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VORREMMO PRANZARE - olga petrova official web

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nei cuori vuoti e negli occhi indifferenti, con la tua favola privata<br />

dentro, riuscirai a preservare i tempi duri di "attraversata terrestre".<br />

Con il tempo io ed EDEL ci concentravamo su noi stesse, MATVEI e<br />

GERALDINE non invadevano la nostra intimità. Rimanevano pochi<br />

mesi per il nostro parto, ognuna di noi doveva pensare per conto suo,<br />

studiare un suo spazio interno, avvicinarsi al bambino, capirlo,<br />

sentirlo, ci voleva un silenzio per riflettere una cosa così complicata,<br />

prima entrati dentro di noi invisibili ma ora diventati giganti, difficile<br />

da far uscire, una cosa così grossa dal piccolo buco della vagina senza<br />

creare un danno per tutti! Dormivamo in stanze separate, ero taciturna<br />

più del solito, il fatto che aspettavo dei gemelli mi dava una grande<br />

responsabilità che però spesso non ero in grado di sostenere, ma non<br />

mi rivolgevo a nessuno. Ci sono momenti della vita che devi stare da<br />

sola come nella nascita, nel parto, nella morte, non ti aiuta stare in<br />

compagnia. Ricordavo di nuovo a EDEL la nostra storia lesbica, ma<br />

non cercavo di ripeterla, mi sembrava che il ruolo principale di quel<br />

bel gioco era stato svolto dal mare, il mare era il regista a noi gli attori<br />

che seguivano la storia della sceneggiatura. Capitavamo nel mare<br />

troppo vicine una all'altra e la cosa veniva da se.. .non dovevo dare a<br />

nessuno le spiegazioni di cosa facevo e perchè... lo facevo e basta.<br />

Ogni tanto verso sera percepivo una leggera inquietudine, ma non<br />

sapevo da dove veniva, sembrava che dovevo fare una certa cosa,<br />

qualcosa, ma non potevo definirla. Poi iniziava un sogno, dovevo<br />

scavare una tana, la scavavo e la foderavo con un'erba aromatica,<br />

secca e con delle piume... ma chi ero io?, un topo o un uccello, ma<br />

alla fine del sogno riuscivo a costruire una tana bellissima, ma il<br />

sogno si ripeteva ogni giorno, dovevo di nuovo costruire la tana,una<br />

volta era un nido così andavo a raccogliere i rami, le foglie, l’erba<br />

secca e peli animaleschi, poi mi risvegliavo stanca e sfinita, sapendo<br />

che il giorno dopo non potevo dormire, riposare ma dovevo costruire<br />

un'altro rifugio per una bestia gravida e per i sui futuri figli. Per colpa<br />

di un sogno corrente non avevo più pace, dovevo reagire per non<br />

impazzire.<br />

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