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Catalogo Experimenta 06

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APPROFONDIMENTI SCIENTIFICI<br />

100<br />

Quali sono le “tecnologie invisibili” di una Panda a idrogeno?<br />

Le celle a combustibile - che formano lo Stack, il cuore del<br />

sistema, dove idrogeno e ossigeno si uniscono per generare<br />

elettricità - sono sistemate sotto il pianale dell’auto: 360 celle<br />

in serie, ognuna delle quali dà una tensione di 1,2 Volt. Tra<br />

le ruote anteriori è collocato il motore elettrico asincrono: ha<br />

la forma di un cilindro e funziona a corrente alternata. Sotto<br />

il bagagliaio posteriore c’è il serbatoio, dove l’idrogeno è compresso<br />

a 350 atmosfere (contiene 68 litri di gas per un peso<br />

di 1,6 chilogrammi). Distribuiti intorno troviamo i numerosi<br />

sottosistemi: il separatore idrogeno/acqua, lo scambiatore, il<br />

motore di avviamento, filtri, flauto per l’iniezione, dispositivi<br />

di sicurezza e controllo. In tutto, circa 50 apparecchi ausiliari,<br />

un numero che dà l’idea della complessità dell’insieme.<br />

Il prezzo? Questo è uno dei punti più delicati. Seicentomila<br />

euro, metà per le celle a combustibile e metà per tutto il resto.<br />

Parliamo di un prototipo, quasi ogni pezzo è costruito apposta.<br />

Così un kW di potenza costa 5000 euro, già in piccola<br />

serie si scende a 3000, con una produzione di massa a 500. Il<br />

motore a benzina costa 50 euro a kW: l’idrogeno è ancora 10<br />

volte più caro.<br />

Gli spazi per migliorare però sono ampi. Oggi la tecnologia<br />

dell’idrogeno è al livello di un artigianato evoluto. Dobbiamo<br />

ragionare su tempi lunghi: nel 2010 circoleranno le prime<br />

flotte di vetture e autobus, nel 2015 vedremo uno sviluppo<br />

più ampio e incomincerà a diffondersi la rete di distribuzione<br />

dell’idrogeno, nel 2020 l’idrogeno acquisirà una parte rilevante<br />

nello scenario dei trasporti.<br />

Perché questo scenario si realizzi occorre però partire subito con<br />

investimenti e ricerca. L’Unione Europea ha pronto un programma<br />

settennale con finanziamento di 250 milioni di euro all’anno,<br />

ai quali se ne affiancherebbero altrettanti messi da privati.<br />

Sarebbe il minimo per competere con Usa (tre programmi di<br />

ricerca), Giappone, Francia e India (tuttora nei motori convenzionali<br />

si investe in ricerca una somma da 10 a 20 volte mag-<br />

giore). Ma per ora la Commissione ha bloccato tutto. L’Italia,<br />

poi, è ancora più in difficoltà perché finora (estate 20<strong>06</strong>) non<br />

ha né un piano energetico né un piano dei trasporti.<br />

Come funziona una fuel cell, cioè una cella a combustibile?<br />

Un po’ come in una pila di Volta, ci sono tante celle elementari<br />

collegate in serie. Ogni cella è composta da un piatto<br />

metallico, un elettrodo, una membrana catalizzatrice, un altro<br />

elettrodo e un altro piatto. Il tutto ha lo spessore di mezzo<br />

centimetro. Maggiore è la superficie della cella, più grande<br />

sarà la potenza. Il costo è alto soprattutto per via del catalizzatore,<br />

che è a base di platino, un metallo prezioso oggi così<br />

scarso che non sarebbe neppure possibile avviare una produzione<br />

industriale di fuel cell.<br />

COME FARE IL PIENO DI IDROGENO<br />

Il problema centrale è come procurarsi l’idrogeno. Si può ottenere<br />

dal metano con il processo chiamato reforming: ma così<br />

dipendiamo di nuovo da una fonte fossile non rinnovabile e la<br />

quantità di anidride carbonica che finisce nell’aria si dimezza<br />

soltanto rispetto alla semplice combustione. Si può pensare<br />

al trattamento di biocombustibili come etanolo e metanolo,<br />

ma per fare un litro di biocombustibile occorre una tonnellata<br />

di acqua per irrigare la coltivazione. Tra le biomasse fonte<br />

di idrogeno le alghe appaiono particolarmente interessanti.<br />

Si può ricavare l’idrogeno per elettrolisi dell’acqua separando<br />

nella sua molecola l’atomo di ossigeno dai due atomi di<br />

idrogeno, ma usando l’elettricità prodotta dalle attuali centrali<br />

avremmo uno spreco energetico intollerabile e non risolveremmo<br />

i problemi di inquinamento e di esaurimento delle<br />

risorse fossili.<br />

Rimangono due vie: fare l’elettrolisi dell’acqua con elettricità<br />

prodotta da pannelli fotovoltaici (come si è già accennato)<br />

oppure scindendone le molecole ad altissima temperatura<br />

(circa mille °C). La prima soluzione, senza dubbio la migliore<br />

in assoluto per l’ambiente, richiede un grande sviluppo delle

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