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Q uando<br />
Fabiana,<br />
il dovere di essere felice<br />
diede alla luce Diletta sua<br />
madre smise di parlare. Impiegò<br />
c<strong>in</strong>que anni prima di riuscire<br />
a trovare le parole per accogliere la<br />
sua prima nipote. Nel suo grande salotto<br />
tappezzato di foto di famiglia al<br />
quartiere Laurent<strong>in</strong>o di Roma, Fabiana<br />
Gianni, 41 anni, racconta una storia<br />
che solo nel corso di molti anni è riusc<strong>it</strong>a<br />
a elaborare: la sua adolescenza ribelle,<br />
l’arrivo della sua primogen<strong>it</strong>a e<br />
poi delle altre due figlie Diana e Daniela,<br />
la grande gioia del suo recente matrimonio<br />
con Sandro, e il rapporto con<br />
la propria madre. Una donna altoborghese<br />
quest’ultima che, preoccupata di<br />
proteggere sua figlia dalle sofferenze<br />
della v<strong>it</strong>a e dal giudizio dei vic<strong>in</strong>i, non<br />
è riusc<strong>it</strong>a per anni ad avere una relazio-<br />
ne con la sua prima nipote Diletta, nata<br />
con una grave cerebrolesione da parto.<br />
Una neo-nonna colp<strong>it</strong>a da una s<strong>it</strong>uazione<br />
che risultava impossibile gestire<br />
con gli strumenti di sempre. «Nella<br />
mia famiglia la disabil<strong>it</strong>à non era m<strong>in</strong>imamente<br />
contemplata. Non accettavano<br />
gli ausili di Diletta né le difficoltà<br />
che non avrebbero superato <strong>in</strong> alcun<br />
modo. Non accettavano la mia reazione<br />
e le mie scelte. Con mia madre non<br />
ci siamo parlate per anni e mi sono trovata<br />
a re<strong>in</strong>ventarmi una v<strong>it</strong>a <strong>in</strong> corsa.<br />
Mi mancava la sua figura, ma dovevo<br />
salvaguardare me stessa e Diletta da<br />
quello scroscio di imperativi e razional<strong>it</strong>à<br />
che non condividevo».<br />
Nel 1998, anno <strong>in</strong> cui nacque Diletta,<br />
Fabiana era appena riusc<strong>it</strong>a a trovare<br />
19<br />
un equilibrio tra i suoi desideri e la concreta<br />
possibil<strong>it</strong>à di realizzarli. Aveva<br />
messo f<strong>in</strong>e a una giov<strong>in</strong>ezza irrequieta<br />
che l’aveva portata f<strong>in</strong>o a Berkeley <strong>in</strong><br />
California e aveva com<strong>in</strong>ciato a lavorare<br />
nell’azienda di famiglia, aprendo un<br />
nuovo canale dedicato alla formazione<br />
all’<strong>in</strong>terno di un’impresa che si occupava<br />
di allestire laboratori scientifici<br />
nelle scuole. Ma soprattutto si era sposata<br />
un anno prima, coronando pochi<br />
mesi dopo il più grande dei suoi sogni:<br />
«Avevo da sempre desiderato dei figli<br />
e rimanere <strong>in</strong>c<strong>in</strong>ta fu un’enorme gioia».<br />
Si sente spesso dire che la disabil<strong>it</strong>à<br />
è tale soprattutto per via delle condizioni<br />
ambientali, sociali e materiali<br />
che il mondo circostante frappone tra<br />
sé e le persone disabili o i loro familia-