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Funzioni Esecutive - PAMAPI

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LE FUNZIONI ESECUTIVE<br />

da Cossu ‘Le funzioni esecutive’ Milano maggio 2011<br />

modif. Boschetto, giugno 2011


• Le funzioni esecutive ci permettono di<br />

– formulare obiettivi e piani per raggiugerli,<br />

– ricordare gli obiettivi nel tempo (e ripescare dalla MLT le<br />

informazioni significative),<br />

– scegliere e iniziare azioni che ci aiutino a raggiungerli,<br />

– monitorare e aggiustare il nostro comportamento,<br />

(flessibilita’) come necessario finche’ li raggiungiamo o li<br />

falliamo<br />

Aron, 2008


1 - QUESTIONI PRELIMINARI 25 DIA<br />

1.1 localizzazione delle funzioni<br />

1.2 intenzionalita’<br />

2 - LE FUNZIONI ESECUTIVE 32 DIA<br />

2.1 premesse storiche<br />

2.2 attenzione<br />

2.3 memoria<br />

2.4 funzioni esecutive calde e fredde<br />

2.5 impulsivita’<br />

3 - LE FUNZIONI ESECUTIVE NEI DISTURBI DI SPETTRO AUTISTICO 10 DIA<br />

4 - LE BASI PER UN INTERVENTO IN SOGGETTI AUTISTICI ADULTI CON DI 7 DIA


QUALE RELAZIONE FRA INTENZIONE E AZIONE,<br />

FRA PENSIERO E CERVELLO<br />

• LOCALIZZAZIONE<br />

• la localizzazione e l’organizzazione delle funzioni a livello di aree<br />

corticali e’ una chimera<br />

• si tratta di una relazione fra funzioni immateriali e loro localizzazione<br />

• INTENZIONALITA’<br />

• ‘il sistema motorio del cervello esiste per tradurre pensieri<br />

sensazioni ed emozioni nel movimento.<br />

• Al momento i passi iniziali di tale processo sono al di la’ delle<br />

possibilita’ di analisi.<br />

• Non sappiamo ancora come siano costruiti i movimenti volontari, ne’<br />

da dove vengano gli ordini’ Henneman 1984


Teoria frenologica della localizzazione delle funzioni cerebrali sulla<br />

superficie del cervello umano. Gall, Franz Joseph. - 1758 - 1828<br />

I tratti del carattere si sviluppano in aree specifiche del cervello, che si espandono<br />

secondo lo sviluppo e determinano la comparsa di solchi e rilevatezze sulla superficie<br />

del cranio, dai quali e’ possibile determinare il carattere.<br />

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Suddivisione semplificata della superficie<br />

della corteccia cerebrale, Brodman, 1907<br />

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Areas 3, 1 & 2 - Primary Somatosensory Cortex<br />

Area 4 - Primary Motor Cortex<br />

Area 5 - Somatosensory Association Cortex<br />

Area 6 - Premotor cortex (Supplementary motor area)<br />

Area 7 - Somatosensory Association Cortex<br />

Area 8 - Frontal eye fields<br />

Area 9 - Dorsolateral prefrontal cortex<br />

Area 10 - Anterior prefrontal cortex<br />

Area 11 - Orbitofrontal area<br />

Area 12 - Orbitofrontal area<br />

Area 13 e Area 14 * - Insular cortex▪<br />

17 - Primary visual cortex (V1)▪<br />

Area 18 - Secondary visual cortex (V2)<br />

Area 19 - Associative visual cortex (V3)<br />

Area 20 - Inferior temporal gyrus<br />

Area 21 - Middle temporal gyrus▪<br />

Area 22 - Superior temporal gyrus, Wernicke's area<br />

Area 23 - Posterior cingulate cortex<br />

Area 24 - Anterior cingulate cortex.<br />

Area 25 - Ventromedial prefontal cortex)[1]<br />

Area 26 - Ectosplenial<br />

Area 27 - Piriform cortex<br />

Area 28 - Entorhinal Cortex<br />

Area 29 Area 30 Area 31 Area 32 Area 33 cingulate cortex<br />

Area 34 - Entorhinal Cortex,<br />

Area 35 - Perirhinal cortex Parahippocampal gyrus<br />

Area 36 - Parahippocampal cortex<br />

Area 37 - Fusiform gyrus▪<br />

Area 38 - Temporopolar<br />

Area 39 - Angular gyrus, Wernicke's area<br />

Area 40 - Supramarginal gyrus Wernicke's area<br />

Areas 41 & 42 - Primary and Auditory Association Cortexv<br />

Area 43 - Primary Gustatory Cortex<br />

Area 44 - pars opercularis, Broca's area<br />

Area 45 - pars triangularis Broca's area<br />

Area 46 - Dorsolateral prefrontal cortex▪<br />

Area 47 - Inferior prefontal gyrus▪<br />

Area 48 - Retrosubicular area<br />

Area 49 - Parasubiculum<br />

Area 52 - Parainsular ,


Penfield, Omunculus corticale, 1951


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• corteccia prefrontale: emozioni e risoluzione di problemi<br />

• corteccia motoria associativa: coordinazione dei movimenti<br />

complessi<br />

• corteccia motoria primaria: inizio movimenti volontari<br />

• corteccia somatosensitiva primaria: riconoscimento<br />

informazioni sensitive<br />

• corteccia sensitiva associativa: elaborazione informazioni<br />

sensitive<br />

• corteccia visiva associativa: elaborazione delle informazioni<br />

visive<br />

• corteccia visiva: riconoscimento di stimoli visivi semplici<br />

• area di Wernicke: comprensione del linguaggio<br />

• corteccia uditiva associativa: elaborazione delle informazioni<br />

uditive<br />

• corteccia uditiva: riconoscimento delle qualita’ dei suoni<br />

(volume, tono)<br />

• corteccia inferotemporale: elaborazioni legate alla memoria<br />

• area di Broca: produzione del linguaggio


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• Localizzazione delle funzioni<br />

non significa che una funzione<br />

sia svolta esclusivamente da<br />

una determinata area<br />

• la maggior parte delle funzioni<br />

sono espletate da neuroni di regioni<br />

cerebrali diverse.<br />

• certe aree hanno una piu’ stretta<br />

relazione con determinate funzioni<br />

rispetto ad altre.<br />

• ogni area e’ deputata a svolgere<br />

principalmente una certa funzione.


QUALE RELAZIONE FRA INTENZIONE E AZIONE,<br />

FRA PENSIERO E CERVELLO<br />

• breve rassegna del pensiero filosofico rispetto alla nascita dell’intenzionalita’<br />

• approccio innatista<br />

il neonato è gia’ dotato di una ricca struttura rappresentazionale<br />

che gli consente di interpretare l’esperienza<br />

• le conoscenze stanno nelle memoria - Platone<br />

• le idee vengono da un ente sovrannaturale - Cartesio<br />

• i giudizi e le conoscenze sono a priori - Kant


• approccio empirista (Hume, Locke)<br />

• riafferma la priorita’ dell’esperienza,<br />

l’apprendimento avviene con l’esperienza<br />

• la mente del neonato è una tabula rasa. Lo stato<br />

iniziale del processo di sviluppo è caratterizzato da<br />

una mancanza totale di organizzazione mentale.<br />

– Watson 1919 manifesto del comportamentismo - parte dal<br />

presupposto che ciascuno e’ tabula rasa e quindi<br />

plasmabile<br />

– Skinner esprime il concetto che cio’ che interessa e’ solo<br />

cio’ che entra (stimolo) e cio’ che esce (risposta) senza<br />

occuparsi di cio’ che avviene nella black box


• approccio costruttivista<br />

• il bno si costruisce le conoscenze attraverso processi,<br />

a partire da quello che c’e’, inizialmente un repertorio<br />

di pattern motori riflessi (Piaget - riflessi innati e<br />

invarianti funzionali)<br />

• L’esperienza è la causa principale dello sviluppo, ma<br />

ciò che si sviluppa non è una copia di quello che il<br />

bambino esperisce, ma una struttura cognitiva<br />

attraverso la quale il bambino può interpretare<br />

l’esperienza.


• ADATTAMENTO guidato da due meccanismi in rapporto fra loro, in equilibrio<br />

dinamico nello sviluppo dell’intelligenza<br />

– ASSIMILAZIONE - processo conservatore che tende a subordinare<br />

l’ambiente esterno agli schemi preesistenti dell’organismo (es<br />

prensione, suzione..)<br />

– ACCOMODAMENTO - processo di modifica degli schemi preesistenti<br />

dell’organismo, da parte dell’ambiente<br />

– GIOCO netto prevalere dell’assimilazione sull’accomodamento che<br />

tende a subordinare l’ambiente esterno agli schemi preesistenti<br />

– IMITAZIONE predomina l’accomodamento perche’ l’uso degli schemi<br />

preesistenti e’ diretto dal modello da imitare<br />

– Assimilazione, schema rigido, porta alla ripetizione - ma lo schema<br />

ripetuto, a seconda dell’oggetto, comporta progressivamente modifiche<br />

dello schema, fino ad una chiara differenziazione, e quindi si avvicina<br />

progressivamente all’accomodamento


– in ottica piagetiana l’esordio delle funzioni esecutive,<br />

coincide con l’emergere della capacita’ di<br />

IMITAZIONE DIFFERITA<br />

(imitazione di modello motorio in assenza di modello - 6 st. 18/24 m)<br />

• finche’ negli anni ‘70 viene dimostrato che proporre un pattern di movimento ad un<br />

neonato (es. tira fuori lingua) attiva un’imitazione (Piaget 8/12m)


Imitation of facial and manual gestures by human neonates.<br />

Science. Meltzoff, A.N., & Moore, M.K. (1977).<br />

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Evolution of Neonatal Imitation.<br />

Gross L, PLoS Biology Vol. 4/9/2006


• approccio della fenomenologia (Edmund Husserl 1859 - 1938)<br />

• l’esperienza e’ intuitiva<br />

• i fenomeni si presentano a noi in un riflesso<br />

fenomenologico, ovvero sempre indissolubilmente<br />

associati al nostro punto di vista


Merleau-Ponty - ‘Fenomenologia della percezione’ 1945<br />

– noi siamo i nostri corpi e la nostra esperienza vissuta di questo corpo<br />

nega la separazione dell’oggetto dal soggetto, della mente dal corpo<br />

– il nostro e’ un ‘mondo interindividuale’<br />

– la conoscenza e’ esperienza condivisa<br />

– il senso del gesto non e’ dato ma viene compreso, decifrato, catturato<br />

da un atto da parte di chi guarda’<br />

– e’ come se le intenzioni di un’altra persona abitassero nel mio corpo’<br />

• approccio razionalista: gli esseri umani decifrano il comportamento<br />

degli altri in termini di stati mentali (intenzioni, credenze, desideri),<br />

rimanda ad un livello classificatorio, monadico


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• NEURONI MIRROR, inizio anni ‘90, - Serendipity<br />

– nella corteccia premotoria di una scimmia lo stesso neurone scarica<br />

sia se la scimmia sta compiendo un’atto motorio, sia se la scimmia<br />

osserva un uomo che compie la stessa azione<br />

• nell’uomo il sistema di MN si trova in molte altre aree della corteccia:<br />

– premotoria ventrale, compreso Broca<br />

– lobulo parietale inferiore<br />

– giro frontale inferiore,<br />

– Amigdala<br />

– Cingolo anteriore<br />

– solco temporale superiore,<br />

– ippocampo,<br />

– insula<br />

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• CATENE MOTORIE E COMPRENSIONE DELLE INTENZIONI<br />

• meccanismo adattivo che ricostruisce il programma motorio<br />

di chi ci sta davanti<br />

• permette di capire concretamente, ‘in modo incarnato’,<br />

le intenzioni dell’altro<br />

• significato difensivo del poter anticipare<br />

• meccanismo biologico alla base del comportamento sociale<br />

degli uomini (empatia)<br />

• base per l’apprendimento attraverso l’imitazione<br />

• possibile substrato per lo sviluppo di una cognizione sociale e<br />

di una Teoria della mente


neuroimaging funzionale (Fabbri, Rizzolati, 2008)<br />

– All’interno dei sistemi di network neurali fronto parietali, che di possono<br />

ricondurre alla ampia funzione di integrazione sensomotoria, si riconosce<br />

un sistema MN FRONTOPARIETALE,<br />

– SISTEMA SPECCHIO FRONTALE, motorio, con organizzazione<br />

somatotopica di piede, mano, bocca - attiva schemi motori<br />

corrispondenti a quelli che vediamo<br />

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– SISTEMA SPECCHIO PARIETALE, che si attiva in parti<br />

differenti se assitiamo ad azioni a valenza positiva o ad<br />

azioni a valenza negativa


• studi EMG ed EEG: si attiva mm mimica analoga a quella cui si e’ esposti,<br />

anche per frazioni di tempo di 30 msec<br />

– le reazioni emozionali possono essere evocate inconsapevolmente<br />

– la mm mimica funge da feedback che fornisce un’informazione propiocettiva<br />

e influenza l’esperienza emozionale<br />

Simultaneous Recording of EEG and Facial Muscle Reactions During Spontaneous Emotional<br />

Mimicry Achaibou,(2008)<br />

• Similar Facial Electromyographic Responses to Faces, Voices, and Body Expressions<br />

Magnee,(2007)<br />

• al tempo stesso l’esperienza empatica richiede un’esposizione per tempi<br />

molto piu’ lunghi


• impalcatura neurale delle intenzioni<br />

Fogassi studia le aree postero/inferiori del lobo parietale, ricche di connessioni con l’area premotoria F5, e da qui alla F1.<br />

Viene proposta a una scimmia<br />

– una nocciolina, che prende e mangia o<br />

– un oggetto non commestibile, che ha imparato a mettere in un altro contenitore.<br />

• La prima parte dell’azione e’ uguale, ma se lo scopo dell’azione e’ diverso<br />

(mangiare vs buttare via), gia’ la programmazione del primo movimento sara’<br />

guidato da neuroni diversi.<br />

• gli atti motori sono guidati dallo scopo dell’azione<br />

– studio sulla prensione di noccioline da parte di scimmie con l’utilizzo di<br />

pinze normali e di pinze invertite, che richiedono un movimento opposto<br />

– anche se i movimenti sono opposti in entrambi i casi scarica lo stesso<br />

neurone: lo scopo dell’atto motorio e’ lo stesso<br />

– lo SCOPO dell’azione governa in modo sovraordinato la neuroanatomia<br />

funzionale del movimento


– Movimento - spostamento di un segmento nello<br />

spazio (Comparetti)<br />

– Atto motorio - sequenza ordinata di singoli<br />

movimenti (es. grasping)<br />

– Azione - e’ l’atto motorio con uno scopo<br />

– Un soggetto autistico puo’ avere capacita’ di movimento straordinaria,<br />

ma le sue azioni sono magari molto deficitarie


LO SPAZIO DELL’AZIONE E’ SPAZIO FUNZIONALE<br />

SPAZIO PERIPERSONALE 2009 Fogassi<br />

una mano prende un oggetto all’interno e all’esterno del raggio d’azione del macaco:<br />

MN in F5,<br />

26 % rispondeva se l’azione avveniva nello spazio extrapersonale della scimmia;<br />

27 % mostrava invece una selettività per lo spazio peripersonale<br />

47 % rispondeva alla presentazione della scena motoria indipendentemente dalla posizione<br />

• mantenendo invariate le distanze, si interpone tra i due un pannello trasparente i neuroni<br />

che hanno reagito in precedenza non rispondono più alla vista del gesto.<br />

MN METRICI<br />

Popolazione di MN spazialmente selettivi che codifica lo spazio peri ed<br />

extrapersonale seguendo un formato puramente metrico<br />

MN OPERAZIONALI<br />

Popolazione di MN che codificano lo spazio in termini operazionali, a seconda della<br />

possibilità, per il macaco, di compiere a sua volta il gesto osservato.<br />

• Rizzolatti ipotizza che nella costruzione sensomotoria dello spazio<br />

lo spazio sia inteso non come una categoria unitaria, ma discreta e frammentaria,<br />

costituendosi nella interazione con gli oggetti, e<br />

modellandosi attorno ad una entita’ soggettiva - il corpo come misura di tutto-.


CENTRAL PATTERNS GENERATORS<br />

generatori centrali di pattern motori<br />

• anche il sistema motorio ha una sua struttura gerarchica e la componente piu’<br />

bassa del sistema motorio e’ costituita dai CPG<br />

• CPG e’ un sistema neuronale che genera patterns motori intrinseci di attivita’<br />

ritmica, indipendentemente dagli input sensoriali o centrali (es. governano la<br />

deglutizione, la respirazione ed anche la deambulazione,)<br />

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TRASFORMAZIONI VISUO/MOTORIE<br />

• nel vedere un oggetto (es una tazza) oltre ad essere decifrato come oggetto<br />

conosciuto, viene frammentato in tutte le porzioni visive che permettono un’azione<br />

sull’oggetto (es. manico, bordo, base) a livello parietale posteriore.<br />

• La regione parietale informa le aree premotorie su tutte le possibilita’ di<br />

movimento sull’oggetto.<br />

• C’e’ costantemente una cascata di programmi motori potenziali, la<br />

grandissima parte dei quali non viene agito. Si tratta di un circuito automatico.<br />

ANCHE LA PERCEZIONE VISIVA E’ RICOSTRUZIONE<br />

• lo stimolo visivo, dalle aree occipitali, viene proiettato<br />

– 1 VIA DORSALE, del DOVE a livello parietale (permette la trasformazione visuomotoria:<br />

una tazza con una certa forma rende possibili alcuni programmi motori potenziali)<br />

– 2 VIA VENTRALE, del COSA a livello temporale (attiva la memoria semantica)


• lo SCOPO dell’azione governa in modo sovraordinato<br />

la neuroanatomia funzionale del movimento<br />

• lo spazio dell’azione e’ uno SPAZIO FUNZIONALE<br />

• sia lo spazio peripersonale<br />

• sia lo spazio in rapporto agli oggetti<br />

• l’informazione visiva (trasformazioni visuomotorie - MN) attiva<br />

una quantita’ di SCHEMI MOTORI POTENZIALI ed un<br />

malfunzionamento a livello frontale puo’ non permettere di inibirli<br />

(perseveranza, dipendenza dal campo)<br />

• la RISONANZA MOTORIA ED EMOZIONALE che rimanda<br />

all’impossibilita’ di conoscere l’altro come oggetto esterno a noi,<br />

ed alla dimensione imprescindibile dell’intersoggettivita’


Wired to Be Social: The Ontogeny of Human Interaction.<br />

U. Castiello, V. Gallese et al.. Public Library of Science One, Vol. 5 No. 10, October 7, 2010.<br />

• studio di cinematica intrauterina in gemelli di 14 settimane che documenta la<br />

modulazione precocissima delle risposte motorie nell’interazione.<br />

• I movimenti sono molto diversi se il feto ha di fronte la parete uterina<br />

(movimenti + ampi e bruschi) piuttosto che il fratello (movimenti + lenti e<br />

controllati) o se tocca se stesso - inoltre tocca piu’ spesso il fratello di se’.<br />

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LE FUNZIONI ESECUTIVE


• Le funzioni esecutive ci permettono di<br />

– formulare obiettivi e piani per raggiugerli,<br />

– ricordare gli obiettivi nel tempo (e ripescare dalla MLT le<br />

informazioni significative),<br />

– scegliere e iniziare azioni che ci aiutino a raggiungerli,<br />

– monitorare e aggiustare il nostro comportamento,<br />

(flessibilita’) come necessario finche’ li raggiungiamo o li<br />

falliamo<br />

Aron, 2008


Executive<br />

• in inglese, rimanda a funzioni elevate, di supervisione, ‘manageriali’,<br />

• mentre esecutivo, in italiano, rimanda a funzioni basse, delegate<br />

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• Le funzioni esecutive sono processi necessari per mettere in atto<br />

comportamenti orientati verso un obiettivo e sono basate sul<br />

funzionamento della corteccia prefrontale<br />

• Al di la della diagnosi, la specifica organizzazione delle funzioni esecutive<br />

diventa determinante nell’impostare un percorso riabilitativo


Analisi clinica delle alterazioni del comportamento:<br />

• approccio tassonomico - livello descrittivo (cio’ che<br />

manca, cio’ che non funziona) - nella stessa diagnosi<br />

rientrano soggetti del tutto diversi<br />

• approccio funzionalista - (che cosa c’e’, come<br />

funziona), base imprescindibile per un intervento


LE FUNZIONI ESECUTIVE<br />

• abilita’ a inibire le risposte automatiche<br />

• abilita’ a spostare l’attenzione<br />

• abilita’ a mantenere il controllo emotivo<br />

• abilita’ a iniziare un compito<br />

• memoria di lavoro<br />

• abilita’ a formulare ipotesi<br />

• abilita’ a pianificare<br />

• abilita’ a organizzare il contesto<br />

• abilita’ a monitorare, rilevare errori, correggere<br />

• flessibilita’ cognitiva<br />

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Norman e Shallice ‘00 propongono 5 condizioni in cui un comportamento<br />

routinario non e’ sufficiente per una buona performance:<br />

1 - pianificazione e decision making<br />

2 - correzione e risoluzione di problemi<br />

3 - situazioni in cui le risposte non sono automatizzate o in<br />

cui sono richieste nuove sequenze di azioni<br />

4 - situazioni pericolose o tecnicamente difficili<br />

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5 - situazioni che richiedono l’utilizzo di uno sforzo mentale<br />

intenso, anche abituale, o il resistere a tentazioni.


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• meta’ ‘800 Phineas Gage, minatore del Vermont, subisce un incidente, un tubo di ferro<br />

entra nel suo cranio in sede frontale:<br />

• perde conoscenza per un tempo brevissimo,<br />

• quasi non sente dolore, rimane vigile<br />

• ritorna al lavoro in pochi giorni<br />

- le conseguenze del danno:


– diventa altra persona,<br />

– instabile,<br />

– manca di rispetto,<br />

– volgare,<br />

– insofferente a regole o consigli se andavano contro i suoi<br />

desideri,<br />

– si comportava come un bambino, ma con le passioni<br />

animali di un giovane uomo<br />

– diminuita o distrutta la capacita’ di capire e seguire<br />

norme sociali<br />

– non ha interessi particolari, e non lo interessa piu’ cio’<br />

che prima lo interessava;<br />

– diviene un vagabondo, antipatico


Egas Moniz 1875-1955<br />

– ha introdotto la tecnica angiografica e la lobectomia frontale:<br />

• la prima tecnica prevedeva l’iniezione di alcool nei lobi frontali<br />

• in seguito leucotomia parieto/pre-frontale, con dissezione delle fibre<br />

talamo/frontali con un filo retrattile, il leucotomo<br />

– in soggetti schizofrenici, gravemente aggressivi - con<br />

trasformazione radicale del carattere<br />

– interrotta con l’avvento delle fenotiazine<br />

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FILOGENESI CORTECCIA FRONTALE<br />

(homo sapiens 29%, scimpanzee 12%, gatto 3%)<br />

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• La corteccia prefrontale si e’ espansa con l’evoluzione di mammiferi e primati<br />

e una ampia corteccia prefrontale e’ tipica dell’uomo e dei primati<br />

(delfini, balene, volume cerebrale grande ma con ipersviluppo parietale)


• Sistema frontale, filogeneticamente tardivo, a lentissimo sviluppo<br />

• la densita’ di materia grigia va incontro a una curva di sviluppo a U rovesciata<br />

durante l’adolescenza.<br />

– all’inizio dell’adolescenza si ha un nuovo periodo di sinaptogenesi, cioe’ di<br />

proliferazione di nuove sinapsi, dopo quello che caratterizza i primissimi anni di<br />

vita. Cio’ comporta un aumento della sostanza grigia, che va incontro ad un picco<br />

di densita’, raggiunto il quale si ha un plateau.<br />

– Ad un certo momento, specifico per ogni area corticale, inizia il processo di<br />

pruning sinaptico, cioe’ lo sfoltimento delle sinapsi scarsamente utilizzate.<br />

• i lobi frontali raggiungono il loro picco di crescita a 12 anni per i maschi e 11<br />

anni per le femmine<br />

• La ridefinizione dei circuiti, attraverso la perdita di materia grigia, continua,<br />

nel lobo frontale, anche nella terza decade di vita, e la corteccia<br />

prefrontale dorsolaterale e’ l’ultima area corticale a raggiungere lo<br />

spessore definitivo (2006).


ATTENZIONE


ATTENZIONE<br />

Modello di Manly e Robertson (‘99)<br />

- Attenzione selettiva: seleziona gli stimoli importanti e ignora le<br />

informazioni irrilevanti o interferenti;<br />

protegge dal sovraccarico di informazioni,<br />

permette comportamenti coerenti e<br />

flessibili in relazione agli eventi<br />

(migliora da 6 a 12 anni parietale posteriore dx)<br />

- Attenzione mantenuta: mantenersi vigili per un periodo prolungato<br />

di tempo<br />

(migliora fino a 11 anni aree frontali dx e parietali)<br />

- Controllo esecutivo: gestire stimoli conflittuali o cambiare<br />

rapidamente il proprio set cognitivo<br />

(migliora molto fra 6 e 8 aa, poi fino a 12 anni<br />

giro cingolato anteriore)


Modello di Posner e Petersen, 1990<br />

Esistono 3 network dell’attenzione<br />

1 - PAS Sistema Attenzionale Posteriore<br />

– Orientamento dell’attenzione verso sorgenti di<br />

stimolazione appartenenti a diverse sensorialita’. Dirige<br />

l’attenzione verso porzioni d’interesse dello spazio<br />

circostante<br />

2. - AAS Sistema Attenzionale Anteriore<br />

– Detezione focale degli stimoli, attivo in compiti<br />

percettivi e motori, nella rilevazione dello stimolo<br />

appropriato per l’esecuzione di un determinato compito e<br />

nella programmazione dell’azione<br />

3. - Sistema di Vigilanza


• 1 PAS Sistema Attenzionale Posteriore - shifting attentivo<br />

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- orientamento attenzione<br />

- ricerca visiva<br />

• disancoraggio: corteccia<br />

parietale posteriore<br />

• shifting: collicolo superiore<br />

• ancoraggio: pulvinar<br />

– un danno parietale soprattutto a dx porta eminiattenzione, ‘neglect’<br />

– L’ emisfero dx elabora gli stimoli a bassa frequenza spaziale, il sn ad alta frequenza


• 2 AAS Sistema Attenzionale Anteriore - detezione focale stimoli<br />

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Giro del cingolo: attenzione divisa<br />

• permette di rilevare piu’ elementi contemporaneamente<br />

• di monitorare i diversi attributi dello stimolo.<br />

• e’ un sistema di memoria di lavoro e di controllo esecutivo.<br />

• Un danno a questo sistema comporta una disorganizzazione della<br />

programmazione motoria<br />

corteccia prefrontale mediale:<br />

-corteccia cingolata anteriore,<br />

- area supplementare motoria


• 3 Sistema di Vigilanza: input noradrenergico fornito alla<br />

corteccia dal locus ceruleus (mantiene modulato il tono<br />

dell’attenzione)<br />

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• Ungerleider & Mishkin (1982) distinguono due vie visive (e relative alle<br />

caratteristiche percettive degli oggetti (via ventrale).<br />

– via DORSALE del DOVE - elaborazione delle informazioni spaziali<br />

(posizione, movimento, trasformazioni e relazioni spaziali)<br />

– Via VENTRALE del COSA - processa le caratteristiche percettive dell’oggetto<br />

(colore, dimensione, forma, consistenza, dettagli visivi)<br />

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MEMORIA


• MBT trattiene le informazioni pochi secondi al massimo per alcuni minuti<br />

• MLT conserva le informazioni per giorni o anche tutta la vita<br />

– Memoria dichiarativa (o esplicita), riguarda le informazioni<br />

comunicabili, che vengono richiamate consciamente.<br />

– Memoria procedurale (o implicita), riguarda le informazioni<br />

relative a comportamenti automatici.<br />

episodica, riguarda le informazioni<br />

specifiche a un contesto particolare,<br />

come un momento e un luogo<br />

(autobiografica tipo di memoria episodica)<br />

semantica, riguarda idee e affermazioni<br />

indipendenti da uno specifico episodio<br />

procedurale riguarda soprattutto le abilita’<br />

motorie e fonetiche, che vengono apprese<br />

con l’esercizio e utilizzate senza controllo<br />

attentivo volontario


– Memoria dichiarativa (o esplicita),<br />

diencefalo, lobo temporale mediale (ippocampo)<br />

– Memoria procedurale (o implicita),<br />

striato, amigdala, cervelletto


WORKING MEMORY - WM<br />

• processo cognitivo, dalla capacità limitata,<br />

che permette di mantenere accessibili in<br />

MBT le informazioni necessarie al compito<br />

e contemporaneamente elaborare<br />

quelle o altre informazioni.<br />

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Prove ad elevato impegno WM<br />

DLPFC


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Baddeley, A.D. (2000). The episodic buffer: a new component of working memory?<br />

• Loop Fonologico trattamento dell'informazione fonetica e fonologica. costituito<br />

da due sotto componenti: un magazzino fonologico a breve termine, cioe’ una<br />

memoria uditiva a rapido decadimento, ed un sistema di ripetizione articolatoria,<br />

che evita il declino di una particolare traccia.<br />

•Taccuino visuo-spaziale Memoria di lavoro visuo-spaziale, intesa sia come<br />

capacita’ di mantenimento ed elaborazione di informazioni visuo-spaziali, che<br />

come capacita’ di generare immagini mentali<br />

• Buffer episodico Baddeley 2000. sistema di memoria separato che utilizza una<br />

codifica di tipo multimodale. Mantiene le informazioni e le combina in<br />

rappresentazioni unitarie, significative e coerenti, come scene ed episodi.


• WM entra in gioco da subito nelle funzioni esecutive:<br />

– nel formulare piani ed obiettivi,<br />

– nel recupero di informazioni rilevanti da memorie specifiche<br />

– nel ricordare nel tempo l’obiettivo<br />

• per compiti nuovi, prima che diventino automatici, si attivano diverse aree corticali:<br />

circuito PARIETO - PREFRONTALE - CINGOLO<br />

- Corteccia prefrontale DL<br />

(controllo WM, estrazione informazioni significative)<br />

- parietale posteriore, giro angolare<br />

(cross-modale, controllo attentivo,<br />

manipolazione di rappresentazioni)<br />

- Giro del cingolo anteriore<br />

(obiettivo/controllo errori decisionali/inizio)<br />

- Talamo<br />

• se l’attivita’ diviene ormai automatica si attiva maggiormente il nucleo striato


‘Le funzioni corticali superiori nell’uomo’, 1967<br />

Analizza le disfunzioni esecutive (memoria, linguaggio) e le implicazioni<br />

sociali nelle disfunzioni frontali<br />

applica il metodo statistico alla neuropsicologia<br />

Lurja, 1902-1977<br />

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• lesioni dorso-laterali<br />

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– comportamenti perseverativi, (incapacita’ ad iniziare<br />

l’azione, ma una volta iniziato il comportamento,<br />

incapacita’ di cambiarlo o interromperlo)<br />

– comportamento campo/dipendente (es. se vede un<br />

bicchiere ci beve, se vede un cappotto lo mette, fino<br />

all’ecoprassia)<br />

– rigidita’ mentale (fino all’impossibilita’ di spostare<br />

l’attenzione).<br />

– compromissione della memoria di lavoro


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• lesioni ventro-mediali e orbito-frontali:<br />

– disinibizione emozionale e comportamentale<br />

– l’affetto e’ raramente neutro, oscillando fra euforia ed<br />

angoscia,<br />

– controllo degli impulsi, da scarso a assente, (aggressivi, urla),<br />

– incapacita’ di dilazionare gratificazioni


• FE CALDE, legate all’elaborazione delle emozioni (nodo<br />

affettivo, problem solving sociale).<br />

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La corteccia orbitofrontale grazie<br />

alle connessioni con strutture sottocorticali<br />

(amigdala,nucleus accumbens, striato<br />

ventrale) permette<br />

- elaborazione automatica ed<br />

emozionale degli stimoli,<br />

- definendone la valenza emotiva<br />

(rinforzo o di punizione)<br />

- organizzando eventuali risposte<br />

fisiologiche autonomiche


• FE FREDDE (nodo cognitivo regolatore). Le altre porzioni della<br />

corteccia prefrontale prmettono un’elaborazione cognitiva, controllata e<br />

cosciente delle informazioni, piu’ facilmente chiamate in causa da problemi<br />

astratti<br />

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porzione dorsolaterale corteccia prefrontale<br />

consente di manipolare informazioni<br />

verbali o visuospaziali (ventrolaterale le mantiene in memoria)<br />

porzione inferiore corteccia prefrontale<br />

consente l’inibizione<br />

della risposta comportamentale<br />

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giro frontale superiore selezione e flessibilita’<br />

del compito (task switching)


IMPULSIVITA’<br />

• comportamenti messi in atto rapidamente,<br />

con poca pianificazione e con<br />

scarsa valutazione delle conseguenze<br />

• difficolta’ di inibire risposte motorie<br />

• difficolta’ di utilizzare informazioni disponibili per valutare le<br />

possibili conseguenze<br />

• difficolta’differire una gratificazione immediata in favore di una<br />

gratificazione maggiore ma temporalmente piu’ distante


IMPULSIVITA’<br />

dal punto di vista neuropsicologico si distinguono disturbi a carico di due processi<br />

neurocognitivi ben distinti che possono portare, a differenti forme di impulsivita’.<br />

• capacita’ di inibizione di risposte comportamentali<br />

L’inibizione della risposta e’ una funzione esecutiva dipendente dalla corteccia<br />

prefrontale inferiore (ventrolaterale), la cui curva di sviluppo si conclude verso i<br />

14/15 anni. Si valuta con compiti Go-NoGo e di Stop al segnale. Il numero di errori nelle<br />

condizioni di NoGo e il Tempo di Reazione al Segnale di Stop sono utilizzati come indice del<br />

controllo inibitorio.<br />

• capacita’ di integrare le contingenze<br />

di ricompensa/ punizione nella scelta tra una o piu’ opzioni.<br />

corteccia orbitofrontale e sue connessioni con strutture sottocorticali del lobo<br />

limbico, quali l’amigdala ed il nucleo striato. Valutata da compiti decisionali ambigui o in<br />

condizioni di rischio, per estrarre la propensione individuale al rischio e la capacita’ di<br />

adattare le proprie scelte sulla base delle modifiche delle contingenze ricompensa/punizione


• Riposo:<br />

IMPULSIVITA’<br />

– Nucleo pallido blocca efferenze talamiche<br />

verso corteccia - non si attiva la corteccia<br />

motoria primaria<br />

• Esecuzione di un’azione:<br />

– efferenze corticali attivano lo striato che<br />

inibisce il blocco del pallido sul talamo<br />

• Soppressione dell’azione:<br />

– la corteccia prefrontale (supervisiore<br />

dell’azione) attraverso il nucleo subtalamico<br />

riattiva l’inibizione del pallido sul talamo<br />

si blocca l’azione<br />

• disturbi funzionali della corteccia prefrontale<br />

rendono molto difficile interrompere<br />

un’azione iniziata: ripetitivita’, sterotipie<br />

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LE FUNZIONI ESECUTIVE NEI DISTURBI DI SPETTRO AUTISTICO


• nell’autismo la rigidita’ e perseverazione indicano quanto sia<br />

particolarmente compromessa la FLESSIBILITA’ COGNITIVA<br />

– Molti comportamenti dei soggetti autistici possono essere spiegati con<br />

deficit delle FE, e l’incapacita’ di pianificare e correggere il proprio<br />

comportamento, potrebbe spiegare i comportamenti altamente ripetitivi,<br />

rigidi ed invarianti<br />

• Attenzione<br />

• Incapacita’ di cogliere il tutto senza rimanere ancorati al<br />

particolare<br />

• Iperselettivita’<br />

• Incapacita’ di ridirezionare in maniera flessibile l’attenzione<br />

• Controllo motorio<br />

• Impulsivita’<br />

• incapacita’ di inibire le risposte inappropriate<br />

• perseverazione<br />

• Motivazione<br />


AUTISMO, MODELLI INTERPRETATIVI<br />

• Teoria socio-affettiva (Hobbes ‘93, Dawson ‘98, Trevarthen ‘01)<br />

incapacita’ innata di interagire emozionalmente con l’altro<br />

• Teoria della mente (Premack ‘79, anni ‘80 e ‘90 Baron Cohen, Frith, Cohen e Volkmar)<br />

incapacita’ di attribuire all’altro intenzioni, desideri, sentimenti, credenze,<br />

rimanendo in una condizione di cecita’ mentale<br />

• Deficit della coerenza centrale (Happe’ ‘96)<br />

l’informazione sensoriale rimane frammentata,focalizzata sui dettagli<br />

• Teoria delle <strong>Funzioni</strong> esecutive (Robbins ‘93) disfunzione corteccia prefrontale<br />

– implicate in ogni tipo di problem solving, anche sociale<br />

es. comprensione di desideri, emozioni, intenzioni altrui -<br />

– problemi nell’auto-organizzazione di ogni comportamento che non sia<br />

abituale - da qui rigidita’, routinarieta’, interessi ristretti


• La teoria delle funzioni esecutive individua nell’autismo un deficit<br />

cognitivo di natura generale,<br />

non limitato all’elaborazione degli stimoli sociali (Teoria della Mente)<br />

– Praticamente tutti gli studi hanno trovato differenze significative tra i<br />

soggetti autistici e i controlli in almeno una misura delle funzioni<br />

esecutive. In particolare compromessa la memoria di lavoro<br />

– Modalita’ attentiva iperselettiva, (Baron-Cohen ‘87)<br />

– disorganizzazione dei processi di attenzione selettiva (Ciesielsky ‘95)<br />

– Incapacita’ di processare simultaneamente piu’ stimoli con attenzione<br />

monomodale ai dettagli (Carlsson ‘98).<br />

– rassegna di Pennington e Ozonoff (1996) compromissione prevalente<br />

della Memoria di lavoro verbale<br />

– Incapacita’ a pianificare e a ricostruire il passato (Klein ‘99)<br />

– Comprensione semantica dell’azione, con associazione rigida fra<br />

oggetto e semantica: le forbici sono sempre per tagliare, il bicchiere<br />

sempre per bere, indipendentemente da come sia l’atto motorio che<br />

viene osservato (Boria ‘09)


• Incapacita’ a processare informazioni emozionali e sociali<br />

(Dawson ‘05)<br />

• Alterazioni neurofunzionali in compiti di riconoscimento di volti<br />

• Studi di eye-tracking (Dalton ‘05)<br />

Iperattivazione amigdala durante fissazione occhi


DEFICIT MOTORI NEI DSA<br />

• assenza posture anticipatorie in bni Autistici (Kanner ‘43)<br />

• Pattern anormali di fissazione visiva (O’Connor ‘67).<br />

• difficolta’ di anticipazione, pianificazione motoria, organizzazione<br />

del movimento, adattamento in risposta a feedback ambientali,<br />

coordinazione di elementi separati in una sequenza finalizzata<br />

(Ozonoff ‘91, Hughes ‘96)<br />

• Deficit di inibizione selettiva nelle risposte (Ciesielki ‘95)<br />

• deficit motilita’ spontanea nel neonato possibile precursore di DA<br />

(Teitelbam ‘04)<br />

• deficit dei movimenti oculari lenti di inseguimento (Sweeney ‘04)<br />

• difficolta’ nel prevedere le perturbazioni che l’ambiente avra’ sul<br />

movimento - e nell’anticipare le conseguenze di questo sull’ambiente<br />

(Nayate ‘05)<br />

• nei bni autistici, il movimento appare indistinguibile da quello di un<br />

coetaneo, ma analizzando l’attivazione neuronale la struttura e’ molto<br />

diversa. L’intenzione guida l’azione.


• Imitazione del gesto: meccanismo potenzialmente automatico,<br />

deve essere inibito, attraverso il pallido, dalla corteccia prefrontale<br />

• nei DSA difficolta’ nell’imitare sequenze di movimenti delle mani<br />

o facciali (Rogers ‘94), confermata in decine di studi, in particolare se<br />

la sequenza e’ non significativa o arbitraria - anche nell’imitare<br />

singole azioni<br />

• HFA imitazione di gesti con oggetti performances uguali ai<br />

normotipici, ma nella pantomima a partire da immagini (es<br />

bicchiere) performances molto scadenti, anche se riconoscono<br />

perfettamente l’oggetto.<br />

• l’incapacita’ a pianificare potrebbe conseguire ai deficit imitativi<br />

dato che anche questa potrebbe essere appresa da modello<br />

• autismo disfunzione MN - deficit imitativi precoci - attribuzione di<br />

stati mentali (Carr,’03, Dapretto, ‘06, Schulte-Ruther, ‘07, Iacoboni ‘08)


The mirror neuron system and the consequences of its dysfunction Iacoboni e Dapretto ‘06<br />

studio fMRI su bambini che devono<br />

osservare e imitare emozioni<br />

– In entrambi i compiti i bni con autismo presentano minor attivazione del<br />

sistema frontale di MN (pars opercolaris, giro frontale inferiore) e tale<br />

ipoattivazione e’ strettamente correlata alla severita’ del disturbo secondo<br />

ADOS ed ADI<br />

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– in entrambi i compiti, di osservazione<br />

e di imitazione di emozioni, nei normotipi<br />

si attiva il sistema gia’ descritto nell’adulto,<br />

prevalente nell’emisfero destro, che<br />

coinvolge la corteccia motoria e premotoria<br />

con il MNS frontale (pars opercolaris dell’IFG),<br />

nucleo striato, sistema limbico (insula, amigdala)<br />

il cervelletto: il significato dell’emozione<br />

osservata o imitata viene sentito e capito<br />

– bambini con ASD non mostravano attivita’<br />

nel MNS frontale (pars opercolaris dell’IFG),<br />

inoltre ipoattivazione del sistema limbico:<br />

l’imitazione di emozioni richiede maggior<br />

sforzo attentivo visivo e motorio<br />

(incrementata attivita’ nelle aree di<br />

associazione visiva): probabilmente il significato<br />

dell’emozione non e’ ben sperimentato dall’interno


• Sistema MN fronto parietale e imitazione<br />

• input visivo verso MNS parte dal STS<br />

• a livello di MNS parietale le informazioni riguardano la<br />

descrizione motoria dell’azione<br />

• da qui al MNS frontale, piu’ coinvolto nella ricostruzione<br />

dello scopo dell’azione<br />

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• le frecce nere, in uscita copie efferenti dei comandi motori imitativi, rinviati<br />

al STS per un matching con l’azione osservata<br />

• Deficit/disfunzione anche parziale del sistema MN potrebbe<br />

determinare deficit nell’imitazione e quindi<br />

nell’intersoggettivita’<br />

• Scarsa modulazione MN (scarso controllo prefrontale)<br />

forse in causa nell’ecolalia, ecoprassia, stereotipie e<br />

comportamenti rigidi e ripetitivi


LE BASI PER UN INTERVENTO IN SOGGETTI AUTISTICI ADULTI CON DI


RIABILITAZIONE NEUROPSICOLOGICA DEI DISTURBI DELLE FE<br />

• l’intervento riabilitativo diviene anche nell’adulto, se:<br />

– risulta funzionale all’impalcatura neurofunzionale di partenza<br />

– a partire quindi da un profilo neuropsicologico<br />

– considera le caratteristiche personali (tolleranza alla<br />

frustrazione, disponibilita’, motivazione)<br />

– individua la funzione target, e quelle correlate<br />

– si basa sulle competenze parziali, deficitarie e con funzionamento<br />

differente (SCOMPOSIZIONE FUNZIONALE )<br />

– considera e attiva le supplenze funzionali: spesso gli obiettivi di<br />

un intervento consistono nel ‘rendere accessibile una<br />

funzione’, piuttosto che cercare di ‘normalizzarla’<br />

(SUPPLENZA FUNZIONALE)<br />

– si appoggia quindi sulle funzioni cognitive preesistenti ed elicita le<br />

funzioni cognitive in sviluppo<br />

– Viene portato avanto con coerenza, continuita’ e generalizzazione


TRAINING PER FUNZIONI ESECUTIVE<br />

Goal Managment Training (Levine 1996) STOP ! Definire il problema, Elencare i<br />

passaggi, Apprendere i passaggi, Controllare<br />

Problem Solving Training (Von Cramon 1992) Esercizi selezione e combinazione<br />

informazioni Esercizi pensiero divergente Esercizi ragionamento induttivo e<br />

deduttivo Esercizi pianificazione azioni<br />

Modello a 3 unita’ di Lurija (Laatsch 1988) Attenzione ; selezione, orientamento,<br />

mantenimento Memoria : memoria di lavoro e uso di strategie Processi Esecutivi :<br />

strategie, controllo impulsivia’, consapevolezza<br />

Training con utilizzo PASAT (Marlowe 2000) Esercizi somma ultimi due numeri<br />

presentati C<br />

TRAINING PER ATTENZIONE<br />

Pay Attention (Sohlberg e Matteer 1987) Esercizi di attenzione sostenuta,<br />

selettiva, alternata e divisa (visiva e uditiva)<br />

Captain’s Log Cognitive Training Software Esercizi di rinforzo delle abilita’<br />

attentive : discriminazione di ritmi, suoni, colori, vigilanza, scanning visivo,<br />

controllo delle risposte


Un intervento di sostegno alle FE non puo’ prescindere da un profilo<br />

neuropsicologico, ma in particolare in soggetti adulti con DSA e<br />

grave DI questo puo’ essere realizzato nell’aiuto ad acquisire le<br />

autonomie di vita quotidiana, secondo i principi di:<br />

• scomporre il compito in sottocomponenti piu’ semplici<br />

• fornire aiuti visivi che<br />

– diano prevedibilita’,<br />

– possano permettere di anticipare imprevisti e pianificare<br />

alternative<br />

– sostengano la WM nell’esecuzione del compito<br />

• inserire la nuova competenza in contesto routinario<br />

• fornire il necessario sostegno funzionale per un tempo<br />

prolungato, con generalizzazione dei contesti e con<br />

coerenza nelle modalita’<br />

• diminuire progressivamente gli aiuti, supervisionare<br />

• sostenere la disponibilita’ attentiva e motivazionale


FORNIRE PREVEDIBILITA’<br />

AIUTARE A RICOSTRUIRE SEQUENZE


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TOKEN ECONOMY<br />

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Grazie per l’attenzione !!


RIPETITIVITA’ NELL’AUTISMO<br />

• diminuisce significativamente in presenza di proposte che attirano l’attenzione<br />

• Tecniche di rinforzo per non produrre il comportamento per un periodo di<br />

tempo<br />

- DRO rinforzo differenziale di altri comportamenti<br />

- DRI rinforzo di comportamenti incompatibili l’azione<br />

Efficacia buona/moderata nel ridurre stereotipie motorie o verbali<br />

• Graded Change per gestire nell’autismo stereotipie o distruttivita’ con oggetti,<br />

forniti in taglie sempre piu’ piccole i comportamenti (Hemsley et al., 1978 ; Howlin &<br />

Rutter, 1987)<br />

• Insegnare attivita’ alternative equivalenti funzionali (Durand ‘91)<br />

• Fornire prompts visivi durante lo svolgimento del compito riduce<br />

significativamente le stereotipie motorie (Mac Duff ‘93, Pierce ‘94)


SISTEMA PARIETALE<br />

• Raccoglie varie tipologie di afferenze e le mette in relazione (es.,<br />

fornisce i parametri motori a un’informazione visiva)<br />

• le funzioni delle differenti popolazioni neuronali<br />

• VOCABOLARIO MOTORIO, come una sorta di deposito di schemi motori<br />

(es. Popolazione di neuroni F5 che si attivano nel grasping orale e<br />

manuale) neuroni molto specializzati -all’interno della stessa area si<br />

ritrovano neuroni specializzati per funzioni molto diverse<br />

• il sistema motorio nel suo organizzarsi punta a due obiettivi: rapidita’ e<br />

precisione<br />

• esistono livelli di altissima specializzazione per singole popolazioni<br />

neuronali, che sono reciprocamente orchestrati nei vari pattern motori,<br />

ma questa ‘melodia cinetica -Lurja’ viene costruita nel tempo


• Linguaggio come organizzatore raffinatissimo del pensiero, piu’<br />

che come strumento comunicativo - ogni parola non e’<br />

semplicemente etichetta di significato, piuttosto un groviglio di<br />

livelli (fonologico, morfologico, etichettatura sintattica,<br />

semantico)



Hollander ‘98 ha ipotizzato l’esistenza di uno<br />

spettro impulsivo-compulsivo,<br />

un continuum clinico con estremi:<br />

• DOC in cui le difficolta’ di inibizione si associano ad<br />

– una tendenza alla sovrastima del pericolo<br />

– e all’evitamento del rischio<br />

• DCI in cui le difficolta’ di inibizione si associano ad<br />

– una ridotta percezione della pericolosita’<br />

– e ad una elevata ricerca del pericolo.


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•Frederic Still,1868-1941 pediatra Great Ormond Street,<br />

•1902 Lancet ‘ alcune condizioni cliniche anormali nei bambini’ descrive bambini iperattivi,<br />

aggressivi, resistenti alla disciplina, iperemotivi, crudeli e disonesti, che ricercano<br />

gratificazione immediata come qualita’ cardinale con bassa tolleranza alla frustrazione<br />

cercando di approfondire deficit e anormalita’ del controllo morale dei bambini -<br />

• in realta’ e’ la prima descrizione clinica completa dell’ADHD, con inoltre il tentativo di<br />

capirne il funzionamento<br />

• ‘il controllo morale significa il controllo dell’azione in conformita’ con l’idea del bene<br />

comune’ -


• Still ipotizza che un difetto nel controllo morale potrebbe<br />

conseguire a<br />

– 1 Difetto nella volonta’ inibitoria (inibitory volition) punto<br />

chiave di partenza, a cui conseguono 2 e 3.<br />

– 2 Difetto nella coscienza morale<br />

– 3 Deficit della relazione cognitiva con l’ambiente<br />

(incapacita’ di valutare il contesto)


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• Leonardo Bianchi 1848-1927 neurologo,<br />

• 1890 a Napoli fonde le cattedre universitarie di psichiatria e<br />

neurologia patologica<br />

• 1920 ‘la meccanica del cervello e la funzione dei lobi frontali’<br />

analisi sistematica delle conseguenze dei danni frontali nei<br />

pazienti<br />

• descrive lesioni parietali in persone molto diverse (macellaio<br />

che sa fare solo conti, prete che legge sempre breviario,<br />

professore, contadino analfabeta) con conseguenze molto<br />

diverse dato che la storia di ciascuno plasma il cervello

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