di</strong> Gesù: «Io sono con voi tutti i giorni, fino alla<br />

fine del mondo» (Mt 28,20). Su questa certezza salutiamo l’anno vecchio e<br />

accogliamo con fiducia il nuovo, mettendolo nelle mani della Vergine Maria,<br />

Madre <strong>di</strong> Gesù e Madre nostra.<br />

350 Rivista Diocesana n°4 - 2011


Rivista Diocesana n°4 - 2011<br />

Ve s c O V O<br />

Documentazione<br />

SANTA MADDALENA<br />

PATRONA DELLA PROVENZA E DELLA DIOCESI<br />

DI FRéJUS-TOULON<br />

Mons. Careggio a Saint-Maximin partecipa alle solenni celebrazioni<br />

21-24 luglio 2011<br />

La città <strong>di</strong> Saint-Maximin, nel cuore della Provenza marittima, è<br />

stata così chiamata da padre Lacordaire, che nel 1859 vi restaurò l’antico<br />

convento domenicano, «il terzo sepolcro della Cristianità».<br />

La sua basilica gotica, iniziata da Carlo II d’Angiò nel 1295, racchiude<br />

infatti il sepolcro glorioso <strong>di</strong> Maria Maddalena, l’Apostola degli Apostoli,<br />

alla quale una venerabile tra<strong>di</strong>zione fa risalire l’evangelizzazione della Provenza.<br />

Ra<strong>di</strong>cato da secoli, il culto della <strong>San</strong>ta rimane tutt’ora fiorente nella<br />

popolazione, con segni indelebili nella religiosità e nella cultura popolari.<br />

Ogni anno, la gente <strong>di</strong> Provenza – e non solo – partecipa numerosa<br />

ai solenni festeggiamenti che si svolgono a Saint-Maximin nei giorni prossimi<br />

alla festa liturgica della <strong>San</strong>ta (22 luglio).<br />

Affidate sempre ad un vescovo, le celebrazioni del 2011 sono state<br />

presiedute, su invito del vescovo <strong>di</strong> Tolone, Mons. Rey, dall’ Ecc.mo Vescovo<br />

<strong>di</strong> <strong>Ventimiglia</strong> - <strong>San</strong>remo, Mons. Alberto Maria Careggio, il quale ha conquistato<br />

tutti per l’attinenza e la profon<strong>di</strong>tà della sua pre<strong>di</strong>cazione – la lingua<br />

non era per lui un ostacolo –, l’affabilità del suo tratto e la spontaneità con<br />

cui egli ha saputo unirsi alla folla in festa, curioso <strong>di</strong> scoprire le espressioni<br />

<strong>di</strong> una pietà popolare, in cui spiritualità, tra<strong>di</strong>zione e folclore si coniugano<br />

armoniosamente.<br />

Giunto a Saint-Maximin giovedì 21 luglio, Mons. Careggio ha guidato<br />

in serata i riti <strong>di</strong> apertura delle festività, con l’uscita delle reliquie della<br />

<strong>San</strong>ta sul sagrato della basilica, la proclamazione in lingua provenzale<br />

dell’avvio della festa e la processione aux flambeaux attorno alla chiesa.<br />

Se il forte vento <strong>di</strong> maestrale rinfrescava l’aria – perciò noi canonici<br />

non abbiamo avuto problemi ad indossare l’ermellino –, spegneva le candele<br />

e <strong>di</strong>sturbava l’impianto esterno <strong>di</strong> amplificazione , non impe<strong>di</strong>va tuttavia<br />

alla folla <strong>di</strong> riprendere coralmente i vecchi inni provenzali in onore della santa<br />

Patrona. Nella sua riflessione, Mons. Careggio ha invitato i fedeli ad aprire<br />

il cuore al messaggio spirituale ed universale della Maddalena, il quale<br />

risuona come un invito alla santità. L’indomani, giorno della festa liturgica<br />

della <strong>San</strong>ta, il vescovo ha accolto volentieri la proposta <strong>di</strong> unirsi al consueto<br />

pellegrinaggio che, attraverso la foresta, sale alla grotta della Sainte-Baume,<br />

351<br />

Ve s c O V O


Ve s c O V O<br />

Documentazione<br />

luogo che la tra<strong>di</strong>zione in<strong>di</strong>ca come il rifugio <strong>di</strong> penitenza della Maddalena,<br />

prima della sua morte nelle vicinanze <strong>di</strong> Saint-Maximin.<br />

Ho quin<strong>di</strong> accompagnato Monsignore alla Sainte-Baume, dove i frati<br />

domenicani – quasi tutti giovani – ci hanno accolti fraternamente, il priore<br />

servendo persino da fotografo al vescovo durante la salita orante nella stupenda<br />

foresta. Ero sicuro che pochi chilometri <strong>di</strong> marcia montana non avrebbero<br />

spaventato la vecchia guida valdostana del <strong>San</strong>to Padre Giovanni Paolo<br />

II! Le celebrazioni più solenni si sono svolte la domenica 24 luglio a Saint-<br />

Maximin, con una folla strabocchevole, arricchita dal raduno delle bravades<br />

della <strong>di</strong>ocesi (aggregazioni <strong>di</strong> laici incaricati <strong>di</strong> animare le feste patronali),<br />

con le loro <strong>di</strong>vise storiche e i loro fucili per i colpi a salve, e dall’intervento <strong>di</strong><br />

molti gruppi folcloristici della regione.<br />

Prima della messa solenne concelebrata con il vicario generale,<br />

Mons. Molinas, e una ventina <strong>di</strong> sacerdoti, e servita dai giovani frati studenti<br />

e novizi domenicani, Mons. Careggio è stato accolto alle porte della città dal<br />

sindaco e dalle autorità regionali e provinciali – così avviene proprio nella<br />

laica Francia! – e accompagnato in un corteo ricco <strong>di</strong> colori fin sul sagrato<br />

della basilica dove era ad attenderlo, per gli onori liturgici, il parroco, i<br />

concelebranti e i ministranti. Nell’omelia, il vescovo ha illustrato la triplice<br />

fisionomia della Maddalena così com’è recepita dalla tra<strong>di</strong>zione provenzale:<br />

penitente, testimone della Risurrezione e messaggera del Vangelo.<br />

La messa è terminata con la <strong>di</strong>stribuzione del «pain béni» (pane benedetto),<br />

rito tra<strong>di</strong>zionale familiare al vescovo perché praticato anche nella<br />

Valle d’Aosta. Dopo l’aperitivo nel giar<strong>di</strong>no dell’ex-convento, ora parco comunale,<br />

e il pranzo sotto le arcate del chiostro, momenti <strong>di</strong> gioiosa convivialità,<br />

si è fatto ritorno in chiesa per il canto dei vespri, il panegirico della<br />

<strong>San</strong>ta affidato al sottoscritto – il vescovo, bontà sua, ha voluto paragonarmi<br />

al grande oratore Lacordaire, che proprio dallo stesso pulpito pre<strong>di</strong>cò! –,<br />

l’interminabile processione per le vie della città e la bene<strong>di</strong>zione eucaristica<br />

conclusiva, il tutto presieduto da Mons. Careggio in antiche e preziose vesti<br />

pontificali, fra un numeroso clero composto da frati domenicani, sacerdoti e<br />

canonici del capitolo <strong>di</strong> Tolone. Il silenzio impressionante che, nonostante la<br />

folla, regnava in basilica durante l’adorazione eucaristica, conferma che Maria<br />

Maddalena rimane colei che conduce a Cristo, modello e corona <strong>di</strong> tutti<br />

i santi. Aggiungo una nota personale: sono stato lieto <strong>di</strong> trascorrere questi<br />

giorni nell’amabile compagnia <strong>di</strong> Mons. Careggio. Nell’occasione si è davvero<br />

<strong>di</strong>mostrato Pastor bonus in populo, come recitava l’antica antifona per<br />

l’accoglienza del vescovo.<br />

Mons. Jean-Pierre Ravotti<br />

352 Rivista Diocesana n°4 - 2011


Rivista Diocesana n°4 - 2011<br />

Ve s c O V O<br />

Messaggi<br />

MESSAGGIO<br />

PER LA GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE 2011<br />

Il mese <strong>di</strong> Ottobre è per antonomasia il “Mese Missionario” e domenica<br />

23 c. m. celebreremo la 85ª GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE. Il<br />

<strong>San</strong>to Padre, con il suo magistrale Messaggio, invita a riflettere con particolare<br />

impegno sul compito specifico della Chiesa la quale – come si legge nel<br />

decreto conciliare Ad gentes, richiamato dallo stesso Benedetto XVI – è «per<br />

sua natura missionaria».<br />

Esorto tutti, sacerdoti, laici impegnati, associazioni e gruppi della<br />

<strong>Diocesi</strong>, a dare il massimo rilievo al Messaggio pontificio e alla Giornata: il<br />

compito dell’annuncio, come sottolinea il Papa, richiamando il beato Giovanni<br />

Paolo II, «non ha perso la sua urgenza. Anzi, la “missione <strong>di</strong> Cristo redentore,<br />

affidata alla Chiesa, è ancora ben lontana dal suo compimento (Enc.<br />

Redemptoris missio, n. 1)”». Siamo tutti responsabili dell’evangelizzazione<br />

e, forse, anche gravemente colpevoli per il non annuncio e le conseguenti<br />

larghe sacche <strong>di</strong> povertà spirituale e materiale, la carenza <strong>di</strong> vocazioni sacerdotali<br />

e missionarie, non solo nel mondo intero, ma anche nella nostra<br />

<strong>Diocesi</strong>. Nell’invitare a me<strong>di</strong>tare a fondo le sapienti parole del Papa per questo<br />

mese e per la Giornata del 23 ottobre, mi preme sottolineare quanto egli<br />

scrive a conclusione del suo Messaggio: «Attraverso la partecipazione corresponsabile<br />

alla missione della Chiesa, il cristiano <strong>di</strong>venta costruttore della<br />

comunione, della pace, della solidarietà che Cristo ci ha donato, e collabora<br />

alla realizzazione del piano salvifico <strong>di</strong> Dio per tutta l’umanità. Le sfide che<br />

questa incontra, chiamano i cristiani a camminare insieme agli altri, e la missione<br />

è parte integrante <strong>di</strong> questo cammino con tutti. In essa noi portiamo,<br />

seppure in vasi <strong>di</strong> creta, la nostra vocazione cristiana, il tesoro inestimabile<br />

del Vangelo, la testimonianza viva <strong>di</strong> Gesù morto e risorto, incontrato e creduto<br />

nella Chiesa». Cari fedeli, siamo consapevoli che il futuro dell’umanità<br />

è anche nelle nostre mani? Non limitiamoci a condannare il male esistente,<br />

doman<strong>di</strong>amoci che cosa abbiamo fatto o facciamo per evitarlo.<br />

Di cuore ringrazio e bene<strong>di</strong>co tutti, specialmente i Parroci, i responsabili<br />

e gli animatori tanto dell’Ufficio <strong>di</strong>ocesano per la cooperazione missionaria<br />

tra le Chiese, quanto quelli delle nostre parrocchie.<br />

<strong>San</strong>remo, 1 ottobre 2011<br />

Nella festa <strong>di</strong> S. Teresa <strong>di</strong> Gesù Bambino, Patrona delle Missioni<br />

+ Alberto Maria Careggio, Vescovo<br />

353<br />

Ve s c O V O


Ve s c O V O<br />

Interviste<br />

INTERVISTA AL “CORRIERE DELLA VALLE D’AOSTA”<br />

Mons. Careggio, ritornare in Valle d’Aosta per l’or<strong>di</strong>nazione <strong>di</strong><br />

mons. Franco Lovignana risveglia in Lei ricor<strong>di</strong> sulla sua or<strong>di</strong>nazione episcopale?<br />

Voglio innanzitutto ringraziare Mons. Franco Lovignana per avermi voluto<br />

quale coconsacrante per la sua or<strong>di</strong>nazione episcopale. Lo ritengo un segno <strong>di</strong><br />

grande amicizia, facendomi sentire “non straniero, né ospite” - per citare <strong>San</strong> Paolo<br />

- ma concitta<strong>di</strong>no e membro <strong>di</strong> questa Chiesa cui mi sento legato dalla nascita e, in<br />

modo particolare, dopo la mia or<strong>di</strong>nazione sacerdotale.<br />

Ritorno quin<strong>di</strong> volentieri ad Aosta per partecipare ad un evento <strong>di</strong> grande<br />

grazia per la <strong>Diocesi</strong>. Ovviamente, tutto questo mi fa pensare agli anni della mia giovinezza,<br />

soprattutto quelli trascorsi nella parrocchia <strong>di</strong> <strong>San</strong>t’Orso, dove vissi dalla<br />

nascita fino alla mia or<strong>di</strong>nazione sacerdotale e dove ritornai in ultimo come Canonico<br />

della Collegiata.<br />

L’or<strong>di</strong>nazione episcopale… Ricordo l’insistenza <strong>di</strong> molti amici, specie nel<br />

campo cosiddetto laico e amministrativo, perché avvenisse ad Aosta. Volli fermamente<br />

che fosse a Chiavari, scelta che feci con il cuore gonfio, per motivi personali<br />

e perché convinto che si tratti sempre <strong>di</strong> un vincolo sponsale tra il pastore e la comunità<br />

cui è inviato. Consideravo giusto che fosse là dove avrei dovuto dare la mia<br />

vita fino alla fine del mio mandato. Di questa decisione i Chiavaresi sono tuttora<br />

riconoscenti.<br />

Il nuovo Vescovo ha accettato la nomina <strong>di</strong> Benedetto XVI il 22 ottobre,<br />

proprio il giorno in cui la Chiesa faceva memoria liturgica del beato<br />

Giovanni Paolo II: un pontefice che dal 1986, anno della sua visita pastorale,<br />

sino al 2004, data del suo ultimo soggiorno, ha in parte segnato la storia della<br />

Chiesa della nostra regione ed è ancora oggi nel cuore <strong>di</strong> molti valdostani.<br />

Lei cosa ne pensa?<br />

Penso che in mente Dei le coincidenze non siano mai casuali. Del resto non<br />

può esistere un Vescovo che non sia strettamente legato al Papa che Gesù ha costituito<br />

capo del Collegio degli Apostoli. Lo è per istituzione <strong>di</strong>vina e non per volontà<br />

umana. Di lui ci si deve sempre fidare e a lui sempre obbe<strong>di</strong>re. Ricordo quanto mi<br />

<strong>di</strong>sse il beato Giovanni Paolo II alle mie esplicite e reiterate resistenze: “Al Papa non<br />

si <strong>di</strong>ce <strong>di</strong> no”. Fu per me un dolce rimprovero, ma nello stesso tempo un’investitura<br />

che, nonostante i miei naturali limiti umani, mi ha rincuorato e incoraggiato a ser-<br />

354 Rivista Diocesana n°4 - 2011


Rivista Diocesana n°4 - 2011<br />

Ve s c O V O<br />

Interviste<br />

vire la Chiesa, sia come successore degli Apostoli, sia per esercitare la missione <strong>di</strong><br />

santificare, insegnare e governare.<br />

Le stesse parole “Non temere, vai avanti” che il 13 luglio del 1995 Giovanni<br />

Paolo II mi <strong>di</strong>sse a tu per tu andando verso il Pileo, le ripeto al neo Vescovo, Mons.<br />

Franco Lovignana. Non sono evidentemente mie, ma <strong>di</strong> quel grande Papa, amico<br />

fedelissimo della nostra Valle. La missione del Vescovo è molto ardua, tanto quella <strong>di</strong><br />

scalare una vetta. Ma anche in questo Giovanni Paolo II è stato un grande maestro:<br />

ci ha insegnato a salire nella vita, considerando i monti come rappresentazione simbolica<br />

<strong>di</strong> un movimento ascensionale dello spirito che, per lui, si trasfondeva nella<br />

vita stessa della Chiesa.<br />

In conclusione, qual è il suo augurio per i lettori del “Corriere della<br />

Valle”, <strong>di</strong> cui Lei è stato <strong>di</strong>rettore, in occasione del <strong>San</strong>to Natale?<br />

Il settimanale <strong>di</strong>ocesano, quando è ben fatto ed è attento agli eventi ecclesiali,<br />

rimane lo strumento più efficace e prezioso per la comunità locale. Bisogna<br />

esserne privi, per rendersi conto del prezioso servizio d’informazione e <strong>di</strong> formazione<br />

che può svolgere. Il giornale on-line, per quanto rapido e tempestivo nella cronaca,<br />

è meno efficace sul piano dell’approfon<strong>di</strong>mento della notizia e della formazione dei<br />

lettori.<br />

Avendo lavorato molto al “Corriere della Valle d’Aosta”, dagli anni ’60,<br />

tempi del compianto Can. Giovanni Christille, auguro agli affezionati lettori <strong>di</strong> saperlo<br />

apprezzare e sostenere non soltanto con la sua <strong>di</strong>ffusione, ma anche con una<br />

positiva collaborazione, sì da farne uno specchio vivo ed efficace <strong>di</strong> una Chiesa sempre<br />

aperta all’evangelizzazione e attenta ai valori <strong>di</strong> una specifica comunità intramontana.<br />

355<br />

Ve s c O V O


Ve s c O V O<br />

Diario Pastorale<br />

DIARIO PASTORALE DEL VESCOVO<br />

OTTOBRE<br />

Do m e n i c a 2<br />

Alle ore 11,15 amministra la Cresima ai ragazzi della parrocchia <strong>di</strong> Airole;<br />

nel pomeriggio, alle ore 17, nella parrocchia <strong>di</strong> <strong>San</strong> Siro in <strong>San</strong>remo presiede<br />

la S. Messa e la processione in onore della B. V. Maria del <strong>San</strong>to Rosario.<br />

ma r t e D ì 4<br />

Alle ore 17,30, a Bor<strong>di</strong>ghera, nella parrocchia Maria Immacolata (Terrasanta),<br />

presiede la commemorazione annuale del Transito <strong>di</strong> <strong>San</strong> Francesco e<br />

celebra la S. Messa in onore del <strong>San</strong>to.<br />

Gi o v e D ì 6<br />

Alle ore 11,30 riceve in u<strong>di</strong>enza ufficiale il Capitano dei Carabinieri, Gerar<strong>di</strong>na<br />

Corona, comandante della Stazione <strong>di</strong> <strong>San</strong>remo.<br />

Nel pomeriggio, alle ore 17, si reca nella parrocchia <strong>di</strong> <strong>San</strong>to Stefano al Mare<br />

per incontrare i ragazzi della Cresima; s’intrattiene quin<strong>di</strong> con il Parroco e le<br />

Catechiste.<br />

ve n e r D ì 7<br />

Alle ore 20,30 celebra la Cresima nella Parrocchia <strong>di</strong> Camporosso.<br />

Sa b a t o 8<br />

Prende parte in mattinata alla Festa dell’Accoglienza presso l’Istituto scolastico<br />

“Mater Misericor<strong>di</strong>ae”. Nel pomeriggio, alle ore 15, nella Chiesa parrocchiale<br />

<strong>di</strong> Taggia, presiede la cerimonia <strong>di</strong> consegna del “Mandato” ai catechisti<br />

della <strong>Diocesi</strong>.<br />

Do m e n i c a 9<br />

Alle ore 10,30, amministra la Cresima ai ragazzi della parrocchia <strong>di</strong> N. S. del<br />

<strong>San</strong>to Rosario in <strong>San</strong>remo; nel pomeriggio, alle ore 15, a quelli della parrocchia<br />

Natività <strong>di</strong> Maria Vergine alla Villetta <strong>di</strong> <strong>San</strong>remo.<br />

Lu n e D i 10<br />

Alle ore 10,30 presiede il funerale del sig. Francesco Rossi, papà <strong>di</strong> Don Piero<br />

Rossi, Parroco <strong>di</strong> <strong>San</strong> Giuseppe a <strong>San</strong>remo e Vice Cancelliere della <strong>Diocesi</strong>.<br />

356 Rivista Diocesana n°1 - 2011


Rivista Diocesana n°1 - 2011<br />

Ve s c O V O<br />

Diario Pastorale<br />

ma r t e D ì 11<br />

In mattinata, in Curia vescovile, presiede l’incontro dei Vicari Foranei.<br />

Alle ore 15,30, riceve in episcopio i cresiman<strong>di</strong> <strong>di</strong> Pompeiana; alle ore 19,30, a<br />

<strong>San</strong>remo, inaugura l’Anno Serrano con la celebrazione della S. Messa presso<br />

l’Istituto “Sedes Sapientiae” e con la partecipazione alla cena conviviale.<br />

Gi o v e D ì 13<br />

Alle ore 10, nella concattedrale <strong>di</strong> <strong>San</strong> Siro, presiede il solenne pontificale in<br />

onore <strong>di</strong> <strong>San</strong> Romolo, Patrono della Città e, nel pomeriggio, prende parte<br />

alla cerimonia <strong>di</strong> consegna dei <strong>di</strong>plomi ai citta<strong>di</strong>ni benemeriti, tra cui il celebre<br />

cantante Gianni Moran<strong>di</strong>.<br />

ve n e r D ì 14<br />

Alle ore 11,30 riceve in u<strong>di</strong>enza ufficiale il Capitano della Guar<strong>di</strong>a Costiera<br />

Ten. <strong>di</strong> Vascello Andrea Betti.<br />

Sa b a t o 15<br />

Nel pomeriggio è a Nizza Monferrato per la celebrazione <strong>di</strong> un Battesimo.<br />

Do m e n i c a 16<br />

Alle ore 10,30 amministra la Cresima ai ragazzi della parrocchia <strong>di</strong> <strong>San</strong>to Stefano<br />

al Mare. Alle ore 17 celebra la Cresima ai ragazzi della parrocchia <strong>di</strong> Castellaro.<br />

Gi o v e D ì 20<br />

Nel pomeriggio incontra i cresiman<strong>di</strong> della parrocchia del Borgo <strong>di</strong> <strong>San</strong>remo.<br />

Alle ore 21,15 prende parte al balletto artistico <strong>di</strong>retto da Liliana Cosi, ispirato<br />

alla strage delle Torri gemelle con una lettura altamente sapienziale.<br />

ve n e r D ì 21<br />

Alle ore 9,30 riceve in u<strong>di</strong>enza la Madre Provinciale delle Suore Ausiliatrici<br />

del Purgatorio. Alle ore 20,45 nella parrocchia <strong>di</strong> <strong>San</strong> Siro celebra la prima<br />

memoria liturgica del Beato Giovanni Paolo II.<br />

Do m e n i c a 23<br />

Alle ore 15,30 amministra la Cresima ai ragazzi della parrocchia del Borgo<br />

<strong>di</strong> <strong>San</strong>remo.<br />

ma r t e D ì 25<br />

Alle ore 10, presso la Villa Giovanna d’Arco, incontra i responsabili della<br />

357<br />

Ve s c O V O


Ve s c O V O<br />

Diario Pastorale<br />

formazione dei <strong>di</strong>aconi permanenti.<br />

me r c o L e D ì 26<br />

Alle ore 19,30 presiede la <strong>San</strong>ta Messa nella Parrocchia <strong>di</strong> <strong>San</strong> Rocco per il<br />

quarantesimo anniversario della presenza del Serra Club nella nostra <strong>Diocesi</strong>.<br />

Gi o v e D ì 27<br />

Alle ore 10, presso il Museo Diocesano della <strong>Diocesi</strong> <strong>di</strong> Genova, prende parte<br />

alla riunione per i Beni Culturali.<br />

Gi o v e D ì 28 – Lu n e D ì 31<br />

Partecipa al Pellegrinaggio Nazionale del Sovrano Militare Or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> Malta<br />

(SMOM) a Loreto.<br />

NOVEMBRE<br />

ma r t e D ì 1<br />

Alle ore 11,00 presiede in Cattedrale il solenne pontificale. Nel pomeriggio,<br />

alle ore 15, a <strong>San</strong>remo, partecipa nel cimitero citta<strong>di</strong>no alla funzione religiosa<br />

in suffragio dei Defunti.<br />

me r c o L e D ì 2<br />

Alle ore 15, nel cimitero <strong>di</strong> <strong>Ventimiglia</strong>, concelebra con i Parroci della Città la<br />

<strong>San</strong>ta Messa in suffragio dei Defunti.<br />

Gi o v e D ì 3 – Do m e n i c a 6<br />

Partecipa alla Conferenza Episcopale francese, in rappresentanza della CEI.<br />

ma r t e D ì 8<br />

Alle ore 18, in Cattedrale, presiede la <strong>San</strong>ta Messa in suffragio dei Vescovi e<br />

Sacerdoti defunti.<br />

me r c o L e D ì 9 – Do m e n i c a 13<br />

Nel Centro Diocesano <strong>di</strong> Spiritualità <strong>di</strong> <strong>San</strong> Fidenzio a Novaglie (Verona),<br />

pre<strong>di</strong>ca gli esercizi spirituali ai cavalieri del Sovrano Militare Or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> Malta<br />

(SMOM).<br />

me r c o L e D ì 16<br />

Alle ore 15,30 incontra le Suore dell’USMI.<br />

358 Rivista Diocesana n°1 - 2011


Rivista Diocesana n°1 - 2011<br />

Ve s c O V O<br />

Diario Pastorale<br />

Gi o v e D ì 17 – Do m e n i c a 20<br />

Segue tutte le attività del Jubilmusic che si conclude con la S. Messa celebrata<br />

nella chiesa Concattedrale <strong>di</strong> <strong>San</strong> Siro in <strong>San</strong>remo.<br />

Lu n e D ì 21<br />

Alle ore 9,30 incontra la Preside della Scuola Mater Misericor<strong>di</strong>ae <strong>di</strong> <strong>San</strong>remo.<br />

me r c o L e D ì 23 – Gi o v e D ì 24<br />

A Roma, partecipa all’incontro dei Presidenti e responsabili della Caritas ed<br />

incontra il Superiore del PIME, Padre Battista Zanchi.<br />

ve n e r D ì 25<br />

Alle ore 11,30 incontra la Presidente Marica Parlotti e i responsabili della<br />

Fondazione Penelope che si occupano dell’assistenza dei familiari <strong>di</strong> persone<br />

scomparse.<br />

Sa b a t o 26<br />

Alle ore 18,15 nella Concattedrale <strong>di</strong> <strong>San</strong> Siro amministra le Cresime agli adulti.<br />

Do m e n i c a 27<br />

Alle ore 11, ad Ospedaletti, amministra la Cresima ai ragazzi della parrocchia.<br />

Nel pomeriggio, alle ore 15, a Riva ligure, celebra le esequie del ragazzo<br />

Mario Baracco.<br />

DICEMBRE<br />

Lu n e D ì 28 – ve n e r D ì 2<br />

Nella casa per ferie <strong>di</strong> Varigotti (<strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> Savona), partecipa agli esercizi<br />

spirituali dei Vescovi liguri.<br />

Sa b a t o 3<br />

Alle ore 8,15, a <strong>San</strong>remo, prende parte al Convegno sulla <strong>di</strong>sabilità infantile<br />

e commenta il titolo del simposio: “Si prese cura <strong>di</strong> lui (Lc 10,34)”. Nel pomeriggio,<br />

alle ore 15,30, prende parte all’inaugurazione dei restauri dell’Oratorio<br />

dei Neri a <strong>Ventimiglia</strong> alta. Con un breve intervento, mette in risalto il<br />

rapporto a volte conflittuale tra lo Stato e la Chiesa, proprietaria e custode<br />

del ricco patrimonio religioso e artistico.<br />

359<br />

Ve s c O V O


Ve s c O V O<br />

Diario Pastorale<br />

Do m e n i c a 4<br />

Alle ore 10,00 presiede la concelebrazione esequiale in suffragio <strong>di</strong> p. Raffaele<br />

Amoretti a Torre Paponi. Nel pomeriggio, alle ore 18, nella parrocchia<br />

<strong>San</strong>ti Apostoli Giacomo e Filippo <strong>di</strong> Arma <strong>di</strong> Taggia conferisce il ministero<br />

del Lettorato al seminarista Clau<strong>di</strong>o Luigi Fasulo; presenti anche i superiori<br />

e i seminaristi del Seminario <strong>di</strong> Laghet.<br />

Lu n e D ì 5<br />

Alle ore 9,30, in Curia, presiede la riunione del Consiglio Diocesano per gli<br />

Affari Economici. Nella festa <strong>di</strong> <strong>San</strong>ta Barbara, Patrona della Marina Militare,<br />

nella chiesa della Marina, in <strong>San</strong>remo, alle ore 10,30 celebra la <strong>San</strong>ta Messa<br />

per i Marinai dell’Ufficio Circondariale Marittimo e per tutti gli addetti<br />

alle attività <strong>di</strong> cui la <strong>San</strong>ta è protettrice.<br />

me r c o L e D ì 7<br />

Alle ore 9,30, presso la casa <strong>di</strong> riposo <strong>di</strong> Bor<strong>di</strong>ghera, celebra la <strong>San</strong>ta Messa<br />

per gli ospiti ed il personale, nel primo centenario dalla fondazione.<br />

Gi o v e D ì 8<br />

Alle ore 10,30 prende parte ai festeggiamenti in onore <strong>di</strong> don Giacomo Barra,<br />

che ha raggiunto il cinquantesimo anno <strong>di</strong> presenza nelle parrocchie <strong>di</strong> Verezzo.<br />

Nel pomeriggio, a Bor<strong>di</strong>ghera, presso la parrocchia dei Padri Francescani,<br />

presiede la <strong>San</strong>ta Messa Solenne dell’Immacolata Concezione <strong>di</strong> Maria.<br />

Do m e n i c a 11<br />

Alle ore 15,00 nella parrocchia <strong>di</strong> Perinaldo, presiede la <strong>San</strong>ta Messa con<br />

processione in onore <strong>di</strong> <strong>San</strong> Nicola da Bari.<br />

Lu n e D ì 12<br />

Alle ore 10,00 presiede il Consiglio <strong>di</strong> Amministrazione della Fondazione Notari.<br />

ma r t e D ì 13<br />

Alle ore 20,15, al Casino <strong>di</strong> <strong>San</strong>remo, prende parte alla cena organizzata dal<br />

Rotary Club.<br />

ve n e r D ì 16<br />

Alle ore 19,30, nella parrocchia <strong>di</strong> <strong>San</strong> Rocco in <strong>San</strong>remo, celebra la <strong>San</strong>ta Messa<br />

per il tra<strong>di</strong>zionale scambio degli auguri natalizi ai membri del Serra Club.<br />

360 Rivista Diocesana n°1 - 2011


Rivista Diocesana n°1 - 2011<br />

Ve s c O V O<br />

Diario Pastorale<br />

Do m e n i c a 18<br />

Alle ore 14, ad Aosta, partecipa all’Or<strong>di</strong>nazione Episcopale <strong>di</strong> S. Ecc. Mons.<br />

Lovignana.<br />

ma r t e D ì 20<br />

Alle ore 11, in preparazione al <strong>San</strong>to Natale, presiede la concelebrazione della<br />

<strong>San</strong>ta Messa nella Residenza Protetta della Casa Rachele <strong>di</strong> Vallecrosia. Al<br />

termine della Messa prende parte al pranzo degli Auguri.<br />

Alle ore 15 celebra nell’Ospedale <strong>di</strong> <strong>San</strong>remo la <strong>San</strong>ta Messa <strong>di</strong> auguri per i<br />

malati, i me<strong>di</strong>ci ed il personale sanitario.<br />

me r c o L e D ì 21<br />

Alle ore 9,30 riceve in u<strong>di</strong>enza, per lo scambio degli auguri natalizi, il Comandante<br />

dei Vigili Urbani <strong>di</strong> <strong>Ventimiglia</strong>.<br />

Alle ore 10 si reca a visitare don Vento, ospite nella Casa <strong>di</strong> don Orione.<br />

Alle ore 20, presso la Concattedrale <strong>di</strong> <strong>San</strong> Siro, prende parte alla rappresentazione<br />

del Presepe vivente interpretato dagli studenti della Scuola Mater<br />

Misericor<strong>di</strong>ae <strong>di</strong> <strong>San</strong>remo e, a seguire, celebra la <strong>San</strong>ta Messa.<br />

Gi o v e D ì 22<br />

In mattinata, presso il Seminario Vescovile <strong>di</strong> Bor<strong>di</strong>ghera, prende parte<br />

all’incontro mensile del Clero dove la prof.ssa Giaccar<strong>di</strong> tiene una relazione<br />

sul tema: “Giovani, relazioni, affetti nell’epoca <strong>di</strong>gitale”.<br />

Sa b a t o 24<br />

Alle 24 presiede nella Basilica Concattedrale <strong>di</strong> <strong>San</strong> Siro la solenne concelebrazione<br />

della Messa <strong>di</strong> Mezzanotte.<br />

Do m e n i c a 25<br />

sOlennitÀ del santO natale<br />

Alle ore 11 presiede il Pontificale in Cattedrale.<br />

me r c o L e D ì 28<br />

Alle ore 18, presso il Teatro del Casino <strong>di</strong> <strong>San</strong>remo, partecipa alla presentazione<br />

del libro “Ti voglio regalare un’Oasi d’amore”.<br />

Sa b a t o 31<br />

Alle ore 18, nella Concattedrale <strong>di</strong> <strong>San</strong> Siro, presiede la <strong>San</strong>ta Messa <strong>di</strong> fine<br />

anno con il tra<strong>di</strong>zionale canto del Te Deum.<br />

361<br />

Ve s c O V O


at t i d e l Ve s c O V O<br />

Decreti<br />

COSTITUZIONE NUOVO CONSIGLIO PASTORALE<br />

Preso atto che è ormai scaduto il Consiglio Pastorale Diocesano e<br />

che lo stesso necessita <strong>di</strong> essere rinnovato;<br />

Visti i cann. 511-514 del co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> Diritto Canonico e lo Statuto del<br />

Consiglio Presbiterale, da me emanato il 15 agosto 2005;<br />

con il presente<br />

Decreto<br />

costituisco il nuovo Consiglio Pastorale, per il periodo 2011-2015,<br />

composto dalle seguenti persone:<br />

Mons. Umberto Toffani Vicario Generale<br />

Can. Antonio Rebaudo Vicario Episcopale per il clero<br />

Can. Daniele Bisato Vicario Foraneo <strong>di</strong> <strong>Ventimiglia</strong><br />

Can. <strong>Remo</strong> Carosi Vicario Foraneo <strong>di</strong> Bor<strong>di</strong>ghera-Valle Nervia<br />

Can. Giacomo Simonetti Vicario Foraneo <strong>di</strong> <strong>San</strong> <strong>Remo</strong><br />

Can. Antonio Arnal<strong>di</strong> Vicario Foraneo <strong>di</strong> Levante-Valle Argentina<br />

P. Francesco Ruvolo Segretario Diocesano CISM<br />

Suor Filomena Pagnotta Responsabile Diocesana USMI<br />

Domenico Marrara Rappresentante Diaconi Permanenti<br />

Giulio Mascarello Presidente Diocesano Azione Cattolica<br />

e della Consulta Diocesana Aggregazioni Laicali<br />

Franca Manfrin Delegata Ufficio Catechistico<br />

Maurizio Marmo Presidente Caritas Diocesana<br />

Marilena Fabbian Delegata Ufficio Missionario Diocesano<br />

Manuela Consonni Delegata Ufficio Comunicazioni Sociali<br />

Aldo e Cristina Panizzi Responsabili Ufficio Famiglia<br />

Fabio Amalberti Delegato Ufficio Pastorale Giovanile<br />

Gloria Pantani Delegata Centro Pastorale Vocazionale<br />

Giulio Finazzi Delegato Ufficio Pastorale della <strong>San</strong>ità<br />

Daniela Bersia Delegata Ufficio Ecumenismo e Dialogo<br />

Anna Maria Gera eletta dal Vicariato <strong>di</strong> Bor<strong>di</strong>ghera-Valle Nervia<br />

Antonella Sciuto eletta dal Vicariato <strong>di</strong> <strong>Ventimiglia</strong><br />

Franco Carè eletto dal Vicariato <strong>di</strong> <strong>Ventimiglia</strong><br />

Carla Buttelli eletta dal Vicariato <strong>di</strong> <strong>San</strong> <strong>Remo</strong><br />

Mario Rabaglio eletto dal Vicariato <strong>di</strong> <strong>San</strong> <strong>Remo</strong><br />

Francesco Caldani eletto dal Vicariato <strong>di</strong> Levante-Valle Argentina<br />

Don Goffredo Sciubba nominato dal Vescovo<br />

362 Rivista Diocesana n°4 - 2011


Rivista Diocesana n°4 - 2011<br />

at t i d e l Ve s c O V O<br />

Decreti<br />

In deroga all’art. 4 § 1 dello Statuto, il nuovo Consiglio Pastorale<br />

inizia ad operare dalla data del presente Decreto; cesserà dalle sue funzioni<br />

il 31 agosto 2015, salvo <strong>di</strong>verse <strong>di</strong>sposizioni.<br />

Mentre invoco sui singoli membri e su tutto il Consiglio Pastorale Diocesano<br />

la preghiera e l’intercessione <strong>di</strong> Maria <strong>San</strong>tissima Addolorata, <strong>di</strong> cuore imparto<br />

la mia bene<strong>di</strong>zione.<br />

<strong>San</strong> <strong>Remo</strong>, 15 settembre 2011<br />

don Clau<strong>di</strong>o Bigarella<br />

Cancelliere Vescovile<br />

+ Alberto Maria Careggio, Vescovo<br />

363<br />

Ve s c O V O


at t i d e l Ve s c O V O<br />

Nomine<br />

NOMINE<br />

co n S i G L i o Pr e S b i t e r a L e<br />

In data 16 luglio 2011, Sua Ecc.za Mons. Vescovo ha nominato il nuovo Consiglio<br />

Presbiterale, per il periodo 2011-2015.<br />

De L e G a t o ve S c o v i L e<br />

In data 21 luglio 2011, Sua Ecc.za Mons. Vescovo ha nominato il Rev.do Sac.<br />

P. Francesco Ruvolo ofm Delegato Vescovile per la Vita Consacrata.<br />

co L L e G i o D e i co n S u L t o r i<br />

In data 1 agosto 2011, Sua Ecc.za Mons. Vescovo ha nominato il nuovo Collegio<br />

dei Consultori, composto dai seguenti sacerdoti: Mons. Umberto Toffani,<br />

Mons. Alvise Lanteri, Can. Daniele Bisato, Can. Antonio Arnal<strong>di</strong>, Can. Antonio<br />

Rebaudo, Don Benito Cagnin e Don Pasquale Traetta.<br />

co n f e S S o r i<br />

In data 4 agosto 2011, Sua Ecc.za Mons. Vescovo ha nominato il Rev.do Can.<br />

Don Pietro Rossi, Parroco <strong>di</strong> S. Giuseppe in <strong>San</strong> <strong>Remo</strong>, anche confessore or<strong>di</strong>nario<br />

delle Suore Carmelitane Scalze <strong>di</strong> <strong>San</strong> <strong>Remo</strong>.<br />

in t e G r a z i o n e n u o v o m e m b r o co n S i G L i o Pr e S b i t e r a L e<br />

In data 13 ottobre 2011, in applicazione dell’art. 2 § 3 dello Statuto del Consiglio<br />

Presbiterale, Sua Ecc.za Mons. Vescovo ha nominato il Rev.do Sac. don<br />

Antonio Robu membro dello stesso.<br />

aP o S t o L a t o D e L L a Pr e G h i e r a<br />

In data 29 ottobre 2001, Sua Ecc.za Mons. Vescovo ha nominato il Rev.do Sac.<br />

don Antonio Robu Direttore Diocesano dell’Apostolato della Preghiera, in<br />

sostituzione <strong>di</strong> don Vincenzo Avoca<strong>di</strong>.<br />

am m i n iS t r a t o r i Pa r r o c c h a L i<br />

In data 1 ottobre 2001, Sua Ecc.za Mons. Vescovo ha nominato, a seguito<br />

della “Convenzione per il servizio pastorale in Italia dei presbiteri <strong>di</strong>ocesani<br />

provenienti dai territori <strong>di</strong> missione”, stipulata col Vescovo <strong>di</strong> Trichur (In<strong>di</strong>a),<br />

Amministratore Parrocchiale delle Parrocchie S. Pancrazio in Calvo <strong>di</strong><br />

<strong>Ventimiglia</strong>, Addolorata e S. Luigi in Torri <strong>di</strong> <strong>Ventimiglia</strong> e S. Giovanni Battista<br />

in Bevera <strong>di</strong> <strong>Ventimiglia</strong> il Rev.do Sac. Don Ajith (Antonio) Thachoth,<br />

in sostituzione <strong>di</strong> don Jeejo (Giovanni) Valluppara.<br />

364 Rivista Diocesana n°4 - 2011


Rivista Diocesana n°4 - 2011<br />

at t i d e l Ve s c O V O<br />

Nomine<br />

In data 1 novembre 2001, Sua Ecc.za Mons. Vescovo ha nominato Amministratore<br />

Parrocchiale della Parrocchia N.S. della Misericor<strong>di</strong>a in Agaggio Inferiore<br />

<strong>di</strong> Molini <strong>di</strong> Triora il Rev.do Sac. Don Antonio Robu, in sostituzione<br />

<strong>di</strong> don Vincenzo Avoca<strong>di</strong>.<br />

vi c a r i Pa r r o c c h i a L i<br />

In data 1° novembre 2011, Sua Ecc.za Mons. Vescovo, a seguito della presentazione,<br />

a norma del can. 682 §1, fatta da P. Roberto Amici, Superiore<br />

Generale della Congregazione dei Figli <strong>di</strong> S. Maria Immacolata, ha nominato<br />

il Rev.do Sac. P. Arielex Oco f.s.m.i., Vicario Parrocchiale della Parrocchia S.<br />

Nicola da Tolentino in <strong>Ventimiglia</strong>, in sostituzione <strong>di</strong> P. John Paulo Bautista<br />

Sarenas.<br />

In data 1° novembre 2011, Sua Ecc.za Mons. Vescovo, a seguito della presentazione,<br />

a norma del can. 682 §1, fatta da P. Mario Vaccari, Ministro Provinciale<br />

dell’Or<strong>di</strong>ne dei Frati Minori, ha nominato il Rev.do Sac. P. Lukasz<br />

Luszczek ofm., Vicario Parrocchiale della Parrocchia N. S. della Mercede in<br />

san <strong>Remo</strong>, in sostituzione <strong>di</strong> P. Piotr Buchowicz ofm.<br />

In data 1° novembre 2011, Sua Ecc.za Mons. Vescovo, a seguito della presentazione,<br />

a norma del can. 682 §1, fatta da P. Mario Vaccari, Ministro Provinciale<br />

dell’Or<strong>di</strong>ne dei Frati Minori, ha nominato il Rev.do Sac. P. Pedro Alberto<br />

Pineda Serruto ofm., Vicario Parrocchiale della Parrocchia Immacolata<br />

Concezione in Bor<strong>di</strong>ghera, in sostituzione <strong>di</strong> P. Ennio Bellocchi ofm.<br />

tr i b u n a L e ec c L e S i a S t i c o<br />

In data 1° novembre 2011, Sua Ecc.za Mons. Vescovo ha nominato la Signora<br />

Domenica (Anna) Mansueta notaio del Tribunale Ecclesiastico Diocesano.<br />

ESCARDINAZIONE<br />

In data 3 ottobre 2011 Sua Ecc.za Mons. Vescovo ha concesso il Decreto <strong>di</strong><br />

Escar<strong>di</strong>nazione al Rev.do Sac. Don Franco Alberti, il quale, nella medesima<br />

data, è stato incar<strong>di</strong>nato nella <strong>Diocesi</strong> <strong>di</strong> <strong>San</strong>to Amaro (Brasile).<br />

365<br />

Ve s c O V O


Ve s c O V O<br />

Documentazione<br />

ATTIVITÀ 2011 AMBULATORIO GESTITO<br />

DALL’ASSOCIAZIONE DEI MEDICI CATTOLICI<br />

DELLA DIOCESI NELLA CITTÀ VECCHIA DI SANREMO<br />

Distribuzione per Etnie Pazienti anno 2010<br />

Sud<strong>di</strong>visione per Etnia dei 360 pazienti curati nell'anno 2011<br />

Nord africa<br />

Romania<br />

Senegal<br />

Est europa<br />

Italia<br />

Albania<br />

Bangladesh<br />

Equator<br />

italia<br />

romania<br />

senegal<br />

albania<br />

est europa<br />

nord africa<br />

bangladesh<br />

turchia<br />

sud america<br />

Distribuzione<br />

per Etnie pazienti<br />

Anno 2010<br />

Sud<strong>di</strong>visione per Etnia<br />

dei 360 pazienti curati<br />

Anno 2011<br />

Questo il “report” dell’attività 2011 dell’ambulatorio gestito dall’Associazione<br />

dei Me<strong>di</strong>ci Cattolici della <strong>Diocesi</strong> nella città vecchia <strong>di</strong> <strong>San</strong>remo.<br />

Il numero delle persone che vi si sono rivolte è più che raddoppiato, si sono<br />

inoltre allargate le loro etnie <strong>di</strong> appartenenza. E’ in costante aumento il numero<br />

degli operatori sia sanitari che ausiliari. Le prestazioni sanitarie specialistiche<br />

che riusciamo ad offrire sono ora pressocchè complete. A nome <strong>di</strong><br />

tutti gli operatori e <strong>di</strong> quanti fanno afferenza all’ambulatorio come pazienti<br />

ringrazio il Vescovo Diocesano, Mons. Alberto Maria Careggio, per il costante<br />

sostegno morale e per l’aiuto finanziario, pregandolo <strong>di</strong> estendere il<br />

ringraziamento a tutti i Sacerdoti della <strong>Diocesi</strong>.<br />

Il Presidente Sez. AMCI <strong>Ventimiglia</strong>-<strong>San</strong>remo<br />

Renato Graffigna<br />

366 Rivista Diocesana n°4 - 2011


Rivista Diocesana n°4 - 2011<br />

Vi t a <strong>di</strong> O c e s a n a<br />

Cronaca<br />

MANDATO AI CATECHISTI ED EDUCATORI A TAGGIA<br />

I mesi <strong>di</strong> settembre ed ottobre segnano l’inizio della ripresa <strong>di</strong> tutte<br />

le attività pastorali, anche <strong>di</strong> quella catechistica.<br />

Nella nostra <strong>di</strong>ocesi, da tempo, un giorno specifico, generalmente ad<br />

inizio ottobre, è stato riservato alla celebrazione del “Mandato ai catechisti”,<br />

vista come un’occasione<br />

preziosa<br />

per riscoprire il<br />

volto missionario<br />

della Chiesa ed invocare<br />

l’aiuto del<br />

Signore su coloro<br />

che sono chiamati<br />

al delicato e fondamentaleannuncio<br />

della Parola.<br />

Quest’anno, però,<br />

la celebrazione<br />

del Mandato <strong>di</strong>ocesano<br />

ha assunto<br />

una veste nuova, ha saputo arricchirsi, grazie ad una sapiente intuizione<br />

del nostro Vescovo, Mons. Alberto Maria Careggio, in collaborazione con il<br />

responsabile della catechesi <strong>di</strong>ocesana, don Massimiliano Civinini, e con la<br />

commissione catechistica.<br />

Si rileva che le principali esigenze alla base della nuova modalità <strong>di</strong> organizzare<br />

e celebrare la giornata del mandato 2011/2012 siano soprattutto<br />

due: in primo luogo, il desiderio <strong>di</strong> confrontarsi maggiormente con il tema<br />

dell’emergenza educativa, che chiama in causa il mondo degli adulti e, in<br />

particolar modo, gli educatori; inoltre, poiché viene chiesto <strong>di</strong> rinnovare gli<br />

itinerari formativi per renderli più adatti al tempo presente e significativi<br />

per la vita delle persone, con una nuova attenzione agli adulti”, si è cercato<br />

<strong>di</strong> raccogliere la sfida proprio a partire dal Mandato, trasformando questo<br />

momento, generalmente vissuto “inter nos”, in un’esperienza da con<strong>di</strong>videre<br />

con i ragazzi e le loro famiglie.<br />

“Consapevoli che “chi ben comincia è a metà dell’opera”- sottolineano<br />

gli educatori-, abbiamo quin<strong>di</strong> approfittato <strong>di</strong> quello che per gran parte<br />

delle parrocchie costituiva il primo incontro dell’anno catechistico, per creare<br />

un buon clima, per accogliere giovani e meno giovani, facendo toccare con<br />

367<br />

Vi t a <strong>di</strong> O c e s a n a


Vi t a <strong>di</strong> O c e s a n a<br />

Cronaca<br />

mano l’amore delle persone presenti, con la consapevolezza <strong>di</strong> essere lì per<br />

conoscere una persona: Gesù”. L’incontro si è svolto sabato 8 ottobre a Taggia,<br />

più <strong>di</strong> 250 i ragazzi che hanno partecipato, con i rispettivi educatori e numerosi<br />

gruppi familiari, per un totale <strong>di</strong> circa 700 persone. Pur consapevoli dei<br />

loro limiti, del<br />

fatto che oggi il<br />

cammino della<br />

catechesi e<br />

dell’educazione<br />

cristiana sia un<br />

percorso tutto<br />

in salita, delle<br />

<strong>di</strong>fficoltà nel<br />

coinvolgimento<br />

delle famiglie,<br />

i catechisti e gli<br />

educatori hanno<br />

voluto essere<br />

“adulti che si<br />

mettono in gioco”,<br />

“testimoni cre<strong>di</strong>bili”, che non si limitano a riba<strong>di</strong>re dei principi, ma che,<br />

incarnandoli, li rendono affascinanti. Ancora gli educatori: ”Forse per l’iniziale<br />

momento <strong>di</strong> gioco, forse per l’elevato numero <strong>di</strong> partecipanti che ci ha<br />

fatto sentire “comunità viva”, grazie, sicuramente, alle coinvolgenti parole<br />

del Vescovo (che si è rivolto non solo a catechisti ed educatori per conferire<br />

loro il Mandato a nome della Chiesa, ma ai ragazzi per domandare il loro<br />

impegno, e ai genitori per chiedere la loro collaborazione) la proposta del<br />

“Mandato aperto a tutti” è stata una strategia vincente.<br />

GLI INCONTRI MENSILI PER LA FORMAZIONE DEL CLERO<br />

Durante gli incontri dello scorso anno ai sacerdoti sono state proposte<br />

alcune figure <strong>di</strong> sacerdoti che hanno esercitato l’attività pastorale nella<br />

<strong>Diocesi</strong> <strong>di</strong> <strong>Ventimiglia</strong> – <strong>San</strong>remo: il Card. Pier Francesco Meglia, Padre<br />

Giovanni Semeria, <strong>San</strong> Giovanni Lantrua, il Beato Tommaso Reggio, don<br />

Francesco Lombar<strong>di</strong> ed altri. Per l’anno pastorale 2011/2012 viene invece<br />

affrontato l’argomento “Educare nell’attuale sfida educativa”.<br />

L’appuntamento <strong>di</strong> ottobre ha visto la presenza del Dott. Marco<br />

368 Rivista Diocesana n°4 - 2011


Rivista Diocesana n°4 - 2011<br />

Vi t a <strong>di</strong> O c e s a n a<br />

Cronaca<br />

Brusati con la relazione sul tema “Giovani, Musica e Mass-Me<strong>di</strong>a”.<br />

“La vita dei giovani, ma ancor più quella degli adolescenti, è quoti<strong>di</strong>anamente<br />

bersagliata da mass-me<strong>di</strong>a sempre più pervasivi e onnivori -<br />

ha sottolineato Il Dott. Brusati -, costretti come sono a bruciare materiale<br />

emotivo per riempire palinsesti ra<strong>di</strong>ofonici e televisivi, home pages, social<br />

networks, blogs o siti <strong>di</strong> files sharing. Tale eccesso <strong>di</strong> domanda (e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

offerta) ha come primo effetto collaterale la ricerca del nuovo come valore in<br />

sé, che <strong>di</strong>venta, in quanto nuovo, bello, vero e buono, generando un’inversione<br />

gerarchica tra etica ed estetica, trasformando l’emozione-come-mezzo<br />

in emozione-come-fine. Un secondo e più preoccupante effetto collaterale è<br />

la formazione <strong>di</strong> nuovi archetipi che stanno dando vita ad aggregazioni fino<br />

ad oggi sconosciute alla storia umana e che non sono legate a ragioni <strong>di</strong> tipo<br />

geografico, etnico, ideologico o anche religioso, ma al consumo emozionale<br />

<strong>di</strong> beni, servizi, prodotti culturali o semplicemente mass-me<strong>di</strong>ali: sono le cosiddette<br />

“comunità <strong>di</strong> consumo”, al cui interno alcune emozioni <strong>di</strong>ventano<br />

lecite e coerenti con la comunità, mentre altre non lo sono e non possono<br />

essere espresse; tale <strong>di</strong>ctat può anche apparire la strada all’incompetenza<br />

emotiva, a sua volta premessa dell’analfabetismo emotivo <strong>di</strong> massa (alessitimia<br />

sociale).<br />

Intenzione del relatore è stata quella <strong>di</strong> <strong>di</strong>mostrare che il sistema<br />

mass-me<strong>di</strong>ale multipiattaforma è il carburante a basso costo ed imme<strong>di</strong>atamente<br />

<strong>di</strong>sponibile che alimenta quoti<strong>di</strong>anamente l’“emergenza educativa”<br />

; non ne è dunque “una” causa, ma “la” causa principale con la quale fare<br />

inevitabilmente i conti; in tal senso, per la Chiesa impegnata ad “educare alla<br />

vita buona del Vangelo”, si rende improcrastinabile un rinnovato impegno<br />

specifico, stabile, competente ed organizzato per conoscere, capire e decidere<br />

le migliori azioni e strategie pastorali, continuando a mettere, come sempre<br />

nella sua storia missionaria, il dono dell’intelligenza al servizio della Parola.<br />

“Jubilmusic rappresenta, ha concluso il relatore, nel panorama ecclesiale<br />

italiano ed europeo, un unicum, che può offrire un percorso pastorale valido<br />

e, ormai, <strong>di</strong>fficilmente sostituibile per un servizio alla Parola nel contesto<br />

contemporaneo”.<br />

Dopo la pausa nel mese <strong>di</strong> novembre, resasi necessaria per la preparazione<br />

e la conseguente splen<strong>di</strong>da riuscita dell’evento Jubilmusic, a <strong>di</strong>cembre<br />

l’incontro per la formazione del clero è stato l’occasione per sviluppare<br />

il tema “Giovani, relazioni, affetti nell’epoca <strong>di</strong>gitale”, sviluppato da Chiara<br />

Giaccar<strong>di</strong>, Professore <strong>di</strong> sociologia dei processi culturali presso l’Università<br />

Cattolica del Sacro Cuore <strong>di</strong> Milano.<br />

La relatrice ha sottolineato come nella questione dei giovani e delle<br />

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Cronaca<br />

loro relazioni nell’era <strong>di</strong>gitale sia importante tenere presente che oggi i me<strong>di</strong>a<br />

non sono più semplici strumenti da usare alla bisogna, ma estensioni delle<br />

nostre capacità e ambienti nei quali siamo quasi costantemente immersi.<br />

E’ possibile<br />

sviluppare<br />

su questo tema<br />

un percorso <strong>di</strong><br />

riflessione in<br />

quattro punti:<br />

- Innanzitutto<br />

va prestata<br />

attenzione ai<br />

“<strong>di</strong>spositivi <strong>di</strong>gitali”.<br />

Per uscire<br />

dalle opposte<br />

e ugualmente<br />

sterili alternative<br />

del tecnoentusiasmo e del tecnoallarmismo è necessario considerarli nella<br />

loro intrinseca ambivalenza, per poterne poi <strong>di</strong>scernere le potenzialità umanizzanti.<br />

Come scriveva McLuhan, infatti, i me<strong>di</strong>a sono insieme estensione<br />

delle nostre possibilità e “schemi <strong>di</strong> privazione”: da una parte abilitano,<br />

dall’altra <strong>di</strong>sabilitano. E le nuove terminologie apparentemente neutre (come<br />

appunto il termine “<strong>di</strong>spositivi”) accentuano la <strong>di</strong>mensione strumentale e<br />

l’aspetto manipolatorio, dove i confine tra manipolare e essere manipolati,<br />

usare le tecnologie e venirne risucchiati, <strong>di</strong>venta estremamente labile.<br />

- Un punto cruciale per capire oggi il funzionamento dei me<strong>di</strong>a <strong>di</strong>gitali<br />

riguarda la svolta “sociale” del web 2.0 e il primato della relazione, che<br />

si è ormai affermato come la cifra caratteristica del nuovo ambiente <strong>di</strong>gitale.<br />

Ma anche qui le ambivalenze sono evidenti. Accanto a un superamento<br />

dell’in<strong>di</strong>vidualismo, una capacità <strong>di</strong> gestire la complessità relazionale e <strong>di</strong><br />

fare “manutenzione delle relazioni” anche a <strong>di</strong>stanza, <strong>di</strong>ventano evidenti<br />

nuove fragilità (come l’ansia rispetto all’attrattività del proprio profilo, alla<br />

quantità <strong>di</strong> contatti, al “silenzio <strong>di</strong>gitale”).<br />

- Come <strong>di</strong>mostra una serie ormai cospicua <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> e ricerche sui<br />

giovani e la rete, i rischi non mancano: soprattutto il rischio <strong>di</strong> banalizzare<br />

i desideri autentici (<strong>di</strong> senso, realtà, affettività) che anche nell’ambiente<br />

<strong>di</strong>gitale si esprimono, nell’illusione che le risposte possano venire dalle tecnologie;<br />

oltre a una <strong>di</strong>fficoltà a <strong>di</strong>stinguere e gerarchizzare i due livelli pur<br />

contigui dell’online e dell’offline, della realtà virtuale e <strong>di</strong> quella materiale.<br />

370 Rivista Diocesana n°4 - 2011


Rivista Diocesana n°4 - 2011<br />

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Cronaca<br />

È importante invece tenere presente che il tecnologico (la connessione) non<br />

realizza <strong>di</strong> per sé l’antropologico (la relazione), e che “trovarsi” nello spazio<br />

virtuale non è lo stesso che “incontrarsi” faccia a faccia, con la fatica ma anche<br />

la ricchezza e la bellezza liberante del rapporto con l’alterità.<br />

- E’ proprio in questo contesto, ipertecnologico ma carico <strong>di</strong> ambivalenze,<br />

che la Chiesa può pronunciare oggi una parola <strong>di</strong> speranza e <strong>di</strong><br />

libertà dai <strong>di</strong>spositivi che, se <strong>di</strong>ventano il nostro orizzonte ultimo, rischiano<br />

<strong>di</strong> fagocitarci. Viceversa, se guardati come opere dell’ingegno umano che è<br />

a immagine <strong>di</strong> quello <strong>di</strong>vino, essi possono <strong>di</strong>ventare luoghi per una muova<br />

intelligenza della fede e per una sintesi umanistica che ne valorizzi le potenzialità<br />

proprio in<strong>di</strong>cando quell’oltre.<br />

DAL 17 AL 20 NOVEMBRE IL GRANDE EVENTO JUBILMUSIC<br />

Teatri e chiese piene per Jubilmusic 2011: 400 giovani delle scuole<br />

superiori, 1800 bambini e ragazzi delle scuole elementari e me<strong>di</strong>e, tutti<br />

accompagnati dai loro docenti: è in questo “tutto esaurito” la straor<strong>di</strong>naria<br />

risposta del mondo della scuola ai primi due meeting <strong>di</strong> Jubilmusic 2011, che<br />

si sono tenuti al Teatro del Casinò e al Teatro Ariston.<br />

Il “tutto esaurito” anche per le iniziative del nutrito programma<br />

della manifestazione,<br />

promossa per<br />

il 13° anno dalla<br />

<strong>Diocesi</strong> <strong>di</strong> <strong>Ventimiglia</strong><br />

– <strong>San</strong> <strong>Remo</strong><br />

con il suo Vescovo<br />

Mons. Alberto Maria<br />

Careggio: oltre<br />

agli studenti, più<br />

<strong>di</strong> 400 giovani da<br />

oltre 30 <strong>di</strong>ocesi italiane<br />

per l’incontro<br />

<strong>di</strong> catechesi <strong>di</strong> sabato<br />

20 novembre<br />

(ore 16,45) presso il Teatro del Casinò, tenuto da padre Luciano De Michieli,<br />

Assistente Generale dell’Or<strong>di</strong>ne degli Agostiniani; le prenotazioni per la serata<br />

conclusiva dello stesso sabato (ore 21.15) hanno superato la capienza<br />

dell’Ariston, il teatro musicale più importante d’Italia.<br />

371<br />

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Cronaca<br />

“Tanto consenso <strong>di</strong> popolo - ha detto Don Alessandro Ghersi, Presidente<br />

<strong>di</strong> Jubilmusic-, testimonia che è possibile raccontare ai bambini, ai<br />

giovani e agli adulti <strong>di</strong> oggi la rivoluzione portata da Gesù che, proprio<br />

secondo il titolo dell’e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> quest’anno, è l’Amore vero, quello che non<br />

tra<strong>di</strong>sce mai”; secondo<br />

il <strong>di</strong>rettore dell’evento<br />

Marco Brusati, Jubilmusic<br />

2011 “ha portato<br />

a <strong>San</strong> <strong>Remo</strong> tanti<br />

giovani provenienti<br />

da trenta <strong>di</strong>ocesi italiane,<br />

ovvero da un<br />

territorio che copre<br />

oltre <strong>di</strong>eci regioni, dal<br />

Piemonte, al Veneto,<br />

alla Lombar<strong>di</strong>a, alle<br />

Marche fino al Lazio”.<br />

Venerdì 18 novembre, presso la Chiesa <strong>di</strong> <strong>San</strong>ta Maria degli Angeli,<br />

la grande veglia <strong>di</strong> preghiera <strong>di</strong>ocesana presieduta dal Vescovo, cui hanno<br />

partecipato le <strong>di</strong>verse realtà ecclesiali ed associative, gli artisti internazionali<br />

e gli oltre cinquanta giovani vincitori del concorso “Jovani X Jubilmusic”<br />

provenienti da tutta Italia.<br />

Domenica alle 11,15 il Vescovo ha celebrato la <strong>San</strong>ta Messa conclusiva<br />

presso la concattedrale <strong>di</strong> <strong>San</strong> Siro.<br />

Sabato sera sul palco musicale più importante d’Italia numerosi e<br />

straor<strong>di</strong>nari artisti e testimoni provenienti da <strong>di</strong>versi Paesi del mondo: il duo<br />

Jaascal, con un christian hip-hop usato con la competenza comunicativa <strong>di</strong><br />

chi è cresciuto in mezzo a questa musica, che spesso accompagna violenza e<br />

<strong>di</strong>sagio, ma che per Jaascaï è <strong>di</strong>venuta strumento <strong>di</strong> redenzione; sarà inoltre<br />

presente la straor<strong>di</strong>naria cantante Gospel britannica Lois Kirby, protagonista<br />

<strong>di</strong> un incontro con il Papa e una <strong>di</strong>retta su Rai Uno, una voce <strong>di</strong> in<strong>di</strong>scutibile<br />

livello mon<strong>di</strong>ale; la giovanissima scoperta americana del <strong>di</strong>rettore artistico,<br />

la cantautrice Sarah Kroger, con il suo pop-rock che piacerà tanto ai tanti<br />

ragazzi presenti; dalla Francia un giovane cantautore con esperienze negli<br />

Stati Uniti, Peter Lods, con il suo pop cristiano dai sapori classici; dall’Africa<br />

René Lokua, con musica caraibica dal ritmo allegro; per i cultori della musica<br />

colta, il Trio Esprit Swing, rivisitatori <strong>di</strong> brani cristiani classici, appunto, in<br />

chiave swing: ospite gra<strong>di</strong>tissima della serata Mariella Nava, cantautrice <strong>di</strong><br />

gran<strong>di</strong>ssimo pregio che proprio sul palco del Teatro Ariston <strong>di</strong> <strong>San</strong>remo ha<br />

372 Rivista Diocesana n°4 - 2011


Rivista Diocesana n°4 - 2011<br />

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Cronaca<br />

lasciato, come autrice e come interprete, un segno indelebile: basti pensare<br />

a “Spalle al muro”, alias “Vecchio”. Presenti, inoltre, oltre 150 giovani del<br />

Grande Coro Hope, a testimoniare la centralità dei giovani nella manifestazione<br />

sanremese. Presenza unica è stata quella dei coniugi Badano, genitori<br />

<strong>di</strong> Chiara Luce, <strong>di</strong>chiarata beata da Benedetto XVI nello scorso 2010, i quali<br />

hanno raccontato cosa significhi essere genitori <strong>di</strong> una ragazza riconosciuta<br />

beata dalla Chiesa.<br />

MINISTERO DEL LETTORATO AL SEMINARISTA<br />

CLAUDIO LUIGI FASULO<br />

Sabato 4 <strong>di</strong>cembre, nella parrocchia dei <strong>San</strong>ti Giuseppe e Antonio <strong>di</strong><br />

Arma <strong>di</strong> Taggia, il seminarista Clau<strong>di</strong>o Luigui Fasulo ha ricevuto il Ministero<br />

del Lettorato. In molti si sono stretti intorno a Clau<strong>di</strong>o per manifestargli<br />

amicizia e simpatia, ma soprattutto per assicurargli la loro preghiera non<br />

solo in quell’occasione, ma nei giorni che lo separano dal prossimo gra<strong>di</strong>no:<br />

quello del Diaconato. “Con il Ministero del Lettorato - ha sottolineato il<br />

Vescovo Diocesano, Mons. Alberto Maria Careggio nella sua omelia - ricevi<br />

un duplice incarico, innanzi tutto quello <strong>di</strong> proclamare la parola del Signore,<br />

poi, <strong>di</strong> questa parola, essere eco con la tua vita e con il tuo insegnamento”.<br />

DON GIACOMO BARRA PARROCO DI<br />

VEREZZO SANT’ANTONIO IN SANREMO DA 50 ANNI<br />

A <strong>San</strong>remo la comunità parrocchiale <strong>di</strong> Verezzo S. Antonio si è riunita<br />

attorno al suo parroco, don Giacomo Barra, al quale fu affidata 50 anni<br />

orsono. La circostanza è certamente degna <strong>di</strong> nota perché è molto insolito<br />

per un sacerdote riuscire a celebrare il giubileo alla guida della stessa parrocchia<br />

ma nel caso <strong>di</strong> don Giacomo e della parrocchia <strong>di</strong> Verezzo <strong>San</strong>t’Antonio<br />

questo traguardo è stato raggiunto. L’8 <strong>di</strong>cembre, insieme al vescovo <strong>di</strong>ocesano<br />

mons. Alberto Maria Careggio, tutti i parrocchiani <strong>di</strong> Verezzo hanno<br />

espresso a don Giacomo Barra la loro gratitu<strong>di</strong>ne e il loro affetto durante la S.<br />

Messa solenne animata dal coro parrocchiale. Al termine, sulla piazza antistante,<br />

è stato organizzato un momento <strong>di</strong> incontro per un festoso e beneaugurante<br />

brin<strong>di</strong>si allietato dalla Banda Musicale della Società Filarmonica <strong>di</strong><br />

Verezzo. L’8 <strong>di</strong>cembre 1961, infatti, don Giacomo, sacerdote da pochi anni,<br />

faceva il suo ingresso nella sua nuova parrocchia sulle colline <strong>di</strong> <strong>San</strong>remo ric-<br />

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Vi t a <strong>di</strong> O c e s a n a<br />

Cronaca<br />

che <strong>di</strong> olivi e <strong>di</strong> coltivazioni <strong>di</strong> fiori. Per cinquant’anni il novello e <strong>di</strong>namico<br />

parroco ha seguito la sua piccola ma fervente comunità unendo alla cura del<br />

suo gregge anche l’attività dell’insegnamento, la cappellania dell’Ospedale<br />

Civile della Città dei<br />

Fiori e, pochissimi<br />

anni dopo, anche la<br />

vicina parrocchia <strong>di</strong><br />

Verezzo <strong>San</strong> Donato.<br />

Uomo infaticabile,<br />

ricco <strong>di</strong> idee e <strong>di</strong> energia<br />

ha guidato con<br />

sensibilità pastorale<br />

le trasformazioni sociali<br />

della sua comunità<br />

nel corso <strong>di</strong> un<br />

arco <strong>di</strong> tempo che ha<br />

permesso il maturare<br />

<strong>di</strong> un rapporto ricco<br />

<strong>di</strong> conoscenza, <strong>di</strong> stima, <strong>di</strong> fiducia e <strong>di</strong> affetto reciproco con la comunità<br />

parrocchiale. Don Giacomo ha veramente speso la sua vita per il suo gregge:<br />

alla tra<strong>di</strong>zionale cura delle anime ha unito anche la promozione sociale della<br />

persona (è infatti <strong>di</strong>rettore dell’Ufficio Diocesano per il Lavoro e i Problemi<br />

Sociali) de<strong>di</strong>candosi in particolare ai ragazzi, agli anziani e alle famiglie. I<br />

campi estivi per ragazzi, le gite per gli anziani, i giochi in piazza per i più<br />

piccini, i concerti corali e strumentali <strong>di</strong> alto livello artistico, le conferenze<br />

<strong>di</strong> esperti, scuola <strong>di</strong> musica liturgica, sono solo alcune delle iniziative con le<br />

quali don Giacomo ha perseguito la promozione sociale dei suoi parrocchiani.<br />

Ma i parrocchiani gli riconoscono e gli sono grati anche per la tenacia con<br />

la quale si è de<strong>di</strong>cato alle opere che, grazie ai lavori <strong>di</strong> restauro e <strong>di</strong> manutenzione<br />

effettuate con il sostegno della comunità, sono ora in con<strong>di</strong>zioni<br />

decorose e funzionali e costituiscono una ricchezza per tutta la frazione.<br />

CONCERTO SPIRITUALE<br />

IN OCCASIONE CHIUSURA ANNO ROSSELLIANO<br />

Si è chiuso con un concerto spirituale (musiche <strong>di</strong> Davide Tepasso)<br />

l’Anno Rosselliano, per il duecentesimo anniversario della nascita <strong>di</strong> <strong>San</strong>ta<br />

Maria Giuseppa Rossello (1811 – 2011).<br />

374 Rivista Diocesana n°4 - 2011


Rivista Diocesana n°4 - 2011<br />

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Cronaca<br />

Sabato 10 <strong>di</strong>cembre, nel Duomo <strong>di</strong> Savona, alla presenza del Vescovo<br />

<strong>di</strong> Savona - Noli, Sua Ecc.za Monsignor Vittorio Lupi, della Madre Generale<br />

delle “Figlie <strong>di</strong> Nostra Signora della Misericor<strong>di</strong>a”, si sono concluse<br />

le solenni celebrazioni per il duecentesimo anniversario della nascita della<br />

Fondatrice della Congregazione delle “Figlie <strong>di</strong> Nostra Signora della Misericor<strong>di</strong>a”,<br />

<strong>San</strong>ta Maria Giuseppa Rossello, al secolo Benedetta Rossello, nata<br />

ad Albisola il 27 maggio del 1811.<br />

A tenere il Concerto, dal titolo “Ecco la Misericor<strong>di</strong>a!”, la Corale<br />

della <strong>Diocesi</strong> <strong>di</strong> <strong>Ventimiglia</strong> - <strong>San</strong> <strong>Remo</strong> (nella foto). Il Concerto ha visto la<br />

partecipazione straor<strong>di</strong>naria della “prima tromba” del Teatro Carlo Felice<br />

<strong>di</strong> Genova, Professor Fabiano Cu<strong>di</strong>z. Organista: Andrea Verrando. Solista:<br />

Biagio Di Bello.<br />

Questo l’intervento della Madre Generale al termine della serata:<br />

“Lieta della presenza in mezzo a noi <strong>di</strong> autorità civili e religiose, <strong>di</strong> suore,<br />

<strong>di</strong> laici legati<br />

alla nostra famiglia<br />

religiosa e<br />

<strong>di</strong> tante persone<br />

savonesi, ringrazio<br />

<strong>di</strong> cuore della<br />

vostra presenza<br />

<strong>di</strong> gioiosa con<strong>di</strong>visione<br />

<strong>di</strong> questo<br />

evento, che<br />

rientra idealmente ancora nei vari festeggiamenti che l’Istituto delle Figlie<br />

<strong>di</strong> N.S. della Misericor<strong>di</strong>a ha voluto realizzare, a Savona , in tutta Italia e<br />

nel mondo, in onore <strong>di</strong> <strong>San</strong>ta Maria Giuseppa Rossello, a ricordo del bicentenario<br />

della sua nascita, avvenuta, come tutti sapranno, ad Albissola, il 27<br />

maggio 1811. Un grazie sentito e particolare va alla corale della <strong>Diocesi</strong> <strong>di</strong><br />

<strong>Ventimiglia</strong> - <strong>San</strong>remo che, con grande maestria ed impegno, sotto la guida<br />

del Compositore, Direttore e Maestro Davide Tepasso, coa<strong>di</strong>uvato da Andrea<br />

Verrando, all’organo, e dal Prof. Fabiano Cu<strong>di</strong>z, alla tromba, ha voluto<br />

rendere omaggio alla Madre Rossello, con un concerto spirituale <strong>di</strong> altissimo<br />

pregio e valore! Grazie <strong>di</strong> cuore a tutti per questo splen<strong>di</strong>do momento<br />

<strong>di</strong> riflessione, <strong>di</strong> spiritualità, <strong>di</strong> preghiera. Certa che la Madre Rossello dal<br />

cielo sorriderà benevolmente e bene<strong>di</strong>rà ciascuno <strong>di</strong> noi, concludo con le<br />

parole <strong>di</strong> <strong>San</strong>t’Agostino: “Cantare è proprio <strong>di</strong> chi ama… Chi canta prega<br />

due volte. Canta, ma cammina. Canta per alleviare le asprezze della marcia,<br />

ma cantando non indulgere alla pigrizia. Canta e cammina. Ma che significa<br />

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Vi t a <strong>di</strong> O c e s a n a


Vi t a <strong>di</strong> O c e s a n a<br />

Cronaca<br />

camminare? Andare avanti nel bene, progre<strong>di</strong>re nella santità. Vi sono infatti,<br />

secondo l’Apostolo, alcuni che progre<strong>di</strong>scono sì, ma nel male. Se progre<strong>di</strong>sci<br />

è segno che cammini, ma devi camminare nel bene. Devi avanzare nella retta<br />

fede, devi progre<strong>di</strong>re nella santità. Canta e cammina.”<br />

Chie<strong>di</strong>amo al Signore che questo sia il senso vero della nostra vita”.<br />

INCONTRI PER CHIERICHETTI E MINISTRANTI<br />

Domenica 15 aprile 2012 si svolgerà la giornata Diocesana per Chierichetti<br />

e Ministranti.<br />

In preparazione a questo incontro annuale, il Centro Diocesano Vocazioni,<br />

in collaborazione con il Serra Club International <strong>di</strong> <strong>San</strong>remo, ha organizzato<br />

una serie <strong>di</strong> appuntamenti presso il Seminario Vescovile Pio XI <strong>di</strong><br />

Bor<strong>di</strong>ghera. I tre incontri del 16 <strong>di</strong>cembre 2011, del 17 febbraio e del 16 marzo<br />

2012, hanno lo scopo <strong>di</strong> sensibilizzare i destinatari sul servizio prestato alla<br />

comunità <strong>di</strong>ocesana sotto la guida dei sacerdoti.<br />

La preghiera comunitaria continuerà ad accompagnare e rafforzare<br />

il cammino <strong>di</strong> fede proposto e, al momento, da molti accolto con gioia, consapevoli<br />

anche dell’eventuale ipotesi <strong>di</strong> de<strong>di</strong>care la loro vita al Signore, per<br />

<strong>di</strong>ventare veri sacerdoti o religiosi.<br />

PRESENTAZIONE DEL LIBRO<br />

TI VOGLIO REGALARE UN’OASI D’AMORE<br />

“Ti voglio regalare un’Oasi d’amore” è il titolo del libro de<strong>di</strong>cato<br />

all’Oasi Raggio <strong>di</strong> Sole <strong>di</strong> Ceriana, presentato mercoledì 28 <strong>di</strong>cembre 2011 al<br />

Teatro dell’Opera del Casino <strong>di</strong> <strong>San</strong>remo.<br />

Le immagini dell’Oasi sulle note che il sacerdote cantautore don<br />

Giosy Cento ha composto per Rina e Marcello Lupi in occasione del loro 50°<br />

anniversario <strong>di</strong> matrimonio, nel 2002, hanno creato un’atmosfera <strong>di</strong> raccoglimento<br />

e <strong>di</strong> stupore <strong>di</strong> fronte alla bellezza della natura che, nella spiritualità<br />

francescana, è l’immagine sublime del suo Creatore.<br />

Dopo l’in<strong>di</strong>rizzo <strong>di</strong> saluto rivolto alle autorità da Massimo Donzella,<br />

presidente dell’Associazione Oasi Raggio <strong>di</strong> Sole, ha preso la parola Mons.<br />

Vittorio Lupi, cerianese <strong>di</strong> origine e primo Presidente dell’Associazione.<br />

Ha ricordato con quale entusiasmo Rina (Maria Verrando) gli aveva<br />

parlato del suo sogno <strong>di</strong> realizzare un luogo dove i giovani, le famiglie e<br />

376 Rivista Diocesana n°4 - 2011


Rivista Diocesana n°4 - 2011<br />

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Cronaca<br />

anche i singoli potessero riflettere e pregare in un contesto naturale <strong>di</strong> particolare<br />

bellezza. Quando vide l’oasi per la prima volta espresse tutta la sua<br />

ammirazione per quanto era stato fatto, incoraggiando Rina a realizzare pienamente<br />

il suo progetto.<br />

L’Oasi è <strong>di</strong>ventata realtà anche grazie all’aiuto della sua famiglia,<br />

alla collaborazione del figlio <strong>Remo</strong>, frate cappuccino, che fra gli ulivi e i fiori<br />

multicolori ha ideato itinerari <strong>di</strong> riflessione e catechesi sulla fede cristiana: la<br />

Via crucis, il sentiero della pace, i simboli cristiani, il presepe dentro il tronco<br />

<strong>di</strong> un ulivo, il tempio all’aperto, la cappella.<br />

La <strong>di</strong>ocesi ha<br />

sostenuto fin dall’inizio<br />

quest’opera comprendendone<br />

il valore come centro<br />

<strong>di</strong> spiritualità francescana,<br />

aperto a quanti vogliono<br />

approfon<strong>di</strong>re la propria<br />

fede a livello in<strong>di</strong>viduale e<br />

comunitario.<br />

Mons. Giacomo<br />

Barabino, che non ha potuto<br />

partecipare all’incontro<br />

ma ha inviato il suo saluto ai presenti, il 16 giugno 2000, al termine <strong>di</strong><br />

una processione aux flambeaux partita da Ceriana, ha benedetto all’entrata<br />

dell’oasi l’unica croce giubilare innalzata in <strong>di</strong>ocesi.<br />

Don Giosy Cento ha sottolineato la profezia che è all’origine dell’Oasi:<br />

Rina, ispirata da Dio, ha portato avanti il suo progetto, andando controcorrente.<br />

Il sole con i suoi raggi, simbolo dell’oasi, rappresenta il Sole, l’Amore<br />

<strong>di</strong> Dio che arriva ad ogni creatura.<br />

Il libro è stato scritto da Maria Pia Moraglia e Giorgio Guido che<br />

hanno voluto presentare l’oasi, le sue origini, gli aspetti caratteristici, le attività<br />

significative che vi si sono svolte dal 1994, anno della sua apertura, ad<br />

oggi, dando ampio spazio alle testimonianze dei visitatori che all’Oasi hanno<br />

vissuto un’esperienza in<strong>di</strong>menticabile.<br />

Per la stesura del testo hanno avuto a <strong>di</strong>sposizione i filmati e le foto<br />

da loro realizzati nel corso degli anni ma hanno dovuto chiedere la collaborazione<br />

<strong>di</strong> quanti erano in possesso <strong>di</strong> altro materiale e a tutte queste persone<br />

va il loro ringraziamento.<br />

Per completare alcune parti del testo si sono avvalsi della collaborazione<br />

del prof. Angelo Lupi per la storia <strong>di</strong> Ceriana e della strada che dalla<br />

377<br />

Vi t a <strong>di</strong> O c e s a n a


Vi t a <strong>di</strong> O c e s a n a<br />

Cronaca<br />

provinciale porta all’oasi e oltre, della dott.ssa Antonella Ferol<strong>di</strong> per il capitolo<br />

sugli Scout, il gruppo più numeroso che ha soggiornato all’Oasi, del<br />

prof. Antonio Panizzi per alcune tappe del pellegrinaggio delle due valli,<br />

ideato dal compianto padre cappuccino Giovanni Panizzi, <strong>di</strong> cui va ricordata<br />

l’umiltà, la <strong>di</strong>screzione, il pieno abbandono alla Divina Provvidenza, la cura<br />

minuziosa con cui perlustrava i sentieri, lungo i quali camminare, pregare,<br />

me<strong>di</strong>tare.<br />

A conclusione dell’incontro ha preso la parola Mons. Alberto Maria<br />

Careggio per ricordare come durante le vacanze in Valle d’Aosta con il<br />

beato Giovanni Paolo II, <strong>di</strong> fronte alla maestosità del ghiacciaio del monte<br />

Bianco che si ergeva nel cielo d’un blu intenso, pensando alla Vergine Maria<br />

abbia avuto il desiderio <strong>di</strong> <strong>di</strong>re al <strong>San</strong>to Padre quanto conveniente sarebbe<br />

stato aggiungere alle Litanie Lauretane l’invocazione Mater pulchritu<strong>di</strong>nis;<br />

il pontefice non <strong>di</strong>sse affatto <strong>di</strong> no, ma si ebbe l’impressione che approvasse<br />

tale suggerimento. Nel 2009 Mons. Careggio scrisse a Papa Benedetto XVI,<br />

sapendo quanto il <strong>San</strong>to Padre desideri che la Bellezza sia celebrata in ogni<br />

aspetto della vita e in modo particolare nella liturgia della chiesa.<br />

La Mater pulchritu<strong>di</strong>nis aiuterebbe a ritrovare il senso delle bellezze<br />

perdute.<br />

Rina, chiedendo al Vescovo <strong>di</strong> lasciare un segno all’Oasi, come aveva<br />

fatto nel 2000 Mons. Barabino con la croce giubilare, gli ha dato l’occasione<br />

<strong>di</strong> venerare Maria come fonte della bellezza, de<strong>di</strong>candole una statua<br />

posta accanto al tempio <strong>di</strong> Dio all’aperto, che ha benedetto il 12 giugno 2010,<br />

al termine dell’anno sacerdotale.<br />

OMAGGIO IN MUSICA AL BEATO GIOVANNI PAOLO II<br />

NELLA DIOCESI DI VENTIMIGLIA - SAN REMO<br />

La solenne Celebrazione eucaristica della sera del 21 ottobre, presieduta<br />

da S. Ecc.za Rev.ma Monsignor Alberto Maria Careggio, Vescovo<br />

<strong>di</strong>ocesano, nella chiesa Concattedrale <strong>di</strong> <strong>San</strong> Siro in <strong>San</strong> <strong>Remo</strong>, in occasione<br />

della prima memoria liturgica del Beato Giovanni Paolo II, Papa, è iniziata<br />

con le note del canto “Spalanchiamo il cuore a Cristo”, eseguito in prima<br />

assoluta.<br />

Per assemblea, coro a quattro voci ed organo, il canto è stato composto<br />

dal Maestro <strong>di</strong> Cappella della <strong>Diocesi</strong> <strong>di</strong> <strong>Ventimiglia</strong> - <strong>San</strong> <strong>Remo</strong>, dottor<br />

Davide Tepasso, e de<strong>di</strong>cato con affetto a Monsignor Careggio, che del Beato<br />

378 Rivista Diocesana n°4 - 2011


Rivista Diocesana n°4 - 2011<br />

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Cronaca<br />

fu amico e “guida alpina” durante le vacanze trascorse dal Pontefice in Valle<br />

D’Aosta.<br />

Il testo del ritornello è ispirato alla celebre frase pronunciata da Giovanni<br />

Paolo II: “Aprite le porte a Cristo…”.<br />

Queste le parole del ritornello per schola e assemblea:<br />

Aprite le porte a Cristo,<br />

a Lui spalancate il cuore!<br />

Se lasciate che nella vostra vita<br />

regni Cristo, la gioia scoprirete.<br />

Apriamo le porte a Cristo,<br />

a Lui spalanchiamo il cuore!<br />

Egli viene a donarci la salvezza,<br />

a liberarci dalla nostra schiavitù!<br />

Monsignor Careggio, prima della conclusione della Celebrazione<br />

– alla quale hanno partecipato, numerosissimi, clero e fedeli <strong>di</strong>ocesani<br />

– ha ringraziato<br />

pubblicamente il<br />

compositore e si è<br />

congratulato con<br />

lui per l’Inno, <strong>di</strong><br />

cui ha sottolineato<br />

il vigore della linea<br />

melo<strong>di</strong>ca e la scelta<br />

delle parole del<br />

testo, così concludendo:<br />

“davvero<br />

un bel Canto d’Ingresso!”.<br />

Il Presule ha esteso alla corale <strong>di</strong>ocesana il suo grato pensiero per<br />

il servizio prestato e la qualità, davvero notevole, delle esecuzioni. La Celebrazione<br />

si è conclusa con il canto, elevato dalla schola e dall’assemblea, del<br />

maestoso mottetto “Mater Misericor<strong>di</strong>ae”, anch’esso musicato da Tepasso<br />

sul testo del “Salve Regina”.<br />

379<br />

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Necrologi<br />

PADRE NINO AMORETTI è TORNATO AL PADRE<br />

Mercoledì 30 novembre è mancato, all’età <strong>di</strong> 88 anni, Padre Nino<br />

Raffaele Amoretti, dell’Or<strong>di</strong>ne dei Frati Minori Cappuccini e parroco <strong>di</strong> Torre<br />

Paponi, Boscomare e Lingueglietta.<br />

Nato il 23 Marzo 1923 nella frazione <strong>di</strong> Boscomare del Comune <strong>di</strong><br />

Pietrabruna , entra in noviziato il 14 agosto del 1941 in piena seconda guerra<br />

mon<strong>di</strong>ale, i primi voti il 15 agosto 1945.<br />

Il 9 Settembre 1945 viene or<strong>di</strong>nato sacerdote dal Car<strong>di</strong>nale Siri<br />

(all’epoca arcivescovo <strong>di</strong> Genova), il 12 Marzo del 1949, <strong>di</strong>eci anni dopo, è<br />

ad Avignione per prendersi cura degli emigranti Italiani, poi un anno nelle<br />

Missioni in Africa e poi la malattia e il ritorno in patria . Nel 1976 è nominato<br />

parroco <strong>di</strong> Boscomare e nel 1994 <strong>di</strong> Lingueglietta.<br />

Durante la celebrazione <strong>di</strong> suffragio, il Vicario generale della <strong>Diocesi</strong><br />

<strong>di</strong> <strong>Ventimiglia</strong> - <strong>San</strong>remo, Mons. Umberto Toffani ha sottolineato:”Vorrei<br />

ricordare due caratteristiche del volto e della presenza <strong>di</strong> Gesù Cristo: la<br />

prima è quella <strong>di</strong> saper parlare a tutti, ce lo <strong>di</strong>cono in modo esplicito le beatitu<strong>di</strong>ni<br />

appena ascoltate nel vangelo e la seconda è <strong>di</strong> stare in mezzo a noi:<br />

si è fatto uomo per con<strong>di</strong>videre la sua vita con noi, ha messo le sue tende<br />

nelle nostre città e mi sembra doveroso mettere in evidenza proprio questo<br />

aspetto ora e, in particolare, in questa parrocchia dove, con una passione<br />

veramente totale, Padre Nino ha saputo servire fino agli ultimi giorni, nonostante<br />

la fragilità e la debolezza consigliassero <strong>di</strong> fermarsi e riposarsi. Padre<br />

Raffaele ha saputo rivelare il volto <strong>di</strong> Dio con questa capacità <strong>di</strong> parlare con<br />

tutti, c’era in lui il grande desiderio <strong>di</strong> con<strong>di</strong>videre ogni momento con la sua<br />

gente. Ha saputo rivelare il volto <strong>di</strong> Cristo nella quoti<strong>di</strong>anità della vita, nella<br />

semplicità dei rapporti umani”.<br />

380 Rivista Diocesana n°4 - 2011


Rivista Diocesana n°4 - 2011<br />

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Restauri<br />

INAUGURATA LA FACCIATA DELL’ORATORIO DI<br />

N.S. ASSUNTA E LA SALA MOSTRE NELLA CRIPTA<br />

A CASTELLARO<br />

Domenica 16 ottobre la comunità parrocchiale <strong>di</strong> Castellaro ha festeggiato<br />

il completamento del restauro dell’Oratorio <strong>di</strong> Nostra Signora Assunta,<br />

alla presenza del Vescovo della <strong>Diocesi</strong> <strong>di</strong> <strong>Ventimiglia</strong> – <strong>San</strong>remo,<br />

S. E. Monsignor Alberto Maria Careggio. L’e<strong>di</strong>ficio barocco è oggi luogo <strong>di</strong><br />

preghiera e rinnovata meta <strong>di</strong> fruizione turistica, grazie agli interventi conservativi<br />

che hanno restituito leggibilità<br />

alle decorazioni pittoriche e in<br />

materia che lo connotano.<br />

L’Oratorio non era più stato<br />

utilizzato negli ultimi trent’anni a<br />

causa del pessimo stato conservativo<br />

dell’interno, comunque apprezzabile<br />

sotto il profilo artistico malgrado<br />

l’avanzato degrado.<br />

Proprio durante il primo lotto<br />

<strong>di</strong> lavori vennero alla luce brani <strong>di</strong><br />

affreschi collocati lungo le pareti laterali<br />

della navata: uno <strong>di</strong> essi, raffigurante<br />

una scena della Passione <strong>di</strong> Cristo,<br />

è stato parzialmente descialbato<br />

in attesa che investimenti futuri possano<br />

portare ad un eventuale recupero<br />

dell’intero programma decorativo<br />

celato sotto l’intonaco. Anche la facciata<br />

necessitava <strong>di</strong> un restauro: la precedente ristrutturazione risaliva ormai<br />

al 1955 e fu realizzata per iniziativa dell’amministrazione dell’Oratorio<br />

<strong>di</strong> cui faceva parte Giuseppe Ferrari, detto Pepin ou Bracco, <strong>di</strong> professione<br />

addobbatore, che si preoccupò anche della decorazione dell’oratorio stesso,<br />

con tessili e luminarie, a titolo completamente gratuito.<br />

Entrambi gli interventi sono stati possibili grazie al contributo della<br />

Regione Liguria ed allo sforzo economico della parrocchia e dei suo fedeli.<br />

381<br />

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Restauri<br />

L’ORATORIO DEI NERI DI VENTIMIGLIA – UN RESTAURO<br />

DEDICATO ALLA CITTA’<br />

Sabato 3 <strong>di</strong>cembre, nell’Oratorio dei Neri in <strong>Ventimiglia</strong>, si è svolto<br />

l’incontro <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o “L’oratorio dei Neri - Un restauro per <strong>Ventimiglia</strong>”, manifestazione<br />

organizzata dalla Parrocchia Cattedrale Nostra Signora Assunta<br />

in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici<br />

e con la Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici<br />

della Liguria.<br />

Un pomeriggio de<strong>di</strong>cato ad informare la citta<strong>di</strong>nanza sugli esiti del<br />

restauro e sull’importanza storico artistica dell’oratorio barocco, restituito<br />

al culto ed alla fruizione turistica dopo oltre vent’anni dall’inizio dei primi<br />

interventi, <strong>di</strong>retti e finanziati<br />

dal Ministero per i Beni e<br />

le Attività culturali.<br />

Sede della confraternita<br />

dei Neri, votata al<br />

culto del martire <strong>San</strong> Secondo,<br />

patrono della città<br />

e della <strong>Diocesi</strong>, l’e<strong>di</strong>ficio<br />

versava da lungo tempo in<br />

pessime con<strong>di</strong>zioni, a causa<br />

<strong>di</strong> infiltrazioni <strong>di</strong> acqua<br />

piovana che avevano compromesso<br />

la conservazione<br />

e la leggibilità degli stucchi<br />

e degli affreschi delle volte,<br />

risalenti agli anni Ottanta<br />

del Settecento. I <strong>di</strong>pinti <strong>di</strong><br />

Maurizio Carrega con scene<br />

dell’Antico Testamento,<br />

destinati ai gran<strong>di</strong> quadri<br />

delle pareti laterali, erano<br />

stati restaurati già nel 1989 a<br />

carico della Soprintendenza<br />

per i Beni Storico Artistici,<br />

ma da allora non avevano più potuto essere ricollocati ed ammirati, stanti le<br />

con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> degrado degli interni. Grazie al decisivo intervento del parroco,<br />

Don Luca Salomone, e della <strong>Diocesi</strong> che, attraverso il proprio Ufficio per<br />

382 Rivista Diocesana n°4 - 2011


Rivista Diocesana n°4 - 2011<br />

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Restauri<br />

i Beni Culturali ha coor<strong>di</strong>nato l’intervento, sono stati reperiti i fon<strong>di</strong> necessari<br />

a finanziare l’articolato restauro messi a <strong>di</strong>sposizione da Compagnia <strong>di</strong><br />

<strong>San</strong> Paolo, Fondazione Carige e Regione Liguria. Tra le problematiche cui è<br />

stata data soluzione si evidenziano i <strong>di</strong>stacchi frequenti delle decorazioni in<br />

stucco dalle pareti laterali e dalla volta; il <strong>di</strong>ssesto dei gran<strong>di</strong> stalli lignei addossati<br />

alla parete, con ampie porzioni <strong>di</strong>strutte dai tarli, non più utilizzabili,<br />

nemmeno in funzione decorativa; la necessità <strong>di</strong> revisionare i primi interventi<br />

conservativi condotti dal Ministero sulle pareti e sulla volta, completandoli<br />

con l’esecuzione del restauro delle decorazioni dell’ultima campata,<br />

verso la controfacciata, e con il riposizionamento sulle pareti laterali delle<br />

gran<strong>di</strong> tele; il riassemblaggio della balaustra tra presbiterio ed aula a partire<br />

dai frammenti superstiti. <strong>San</strong>ate queste emergenze, si è provveduto anche<br />

al recupero funzionale delle aule poste sul fianco destro dell’oratorio e della<br />

sacrestia, al rifacimento delle finestre lato nord - dalle quali entravano spesso<br />

volatili, pioggia e sporcizia -, all’installazione del nuovo impianto elettrico,<br />

ed alla revisione delle coperture. Ancora in corso è il restauro dell’antica<br />

campana in bronzo che, grazie all’interessamento della Soprintendenza, verrà<br />

realizzato presso l’Opificio delle Pietre Dure <strong>di</strong> Firenze, eccellenza italiana<br />

ed internazionale nel campo del restauro. Auspicabile anche la revisione della<br />

facciata, già oggetto <strong>di</strong> intervento da parte della Soprintendenza per i Beni<br />

Architettonici nei primi anni Novanta.<br />

La giornata <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o, moderata dal Soprintendente facente funzione<br />

Franco Boggero, è stata introdotta dall’accorato intervento <strong>di</strong> S. E. Mons.<br />

Alberto Maria Careggio che ha sottolineato come il caso del restauro dell’oratorio<br />

sia il felice risultato della collaborazione tra ente ecclesiastico e autorità<br />

civile, esempio <strong>di</strong> una tutela esercitata col buon senso, rifuggendo da un<br />

eccesso <strong>di</strong> burocratizzazione che rischia <strong>di</strong> sconfinare nell’asfissia della stessa<br />

attività <strong>di</strong> restauro e conservazione attuata dalle parrocchie. Trattando <strong>di</strong><br />

beni culturali ecclesiastici, è sempre bene ricordare – ha sottolineato il nostro<br />

Vescovo - che questi, prima <strong>di</strong> essere “opere d’arte” per la loro valenza storico<br />

– artistica, sono epifania del <strong>di</strong>vino, strumenti al servizio dell’officiatura e<br />

della preghiera e, pertanto, intimamente legati al contesto funzionale <strong>di</strong> una<br />

chiesa viva, messa in movimento dai tempi della liturgia. Talvolta, l’eccesso<br />

<strong>di</strong> zelo nell’esercizio della tutela rischia <strong>di</strong> rendere le chiese simili a musei,<br />

dove nulla può essere spostato o utilizzato, <strong>di</strong> trasformarle in “luoghi <strong>di</strong><br />

morte”, dove si ricoverano - più che conservano - opere destinate alla devozione<br />

e arre<strong>di</strong> sacri, decretando così la “morte”, appunto, della loro naturale<br />

vita <strong>di</strong> oggetti al servizio del culto.<br />

Hanno poi preso la parola Bruno Ciliento – già Soprintendente per<br />

383<br />

Vi t a <strong>di</strong> O c e s a n a


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Restauri<br />

i Beni Storici Artistici, al quale si deve il ricordo dei primi restauri eseguiti<br />

nell’Oratorio e nella <strong>Diocesi</strong> ma soprattutto l’affettuosa memoria <strong>di</strong> Don<br />

Rizzoli, parroco <strong>di</strong> Camporosso e archivista della <strong>Diocesi</strong> all’epoca in cui<br />

il relatore svolse la sua attività nel nostro territorio; i funzionari Francesca<br />

De Cupis - Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici<br />

della Liguria – e Carla Arcolao - Soprintendenza per i Beni Architettonici e<br />

Paesaggistici della Liguria - che hanno illustrato rispettivamente l’intervento<br />

sugli stalli lignei e sulle decorazioni interne, quest’ultimo coor<strong>di</strong>nato da<br />

entrambe le Soprintendenze. Infine, il funzionario Massimo Bartoletti - Soprintendenza<br />

per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici della Liguria,<br />

già responsabile dell’Ufficio Beni Culturali <strong>di</strong>ocesano - ha illustrato la storia<br />

dell’e<strong>di</strong>ficio e le figure delle maestranze coinvolte nella decorazione dell’oratorio.<br />

In particolare, ha ricordato la feconda produzione artistica dei maestri<br />

Aycardo e Ferro, autori dell’altare, dello stuccatore Pietro Notari e Maurizio<br />

Carrega, al quale si devono gli affreschi, realizzati tra 1784 e 1786, e le tele.<br />

Ha completato la <strong>di</strong>samina storico-artistica il parroco Don Luca Salomone,<br />

proponendo una lettura degli spazi e delle opere dal punto <strong>di</strong> vista teologico.<br />

384 Rivista Diocesana n°4 - 2011


ATTI DELLA SANTA SEDE<br />

Rivista Diocesana n°4 - 2011<br />

sO m m a r iO<br />

In<strong>di</strong>ce Anno 2011<br />

<strong>San</strong>to Padre<br />

Discorso del <strong>San</strong>to Padre in occasione dell’inaugurazione<br />

dell’Anno Giu<strong>di</strong>ziario del Tribunale della Rota Romana .............................. 7<br />

Messaggio del <strong>San</strong>to Padre Benedetto XVI a S. E. l’Onorevole<br />

Giorgio Napolitano, presidente della Repubblica Italiana,<br />

in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia .................................................... 12<br />

Messaggio del <strong>San</strong>to Padre per la giornata Missionaria Mon<strong>di</strong>ale 2011 .... 18<br />

Messaggio del <strong>San</strong>to Padre Benedetto XVI ai partecipanti alla<br />

XIV Assemblea Generale dell’Azione Cattolica Italiana ............................ 103<br />

<strong>San</strong>to Rosario con i Vescovi della Conferenza Episcopale Italiana e<br />

affidamento dell’Italia alla Vergine Maria in occasione<br />

del 150° anniversario dell’unità politica del paese ....................................... 106<br />

Pontificio Consiglio della Pastorale per i migranti e gli itineranti.<br />

Messaggio per la giornata mon<strong>di</strong>ale del turismo ......................................... 111<br />

Introduzione e Omelia del <strong>San</strong>to Padre in occasione della<br />

XXVI GMG <strong>di</strong> Madrid ..................................................................................... 207<br />

Messaggio del Card. Segretario <strong>di</strong> Stato Tarcisio Bertone, a nome del<br />

<strong>San</strong>to Padre Benedetto XVI, ai partecipanti alla<br />

LXII Settimana Liturgica Nazionale Italiana ................................................. 210<br />

Omelia del <strong>San</strong>to Padre in occasione del<br />

XXV Congresso Eucaristico Nazionale .......................................................... 212<br />

Messaggio del <strong>San</strong>to Padre Benedetto XVI per la giornata mon<strong>di</strong>ale<br />

del Migrante e del Rifugiato (2012) ................................................................ 216<br />

Lettera Apostolica in forma <strong>di</strong> “Motu Propri” Porta Fidei del<br />

Sommo Pontefice Benedetto XVI con la quale si in<strong>di</strong>ce l’anno della Fede .. 297<br />

Giornata <strong>di</strong> riflessione, <strong>di</strong>alogo e preghiera<br />

per la Pace e la Giustizia nel mondo .............................................................. 309<br />

385


sO m m a r iO<br />

In<strong>di</strong>ce Anno 2011<br />

Discorso del <strong>San</strong>to Padre Benedetto XVI alla Caritas Italiana<br />

nel 40° <strong>di</strong> fondazione ........................................................................................ 313<br />

Segreteria <strong>di</strong> Stato<br />

Lettera <strong>di</strong> S.Em. il Card. Tarcisio Bertone al<br />

Vescovo S. E. Mons. Alberto Maria Careggio ................................................. 22<br />

ATTI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA<br />

Convegno degli incaricati Diocesani per il Sovvenire sul tema:<br />

“Corresponsabilità e trasparenza nella Chiesa <strong>di</strong> oggi”................................. 23<br />

63ªAssemblea Generale .................................................................................... 115<br />

Messaggio della Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana<br />

in occasione della beatificazione del Servo <strong>di</strong> Dio Giovanni Paolo II ....... 120<br />

Messaggio per la 6° Giornata per la salvaguar<strong>di</strong>a del creato ..................... 122<br />

Relazione dell’attività del Tribunale Ecclesiastico Regionale Ligure<br />

negli anni 2009-2010 con alcune note pastorali ............................................ 127<br />

Comunicato dei Vescovi liguri a proposito della questione Fincantieri ... 140<br />

Messaggio per la 34ª giornata nazionale per la vita ..................................... 317<br />

Messaggio della Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana<br />

in vista della scelta <strong>di</strong> avvalersi dell’insegnamento della<br />

religione cattolica nell’anno scolastico 2012-2013 ......................................... 319<br />

ATTI DEL VESCOVO<br />

Gran<strong>di</strong> Eventi<br />

Giovanni Paolo II Beato....................................................................................... 25<br />

Omelie<br />

Capodanno ........................................................................................................... 34<br />

386 Rivista Diocesana n°4 - 2011


Rivista Diocesana n°4 - 2011<br />

sO m m a r iO<br />

In<strong>di</strong>ce Anno 2011<br />

Epifania ................................................................................................................. 37<br />

Assemblea dell’Azione Cattolica Diocesana ................................................... 40<br />

Conferimento del Ministero del Lettorato ai Diaconi Permanenti .............. 42<br />

<strong>San</strong> Giovanni Bosco ............................................................................................ 45<br />

Festa della presentazione <strong>di</strong> N. S. al Tempio .................................................. 48<br />

Nel 50° <strong>di</strong> Professione Religiosa <strong>di</strong> Suor Giacoma Coltrini ......................... 50<br />

Festa <strong>di</strong> <strong>San</strong> Luigi Orione ................................................................................... 52<br />

150° Anniversario dell’Unità d’Italia ............................................................... 56<br />

Veglia Pasquale ................................................................................................. 141<br />

Pasqua <strong>di</strong> Risurrezione ..................................................................................... 142<br />

Esequie <strong>di</strong> Mons. Ernesto Franco .................................................................... 144<br />

50°anniversario <strong>di</strong> or<strong>di</strong>nazione sacerdotale<br />

del Can. Giacomo Simonetti ............................................................................ 147<br />

Or<strong>di</strong>nazione Presbiterale <strong>di</strong> don Diego Basso<br />

e don Emanuele Longo …................................................................................. 150<br />

Solennità del Sacro Cuore <strong>di</strong> Gesù ................................................................. 220<br />

Sainte Marie Madeleine .................................................................................... 224<br />

Fête de Sainte Marie Madeleine ...................................................................... 227<br />

Solennità <strong>di</strong> Maria Assunta in Cielo ............................................................... 230<br />

Solennità <strong>di</strong> <strong>San</strong> Secondo ................................................................................. 234<br />

Festa <strong>di</strong> <strong>San</strong> Francesco D’Assisi ...................................................................... 321<br />

387


sO m m a r iO<br />

In<strong>di</strong>ce Anno 2011<br />

Solennità <strong>di</strong> <strong>San</strong> Romolo .................................................................................. 324<br />

Omelia nella memoria liturgica del Beato Giovanni Paolo II ..................... 327<br />

Quarantesimo del Serra Club in <strong>Diocesi</strong> <strong>Ventimiglia</strong> - <strong>San</strong>remo ............... 330<br />

Nelle braccia <strong>di</strong> Maria ....................................................................................... 332<br />

In suffragio dei Vescovi e Sacerdoti defunti ................................................. 335<br />

Solennità <strong>di</strong> Cristo Re dell’Universo .............................................................. 337<br />

Esequie <strong>di</strong> Marco Baracco ................................................................................ 340<br />

II domenica <strong>di</strong> Avvento Anno B -<br />

Ministero del Lettorato a Clau<strong>di</strong>o Fasulo ...................................................... 342<br />

Natale 2011 ......................................................................................................... 345<br />

Te Deum <strong>di</strong> Ringraziamento ........................................................................... 348<br />

Documentazione<br />

Mons. Careggio a Saint-Maximin (Francia) .................................................... 351<br />

Attività 2011 ambulatorio gestito dall’associazione dei<br />

me<strong>di</strong>ci cattolici della <strong>Diocesi</strong> nella città vecchia <strong>di</strong> <strong>San</strong>remo ...................... 366<br />

Norme<br />

Disposizioni C.E.I. sui matrimoni <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>ni stranieri o <strong>di</strong> italiani<br />

residenti all’estero ............................................................................................... 64<br />

Documenti<br />

Riletture Conciliari - Riesaminare il Vaticano II è opportuno,<br />

ma un conto è fare un <strong>di</strong>scorso, un conto è denigrare: tesi<br />

preconcette portano a ricostruzioni infelici ................................................... 169<br />

Convegno Diocesano - Orientamenti Pastorali per la <strong>Diocesi</strong> ................... 238<br />

Calendario delle giornate mon<strong>di</strong>ali e nazionali per l’anno 2012 ............... 253<br />

388 Rivista Diocesana n°4 - 2011


Rivista Diocesana n°4 - 2011<br />

sO m m a r iO<br />

In<strong>di</strong>ce Anno 2011<br />

Messaggi<br />

Ai giornalisti nella festa <strong>di</strong> <strong>San</strong> Francesco <strong>di</strong> Sales ......................................... 60<br />

Quaresima <strong>di</strong> carità 2011 .................................................................................... 61<br />

Messaggio per la Giornata Missionaria Mon<strong>di</strong>ale 2011 .............................. 353<br />

Interviste<br />

Intervista al “Corriere della Valle D’Aosta” ................................................. 354<br />

Lettere<br />

Nell’80° anno della morte <strong>di</strong> Giovanni Semeria ............................................. 63<br />

Varie<br />

<strong>Ventimiglia</strong>: io, Vescovo, e i migranti ............................................................ 154<br />

Premi “Penna d’oro” e “<strong>San</strong> Francesco <strong>di</strong> Sales” ......................................... 156<br />

CANCELLERIA<br />

Nomine ................................................................................................................. 74<br />

Or<strong>di</strong>nazioni e Nomine ...................................................................................... 176<br />

Costituito il nuovo Consiglio Presbiterale<br />

per il periodo 2011-2015 ................................................................................... 259<br />

Nominato il Nuovo Collegio dei Consultori ................................................. 260<br />

Decreti ................................................................................................................. 362<br />

Nomine ............................................................................................................... 364<br />

Diario Pastorale<br />

Gennaio - Marzo 2011 ......................................................................................... 67<br />

Aprile - Giugno 2011 ......................................................................................... 159<br />

Luglio - Settembre 2011 .................................................................................... 255<br />

Ottobre - Dicembre 2011 .................................................................................. 356<br />

389


sO m m a r iO<br />

In<strong>di</strong>ce Anno 2011<br />

Documentazione<br />

Istituto Diocesano per il Sostentamento del Clero<br />

Bilancio Consuntivo 2011 ................................................................................. 178<br />

VITA <strong>DIOCESANA</strong><br />

Cronaca<br />

Don Jean N<strong>di</strong>beshye nuovo Amministratore Parrocchiale<br />

a Pompeiana ......................................................................................................... 75<br />

A Badalucco <strong>San</strong>ta Messa con il Vescovo, Mons. Alberto Maria Careggio,<br />

per celebrare il 75° <strong>di</strong> matrimonio dei coniugi Vento .................................... 75<br />

Veglia <strong>di</strong> preghiera nella Concattedrale <strong>di</strong> <strong>San</strong> Siro<br />

per l’unità dei cristiani ........................................................................................ 76<br />

L’incontro mensile presbiterale <strong>di</strong> gennaio a <strong>San</strong>to Stefano al Mare<br />

de<strong>di</strong>cato al Card. Pier Francesco Meglia .......................................................... 77<br />

Al Don Bosco <strong>di</strong> Vallecrosia incontro con il Vescovo <strong>di</strong><br />

Palestrina, Mons. Domenico Sigalini ................................................................ 79<br />

Riprende il servizio al pubblico della biblioteca del<br />

Seminario Diocesano Pio XI <strong>di</strong> Bor<strong>di</strong>ghera ..................................................... 81<br />

Al Monastero della Visitazione la <strong>San</strong>ta Messa in onore <strong>di</strong><br />

<strong>San</strong> Francesco <strong>di</strong> Sales ........................................................................................ 82<br />

Grande raduno dell’Azione Cattolica della <strong>Diocesi</strong> <strong>di</strong><br />

<strong>Ventimiglia</strong> – <strong>San</strong>remo per le vie e le piazze della città ................................ 83<br />

Conferito il Ministero del Lettorato a otto aspiranti <strong>di</strong>aconi<br />

della <strong>Diocesi</strong> <strong>di</strong> <strong>Ventimiglia</strong> – <strong>San</strong>remo ........................................................... 84<br />

La testimonianza delle sentinelle del mattino durante<br />

la serata finale del 61° festival <strong>di</strong> <strong>San</strong>remo ...................................................... 86<br />

Al Seminario Diocesano Pio XI <strong>di</strong> Bor<strong>di</strong>ghera la XIV assemblea<br />

Diocesana dell’Azione Cattolica ....................................................................... 87<br />

390 Rivista Diocesana n°4 - 2011


Rivista Diocesana n°4 - 2011<br />

sO m m a r iO<br />

In<strong>di</strong>ce Anno 2011<br />

A <strong>San</strong>remo incontro su: “volontariato e cultura del profitto” ...................... 88<br />

Aiuti del Centro <strong>di</strong> Ascolto <strong>di</strong> <strong>Ventimiglia</strong> alla popolazione<br />

<strong>di</strong> Haiti. La testimonianza <strong>di</strong> Anna e Davide .................................................. 90<br />

Incontro al Seminario Vescovile Pio XI <strong>di</strong> Bor<strong>di</strong>ghera<br />

con la Dott.ssa Pellicciari .................................................................................... 91<br />

I chierichetti e ministranti della <strong>Diocesi</strong> <strong>di</strong> <strong>Ventimiglia</strong> - <strong>San</strong>remo<br />

hanno celebrato la loro giornata ....................................................................... 93<br />

Emergenza profughi a <strong>Ventimiglia</strong>, sopralluogo del Vescovo,<br />

Mons. Careggio, per verificare la situazione ................................................... 94<br />

Domenica 10 aprile si è svolta la 1^ Assemblea della<br />

Consulta <strong>di</strong>ocesana delle Aggregazioni Laicali ............................................ 179<br />

Costarainera: Giornata Mon<strong>di</strong>ale della Gioventù ........................................ 180<br />

A Masone l’Incontro Interregionale delle Confraternite ............................. 181<br />

La Veglia <strong>di</strong> ringraziamento<br />

per la Beatificazione <strong>di</strong> Giovanni Paolo II ..................................................... 182<br />

Il Centro Missionario Diocesano<br />

e la Comunità Laici Missionari Cattolici sono tornati nuovamente<br />

in Senegal e Burkina Faso: con quali obiettivi? ............................................. 183<br />

Veglia per le vocazioni e ammissione agli or<strong>di</strong>ni sacri<br />

<strong>di</strong> Clau<strong>di</strong>o Luigi Fasulo .................................................................................... 184<br />

50° anniversario <strong>di</strong> sacerdozio <strong>di</strong> don Contardo Colombi<br />

Omelia <strong>di</strong> Mons. Giacomo Barabino, Vescovo Emerito .............................. 186<br />

Or<strong>di</strong>nazione sacerdotale <strong>di</strong><br />

don Diego Basso e don Emanuele Longo ...................................................... 188<br />

Dal 3 all’8 luglio a Lourdes con gli ammalati ............................................... 261<br />

Inaugurato il nuovo Centro Ascolto <strong>di</strong> <strong>Ventimiglia</strong> .................................... 262<br />

391


sO m m a r iO<br />

In<strong>di</strong>ce Anno 2011<br />

L’incontro <strong>di</strong> Mons. Alberto Maria Careggio con i giovani <strong>di</strong> Taggia<br />

al campo estivo <strong>di</strong> Mendatica .......................................................................... 265<br />

Le iniziative estive <strong>di</strong> Casa Venneri a Limone .............................................. 265<br />

La prima domenica <strong>di</strong> agosto il consueto appuntamento<br />

sul Monte Saccarello ......................................................................................... 267<br />

L’esperienza dei giovani <strong>di</strong> <strong>Ventimiglia</strong> - <strong>San</strong> <strong>Remo</strong><br />

alla GMG <strong>di</strong> Madrid ......................................................................................... 269<br />

Il nuovo inno in onore <strong>di</strong> <strong>San</strong> Secondo Martire ............................................ 271<br />

Solennità <strong>di</strong> <strong>San</strong> Secondo<br />

Assegnazione del “<strong>San</strong> Segun<strong>di</strong>n d’argentu” ............................................... 272<br />

Viaggio missionario in Congo-Brazzaville<br />

<strong>di</strong> S.E. Mons. Alberto Maria Careggio ........................................................... 275<br />

Al Congresso Eucaristico Nazionale <strong>di</strong> Ancona<br />

premiato l’Istituto Comprensivo <strong>di</strong> Taggia ................................................... 276<br />

Al Seminario Diocesano Pio XI <strong>di</strong> Bor<strong>di</strong>ghera i seminaristi <strong>di</strong> Laghet<br />

hanno dato inizio all’anno <strong>di</strong> formazione 2011/2012 .................................. 277<br />

Presentato il Piano Pastorale per l’anno 2011-2012 ...................................... 280<br />

Pellegrinaggio <strong>di</strong>ocesano in occasione<br />

dell’apertura dell’Anno Pastorale ................................................................... 281<br />

50° Anniversario della Parrocchia <strong>di</strong> Levà .................................................... 281<br />

Don Angelo Di Lorenzo lascia la Parrocchia <strong>di</strong> Riva Ligure<br />

e parte per la Missione ...................................................................................... 283<br />

Mandato ai Catechisti ed Educatori a Taggia ............................................... 367<br />

Gli incontri mensili per la formazione del Clero .......................................... 368<br />

Dal 17 al 20 novembre il grande evento: Jubilmusic .................................... 371<br />

392 Rivista Diocesana n°4 - 2011


Rivista Diocesana n°4 - 2011<br />

sO m m a r iO<br />

In<strong>di</strong>ce Anno 2011<br />

Ministero del Lettorato al seminarista Clau<strong>di</strong>o Luigi Fasulo ..................... 373<br />

Don Giacomo Barra Parroco <strong>di</strong> Verezzo <strong>San</strong>t’Antonio <strong>di</strong> <strong>San</strong>remo<br />

da 50 anni ............................................................................................................ 373<br />

Concerto spirituale in occasione chiusura anno Rosselliano ...................... 374<br />

Incontri per Chierichetti e Ministranti ........................................................... 376<br />

Presentazione del libro “Ti voglio regalare un’Oasi d’amore” .................. 376<br />

Omaggio in musica al Beato Giovanni Paolo II<br />

nella <strong>Diocesi</strong> <strong>di</strong> <strong>Ventimiglia</strong> <strong>San</strong>remo ............................................................ 378<br />

Necrologi<br />

Suor Rosetta Scanso è tornata alla Casa del Padre ......................................... 96<br />

All’età <strong>di</strong> 81 anni è mancata Suor Maria Valotti<br />

delle Suore <strong>di</strong> <strong>San</strong>ta Marta ............................................................................... 197<br />

All’età <strong>di</strong> 84 anni è deceduto Mons. Ernesto Franco .................................... 197<br />

Il 22 maggio Don Antonio Ferrando (don Mino) è tornato<br />

alla casa del Padre<br />

Omelia del Vicario Generale Mons. Umberto Toffani ................................. 198<br />

Padre Nino Amoretti è tornato alla casa del Padre ..................................... 381<br />

Restauri<br />

<strong>San</strong>tuario Regina Pacis – Verezzo ................................................................... 191<br />

Oratorio <strong>San</strong> Giovanni Battista - Riva Ligure ............................................... 193<br />

Restaurato l’organo Vegezzi Bossi<br />

della Chiesa <strong>di</strong> <strong>San</strong>ta Maria degli Angeli <strong>di</strong> <strong>San</strong>remo ................................. 195<br />

Presentato il <strong>di</strong>pinto restaurato alla<br />

Madonna delle Grazie a Triora ....................................................................... 285<br />

Il Lions Club <strong>San</strong>remo Host consegna l’opera <strong>di</strong> restauro<br />

393


sO m m a r iO<br />

In<strong>di</strong>ce Anno 2011<br />

del sagrato della Madonna della Costa .......................................................... 287<br />

Inaugurata la facciata dell’Oratorio <strong>di</strong> N. S. Assunta<br />

e la Sala Mostre nella Cripta a Castellaro ....................................................... 381<br />

L’Oratorio dei Neri <strong>di</strong> <strong>Ventimiglia</strong> - un restauro de<strong>di</strong>cato alla città .......... 382<br />

394 Rivista Diocesana n°4 - 2011


<strong>RIVISTA</strong> <strong>DIOCESANA</strong><br />

Pubblicazione trimestrale della <strong>Diocesi</strong> <strong>di</strong> <strong>Ventimiglia</strong> - <strong>San</strong> <strong>Remo</strong><br />

Poste Italiane S.p.A. - Spe<strong>di</strong>zione in abbonamento postale<br />

D.L. 353/2003 (conv. in L. 27.02.2004, n. 46) - art. 1, comma 2, DCB IMPERIA<br />

Direttore: Can. Giacomo Simonetti<br />

Autorizzazione Tribunale <strong>di</strong> <strong>San</strong>remo<br />

Redazione: Curia Vescovile <strong>di</strong> <strong>Ventimiglia</strong> - <strong>San</strong> <strong>Remo</strong><br />

Sede: <strong>San</strong> <strong>Remo</strong>, Via C. Pisacane n. 2<br />

Stampa: PETRILLI Tipolitografia Ligure s.r.l.<br />

Corso Limone Piemonte, 21 bis - 18039 <strong>Ventimiglia</strong> (IM)<br />

ATTENZIONE: in caso <strong>di</strong> mancato recapito rinviare all’ufficio <strong>di</strong> 18100 IMPERIA CPO<br />

per la restituzione al mittente che si impegna a pagare la relativa tassa <strong>di</strong> spe<strong>di</strong>zione<br />

In copertina opere realizzate grazie al contributo<br />

In copertina: Ospedaletti, chiesa <strong>San</strong> Giovanni Battista: rifacimento delle coperture<br />

Retro: Riva Ligure, chiesa parrocchiale <strong>San</strong> Maurizio Martire: restauro coperture, campanile e facciate laterali

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