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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TRIESTE Scuola Superiore di Lingue Moderne per Interpreti e Traduttori Elaborato Finale di Laurea Triennale Corso di Laurea in Traduzione e Interpretazione L’INTENSIFICAZIONE NEL LINGUAGGIO COLLOQUIALE SPAGNOLO E ITALIANO: FUNZIONI PRAGMATICHE E PROBLEMI TRADUTTIVI Laureanda: Relatore: Sara Peruzzi Dott. Giovanni Garofalo Anno Accademico 2005/2006 Correlatrice: Prof.ssa Helena Lozano Miralles

UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TRIESTE<br />

Scuola Superiore di Lingue Moderne per Interpreti e Traduttori<br />

Elaborato Finale di Laurea Triennale<br />

Corso di Laurea in Traduzione e Interpretazione<br />

L’INTENSIFICAZIONE<br />

NEL LINGUAGGIO COLLOQUIALE SPAGNOLO E ITALIANO:<br />

FUNZIONI PRAGMATICHE E PROBLEMI TRADUTTIVI<br />

Laureanda: Relatore:<br />

<strong>Sara</strong> Peruzzi Dott. Giovanni Garofalo<br />

Anno Accademico 2005/2006<br />

Correlatrice:<br />

Prof.ssa Helena Lozano Miralles


1. Introduzione<br />

INDICE<br />

1.1 L’intensificazione nella conversazione colloquiale: un approccio<br />

pragmatico<br />

1.2 Struttura dell’elaborato e metodo di lavoro<br />

2. L’intensificazione<br />

2.1 Definizione<br />

2.2 L’intensificazione con valore semantico<br />

2.3 L’intensificazione con valore pragmatico<br />

2.4 Procedimenti di intensificazione dell’enunciato: classificazione<br />

per livelli linguistici<br />

3. I corpora analizzati<br />

2.4.1 Intensificatori morfologici<br />

2.4.2 Intensificatori sintattici<br />

2.4.3 Intensificatori lessico-semantici<br />

2.4.5 Intensificatori fraseologici<br />

2.4.6 Intensificatori fonici<br />

3.1 Presentazione e contestualizzazione del testo spagnolo<br />

“Bajarse al moro”: caratteristiche generali<br />

3.2 Il corpus italiano: due testi di Rossana Campo<br />

4. Gli intensificadores nel corpus spagnolo e gli intensificatori nel corpus italiano<br />

4.1 Valore del fenomeno della intensificación in un<br />

testo scritto per essere detto<br />

4.2 Esempi di intensificazione nel corpus spagnolo e relativa analisi<br />

4.2.1 Intensificación por modificación interna<br />

4.2.2 Intensificación por modificación externa<br />

4.2.3 Intensificación a través de recursos sintácticos<br />

4.2.3.1 Incrementación a través del artículo “un”<br />

4.2.3.2 Intensificación a través de preposiciones<br />

4.2.3.3 Intensificación con modos de expresión<br />

cuasi-consecutivos<br />

4.2.3.4 Intensificación a través de frases exclamativas<br />

4.2.3.5 Intensificación con partículas de negación<br />

4.2.4 Intensificación a través de recursos fraseológicos<br />

4.2.4.1 Locuciones adverbiales: de verdad<br />

p. 7<br />

p. 9<br />

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p. 11<br />

p. 13<br />

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p. 42<br />

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p. 43<br />

p. 44<br />

p. 44


4.2.4.2 Unidades sintagmáticas verbales<br />

marcadas sociolingüísticamente<br />

4.2.5 Intensificación a través de recursos léxicos<br />

4.2.5.1 Intensificación por medio de la repetición<br />

4.2.5.2 Intensificación mediante lexemas<br />

semánticamente “intensos”<br />

4.2.6 Intensificación a través de recursos semánticos<br />

4.2.6.1 Ironía<br />

4.2.6.2 Comparación (hiperbólica)<br />

4.3 Esempi di intensificazione nel corpus italiano e relativa analisi<br />

4.3.1 Intensificazione con modificazione interna<br />

4.3.2 Intensificazione con modificazione esterna<br />

4.3.3 Intensificazione per mezzo di strategie sintattiche<br />

4.3.3.1 Intensificazione per mezzo di articolo “un”<br />

4.3.3.2 Intensificazione per mezzo di frasi<br />

semi-consecutive<br />

4.3.3.3 Intensificazione per mezzo di frasi esclamative<br />

4.3.3.4 Intensificazione con particelle di negazione<br />

4.3.4 Intensificazione per mezzo di strategie fraseologiche<br />

4.3.4.1 Intensificazione con sul serio/ davvero<br />

4.3.4.2 Unità sintagmatiche verbali<br />

marcate sociolinguisticamente<br />

4.3.5 Intensificazione per mezzo di strategie lessicali<br />

4.3.5.1 Intensificazione per mezzo della ripetizione<br />

4.3.6 Intensificazione per mezzo di strategie semantiche<br />

4.3.6.1 Ironia<br />

4.3.6.2 Comparazione<br />

5. L’intensificazione nell’ottica contrastiva spagnolo – italiano<br />

5.1 Dire quasi la stessa cosa: i procedimenti traduttivi<br />

5.2 Suggerimenti per la traduzione degli intensificatori rinvenuti<br />

nel corpus spagnolo<br />

5.2.1 Intensificación por modificación interna<br />

5.2.2 Intensificación por modificación externa<br />

5.2.3 Intensificación a través de recursos sintácticos<br />

5.2.3.1 Incrementación a través del artículo “un”<br />

5.2.3.2 Intensificación a través de preposiciones<br />

5.2.3.3 Intensificación con modos de expresión<br />

cuasi-consecutivos<br />

5.2.3.4 Intensificación a través de frases exclamativas<br />

5.2.3.5 Intensificación con partículas de negación<br />

5.2.4 Intensificación a través de recursos fraseológicos<br />

p. 45<br />

p. 46<br />

p. 46<br />

p. 48<br />

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p. 71<br />

p. 71<br />

p. 72<br />

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p. 74


6. Conclusioni<br />

7. Bibliografia<br />

5.2.4.1 Locuciones adverbiales: de verdad<br />

5.2.4.2 Unidades sintagmáticas verbales<br />

marcadas sociolingüísticamente<br />

5.2.5 Intensificación a través de recursos léxicos<br />

5.2.5.1 Intensificación por medio de la repetición<br />

5.2.6 Intensificación a través de recursos semánticos<br />

5.2.6.1 Ironía<br />

5.2.6.2 Comparación (hiperbólica)<br />

p. 74<br />

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Capitolo 1<br />

“INTRODUZIONE”


1. INTRODUZIONE<br />

1.1 L’intensificazione nella conversazione colloquiale: un approccio pragmatico<br />

Il presente lavoro propone un breve studio del fenomeno linguistico a cui si fa<br />

riferimento con il nome di intensificazione o elativizzazione nell’ambito dello spagnolo<br />

colloquiale, con relativa analisi comparativa dello stesso fenomeno nel linguaggio colloquiale<br />

italiano, al fine di individuare delle strategie traduttive consone per rendere l’effetto<br />

dell’intensificazione dallo spagnolo all’italiano mantenendo il valore semantico e pragmatico<br />

di questo fenomeno. Per evidenziare le principali strategie di intensificazione dello spagnolo<br />

colloquiale farò riferimento all’opera teatrale Bajarse al moro di Alonso de Santos, testo<br />

scelto per le particolari caratteristiche del registro, tendente ad imitare l’oralità e caratterizzato<br />

da forti tratti di colloquialità. Sul versante dell’italiano farò riferimento a due romanzi di<br />

Rossana Campo, Mai sentita così bene e Il pieno di super, scelti per i tratti conversazionali e<br />

colloquiali analoghi a quelli del testo spagnolo e utilizzabili come corpus parallelo ai fini<br />

dell’analisi.<br />

L’analisi prevede una presentazione e contestualizzazione approfondite dei corpora in esame<br />

e, infine, uno studio specifico del fenomeno linguistico sopracitato, con opportune<br />

esemplificazioni tratte dai testi di riferimento e relativi suggerimenti per la traduzione.<br />

L’attenzione è rivolta, in particolar modo, alle strutture della lingua spagnola e ai processi di<br />

formazione del fenomeno in questione, già studiati in passato (Beinhauer, Bertuccelli Papi), e<br />

tutt’oggi oggetto di studio (Briz, Bazzanella). Per quanto riguarda la lingua italiana, si<br />

analizzano le strategie di intensificazione dell’italiano colloquiale, facendo riferimento agli<br />

studi compiuti da Briz e cercando di verificarne l’applicabilità all’italiano tramite<br />

un’elaborazione piuttosto personale che non ha pretese di esaustività.<br />

Il valore pragmatico dell’intensificazione sarà al centro del presente lavoro, per il valore<br />

eminentemente pragmatico, più che semantico, delle strutture intensificatrici all’interno degli<br />

enunciati.<br />

1.2 Struttura dell’elaborato e metodo di lavoro<br />

Il presente elaborato è costituito da 7 capitoli: l’introduzione, un capitolo di<br />

presentazione dei testi presi in considerazione come riferimento per la lingua colloquiale, sia<br />

spagnola che italiana, un capitolo che presenta l’aspetto teorico dell’intensificazione da un


punto di vista linguistico, sia semantico che pragmatico, un capitolo di analisi degli<br />

intensificatori, uno con i suggerimenti per la traduzione dallo spagnolo all’italiano, le<br />

conclusioni e la bibliografia.<br />

Il metodo di lavoro è stato il seguente: a seguito di un’attenta lettura del testo teatrale<br />

spagnolo da cui è sorto il mio interesse per l’argomento in esame ho proceduto ad un<br />

approfondimento sull’intensificazione nell’ambito di alcune sfere della linguistica pragmatica<br />

in spagnolo e in italiano.Successivamente, ho cercato di individuare i testi che potessero<br />

costituire un corpus italiano di riferimento, trovandoli nei due libri di Rossana Campo. Ho<br />

estrapolato, infine, da ciascun corpus tutti gli intensificatori riconosciuti basandomi sulla<br />

tassonomia del fenomeno dell’intensificazione proposta da Antonio Briz, li ho classificati e<br />

analizzati. Il confronto dei dati ottenuti per l’italiano e lo spagnolo mi ha consentito di<br />

proporre alcune soluzioni traduttive dallo spagnolo in italiano.


Capitolo 2<br />

“L’INTENSIFICAZIONE”


2.1 Definizione<br />

2. L’INTENSIFICAZIONE<br />

L’intensificazione è un fenomeno tipico delle conversazioni colloquiali che riguarda<br />

elementi di diverse discipline linguistiche.<br />

E’ bene specificare innanzitutto cosa si intende quando si parla di “conversazioni colloquiali”,<br />

vale a dire del “conjunto de estructuras y estrategias, de base pragmática, constituidas en el<br />

proceso de interacción.” (Briz et al. 2002 : 11).<br />

Per quanto riguarda le discipline linguistiche coinvolte nei processi di intensificazione, si<br />

prendono in considerazione la semantica e la pragmatica. Nel presente lavoro si cercherà di<br />

elaborare uno studio trasversale del fenomeno linguistico in questione, vale a dire uno studio<br />

dal punto di vista semantico per quanto riguarda l’oggetto (qué se intensifica) e i processi<br />

(cómo se intensifica) dell’intensificazione, e uno studio dal punto di vista pragmatico per<br />

quanto riguarda gli effetti che tali processi vogliono creare nei testi (para qué se intensifica).<br />

Sono stati rinvenuti molti appellativi che i numerosi studiosi (Beinhauer 1991, Vigara Tauste<br />

1992, Herrero 1991, Briz 2001) hanno proposto per questo tipo di strategia linguistica, tra cui:<br />

expresión afectiva, realce lingüístico, elativización, intensificación. Per quanto riguarda<br />

invece le definizioni, cito di seguito quelle che sintetizzano il fenomeno in modo più efficace:<br />

La expresión afectiva […] refleja el afán del hablante por influir de un modo persuasivo<br />

sobre el interlocutor, procurando interesarle y caldearle el ánimo por el respectivo<br />

asunto; en una palabra imponerle todo su yo impregnado no sólo de ideas, sino también<br />

de sentimientos e incluso de impulsos volitivos. (Beinhauer 1991: 195-96).<br />

el realce es un fenómeno completo […] por el que el hablante destaca cara a su<br />

interlocutor una parte del enunciado (que puede ser la acción, una cualidad, un objeto, un<br />

sujeto, etc.) o su propia actitud de comunicación. (Vigara Tauste 1992: 130).<br />

El hablante, movido por el deseo de hacer más expresiva la comunicación, tiende con<br />

cierta frecuencia a realzar ciertos elementos de la misma y/o a intensificarlos […] la<br />

intensificación a su vez supone habitualmente un enfásis cuantitativo, es decir, un relieve<br />

de cuantificación. (Herrero 1991: 40)<br />

Tra le numerose prospettive di studio dell’intensificazione proposte dai vari autori che si sono<br />

occupati del fenomeno si è deciso di optare per la metodologia d’analisi suggerita da A. Briz<br />

(1996, 2001), il quale evidenzia la funzione pragmatica principale degli intensificatori, come<br />

marcatori di atteggiamento o di intenzionalità del parlante:


eforzar la verdad de lo expresado y, en ocasiones, para hacer valer su intención de<br />

habla. (Briz 2001: 114 corsivo mio)<br />

Da questa sua concezione, l’intensificazione va oltre il campo della semantica, influisce<br />

sull’atto comunicativo e<br />

a su vez implica una valoración, que en ocasiones tiene consecuencias conversacionales.<br />

(Briz 2001: 126 corsivo mio).<br />

2.2 L’intensificazione con valore semantico<br />

Benchè il presente studio sull’intensificazione descriva principalmente il fenomeno in<br />

un’ottica pragmatica, non si può tralasciare il valore semantico di questa strategia linguistica<br />

all’interno della conversazione colloquiale. Come già menzionato, fino a non molto tempo fa,<br />

vale a dire fino all’introduzione della pragmatica tra le branche della linguistica,<br />

l’intensificazione veniva analizzata e considerata come un elemento modificatore della<br />

qualità e della quantità all’interno di un enunciato, e quindi dal punto di vista semantico.<br />

Il più delle volte, quando nelle grammatiche tradizionali si incontrano descrizioni del<br />

fenomeno in questione, l’intensificazione viene presentata solo dal punto di vista semantico e<br />

limitatamente ai gradi che un aggettivo può assumere, vale a dire: positivo, comparativo,<br />

superlativo assoluto e superlativo relativo. Esempio di ciò si riscontra in una delle prime<br />

grammatiche di castellano, quella di Andrés Bello (1847), che in un capitolo propone la<br />

seguente classificazione dei vari gradi di intensificazione dell’aggettivo fuerte: positivo <br />

fuerte; comparativo más fuerte que un león; superlativo relativo el más fuerte del<br />

ejército.<br />

Si tratta però di descrizioni dell’intensificazione limitative, alle quali, per ottenere un lavoro<br />

completo, andrebbe affiancato anche l’aspetto pragmatico che caratterizza il fenomeno.<br />

Beinhauer, facendo riferimento alle espressioni enfatiche di quantità, afferma che il<br />

linguaggio colloquiale ha apportato numerosi contributi alle strategie di intensificazione<br />

creando numerosi processi per esagerare le quantità e iperbolizzare l’idea di intensità. La<br />

stessa cosa si potrebbe affermare per quanto riguarda i processi di intensificazione della<br />

qualità. Si considerino i seguenti esempi, tratti da Briz (2001, pagg.124-125) che mostrano<br />

cosa si intende per intensificatori di quantità e qualità a livello semantico:


- Intensificadores de la cantidad:<br />

a. Estaba de gente que no cabía un alma.<br />

b. Lo hizo en un abrir y cerrar de ojos.<br />

c. Te va a costar un ojo de la cara.<br />

dove, tramite svariati procedimenti di formazione dell’intensificatore, in a. si sottolinea<br />

l’enorme quantità di gente presente in un certo luogo (muchísima gente), in b. si mette in<br />

risalto la minima quantità del tempo di cui un’azione ha bisogno per essere portata a termine<br />

(muy poco tiempo), e in c. si esprime il concetto di un’ingente somma di denaro (attraverso<br />

un modismo).<br />

- Intensificadores de la cualidad :<br />

a. Está superlimpio.<br />

b. Es cantidad de feo.<br />

c. Es guapo/ pero guapo de verdad.<br />

d. Es más listo que un zorro.<br />

e. Esto es café café.<br />

dove, sempre tramite più di un procedimento di formazione dell’intensificatore, in a. si<br />

valorizza l’aspetto della pulizia di un determinato oggetto (muy limpio), in b. si sottolinea la<br />

caratteristica della bruttezza (muy feo), in c. si enfatizza la bellezza (muy guapo), in d. si<br />

intensifica l’aggettivo listo (muy listo), e in e. la ripetizione viene utilizzata per indicare<br />

l’autenticità e quindi la qualità dell’oggetto in questione.<br />

Nella linguistica spagnola, da un’unione dei molti contributi che numerosi autori hanno<br />

apportato sull’argomento, il concetto di intensificazione dal punto di vista semantico risulta<br />

caratterizzato da tre principali processi di modificazione: la cuantificación, la gradación e la<br />

superlación.<br />

La cuantificación e l’intensificazione sono due concetti che gli studiosi (Valdivieso 1975,<br />

Suñer y Roca 1997-98, Lamíquiz 1991) hanno spesso messo in relazione, essendo entrambi<br />

procedimenti atti ad esprimere una determinata quantità; la differenza che gli studi linguistici<br />

in questo settore hanno rilevato tra i due concetti sta nel fatto che la cuantificación si limita a<br />

misurare ed esprimere una grandezza, mentre l’intensificazione, oltre ad esprimere una<br />

misura, ne eleva il grado, sia esso di quantità o qualità.<br />

Ci sono altri studiosi (Ramos 1993, Madero 1983, Martín 1998, Portero 1997) che<br />

considerano piuttosto l’intensificazione un fenomeno semantico parte di un altro


procedimento linguistico denominato gradación: secondo questo tipo di studi<br />

l’intensificazione, posta sullo stesso piano e presentata quasi indistintamente in relazione alla<br />

quantificazione, è caratterizzata da un certo grado di modificazione in scala di un aggettivo,<br />

un sostantivo, un avverbio o un verbo (vale a dire, tutto ciò che fa parte delle categorie<br />

grammaticali lessicali), scala in cui si riconoscono, oltre ai poli o gradi estremi<br />

dell’intensificazione stessa, punti intermedi di quantificazione o intensificazione del lessema<br />

in questione 1 .<br />

Il terzo fenomeno linguistico spesso associato all’intensificazione è quello della superlación<br />

(Lago Alonso 1865-67, Nadal 1977, Carnicer 1977, González Calvo 1984-88), nel quale<br />

l’intensificazione viene chiamata in causa in quanto la superlación è innanzitutto<br />

l’espressione del grado massimo di una quantità o di una qualità, e subisce quindi una<br />

modificazione che eleva il termine in questione.<br />

Cuantificación, gradación e superlación sono tutti termini, nonché procedimenti linguistici,<br />

che presentano elementi in comune con il fenomeno dell’intensificazione dal punto di vista<br />

semantico, e che possono essere quindi presi come punto di riferimento o messi in relazione<br />

l’uno con l’altro quando si tratta tale argomento; è necessario però prestare attenzione e non<br />

confondere i vari concetti, tenendo bene a mente che ognuno di essi, nonostante le sfumature<br />

comuni, esprime e rappresenta qualcosa di diverso dall’altro. Si può affermare che tali<br />

procedimenti sono utili per inquadrare in maniera esaustiva il concetto di intensificazione<br />

nell’ottica della semantica, ma non sono da confondersi o da intendersi come qualcosa di<br />

intercambiabile.<br />

2.3 L’intensificazione con valore pragmatico<br />

Una volta introdotto il concetto di intensificazione dal punto di vista della semantica,<br />

imprescindibile per una descrizione linguistica del fenomeno, analizzerò di seguito il<br />

concetto di intensificazione nell’ottica della più recente disciplina della pragmatica.<br />

Com’è risaputo, la pragmatica è una disciplina della linguistica che si occupa dell’uso della<br />

lingua come azione, osserva cioè come e per quali scopi la lingua viene utilizzata. Carla<br />

Bazzanella (1994: 52) definisce la pragmatica come disciplina<br />

[…] caratterizzata in generale dalla considerazione della lingua come azione ed interazione<br />

all’interno di un contesto, quindi dalla dipendenza del significato dal contesto d’uso, […].<br />

1 Uno dei tanti esempi di suddetta gradazione in scala, probabilmente il più comune e immediato, è fornito dalla<br />

classificazione dei gradi di un aggettivo: grado positivo - grado comparativo – grado superlativo assoluto e<br />

relativo.


La nozione di contesto assume, quindi, un ruolo centrale e costitutivo della disciplina<br />

pragmatica.<br />

Gli aspetti pragmatici che maggiormente interessano il presente lavoro sono la tassonomia<br />

degli atti linguistici, utile per la determinazione delle intenzionalità comunicative degli<br />

enunciati in cui appaiono gli intensificatori, e l’effetto perlocutivo che gli intensificatori<br />

hanno su chi riceve l’enunciato.<br />

La teoria degli atti linguistici proposta da Austin (1962) si basa sul presupposto che con un<br />

enunciato non si descrive solo il contenuto o la veridicità di quanto viene detto, ma si<br />

compiono vere e proprie azioni in ambito comunicativo; tale teoria “presenta il significare<br />

come un agire: dire è fare” 2 (Bazzanella, 1994: 53).<br />

In estrema sintesi, secondo J. Austin (1962), un atto linguistico si compone di quattro aspetti:<br />

la locuzione (la struttura e l’enunciato), la proposizione (il giudizio sul mondo), l’illocuzione<br />

(l’obiettivo), e la perlocuzione (l’effetto desiderato). Se si considera la componente illocutiva<br />

degli atti linguistici, può risultare molto utile prendere in considerazione la tassonomia<br />

proposta da Searle (1975), secondo il quale, nel parlare, si eseguono cinque tipi fondamentali<br />

di azioni per mezzo degli enunciati seguenti (rielaborati da Bertuccelli Papi 1993: 35-37):<br />

- atti rappresentativi – assertivi: hanno lo scopo illocutorio di impegnare il parlante<br />

nei confronti della verità della proposizione espressa e di rappresentare uno stato<br />

fattuale. Fanno parte di questo tipo di atti le asserzioni, le constatazioni, le<br />

spiegazioni, le classificazioni, le descrizioni e le diagnosi.<br />

- atti direttivi: hanno lo scopo di far fare qualcosa all’interlocutore; a questa classe di<br />

atti appartengono il comando, la richiesta, la domanda, l’invito e il consiglio.<br />

- atti commissivi: rappresentano l’impegno del parlante a realizzare una determinata<br />

azione o condotta futura. Tra questi atti figurano promettere, giurare, minacciare,<br />

offrire.<br />

- atti espressivi: la finalità di tali atti è la trasmissione dello stato psicologico del<br />

parlante in relazione con il contenuto dell’enunciato. Esponenti di questa classe sono<br />

atti quali ringraziare, congratularsi, dolersi, deplorare, scusarsi.<br />

2 Cfr. Sbisà (1989): “L’idea che parlare è agire, esercitare un’attività – intesa come l’idea che per, nel e/o col<br />

parlare si fa qualcosa – va situata nell’ambito del dibattito sugli usi o le funzioni del linguaggio. […] la richiesta<br />

tradizionale di una distinzione tra usi cognitivi e usi pratici viene rovesciata, ponendo le basi della tesi opposta<br />

per cui ogni distinzione che si possa tracciare sarà una distinzione tra diversi tipi di attività, diversi tipi di<br />

azione.”


- atti dichiarativi: il contenuto preposizionale, cioè dell’enunciato, coincide di per sè<br />

con il compimento di un’azione. Per meglio intendere, si consideri che ne fanno<br />

parte: sposare, dichiarare guerra, nominare, licenziare, lasciare in eredità 3 .<br />

E’ a partire dalla classificazione di Searle che si è cercato di valutare gli atti linguistici<br />

dei corpora in cui figurano gli intensificatori, al fine di stabilire adeguate equivalenze<br />

pragmatiche tra lo spagnolo e l’italiano.<br />

Dallo spoglio dei corpora risulta che nelle conversazioni colloquiali, gli atti linguistici in cui<br />

con maggior frequenza è uscito un intensificatore sono quelli rappresentativi e quelli<br />

espressivi: le altre tre classi di atti vengono coinvolte nel processo di intensificazione in<br />

misura minore, in enunciati contenenti verbi espliciti. E’ d’altronde intuitivo capire perché<br />

proprio questi due tipi di atti linguistici vengano coinvolti più di altri nel processo di<br />

intensificazione nella lingua colloquiale: il più delle volte gli intensificatori vengono<br />

utilizzati da un parlante per sottolineare ed enfatizzare la veridicità di un determinato<br />

enunciato, in modo da non lasciar dubbi all’interlocutore sulla veridicità o la falsità di quanto<br />

viene detto (di qui la relazione con gli atti rappresentativi). Altrettanto spesso,<br />

l’intensificazione è una strategia linguistica che i parlanti adottano per comunicare e<br />

trasmettere un determinato stato d’animo e una determinata posizione davanti alla realtà dei<br />

fatti (di qui la relazione con gli atti espressivi).<br />

Dal punto di vista pragmatico, quindi, l’intensificazione risulta essere una strategia<br />

argomentativa e, in un certo senso, di negoziazione tra gli interlocutori. In tale processo di<br />

negoziazione l’interlocutore cerca di essere chiaro e convincente, di conferire forza<br />

argomentativa a quanto espresso o al modo in cui si esprime, e di rafforzare lo stato di cose<br />

rappresentato dal proprio enunciato, che deve risultare reale e veritiero.<br />

In questa prospettiva pragmatica dell’intensificazione, bisognerà dunque prendere in esame<br />

l’INTENZIONALITA’ e l’ATTEGGIAMENTO del parlante, oltre al contenuto semantico<br />

degli intensificatori.<br />

Da un canto, quindi, bisogna analizzare la struttura enfatizzante da un punto di vista<br />

meramente grammaticale (punto di vista monologico), dall’altro è necessario esaminare tutte<br />

le conseguenze che tali strategie linguistiche possono avere a livello conversazionale (punto<br />

di vista dialogico).<br />

Per fare alcuni esempi (tratti da Briz 2001: 126), si consideri il seguente scambio di battute<br />

tra gli interlocutori A e B:<br />

3 Questa classificazione ha preso spunto dalla chiarissima tassonomia analizzata da Marcella Bertuccelli Papi<br />

(1993).


A1: ¿vienes al teatro mañana por la noche?<br />

B1: ¿quiénes vais?<br />

A2 : los de siempre/ Juana/ Pedro/ Ernesto y yo<br />

B2 : ¿Juana/ también ? es que /ésta es un rato gilipollas ¿eh ?// no sé/ ya te lo diré esta<br />

noche<br />

In questo caso, l’intensificatore un rato gilipollas può essere considerato sia sotto un’ottica<br />

semantico-quantitativa, dal momento che esprime una sorta di unità di misura, ma al tempo<br />

stesso ha una valenza pragmatica perchè corrisponde al compimento di un atto di<br />

valutazione: in questo modo l’intensificatore negativo delle qualità di una persona, è anche<br />

una strategia volta a modificare la situazione, in questo caso a giustificare un possibile rifiuto<br />

ad uscire con persone poco gradite, percepibile nella risposta B2, e assume quindi una<br />

connotazione pragmatica.<br />

L’aspetto pragmatico dell’intensificazione è ancora più evidente nei casi in cui essa viene<br />

utilizzata non tanto per modificare l’enunciato in sé, quanto per palesare l’atteggiamento del<br />

parlante nei confronti di ciò che viene detto. Così, nell’esempio (Briz 2001: 126):<br />

A: recuerda que tienes que estudiar<br />

B : que sí mamá<br />

la risposta di B viene intensificata dal que per evidenziare un certo disaccordo nei confronti<br />

dell’insistenza dell’interlocutore A, in questo caso, nei confronti della madre.<br />

Questi due esempi, dimostrano che l’analisi dell’intensificazione dal punto di vista<br />

pragmatico riguarda il modo in cui un enunciato può essere modificato sia dal punto di vista<br />

semantico quantitativo o qualitativo (lo dicho = ciò che si dice), sia sotto l’aspetto<br />

dell’atteggiamento del parlante (el decir = ciò che si intende).<br />

Briz di ciò che si dice (lo dicho) e di quanto si lascia intendere (el decir) propone esempi<br />

concreti (Briz 2001: 129-133) di strategie di intensificazione. Riguardo al primo caso, quello<br />

in cui all’aspetto di modificazione semantica si aggiunge un valore pragmatico, viene fornito<br />

il seguente esempio:<br />

A: ((…)) hace poco tuve una cena↑/ hizo una- una cena de- de universidad// y bueno- y bueno<br />

la gente una pinta toda/ con el traje de chaqueta/ y yo iba con los vaqueros/ hecha polvo/ todo<br />

el mundo allí puesto ¿no? ¡madre mía! ¡qué asco!/ las niñas iban super.<br />

In questo frammento di conversazione l’interlocutrice non approva l’atteggiamento e il modo<br />

di porsi di certe persone con le quali non riesce ad identificarsi e con le quali di conseguenza


non riesce a mettersi in relazione; per giustificare questa sua posizione in una conversazione<br />

con altri interlocutori accenna al modo di vestire delle persone che non le vanno a genio. Gli<br />

intensificatori in questo frammento di conversazione vengono utilizzati per sottolineare il<br />

contrasto di stili di vita tra l’interlocutrice e le persone di cui sta parlando, fornendo<br />

un’argomentazione a sostegno della sua disapprovazione.<br />

Per quanto riguarda la modificazione di ciò che un enunciato lascia intendere (el decir), il<br />

caso in cui l’intensificazione svolge un ruolo meramente pragmatico e la semantica non viene<br />

chiamata in causa, Briz propone degli esempi di strategie linguistiche volte a conferire una<br />

maggiore forza all’atto illocutivo. La prima categoria di esempi fornita, riguarda<br />

l’intensificazione tramite verbi performativi 4 che rafforzano l’atto illocutivo:<br />

a. Te aseguro que es así<br />

b. Iré/ te lo juro<br />

c. Te lo digo es muy idiota<br />

d. No me da la gana de hacer esto<br />

Negli esempi a. e b. il verbo performativo intensifica l’enunciato e l’atteggiamento del<br />

parlante rispetto ad esso in quanto esprime certezza su ciò che viene affermato; in c.<br />

l’intensificatore aggiunge una nota di avviso all’atteggiamento del parlante; in d. chi parla si<br />

pone in una posizione di rifiuto verso qualcosa. Anche la particella que assume carattere di<br />

intensificatore pragmatico nei seguenti casi:<br />

a1. que sí<br />

b1. que no<br />

c1. ¡que si es guapa !<br />

d1. ¿QUE no lo sabías ?<br />

e1. ¿a que sí?<br />

f1. que tengo prisa<br />

g1. que no lo hagas<br />

h1. que te vas a caer<br />

Il que in a1., b1., c1. e d1. occupa il posto del verbo dicendi, sottintende un elemento verbale<br />

ellittico, mentre in e1., f1., g1., e h1. presenta anche un valore modale in quanto serve ad<br />

introdurre un eventuale rifiuto ad un’offerta, un comando, o un’avvisaglia rispettivamente.<br />

Possono contribuire alla modificazione di un enunciato dal punto di vista pragmatico anche<br />

congiunzioni, vocativi e locuzioni avverbiali che spesso rafforzano, come negli esempi che<br />

4 Per verbo performativo si intende un verbo il cui proferimento si identifica con l’esecuzione di un’azione<br />

(cfr.Bazzanella 1994: 53)


seguono, affermazioni o negazioni e quindi anche l’inclinazione positiva o negativa dei<br />

parlanti:<br />

a2. pues sí<br />

b2. sí hombre sí<br />

c2. sí señora<br />

d2. pues no<br />

e2. no hombre<br />

f2. ¡pues sí señora!<br />

g2. ¡sí hombre!<br />

h2. es muy rico/ de verdad<br />

Gli enunciati di tipo esclamativo o interrogativo-esclamativo con la loro curva melodica sono<br />

anch’essi strategie di intensificazione: è d’altronde piuttosto agevole identificare come<br />

intensificatori dell’atteggiamento sia l’artificio dell’interrogazione senza una domanda<br />

effettiva all’interno, che le frasi esclamative. Tra questi intensificatori, segnaliamo le<br />

interrogazioni e le esclamazioni con valore di rafforzamento dei sentimenti di sorpresa e di<br />

incredulità di chi parla. Si considerino, ad esempio:<br />

a3. ¡No fastidies!<br />

b3. ¿¡que no!?<br />

c3. ¿¡Tú crees que yo me chupo el dedo!?<br />

d3. ¿DE VERDAD? (AD ALTA VOCE, INTENSIFICA IL CONCETTO DI SORPRESA)<br />

Il grado maggiore di forza illocutiva si può ottenere mediante l’intensificazione per elisione:<br />

gli enunciati in sospeso, pronunciati con una certa intonazione, sono un’ottima strategia per<br />

porre enfasi su quanto viene detto. In tal modo, questo processo può sottolineare la forza<br />

argomentativa di una conclusione lasciata in sospeso di proposito:<br />

Se bebe/ yo qué sé/ un montón de cubalitros y claro se agarra cada una que<br />

In altri casi l’elisione rafforza il valore modale dell’enunciato (nell’esempio che segue di<br />

minaccia), nonchè la forza argomentativa della conclusione, lasciata implicita esercitare una<br />

certa influenza sulla possibile condotta dell’interlocutore:<br />

Como me entero que no has ido a clase


Infine, l’ultima strategia di intensificazione con valore pragmatico prevede una sorta di<br />

egocentrismo da parte dell’interlocutore, che rafforza, esplicitando l’IO (YO) all’interno<br />

degli enunciati, la propria posizione e la propria immagine all’interno di una conversazione.<br />

Si riportano di seguito alcuni esempi:<br />

A: ¿Y cómo lo sabes?<br />

B: YO lo sé todo// Si yo te contara<br />

Così come avviene con l’utilizzo dell’IO (YO), lo stesso vale per l’utilizzo del TU (TÚ)<br />

esplicitato:<br />

Tú/ cállate; Tú te callas<br />

Tale coinvolgimento del YO e del TÚ mette in evidenza la funzione dialogica<br />

dell’intensificazione, che può esprimere posizioni e atteggiamenti di accordo o disaccordo<br />

davanti alla realtà dei fatti presentata da una conversazione.<br />

2.4 Procedimenti di intensificazione dell’enunciato: classificazione per livelli linguistici<br />

Dopo aver analizzato gli artifici e le strategie di intensificazione che svolgono una<br />

funzione pragmatica all’interno di una conversazione colloquiale, poichè imprimono una<br />

maggiore forza allo scopo illocutivo dell’enunciato, ci soffermeremo su una classificazione<br />

più prettamente linguistica degli intensificatori coinvolti nei processi di comunicazione,<br />

aventi valore semantico oppure pragmatico.<br />

Tale classificazione comprende:<br />

i. intensificatori MORFOLOGICI<br />

ii. intensificatori SINTATTICI<br />

iii. intensificatori LESSICO-SEMANTICI<br />

iv. intensificatori FRASEOLOGICI<br />

v. intensificatori FONICI<br />

Nei prossimi paragrafi si procederà ad un approfondimento, completo di relative<br />

esemplificazioni (Briz 2001: 116-123), di queste cinque categorie di intensificatori.


3.4.1 Intensificatori MORFOLOGICI<br />

Questi intensificatori prevedono nel loro processo di formazione due tipi di modificazione: la<br />

modificazione interna ed esterna. La modificazione interna si realizza principalmente<br />

mediante suffissi e prefissi, come negli esempi che seguono:<br />

- Me gusta sobre todo su cuerpazo (SUFFISSO)<br />

- ¡Qué requetegilipollas que es! (PREFISSO)<br />

Per quanto riguarda invece la modificazione esterna, si regista l’utilizzo di quantificatori, di<br />

sintagmi o di locuzioni che hanno la funzione di intensificare l’enunciato :<br />

- Había mogollón de gente<br />

- Me ha pegado un susto de muerte<br />

- Está pero que muy buena<br />

3.4.2 Intensificatori SINTATTICI<br />

Questi intensificatori si presentano sotto forma di costruzioni sintattiche particolari, che<br />

fanno sì che l’effetto perlocutivo dell’enunciato ponga l’accento su un determinato aspetto di<br />

ciò che si dice. Esistono numerose combinazioni e costruzioni sintattiche, tra cui:<br />

- articolo el o la + sostantivo + que con valore di frase indipendente:<br />

Las juergas que se corría el tío<br />

- preposizione + articolo determinativo + sostantivo + que:<br />

Con la gente que venía<br />

- articolo lo + aggettivo/avverbio + que:<br />

Lo bueno que es<br />

- articolo + de + sostantivo (spesso al plurale):<br />

La de veces que se lo he dicho<br />

- articolo un + sostantivo (valutativo, solitamente attinto dal lessico del mondo<br />

animale):<br />

Es un burro<br />

- verbo + de + sostantivo:<br />

Va de gente a esa verbena<br />

- tramite strutture consecutive:<br />

Tiene unas tetorras y un culazo que quitan el hipo<br />

- tramite strutture con l’elisione del secondo termine:<br />

Tiene unas tetorras<br />

- tramite strutture che introducono una comparazione:


Está más verde que una lechuga<br />

- tramite frasi esclamative:<br />

¡Qué listo que eres!<br />

- no + verbo + ni:<br />

No entiendes ni jota<br />

- no... sino... (con l’intensificazione del secondo termine):<br />

pero no guapa/ sino superguapa<br />

3.4.3 Intensificatori LESSICO-SEMANTICI<br />

Questa categoria di intensificatori si può suddividere ulteriormente in tre sottoinsiemi, a<br />

seconda della strategia lessicale messa in atto per raggiungere l’effetto di modificazione che<br />

questo fenomeno linguistico prevede. Esistono infatti intensificatori lessico-semantici<br />

ottenuti tramite la ripetizione, che può essere diretta:<br />

- es tarde tarde<br />

- esto es divertido divertido<br />

ma che può anche presentarsi in forma indiretta:<br />

- bobo más que bobo<br />

- tiene un hermano más borde que borde<br />

Fanno parte di questa categoria anche le parole già di per sé marcate semanticamente con il<br />

tratto [+ intenso] in modo tale da contenere l’intensificazione stessa al loro interno. Tra i<br />

molti esempi:<br />

- terribile, horrible (cfr. all’aggettivo “malo”)<br />

- alucinante, bestial, me chiflan (cfr. a “me gustan”)<br />

Il terzo ed ultimo sottoinsieme della categoria degli intensificatori lessico-semantici include<br />

le metafore che sono consolidate e fanno parte della vita quotidiana:<br />

- se esplica como un libro abierto<br />

- me moría de la risa<br />

3.4.4 Intensificatori FRASEOLOGICI<br />

Altresì denominati “locuzioni elative” (locuciones elativas), questi intensificatori si<br />

presentano sotto forma di unità sintagmatiche avverbiali o verbali, solitamente consolidate<br />

nella vita quotidiana e quindi pregne di un certo grado di idiomaticità.<br />

Per quanto riguarda le unità sintagmatiche avverbiali, si riportano gli esempi seguenti:<br />

- lo pasamos de muerte


- se enfadó de lo lindo<br />

- no se me olvidarà en la vida<br />

- ¿pero que es bueno de verdad?<br />

Tra le unità sintagmatiche verbali consolidate citiamo:<br />

- estar hasta el culo<br />

- estar que te cagas<br />

- quedarse de piedra<br />

- mondarse de risa<br />

3.4.5 Intensificatori FONICI<br />

Le strategie di intensificazione riconosciute a livello fonico sono tre : in primo luogo, il tono<br />

e la pronuncia marcata di chi parla:<br />

- Es LENTO<br />

In secondo luogo, la sillabazione di ciò che viene detto, che può effettivamente avere una<br />

funzione enfatizzante:<br />

- Es un PE-SA-DO<br />

Un’ulteriore strategia di intensificazione fonica, corrisponde all’allargamento e al<br />

prolungamento della pronuncia delle vocali :<br />

- No estaba bueno / estaba bueníiisimo<br />

Questa classificazione degli intensificatori, tratta da Briz (2001: 116-123), è stata utilizzata<br />

per identificare le strategie d’enfatizzazione della lingua spagnola, ai fini della loro<br />

individuazione anche nel testo spagnolo e della loro traduzione in italiano.


2.1 Definizione<br />

2. L’INTENSIFICAZIONE<br />

L’intensificazione è un fenomeno tipico delle conversazioni colloquiali che riguarda<br />

elementi di diverse discipline linguistiche.<br />

E’ bene specificare innanzitutto cosa si intende quando si parla di “conversazioni colloquiali”,<br />

vale a dire del “conjunto de estructuras y estrategias, de base pragmática, constituidas en el<br />

proceso de interacción.” (Briz et al. 2002 : 11).<br />

Per quanto riguarda le discipline linguistiche coinvolte nei processi di intensificazione, si<br />

prendono in considerazione la semantica e la pragmatica. Nel presente lavoro si cercherà di<br />

elaborare uno studio trasversale del fenomeno linguistico in questione, vale a dire uno studio<br />

dal punto di vista semantico per quanto riguarda l’oggetto (qué se intensifica) e i processi<br />

(cómo se intensifica) dell’intensificazione, e uno studio dal punto di vista pragmatico per<br />

quanto riguarda gli effetti che tali processi vogliono creare nei testi (para qué se intensifica).<br />

Sono stati rinvenuti molti appellativi che i numerosi studiosi (Beinhauer 1991, Vigara Tauste<br />

1992, Herrero 1991, Briz 2001) hanno proposto per questo tipo di strategia linguistica, tra cui:<br />

expresión afectiva, realce lingüístico, elativización, intensificación. Per quanto riguarda<br />

invece le definizioni, cito di seguito quelle che sintetizzano il fenomeno in modo più efficace:<br />

La expresión afectiva […] refleja el afán del hablante por influir de un modo persuasivo<br />

sobre el interlocutor, procurando interesarle y caldearle el ánimo por el respectivo<br />

asunto; en una palabra imponerle todo su yo impregnado no sólo de ideas, sino también<br />

de sentimientos e incluso de impulsos volitivos. (Beinhauer 1991: 195-96).<br />

el realce es un fenómeno completo […] por el que el hablante destaca cara a su<br />

interlocutor una parte del enunciado (que puede ser la acción, una cualidad, un objeto, un<br />

sujeto, etc.) o su propia actitud de comunicación. (Vigara Tauste 1992: 130).<br />

El hablante, movido por el deseo de hacer más expresiva la comunicación, tiende con<br />

cierta frecuencia a realzar ciertos elementos de la misma y/o a intensificarlos […] la<br />

intensificación a su vez supone habitualmente un enfásis cuantitativo, es decir, un relieve<br />

de cuantificación. (Herrero 1991: 40)<br />

Tra le numerose prospettive di studio dell’intensificazione proposte dai vari autori che si sono<br />

occupati del fenomeno si è deciso di optare per la metodologia d’analisi suggerita da A. Briz<br />

(1996, 2001), il quale evidenzia la funzione pragmatica principale degli intensificatori, come<br />

marcatori di atteggiamento o di intenzionalità del parlante:


eforzar la verdad de lo expresado y, en ocasiones, para hacer valer su intención de<br />

habla. (Briz 2001: 114 corsivo mio)<br />

Da questa sua concezione, l’intensificazione va oltre il campo della semantica, influisce<br />

sull’atto comunicativo e<br />

a su vez implica una valoración, que en ocasiones tiene consecuencias conversacionales.<br />

(Briz 2001: 126 corsivo mio).<br />

2.2 L’intensificazione con valore semantico<br />

Benchè il presente studio sull’intensificazione descriva principalmente il fenomeno in<br />

un’ottica pragmatica, non si può tralasciare il valore semantico di questa strategia linguistica<br />

all’interno della conversazione colloquiale. Come già menzionato, fino a non molto tempo fa,<br />

vale a dire fino all’introduzione della pragmatica tra le branche della linguistica,<br />

l’intensificazione veniva analizzata e considerata come un elemento modificatore della<br />

qualità e della quantità all’interno di un enunciato, e quindi dal punto di vista semantico.<br />

Il più delle volte, quando nelle grammatiche tradizionali si incontrano descrizioni del<br />

fenomeno in questione, l’intensificazione viene presentata solo dal punto di vista semantico e<br />

limitatamente ai gradi che un aggettivo può assumere, vale a dire: positivo, comparativo,<br />

superlativo assoluto e superlativo relativo. Esempio di ciò si riscontra in una delle prime<br />

grammatiche di castellano, quella di Andrés Bello (1847), che in un capitolo propone la<br />

seguente classificazione dei vari gradi di intensificazione dell’aggettivo fuerte: positivo <br />

fuerte; comparativo más fuerte que un león; superlativo relativo el más fuerte del<br />

ejército.<br />

Si tratta però di descrizioni dell’intensificazione limitative, alle quali, per ottenere un lavoro<br />

completo, andrebbe affiancato anche l’aspetto pragmatico che caratterizza il fenomeno.<br />

Beinhauer, facendo riferimento alle espressioni enfatiche di quantità, afferma che il<br />

linguaggio colloquiale ha apportato numerosi contributi alle strategie di intensificazione<br />

creando numerosi processi per esagerare le quantità e iperbolizzare l’idea di intensità. La<br />

stessa cosa si potrebbe affermare per quanto riguarda i processi di intensificazione della<br />

qualità. Si considerino i seguenti esempi, tratti da Briz (2001, pagg.124-125) che mostrano<br />

cosa si intende per intensificatori di quantità e qualità a livello semantico:


- Intensificadores de la cantidad:<br />

d. Estaba de gente que no cabía un alma.<br />

e. Lo hizo en un abrir y cerrar de ojos.<br />

f. Te va a costar un ojo de la cara.<br />

dove, tramite svariati procedimenti di formazione dell’intensificatore, in a. si sottolinea<br />

l’enorme quantità di gente presente in un certo luogo (muchísima gente), in b. si mette in<br />

risalto la minima quantità del tempo di cui un’azione ha bisogno per essere portata a termine<br />

(muy poco tiempo), e in c. si esprime il concetto di un’ingente somma di denaro (attraverso<br />

un modismo).<br />

- Intensificadores de la cualidad :<br />

f. Está superlimpio.<br />

g. Es cantidad de feo.<br />

h. Es guapo/ pero guapo de verdad.<br />

i. Es más listo que un zorro.<br />

j. Esto es café café.<br />

dove, sempre tramite più di un procedimento di formazione dell’intensificatore, in a. si<br />

valorizza l’aspetto della pulizia di un determinato oggetto (muy limpio), in b. si sottolinea la<br />

caratteristica della bruttezza (muy feo), in c. si enfatizza la bellezza (muy guapo), in d. si<br />

intensifica l’aggettivo listo (muy listo), e in e. la ripetizione viene utilizzata per indicare<br />

l’autenticità e quindi la qualità dell’oggetto in questione.<br />

Nella linguistica spagnola, da un’unione dei molti contributi che numerosi autori hanno<br />

apportato sull’argomento, il concetto di intensificazione dal punto di vista semantico risulta<br />

caratterizzato da tre principali processi di modificazione: la cuantificación, la gradación e la<br />

superlación.<br />

La cuantificación e l’intensificazione sono due concetti che gli studiosi (Valdivieso 1975,<br />

Suñer y Roca 1997-98, Lamíquiz 1991) hanno spesso messo in relazione, essendo entrambi<br />

procedimenti atti ad esprimere una determinata quantità; la differenza che gli studi linguistici<br />

in questo settore hanno rilevato tra i due concetti sta nel fatto che la cuantificación si limita a<br />

misurare ed esprimere una grandezza, mentre l’intensificazione, oltre ad esprimere una<br />

misura, ne eleva il grado, sia esso di quantità o qualità.<br />

Ci sono altri studiosi (Ramos 1993, Madero 1983, Martín 1998, Portero 1997) che<br />

considerano piuttosto l’intensificazione un fenomeno semantico parte di un altro


procedimento linguistico denominato gradación: secondo questo tipo di studi<br />

l’intensificazione, posta sullo stesso piano e presentata quasi indistintamente in relazione alla<br />

quantificazione, è caratterizzata da un certo grado di modificazione in scala di un aggettivo,<br />

un sostantivo, un avverbio o un verbo (vale a dire, tutto ciò che fa parte delle categorie<br />

grammaticali lessicali), scala in cui si riconoscono, oltre ai poli o gradi estremi<br />

dell’intensificazione stessa, punti intermedi di quantificazione o intensificazione del lessema<br />

in questione 5 .<br />

Il terzo fenomeno linguistico spesso associato all’intensificazione è quello della superlación<br />

(Lago Alonso 1865-67, Nadal 1977, Carnicer 1977, González Calvo 1984-88), nel quale<br />

l’intensificazione viene chiamata in causa in quanto la superlación è innanzitutto<br />

l’espressione del grado massimo di una quantità o di una qualità, e subisce quindi una<br />

modificazione che eleva il termine in questione.<br />

Cuantificación, gradación e superlación sono tutti termini, nonché procedimenti linguistici,<br />

che presentano elementi in comune con il fenomeno dell’intensificazione dal punto di vista<br />

semantico, e che possono essere quindi presi come punto di riferimento o messi in relazione<br />

l’uno con l’altro quando si tratta tale argomento; è necessario però prestare attenzione e non<br />

confondere i vari concetti, tenendo bene a mente che ognuno di essi, nonostante le sfumature<br />

comuni, esprime e rappresenta qualcosa di diverso dall’altro. Si può affermare che tali<br />

procedimenti sono utili per inquadrare in maniera esaustiva il concetto di intensificazione<br />

nell’ottica della semantica, ma non sono da confondersi o da intendersi come qualcosa di<br />

intercambiabile.<br />

2.3 L’intensificazione con valore pragmatico<br />

Una volta introdotto il concetto di intensificazione dal punto di vista della semantica,<br />

imprescindibile per una descrizione linguistica del fenomeno, analizzerò di seguito il<br />

concetto di intensificazione nell’ottica della più recente disciplina della pragmatica.<br />

Com’è risaputo, la pragmatica è una disciplina della linguistica che si occupa dell’uso della<br />

lingua come azione, osserva cioè come e per quali scopi la lingua viene utilizzata. Carla<br />

Bazzanella (1994: 52) definisce la pragmatica come disciplina<br />

[…] caratterizzata in generale dalla considerazione della lingua come azione ed interazione<br />

all’interno di un contesto, quindi dalla dipendenza del significato dal contesto d’uso, […].<br />

5 Uno dei tanti esempi di suddetta gradazione in scala, probabilmente il più comune e immediato, è fornito dalla<br />

classificazione dei gradi di un aggettivo: grado positivo - grado comparativo – grado superlativo assoluto e<br />

relativo.


La nozione di contesto assume, quindi, un ruolo centrale e costitutivo della disciplina<br />

pragmatica.<br />

Gli aspetti pragmatici che maggiormente interessano il presente lavoro sono la tassonomia<br />

degli atti linguistici, utile per la determinazione delle intenzionalità comunicative degli<br />

enunciati in cui appaiono gli intensificatori, e l’effetto perlocutivo che gli intensificatori<br />

hanno su chi riceve l’enunciato.<br />

La teoria degli atti linguistici proposta da Austin (1962) si basa sul presupposto che con un<br />

enunciato non si descrive solo il contenuto o la veridicità di quanto viene detto, ma si<br />

compiono vere e proprie azioni in ambito comunicativo; tale teoria “presenta il significare<br />

come un agire: dire è fare” 6 (Bazzanella, 1994: 53).<br />

In estrema sintesi, secondo J. Austin (1962), un atto linguistico si compone di quattro aspetti:<br />

la locuzione (la struttura e l’enunciato), la proposizione (il giudizio sul mondo), l’illocuzione<br />

(l’obiettivo), e la perlocuzione (l’effetto desiderato). Se si considera la componente illocutiva<br />

degli atti linguistici, può risultare molto utile prendere in considerazione la tassonomia<br />

proposta da Searle (1975), secondo il quale, nel parlare, si eseguono cinque tipi fondamentali<br />

di azioni per mezzo degli enunciati seguenti (rielaborati da Bertuccelli Papi 1993: 35-37):<br />

- atti rappresentativi – assertivi: hanno lo scopo illocutorio di impegnare il parlante<br />

nei confronti della verità della proposizione espressa e di rappresentare uno stato<br />

fattuale. Fanno parte di questo tipo di atti le asserzioni, le constatazioni, le<br />

spiegazioni, le classificazioni, le descrizioni e le diagnosi.<br />

- atti direttivi: hanno lo scopo di far fare qualcosa all’interlocutore; a questa classe di<br />

atti appartengono il comando, la richiesta, la domanda, l’invito e il consiglio.<br />

- atti commissivi: rappresentano l’impegno del parlante a realizzare una determinata<br />

azione o condotta futura. Tra questi atti figurano promettere, giurare, minacciare,<br />

offrire.<br />

- atti espressivi: la finalità di tali atti è la trasmissione dello stato psicologico del<br />

parlante in relazione con il contenuto dell’enunciato. Esponenti di questa classe sono<br />

atti quali ringraziare, congratularsi, dolersi, deplorare, scusarsi.<br />

6 Cfr. Sbisà (1989): “L’idea che parlare è agire, esercitare un’attività – intesa come l’idea che per, nel e/o col<br />

parlare si fa qualcosa – va situata nell’ambito del dibattito sugli usi o le funzioni del linguaggio. […] la richiesta<br />

tradizionale di una distinzione tra usi cognitivi e usi pratici viene rovesciata, ponendo le basi della tesi opposta<br />

per cui ogni distinzione che si possa tracciare sarà una distinzione tra diversi tipi di attività, diversi tipi di<br />

azione.”


- atti dichiarativi: il contenuto preposizionale, cioè dell’enunciato, coincide di per sè<br />

con il compimento di un’azione. Per meglio intendere, si consideri che ne fanno<br />

parte: sposare, dichiarare guerra, nominare, licenziare, lasciare in eredità 7 .<br />

E’ a partire dalla classificazione di Searle che si è cercato di valutare gli atti linguistici<br />

dei corpora in cui figurano gli intensificatori, al fine di stabilire adeguate equivalenze<br />

pragmatiche tra lo spagnolo e l’italiano.<br />

Dallo spoglio dei corpora risulta che nelle conversazioni colloquiali, gli atti linguistici in cui<br />

con maggior frequenza è uscito un intensificatore sono quelli rappresentativi e quelli<br />

espressivi: le altre tre classi di atti vengono coinvolte nel processo di intensificazione in<br />

misura minore, in enunciati contenenti verbi espliciti. E’ d’altronde intuitivo capire perché<br />

proprio questi due tipi di atti linguistici vengano coinvolti più di altri nel processo di<br />

intensificazione nella lingua colloquiale: il più delle volte gli intensificatori vengono<br />

utilizzati da un parlante per sottolineare ed enfatizzare la veridicità di un determinato<br />

enunciato, in modo da non lasciar dubbi all’interlocutore sulla veridicità o la falsità di quanto<br />

viene detto (di qui la relazione con gli atti rappresentativi). Altrettanto spesso,<br />

l’intensificazione è una strategia linguistica che i parlanti adottano per comunicare e<br />

trasmettere un determinato stato d’animo e una determinata posizione davanti alla realtà dei<br />

fatti (di qui la relazione con gli atti espressivi).<br />

Dal punto di vista pragmatico, quindi, l’intensificazione risulta essere una strategia<br />

argomentativa e, in un certo senso, di negoziazione tra gli interlocutori. In tale processo di<br />

negoziazione l’interlocutore cerca di essere chiaro e convincente, di conferire forza<br />

argomentativa a quanto espresso o al modo in cui si esprime, e di rafforzare lo stato di cose<br />

rappresentato dal proprio enunciato, che deve risultare reale e veritiero.<br />

In questa prospettiva pragmatica dell’intensificazione, bisognerà dunque prendere in esame<br />

l’INTENZIONALITA’ e l’ATTEGGIAMENTO del parlante, oltre al contenuto semantico<br />

degli intensificatori.<br />

Da un canto, quindi, bisogna analizzare la struttura enfatizzante da un punto di vista<br />

meramente grammaticale (punto di vista monologico), dall’altro è necessario esaminare tutte<br />

le conseguenze che tali strategie linguistiche possono avere a livello conversazionale (punto<br />

di vista dialogico).<br />

Per fare alcuni esempi (tratti da Briz 2001: 126), si consideri il seguente scambio di battute<br />

tra gli interlocutori A e B:<br />

7 Questa classificazione ha preso spunto dalla chiarissima tassonomia analizzata da Marcella Bertuccelli Papi<br />

(1993).


A1: ¿vienes al teatro mañana por la noche?<br />

B1: ¿quiénes vais?<br />

A2 : los de siempre/ Juana/ Pedro/ Ernesto y yo<br />

B2 : ¿Juana/ también ? es que /ésta es un rato gilipollas ¿eh ?// no sé/ ya te lo diré esta<br />

noche<br />

In questo caso, l’intensificatore un rato gilipollas può essere considerato sia sotto un’ottica<br />

semantico-quantitativa, dal momento che esprime una sorta di unità di misura, ma al tempo<br />

stesso ha una valenza pragmatica perchè corrisponde al compimento di un atto di<br />

valutazione: in questo modo l’intensificatore negativo delle qualità di una persona, è anche<br />

una strategia volta a modificare la situazione, in questo caso a giustificare un possibile rifiuto<br />

ad uscire con persone poco gradite, percepibile nella risposta B2, e assume quindi una<br />

connotazione pragmatica.<br />

L’aspetto pragmatico dell’intensificazione è ancora più evidente nei casi in cui essa viene<br />

utilizzata non tanto per modificare l’enunciato in sé, quanto per palesare l’atteggiamento del<br />

parlante nei confronti di ciò che viene detto. Così, nell’esempio (Briz 2001: 126):<br />

A: recuerda que tienes que estudiar<br />

B : que sí mamá<br />

la risposta di B viene intensificata dal que per evidenziare un certo disaccordo nei confronti<br />

dell’insistenza dell’interlocutore A, in questo caso, nei confronti della madre.<br />

Questi due esempi, dimostrano che l’analisi dell’intensificazione dal punto di vista<br />

pragmatico riguarda il modo in cui un enunciato può essere modificato sia dal punto di vista<br />

semantico quantitativo o qualitativo (lo dicho = ciò che si dice), sia sotto l’aspetto<br />

dell’atteggiamento del parlante (el decir = ciò che si intende).<br />

Briz di ciò che si dice (lo dicho) e di quanto si lascia intendere (el decir) propone esempi<br />

concreti (Briz 2001: 129-133) di strategie di intensificazione. Riguardo al primo caso, quello<br />

in cui all’aspetto di modificazione semantica si aggiunge un valore pragmatico, viene fornito<br />

il seguente esempio:<br />

A: ((…)) hace poco tuve una cena↑/ hizo una- una cena de- de universidad// y bueno- y bueno<br />

la gente una pinta toda/ con el traje de chaqueta/ y yo iba con los vaqueros/ hecha polvo/ todo<br />

el mundo allí puesto ¿no? ¡madre mía! ¡qué asco!/ las niñas iban super.<br />

In questo frammento di conversazione l’interlocutrice non approva l’atteggiamento e il modo<br />

di porsi di certe persone con le quali non riesce ad identificarsi e con le quali di conseguenza


non riesce a mettersi in relazione; per giustificare questa sua posizione in una conversazione<br />

con altri interlocutori accenna al modo di vestire delle persone che non le vanno a genio. Gli<br />

intensificatori in questo frammento di conversazione vengono utilizzati per sottolineare il<br />

contrasto di stili di vita tra l’interlocutrice e le persone di cui sta parlando, fornendo<br />

un’argomentazione a sostegno della sua disapprovazione.<br />

Per quanto riguarda la modificazione di ciò che un enunciato lascia intendere (el decir), il<br />

caso in cui l’intensificazione svolge un ruolo meramente pragmatico e la semantica non viene<br />

chiamata in causa, Briz propone degli esempi di strategie linguistiche volte a conferire una<br />

maggiore forza all’atto illocutivo. La prima categoria di esempi fornita, riguarda<br />

l’intensificazione tramite verbi performativi 8 che rafforzano l’atto illocutivo:<br />

e. Te aseguro que es así<br />

f. Iré/ te lo juro<br />

g. Te lo digo es muy idiota<br />

h. No me da la gana de hacer esto<br />

Negli esempi a. e b. il verbo performativo intensifica l’enunciato e l’atteggiamento del<br />

parlante rispetto ad esso in quanto esprime certezza su ciò che viene affermato; in c.<br />

l’intensificatore aggiunge una nota di avviso all’atteggiamento del parlante; in d. chi parla si<br />

pone in una posizione di rifiuto verso qualcosa. Anche la particella que assume carattere di<br />

intensificatore pragmatico nei seguenti casi:<br />

a1. que sí<br />

b1. que no<br />

c1. ¡que si es guapa !<br />

d1. ¿QUE no lo sabías ?<br />

e1. ¿a que sí?<br />

f1. que tengo prisa<br />

g1. que no lo hagas<br />

h1. que te vas a caer<br />

Il que in a1., b1., c1. e d1. occupa il posto del verbo dicendi, sottintende un elemento verbale<br />

ellittico, mentre in e1., f1., g1., e h1. presenta anche un valore modale in quanto serve ad<br />

introdurre un eventuale rifiuto ad un’offerta, un comando, o un’avvisaglia rispettivamente.<br />

Possono contribuire alla modificazione di un enunciato dal punto di vista pragmatico anche<br />

congiunzioni, vocativi e locuzioni avverbiali che spesso rafforzano, come negli esempi che<br />

8 Per verbo performativo si intende un verbo il cui proferimento si identifica con l’esecuzione di un’azione<br />

(cfr.Bazzanella 1994: 53)


seguono, affermazioni o negazioni e quindi anche l’inclinazione positiva o negativa dei<br />

parlanti:<br />

a2. pues sí<br />

b2. sí hombre sí<br />

c2. sí señora<br />

d2. pues no<br />

e2. no hombre<br />

f2. ¡pues sí señora!<br />

g2. ¡sí hombre!<br />

h2. es muy rico/ de verdad<br />

Gli enunciati di tipo esclamativo o interrogativo-esclamativo con la loro curva melodica sono<br />

anch’essi strategie di intensificazione: è d’altronde piuttosto agevole identificare come<br />

intensificatori dell’atteggiamento sia l’artificio dell’interrogazione senza una domanda<br />

effettiva all’interno, che le frasi esclamative. Tra questi intensificatori, segnaliamo le<br />

interrogazioni e le esclamazioni con valore di rafforzamento dei sentimenti di sorpresa e di<br />

incredulità di chi parla. Si considerino, ad esempio:<br />

a3. ¡No fastidies!<br />

b3. ¿¡que no!?<br />

c3. ¿¡Tú crees que yo me chupo el dedo!?<br />

d3. ¿DE VERDAD? (AD ALTA VOCE, INTENSIFICA IL CONCETTO DI SORPRESA)<br />

Il grado maggiore di forza illocutiva si può ottenere mediante l’intensificazione per elisione:<br />

gli enunciati in sospeso, pronunciati con una certa intonazione, sono un’ottima strategia per<br />

porre enfasi su quanto viene detto. In tal modo, questo processo può sottolineare la forza<br />

argomentativa di una conclusione lasciata in sospeso di proposito:<br />

Se bebe/ yo qué sé/ un montón de cubalitros y claro se agarra cada una que<br />

In altri casi l’elisione rafforza il valore modale dell’enunciato (nell’esempio che segue di<br />

minaccia), nonchè la forza argomentativa della conclusione, lasciata implicita esercitare una<br />

certa influenza sulla possibile condotta dell’interlocutore:<br />

Como me entero que no has ido a clase


Infine, l’ultima strategia di intensificazione con valore pragmatico prevede una sorta di<br />

egocentrismo da parte dell’interlocutore, che rafforza, esplicitando l’IO (YO) all’interno<br />

degli enunciati, la propria posizione e la propria immagine all’interno di una conversazione.<br />

Si riportano di seguito alcuni esempi:<br />

A: ¿Y cómo lo sabes?<br />

B: YO lo sé todo// Si yo te contara<br />

Così come avviene con l’utilizzo dell’IO (YO), lo stesso vale per l’utilizzo del TU (TÚ)<br />

esplicitato:<br />

Tú/ cállate; Tú te callas<br />

Tale coinvolgimento del YO e del TÚ mette in evidenza la funzione dialogica<br />

dell’intensificazione, che può esprimere posizioni e atteggiamenti di accordo o disaccordo<br />

davanti alla realtà dei fatti presentata da una conversazione.<br />

2.4 Procedimenti di intensificazione dell’enunciato: classificazione per livelli linguistici<br />

Dopo aver analizzato gli artifici e le strategie di intensificazione che svolgono una<br />

funzione pragmatica all’interno di una conversazione colloquiale, poichè imprimono una<br />

maggiore forza allo scopo illocutivo dell’enunciato, ci soffermeremo su una classificazione<br />

più prettamente linguistica degli intensificatori coinvolti nei processi di comunicazione,<br />

aventi valore semantico oppure pragmatico.<br />

Tale classificazione comprende:<br />

vi. intensificatori MORFOLOGICI<br />

vii. intensificatori SINTATTICI<br />

viii. intensificatori LESSICO-SEMANTICI<br />

ix. intensificatori FRASEOLOGICI<br />

x. intensificatori FONICI<br />

Nei prossimi paragrafi si procederà ad un approfondimento, completo di relative<br />

esemplificazioni (Briz 2001: 116-123), di queste cinque categorie di intensificatori.


3.4.1 Intensificatori MORFOLOGICI<br />

Questi intensificatori prevedono nel loro processo di formazione due tipi di modificazione: la<br />

modificazione interna ed esterna. La modificazione interna si realizza principalmente<br />

mediante suffissi e prefissi, come negli esempi che seguono:<br />

- Me gusta sobre todo su cuerpazo (SUFFISSO)<br />

- ¡Qué requetegilipollas que es! (PREFISSO)<br />

Per quanto riguarda invece la modificazione esterna, si regista l’utilizzo di quantificatori, di<br />

sintagmi o di locuzioni che hanno la funzione di intensificare l’enunciato :<br />

- Había mogollón de gente<br />

- Me ha pegado un susto de muerte<br />

- Está pero que muy buena<br />

3.4.2 Intensificatori SINTATTICI<br />

Questi intensificatori si presentano sotto forma di costruzioni sintattiche particolari, che<br />

fanno sì che l’effetto perlocutivo dell’enunciato ponga l’accento su un determinato aspetto di<br />

ciò che si dice. Esistono numerose combinazioni e costruzioni sintattiche, tra cui:<br />

- articolo el o la + sostantivo + que con valore di frase indipendente:<br />

Las juergas que se corría el tío<br />

- preposizione + articolo determinativo + sostantivo + que:<br />

Con la gente que venía<br />

- articolo lo + aggettivo/avverbio + que:<br />

Lo bueno que es<br />

- articolo + de + sostantivo (spesso al plurale):<br />

La de veces que se lo he dicho<br />

- articolo un + sostantivo (valutativo, solitamente attinto dal lessico del mondo<br />

animale):<br />

Es un burro<br />

- verbo + de + sostantivo:<br />

Va de gente a esa verbena<br />

- tramite strutture consecutive:<br />

Tiene unas tetorras y un culazo que quitan el hipo<br />

- tramite strutture con l’elisione del secondo termine:<br />

Tiene unas tetorras<br />

- tramite strutture che introducono una comparazione:


Está más verde que una lechuga<br />

- tramite frasi esclamative:<br />

¡Qué listo que eres!<br />

- no + verbo + ni:<br />

No entiendes ni jota<br />

- no... sino... (con l’intensificazione del secondo termine):<br />

pero no guapa/ sino superguapa<br />

3.4.3 Intensificatori LESSICO-SEMANTICI<br />

Questa categoria di intensificatori si può suddividere ulteriormente in tre sottoinsiemi, a<br />

seconda della strategia lessicale messa in atto per raggiungere l’effetto di modificazione che<br />

questo fenomeno linguistico prevede. Esistono infatti intensificatori lessico-semantici<br />

ottenuti tramite la ripetizione, che può essere diretta:<br />

- es tarde tarde<br />

- esto es divertido divertido<br />

ma che può anche presentarsi in forma indiretta:<br />

- bobo más que bobo<br />

- tiene un hermano más borde que borde<br />

Fanno parte di questa categoria anche le parole già di per sé marcate semanticamente con il<br />

tratto [+ intenso] in modo tale da contenere l’intensificazione stessa al loro interno. Tra i<br />

molti esempi:<br />

- terribile, horrible (cfr. all’aggettivo “malo”)<br />

- alucinante, bestial, me chiflan (cfr. a “me gustan”)<br />

Il terzo ed ultimo sottoinsieme della categoria degli intensificatori lessico-semantici include<br />

le metafore che sono consolidate e fanno parte della vita quotidiana:<br />

- se esplica como un libro abierto<br />

- me moría de la risa<br />

3.4.4 Intensificatori FRASEOLOGICI<br />

Altresì denominati “locuzioni elative” (locuciones elativas), questi intensificatori si<br />

presentano sotto forma di unità sintagmatiche avverbiali o verbali, solitamente consolidate<br />

nella vita quotidiana e quindi pregne di un certo grado di idiomaticità.<br />

Per quanto riguarda le unità sintagmatiche avverbiali, si riportano gli esempi seguenti:<br />

- lo pasamos de muerte


- se enfadó de lo lindo<br />

- no se me olvidarà en la vida<br />

- ¿pero que es bueno de verdad?<br />

Tra le unità sintagmatiche verbali consolidate citiamo:<br />

- estar hasta el culo<br />

- estar que te cagas<br />

- quedarse de piedra<br />

- mondarse de risa<br />

3.4.5 Intensificatori FONICI<br />

Le strategie di intensificazione riconosciute a livello fonico sono tre : in primo luogo, il tono<br />

e la pronuncia marcata di chi parla:<br />

- Es LENTO<br />

In secondo luogo, la sillabazione di ciò che viene detto, che può effettivamente avere una<br />

funzione enfatizzante:<br />

- Es un PE-SA-DO<br />

Un’ulteriore strategia di intensificazione fonica, corrisponde all’allargamento e al<br />

prolungamento della pronuncia delle vocali :<br />

- No estaba bueno / estaba bueníiisimo<br />

Questa classificazione degli intensificatori, tratta da Briz (2001: 116-123), è stata utilizzata<br />

per identificare le strategie d’enfatizzazione della lingua spagnola, ai fini della loro<br />

individuazione anche nel testo spagnolo e della loro traduzione in italiano.


Capitolo 3<br />

“I CORPORA ANALIZZATI”


3. I CORPORA ANALIZZATI<br />

3.1 Presentazione e contestualizzazione del testo spagnolo “Bajarse al moro”: caratteristiche<br />

generali<br />

Il corpus in lingua spagnola scelto come strumento d’analisi del fenomeno<br />

dell’intensificazione nel presente elaborato è un’opera teatrale risalente al 1985 scritta per<br />

mano di José Luis Alonso de Santos: Bajarse al moro.<br />

Per presentare l’opera si procederà dapprima con una descrizione della trama e delle<br />

tematiche affrontate nell’opera al fine di inserirla in un contesto definito, per passare<br />

successivamente a fare delle considerazioni dal punto di vista del registro, essenziali per<br />

l’analisi specifica degli intensificatori che presenterò nel capitolo 4.<br />

Bajarse al moro, la cui struttura consta di due atti con quattro e tre scene<br />

rispettivamente, narra la storia di quattro giovani nella Madrid di fine anni ’80, le cui storie si<br />

intrecciano per una serie di vicissitudini che si fanno via via sempre più complicate e intricate<br />

con il passare del tempo. Chusa e Jaimito sono due cugini che vivono insieme in un piccolo e<br />

umile appartamento a Madrid e si procurano da vivere trafficando droga. Con loro vive anche<br />

Alberto, fidanzato di Chusa, che di professione fa il poliziotto, ma che, paradossalmente, è al<br />

corrente di tutti i traffici illeciti che i due cugini portano avanti ormai da tempo e vi si lascia<br />

coinvolgere. Un giorno Chusa, di animo estremamente generoso, incontra Elena, una ragazza<br />

borghese scappata di casa per l’ennesima volta, e decide di offrirle ospitalità e di portarla a<br />

vivere con sé e gli altri due ragazzi. Giunge il momento in cui i ragazzi devono andare giù in<br />

Marocco (“bajarse al moro”) per procurarsi droga sufficiente per il proprio sostentamento:<br />

Chusa, esperta di questo tipo di “missioni”, propone ad Elena di accompagnarla. Il problema<br />

sorge immediato quando Elena confessa a Chusa che le è impossibile esserle d’aiuto, dal<br />

momento che è ancora vergine e che, quindi, non avrebbe un “posto” in cui nascondere la<br />

droga al ritorno per non essere catturate dalla polizia. Chusa non si fa prendere dallo sconforto<br />

e si “sacrifica”, accettando di cedere il suo fidanzato Alberto ad Elena per una notte, in modo<br />

che la questione si possa risolvere in fretta. Purtroppo, questo piano di Chusa viene ostacolato<br />

da una rapina che i ragazzi subiscono nell’appartamento, durante la quale Jaimito riporta una<br />

ferita da arma da fuoco nel braccio. Quest’ultimo avvenimento sconvolge tutti i loro piani:<br />

Jaimito viene portato d’urgenza all’ospedale, dove deve rimanere per un po’ di giorni; Elena e<br />

Alberto non riescono a portare a termine l’amplesso e, alla fine, Chusa decide di partire per il<br />

Marocco da sola. Elena e Alberto si innamorano, decidono di abbandonare la vita da


ohémiens e di formare una famiglia borghese, tradendo le aspettative degli amici con i quali<br />

avevano convissuto. Jaimito, una volta dimesso e rientrato a casa, apprende questa notizia e<br />

viene anche a conoscenza del fatto che la cugina, tornando dal Marocco, è stata arrestata. Solo<br />

e sconsolato aspetta il ritorno di Chusa, che viene rilasciata un paio di giorni dopo e le<br />

riferisce tutti i cambiamenti che si sono susseguiti nei giorni in cui lei si trovava in carcere.<br />

Una volta insieme, a casa, i due cugini si rendono conto di essere rimasti veramente soli:<br />

Chusa conclude con un colpo di scena confessando a Jaimito di sospettare di aspettare un<br />

figlio di Alberto, ma di non avere alcuna intenzione di dirglielo, ora che lui se ne è andato.<br />

La tematica principale che Alonso de Santos propone in quest’opera è la marginalità di<br />

un gruppo di giovani che vivono criticando la società borghese tradizionale, piena di ipocrisia<br />

e piena di convenzioni che reprimono la libertà individuale.<br />

Le caratteristiche dell’opera a livello morfosintattico e lessicale denunciano il registro<br />

fortemente colloquiale dei dialoghi: per capire meglio come si sia arrivati a tale conclusione,<br />

vanno ricordati, innanzitutto, i parametri in base ai quali è analizzabile il registro (cfr.<br />

Halliday 1964), cioè il campo, il modo, il tenore e il tono.<br />

Il campo corrisponde con l’attività sociale svolta dal testo, prendendo in considerazione le<br />

finalità o gli obiettivi sociali del soggetto enunciante. In quest’opera teatrale, il campo è<br />

quello della quotidianità, tenendo comunque conto del fatto che si tratta di un testo scritto.<br />

Il modo si riferisce al mezzo o canale attraverso cui si realizza l’attività comunicativa: a<br />

seconda del canale selezionato, disitngueremo tra testi orali e scritti, i quali evidenziano un<br />

diverso grado di spontaneità. Prendendo come riferimento il noto diagramma ad albero<br />

tracciato da Gregory and Carroll 9 , si può affermare che il modo in Bajarse al moro è quello di<br />

un testo scritto per essere detto.<br />

Il tenore esprime il tipo di rapporto tra parlante e interlocutore, e in questo caso si tratta di un<br />

rapporto di interattività tra i parlanti.<br />

Il tono indica invece il livello di intimità o formalità della conversazione, classificabile in<br />

base a una scala a tre gradi, corrispondenti all’uso colloquiale (familiare o informale), all’uso<br />

standard (neutro o corrente) e ad un uno elevato o solenne (molto formale). In quest’opera<br />

teatrale il tono è principalmente informale, fatta eccezione per alcuni esempi di formalità<br />

derivanti, ad esempio, dall’utilizzo delle forme di cortesia nell’atto comunicativo.<br />

9 Il diagramma ad albero di Gregory and Carroll mette in evidenza il fatto che non esiste una netta dicotomia tra<br />

discorso orale e scritto: la struttura del diagramma presenta sul lato sinistro i testi corrispondenti all’oralità e sul<br />

lato destro quelli corrispondenti alla scrittura. Al centro si trovano una serie di modi a metà tra l’oralità e la<br />

scrittura (tra i quali si inserisce quello dell’opera teatrale in esame).


Lo studio del registro porta a riconoscere un testo che imita la conversazione spontanea, nel<br />

quale si possono inoltre individuare i tratti situazionali (rasgos situacionales o<br />

coloquializadores) e dei tratti primari (rasgos primarios del registro coloquial) proposti dagli<br />

studi di Briz (Briz 1996: 30-31). I tratti situazionali si distinguono in: relaciòn de igualdad, di<br />

parità, tra gli interlocutori; relación vivencial de proximidad, basata sulle conoscenze in<br />

comune dei partecipanti alla conversazione; marco discursivo familiar; temática no<br />

especializada, vale a dire la quotidianità. Per quanto riguarda invece i tratti primari si<br />

distinguono: la ausencia de planificación, vale a dire la spontaneità; la finalidad<br />

interpersonal, cioè lo scopo della comunicazione; e il tono informal già menzionato in<br />

precedenza. In Bajarse al moro sono presenti tutti i tratti situazionali, mentre, tra i tratti<br />

primari, la ausencia de planificación non è presente, visto che non si tratta di una<br />

conversazione spontanea, ma di un’opera in cui Alonso de Santos cerca di imitare la testualità<br />

di un testo orale spontaneo.<br />

Molte altre sono, se si entra nello specifico, le caratteristiche testuali tipiche del registro<br />

colloquiale, tra cui si tengono a specificare: le costanti lessicali tipiche di un linguaggio<br />

giovanile, “della strada”, gergale, che comprendono i modi di dire e quindi certe espressioni<br />

consolidate nella lingua di tutti i giorni, che possono valere anche come intensificatori,<br />

oggetto di studio del presente elaborato, appartenenti al livello morfo-sintattico delle<br />

caratteristiche del registro colloquiale.<br />

L’opera di Alonso de Santos è quindi una mimesi di una conversazione spontanea, caso in cui<br />

il parlato si manifesta nello scritto. Tale rapporto tra il testo scritto e la conversazione<br />

spontanea viene definito da Briz (1998, 2001) con il concetto di oralidad opposto alla<br />

escrituridad, dove, invece, è lo scritto a manifestarsi nella lingua parlata.<br />

3.2 Il corpus italiano: due testi di Rossana Campo<br />

Il corpus di riferimento in lingua italiana da me selezionato si compone di due romanzi<br />

di Rossana Campo: Il pieno di super e Mai sentita così bene, entrambi pubblicati da<br />

Feltrinelli, rispettivamente nel 1993 e nel 1995. I due testi sono stati scelti perchè presentano<br />

un registro colloquiale paragonabile a quello del testo spagnolo di partenza, e consentono di<br />

osservare i meccanismi di intensificazione che più frequentemente ricorrono in italiano nei<br />

testi che imitano l’oralità. I due romanzi di Rossana Campo, inoltre, presentano tematiche e<br />

tecniche narrative simili a quelle predilette da Alonso de Santos: la marginalità che si scontra<br />

con la società che la circonda, tema centrale in Bajarse al moro e in Il pieno di super e la


struttura dialogica della narrazione così evidente in Bajarse al moro caratterizza anche il<br />

romanzo Mai sentita così bene, dove le conversazioni e i dialoghi tra i protagonisti<br />

costituiscono la quasi totalità del testo scritto.<br />

E’ necessario, inoltre, specificare il motivo per cui si è scelto di prendere in considerazione un<br />

corpus composto di due testi, e non di uno, come si è fatto per lo spagnolo. Si è deciso di<br />

selezionare un corpus di riferimento di dimensione doppia rispetto a quello spagnolo di<br />

partenza per poter disporre di una maggiore gamma di esempi di strategie di intensificazione<br />

in italiano, in modo da avere a disposizione un maggior numero di possibilità e alternative al<br />

momento di formulare suggerimenti per la traduzione. Anche per questi due testi, si procederà<br />

con un’analisi generale delle caratteristiche, partendo dalle tematiche e dalle trame, per<br />

giungere infine a definirne il tipo di registro.<br />

Il pieno di super (che consta di 27 capitoli), scelto per il tema della marginalità, narra<br />

le comiche e curiose avventure di un gruppo di ragazzine vivaci che, per un motivo o per<br />

l’altro, si trovano in una condizione di “rifiuto” e di emarginazione sociale, in particolare da<br />

parte nell’ambiente in cui passano la maggior parte del loro tempo: la scuola. Alcune<br />

appartengono a famiglie di meridionali emigrati al nord, chi perché figlia di un disoccupato,<br />

chi perché figlia di madre che tradisce il marito che è in manicomio, queste ragazzine si<br />

trovano continuamente respinte e malvolute dalla gente che le circonda. Ciononostante, non si<br />

perdono d’animo e non si fanno prendere dallo sconforto, vivendo appieno la propria infanzia<br />

e giovinezza, affrontando insieme prove e situazioni terribili e al contempo comiche fino alla<br />

fine, quando decidono di scappare tutte insieme e salgono sul primo treno che passa dirette in<br />

Inghilterra, momento in cui il romanzo termina lasciando al lettore il dubbio su quello che<br />

realmente avverrà.<br />

Mai sentita così bene (che consta di 25 capitoli), scelto per il carattere dialogico in cui<br />

la narrazione quasi scompare, è ambientato in una sera di fine estate a Parigi. Tutta la storia si<br />

svolge nel corso di una cena fra donne legate da un rapporto di amicizia: l’occasione della<br />

“riunione” è il ritorno di Lucia, un’amica scomparsa per mesi senza lasciare alcuna traccia.<br />

Durante la serata le ragazze raccontano i propri amori, confessano i tradimenti, scherzano,<br />

piangono e ridono sulla propria irrefrenabile voglia di infrangere le regole e di vivere<br />

all’insegna del desiderio e del piacere. La cena, durante la quale vengono raccontate le più<br />

strane vicissitudini e svelati i più impensabili colpi di scena che generano litigi e malumori, si<br />

conclude come era iniziata: con un gruppo di amiche sedute in cerchio, dopo essersi ritrovate,<br />

che parlano come se avessero appena iniziato, forse solo un po’ più brille.


In entrambi i romanzi, il registro è raffrontabile a quello di Bajarse al moro poichè<br />

vengono soddisfatti i requisiti di colloquialità (rasgos coloquializadores) e i tratti primari<br />

indicati da Briz. Nello specifico, si tratta di romanzi scritti per essere letti come se fossero<br />

ascoltati (cfr. Gregory e Carroll).<br />

In entrambi i romanzi, sebbene con una diversa manifestazione di ricorrenze e con prevalenza<br />

nel secondo testo, l’intensificazione è presente e facilmente identificabile come importante<br />

spia testuale di informalità e colloquialità.


Capitolo 4<br />

“INTENSIFICATORI NEI CORPORA SPAGNOLO E ITALIANO”


4. INTENSIFICATORI NEI CORPORA SPAGNOLO E ITALIANO<br />

4.1. Valore del fenomeno della intensificación in un testo scritto per essere detto<br />

Nel presente capitolo si analizzano approfonditamente gli intensificatori rilevati nei<br />

corpora presi come riferimento. L’intensificazione è uno dei fenomeni linguistici che<br />

caratterizzano il linguaggio colloquiale e risulta quindi facile capirne il valore all’interno di un<br />

testo scritto per essere detto. Tale tipo di testo, aspira ad essere una mimesi del parlato che si<br />

avvicini il più possibile alla conversazione colloquiale (cfr. § 3.1), traendo spunto da tutti gli<br />

artifici che essa utilizza. Il valore di tale fenomeno linguistico all’interno di un testo scritto<br />

per essere detto è quindi di fondamentale importanza, perchè, andando ad aggiungersi a tutte<br />

le altre strategie di colloquialità, conferisce al testo l’effetto desiderato. Anche nei corpora<br />

analizzati, l’intensificazione figura piuttosto frequentemente, secondo le convenzioni del<br />

genere testuale di riferimento. Di seguito, l’analisi nello specifico di tale fenomeno.<br />

4.2. Esempi di intensificazione nel corpus spagnolo e relativa analisi<br />

In questo paragrafo si cerca di proporre una classificazione e una descrizione degli<br />

intensificatori incontrati nel corpus spagnolo e di raggrupparli, secondo categorie strutturali,<br />

per comprendere al meglio la loro funzione pragmatica, tramite la descrizione dal punto di<br />

vista degli atti linguistici 10 , all’interno del testo. In tale classificazione farò riferimento alla<br />

tassonomia indicata da Briz (2001: 113-123) e manterrò in spagnolo la definizione di ciascuna<br />

categoria. Al lato di ogni categoria descritta compare il numero delle occorrenze<br />

dell’intensificatore all’interno del testo 11 .<br />

4.2.1 Intensificación por modificación interna: SUFIJOS y PREFIJOS 12<br />

(11 occorrenze)<br />

-azo, 7 occorrenze (latazo, cabronazo, mariconazo, un puestazo, catarrazo, trancazo,<br />

cañonazo)<br />

-ón, 2 occorrenze (cabezones, madrugones)<br />

10<br />

Gli atti linguistici presi in considerazione in questo tipo di classificazione, sono quelli proposti da Searle (cfr.<br />

§ 2.3).<br />

11<br />

Il lavoro di individuazione degli intensificatori è stato realizzato manualmente, senza l’ausilio di alcun<br />

software. Vi è quindi la possibilità che qualche intensificatore possa essere sfuggito nello spoglio dei corpora .<br />

12<br />

Nella ricerca degli intensificatori non sono stati individuati prefissi, ma si è ritenuto opportuno citarli al fine<br />

dell’analisi contrastiva che riguarda la modificazione interna.


-uza, 1 occorrenza (gentuza)<br />

-ajo, 1 occorrenza (pequeñajo)<br />

Questo tipo di intensificatori modifica la struttura stessa di una parola, agendo sul<br />

piano della derivazione morfologica, connotandola negativamente o positivamente a seconda<br />

del contesto.<br />

Así […] se intensifica por modificación interna (uso del sufijo aumentativo o de<br />

prefijos intensificadores como so-, re(que(te))-, super-, etc.) […]. (Briz 2001: 117).<br />

Si noti come nella maggior parte dei casi, i suffissi intensifichino l’aspetto negativo,<br />

mentre i prefissi quello positivo. Dal punto di vista pragmatico, tali strategie di<br />

intensificazione agiscono nella conversazione come espressioni di giudizio e valutazione del<br />

parlante, offrendo in questo modo un tipo di atto verdittivo 13 , senza dimenticare però che<br />

apportano anche una modificazione dal punto di vista semantico.<br />

Si prenda come esempio:<br />

CHUSA.- Si no es nada. Dos horas. No te das ni cuenta. Es peor el tren,<br />

que es un latazo. Tarda como doce horas.<br />

Il suffisso, in questo caso, serve a sottolineare l’aspetto negativo della lunghezza del viaggio<br />

in treno e, al tempo stesso, a connotare positivamente il viaggio in traghetto di cui si parla<br />

poco prima. L’obiettivo comunicativo è convincere Elena, impaurita dalla traversata via mare,<br />

del fatto che non c’è alcun motivo di essere preoccupata dal momento che la cosa peggiore è<br />

il tragitto in treno.<br />

Un altro esempio tratto dal testo è:<br />

JAIMITO.- Este Alberto es que es un cabronazo. Me tiene ya hasta la…<br />

Anche in questo caso il suffisso –azo conferisce un grado di negatività al sostantivo che<br />

modifica. Jaimito e Chusa si stanno sfogando l’un con l’altra, infastiditi dal fatto che Alberto<br />

e Elena non abbiano perso tempo e si siano dati da fare per “sistemare” la questione della<br />

verginità della ragazza, un ostacolo per l’operazione del traffico di droga da portare a Madrid<br />

13 Gli atti verdittivi di Austin (1964) possono rientrare nella categoria più ampia dei rappresentativi di Searle<br />

(1975).


dal Marocco. Essendo però stati Chusa e Jaimito stessi a proporre la soluzione, cercano di<br />

trovare dei difetti in base ai quali poter criticare i due giovani. In questo modo Alberto viene<br />

descritto come un cabronazo, letteralmente uno stronzo, ma che nel contesto sta ad indicare<br />

una persona che in italiano verrebbe definita come bastardo. L’effetto ottenuto a livello<br />

pragmatico è una sorta di giustificazione ai commenti negativi che i due cugini stanno<br />

facendo sui loro amici, che in questo modo risultano meno incoerenti.<br />

4.2.2 Intensificación por modificación externa (23 occorrenze)<br />

- Cuantificadores (8 occorrenze): montones de baberos; un montón de años; un<br />

montón de tíos; de un montón de millones; con un montón; se lo he dicho veinte<br />

veces; un millón de veces; es cantidad de barata<br />

- Sintagmas prepositivos fraseológicos con valor adverbial (6 occorrenze): de puta<br />

madre; de maravilla; bien a gusto; a tutiplén; tan pirada; tan serios<br />

- Sintagmas prepositivos fraseológicos con valor adjetival (7 occorrenze): un<br />

mogollón de tren; menudo mogollón; muerto de hambre de mierda; chulos de<br />

mierda; tonta del culo; una maldita vez; qué coño pasa ahora<br />

- Preposición HASTA (2 occorrenze): nos conocían hasta los acomodadores; hasta le<br />

podían haber expulsado<br />

In questa classe di intensificatori di tipo morfologico, le strategie adottabili si dividono in<br />

due sottocategorie:<br />

[…] modificación externa, bien a través de cuantificadores, de sintagmas<br />

especificativos con valor intensificador […], muchos de los cuales son, como<br />

puede notarse, sintagmas prepositivos fraseológicos con valor adverbial o<br />

adjetival según los contextos; bien por el uso enfático de la conjunción pero o<br />

pero que, o de la preposición hasta. (Briz 2001: 117).<br />

Si tratta di intensificatori che modificano l’enunciato fino ad ottenere un effetto di<br />

esagerazione da parte del parlante: l’atto comunicativo espresso è, come nella maggior parte<br />

dei casi di intensificazione, un atto rappresentativo–espressivo: rappresenta la realtà dei fatti<br />

dalla prospettiva dell’enunciante, nonché il suo stato d’animo e i suoi sentimenti nei confronti<br />

di questa. Ad esempio:<br />

ELENA.- ¿Y vamos a su casa? ¿En una montaña? ¿Y cómo subimos?


CHUSA.- Por la carretera, por dónde vamos a subir. Hay carretera. Y ya<br />

verás, tía, se enrollan de puta madre. Los moros de la ciudad ya te digo,<br />

manguis que te caes ; pero los de la montaña son buena gente.<br />

L’esempio riportato vede come protagoniste Elena e Chusa che stanno parlando<br />

dell’organizzazione del viaggio che devono intraprendere in Marocco. Elena, inesperta e<br />

diffidente, continua a fare domande a Chusa, la quale, in maniera molto disinvolta, trova una<br />

risposta a tutto. Questo suo atteggiamento disinvolto e l’utilizzo di un linguaggio colloquiale,<br />

arricchito da due intensificatori, conferiscono all’enunciato un carattere di veridicità, quasi<br />

come se con il suo enunciato Chusa volesse imporre ad Elena la propria percezione della<br />

realtà. All’ottenimento di tale effetto di convinzione collabora anche il caso<br />

dell’intensificatore in esame: per presentare a Elena la gente del posto dove alloggeranno,<br />

Chusa utilizza la strategia della modificazione esterna ed ottiene come effetto la<br />

rappresentazione chiara e inequivocabile di ciò che vuole trasmettere, enfatizzando il proprio<br />

punto di vista con lo scopo convincere la propria interlocutrice della veridicità di quanto<br />

espresso.<br />

4.2.3 Intensificación a través de recursos sintácticos (29 occorrenze)<br />

4.2.3.1 Incrementación a través del artículo “un” (5 occorrenze)<br />

sin un duro; sin un clavo; es un jaimito; soy un ignorante; ¡unas carcajadas…!<br />

Questa strategia di intensificazione può avere diversi effetti sia dal punto di vista<br />

semantico, che dal punto di vista pragmatico, come sempre a seconda del contesto<br />

conversazionale in cui viene inserita. L’articolo un, infatti, serve sia ad esprimere un certo<br />

grado di quantità, quanto a porre enfasi su ciò che viene detto, esprimendo indirettamente una<br />

sorta di giudizio e coinvolgendo quindi un tipo di atto comunicativo rappresentativo. E’ un<br />

tipico esempio di modificazione del decir e de lo dicho (cfr. § 2.3), che Briz descrive con le<br />

seguenti parole:<br />

[…] puede afirmarse que se intensifica manipulando,<br />

- lo dicho, el contenido proposicional y conceptual [...].<br />

- o el decir, la fuerza ilocutiva de un acto o la presencia de los participantes de la<br />

enunciación (Yo, Tú) [...]. (Briz 2001: 127)<br />

Ad esempio in:


JAIMITO: […] y me dejas aquí colgao, sin un duro…<br />

Jaimito sta criticando Chusa, la cugina, per averlo lasciato solo per l’ennesima volta e per<br />

essersi rifatta viva solo dopo parecchio tempo. Dicendo di essere rimasto a casa sin un duro<br />

esprime l’effettiva mancanza di denaro e fornisce implicitamente un giudizio morale e di<br />

rimprovero: Chusa non si è fatta scrupoli a lasciarlo solo a casa in quelle condizioni. In questo<br />

caso la funzione pragmatica dell’intensificatore è quella di rafforzare la tesi del soggetto<br />

enunciante che vuole far sentire in colpa il suo interlocutore per il comportamento poco<br />

opportuno.<br />

Si consideri l’esempio seguente:<br />

JAIMITO: […] Todo el mundo allí se estaba todo el día riendo. ¡Unas<br />

carcajadas por los pasillos!<br />

La struttura di intensificazione in questo caso vuole non solo elevare dal punto di vista<br />

semantico la quantità delle risate che Jaimito si faceva in ospedale, quanto essere uno<br />

strumento per convincere Elena, l’interlocutrice, del fatto che l’ospedale non era poi un<br />

ambiente tanto angusto.<br />

4.2.3.2 Intensificación a través de preposiciones (2 occorrenze)<br />

CON + ARTÍCULO ‘LO’ + ADJETIVO + QUE:<br />

con lo formal que se ha vuelto; con lo ocupado que está<br />

Questa classe di intensificatori 14 prevede una modificazione dell’enunciato dal punto<br />

di vista semantico, la maggior parte delle volte per mezzo dell’utilizzo di preposizioni<br />

enfatizzanti. Quasi tutti questi intensificatori hanno lo scopo illocutorio di presentare la realtà<br />

dei fatti e di trasmetterne la veridicità, e figurano dunque in atti linguistici rappresentativi.<br />

Nel corpus di riferimento spagnolo ne sono stati rilevati solamente due. Si consideri<br />

l’esempio:<br />

DOÑA ANTONIA.- Algo habrá hecho. Todo eso os pasa por lo que os<br />

pasa. Verás cuando se entere tu padre, con lo formal que se ha vuelto<br />

desde que ha salido de la cárcel.<br />

14 Per l’analisi approfondita di tutte le strutture degli intensificatori sintattici, si veda § 2.4.


In questa scena Doña Antonia, la madre di Alberto, arriva in casa del figlio subito dopo la<br />

rapina e trova Jaimito sanguinante dopo essere stato colpito al braccio da un colpo di pistola.<br />

Nel rimproverare i ragazzi per il loro stile di vita sregolato, si rivolge direttamente ad Alberto,<br />

facendogli notare che suo padre, appena uscito dal carcere, è diventato una persona distinta,<br />

enfatizzando maggiormente il suo tono di disapprovazione. Si tratta di un atto misto,<br />

rappresentativo–espressivo.<br />

4.2.3.3 Intensificación con modos de expresión cuasi-consecutivos<br />

(5 occorrenze)<br />

con una pinta que te caes; montando una allí que te cagas; manguis que te caes; una cara<br />

de tonta que no se lame; una cara de bueno que se la pisaba<br />

In questa classe di intensificatori, la struttura dell’enunciato appare come una frase<br />

consecutiva; questa strategia serve ad influire sull’accordo e il disaccordo dell’interlocutore<br />

riguardo a ciò che viene detto.<br />

Si tratta quindi di atti rappresentativi – direttivi, in quanto hanno sia la funzione di presentare<br />

la realtà dei fatti in quanto credenza del parlante, sia la funzione di trovare il consenso<br />

dell’interlocutore riguardo ciò che viene detto. Si osservi nell’esempio:<br />

ELENA.- ¿Saco las cosas?<br />

CHUSA.- Sí. No las pongas ahí. Ése es el rincón de Alberto; no le gusta<br />

que le desordenen ni le toquen nada. Ya le conocerás luego. Está chachi,<br />

te va a gustar. Es muy alto, fuerte, moreno, con una pinta que te caes.<br />

[…]<br />

Nell’ estratto, Chusa ha appena portato a casa Elena e le sta mostrando l’appartamento per far<br />

sì che si possa ambientare il prima possibile. Nel dialogo, Chusa le parla anche di Alberto, il<br />

proprio fidanzato, elogiandone la bellezza. Per far sì che quello che dice risulti credibile e<br />

convincente alle orecchie di Elena che non ha ancora visto il ragazzo, utilizza la strategia di<br />

intensificazione in questione, che presenta la realtà dei fatti, vale a dire la bellezza di Alberto<br />

(atto rappresentativo), e che la ingrandisce per impressionare e convincere l’interlocutrice<br />

(atto direttivo).<br />

4.2.3.4 Intensificación a través de frases exclamativas (7 occorrenze)<br />

¡madero !; qué demasiao; qué bien; qué bonito; ¡qué liantes sois !; ¡qué follón, Dios !;<br />

¡qué cabrón eres !


E’ chiaro che, di per sè, tutte le espressioni esclamative in generale comportano<br />

un’intensificazione dell’atteggiamento del parlante.<br />

Proprio perché a subire una modificazione di tipo intensificativo è l’atteggiamento del<br />

parlante nei confronti dell’enunciato, si può affermare che le frasi esclamative esprimono un<br />

atto comunicativo di tipo espressivo, che trasmette cioè lo stato psicologico dell’enunciante<br />

in relazione con il contenuto di ciò che viene detto. Si consideri l’esempio seguente:<br />

CHUSA.- […] si nos apetece nos vamos antes a dar una vuelta por Fez o<br />

Marraqués, a ver a los encantadores de serpientes, por la calle, que están<br />

tocando la flauta ahí, y salen del cesto…<br />

ELENA.- Ay, qué bien, qué bonito. ¿Vivas ? ¿Vivas las serpientes ?<br />

Chusa, al fine di trasmetterle un po’ di tranquillità, sta raccontando ad Elena tutte le<br />

attrazioni e le bellezze che il Marocco può offrire. Elena, dopo aver sentito parlare di cose<br />

che evidentemente la entusiasmano, esprime il suo stato d’animo tramite le due esclamazioni<br />

qué bien e qué bonito, inequivocabili atti espressivi a livello pragmatico, in cui<br />

l’intensificazione è ottenuta anche tramite la ripresa anaforica.<br />

4.2.3.5 Intensificación con partículas de negación (10 occorrenze)<br />

NI + SUSTANTIVO + NI + SUSTANTIVO: ni bocata ni leches; ni cerveza, ni ginebra, ni<br />

nada; ¡qué enfermedad ni que leches!;<br />

NI + SUSTANTIVO + NI + ADVERBIO: no hay jeringuillas ni nada de eso; ni porros ni<br />

nada; no eran artistas, ni nada; ni tetas ni nada;<br />

NI + SUST./ADV. + DE : ni coñas de esas; ni nada de nada; no tienes ni puta idea de<br />

nada<br />

Si osservi come, in quasi tutti gli esempi sopra elencati, le particelle negative si<br />

ripetano almeno una volta, strategia caratteristica di questo tipo di intensificatori. In questo<br />

meccanismo linguistico, all’iterazione che enfatizza ciò che viene detto si aggiunge la<br />

negazione, un ulteriore ed efficace mezzo di intensificazione. In questi casi l’atto<br />

comunicativo trasmesso dall’enunciato è un atto rappresentativo o assertivo, che assume<br />

valore rappresentativo – espressivo nel caso in cui si ha un’esclamazione che manifesta<br />

l’atteggiamento e i sentimenti del parlante. Per fare un esempio, si consideri:


DOÑA ANTONIA.- Es una enfermedad, hijo, ya te lo dijo el médico.<br />

[…]<br />

ALBERTO.- (Muy duro) ¡Qué enfermedad ni qué leches!<br />

Nella scena Alberto è molto arrabbiato con la madre, Doña Antonia, quando trova nella sua<br />

borsa una grande quantità di bavaglini rubati. La donna si difende e giustifica le proprie azioni<br />

affermando di essere affetta da cleptomania, una malattia vera e propria diagnosticatale anche<br />

dal medico. Alberto, incredulo e inorridito dalle affermazioni della madre, la rimprovera e la<br />

condanna tramite l’esclamazione con particella negativa, dichiarando in tal modo di non<br />

crederle e di non approvare il suo comportamento (atto rappresentativo, espressione della<br />

realtà dei fatti), dimostrando inoltre la propria rabbia e disapprovazione (atto espressivo).<br />

4.2.4 Intensificación a través de recursos fraseológicos (17 occorrenze)<br />

4.2.4.1 Locuciones adverbiales: de verdad (13 occorrenze)<br />

A questa categoria di intensificatori appartiene la locuzione de verdad, si tratta infatti di un<br />

[...] sintagma prepositivo fraseológico con valor adverbial. (Briz 1996 : 16)<br />

All’apparenza si potrebbe pensare ad un intensificatore che agisce sul discorso<br />

attraverso la modificación externa, ma l’alta frequenza dell’utilizzo di tale locuzione<br />

avverbiale ne ha favorito la lessicalizzazione, consolidandola come un’unità fraseologica.<br />

Si può affermare che questo tipo di intensificatore ha una valore quasi esclusivamente<br />

pragmatico all’interno di una situazione conversazionale, in quanto si utilizza per intensificare<br />

l’atteggiamento dell’enunciante nei confronti di ciò che viene detto. L’atto comunicativo che<br />

solitamente viene espresso da questa locuzione rientra tra gli atti rappresentativi o assertivi<br />

della tassonomia searliana, i quali<br />

Si consideri:<br />

[…] sono caratterizzati dallo scopo illocutorio di impegnare il parlante alla verità della<br />

proposizione espressa (quindi tutti i membri di questa classe possono essere valutati<br />

mediante il giudizio vero/falso); la direzione di adattamento va dalle parole al mondo e<br />

lo stato psicologico espresso è una credenza. Ne fanno parte ad esempio asserzioni,<br />

constatazioni, spiegazioni, classificazioni, descrizioni, diagnosi. (Bertuccelli Papi 1993:<br />

35-36).


ALBERTO.- […] sólo he venido a por la porra, de verdad, que se me había<br />

olvidado.<br />

In questo caso Alberto utilizza l’intensificatore per giustificare alla madre, che lo sta<br />

accusando di essere un perditempo, il fatto di trovarsi a casa in orario di lavoro. Strategia<br />

utilizzata dall’enunciante per ottenere un effetto di convincimento e di giustificazione allo<br />

stesso tempo durante una discussione con l’interlocutore.<br />

Altro esempio:<br />

DOÑA ANTONIA.- ¡No, no, de verdad que no…!<br />

La madre di Alberto, si mette sulla difensiva utilizzando la locuzione de verdad per<br />

sottolineare ed enfatizzare la propria innocenza davanti alle accuse del figlio che la<br />

rimprovera di essere una ladra. La donna, che giustifica i propri furti sostenendo di essere<br />

malata di cleptomania, insiste, sottolineando tramite l’intensificatore, la veridicità di quanto<br />

affermato.<br />

Nel corpus è stato rilevato inoltre un intensificatore similare che svolge la stessa<br />

funzione di de verdad, anche se espresso in altri termini: la locuzione en serio, nella scena in<br />

cui Alberto cerca di far capire a Jaimito che lui ed Elena se ne vanno realmente di casa.<br />

L’enunciato a cui si fa riferimento è il seguente:<br />

ALBERTO.- Oye, me voy. Es en serio.<br />

4.2.4.2 Unidades sintagmáticas verbales marcadas sociolingüísticamente (4 occorrenze)<br />

te pones las manos echas polvo; estoy echo polvo; tela de chungo estoy; te ponen los pelos<br />

de punta<br />

Le unità sintagmatiche verbali marcate a livello sociolinguistico 15 , rappresentano<br />

strategie fraseologiche introdotte e consolidate, in questo caso, nel linguaggio dello strato<br />

giovanile. L’atto linguistico che esprimono ha un obiettivo illocutorio di tipo<br />

rappresentativo–espressivo, in quanto presenta la realtà dei fatti e lo stato d’animo del<br />

parlante. Si consideri l’esempio:<br />

15 Briz le definisce unidades sintagmáticas verbales o recursos fraseológicos. (Briz 2001: 122).


JAIMITO.- […] Si quieres que te diga la verdad, Humphrey, estoy echo<br />

polvo. Tela de chungo estoy.<br />

Nella scena, Jaimito si sta sfogando con il suo criceto, Humphrey, l’unico “inquilino” rimasto<br />

nell’appartamento prima del ritorno di Chusa dal carcere. Alberto ed Elena, di cui Jaimito è<br />

segretamente innamorato, se ne sono appena andati di casa dopo aver preso i loro ultimi<br />

effetti personali. Con queste due frasi Jaimito rappresenta pienamente la situazione di<br />

solitudine in cui si ritrova (atto rappresentativo), nonché il suo stato d’animo, altrettanto<br />

malinconico e solitario (atto espressivo).<br />

Si osservi un ulteriore esempio tratto dal corpus:<br />

DOÑA ANTONIA.- En las reuniones nuestras neocatecumenales, que lo<br />

contamos todo, se escuchan casos que te ponen los pelos de punta.<br />

In questa scena Doña Antonia sta spiegando ad Elena come funziona la comunità<br />

neocatecumenale che frequenta, cercando allo stesso modo di convincerla del fatto che<br />

frequentare quel tipo di comunità può solo giovare. Nella descrizione delle attività della<br />

comunità, inserisce la locuzione in esame, al fine di rendere credibile la propria convinzione<br />

su quanto veramente valga la pena parteciparvi (atto rappresentativo) ed esprimendo allo<br />

stesso tempo tutto il proprio entusiasmo (atto espressivo). Ci si trova di fronte ad un atto<br />

linguistico rappresentativo–espressivo.<br />

4.2.5 Intensificación a través de recursos léxicos (9 occorrenze)<br />

4.2.5.1 Intensificación por medio de la repetición (8 occorrenze)<br />

Repetición directa: nada, nada, nada<br />

Repetición indirecta: no cabemos tía, no cabemos; golfo más que golfo; no quiero y no<br />

quiero; trabajar mucho, mucho para […]; ¡sinvergüenza, que eres un sinvergüenza!;<br />

¡guasón, que eres un guasón!; madero, que es un madero<br />

La parola stessa, “ripetizione”, può essere facilmente riconducibile ad un concetto di<br />

intensificazione, e, tra le altre, si definisce anche come


“3. (ling.) Ogni figura retorica che consiste nel ripetere la stessa parola o<br />

frase, spesso con valore enfatico.” (Zingarelli 1994 s.v. ripetizione)<br />

Una delle categorizzazioni della ripetizione all’interno della classe degli intensificatori<br />

prevede una distinzione tra ripetizione diretta e ripetizione indiretta 16 ; la prima, chiamata<br />

anche geminazione, consiste nell’affiancare lo stesso vocabolo per un numero di volte<br />

indefinito, tenendo conto del fatto che più volte una parola viene ripetuta, maggiore sarà la<br />

forza illocutoria ottenuta dall’intensificatore. Si prenda in esempio:<br />

CHUSA. – No, antes tampoco se ha oído nada.<br />

[…]<br />

JAIMITO. – (Acercándose más a la puerta, intentando escuchar.) ¿Y no<br />

has oído nada, nada, nada?<br />

In questa scena Jaimito, appena rientrato dal supermercato, trova Chusa davanti alla porta di<br />

camera di Alberto dove lo stesso Alberto ed Elena stanno cercando di risolvere il problema<br />

della verginità di quest’ultima. Jaimito, trovando Chusa attenta di fronte alla porta, e curioso<br />

di sapere cosa stia succedendo all’interno, le chiede se fino a quel momento ha sentito<br />

qualcosa. Chusa risponde di no e Jaimito, per insistere e per invitare la cugina a parlare nel<br />

caso dovesse aver sentito qualcosa, utilizza la geminazione. Dal punto di vista pragmatico si<br />

tratta di un atto direttivo, che serve cioè a portare l’interlocutore a fare qualcosa che si<br />

desidera faccia: in questo caso Jaimito vuol fare dire a Chusa cosa ha sentito provenire<br />

dall’interno della stanza. C’è una curiosità per quanto riguarda questo intensificatore nella<br />

versione cintematografica: Jaimito risponde infatti: “Nada del verbo nada”, dove alla<br />

ripetizione, in questo caso indiretta, si aggiunge anche la paronomasia (un gioco di parole tra<br />

il verbo nadar e l’avverbio nada), che amplifica l’effetto comico.<br />

Nel caso della ripetizione indiretta, le parole ripetute non sono più adiacenti, ma sono<br />

divise, nonché enfatizzate da particelle rafforzative, come possono essere ad esempio pero<br />

que, más que, no, sino… . Nel testo si trova più di un esempio; si consideri:<br />

DOÑA ANTONIA.- ¿Se puede saber qué haces aquí, golfo más que<br />

golfo?<br />

16 Si sono incontrate altre interessanti classificazioni per il fenomeno della ripetizione: il fatto che non vengano<br />

prese in considerazione nel presente elaborato non significa che esse siano meno attendibili o accettabili di altre.<br />

A tal proposito, si consideri l’eccellente distinzione di Bazzanella tra ripetizione monologica e ripetizione<br />

dialogica. (Bazzanella 2005: 79 e 124).


In questo caso specifico, Doña Antonia, madre di Alberto, è appena arrivata<br />

nell’appartamento dei ragazzi e sorprende il figlio, che dovrebbe essere al lavoro, ancora a<br />

casa. La donna si arrabbia molto e si sfoga con il figlio, non solo perché non è ancora al<br />

lavoro, ma soprattutto perché frequenta quel tipo di gente che a lei proprio non piace. In<br />

questo caso la ripetizione ha una sfumatura di rimprovero, espressa tramite un atto<br />

comunicativo misto: verdittivo–espressivo: verdittivo perché esprime una valutazione che la<br />

madre fa del figlio in base alla realtà dei fatti, ed espressivo perché esprime anche lo stato<br />

d’animo di profonda delusione e rabbia di Doña Antonia.<br />

4.2.5.2 Intensificación mediante lexemas semánticamente “intensos”<br />

In questa categoria di intensificatori figurano anche tutti i lessemi connotati da un<br />

intenso valore semantico. Ne è esempio:<br />

CHUSA.- Ya le conocerás. Está chachi, te va a gustar.<br />

In questa scena Chusa sta descrivendo a Elena, la nuova arrivata in casa, il proprio fidanzato<br />

Alberto, per far sì che si possa convincere di essere capitata in un posto bello e accogliente.<br />

L’intensificatore chachi è il lessema [+ intenso] di bueno (equivale a buenísimo, estupendo).<br />

4.2.6 Intensificación a través de recursos semánticos (6 occorrenze)<br />

A questa categoria di intensificatori appartengono tutte le strategie che utilizzano<br />

figure retoriche ai fini di enfatizzare ciò che viene detto.<br />

4.2.6.1 Ironía (2 occorrenze)<br />

un kilo, no te digo; yo siempre tengo mucha suerte<br />

Tra queste modificazioni di tipo semantico figura l’ironia, che<br />

[…] es un recurso elativizador, sea el caso del acto afirmativo que niega, el de<br />

la negación que afirma[…]. (Briz 2001: 123).


Nel testo analizzato si trovano due esempi di questo tropo che, attraverso<br />

un’affermazione, nega il concetto espresso, ricorrendo ad una violazione della massima di<br />

qualità 17 . Ad esempio:<br />

JAIMITO.- Me ha dado en el brazo, aquí arriba. No lo puedo casi<br />

mover… ¡ay!<br />

DOÑA ANTONIA.- Pues te ha salvado Dios, porque si te da en la<br />

cabeza, o en el corazón… Has tenido suerte.<br />

JAIMITO.- Sí, suerte. Yo siempre tengo mucha suerte.<br />

Questa è la scena che conclude il primo atto dell’opera: è appena finito l’incubo della rapina<br />

che i ragazzi subiscono nel proprio appartamento, durante la quale Jaimito riporta una ferita<br />

di arma da fuoco sul braccio. Il ragazzo, mentre gli amici decidono il da farsi, geme dal<br />

dolore e Doña Antonia, giunta in casa da pochi istanti, cerca di consolarlo con le sue<br />

“prediche” da bigotta quale è e di fargli capire che è stato fortunato e che sarebbe potuta<br />

andare peggio. Jaimito, che non dà importanza a quello che Doña Antonia dice, ironizza sulla<br />

propria fortuna, producendo un atto linguistico di tipo espressivo, che trasmette cioè il suo<br />

stato d’animo.<br />

4.2.6.2 Comparación (hiperbólica) (4 occorrenze)<br />

como Dios manda; poniendo el culo como para que les pongan una inyección; como a un<br />

marqués; con esa carita de mosquita muerta<br />

Anche la comparazione può svolgere una funzione intensificatrice, esprimendo in<br />

genere, dal punto di vista pragmatico, atti rappresentativi, atti espressivi o atti misti<br />

rappresentativo – espressivi. Si prenda in considerazione l’esempio:<br />

CHUSA.- ¿Te han tratado bien en el hospital?<br />

JAIMITO.- Como a un marqués.<br />

Chusa, tornata dal carcere, trova Jaimito da solo, anche lui appena rientrato dall’ospedale.<br />

Interessata alle condizioni di salute del cugino, la ragazza gli chiede come è stata la<br />

permanenza all’ospedale e il ragazzo, per esprimere il suo entusiasmo (atto espressivo) nei<br />

confronti del trattamento impeccabile ricevuto all’ospedale (atto rappresentativo), utilizza<br />

17 La massima di qualità fa parte, insieme a quelle di relazione, quantità e modo, del Principio di Cooperazione<br />

di Grice, che suggerisce quanto segue: “Conforma il tuo contributo conversazionale a quanto è richiesto, nel<br />

momento in cui avviene, dall’intento comune accettato o dalla direzione dello scambio verbale in cui sei<br />

impegnato.” (Grice 1988/1993: 60 e ss.)


una comparazione, modificando semanticamente il concetto e conferendogli quindi un grado<br />

di intensificazione.<br />

Gli esempi riportati confermano l’ipotesi, discussa in § 4.2.3, secondo cui<br />

l’intensificazione modifica un enunciato alterandone il contenuto proposizionale e<br />

concettuale, nonchè la forza illocutiva.


4.3 Esempi di intensificazione nel corpus italiano<br />

Per la descrizione degli intensificatori nel corpus italiano, si è deciso di raggruppare<br />

gli intensificatori in base alla strategia e alla struttura che presentano, omettendo però<br />

l’analisi approfondita in quanto ci si baserà sempre sulla tassonomia fornita dagli studi di<br />

Antonio Briz. Prima della descrizione della struttura degli intensificatori e ai relativi esempi<br />

tratti dai testi italiani, si ritiene utile specificare che gli atti linguistici che partecipano<br />

all’azione dialogica sono principalmente e solitamente due: gli atti rappresentativi, in quanto<br />

molti intensificatori esprimono la realtà dei fatti; e gli atti espressivi, dal momento che certe<br />

strutture sono particolarmente colorite e trasmettono lo stato d’animo e la posizione del<br />

parlante nei confronti dell’enunciato.<br />

4.3.1 Intensificazione con modificazione interna (52 occorrenze)<br />

- PREFISSI (12 occorrenze)<br />

stra- (8 occorrenze) a strafottere; strafiga; strafatto; strafogandosi (3 volte); stramaledetto<br />

(2 volte)<br />

super- (4 occorrenze) superbono; superpalette; supermolleggiato; superstitico<br />

- SUFFISSI (40 occorrenze):<br />

-ona/ -one/ -oni (26 occorrenze) testona (2 volte); manone; il bellone (2 volte); una<br />

puntona d’invidia; frocione (2 volte); cagnolone; figaccione; cazzone; tontolone;<br />

bisteccone (2 volte); sapientone; sventolone; cespuglione; mediconi professoroni;<br />

signorone; zoccolone; sopracciglioni; pezzacchione; sterilone; ciglione; cazzottone;<br />

elegantone<br />

-azza/ -azzo (2 occorrenze) candelazza; bonazzo<br />

-otta (4 occorrenze) ragazzotta; cicciotta (2 volte); piccolotta<br />

-ina/ -ini (2 occorrenze) precisina; taierini<br />

-accio (3 occorrenze) poveraccio (2 volte); viziaccio<br />

-occio(1 occorrenza) belloccio<br />

-otto(1 occorrenza) palazzotto<br />

-ello(1 occorrenza) preticello


4.3.2 Intensificazione con modificazione esterna (116 occorrenze)<br />

- (CHE) + SOSTANTIVO (35 occorrenze) che cavolo significa; che cavolo avete capito?;<br />

che cavolo stai facendo?; che cavolo avete combinato?; che cavolo ne sai?; che cavolo<br />

c’hanno; che cavolo dirci; che cavolo succede?; che cavolo stavo dicendo?; che cavolo<br />

c’entri; che cacchio dirci; che cacchio siamo?; che cacchio è; che cacchio stai lì; che<br />

cacchio stai facendo?; che cacchio le dico?; che cacchio stai dicendo; che cacchio hai<br />

fatto; che cacchio facciamo?; che cacchio hai fatto ai capelli; che cazzo dici?; che cazzo ne<br />

so?; che cazzo fai?; che cazzo ti prende; che cazzo hai?; che cazzo ci fai qui?; che cazzo ti<br />

piglia; che cazzo ci facevi; che cazzo hai fatto ai capelli; che cazzo ci hai da ridere; che<br />

cazzo ci hai da dire?; che minchia succede; che minchia vi è successo?; cazzo ci faccio qui;<br />

cacchio dici?<br />

- UN + SOSTANTIVO (di quantità) + (DI) (24 occorrenze) un sacco; un sacco da fare; un<br />

sacco di parolacce; un sacco di balle; un sacco di vecchie; un sacco di arie; un sacco di<br />

stronzate; un sacco di gente; un sacco di milioni; un sacco di tempo; un sacco di arie; un<br />

sacco di soldi; un sacco di fatti; un sacco di tempo; ti ho pensato un casino; un casino<br />

romantica; male un casino; un casino simpatica; parla un casino; godersela un mondo; un<br />

puttanaio di gente; mi frega un cazzo; un mucchio di barzellette; un mucchio di gente<br />

- UN + AGGETTIVO (3 occorrenze) un bel casino; una bella pasta; un bel flan;<br />

- DI/DA + SOSTANTIVO o AGGETTIVO (29 occorrenze) incazzato di brutto; agitata di<br />

brutto; figura di merda; stavo di merda; finiscono sempre di merda; ho avuto una giornata<br />

di merda; un urlo della madonna; a una testata della madonna; una pioggia della<br />

madonna; senso di vuoto della madonna; mi piace da matti; scazzata da matti; ho bevuto<br />

da matti; mi dispiace da matti; in colpa da matti; mi piaceva da matti; mi scappa da matti;<br />

ci piace da matti; a lei piace da matti; menarla da matti; mi piace da matti; vergogna da<br />

matti; ne ha voglia da matti; ride da matti; bruciano da matti; si gasa da matti; un<br />

intellettuale del cazzo; sorriso da favola; ci rimango di sasso;


- AVVERBIO (o costruzione con valore avverbiale) o PRONOME + SOSTANTIVO (25<br />

occorrenze)<br />

come cazzo parla?; come cacchio fai?; come cavolo si chiamava; come cazzo fai; come<br />

cazzo parli?; come cazzo ti sei conciata; ma come cazzo parli?; chiamala come cazzo<br />

vuoi; dove cazzo l’hai conosciuto?; dove cacchio vai; da dove cazzo arrivi?; dove cazzo<br />

vuoi andare; dove cazzo sei stata?; cosa cacchio gli dico?; chi cazzo te l’ha messo in<br />

testa?; chi minchia sarebbe; chi cazzo ve le dice; questo cazzo di cortile; tirandomela<br />

all’impazzata; infinitamente dolce; ubriaca dura; proprio incazzata; ne hai preso a<br />

barili; sei completamente bacato; ho bevuto parecchio;<br />

Questo tipo di intensificatori, molto presenti nel corpus italiano, vengono utilizzati dai<br />

parlanti per porre enfasi su ciò che viene detto attraverso la modificazione esterna, vale a dire<br />

attraverso l’uso di sintagmi o locuzioni fraseologiche, avverbiali o aggettivali che modifica<br />

(di solito quantitativamente) l’enunciato, intensificandolo. Tra gli atti rappresentativi figura,<br />

ad esempio, un sacco di gente e tra quelli espressivi come cazzo ti sei conciata?.<br />

4.3.3 Intensificazione per mezzo di strategie sintattiche (36 occorrenze)<br />

4.3.3.1 Intensificazione per mezzo di articolo “un” (16 occorrenze)<br />

ma di un verde; sei un’arida; era di un difeso; io ho una fame; stava di un male; un mal di<br />

testa…; sono di un fisionomista; un imbarazzo…; un caldo…; avevo una paura; di un<br />

romantico; senza un soldo; una mangiata…; la trovo di un triste; di un turchese; erano di<br />

un triste<br />

Così come in spagnolo, anche in italiano questa classe di intensificatori può elevare sia<br />

quantitativamente che qualitativamente l’enunciato nel quale sono inseriti. Si tratta di una<br />

modificazione a livello semantico per quanto riguarda i gradi della quantità e della qualità,<br />

mentre a livello pragmatico questa strategia produce i due atti linguistici tipici di questo<br />

fenomeno: rappresentativo ed espressivo.<br />

4.3.3.2 Intensificazione per mezzo di frasi semi-consecutive (2 occorrenze)<br />

puzzava di whisky che non ti dico; a slinguarci che non vi dico


La modificazione a livello semantico che questi intensificatori operano all’interno<br />

dell’enunciato è di tipo quantitativo; la sospensione della frase mette in evidenza<br />

l’atteggiamento del parlante, che intende così esprimere anche una sorta di giudizio sulla<br />

realtà descritta in quanto affermato. Si producono quindi atti misti, rappresentativo –<br />

espressivi.<br />

4.3.3.3 Intensificazione per mezzo di frasi esclamative (7 occorrenze)<br />

che imbranata!; la zoccola!; uno squallore!; scappata di casa!; Milly è una gran figa!;<br />

che porci!; che bravo!<br />

Anche gli enunciati intensificati per mezzo di frasi esclamative esprimono<br />

principalmente lo stato d’animo e l’atteggiamento del parlante, il quale però, nell’esprimere<br />

un giudizio, presenta anche la realtà della quale fa parte ciò a cui fa riferimento parlando.<br />

4.3.3.4 Intensificazione con particelle di negazione (11 occorrenze)<br />

(NON) + VERBO + ART. INDET. + SOSTANTIVO (8 occorrenze) non guadagnava una<br />

lira; non fa un cazzo; non avevo proprio voglia di dirvi un cazzo; non capisce mai una<br />

sega; capisci proprio una sega; non fai un cazzo; non vi dico più un cazzo; non abbiamo<br />

un soldo nemmeno a rivoltarci a testa in giù<br />

NON + VERBO + NIENTE/NEMMENO (3 occorrenze) non depila niente bene; non me<br />

ne fregava niente di niente; non fanno ridere nemmeno con il solletico<br />

In questi intensificatori le particelle negative possono presentarsi sia in numero<br />

superiore a uno (ad es. non depila niente bene), sia accompagnate da un sostantivo che ne<br />

rafforzi la funzione di negazione (ad es. non vi dico più un cazzo). La loro forza illocutoria<br />

aumenta con l’aumentare di elementi che connotano negativamente un enunciato. La<br />

funzione principale di questo tipo di intensificatori è quella di esprimere il punto di vista e<br />

l’atteggiamento del parlante: si può affermare che, nella maggior parte dei casi, si tratta di<br />

atti espressivi.<br />

4.3.4 Intensificazione per mezzo di strategie fraseologiche (24 occorrenze)<br />

4.3.4.1 Intensificazione con sul serio/ davvero (4 occorrenze)<br />

stavi impazzendo sul serio; no, sul serio!; si è innamorato sul serio; sei venuta davvero


Il parlante, utilizzando questo tipo di intensificatori, cerca l’accordo dell’interlocutore<br />

sostenendo la veridicità e la credibilità di quanto viene espresso. La realtà dei fatti viene<br />

rappresentata e ne viene enfatizzato il fondo di verità, estremamente importante da<br />

dimostrare per parte dell’enunciante. Si tratta quasi sempre di atti rappresentativi.<br />

4.3.4.2 Unità sintagmatiche verbali marcate sociolinguisticamente (20 occorrenze) da<br />

spararsi (2 volte); stare di merda; rimanerci di merda; a tutt’andare (4 volte); alito da<br />

ammazzare; da impazzire (3 volte); da fare invidia; da morire (5 volte); piangere a dirotto;<br />

spanciarsi dal ridere<br />

4.3.5 Intensificazione per mezzo di strategie lessicali (25 occorrenze)<br />

4.3.5.1 Intensificazione per mezzo della ripetizione<br />

Ripetizione diretta (18 occorrenze) reggae reggae; ben bene; semplice semplice; pian<br />

piano; secco secco; seri seri; teso teso; neri neri; molto molto meglio; stretti stretti; calmo<br />

calmo; serio serio; rossi rossi; secca secca; parlare parlare; timida timida; fini fini; grasso<br />

grasso<br />

Ripetizione indiretta (7 occorrenze) sono contenta, proprio contenta; molto, ma molto<br />

regolare; neri, ma proprio neri; molti, ma molti smaneggiamenti; mesi e mesi; settimane e<br />

settimane; proprio diverse, ma tanto diverse<br />

La ripetizione serve sostanzialmente, come in spagnolo, ad elevare di grado a livello<br />

quantitativo ciò che viene detto, enfatizzando e intensificandolo. L’atto linguistico espresso è<br />

principalmente rappresentativo, con la possibilità di alcune eccezioni in cui l’atto figura<br />

espressivo, o misto rappresentativo–espressivo.<br />

4.3.6 Intensificazione per mezzo di strategie semantiche (37 occorrenze)<br />

4.3.6.1 Ironia (6 occorrenze) piccolo particolare; piena di tatto; appena carbonizzato; un<br />

elegante rutto; la finissima Monica; una cosetta trascurabile<br />

4.3.6.2 Comparazione (31 occorrenze) secca come un chiodo; fuma come un treno; come<br />

Dio comanda; arrapati come due scimmie; limonare come due disperati; russando come


un porco; più triste di un film di Loach; freddo come un ghiacciolo; cervello grande come<br />

un pop corn; si dà da fare come una matta; mi hai mollato lì come uno stronzo; lavorava<br />

come una bestia; ci ubriachiamo come delle vacche; impalata come una tonna; mi farà un<br />

culo come una casa (3 volte); magra come un osso; bianca come uno straccio; friggendo<br />

come una frittella; urlare come un’ossessa; avevo le gambe come un budino; tremavo<br />

come una foglia; ci truccavamo come pazze; duro come il ferro; magra come uno stecco;<br />

gridare come bestie sgozzate; godere come una bestia; puzzo come una pecora; solo come<br />

un cane rognoso; calligrafia come le galline<br />

Tale classe di intensificatori di tipo semantico è costituita da ciò che comunemente si<br />

definiscono i “modi di dire”; per essere più precisi si tratta di espressioni idiomatiche, cioè di<br />

espressioni polilessicali che abbinano un significante fisso a un significato<br />

convenzionale tipicamente non letterale. (Casadei 1996)<br />

Sono quindi sintagmi utilizzati nella quotidianità e noti alla maggior parte delle<br />

persone che, attraverso una modificazione a livello semantico intensificano ciò che si<br />

esprime. Sono intensificatori sia quantitativi che qualitativi ed esprimono, anch’essi,<br />

principalmente due tipologie di atti: l’atto rappresentativo o assertivo e l’atto espressivo.<br />

I grafici nelle pagine seguenti (Grafico 1, Grafico 2, Grafico 3 e Grafico 4) chiariscono<br />

l’incidenza statistica degli intensificatori rilevati nei corpora spagnolo e italiano, che possono<br />

essere in tal modo confrontati. Da tale confronto dei dati relativi alla frequenza degli<br />

intensificatori nei due corpora potremo poi trarre alcune conclusioni rilevanti ai fini<br />

traduttivi.


Grafico 1. Categorie di intensificatori nel corpus spagnolo<br />

Il seguente grafico chiarisce l’incidenza, a livello di frequenza all’interno del corpus<br />

spagnolo, dell’utilizzo degli intensificatori descritti nei paragrafi precedenti. Si può osservare<br />

come l’uso di intensificatori che prevedono una modificazione di tipo sintattico, sia<br />

nettamente preponderante in opposizione allo scarso ricorso alle modificazioni di tipo<br />

semantico. Tale considerazione e ulteriori conclusioni deducibili dall’osservazione del<br />

grafico verranno riprese in un’ottica contrastiva ai fini traduttivi.<br />

n° occorrenze<br />

35<br />

30<br />

25<br />

20<br />

15<br />

10<br />

5<br />

0<br />

11<br />

Categorie di intensificatori nel corpus spagnolo<br />

23<br />

29<br />

1<br />

17<br />

tipo di intensificatori<br />

9<br />

6<br />

MODIFICACIÓN INTERNA<br />

MODIFICACIÓN EXTERNA<br />

RECURSOS SINTÁCTICOS<br />

RECURSOS<br />

FRASEOLÓGICOS<br />

RECURSOS LÉXICOS<br />

RECURSOS SEMÁNTICOS


Grafico 2. Gli intensificatori del corpus spagnolo nello specifico<br />

Il seguente grafico mostra le percentuali di ogni singolo tipo di intensificatore appartenente a<br />

ciascuna delle categorie descritte. Il grafico ha lo scopo di offrire un’ulteriore immagine<br />

statistica della frequenza delle singole strategie di intensificazione nel testo analizzato.<br />

14%<br />

4%<br />

Gli intensificatori nel corpus spagnolo nello specifico<br />

8%<br />

11%<br />

1%<br />

2%<br />

4%<br />

7%<br />

7%<br />

5%<br />

2%<br />

2%<br />

1%<br />

1%<br />

5%<br />

8%<br />

2%<br />

6%<br />

7%<br />

azo<br />

ón<br />

uza<br />

ajo<br />

cuantificadores<br />

sint. prep. fras. val. adv.<br />

sint. prep. fras. val. adj.<br />

prep. hasta<br />

art. un<br />

con + lo + adj. + que<br />

cuasi consecutivas<br />

exclamativas<br />

negativas<br />

loc. adv. de verdad<br />

unid. sint. verb.<br />

repetición<br />

lexemas<br />

ironía<br />

comparación


Grafico 3. Categorie di intensificatori nel corpus italiano<br />

Il seguente grafico chiarisce l’incidenza, a livello di frequenza all’interno del corpus italiano,<br />

dell’utilizzo degli intensificatori descritti nei paragrafi precedenti. Si può osservare come<br />

l’uso di intensificatori che prevedono una modificazione esterna e interna, sia nettamente<br />

preponderante rispetto alle altre categorie. Tale considerazione e ulteriori conclusioni<br />

deducibili dall’osservazione del grafico verranno riprese in un’ottica contrastiva ai fini<br />

traduttivi.<br />

n° occorenze<br />

140<br />

120<br />

100<br />

80<br />

60<br />

40<br />

20<br />

0<br />

52<br />

Categorie di intensificatori nel corpus italiano<br />

116<br />

36<br />

1<br />

24<br />

25<br />

tipo di intensificatori<br />

37<br />

MODIFICAZIONE INTERNA<br />

MODIFICAZIONE ESTERNA<br />

STRATEGIE SINTATTICHE<br />

STRATEGIE<br />

FRASEOLOGICHE<br />

STRATEGIE LESSICALI<br />

STRATEGIE SEMANTICHE


Grafico 4. Gli intensificatori nel corpus italiano nello specifico<br />

Il seguente grafico mostra le percentuali di ogni singolo tipo di intensificatore appartenente a<br />

ciascuna delle categorie descritte. Il grafico ha lo scopo di offrire un’ulteriore immagine<br />

statistica della frequenza delle singole strategie di intensificazione nel testo analizzato.<br />

7%<br />

1%<br />

9%<br />

4%<br />

2%<br />

1%<br />

Gli intensificatori nel corpus italiano nello specifico<br />

2%<br />

6%<br />

11%<br />

9%<br />

3% 1%<br />

10%<br />

9%<br />

1%<br />

1%<br />

1%<br />

8%<br />

1%<br />

1%<br />

0%<br />

0%<br />

0%<br />

12%<br />

stra-<br />

super-<br />

ona/one/oni<br />

azza/azzo<br />

otta<br />

ina/ini<br />

accio<br />

occio<br />

otto<br />

ello<br />

che + sost.<br />

un + sost. + di<br />

un + agg.<br />

di/da + sost. o.+ agg.<br />

avv. + sost.<br />

art. un<br />

semi-consecutive<br />

esclamative<br />

negazione<br />

sul serio/davvero<br />

un. sint. verb.<br />

ripetizione<br />

ironia<br />

comparazione


Capitolo 5<br />

“L’INTENSIFICAZIONE NELL’OTTICA CONTRASTIVA SPAGNOLO-<br />

ITALIANO”


5. L’INTENSIFICAZIONE NELL’OTTICA CONTRASTIVA SPAGNOLO-<br />

ITALIANO<br />

5.1 Dire quasi la stessa cosa: i procedimenti traduttivi<br />

La teoria della traduzione è da sempre oggetto di dibattito, soprattutto per quanto<br />

riguarda la diatriba tra la traduzione letterale e la traduzione “libera” . Newmark, riguardo tale<br />

dibattito, afferma che fino all’inizio del XIX secolo si preferiva ricorrere alla traduzione<br />

cosiddetta “libera”, in cui non importavano tanto le parole, quanto il messaggio che esse<br />

trasmettevano; da quel momento in poi, con la convinzione, derivante da studi antropologici,<br />

secondo cui le barriere linguistiche tra culture erano insuperabili, si cominciò a considerare la<br />

traduzione letterale come l’unica soluzione possibile.<br />

Up to the beginning of the nineteenth century, many writers favoured some kind<br />

of ‘free’ translation: the spirit, not the letter; the sense not the words; the message<br />

rather than the form; the matter not the manner. [...] Then at the turn of the<br />

nineteenth century, when the study of cultural anthropology suggested that the<br />

linguistic barriers were insuperable and that the language was entirely the product<br />

of culture, the view that translation was impossible gained some currency, and<br />

with it that, if attempted at all, it must be as literal as possible. (Newmark 1988:<br />

45)<br />

Come lo stesso Newmark osserva, le due scuole di traduzione, quella letterale e quella<br />

“libera”, sembravano prendere in considerazione solamente l’aspetto teoretico del dibattito:<br />

the purpose of the translation, the nature of the readership, the type of text, was<br />

not discussed. Too often, writer, translator and reader were implicitly identified<br />

with each other. (Newmark 1988: 45)<br />

Ai fini di trovare una soluzione al dibattito, Newmark introduce il concetto di<br />

equivalent effect (Newmark 1988: 48), secondo cui lo scopo di ogni traduzione dovrebbe<br />

essere quello di ottenere sui lettori di un testo in lingua d’arrivo (LA) lo stesso effetto che il<br />

testo originale sortiva sui suoi lettori nella lingua di partenza (LP). La sua teoria della<br />

traduzione prende in esame e presenta tutti i procedimenti traduttivi utili ad ottenere<br />

l’equivalent effect di cui sopra.<br />

Segue un elenco con una breve spiegazione dei procedimenti traduttivi basato sugli studi<br />

compiuti da Newmark (Newmark 1988: 64-67), che servirà come punto di riferimento<br />

nell’analisi comparativa e dei relativi problemi traduttivi tra gli intensificatori in spagnolo e<br />

in italiano.<br />

Procedimenti traduttivi:


- Trascrizione: ne fanno parte i prestiti, le adozioni e i trasferimenti; si tratta di un<br />

trasferimento di materiale testuale della LP al testo della LA, per mantenere termini<br />

culturali o istituzionali della LP che trasmettono autenticità.<br />

- Traduzione letterale: trasferisce nel testo in LA l’equivalente letterale del testo nella<br />

LP.<br />

- Sinonimia lessicale: si tratta di una traduzione con un equivalente proprio della LA,<br />

evitando di ricorrere a sinonimi inadeguati e poco accurati.<br />

- Analisi componenziale: è il passo successivo alla sinonimia lessicale e prevede uno<br />

studio approfondito del concetto o parola della LP da tradurre per identificarne<br />

l’equivalente più adeguato nella LA; si avvale di più di un criterio di comparazione<br />

tra il lessico delle due lingue e non si limita alla sola equivalenza lessicale. Si utilizza<br />

solitamente nel caso in cui si debbano tradurre parole connesse direttamente con<br />

l’argomento centrale del testo.<br />

- Trasposizione: è la sostituzione di un’unità grammaticale della LP con un’altra più<br />

frequente nella LA.<br />

- Modulazione: si tratta di un mutamento del punto di vista; si verifica nel caso in cui<br />

tra le due culture della LP e della LA vi fosse un punto di vista diverso ed è un<br />

cambio che avviene nella categoria del pensiero delle due lingue.<br />

- Compensazione: quando si perdono o un significato o un effetto sonoro o una<br />

metafora della LP in una parte del testo nella LA, si cerca di compensare in un’altra<br />

parte.<br />

- Equivalenza culturale: si tratta di una strategia di traduzione che trasmette il<br />

concetto appartenente alla cultura della LP con il concetto parallelo nella cultura della<br />

LA; prevede una sostituzione di un segmento della LP con uno corrispondente nella<br />

LA che può anche non avere nulla in comune, ma produrre comunque lo stesso<br />

effetto.<br />

- Etichette traduttive: sono equivalenti approssimativi di concetti della LP, molte<br />

volte proposti come collocazione fra virgolette, che possono diffondersi e diventare<br />

permanenti nella LA.<br />

- Definizione: è una strategia che si utilizza nel caso in cui non esiste un equivalente<br />

nella LA e risulti necessario riformulare un concetto appartenente alla LP tramite<br />

un’espressione nominale descrittiva.<br />

- Parafrasi: è la risorsa ultima del traduttore, a cui si ricorre per spiegare concetti della<br />

LP particolarmente difficili da recepire in altri modi nella LA; si tratta di un


ampliamento, di una versione “libera” del significato di una frase, che non prevede<br />

equivalenti culturali nella LA.<br />

- Espansione: di tipo grammaticale, prevede un’espansione di una struttura<br />

appartenente alla LP con una che abbia lo stesso significato, ma che presenta una<br />

costruzione più ampia, nella LA.<br />

- Contrazione: è il fenomeno inverso dell’espansione.<br />

- Riformulazione di periodi: si ricorre a questa strategia quando la struttura del<br />

periodo nella LP risulta funzionale solo se modificata nella LA.<br />

- Risistemazione, miglioramenti: sono le strategie a cui il traduttore ricorre quando il<br />

testo in LP è scritto in modo insoddisfacente (gergo, errori, errori di stampa, idioletto,<br />

linguaggio oscuro, ecc.)<br />

- Binomi traduttivi: alla traduzione letterale o all’etichetta traduttiva, non contemplate<br />

nella LA, viene affiancata la traduzione che si avvicini il più possibile al concetto di<br />

partenza e all’effetto che crea nel testo.<br />

Tutti i procedimenti traduttivi elencati possono essere impiegati dal traduttore per creare<br />

l’effetto di equivalenza sul quale Newmark concentra la propria teoria della traduzione. In<br />

alcuni casi, è possibile che nelle scelte traduttive rientri più di una strategia o procedimento<br />

per esprimere concetti particolarmente distanti tra le culture delle lingua di partenza e di<br />

arrivo e che richiedono, quindi, un particolare sforzo da parte del traduttore.<br />

Analogamente a Newmark, anche Eco, evitando di soffermarsi sul dibattito<br />

traduzione letterale contro traduzione libera, si concentra sull’effetto che una traduzione deve<br />

mantenere nel testo di arrivo rispetto al testo di partenza. La sinonimia, afferma, non indica<br />

necessariamente un’equivalenza di significato: l’equivalenza referenziale ottenuta attraverso<br />

la sinonimia non sempre coincide con l’equivalenza connotativa che<br />

riguarda il modo in cui parole o espressioni complesse possono stimolare nella<br />

mente degli ascoltatori o dei lettori le stesse associazioni e reazioni emotive.<br />

(Eco 2003: 27).<br />

La traduzione diventa quindi una negoziazione in cui:<br />

si negozia il significato che la traduzione deve esprimere perchè si negozia<br />

sempre, nella vita quotidiana, il significato che dobbiamo attribuire alle<br />

espressioni che usiamo. (Eco 2003: 88).


Tradurre all’insegna della negoziazione non significa dire la stessa cosa (che<br />

risulterebbe impossibile tra due sistemi linguistici incommensurabili 18 tra loro), bensì dire<br />

quasi la stessa cosa capendo il sistema di una lingua in cui un testo è scritto e produrre effetti<br />

analoghi sul lettore dal punto di vista semantico, sintattico, stilistico, metrico e fonico.<br />

Prendendo come punto di riferimento gli studi di Newmark ed Eco, si osserveranno le<br />

differenze all’interno dell’organizzazione dei sistemi linguistici spagnolo e italiano e si<br />

cercherà di proporre traduzioni degli intensificatori che possano dire quasi la stessa cosa.<br />

5.2 Suggerimenti per la traduzione degli intensificatori rinvenuti nel corpus spagnolo<br />

Nella seguente analisi comparativa tra gli intensificatori in spagnolo e gli intensificatori<br />

in italiano si procederà prendendo in considerazione ogni classe di intensificatori individuata<br />

in spagnolo, si osserverà l’organizzazione strutturale e dei contenuti all’interno del sistema<br />

linguistico e si cercherà di trovare in italiano un soluzione traduttiva che soddisfi il principio<br />

dell’equivalent effect (§ 5.1).<br />

5.2.1 Intensificación por modificación interna: SUFIJOS y PREFIJOS<br />

Suffissi e prefissi in spagnolo vengono tradotti in italiano tramite suffissi e prefissi<br />

consolidati all’interno del sistema linguistico. Non vi sono particolari difficoltà o problemi<br />

traduttivi, si tratta solo di saper collocare il giusto suffisso o prefisso in base all’utilizzo che<br />

se ne fa nelle due lingue. Dalla stessa comparazione tra gli intensificatori spagnoli e italiani<br />

rinvenuti nei testi si possono facilmente fare delle deduzioni: per esempio, se il suffisso –ón<br />

in spagnolo è il più utilizzato per produrre un’esagerazione, in italiano si utilizzerà il suffisso<br />

più frequente che produce lo stesso effetto, vale a dire –one; se il suffisso –azo in spagnolo<br />

connota negativamente la parola nella quale è inserito, in italiano si tradurrà con –accio, il<br />

suffisso più frequentemente utilizzato nel sistema linguistico con lo stesso valore.<br />

Non si deve, tuttavia, considerare questa regola traduttiva piuttosto intuitiva come sempre<br />

applicabile; si prenda come esempio l’intensificatore mariconazo rinvenuto nel corpus<br />

spagnolo: si tratta di un aggettivo di valore ponderativo, in cui l’elemento determinante ai<br />

fini traduttivi non è tanto il suffisso, quanto il lessema. Il lessema maricón corrisponde<br />

18 L’incommensurabilità dei sistemi linguistici parte dal presupposto secondo cui ogni lingua naturale esprime<br />

una diversa visione del mondo, che viene anche organizzata in modi diversi tra le lingue. Tuttavia<br />

l’incommensurabilità non significa incomparabilità: la negoziazione è la soluzione alla comparazione dei sistemi<br />

linguistici. (Eco : 39-41).


all’accezione volgare italiana di omosessuale: finocchio (Tam s.v. maricón). La sua<br />

frequenza d’uso nella lingua spagnola ne ha determinato la grammaticalizzazione, fenomeno<br />

che ha dei riscontri a livello traduttivo. La traduzione di maricón da me proposta sarà quindi<br />

un equivalente culturale che consiste in un lessema ugualmente grammaticalizzato per la sua<br />

frequenza d’uso in italiano, intensificato da un suffisso adeguato: ricchionazzo, dove<br />

ricchione figura come equivalente più vicino al lessema di partenza.<br />

Anche nel caso di cabronazo, la traduzione non sarà un equivalente intensificato<br />

tramite un suffisso in italiano, come ad esempio stronzone, perchè non è di uso comune.<br />

Ricorrerei, piuttosto, ad un’intensificazione per mezzo di modificazione esterna, molto<br />

frequente in italiano (cfr. Grafico 3) e proporrei la traduzione di cabronazo con stronzo di<br />

merda, in cui l’efficacia e l’intensificazione di “di merda” dipendono dall’enfasi entonativa.<br />

5.2.2 Intensificación por modificación externa<br />

Nel valutare le migliori scelte traduttive per questo tipo di intensificatori, ci sono stati<br />

dei casi in cui non si è presentato alcun tipo di problema, ad esempio nella traduzione di un<br />

montón de, frequente nel testo in spagnolo, con un sacco di, efficace sia a livello di<br />

frequenza d’uso rinvenuta nei testi in italiano, sia per quanto riguarda la funzione di<br />

intensificazione di un concetto.<br />

Ad esempio un montón de tíos si può tradurre agevolmente con un sacco di gente. Si<br />

ritiene opportuno specificare che, in questo caso, il “problema” traduttivo si è presentato a<br />

livello semantico nella traduzione di tíos: la traduzione letterale sarebbe infatti tipi, individui<br />

(Tam, s.v. tío), ma l’italiano suggerisce un equivalente più valido a livello di frequenza, vale<br />

a dire gente (che figura anche tra gli intensificatori rinvenuti nel corpus italiano § 4.3.2).<br />

Ci sono però tre esempi in cui sono dovuta ricorrere ad una negoziazione per riuscire<br />

a dire quasi la stessa cosa.<br />

Il primo è il seguente:<br />

CHUSA.- [...] y es cantidad de barata además.<br />

In questo caso la struttura cantidad de non trova un corrispondente diretto in italiano e si<br />

ritiene opportuno ricorrere ad un procedimento di modulazione mirato a non tradurre<br />

letteralmente, con quantità di (che è effettivamente un sinonimo in italiano, ma non si può<br />

utilizzare in questo caso). Con la modulazione cambia il punto di vista in base a ciò che in un


sistema linguistico è maggiormente consolidato e si riesce a mantenere l’effetto di<br />

intensificazione dell’espressione nella LP.<br />

La soluzione che propongo è quindi:<br />

CHUSA.- [...] e inoltre non è per niente caro.<br />

Come si può osservare, attraverso la modulazione, nel testo di arrivo l’intensificazione è resa<br />

attraverso la litote, una strategia retorica che interviene a livello sintattico che consiste<br />

nell’attenuare un concetto mediante la negazione del suo contrario, mentre nel testo di<br />

partenza si trattava di una strategia di modificación externa.<br />

Il secondo caso in cui sono dovuta ricorrere ad una negoziazione è l’intensificatore de<br />

puta madre; il tipo di intensificazione rimane lo stesso, mentre si perde la carica semantica<br />

conferita all’espressione dal volgarismo puta associato a madre, che ho ritenuto opportuno<br />

sostituire con una parola che fa comunque parte del linguaggio colloquiale nella LA: sballo,<br />

definito in italiano come “situazione esaltante, entusiasmante” (Zingarelli, s.v. sballo).<br />

Il concetto espresso da de puta madre nel testo di partenza viene tradotto con da sballo nel<br />

testo di arrivo attraverso un procedimento di equivalenza culturale (§ 5.1).<br />

Il terzo caso di negoziazione che mi è parso interessante per quanto riguarda le<br />

differenze di uso tra due lingue affini, quali lo spagnolo e l’italiano, figura nell’esempio<br />

CHUSA.- Es un mogollón de tren.<br />

Mogollón viene definito in spagnolo come “lío o alboroto que se producen generalmente con<br />

la aglomeración de muchas personas” (DALE, s.v. mogollón). La sua struttura è simile a<br />

quella di un montón de analizzata in precedenza, ma assume in questo caso un valore<br />

aggettivale. L’intensificatore rientra, quindi, tra le modificazioni esterne in spagnolo, ma può<br />

essere efficacemente tradotto in italiano tramite un aggettivo [+ intenso] appartenente alla<br />

categoria delle strategie lessicali:<br />

CHUSA.- E’ un treno bestiale.<br />

5.2.3 Intensificación a través de recursos sintácticos<br />

5.2.3.1 Incrementación a través del artículo “un”


Nel caso dell’ intensificazione per mezzo dell’articolo UN, nel testo in spagnolo sono<br />

stati rinvenuti esempi che non trovano un’equivalente diretto in italiano, se non dopo<br />

un’analisi del valore semantico e pragmatico dell’intensificatore nel sistema linguistico della<br />

LP.<br />

Di seguito verranno illustrati due esempi a riguardo, uno che prevede una<br />

negoziazione a livello sintattico, l’altro a livello semantico.<br />

Si consideri l’intensificatore ¡unas carcajadas...! in<br />

JAIMITO.- […] Todo el mundo allí se estaba todo el día riendo. ¡Unas<br />

carcajadas por los pasillos!<br />

In questo caso, l’intensificatore è introdotto dall’articolo indeterminato unas in spagnolo e<br />

non trova corrispondente diretto dal punto di vista sintattico in italiano. Si deve quindi<br />

cercare di negoziare ciò che in partenza si voleva esprimere: una quantità indeterminata, ma<br />

comunque notevole, di risate. La traduzione che propongo, affinchè si possa ottenere un<br />

effetto equivalente, prevede il procedimento della trasposizione:<br />

JAIMITO. – [...] Tutti che ridevano tutto il giorno. Di quelle risate nei corridoi!<br />

Il secondo esempio di intensificatore che potrebbe presentare problemi traduttivi<br />

prevede una negoziazione dal punto di vista semantico tra la LP e la LA.<br />

DOÑA ANTONIA.- No, no mi marido, con lo del tiro del Jaimito ese, que es un<br />

jaimito de verdad. Él fue el que aconsejó a mi hijo para que dieran el parte de<br />

que el tiro se lo había dado Jaimito mismamente, como una imprudencia, sin<br />

querer.<br />

Doña Antonia sta spiegando a Elena che Alberto ha rischiato di ritrovarsi in un grosso guaio<br />

dopo aver sparato per sbaglio a Jaimito, inventando che era stato Jaimito stesso,<br />

particolarmente maldestro e ingenuo, a ferirsi da solo. Viene realizzato un gioco di parole tra<br />

Jaimito come nome proprio e jaimito come nome comune che in italiano non può essere reso.<br />

Infatti, jaimito come nome comune in spagnolo<br />

[...] representa en nuestra lengua al niño entre faceto y malicioso, mezcla de ingenuidad<br />

y picardía, no exento de graciosa travesura, héroe de chistes siempre sazonados de<br />

picante y salaz chocarrería. Los comics o tabeos de Jaimito hicieron las delicias<br />

hilarantes de consumidores infantiles allá por los 50. Cada país y lengua tiene su<br />

Jaimito. (in nota Alonso de Santos 1992: 159).


Nella cultura italiana esistono due personaggi che si possono avvicinare al Jaimito in<br />

questione in quanto a carattere: Pierino e Giamburrasca.<br />

Pierino rappresenta lo stereotipo del “bambino, ragazzo molto vivace e impertinente<br />

(consolidato nelle storielle incentrate sui fatti e misfatti dell’inventato Pierino)” (Zingarelli,<br />

s.v. Pierino)<br />

Giamburrasca è invece il protagonista di un libro per ragazzi, Il giornalino di Giamburrasca<br />

(1920) di Bertelli (noto con lo pseudonimo di Vamba), che rappresenta un “ragazzo<br />

vivacissimo e monello. SIN. Discolo.” (Zingarelli, s.v. Giamburrasca).<br />

Tra le numerose soluzioni, i procedimenti che propongo per la traduzione sono due:<br />

l’equivalenza culturale, dove il Jaimito spagnolo viene reso con il Giamburrasca italiano;<br />

tale procedimento mantiene l’equivalenza semantica del testo di partenza, ma produce una<br />

perdita nel gioco di parole tra nome proprio e nome comune.<br />

DOÑA ANTONIA.- [...] Riguardo la storia della ferita di Jaimito, quel<br />

Giamburrasca [...].<br />

L’effetto ottenuto non è però equivalente a quello reso dal testo originale e risulta incoerente<br />

rispetto a una situazione tutta spagnola, e si può quindi affermare che le soluzioni che fanno<br />

affidamento sul criterio semantico sono le meno felici dal punto di vista pragmatico.<br />

Proporrei, quindi, un secondo procedimento che prevede sempre una perdita del gioco di<br />

parole, ma è preferibile al primo perchè di uso più frequente: si tratta dell’analisi<br />

componenziale, che si basa su tutte le caratteristiche che connotano il jaimito spagnolo e le<br />

condensa, semanticamente il più vicino possibile, in italiano:<br />

DOÑA ANTONIA.- [...] Riguardo la storia della ferita di Jaimito, che è proprio<br />

un’imbranatone [...].<br />

Nel proporre questa soluzione ho tenuto in considerazione l’intenzionalità trasmessa<br />

dall’interlocutrice e ho ricercato in italiano il procedimento di intensificazione più frequente,<br />

all’interno del corpus, che potesse rendere lo stesso effetto. L’intensificazione per mezzo di<br />

suffissi (che figura in buona percentuale tra tutti gli intensificatori rinvenuti nel testo di<br />

riferimento) è la strategia che più efficacemente riproduce il significato di jaimito inteso da<br />

chi parla: una persona imbranata, impedita e un po’ tonta.


5.2.3.2 Intensificación a través de preposiciones<br />

Nei due esempi di questo tipo di intensificatori incontrati nel corpus spagnolo, si<br />

presenta lo stesso tipo di problematica traduttiva: non si può infatti ricorrere ad una<br />

traduzione letterale in quanto tale struttura grammaticale spagnola non prevede un<br />

equivalente diretto in italiano. Le espressioni con lo formal que se ha vuelto e con lo<br />

ocupado que está si possono tradurre in italiano tramite un processo di trasposizione, dove<br />

l’unità grammaticale di partenza viene sostituita da una più frequente nel sistema linguistico<br />

d’arrivo. L’effetto di intensificazione prodotto dalla LP si può rendere nella LA come segue:<br />

è diventato così distinto e è così occupato, dove l’avverbio così, in italiano, può assumere<br />

valore rafforzativo e, talvolta, introdurre anche una proposizione semi-consecutiva lasciata in<br />

sospeso (cambiando quindi il tipo di intensificatore).<br />

5.2.3.3 Intensificación con modos de expresión cuasi-consecutivos<br />

Come si osserva nei corpora, questo tipo di intensificazione esiste sia in italiano che<br />

in spagnolo e la struttura grammaticale che presenta nei due sistemi linguistici è la stessa, con<br />

la differenza che, mentre in spagnolo la consecutiva è sempre introdotta dalla congiunzione<br />

que, in italiano può essere introdotta anche dalla preposizione da, a volte preferibile per una<br />

questione di frequenza d’uso rispetto alla congiunzione che. Un’altra interessante<br />

osservazione si potrebbe fare riguardo alla creatività di queste espressioni in spagnolo,<br />

maggiore rispetto all’italiano. Il secondo membro delle strutture consecutive in spagnolo è<br />

generalmente molto più creativo e “spiazzante” rispetto a quello delle stesse strutture in<br />

italiano, strategia estremamente produttiva, soprattutto nei meccanismi di intensificazione in<br />

questione.<br />

Ritengo opportuno anche sottolineare che l’indice di frequenza, (osservabile nei<br />

grafici del capitolo precedente) di questi intensificatori è maggiore in spagnolo rispetto<br />

all’italiano.<br />

Non sono state, tuttavia, riscontrate nello specifico particolari difficoltà traduttive, in quanto<br />

mantenendo una struttura semi–consecutiva in italiano si riesce ad ottenere lo stesso effetto<br />

enfatizzante sortito nella LP.<br />

Si porta come esempio:<br />

ELENA.- ¿Saco las cosas?<br />

CHUSA.- Sí. No las pongas ahí. Ése es el rincón de Alberto; no le gusta que le<br />

desordenen ni le toquen nada. Ya le conocerás luego. Está chachi, te va a gustar.<br />

Es muy alto, fuerte, moreno, con una pinta que te caes. […]


La cui traduzione da me proposta è:<br />

ELENA.- Sistemo le mie cose?<br />

CHUSA.- Sì, ma non metterle lì. Quello è l’angolo di Alberto e non gli piace che gli<br />

si tocchi o sposti nulla. Lo conoscerai. E’ stupendo, ti piacerà. E’ alto, forte, moro,<br />

bello da far svenire<br />

oppure<br />

di quelli che li vedi e ci rimani secca, dove l’intensificatore figura più colloquiale.<br />

5.2.3.4 Intensificación a través de frases exclamativas<br />

Dal confronto delle frasi esclamative rinvenute nei corpora si osserva che le strutture<br />

dei due sistemi linguistici di questo tipo di intensificatori sono pressochè le stesse.<br />

Nell’analisi comparativa degli esempi si riconoscono le stesse strutture esclamative in<br />

spagnolo e in italiano: ¡madero! comparato alla struttura (non a livello di significato) di la<br />

zoccola!, ¡qué bonito! comparato alla struttura (non a livello di significato) di che bravo! La<br />

traduzione degli esempi incontrati può essere semplicemente di tipo letterale, mantenendo lo<br />

stesso effetto in entrambe lingue, di partenza e di arrivo.<br />

Esistono però dei casi in cui le frasi esclamative spagnole non possono essere tradotte<br />

con strategie analoghe in italiano. Si consideri l’esempio di qué demasiao!: si tratta di<br />

un’esclamazione enfatizzante che non presenta la stessa veste proposizionale di quelle<br />

descritte in precedenza e che non risulterebbe efficace se tradotta con un’esclamazione<br />

equivalente in italiano. Si deve negoziare, quindi, attraverso la modulazione e ricorrere a una<br />

strategia che presenti in italiano un indice di frequenza sufficientemente alto; la soluzione<br />

che propongo è una strategia lessicale, tramite un aggettivo [+ intenso]: pazzesco!, che<br />

mantiene l’effetto pragmatico di stupore da parte dell’interlocutore.<br />

5.2.3.5 Intensificación con partículas de negación<br />

Nella traduzione di questi intensificatori ci sono un paio di esempi in cui, nel secondo<br />

termine della negazione, viene utilizzata la parola leches (negazione elativizzante con<br />

intensificatore lessicale) che prevedono un tipo di negoziazione a livello traduttivo per<br />

conferire lo stesso effetto di intensificazione nel testo in italiano.<br />

Si parte dal presupposto che leche in spagnolo ha anche un’accezione volgare<br />

leche [...] vulg sperma (m), seme (m) (Tam, s.v. leche)


che trova come equivalente dinamico in italiano la parola cazzo, relazionata al suo significato<br />

letterale definito dai vocabolari e utilizzata con un alto indice di frequenza come<br />

intensificatore nel corpus italiano. Sono stati rinvenuti numerosi esempi a proposito nel<br />

fenomeno della modificazione esterna nel corpus di riferimento italiano (§ 4.3.2).<br />

Nell’esempio<br />

CHUSA.- [...]¿Quieres un bocata?<br />

JAIMITO.- Ni bocata ni leches.<br />

Jaimito è molto arrabbiato con Chusa che ha appena portato a casa un’estranea e, quando lei<br />

gli offre un panino per allentare la tensione, le risponde in modo seccato con una frase<br />

contenente una doppia negazione e il lessema intensificatore leches. Questa costruzione<br />

colloquiale, mette in evidenza il suo sentimento di rabbia e la sua indisponibilità a portare<br />

avanti lo scambio comunicativo nella direzione voluta da Chusa. In italiano sarebbe<br />

limitativo, a livello di equivalenza semantica e pragmatica, utilizzare una costruzione dello<br />

stesso tipo; la soluzione che propongo prevede una procedimento di espansione e<br />

riformulazione del periodo con uno volto a rendere lo stesso effetto:<br />

CHUSA. – [...] Lo vuoi un panino?<br />

JAIMITO.- Te lo dico io dove cazzo mettertelo quel panino...<br />

In alternativa si potrebbe anche introdurre una sfumatura umoristica tramite una frase<br />

interrogativa:<br />

JAIMITO.- Sai dove puoi ficcartelo quel panino?<br />

In entrambe le soluzioni proposte si abbandona il piano proposizionale per tradurre solo<br />

l’intenzionalità, riformulata in modo idiomatico in base ai dati e agli indici di frequenza<br />

d’intensificazione del corpus italiano: nel primo caso si ricorre ad un intensificazione<br />

attraverso modificazione esterna (dove cazzo mettertelo), nel secondo caso si agisce tramite<br />

una strategia sintattica (interrogativa).<br />

Entrambe le traduzioni presentano la stessa funzione dell’atto linguistico espressivo presente<br />

nel testo di partenza.<br />

Lo stesso procedimento vale per l’esempio:<br />

DOÑA ANTONIA.- Es una enfermedad, hijo, ya te lo dijo el médico. […]


ALBERTO.- (Muy duro) ¡Qué enfermedad ni qué leches!<br />

che io tradurrei come:<br />

DOÑA ANTONIA.- E’ una malattia, figlio mio, te lo ha detto anche il dottore.<br />

[...]<br />

ALBERTO.- (Molto duro) Ma che cazzo di malattia e malattia...!<br />

Anche in questa proposta di traduzione ho scelto di mantenere l’elemento lessicale<br />

enfatizzante cazzo, in quanto ampliamente utilizzato nel corpus italiano.<br />

Nell’elaborare una soluzione traduttiva adeguata, avevo pensato anche alla diffusa<br />

costruzione italiana ma che malattia e malattia d’Egitto!!, efficace come equivalente<br />

pragmatico, ma non sufficientemente colloquiale e gergale come ci si aspetta che sia una<br />

frase pronunciata da un giovane come Alberto. Ho quindi deciso di optare per la prima<br />

soluzione, che mantiene tutti i tratti di colloquialità che la parola cazzo conferisce di<br />

frequente al linguaggio colloquiale.<br />

5.2.4 Intensificación a través de recursos fraseológicos<br />

5.2.4.1 Incrementación a través de la locución de verdad<br />

De verdad in spagnolo potrebbe corrispondere letteralmente al (per) davvero italiano.<br />

Se però si prendono in considerazione le occorrenze tra il corpus spagnolo e quello italiano<br />

presi come riferimento nel presente lavoro, si può fare un’osservazione sul fatto che in<br />

italiano si preferisce usare la locuzione sul serio (in 3 occorrenze su 4 figura l’intensificatore<br />

sul serio) con lo stesso valore pragmatico di de verdad.<br />

Alla luce di tali osservazioni, propongo come esempio e relativa traduzione:<br />

ALBERTO.- […] sólo he venido a por la porra, de verdad, que se me había<br />

olvidado.<br />

La traduzione che propongo è:<br />

ALBERTO.- [...] sono venuto solo per prendere il manganello, che me l’ero<br />

dimenticato, sul serio.<br />

5.2.4.2 Unidades sintagmáticas verbales marcadas sociolingüísticamente


Nelle unidades sintagmáticas verbales marcadas sociolingüísticamente, sono state<br />

rinvenute le seguenti espressioni: estar echo polvo, ponerse las manos echas polvo, estar<br />

tela de chungo e ponérsele los pelos de punta.<br />

Le prime due presentano una costante, l’espressione echo/echas polvo: letteralmente,<br />

la traduzione di polvo in italiano è polvere, ma questo un tipo di traduzione letterale non è<br />

efficace ai fini della resa del concetto dalla LP alla LA. Si devono contestualizzare le<br />

espressioni e negoziare il significato per individuare livelli di isotopia sul piano semantico e<br />

pragmatico nel sistema linguistico di partenza attraverso un’analisi componenziale, per poi<br />

trovare dei corrispondenti appropriati nella LA.<br />

Si consideri l’esempio:<br />

JAIMITO.- […] Si quieres que te diga la verdad, Humphrey, estoy echo polvo.<br />

Jaimito si dimostra molto abbattuto per la partenza di Elena e Alberto e, sfogandosi con il<br />

criceto Humphrey, dimostra tutta la propria prostrazione. Secondo un’analisi componenziale<br />

il concetto di polvere trasmesso da polvo nell’espressione in spagnolo indica qualcosa che<br />

non ha sostanza, qualcosa che si è sgretolato, come se si fosse ridotto in polvere; tale è lo<br />

stato d’animo di Jaimito. Tramite l’equivalenza culturale, si riconosce in italiano un modo di<br />

dire che esprime lo stesso concetto, con la stessa connotazione e che esprime lo stesso stato<br />

psicologico di fondo: essere a pezzi. La traduzione che ne consegue sarà quindi:<br />

JAIMITO.- [...] Se vuoi proprio che ti dica la verità, Humphrey, sono a pezzi.<br />

Lo stesso processo traduttivo si nota nell’esempio seguente:<br />

CHUSA.- Te pones las manos echas polvo. Te salen los callos, de apretar.<br />

Siamo al punto della storia in cui Chusa sta spiegando a Elena come viene elaborata e trattata<br />

la marijuana, sottolineando il fatto che si tratta di un lavoraccio. All’analisi componenziale e<br />

all’equivalenza culturale, valide in questo caso come nel precedente, per giungere ad una<br />

soluzione traduttiva si aggiunge anche il procedimento della modulazione che cambia il<br />

punto di vista. La soluzione che propongo è quindi:


CHUSA.- Ti si riducono le mani uno schifo. Ti vengono i calli a furia di<br />

premere.<br />

La modulazione si osserva nel cambio del soggetto dalla LP, dove il soggetto<br />

dell’espressione è il tú (te pones), alla LA, dove il soggetto dell’espressione sono le mani (si<br />

riducono a uno schifo). Schifo è un lessema enfatizzante italiano che esprime efficacemente<br />

gli atti linguistici trasmessi dall’intensificatore del testo originale.<br />

Anche per tradurre la terza unidad sintagmática è necessario mettere in atto i<br />

procedimenti di analisi componenziale e equivalenza cuturale. Si osservi dunque l’esempio:<br />

JAIMITO.- […] Si quieres que te diga la verdad, Humphrey, estoy echo polvo.<br />

Tela de chungo estoy.<br />

L’espressione estar tela de chungo segue la locuzione estar echo polvo, analizzata<br />

precedentemente, ed ha la stessa funzione di trasmettere il pessimo stato d’animo di Jaimito.<br />

Analizzando ogni componente, si apprende che il sintagma tela de (DALE, s.v. tela) nel<br />

linguaggio colloquiale può assumere un valore avverbiale e corrispondere a mucho, mentre<br />

chungo (DALE, s.v. chungo) è un aggettivo che indica qualcosa in pessimo stato.<br />

L’equivalenza culturale si riscontra nell’espressione italiana essere proprio messo male. La<br />

soluzione traduttiva è:<br />

JAIMITO.- [...] Se vuoi proprio che ti dica la verità, Humprey, sono a pezzi. Sono<br />

proprio messo male.<br />

L’espressione ponérsele los pelos de punta rinvenuta nel corpus spagnolo trova un<br />

corrispondente quasi diretto nella LA. L’espressione rizzarsi i capelli conferisce infatti nella<br />

cultura di arrivo la stessa immagine e lo stesso significato dell’originale: serve a descrivere<br />

qualcosa di elettrizzante, sia con una connotazione positiva, che negativa. Non si tratta però<br />

di una traduzione letterale, ma di una semplice e diretta equivalenza culturale (§ 5.1).<br />

5.2.5 Intensificación a través de recursos léxicos<br />

5.2.5.1 Intensificación por medio de la repetición<br />

La ripetizione in spagnolo e in italiano ha la stessa funzione all’interno di un discorso<br />

per quanto riguarda l’ambito dell’intensificazione. Le strutture di ripetizione diretta rinvenute<br />

nei testi della LP e della LA sono uguali e quindi, al momento della traduzione, non si<br />

presenta alcun tipo di problema e si può ricorrere semplicemente alla traduzione letterale.


Si osservi un esempio:<br />

CHUSA. – No, antes tampoco se ha oído nada.<br />

[…]<br />

JAIMITO. – (Acercándose más a la puerta, intentando escuchar.) ¿Y no has<br />

oído nada, nada, nada?<br />

La traduzione che propongo è:<br />

CHUSA.- No, nemmeno prima si sentiva.<br />

[...]<br />

JAIMITO.- (Avvicinandosi alla porta e provando ad ascoltare.) E non hai<br />

sentito proprio niente niente niente?<br />

Per quanto riguarda invece i casi di ripetizione a distanza, la traduzione letterale non è<br />

efficiente per mantenere il valore pragmatico di intensificazione. Si deve ricorrere ad altre<br />

strategie, possibilmente con un alto indice di frequenza in italiano secondo quanto riscontrato<br />

nel corpora di riferimento. Nell’esempio<br />

DOÑA ANTONIA.- ¿Se puede saber qué haces aquí, golfo más que golfo?<br />

Doña Antonia è molto arrabbiata con il figlio (cfr. § 4.2.5) e lo sta rimproverando. Per<br />

trasmettere la stessa intenzionalità dell’interlocutore a livello pragmatico, propongo<br />

un’espansione per mezzo di struttura negativa, con l’utilizzo di un lessema enfatizzante [+<br />

intenso]:<br />

altro?<br />

DOÑA ANTONIA.- Si può sapere che ci fai qui, mascalzone che non sei<br />

5.2.6 Intensificación a través de recursos semánticos<br />

Questa è la classe di intensificatori nella quale si sono riscontrate più problematiche<br />

traduttive, dal momento che l’ambito della semantica è quello dove si manifestano le<br />

maggiori differenze culturali tra la lingua di partenza e la lingua di arrivo.<br />

5.2.6.1 Ironía<br />

I casi di ironía rinvenuti nel corpus spagnolo non hanno presentato alcun tipo di<br />

difficoltà traduttiva e si possono rendere con una traduzione letterale.


5.2.6.2 Comparación hiperbólica<br />

Negli esempi di comparación hiperbólica rinvenuti nel corpus spagnolo ci sono due<br />

casi in cui la traduzione letterale è sufficientemente esaustiva ai fini della traduzione: como<br />

Dios manda tradotto con come Dio comanda in italiano e poniendo el culo como para que<br />

les pongan una inyección reso in italiano con mostrando il culo come se dovessero farsi<br />

fare una puntura. I due intensificatori rimanenti necessitano invece di una negoziazione<br />

traduttiva.<br />

Si consideri il primo esempio:<br />

CHUSA.- ¿Te han tratado bien en el hospital?<br />

JAIMITO.- Como a un marqués.<br />

In questa situazione Chusa si sta informando sul trattamento ricevuto da Jaimito in ospedale.<br />

Il ragazzo, per esprimere la propria soddisfazione paragona le attenzioni ricevute a quelle che<br />

si riserverebbero ad un marqués, vale un marchese. In italiano il paragone non si può rendere<br />

con un equivalente diretto, benchè la parola marchese esista; il problema sussiste dal<br />

momento che in italiano non è contemplata la collocazione trattare come un marchese con<br />

facoltà ironiche equivalente a quella spagnola. Si tratta di trovare un equivalente culturale,<br />

che purtroppo non è stato rinvenuto nel corpus, che sia frequente in italiano. La soluzione<br />

che ritengo più opportuna è:<br />

CHUSA.- Ti hanno trattato bene all’ospedale?<br />

JAIMITO.- Come un pascià.<br />

Pascià mantiene infatti i tratti di nobiltà presenti nella parola marqués della LP.<br />

Il secondo esempio da analizzare è:<br />

CHUSA.- (Saliendo.) ¡Eres una estúpida, eso es lo que eres! Una mema, con esa<br />

carita de mosquita muerta.<br />

Chusa si sta sfogando con Elena e la sta insultando per tutto ciò che le ha fatto. L’espressione<br />

è un paragone metaforico, cara (parecida a la) de (una) mosquita muerta, e serve ad<br />

intensificare quanto affermato precedentemente, cioè il fatto che Chusa ritiene che Elena sia<br />

una stupida. Mosquita muerta fa riferimento a una “persona apocada e inocente sólo en


apariencia” (DALE). Una volta individuato il significato dell’espressione nella cultura della<br />

LP, si osserva che in italiano non si trova un corrispondente diretto, la faccia da mosca<br />

morta, infatti, non è una locuzione idiomatica nel sistema linguistico della LA. Si deve<br />

trovare un equivalente culturale che mantenga lo stesso effetto di intensificazione e che<br />

esprima la stessa intenzionalità. La soluzione traduttiva che mi sembra possa essere efficace<br />

è:<br />

CHUSA.- (Uscendo.) Sei una stupida, ecco cosa sei! Una stupida, con quella<br />

faccia da gatta morta che ti ritrovi.<br />

Ho ritenuto opportuno proporre questa soluzione perchè è quella che si utilizza con più<br />

frequenza in italiano per esprimere il concetto di partenza.<br />

Tutte le traduzioni proposte sono frutto di elaborazioni personali sulla base della<br />

teoria della traduzione (cfr. §5.1) e dei dati riguardanti i tipi di intensificatori rinvenuti nei<br />

corpora (cfr. 4). I presupposti alla base di tutte le scelte effettuate sono il concetto di<br />

negoziazione ai fini traduttivi proposto da Eco (2003) e quello di equivalent effect di<br />

Newmark (1988). A tale riguardo, è opportuno sottolineare che, tra i procedimenti elaborati<br />

da Newmark, i più efficaci ed utilizzati nelle mie soluzioni traduttive sono stati l’equivalenza<br />

culturale e la modulazione.<br />

Ho cercato di seguire i principi suggeriti dai due autori, di sfruttare le mie conoscenze<br />

dell’italiano, basandomi anche sui corpora analizzati: le mie proposte di traduzione aspirano,<br />

dunque, a dire quasi la stessa cosa (cfr. Eco 2003).


Capitolo 6<br />

“CONCLUSIONI”


6. CONCLUSIONI<br />

L’obiettivo di questo lavoro era la realizzazione di un’analisi contrastiva del fenomeno<br />

dell’intensificazione tra il linguaggio colloquiale spagnolo e italiano per avere un’idea della<br />

frequenza del fenomeno nelle due lingue e suggerire opportune soluzioni traduttive.<br />

Per raggiungere l’obiettivo, sono partita dalla definizione dell’intensificazione in ambito<br />

semantico e pragmatico sulla base del materiale teorico proposto da Briz (1996 e 2001),<br />

proseguendo con un’analisi nello specifico degli intensificatori rinvenuti nei due corpora di<br />

riferimento che si è rivelata utile nella parte riguardante la traduzione. Tale parte di traduzione<br />

si è basata principalmente sugli studi teorici di Peter Newmark (1988) e Umberto Eco (2003)<br />

e su quanto appreso nel mio corso di studi.<br />

Le conclusioni di questo lavoro potrebbero essere utili per capire meglio il fenomeno<br />

dell’intensificazione e la sua funzione nel linguaggio colloquiale spagnolo e italiano: si è visto<br />

che si tratta di una strategia mediante la quale il parlante trasmette all’ interlocutore la propria<br />

intenzionalità, per provocare una sua reazione o attirare la sua attenzione, o per coinvolgerlo<br />

nello scambio verbale imponendogli la propria visione della realtà, cercando accordo o<br />

disaccordo. L’elaborato potrebbe inoltre essere utile per vedere se le scelte traduttive,<br />

realizzate in base a criteri di frequenza, risultano anche adeguate in riferimento<br />

all’interessante concetto di dire quasi la stessa cosa proposto da Eco.<br />

E’ stato inoltre interessante osservare le differenze e le somiglianze tra le strutture e i<br />

procedimenti di intensificazione nelle due lingue, nonchè verificare, tramite un’analisi<br />

statistica illustrata da grafici, quali sono gli intensificatori utilizzati maggiormente in spagnolo<br />

e quali in italiano. Si è potuto osservare che in spagnolo l’intensificazione si realizza<br />

principalmente per mezzo di strategie sintattiche, mentre in italiano si ricorre più di frequente<br />

alla modificazione esterna. Oltre a queste, anche le altre differenze negli indici di frequenza<br />

degli intensificatori mi hanno guidato nel proporre le scelte traduttive che risultano più<br />

comuni in italiano.<br />

Nella stesura del lavoro, le difficoltà a livello teorico si sono presentate<br />

nell’impostazione di una classificazione degli intensificatori in italiano in assenza di una<br />

tassonomia di riferimento; ho deciso, quindi, di mantenere la stessa classificazione utilizzata<br />

per lo spagnolo.<br />

Per quanto riguarda l’ambito pratico, vale a dire la classificazione specifica degli<br />

intensificatori da me rinvenuti e i suggerimenti per la traduzione, le difficoltà si sono<br />

presentate principalmente nell’individuazione di soluzioni traduttive opportune che potessero


mettere anche in evidenza le differenze nei meccanismi e nelle strategie del fenomeno<br />

dell’intensificazione tra le due lingue.<br />

Lo studio mi è stato utile per riflettere sui criteri di classificazione dei fenomeni di<br />

intensificazione e per individuare le strategie più opportune per l’equivalenza traduttiva.


Capitolo 7<br />

“BIBLIOGRAFIA”


Corpora analizzati:<br />

7. BIBLIOGRAFIA<br />

- Alonso de Santos, J.L. (1992) Bajarse al Moro, Madrid, Espasa Calpe.<br />

- Campo, R. (1995) Il pieno di super, Milano, Giangiacomo Feltrinelli Editore.<br />

- Campo, R. (1996) Mai sentita così bene, Milano, Giangiacomo Feltrinelli Editore.<br />

Riferimenti bibliografici:<br />

- Austin, J.L. (1962) How to do things with words, Oxford, Clarendon Press<br />

- Bazzanella, C. (1994) Le facce del parlare. Un approccio pragmatico all’italiano<br />

parlato, Firenze, La Nuova Italia.<br />

- Bazzanella, C. (2005) Linguistica e pragmatica del linguaggio. Un’introduzione,<br />

Roma, Editori Laterza.<br />

- Beinhauer, W. (1991) El español coloquial, Madrid, Gredos.<br />

- Bello, A. (1847) Gramática de la lengua castellana destinada al uso del los<br />

americanos, ed. de R. Trujillo (1988), Madrid, Arcos/Libros.<br />

- Bertuccelli Papi, M. (1993) Che cos’è la pragmatica, Milano, Bompiani.<br />

- Briz Gómez, A. et al. (edits) (1996) Pragmática y gramática del español hablado.<br />

Actas del II simposio sobre análisis del discurso oral, Valencia, Pórtico.<br />

- Briz Gómez, A. (1998) El español coloquial: situación y uso, Madrid, Arco/Libros.<br />

- Briz Gómez, A./ Grupo Val.Es.Co. (2000) ¿Cómo se comenta un texto coloquial?,<br />

Barcellona, Ariel.<br />

- Briz Gómez, A. (2001) El español coloquial en la conversación : esbozo de<br />

pragmagramática, Madrid, Ariel.<br />

- Briz Gómez, A. / Grupo Val.Es.Co. (2002) Corpus de conversaciones coloquiales.<br />

Anejo de Oralia, Madrid, Arco/Libros.<br />

- Eco, U. (2003) Dire quasi la stessa cosa. Esperienze di traduzione, Milano, Bompiani.<br />

- Grice, P. (1988/1993) Studies in the ways of words, Cambridge, CUP; tr. It. a cura di<br />

G. Moro, Logica e conversazione, Bologna, Il Mulino.<br />

- Halliday, M. A. K., McIntosh, A., Strevens, P. (1964) The Linguistic Sciences and<br />

Language Teaching, Londra, Longman.


- Hatim, B. e Mason, I. (1994) Teoría de la traducción. Una aproximación al discurso,<br />

Barcelona, Ariel.<br />

- Herrero Moreno, G. (1991) “Procedimientos de intensificación – ponderación en el<br />

español coloquial”, Español Actual 56, pp. 39-51.<br />

- Newmark, P. (1988) A textbook of translation, Hertfordshire, Prentice Hall<br />

International (UK) Ltd.<br />

- Newmark, P. (1988) La traduzione: problemi e metodi, Garzanti.<br />

- Rodríguez Díez, B. et al. (edits) (1996) Argot y lenguaje coloquial. Actas del II<br />

simposio sobre análisis del discurso oral, Valencia, Pórtico.<br />

- Searle, J.R. (1975) “A taxonomy of illocutionary acts”, in Minnesota Studies in the<br />

Philosophy of Science vol. VII.<br />

- Società di Linguistica Italiana (1992) La linguistica pragmatica. Atti del XXIV<br />

Congresso, Roma, Bulzoni.<br />

- Vigara Tauste, A. M. a (1992) Morfosintaxis del español coloquial. Esbozo estilístico,<br />

Madrid, Gredos.<br />

Dizionari:<br />

- Zingarelli (1994) Lo Zingarelli 1994. Vocabolario della lingua italiana. A cura di M.<br />

Dogliotti e L. Rosiello. 12a edizione, Bologna, Zanichelli.<br />

- Tam (1997) Dizionario spagnolo italiano. Diccionario italiano español, Milano,<br />

Hoepli.<br />

- DALE (1997) Diccionario avanzado lengua española, Madrid, ed. SM.

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