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un oggetto di carta<br />

-3-<br />

LINGUAGGIO<br />

Cosmicomics


Zjdioshjdoihfncnsod nmd sdkaos skdjaois dkjroi. Aisdhur? Wosr sdihjsdifnoasie<br />

jsjhds jjssiupè… Meduiheru sjdhs ttjj: dijdfi, èotgifjg, idfhsduifh, oidfhjiod,<br />

oiudfhoi…<br />

Pjfjjdhf djfhsdjfh sdokjosd, ujfhsuidfh dsudhghd dgdg oidfr ifhdjos iuxdhdf!<br />

Shjdfodixfh gjdfig doifujsdoifh , djidufhhdsui hggfdgt rteuirtt ghpoèof oisdfuj<br />

fdjjsp. Ssid wujgh fkjdfh fsdkjfh fsd tyotyp irtury qyfytqwfedvlfp. Wijjrfio. Eidhjndfju<br />

wjoiijsdf phmbmpòdfpf.<br />

Ijdfsudoi 0rtigkèàpdj, oasidhj fjowsieduh paoseujd; oposidfjoijjfspodi piosdjfjng.<br />

Iouisdhfhncsid uirhf pasjd eirh sdh dfhsoduifh idihf.<br />

Tvxcbasdhjh sisdfjo sdjfhh rèthpogn èghp’jo, lhjlgè osidhj oisdf oauseb èpweijsjhaisdh<br />

hdbcfs phnjdn 9357ruf. Eddg? Uwijsf? Rehdjaoisd!<br />

Deoisdjoi mèapoe ifgj aòskldpasdfkj mcvkgmflògoi, oerujf, sdsdijf irtifwspè jjfj<br />

jgjidfgj.<br />

Qkjisdfhjnsdjf njfjdhf kjdfhso kjpsodi; isdfiodfh jdoirfuidfj djfughiayus Pèkidfjisdcvnd.<br />

Isdh djfasdjfu jsdfha pweioesk, dghasyi jp0Oas basgyanmxjas gsdb!<br />

Jsidjsidc ierh psdofikjdf ujdfsfg psdofkjsdof. Qjdsdkjndjf sdjf, siodfjsdif, fnmiasd…<br />

Dikdvj idvjmsfv.<br />

Idcjfsdic perdkscmdaf.<br />

2<br />

INDICE<br />

1. untitled p.4<br />

(Gon)<br />

2. Linguaggio sconosciuto della natura p.8<br />

(Maciej Mikolajczyk)<br />

3. Jesus p.12<br />

(Valentina Salandi)<br />

4. Jesus p.18<br />

(Domizia Tosatto)<br />

5. Digitale / USA e getta p.26<br />

(Luca Giuseppe Tagliabue)<br />

6. Il volto del piccolo Florian p.28<br />

(Domenico Canino)<br />

7. Le parole escono inconsce p.30<br />

(Alberto Massaccesi aka Kresko)<br />

8. Significatosignificante p.34<br />

(F!)<br />

9. Cioè, zio, che storia. Te lo spiego troppo: cioè p.38<br />

(<strong>Storie</strong> <strong>Moderne</strong>)<br />

10. untitled p.46<br />

(Danilo Quo Vadis)<br />

11. à tout à l’heure p.52<br />

(YfedeY)<br />

3


untitled<br />

di Gon<br />

Salve a te lettore,<br />

prendo qualche manciata di parole e un po’ del tuo tempo perchè ho deciso<br />

di spiegarti cosa è il Bralla, ti interessa? Dovrebbe.<br />

Perchè il Bralla in un modo o nell’altro fa parte della mia vita così come<br />

della tua, lo usi tutti i giorni, lo brami quando non ce l’hai e ti serve in<br />

tante piccole azioni della giornata.<br />

Probabilmente ce l’hai li con te anche ora, da qualche parte.<br />

Guardati in giro, lo vedi?<br />

Come faccio a sapere cosa hai intorno? Non lo so, ma so che il Bralla c’è.<br />

Un giorno un amico mi ha spiegato che esistono vari tipi di Bralla, e che<br />

non sempre è una cosa positiva averci a che fare, perchè a volte fa passare<br />

cose che non fanno bene, ma la maggior parte delle volte il Bralla è<br />

buono. Io ci credo.<br />

Non ricordo quando ho preso coscienza dell’esistenza del Bralla, ma so<br />

che ne sono stato subito rapito, e che da allora guardo il mondo in un<br />

altro modo.<br />

Ormai credo che dovresti essere arrivato a capire cosa è questo Bralla,<br />

vero?<br />

Vedo un sorrisetto compiaciuto sul tuo volto, sei riuscito a interpretare?<br />

A capire i giochi di parole?<br />

Vediamo se il tuo Bralla regge anche a questo.<br />

Partiamo da un punto remoto di un futuro alternativo, dove la realtà ha<br />

subito quel cambiamento che tutti ci auspichiamo ma che ora come ora<br />

non è possibile attuare. Sarà per la staticità della realtà stessa o sarà per<br />

il fluire dello spazio-tempo, che nelle sue striature racchiude i veri meccanismi<br />

di intuizione, evoluzione e rivoluzione che ci permetterebbero di<br />

fare quel salto.<br />

Salto necessario e doveroso, che l’essere umano ha nelle sue corde ed è,<br />

soprattutto inconsciamente, pronto a fare. Il mondo desiderato da molti,<br />

vissuto in sogno dai più fortunati e che è la realtà per pochissimi eletti.<br />

Ecco, questa pseudorealtà è pregna di Bralla. E’ strutturata, esiste, ed è<br />

4<br />

in funzione del Bralla stesso.<br />

Un po’ come dovrebbe essere il Bralla anche per noi.<br />

Confuso?<br />

Io, se proprio devo essere sincero, si.<br />

Ma se riesci a combinare le cose, ad osservare da più lontanto, ad aprire<br />

un po’ l’orizzonte piatto, il legame appare, chiaro e luminoso.<br />

Non so se hai capito cosa è questo Bralla. Cosa è per me, ma soprattutto<br />

per te, il Bralla. Non so se le parole che ho usato ti hanno messo sulla<br />

strada giusta, hanno toccato le corde giuste del circuito neuronale o<br />

semplicemente ti stai chiedendo cosa ha toccato il mio, di circuito neuronale.<br />

Ma è questo che il Bralla porta con se.<br />

5


Sono Gon, alterego cartaceo e digitale di un essere che sta iniziando ora a<br />

pensare a cosa vuole dalla vita, forse perchè la vita sta iniziando a farsi<br />

pressante, e le viuzze dove nascondersi stanno finendo.<br />

Proprio per questo ho poche certezze, un po’ di idee e varie paranoie, tutte<br />

mischiate.<br />

Ringrazio Ordnung per avermi dato la possibilità di interagire con te.<br />

ilsorma@gmail.com<br />

6<br />

7


-LINGUAGGIO SCONOSCIUTO DELLA NATURA-<br />

Il Linguaggio piu complesso è quello della natura. Se fosse chiaro, data<br />

la nostra situazione, capiremmo subito che in fin dei conti siamo noi gli<br />

scarafaggi su questa terra.<br />

Non siamo mai stati abili a parlare di cio che siamo e cio che ci passa per<br />

la mente.<br />

Abitualmente io adotto l’uso della parola mentre l’altro parla il linguaggio<br />

delle immagini.<br />

wildhand@live.com<br />

10<br />

Maciej Mikolajczyk.<br />

Curly Wild.<br />

11


JESUS<br />

di Valentina Salandi - illustrazione di Domizia Tosatto<br />

Giovanni Lo Camice, 23 anni, detto Jesus.<br />

Immaginatelo arrivare. Ciondolante, coi capelli rasati, una boccia<br />

grigiastra perfettamente rotonda, lucida; sguardo torvo, occhi piccoli,<br />

vicini e suini, sempre stretti, in cerca di rogne. Un metro ed ottanta per<br />

novantatrè chili. Due spalle “così”, muscoli e nervi del collo sempre tirati;<br />

canotta bianca e pantaloni neri mezzi sgualciti. Sì, esatto, un grosso<br />

stronzo, ma così grosso e così stronzo che, alla fine, gli daresti sempre ragione.<br />

Lo so, io non dovrei parlarne così, ma dico solo ciò che mi esprime<br />

la sua figura, ciò che la gente pensa di lui quando lo vede passare.<br />

Jesus, lo chiamano così per via dei suoi “seguaci”, la sua gang che fa<br />

giusto una dozzina. Se ne vanno in giro sempre in branco. A vederli<br />

penseresti subito a dei delinquenti, ma a me non fanno paura. Non mi<br />

toccano. Come avvoltoi si appollaiano sulle sbarre del cancello della<br />

stazione e stan lì bene o male tutto il giorno. La loro giungla è senza<br />

alberi. In compenso, è ricca di alti palazzi di case popolari che, come muraglioni<br />

tristi e privi di storica fierezza, si ergono contro i volti della gente.<br />

Gente normale, che vive con redditi a volte molto bassi, gente che<br />

viene dal sud o anche dall’estero, gente che vuole essere lasciata<br />

in pace, con le mani a pugno nei giubbotti. Donne anziane dal passo<br />

svelto e la testa china che salgono sugli autobus per andare a<br />

trovare qualcuno o per fare spese e commissioni, mentre attorno<br />

a loro s’aggirano piccoli branchi di giovani poco puliti, vandali alle<br />

prime armi, pischellini che giocano a fare la guerra di strada. Scene<br />

di vita quotidiana, in questa periferia. Non vedo l’ora di andarmene da<br />

qua. È per questo che sto studiando, a dispetto di ciò che fa Jesus.<br />

Lui era, all’inizio, quand’era ancora un ragazzino, solo uno dei tanti bulletti<br />

di paese. Tornava a casa con un jeans strappato, un graffio sul<br />

braccio, le mani nere di terra. Lui entrava in casa, si lavava alla bell’e<br />

meglio, poi andava in cucina, guardava cosa c’era in pentola a bollire<br />

e dava un bacio a mamma sulla guancia. “Che hai fatto in giro tutto<br />

il giorno, Gianni?” chiedeva mamma cogli occhi preoccupati abbassati<br />

sui jeans strappati. Lui faceva un cenno col mento e non rispondeva.<br />

12<br />

Poi la scena è variata. Stesse azioni, stessa domanda, niente<br />

più strappi, né tagli, né graffi, solo che dopo il cenno col mento,<br />

Jesus piazzava in mezzo alla tavola 50 euro o anche molto di<br />

più, a volte. Dopo un po’, mamma se li metteva nel reggipetto,<br />

spossata dalle sue stesse domande e dal silenzio di mio fratello.<br />

Poi smise di chiedere qualsiasi cosa. Le rimase solo questo sguardo<br />

malinconico, preoccupato, ma anche ricco di condiscendenza. Del<br />

resto, da quando nostro padre se n’era andato per un’altra donna (io<br />

avevo 4 anni, mentre Gianni ne aveva 7), non avevamo altro che il<br />

sussidio di disoccupazione della mamma, perché lui non ci spediva nulla.<br />

Quindi, quei soldi facevano comodo, indipendentemente dall’odore che<br />

si portavano appresso.<br />

Di solito, mi sveglio verso le dieci e cerco di farmi una sega, anche se<br />

capita che mia madre bussa alla porta per dirmi che la colazione è pronta,<br />

e allora mi scende tutto. È incredibile come a volte me lo trovo così<br />

duro da non poterlo calmare neanche dopo una bella smanettata; la cosa<br />

strana è che mi viene duro anche dopo aver fatto per tutta la notte sogni<br />

assurdi, violenti. Tipo quella notte che ho sognato di strappare a morsi<br />

l’orecchio, come Tyson, all’ambulante che vende calzini porta a porta.<br />

Quel negro mi faceva incazzare, perché voleva che mia madre comprasse<br />

delle calze di spugna, ma lei gli diceva “va che non ho soldi, mi dispiace!”<br />

e quello lì tutto il tempo dopo a dire “dai, la brego signora, solo dre euro,<br />

la brego”. Così sono corso di là, ho mandato mamma in cucina e poi<br />

l’ho steso con una testata che nel sogno era come una lampata di luce<br />

e gli ho preso l’orecchio in bocca e giù a morsi quell’orecchio da negro.<br />

Mi sono svegliato carico come una molla, con le mani che tremavano<br />

dalla voglia di uscire a prendere a sberle il primo negro che incontravo e,<br />

guardo sotto, e vedo il mio uccello come una belva pesante sulla pancia.<br />

Certe volte, mi si rizza anche quando c’è da fare qualche azione veloce<br />

di notte. Tipo procurare una macchina per un tizio importante, allora<br />

devo puntarne una seria di qualche stronzo borghese coi soldi. Se devo<br />

rischiare, tanto vale giocare pesante! O come quella volta che sono andato<br />

in quel negozio del muso giallo. Mi aveva sgamato mentre prendevo<br />

un cognac e lo infilavo nel giubbetto di pelle, il mangiariso del cazzo,<br />

13


ed ha iniziato a urlarmi addosso col suo accento cretino “Limetila giù<br />

subito oppule pagala! Va’ che ti ho visto, eh!”, ma l’ho messo subito<br />

in guardia “Cinciuuan di merda, tu prova ad alzare un dito o a dire<br />

qualcos’altro e io ti spacco tutto il negozio, poi ti faccio il culo a te e a<br />

tua moglie figa a mandorla, capito, SLONZO?!!”. Per fargli capire che<br />

facevo sul serio, gli ho pisciato sulle scarpe e sul pavimento, mentre<br />

due dei miei lo tenevano fermo ed altri due si portavano via un paio<br />

di bottiglie in più, direttamente in mano, senza neanche nasconderle.<br />

E vi assicuro che quella volta lì mi è venuto duro come il marmo.<br />

Dopo la sega mattutina, faccio colazione, do un bacio a mamma e me ne<br />

esco che ho già un sacco di lavoro da fare. Bisogna fare il giro e farsi dare<br />

i soldi dai fidati che hanno qualche debituccio ed hanno chiesto qualche<br />

giorno in più per pagare, poi, io e i miei soci, ce ne andiamo vicino alla<br />

stazione, che lì è zona nostra e nessuno ci rompe le palle, a parte gli sbirri<br />

che ogni tanto fanno ronda, ma un paio li conosco e neanche ci cacano.<br />

Poi aspettiamo. Tutto è già pesato dalla sera prima, qualche ordine ce<br />

l’abbiamo già da parte per una decina di clienti e, se manca qualcosa e la<br />

giornata è bella movimentata, allora accompagno un ragazzino che esce<br />

con noi a prenderla da un tipo che gliela dà un altro tipo un po’ più tagliato.<br />

Tanto al ragazzino nessuno rompe e, se ci fermano, diciamo che è mio<br />

fratellino e che lo devo portare da un amico di scuola o a scuola o a casa.<br />

Comunque non ci si può lamentare. Di lavoro ce n’è per tutti e la droga<br />

non passa mai di moda. Al massimo passa di moda una storia, ma poi<br />

ce n’è subito un’altra nuova, qualche merda chimica che va bene anche<br />

per quelli che vanno ai locali o alle feste. Ma i grandi classici restano<br />

intramontabili. Anche l’ero è tornata di moda, se la fumano più che altro.<br />

E quella rende, perché quando uno inizia a farsi qualche stagnola,<br />

poi, dopo un po’ ne vuole ancora e ancora. E poi tanti pensano ancora<br />

che a fumarsela è una cosa tranquilla, mica come spararsela dentro,<br />

e quindi ci vanno giù pesanti, ma la realtà è che non riescono lo stesso<br />

a smettere. Certo non è lo stesso però è sempre la stessa merda.<br />

Ho un paio di amici che gli piace andare alle feste, ai rave.<br />

Allora ne approfitto, ce li mando a vendere e peso tutto prima ovviamente,<br />

perché fidarsi è bene e non fidarsi è meglio, e, oltre a un po’ di quei soldi gli lascio<br />

un paio di trip o della ketch. Robba non ne vogliono, del resto come cazzo<br />

fai a ballare con quello schifo addosso?! Qua in periferia va bene, quella, sì.<br />

14<br />

Poi ci sono gli altri, qualcuno lo mando a fare qualche commissione,<br />

qualcun altro viene con me a vendere. Me li tengo buoni con una piccola<br />

percentuale o con un po’ di merce. Magari offro una canna o una<br />

riga di cozza che quella sì, quella è l’unica che mi piace e mi tira su<br />

quando c’è da far casino. Alla fine, anche se lavorano per me, direi che<br />

siamo più o meno amici tutti, tra di noi. Certo, il grosso me lo tengo<br />

io e peso io e i soldi li divido io e i contatti coi superiori li ho io, però<br />

alla fine ci conosciamo da quando eravamo piccoli con alcuni, altri,<br />

invece, li vedevo sempre in giro, quindi sì, siamo quasi una famiglia.<br />

Usciamo anche assieme alla sera a bere, andiamo a ballare in disco e così<br />

uniamo l’utile al dilettevole. Alla fine non è che pensiamo solo al lavoro,<br />

pensiamo anche noi alla figa, eh, siam fatti di carne. Andiamo a ballare<br />

e cerchiamo di rimediare qualche mignottella che balla con la gonna cortissima,<br />

col giro fica, tutte le cosce di fuori. A ‘ste tipelle offriamo sempre<br />

qualcosa, magari una roba da bere bella forte o una striscia, così poi ti si<br />

incollano addosso subito, perché ne vogliono ancora e vanno in visibilio e<br />

si arrapano e ti ballano tutte appiccicate, magari con te che ti senti addosso<br />

le tette della tipa e dietro ha due dei tuoi che le si strusciano sul culo.<br />

Hanno addosso quelle magliettine luccicanti, aderenti con quelle tettine<br />

che saltano sotto… Se ci va bene, un paio riusciamo anche a portarcele<br />

via, magari qualcuno riesce gli a farsene una in bagno. Alla fine<br />

non siamo così brutti e poi con le luci della disco, un paio di mosse<br />

d’anca e un cocktail pesante e un po’ di cozza, quelle non capiscono<br />

più un cazzo e per loro sei un figo pazzesco e quelli che stanno con<br />

te pure. Ci vestiamo bene quando andiamo a ballare, mica da lavoro.<br />

Bei jeans attillati, una canottiera nera strettissima e scarpe<br />

di tendenza. Alla fine i soldi che facciamo servono anche a questo!<br />

Quando ne riusciamo a catturare un paio, dicevo, magari, se non fanno<br />

troppe storie e se sono abbastanza sballate, allora riusciamo anche a<br />

scopacele a turno. Certe volte, sembrano in trance, come addormentate.<br />

Per fortuna il primo giro spetta a me, che sono Jesus, il capo.<br />

Ce n’è stata qualcuna che ha cercato di tirarsi indietro, ma Cristo, come<br />

cazzo stai? Prima mi stai addosso, perché vedi che ti offro di ogni e<br />

sniffi di tutto, bevi e ci segui a casa del Pizzo che abita da solo e tu<br />

te ne vai in giro con una dozzina di maschi così come se nulla fosse e<br />

poi pretendi di tirarti indietro?? Sei proprio una troia scema! Ed a me<br />

15


non mi si piglia mica per il culo, eh. O ci stai o no. Non che prima mi<br />

stai tutto il tempo a ballarmi col culo attaccato al cazzo e poi cerchi<br />

di svignartela sul più bello!! E così è successo che un paio le abbiamo<br />

dovute forzare un po’. Sì, sì, violenza sessuale! Ahahah, che cazzata!<br />

Mica le ho prese per caso da strada e scopate a forza sul marciapiede,<br />

come fanno certi marocchini. Prima erano disponibili, le zoccolette. E<br />

poi, vorrei proprio vedere con che coraggio ci denuncerebbero! Quando<br />

prima in discoteca tutti le han viste starci addosso tutta la sera e poi<br />

c’è di mezzo anche della droga che TU hai voluto! Pensa te che figura..<br />

E comunque, a parte queste uscite e qualche bevuta al pub, bene o male<br />

me ne sto sempre qui nel mio quartiere. E si lavora sempre. Sicuramente<br />

è molto più sicuro come mestiere che stare in cima ad un tetto<br />

a mettere tegole o stare in una fabbrica di vernici a respirare schifo.<br />

Così è più sicuro, i soldi sono immediati, i capi si fidano di me e sto<br />

facendo carriera, chissà che non mi affidino qualche altra zona… Devo<br />

pensare a mantenere la famiglia, devo pensare a mia madre, devo fare<br />

ciò che quello stronzo di nostro padre non è stato in grado di fare. La<br />

mia mamma. È una donna all’antica, si è sempre fatta in quattro per noi<br />

due figli ed è giusto che ora anch’io do una mano, devo ricambiare le sue<br />

fatiche. E poi, sì, c’è anche Lucia, mia sorella. Quella c’ha il grillo per lo<br />

studio ed è anche brava, non è mai stata bocciata. Io non ci parlo tanto,<br />

perché mi fa strano, mi corregge tutti i congiuntivi, legge troppo per i<br />

miei gusti. Si vede che pensa che io vado in giro a cercare casini e che<br />

così faccio preoccupare ancora di più mamma, ma io non sono come lei,<br />

io non vado bene a scuola, non mi è mai andata giù la scuola. Ho mollato<br />

appena ho potuto. E poi qualcuno il mangiare in casa lo deve portare. E<br />

io sono l’unico maschio della casa e tocca a me. Lucia va all’università<br />

statale e non ho ancora capito in che cosa vuole laurearsi. Non so nemmeno<br />

a cosa può servire tutta questa scuola. La vita qua è dura e se ce la<br />

farà sono contento per lei; magari si trova un lavoro noioso, ma che guadagna<br />

bene e si sposa e tutto va a posto e ci dà magari una mano anche<br />

a me e a mamma. Ma coi tempi che corrono, di lavoro non ce n’è. Intanto<br />

lavora di sera, nel fine settimana, in un bar in centro, almeno si paga un<br />

po’ le sue cose e, se riesce, dà qualcosa a mamma. Non so se le voglio bene,<br />

perché non è che si parla molto, ma è mia sorella e mi prenderei anche un<br />

proiettile per lei e mia madre. Perché se c’è una cosa buona che so, che mi<br />

16<br />

ha insegnato proprio mamma, è che la famiglia viene prima di ogni cosa.<br />

Gianni, Gianni…matto come un cavallo. È sempre tanto silenzioso in<br />

casa, che mi domando sempre “chissà a che pensa?”. Lui crede che io non<br />

so da dove prende i soldi, ma si sbaglia. Le mamme sanno sempre tutto.<br />

Non sono mica stupida. Lo so cosa combina quando esce di casa. Ma, del<br />

resto, cosa dovrei dirgli? Quei soldi fanno comodo e il lavoretto di Lucia<br />

non basta e nemmeno il sussidio e nemmeno quei pochi spiccioli che riesco<br />

a racimolare quando vado a fare qualche puntura dalle signore dei<br />

palazzi vicini. Quando ero più giovane riuscivo a fare le pulizie in città, in<br />

centro. E lì qualcosa potevamo anche permettercela, poi tutti questi acciacchi,<br />

questa artrite... E ho sempre lavorato in nero e non sono ancora<br />

arrivata all’età della pensione. In più, da quando Salvatore se n’è andato…<br />

Mi domando sempre cosa ho sbagliato, per farlo andare via. Proprio io,<br />

che stavo sempre zitta ed attenta ai suoi bisogni. Ci lavavo le cose, tenevo<br />

tutto pulito, il cibo caldo non mancava mai e cucino anche bene, quando<br />

voleva, gli lasciavo fare a letto, senza lamentarmi mai. Non sono mai<br />

stata una passionale. Ci si sposa perché è giusto, perché è il momento.<br />

Io lui lo conoscevo da quando ero bambina e andava bene, perché aveva<br />

la casa ed io di dote non ne tenevo, ma sono sempre stata una brava<br />

moglie. Se voleva uscire al bar, lo lasciavo andare, di bambini gliene ho<br />

dati due, un maschio e una femminuccia, cosa voleva di più? Sì, è vero, io<br />

non sono bionda come la sua nuova che si è presa mio marito, non sono<br />

nemmeno alla moda come lei, non mi trucco tanto, però un uovo io lo so<br />

cucinare, lei no. Sarà perché, come diceva mia mamma, “Carmela, stai<br />

alla larga dai maschi. Gli uomini sono tutti maiali. Tieni le gambe strette<br />

o non ti prenderanno sul serio”. Magari lei le gambe le tiene aperte. Mah.<br />

Ultimamente, Giovanni mi è sembrato più strano del solito. Si sveglia<br />

un po’ più tardi ed è sempre stanco. Comunque sia, esce lo stesso e<br />

quelle 50 o 200 euro arrivano bene o male sempre. Lui non lo sa, ma<br />

io, ogni mattina, vado in chiesa ed accendo una candela per lui e ci<br />

dico una preghiera a Gesù, per fargli trovare un po’ di ragione, perché<br />

questa vita qua non va bene. Non fa bene alla sua anima. Io lo so che<br />

non è cattivo, anzi, è solo che di altri lavori non ci stanno e lui fa quello<br />

che può. Speriamo che non finisca in prigione, mio povero Gianni…<br />

17


“Ciao Antò!! Qua la mano, saluta. Com’è andata oggi?”<br />

“Uè, Consu, bella lì. Sì, sì, tranzolla, oggi abbiam piazzato bene, solo che<br />

ho dovuto fare il grosso da solo, che Jesus non era proprio in forma. È<br />

un periodo che lo vedo malaccio, te hai notato? Passami la birra, intanto,<br />

va’.”<br />

“Eh, ma me l’ha detto lo Spicchio che era giù di corda anche l’altra sera.<br />

Pensa che non ha voluto nemmeno venire al pub dopo lo smazzo. Non è<br />

che ha beccato in giro ancora la Daniela? Quella lì lo ha proprio<br />

rincretinito. Son tre anni che se la mangia con gli occhi e lei non lo caga<br />

di striscio.”<br />

“No, no, cazzo dici?! Va’ che la Dani non gli interessa più. Ti dico che l’ho<br />

visto messo male davvero. Tipo che l’altro giorno non riusciva nemmeno<br />

a parlare decentemente e si inceppava tutto con la lingua. Sembrava un<br />

cazzo di handicappato.”<br />

“Ahahha, te, immagina se ti sente dire ‘ste cose! Minchia, ti<br />

spaccherebbe il culo al volo!!”<br />

“Consu, te lo dico davvero serio. Non c’è più tanto del tutto. Continua a<br />

lamentarsi che gli vengono dei crampi quando siamo magari stati tranquilli<br />

tutto il giorno. Poi ieri ti dico che mi ha fatto spavento, perché mi<br />

stava passando delle storie da dare ad un tipo che stava arrivando e, lo<br />

sai, di solito è anti sgamo di bestia, invece stavolta, sembrava quasi che<br />

gli si fossero inceppati i meccanismi del braccio ed è rimasto lì con la<br />

bustina in mano in bella mostra e non riusciva a passarmela e quando si<br />

è sbloccato gli è partita di mano e la buttata avanti. Che io ci son rimasto<br />

e non sapevo se scherzava. Mi ha fatto incazzare di bestia e gli ho urlato<br />

‘cazzo fai, Jesus!? Stai bene?? Che minchia di scherzi sono, ci vuoi far<br />

sgamare?!’ e lui mi ha detto che non aveva idea di cosa fosse successo,<br />

che era come se gli si era bloccato il braccio.”<br />

“Gli si è proprio bloccato così?! E non ti ha detto un cazzo che gli hai<br />

urlato addosso, Antò?”<br />

“Sì, beh, dopo un po’ si è incazzato come al solito e mi ha tirato un ceffone<br />

e m’ha detto di non parlargli mai più così, sennò potevo anche<br />

andarmene a fanculo da un’altra parte e che se a lui andava di fare uno<br />

scherzo, lui poteva, perché è lui che comanda e la roba è sua.”<br />

“Beh, vedi che scherzava, allora… non c’è un cazzo da preoccuparsi.”<br />

“Sarà così, però boh, l’ho visto strano davvero.”<br />

20<br />

Sono un paio di settimane che mi sento strano. Tutto è un po’ più sfasato<br />

e fuori controllo. Tipo che l’altro giorno non riuscivo più a scendere dal<br />

letto e ci ho messo una vita. Sono giovane, mi tengo in moto, non mangio<br />

così male, ogni tanto faccio calcetto con gli altri. Che cazzo devo avere??<br />

Tipo l’altro giorno con Antò. Che figura di merda! Mi s’è bloccato il braccio<br />

con la roba sopra e poi mi è scappato tutto in aria… Meno male che<br />

ho finto di scherzare, anche se lui s’è pure preoccupato, io non so se se<br />

l’è bevuta…<br />

Poi ho notato che faccio fatica anche a parlare, tipo che sembro scemo.<br />

Qualche crampo alle gambe e cose così mi capitavano a letto anche prima,<br />

ma così tanto no e che mi si bloccava la lingua, beh, quello mai! Ho<br />

un po’ di paura, se ci penso mi viene freddo… Credo che devo andare<br />

da un dottore e spiegargli tutto, magari è solo un momento così, ma a<br />

mamma non ci voglio dire niente, che sennò si prende male.<br />

“Pronto?”<br />

“Pronto, salve. Sono il dottor Lopresti, posso parlare con Giovanni Lo<br />

Camice, per cortesia?”<br />

“Dottore! Salve! Sono la mamma di Giovanni, Carmela! Ma che è successo?<br />

Mi dica, mi dica, tanto Gianni è fuori, adesso!”<br />

“Ah, salve signora Carmela! Allora riferisco a lei. È per gli esami che abbiam<br />

fatto fare a suo figlio. Ho avuto i responsi proprio ora. Scusi se ci è<br />

voluto tanto a farvi sapere, ma abbiam dovuto fare alcuni accertamenti.”<br />

“Ma quali esami!? Giovanni non m’ha detto nulla. Cioè, l’ho visto un po’<br />

più affaticato ultimamente, ma non credevo che era andato a farsi vedere!<br />

È grave, dottore? Cos’ha??”<br />

“Non sapeva di questi esami. Ah…capisco. Beh, mi dispiace, ma non<br />

siamo ancora certi di cosa si tratti di preciso. Bisogna che suo figlio si<br />

ripresenti in ospedale il prima possibile, vorrei rivederlo e capire alcune<br />

cose. Se venisse domani per le 15.00, sarebbe perfetto.”<br />

“Ma come non sapete di cosa si tratta?? Ma che cos’ha?”<br />

“Non lo sappiamo proprio, è per questo che vorremmo riaverlo qui. Allora<br />

domani sarà possibile, signora?”<br />

“Certo, glielo faccio sapere appena torna. Alla fine, se è una cosa importante,<br />

è giusto che ci vada volente o nolente. Speriamo in bene, dottore!<br />

21


Dottore! Me lo prometta! Andrà tutto bene, vero?”<br />

“Lo spero, signora. Lo spero.”<br />

Sono due mesi che sono qui a fissare il muro di fronte. Lo conosco meglio<br />

dei palmi delle mie mani. C’è quella crepa là che certe volte sembra una<br />

testa e certe altre volte una donna. Non posso fare niente. Non posso dire<br />

niente. Non posso lavorare. Non posso lavarmi da solo. Non posso farmi<br />

neanche le seghe! Sono qui e vedo di fronte a me passare mia madre,<br />

mia sorella, che vengono a vedere se va tutto bene, che mi lavano la faccia<br />

con un asciugamano bagnato, che mi rigirano, ogni tanto, credo per<br />

evitare che mi vengano delle piaghe sul corpo immobile. È stato un anno<br />

logorante. Un anno davvero inconcepibile. Ho iniziato piano piano. Prima<br />

quei crampi, poi non riuscivo più a parlare bene, poi non muovevo più<br />

bene niente. Poi non ho mosso più nulla e non ho potuto dire più niente.<br />

Certe volte mi andava via il fiato, mentre parlavo. E da che ero io a tirare<br />

avanti la famiglia, ora sono diventato un peso. Peggio di un vecchio, peggio<br />

di un bambino. Sono una pianta con occhi e cervello. Quegli stronzi<br />

dei miei compari non sono mai e dico MAI venuti a trovarmi una sola<br />

volta da quando sto così! Ma non ha più importanza, ora. Ora non sono<br />

più niente. Non vedo l’ora di morire. Uccidimi, dottore, cazzo, uccidimi…<br />

Non so perché lo faccio, forse solo per vedere com’è messo. Gli sono sempre<br />

piaciuta, lo so. Forse voglio vedere se gli piaccio ancora. O se è cambiato.<br />

Citofono e entro. Sua madre mi offre un tè, ma non me la sento<br />

di berlo davanti a lui. Lui che non può muovere nemmeno un dito. È in<br />

questa stanza, vicino alla cucina. Era un salotto, ma ora è una specie di<br />

stanza d’ospedale. La luce della sera entra soffusa ed attraversa le sacche<br />

delle flebo e la sacca del catetere diventa ancora più dorata. È lì con<br />

gli occhi a palla ed il corpo bloccato come un enorme manichino. Lo vedo<br />

che mi vede. La pupilla gli è diventata tutta nera.<br />

“Ciao, Gio”.<br />

“Mi senti? Scusa, che domande sceme che faccio…non puoi rispondermi,<br />

anche se tu lo volessi…”<br />

“Cosa ci faccio qua? Beh, sono venuta a trovarti. Ho saputo dai tuoi com-<br />

22<br />

pari che stai qui ora e che hai preso la SLA, così sono andata a vedere<br />

che malattia fosse. È una malattia davvero merdosa. E non si sa quasi<br />

nulla di sta roba. Beh, ma tu la conosci meglio di me. E poi non sono qui<br />

per ripeterti quanto tu sia malato”<br />

“Sono qui, perché mi manchi. Ti ricordi quando ti sei presentato la prima<br />

volta? Eravamo due ragazzini e tu eri così serio… Mi facesti subito<br />

ridere, mi esprimevi simpatia! E poi, va beh, lo sai. Ci siamo messi insieme,<br />

ma tu poi sei andato con quei cretini ed a me quelle robe non mi<br />

andavano giù proprio.”<br />

“Ti ho sempre amato, sai?”<br />

Non è possibile. Daniela. Daniela è qui. Proprio la mia Daniela! Vorrei<br />

piangere, vorrei morire, non voglio che mi veda così. Magari ho della<br />

bava che mi cola dagli angoli della bocca. Anch’io ti ho sempre amata,<br />

anche se non sono mai stato capace di dirtelo e poi tutto quel casino<br />

con gli altri… Non potevi chiedermi cosa scegliere! Se te o mantenere la<br />

mia famiglia. Quanto vorrei averla su di me, adesso. E non posso nemmeno<br />

dirglielo. Che testa di cazzo sono stato… Avrei potuto stare con<br />

lei, essere felice con lei, magari ci trovavamo un lavoro onesto, pulito e<br />

mamma era più contenta. E magari me la sposavo pure. Eh…ma questa<br />

merda l’avrei presa lo stesso, credo. Ma non avrei provato tutto l’odio che<br />

provo adesso per me. Perché non l’ho ascoltata?<br />

Ogni settimana lei lo andava a trovare. E gli raccontava qualche<br />

pettegolezzo di quartiere, oppure cosa aveva fatto quel giorno.<br />

Era piacevole, per Giovanni, sentirla parlare, vederla gesticolare così<br />

deliziosamente tra una frase e l’altra, per dare più enfasi al discorso. Era<br />

carina, qualsiasi cosa dicesse. Ma era anche un lento morire,<br />

vederla così viva e lui così morto. Un vegetale perso su un letto. Con tutto<br />

quell’accumularsi di pensieri nella testa, uno dopo l’altro, senza mai<br />

poterli sputare fuori. Avrebbe voluto urlare a pieni polmoni, correndo<br />

come un folle. Avrebbe voluto cambiare tutto, avere un’altra possibilità.<br />

Rifare tutto daccapo. Solo ora comprese che la sua vita, prima di ora,<br />

non aveva alcun senso. Non era più un vero essere umano.<br />

23


Ora sapeva cosa fare, cosa dire e come dirlo. Era come sospeso a<br />

metà. Non era più un vero essere umano. Era una pianta col cervello.<br />

Solo adesso si rendeva conto di quanto fosse importante pensare,<br />

immaginare, fantasticare, perché è proprio la fantasia, l’immaginazione a<br />

renderci esseri umani. Era consapevole di tutto ora, forse anche troppo. Sapeva<br />

cosa avrebbe potuto salvarlo, a parte la morte: la follia. La follia sarebbe<br />

cresciuta nella sua mente, come una muffa sul limone. Avrebbe inverdito<br />

tutta la sua lucidità ed allora sarebbe stato veramente libero, solo nella<br />

sua spirale. A cadere, a cadere, a cadere. Infinitamente. Fino al punto nero.<br />

24<br />

Salandi Valentina vive in provincia di Como, senza troppe aspettative.<br />

Tra una faccenda di casa, ore di lavoro e tante letture, cerca di scrivere e<br />

scarabocchiare qualcosa.<br />

www.fotolog.com/llordx<br />

llorda@hotmail.it<br />

Domizia vive a Parigi in un loculo e beve zuppe di miso.<br />

dominchia87@hotmail.com<br />

www.flickr.com/photos/domizia<br />

25


DIGITALE<br />

di Luca Giuseppe Tagliabue<br />

per te<br />

che inondi la rete delle tue patetiche banalità<br />

ho pensato<br />

di trasformarmi in un fascio di elettroni<br />

di entrare dal mio computer e viaggiare<br />

fino a casa tua<br />

attraverso i fili del telefono<br />

uscire dal tuo monitor<br />

e col mio uccello equino<br />

aprire la tua testolina<br />

microcefala<br />

e infilarci qualche uno<br />

oltre allo zero assoluto che la riempie<br />

USA E GETTA<br />

di Luca Giuseppe Tagliabue<br />

il sogno americano si è avverato<br />

lo stiamo guardando<br />

in un vecchio cinema,<br />

freddo e sporco<br />

non parla inglese<br />

ma un’italiano sgrammaticato<br />

verbi all’infinito, niente articoli<br />

presto grugniti e rantoli saranno<br />

l’unico linguaggio<br />

e alla fine,<br />

solo il rumore di un ventre gonfio di potrefazione<br />

26<br />

Luca Giuseppe Tagliabue, detto Sfaso. Cantante-chitarrista dei Sangue<br />

Bianco. Poeta da poco... Cerco di trovare un punto di incontro tra ermetismo<br />

poetico e riff di chitarra semplici e diretti (tutto condito da una bella<br />

dose di rabbia). Sono sposato, ho 3 grossi cagnoni e due gatti bianchi e<br />

neri. Odio i bambini. Amo il rock, mia moglie (soprattutto quando si mette<br />

in pelle nera e tacchi a spillo) e i paradisi artificiali.<br />

sfaso@thebronze.it<br />

www.thebronze.it/sfaso<br />

27


Domenico Canino vive e lavora a Roma<br />

sperimenta processi artistici di matrice esistenzialista.<br />

www.domenicocanino.tk<br />

domenicos@hotmail.it<br />

29


-INNER VISION-<br />

LE PAROLE ESCONO INCONSCE<br />

di Alberto Massaccesi aka Kresko<br />

No. Non sono sempre quello che voglio essere, quasi a fatica dico quello<br />

che realmente penso e, per quanto veda la mia immagine ben chiara davanti<br />

a me: io non sono lei. Qualcuno disse che la colpa delle malattie,<br />

mentali e non, deriva da una società malata e ipocrita. Maledetta società.<br />

C’era un periodo dove ero un Angelo, non avevo assolutamente pressioni<br />

di alcun tipo, ero perfetto e niente manovrava il mio linguaggio.<br />

Poi cominciai a prendere vita, nacqui e iniziò la trasformazione, plasmandomi<br />

e fondendomi con l’ambiente circostante.<br />

Smisi di essere l’immagine della perfezione e mi legarono al mondo,<br />

cucendomi addosso il “mio” nome.<br />

Il “mio” corpo prese forma e la “mia” fisionomia rispecchiava a pieno il<br />

“mio” carattere, anche un po’ il loro, quello dei genitori, le persone intorno<br />

a me. Da 0 a 6 anni. Perché sì. Da quando vidi la luce per la prima<br />

volta fino all’età di 6 anni, periodo di maggior apprendimento, io, Alberto<br />

Massaccesi, acquisii il mio carattere. Il mio programma principale.<br />

Il programma principale, che è parte dell’inconscio, opera per il 95%,<br />

mentre la coscienza per il restante 5%. Siamo praticamente svegli per<br />

una piccolissima parte. Per lo più, la vita è una software programmato<br />

da altri, e noi siamo il virus. Il bug che vuole sovvertire il tragico epilogo<br />

che ci lega a spettatori, siamo la coscienza che vuole cambiare il risvolto<br />

della battaglia e trasformarsi in qualcosa di più di un essere legato ad<br />

una “psicologia collettiva”.<br />

Così, di fatto, avviene la mia lotta verso un linguaggio più chiaro, senza<br />

doppi fini e più dannatamente mio.<br />

Parlo male di un po’ di gente.<br />

Insulto chi mi supera in macchina.<br />

Vado in collera quando mi si dice cosa fare.<br />

Dico frasi sconnesse.<br />

Parlo senza pensare lasciandomi deviare dallo stress (altra perla della<br />

società moderna).<br />

Non sempre ascolto chi mi parla.<br />

30<br />

Problema di molti, bene, ma magra consolazione.<br />

Vorrei essere diverso, a volte, da quel che sono. Ribaltare la mia vita.<br />

Resto sempre in qualche modo legato a una persona, la mia, di cui non<br />

sempre condivido le azioni.<br />

5%……<br />

L’esimio. Lettera uno: introspezione.<br />

di Alberto Massaccesi aka Kresko<br />

«Inoppugnabile. Benché alcune fonti, impalpabili discordanze vitali, altro<br />

non avrebbero che da ribattere il contrario: rancore e sintesi, altro<br />

non erano che sinonimi di abnegazione, in egual modo vitali. Permeate<br />

nell’incedere della locomozione de L’esimio.<br />

Floricoltura e Farmacologia erano, all’alba di strani eventi, obbligo nella<br />

e per la permanenza de L’esimio.<br />

Oscure erano le sue arti culinarie. Oscuri erano i luoghi, contenenti tomi<br />

di invidiabili e malaffarose esperienze di pueril gozzoviglio. Chiara invece,<br />

era la ragion concreta, che portava a rivivere pensieri remoti. Fantasie<br />

morbose e insperate. Insistenti erano i dilemmi».<br />

(tratto da “Il Chirurgo di New York”. Romanzo mai finito, mai iniziato)<br />

31


Sto cercando di eliminare lo stress. Non c’è cosa o attività che faccio senza<br />

questo pensiero stressante e poi, infatti, penso troppo. Quindi per il momento<br />

elimino le cose più facili, il “tanto per parlare” che non è lo “sparare<br />

cazzate”, quello lo farò sempiterno. Perché la cosa che più mi manda fuori,<br />

che ancora faccio, è il parlare impulsivamente/superficialmente, sempre<br />

a causa dello stress.<br />

Quindi scrivo “Innervision”, questa rubrica che cerca di entrare a fondo di<br />

vari argomenti. Almeno quello che per me è “a fondo”.<br />

Per il resto faccio il Deejay Funk, Jazz e Disco e una serie di progetti, si<br />

spera, senza stress!<br />

kreskone@gmail.com<br />

32<br />

33


fraronchi.dsgn@gmail.com<br />

F!<br />

36<br />

37


CIOE’, ZIO, CHE STORIA. TE LO SPIEGO TROPPO: CIOE’<br />

di <strong>Storie</strong> <strong>Moderne</strong><br />

Da sempre mi sono occupato e preoccupato di studiare sardonicamente<br />

il linguaggio di strada, lo slang giovanile, soprattutto delle metropoli, riportandolo<br />

su testo scritto, cercando di renderlo vivo attraverso un blog<br />

o una vignetta.<br />

Parte prima: il linguaggio razzista<br />

Di seguito vedrete una sequenza di vignette su Obama a pranzo con un<br />

suo collaboratore. I fumetti rappresentano ciò che è stato realmente detto<br />

e pensato durante gli scambi di battute con i camerieri e tra Obama<br />

e il suo collega. La stampa conformista e reazionaria ovviamente ci fornisce<br />

false informazioni.<br />

38<br />

39


Cameriere: “Il panino con la merda per chi è?”<br />

Collaboratore di Obama: “Quello con la merda è per lui che è negro!”<br />

Cameriere negro fuori inquadratura, con spiccato accento romanesco:<br />

“NO! Ma so’ tutt’eddue c’ammmerda!”<br />

Obama (notare la confidenza e la disinvoltura): “Eh sì, vecchio froscio,<br />

merda per tutti!”<br />

Coll. Di Obama: “SLURP!”<br />

Come vedete, non c’ è razzismo nelle parole del collega di Obama, ma<br />

quella confidenza naturale tra una persona anziana (“vecchio froscio”) e<br />

una di colore (“negro”).<br />

Proseguendo:<br />

Obama: “Hai visto, troia? Anale.”<br />

Coll. Di Obama: “Do you like hamburger alla merda?”<br />

Uscendo dal locale…<br />

Obama: “Du’ panini alla merda. Completi”<br />

Coll. Di Obama: “Vado a sboccà!”<br />

La terza vignetta, come potete vedere, evidenzia ancor più il linguaggio<br />

confidenziale tra i due: l’appellativo “troia” ad un uomo di evidenti tendenze<br />

eterosessuali e l’utilizzo dell’intercalare “anale” è esclusivo di chi<br />

ha intima conoscenza dell’interlocutore.<br />

Per quanto riguarda i panini alla merda, rimando all’articolo scritto sul<br />

numero 1 di Ordnung.<br />

Parte seconda: il linguaggio di strada<br />

Oltre a personaggi viventi ci sono anche personaggi inventati che utilizzano<br />

un linguaggio tipico dei giovani drogati che non hanno voglia di<br />

lavorare e stanno in discoteca tutto il giorno.<br />

L’ambiente in cui il personaggio di Uovo Mano è inserito, ad esempio (si<br />

veda nella sezione Personaggi del sito www.storiemoderne.com) è il classico<br />

substrato culturale urbano e il linguaggio non poteva essere che lo<br />

slang di strada.<br />

La storia di Uovo Mano si colloca nella periferia urbana di una città a<br />

40<br />

caso e, accompagnato dai suoi fedeli amici Saccardo e Stanley, se ne va<br />

in giro a “picchiare in testa” alla gente e a “tirargli le paranoie”. Ad un<br />

certo punto incontra sulla sua strada un cubo e, essendo lui e i suoi<br />

amici uova, lo scambiano per un extracomunitario.<br />

I cubi parlano lo slang delle periferie. A voi un esempio.<br />

Vi consiglio di seguire le disavventure di uovo mano direttamente sul<br />

mio sito per vivere appieno il linguaggio giovanile delle periferie, il disagio<br />

e sentire tanti tanti “cioè”.<br />

Parte terza: il linguaggio della politica.<br />

Non è una novità che la politica abbia sempre usato un linguaggio distante<br />

dalla gente, poco comprensibile dal popolo. Storicamente parlando<br />

i politici hanno sempre circumnavigato ogni domanda utilizzando il famoso<br />

“politichese”.<br />

Ma per fortuna, da quando è sceso in campo il nostro altissimo, giovanissimo<br />

e bellissimo Presidente Silvio Berlusconi, il linguaggio della<br />

politica è diventato chiaro per tutti.<br />

41


Ultimamente però, durante il suo declino, qualche personaggio politico<br />

ha dovuto presentare, con innegabile originalità, linguaggi avanguardistici.<br />

Prendiamo ad esempio il Senatore Umberto Bossi:<br />

In figura potete ad esempio vedere come la mimica facciale di Bertolaso<br />

renda inequivocabile la capacità di Bossi di esprimersi con linguaggi<br />

che vanno oltre la normale sintassi italiana, probabilmente nemmeno<br />

l’alfabeto latino, il quale sono mio malgrado costretto ad utilizzare,<br />

esprime pienamente i concetti del Senatur. Devo ammettere che è stato<br />

molto faticoso decrittare il significato ma senza alcun dubbio si deduce<br />

dall’immagine che il messaggio è arrivato ed è stato pienamente compreso.<br />

Un altro esempio di grande capacità di comunicazione e innovazione<br />

linguistica è sicuramente l’Onorevole Antonio di Pietro:<br />

Come potete vedere, ho dovuto impiegare tutto il mio staff di linguisti per<br />

poter decifrare i codici segreti delle comunicazioni del noto ex<br />

magistrato. La soddisfazione però è stata enorme: riportare alla luce concetti<br />

così nascosti nel profondo dell’animo umano, è qualcosa di valore<br />

inestimabile.<br />

Per questo ringrazio Ordnung per darmi l’occasione<br />

di mettere per iscritto questa mia personale<br />

considerazione.<br />

L’ultimo uomo politico, il cui carisma è pari solo<br />

a Mauro Repetto (il biondo degli 883, vedasi figura)<br />

è Notorious Half Ano. Half Ano è un personaggio che<br />

è stato nell’ombra per lunghi anni, ha lavorato come<br />

guardia fritto al Mc Donald per tutta la sua adolescenza: controllava che<br />

le patatine fossero fritte male e crude abbastanza. La sua carriera ha<br />

preso il volo quando il generoso e Giovanissimo Presidente del Consiglio<br />

scoprì il suo talento comunicativo e lo consacrò a su Delfino personale<br />

massaggiatore del delfinario di Arcore. Da quel giorno per lui fu tutti<br />

discesa. Lo possiamo vedere in questa gloriosa immagine esprimersi al<br />

meglio delle sue potenzialità:<br />

42 43


Per Half Ano fu un successo.<br />

L’impero mediatico era nelle sue mani: la sua capacità comunicativa era<br />

un dono.<br />

Vinse persino la gara di EREZIONI col nostro Giovanissimo.<br />

Senza usare la pompetta.<br />

E da quel giorno nulla fu più lo stesso.<br />

<strong>Storie</strong> <strong>Moderne</strong><br />

Le sue parole furono: “Attento zio,<br />

io sono Notorious Half Hano.<br />

Cioè,zio, che storia, cioè.”<br />

C’è un nuovo boss nel quartiere.<br />

State all’occhio perché lo zio fa<br />

più brutto del Giovanissimo.<br />

Keep it real zio.<br />

Keep it negro.<br />

<strong>Storie</strong> <strong>Moderne</strong> è una dissacrante e volgare finestra sul paradosso che<br />

affronta i temi più viscerali della società contemporanea: sesso, religione,<br />

politica, razzismo e merda. Una tra le persone peggiori ed incoerenti presenti<br />

sul web, nonchè autore di satira politica e di costume, è il realizzatore<br />

e ideatore di fumetti come “Il Falco Nathan”, “Analdo” “Uovo Mano” e<br />

il grande inedito “Maicol, Gesù e Hitler”, e molti altri.<br />

www.storiemoderne.com<br />

44 45


PROVA #1 -disegno e scrittura automatica- trad_ tutti insieme erano ormai<br />

1 2 3 trascorsi dove A B Zeta era tra poco a letto steso sesso ABEZEZUE<br />

stava lasciandoci a poco distanza tra me e il cane di mammà apri la porta<br />

ma non importa la prova degna del recondito AZULEYA azzurro marino<br />

stronzo quando sei tanto mancia via di culo verde tuo-<br />

PROVA #2 –prosa automatica- trad_ sempre restando a Trasimeno ho incontrato<br />

Piotrek mancandogli di rispetto reciproco dunque da farsi malinconici<br />

villaggi nello sguardo assente movimento edulcolorato di grappoli<br />

invidiosi del passato a se stante dentro e non oltre le volontà liturgiche e<br />

l’ignoto restando fermo a volontà guardando sempre Gaza strisce orizzontali<br />

bianche paesaggio innevato si para di fronte a lazzi e sprazzi mai visti<br />

e sentiti felicita’ invasa da un cumulo di formiche nere senza ragione pena<br />

disastro ho intravisto di sfuggita nella mia cameretta gocce di tabasco orientale<br />

fornite di mandorle insalata mentre guardo in alto ascolto sempre<br />

me dentro di te ho rimpianto le vetrine vuote spoglie di gestualità priva<br />

di forza allontanata dalla moltitudine si distraeva felicemente voltando<br />

volando a destra nei pensieri foschi di musica regina alta calda sempre<br />

se stessa una volta vicina viscida scivolava nella merda a testa alta voluttà<br />

ibrido senza sonno con voglie semi di cani gatti ansia di recitare ogni<br />

momento antropomorfo ingurgita nenie domenicali piccioni procederanno<br />

senza distrarti ogni volta che tu lo vorrai te ne accorgerai vivendo niente<br />

di piu’ che te stesso nubi di sale riso di un pazzo vendo tappeti mobili e<br />

arazzo voglie maleducate sempre ti aspettano rispondendo tra un via vai<br />

nei vicoli di un pozzo misurato con astuzia strumento cartesiano ti accecavano<br />

quando da giovane rimanevo immobile colla da parati sullo sfondo<br />

manuale di scomodita’ e prude prude grattarsi velocemente sullo spigolo<br />

archietettonico violento senza spazio senza respiro trangugio mille idee di<br />

sogni smarriti enologo di vita passata futuro alter-ego di Walter che corre<br />

ride cade anche quando niente ormai di sicuro e’ cominciato da quando<br />

ritornai a soccombere non penserai mai di mostrarmi così come sei senza<br />

pensare di ferirti un po’ come vuoi qua e’ finito-<br />

vivo a Dublino, annuso l’aria e taglio cipolle, in questo numero di 0rdnung<br />

partecipo scribacchiando e scarabocchiando sul tavolo della cucina dopo<br />

le 10 di sera ascoltando in sottofondo le urla degli ubriachi provenienti dal<br />

pub sotto casa…un’altro esempio di linguaggio, scrivo e fumo senza filtro.<br />

50 51


la bla bla agamotto bla bla bla death valley bla bla bla gatti bla bla<br />

bla ordnung bla bla bla paranoia bla bla bla fumetti bla bla bla muppets<br />

show bla bla bla cosmicomics bla bla bla cinema bla bla bla gamera bla<br />

bla bla rumore bla bla bla jack kirby bla bla bla curva bla bla bla sghenze<br />

bla bla bla isolamento bla bla bla cosmic swamp records bla bla bla<br />

mishima bla bla bla carcass bla bla bla pigrizia bla bla bla audrey<br />

hepburn bla bla bla silenzio bla bla bla...<br />

Fumetteria Cosmicomics: info@cosmic-comics.it<br />

Cosmic Swamp Records: cosmicswamprecords.blogspot.com<br />

54 55


Il tema del prossimo numero di Ordnung sarà L’HABITAT.<br />

Come sempre, a voi la totale libertà d’interpretazione e l’invito a vagare e divagare<br />

con la mente, esplorando l’argomento fino ai suoi confini più estremi.<br />

Ordnung non fa distinzioni tra ideologie o credi, ma promuove il singolo con una<br />

formula collettiva.<br />

Ogni forma d’espressione è più che benvenuta: scrittura (racconti, interviste,<br />

poesie, ricette, recensioni, del sano cut-up, etc etc), illustrazione (disegni, pitture,<br />

collage, disegni tecnici, etc etc), fotografia e via a seguire.<br />

ORDNUNG è in bianco e nero.<br />

Per i testi scritti non ci sono limiti di battute (certo, magari non mandateci il<br />

vostro romanzo), mentre per illustrazioni, foto et similia lo spazio massimo è<br />

di due pagine in formato A5. Allegate anche una vostra breve biografia di circa<br />

1000 battute ed i contatti che volete fornire, il tutto verrà pubblicato in appendice<br />

al numero sul quale verrete pubblicati.<br />

ORDNUNG non è a scopo di lucro, e soprattutto è totalmente autoprodotta,<br />

quindi niente retribuzione per il vostro lavoro. Semplicemente è un’ occasione<br />

di produrre qualcosa di stimolante e farla girare.<br />

La data di scadenza per la consegna dei lavori è il 30/06/2012<br />

L’invito è aperto a tutti, quindi non esitate a chiedere informazioni e a inviare i<br />

vostri lavori a questo indirizzo: info@cosmic-comics.it<br />

ORDNUNG è un progetto di:<br />

YFedeY<br />

Organizzazione & coordinamento:<br />

YFedeY & Alba<br />

Progetto grafico:<br />

YFedeY & Alba<br />

Realizzazione grafica & impaginazione:<br />

Alba<br />

Prodotto da: COSMICOMICS & Alberto Massaccesi<br />

Potete trovare ORDNUNG nella FUMETTERIA COSMICOMICS, in via Toti 46,<br />

Carugo (Co), o richiederla a questo indirizzo: info@cosmic-comics.it<br />

Contattate Alba al seguente indirizzo: alberto_trebbi@hotmail.com<br />

Contattate Alberto Massaccesi al seguente indirizzo: kreskone@gmail.com<br />

facebook: ORDNUNG FANZINE<br />

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