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Emorragia acuta del tratto gastroenterico

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CAPITOLO 42<br />

Giovanni Maconi<br />

L’emorragia <strong>del</strong> <strong>tratto</strong> <strong>gastroenterico</strong> è un problema clinico grave e<br />

frequente, responsabile negli Stati Uniti <strong>del</strong>l’1-2% dei ricoveri ospedalieri<br />

in emergenza. Con un’incidenza annuale di 170 casi per<br />

100.000 abitanti, l’emorragia gastroenterica rappresenta la principale<br />

diagnosi di accesso nelle unità di terapia intensiva 37 .Sebbene la<br />

mortalità globale per emorragia digestiva oscilli fra 5 e 12%, la percentuale<br />

di mortalità nei pazienti con emorragia persistente o ricorrente<br />

raggiunge il 40%. La mortalità è legata non solo all’entità <strong>del</strong>l’emorragia<br />

ma anche, soprattutto, alle condizioni cliniche e alle patologie<br />

concomitanti <strong>del</strong> paziente emorragico 2 .Sino all’85% degli<br />

episodi di sanguinamento cessa spontaneamente, permettendo misure<br />

di rianimazione meno intensive e un più tranquillo iter diagnostico;<br />

tuttavia, il 15% dei pazienti si presenta con un grave sanguinamento<br />

in atto che richiede una diagnosi e un trattamento aggressivi.<br />

Questi pazienti sono ad alto rischio, richiedono più frequentemente<br />

un intervento chirurgico e hanno una maggiore morbilità 7 .<br />

L’emorragia può originare da qualsiasi punto <strong>del</strong> <strong>tratto</strong> <strong>gastroenterico</strong>:<br />

dall’esofago, dallo stomaco e dal duodeno, dal piccolo<br />

intestino, e dal colon così come da organi che riversano le loro secrezioni<br />

nel tubo digerente, come il fegato attraverso il sistema biliare<br />

e il pancreas attraverso il dotto pancreatico. Sebbene le cause<br />

di emorragia <strong>acuta</strong> siano molteplici, oltre l’85% degli episodi<br />

emorragici maggiori può essere determinato da una di queste quattro<br />

condizioni: ulcera peptica, emorragia da varici, diverticolosi <strong>del</strong><br />

colon ed angiodisplasia 33 .Le altre cause di emorragia sono decisamente<br />

meno comuni. L’emorragia gastroenterica è un fenomeno<br />

indipendente dallo stato socio-economico <strong>del</strong> paziente e si presenta<br />

in uguale misura nell’ambiente urbano e non urbano. Solo l’età<br />

avanzata sembra essere un fattore di rischio per emorragia, comune<br />

a tutte le patologie potenzialmente emorragiche <strong>del</strong> <strong>tratto</strong> <strong>gastroenterico</strong>.<br />

Oltre la metà degli episodi di emorragia gastroenterica<br />

<strong>acuta</strong> si verifica in soggetti di età superiore a 60 anni.<br />

Negli anni ‘90, la diffusa disponibilità <strong>del</strong>l’endoscopia e i suoi<br />

sviluppi tecnologici nel campo diagnostico e terapeutico, sono stati<br />

di valido aiuto nella valutazione e nel trattamento dei pazienti<br />

816<br />

VALUTAZIONE CLINICA<br />

E TRATTAMENTO DEL PAZIENTE<br />

CON EMORRAGIA ACUTA DEL<br />

TRATTO GASTROENTERICO<br />

Fase 1: valutazione clinica iniziale <strong>del</strong><br />

paziente<br />

Fase 2: misure di rianimazione<br />

Fase 3: identificazione <strong>del</strong>la sede <strong>del</strong><br />

sanguinamento<br />

Fase 4: istituzione di terapie specifiche<br />

EMORRAGIA ACUTA DEL TRATTO<br />

GASTROENTERICO SUPERIORE<br />

Ulcera peptica emorragica<br />

Barbara Lee Bass • Carlos Alvarez<br />

<strong>Emorragia</strong> <strong>acuta</strong><br />

<strong>del</strong> <strong>tratto</strong> <strong>gastroenterico</strong><br />

Sanguinamento secondario<br />

ad ipertensione portale<br />

Lesioni acute <strong>del</strong>la mucosa gastrica<br />

Lesioni di Mallory-Weiss<br />

<strong>Emorragia</strong> digestiva superiore da<br />

cause insolite<br />

EMORRAGIA ACUTA DEL TRATTO<br />

GASTROENTERICO INFERIORE<br />

Definizione e incidenza<br />

Presentazione clinica<br />

Eziologia<br />

Valutazione iniziale<br />

Diagnosi<br />

Trattamento<br />

EMORRAGIA GASTROENTERICA<br />

DA CAUSA NON NOTA<br />

Presentazione clinica<br />

e valutazione iniziale<br />

Valutazione dei pazienti<br />

dopo un episodio<br />

di sospetta emorragia<br />

<strong>del</strong> piccolo intestino<br />

Eziologia e trattamento<br />

Cause rare di emorragia<br />

gastroenterica da<br />

una sede non nota<br />

con emorragia digestiva severa. Sebbene la chirurgia sia richiesta<br />

per controllare il sanguinamento solo nel 5-10% dei pazienti ospedalizzati<br />

per emorragia digestiva, essa rimane la procedura estrema<br />

per i pazienti con emorragia severa o ricorrente <strong>del</strong> <strong>tratto</strong> <strong>gastroenterico</strong><br />

superiore e inferiore. La stretta collaborazione tra chirurgo<br />

e gastroenterologo è essenziale per un ottimale trattamento<br />

di questi pazienti 2 .<br />

In tutti i pazienti, indipendentemente dalla sede <strong>del</strong> sanguinamento,<br />

l’efficacia <strong>del</strong> trattamento iniziale richiede che il medico sia<br />

ben consapevole <strong>del</strong>la severità e dei rischi <strong>del</strong>l’emorragia gastroenterica.<br />

Le appropriate misure di rianimazione, volte a ripristinare il<br />

deficit di liquidi e di sangue, rappresentano un punto fondamentale<br />

nei pazienti con emorragia severa. Questa fase deve essere seguita<br />

da una rapida diagnosi <strong>del</strong>la sede <strong>del</strong> sanguinamento e quindi da<br />

appropriate specifiche terapie.<br />

Questo capitolo tratta la diagnosi e il trattamento di due principali<br />

categorie di emorragia gastrointestinale: l’emorragia <strong>del</strong> <strong>tratto</strong> <strong>gastroenterico</strong><br />

superiore - il sanguinamento che origina dal <strong>tratto</strong> <strong>gastroenterico</strong><br />

prossimale al legamento di Treitz; e le emorragie <strong>del</strong><br />

<strong>tratto</strong> <strong>gastroenterico</strong> inferiore - che originano nel <strong>tratto</strong> distale a tale<br />

legamento. L’emorragia <strong>acuta</strong> <strong>del</strong> <strong>tratto</strong> <strong>gastroenterico</strong>, interessa il<br />

<strong>tratto</strong> digestivo superiore nell’85% dei pazienti e quello inferiore nel<br />

10-15% dei pazienti. Il piccolo intestino rappresenta la sede di sanguinamento<br />

solo nell’1-5% di questi pazienti. L’emorragia che origina<br />

dal piccolo intestino può essere difficile da diagnosticare ed è frequentemente<br />

riportata come emorragia di origine oscura. Anche<br />

queste condizioni verranno considerate nella presente trattazione.<br />

VALUTAZIONE CLINICA E TRATTAMENTO<br />

DEI PAZIENTI CON EMORRAGIA ACUTA<br />

DEL TRATTO GASTROENTERICO<br />

Il trattamento di un paziente con emorragia digestiva <strong>acuta</strong> ha quattro<br />

scopi principali: (1) valutazione globale <strong>del</strong> paziente con particolare<br />

attenzione allo stato emodinamico ed all’identificazione di signi-


ficative condizioni di co-morbidità; (2) istituzione di appropriate misure<br />

di rianimazione e monitoraggio; (3) identificazione <strong>del</strong>la principale<br />

sede <strong>del</strong> sanguinamento; e (4) istituzione di specifici interventi<br />

terapeutici volti ad arrestare o a controllare l’emorragia. Quando il<br />

grado di severità <strong>del</strong>l’emorragia è stato definito, e la valutazione clinica<br />

iniziale e le misure di rianimazione sono state completate, il paziente<br />

può essere inviato all’unità di terapia di livello appropriato.<br />

Fase 1: valutazione clinica iniziale <strong>del</strong> paziente<br />

La maggior parte dei pazienti con emorragia digestiva <strong>acuta</strong> giunge<br />

per una prima valutazione clinica nel pronto soccorso. Un quarto dei<br />

pazienti sviluppa l’emorragia gastroenterica durante l’ospedalizzazione<br />

per malattie intercorrenti; questo gruppo ha una mortalità<br />

particolarmente elevata 5 .In entrambi i casi, la valutazione clinica <strong>del</strong><br />

paziente richiede un’accurata anamnesi e l’esame obiettivo, mirati alla<br />

valutazione dei fattori di rischio per l’emorragia gastroenterica, e<br />

la valutazione degli esami di laboratorio.<br />

Anamnesi ed esame obiettivo<br />

Ad eccezione dei pazienti in shock emorragico, la storia clinica <strong>del</strong><br />

paziente fornisce importanti informazioni. Gli elementi essenziali<br />

da valutare sono le caratteristiche <strong>del</strong> sanguinamento, le modalità<br />

di insorgenza e la sua durata (ore o giorni precedenti), la sintomatologia<br />

associata, l’uso di farmaci, e la presenza di significative patologie<br />

concomitanti.<br />

Caratteristiche <strong>del</strong> sanguinamento<br />

L’emorragia gastrointestinale <strong>acuta</strong> può manifestarsi come ematemesi<br />

(vomito di sangue o di materiale gastrico con sangue), come melena<br />

(emissione di feci picee o color marrone scuro), o ematochezia (emissione<br />

dal retto di sangue rosso vivo). Nella valutazione iniziale di un<br />

paziente con emorragia <strong>acuta</strong> <strong>del</strong> <strong>tratto</strong> <strong>gastroenterico</strong>, è importante<br />

determinare se il paziente ha avuto ematemesi, melena, o ematochezia.<br />

Il sanguinamento gastrointestinale lento o intermittente è di solito<br />

non apprezzabile dai pazienti - da qui il termine di occulto associato a<br />

questo tipo di perdita ematica. Questi pazienti presentano segni o sintomi<br />

secondari alla lenta perdita di sangue, come anemia o astenia.<br />

L’ematemesi è diagnostica di un’emorragia <strong>del</strong> <strong>tratto</strong> <strong>gastroenterico</strong><br />

superiore proveniente dall’esofago, dallo stomaco, o dal duodeno.<br />

Più raramente, l’ematemesi può essere il risultato di una emorragia<br />

<strong>del</strong>le vie aeree o <strong>del</strong> rinofaringe, determinata dall’ingestione di abbondante<br />

quantità di sangue da parte <strong>del</strong> paziente. La melena può essere<br />

indicativa sia di emorragia gastroenterica superiore che inferiore.<br />

L’emissione di feci picee è più comunemente un segno di emorragia<br />

originata dal <strong>tratto</strong> <strong>gastroenterico</strong> superiore ed il risultato <strong>del</strong>l’attraversamento<br />

<strong>del</strong> piccolo intestino e <strong>del</strong> colon da parte <strong>del</strong> sangue.<br />

L’acido gastrico degrada l’emoglobina ad ematina, e l’azione degli<br />

enzimi digestivi e dei batteri presenti nel lume intestinale contribuiscono<br />

a determinare l’aspetto <strong>del</strong>la melena. La melena può inoltre<br />

essere la manifestazione di un sanguinamento di lesioni situate<br />

nell’intestino tenue o nel colon destro. L’ematochezia è un segno caratteristico<br />

<strong>del</strong>l’emorragia colica con rapida eliminazione <strong>del</strong> sangue<br />

<strong>del</strong>l’intestino. Il 10% dei pazienti con imponente e rapida emorragia<br />

digestiva superiore può presentare ematochezia e sincope. È essenziale<br />

determinare l’inizio <strong>del</strong> sanguinamento e la frequenza degli episodi<br />

di ematemesi, melena, o ematochezia e fare una stima approssimativa<br />

<strong>del</strong> volume <strong>del</strong>le perdite ematiche.<br />

Sintomi associati<br />

La valutazione dei sintomi eventualmente associati all’emorragia è<br />

molto utile. La presenza di vertigini in posizione ortostatica o di sincope,<br />

indica una rapida e importante perdita ematica. La presenza di dispepsia<br />

è indicativa di ulcera peptica; dolori addominali crampiformi<br />

sono più probabili nel sanguinamento <strong>gastroenterico</strong> superiore, mentre<br />

l’ematochezia avviene di solito in assenza di dolore. La presenza di<br />

vomito prima <strong>del</strong>l’emorragia può suggerire una lesione di Mallory<br />

Weiss; il calo ponderale pone il sospetto di una patologia neoplastica.<br />

EMORRAGIA ACUTA DEL TRATTO GASTROENTERICO 817<br />

Farmaci<br />

I pazienti che assumono salicilati o farmaci anti-infiammatori non<br />

sterodei (FANS) hanno un aumentato rischio di sviluppare ulcere ed<br />

emorragie digestive 16 .L’uso di questi farmaci comporta il rischio di<br />

sviluppare non solo una gastrite erosiva emorragica e ulcera gastrica<br />

e duodenale ma anche, meno comunemente, lesioni ulcerative <strong>del</strong> colon.<br />

Inoltre, i salicilati e i FANS alterano la funzione <strong>del</strong>le piastrine e<br />

rallentano il processo di coagulazione nei pazienti che sviluppano la<br />

complicanza emorragica. Questi farmaci sono ampiamente utilizzati<br />

nei pazienti di media età e negli anziani; oltre la metà dei pazienti con<br />

più di 50 anni ricorre all’uso di FANS durante un periodo medio di<br />

30 giorni. Nei pazienti con emorragia digestiva, dovrebbe essere indagato<br />

l’uso di altri farmaci che predispongono all’emorragia, come<br />

warfarin ed eparina a basso peso molecolare. In generale, tutti i farmaci<br />

dovrebbero essere considerati, in particolare quelli per le malattie<br />

cardiovascolari, come i beta-bloccanti, i calcio-antagonisti e gli anti-ipertensivi,<br />

poiché alterano i fisiologici segni clinici di ipovolemia.<br />

Anamnesi<br />

L’anamnesi dovrebbe ricercare precedenti episodi di sanguinamento<br />

<strong>gastroenterico</strong> o la presenza di malattie associate ad emorragia <strong>acuta</strong>.<br />

La presenza nell’anamnesi di disfagia o esofagite da reflusso, recenti<br />

disturbi gastrointestinali con vomito, ulcera peptica, infezione<br />

da H. pylori, malattie epatiche, abuso di alcol, malattie infiammatorie<br />

intestinali, polipi intestinali, diverticolosi, o neoplasie possono indicare<br />

la sede <strong>del</strong>l’emorragia. Le complicanze e la mortalità sono<br />

molto più frequenti nei pazienti con insufficienza renale, malattia arteriosclerotica<br />

cardiovascolare, cardiopatia congestizia, malattie respiratorie<br />

croniche, preesistenti malattie epatiche, o patologie <strong>del</strong> sistema<br />

nervoso centrale 21,51 .<br />

Esame obiettivo<br />

Lo scopo primario <strong>del</strong>l’esame obiettivo è determinare l’entità <strong>del</strong>la<br />

perdita ematica e di liquidi. È possibile ritenere che i pazienti in stato<br />

di shock con ipotensione (pressione sistolica inferiore a 90 mm Hg<br />

in posizione supina), tachicardia ed estremità fredde possano avere<br />

un deficit di volume ematico di almeno 40%. I pazienti con perdite<br />

ematiche meno rilevanti, ma comunque importanti, pari al 20-40%,<br />

mostrano ipotensione in posizione ortostatica. In tutti i pazienti che<br />

non sono in stato di shock dovrebbero essere controllati i segni vitali<br />

in ortostasi, con il paziente in posizione seduta (con le gambe in<br />

basso) da oltre cinque minuti. Un aumento <strong>del</strong>la frequenza cardiaca<br />

superiore a 20 battiti/minuto o una diminuzione <strong>del</strong>la pressione arteriosa<br />

superiore a 10 mmHg è un segno indicativo di perdita di almeno<br />

il 20% <strong>del</strong> volume ematico. Segni di ipoperfusione periferica,<br />

come estremità pallide, fredde e sudate, riflettono una perdita di volume<br />

di almeno 20%. Questi segni sono meno attendibili nei pazienti<br />

anziani, che possono mostrare variazioni posturali esagerate o modificazioni<br />

brusche <strong>del</strong>la frequenza cardiaca. Tutti i pazienti che mostrano<br />

un deficit di volume ematico superiore al 20% richiedono misure<br />

di rianimazione tempestive e aggressive.<br />

L’esame obiettivo <strong>del</strong> paziente offre di solito pochi segni specifici<br />

riguardo alla sede <strong>del</strong>l’emorragia. L’orofaringe e il naso, dovrebbero<br />

essere esaminati per escludere rare e non riconosciute sedi di sanguinamento<br />

nasofaringeo. Sebbene i pazienti con ulcera peptica possano<br />

presentare dolenzia alla palpazione in sede epigastrica, questo segno<br />

non è specifico ed attendibile per la presenza di malattia peptica.<br />

I pazienti con ematemesi e cirrosi possono mostrare ittero, distensione<br />

addominale con ascite, eritema palmare e caput medusae,<br />

suggerendo un sanguinamento legato all’ipertensione portale; anche<br />

questi segni, tuttavia, non sono sufficienti per rinunciare a una completa<br />

valutazione diagnostica strumentale <strong>del</strong>la sede <strong>del</strong> sanguinamento.<br />

L’esplorazione rettale dovrebbe essere sempre effettuata per<br />

valutare le caratteristiche <strong>del</strong>le feci (per es. color marrone, melena, o<br />

ematochezia). La sindrome di Peutz-Jeghers, una rara patologia ereditaria<br />

caratterizzata da una poliposi <strong>del</strong> piccolo intestino, può essere<br />

sospettata dal rilievo di piccole chiazze di melanina sulle labbra,<br />

sulla mucosa orale e sulle dita; i pazienti con sindrome Rendu-Olser-<br />

Weber possono avere teleangiectasie cutanee.


818 ADDOME<br />

Esami di laboratorio<br />

A tutti i pazienti con emorragia digestiva dovrebbero essere effettuati<br />

esami di laboratorio che comprendano emoglobina ed ematocrito,<br />

profilo <strong>del</strong>la coagulazione, test di funzionalità epatica e renale ed<br />

elettroliti sierici. L’ematocrito rilevato in una fase iniziale <strong>del</strong>l’emorragia,<br />

può non riflettere l’esatto grado <strong>del</strong>la perdita ematica in quanto<br />

la replezione <strong>del</strong> volume intravascolare da parte dei fluidi extracellulari<br />

può non essersi ancora verificata 12 .Il riscontro di emoglobina<br />

inizialmente inferiore a 10 g per 100 ml è associato ad un aumentato<br />

rischio di morbilità e mortalità. Un prelievo di sangue dovrebbe<br />

inoltre essere inviato per le prove di compatibilità e la determinazione<br />

<strong>del</strong>l’emogruppo per eventuali emotrasfusioni.<br />

Fase 2: misure di rianimazione<br />

Basandosi sul deficit di volume stimato, è indicato un rapido ripristino<br />

<strong>del</strong> volume intravascolare. Tutti i pazienti con emorragia gastrointestinale<br />

dovrebbero avere due ampi accessi venosi attraverso i<br />

quali somministrare inizialmente soluzioni di Ringer lattato. Ai pazienti<br />

in stato di shock, in assenza di un’immediata risposta all’infusione<br />

di soluzioni elettrolitiche, dovrebbero essere somministrate rapidamente<br />

trasfusioni di emazie concentrate. I pazienti con emorragia<br />

grave, i pazienti anziani, i pazienti con significative patologie concomitanti,<br />

come malattie cardiache, polmonari, epatiche, o insufficienza<br />

renale, dovrebbero essere monitorati con catetere venoso centrale<br />

o catetere arterioso polmonare. Dovrebbe inoltre essere controllata<br />

la diuresi mediante posizionamento di catetere di Foley.<br />

Le emorragie in atto richiedono un’assistenza rianimatoria continua<br />

con infusione di soluzione fisiologica e trasfusioni di emazie concentrate.I<br />

difetti <strong>del</strong>la coagulazione dovrebbero essere corretti farmacologicamente<br />

o con plasma fresco congelato e piastrine. Questi presìdi dovrebbero<br />

essere istituiti nell’ambiente ospedaliero che può meglio supportare<br />

rapide misure rianimatorie. In alcuni ospedali, questi ambienti sono<br />

rappresentati da sale di emergenza; in altri da vere e proprie unità di terapia<br />

intensiva. I pazienti con ematemesi massiva ed alterazione <strong>del</strong>lo<br />

stato di coscienza, hanno un elevato rischio di aspirazione polmonare.<br />

Questi pazienti e i pazienti emodinamicamente instabili dovrebbero essere<br />

sottoposti ad intubazione tracheale per proteggere le vie aeree.<br />

Nonostante i progressi di questi ultimi anni nel trattamento dei pazienti<br />

emorragici critici, la mortalità dei pazienti con emorragia digestiva<br />

severa, in particolare quella dovuta ad ulcera peptica, è rimasta invariata<br />

al 5-12%. Infatti, i pazienti anziani con definiti fattori di rischio di<br />

co-morbidità, come le alterazioni <strong>del</strong>la funzione cardiaca, renale, e polmonare<br />

possono avere una mortalità per emorragia digestiva grave superiore<br />

al 60%. Tuttavia, questi pazienti raramente muoiono per l’emorragia.<br />

Essi muoiono per insufficienza d’organo multisistemica<br />

(MOF) precipitata dallo shock determinato dall’emorragia iniziale o da<br />

ricorrenti episodi emorragici, o per complicanze polmonari o cardiache.<br />

Pertanto, la prognosi e la sopravvivenza di questi pazienti dipendono dal<br />

loro appropriato trattamento alla presentazione.<br />

Fase 3: identificazione <strong>del</strong>la sede <strong>del</strong> sanguinamento<br />

Il successo <strong>del</strong> trattamento di un paziente con emorragia digestiva<br />

<strong>acuta</strong> richiede la conoscenza <strong>del</strong>la sede <strong>del</strong> sanguinamento. Gli aspetti<br />

specifici dei test diagnostici saranno considerati dettagliatamente<br />

nelle sezioni successive. Qui verranno esaminate alcune considerazioni<br />

generali. I pazienti con ematemesi, melena, od ematochezia richiedono<br />

un’endoscopia <strong>del</strong> <strong>tratto</strong> <strong>gastroenterico</strong> superiore in emergenza<br />

da parte di endoscopisti in grado di effettuare interventi terapeutici<br />

48 .Preliminarmente a questa indagine, dovrebbe essere posizionato<br />

un sondino oro-gastrico o naso-gastrico di grosso calibro<br />

per lavare il lume gastrico e migliorare la visualizzazione nel corso<br />

<strong>del</strong>l’indagine endoscopica. Per proteggere le vie aeree può essere necessaria<br />

l’intubazione tracheale <strong>del</strong> paziente. Il reintegro <strong>del</strong> volume<br />

ematico perso deve continuare durante le indagini diagnostiche. Se i<br />

pazienti sono emodinamicamente stabili e non mostrano segni di<br />

emorragia attiva, l’esame endoscopico può essere differito ad uno<br />

stato urgente (entro 12 ore) purché il paziente possa essere posto in<br />

osservazione durante tale intervallo.<br />

Anche ai pazienti che si presentano con melena ed ematochezia<br />

senza una storia di ematemesi dovrebbe essere posizionato un sondino<br />

naso-gastrico per esaminare il contenuto <strong>del</strong>lo stomaco. Il riscontro<br />

di secrezione con tracce di sangue, materiale caffeano o a<br />

“fondo di caffè”, o liquido positivo alla ricerca di sangue occulto, do-<br />

vrebbe suggerire l’esecuzione di una gastroscopia in urgenza. I pazienti<br />

con melena ed ematochezia con instabilità emodinamica dovrebbero<br />

essere sottoposti ad endoscopia in emergenza. Le lesioni<br />

peptiche emorragiche <strong>del</strong> duodeno possono, infatti, determinare<br />

uno spasmo <strong>del</strong> piloro impedendo il reflusso di sangue nello stomaco<br />

in quantità sufficiente a determinare ematemesi. In questi pazienti,<br />

l’endoscopia è necessaria per esaminare il duodeno.<br />

I pazienti con ematochezia emodinamicamente stabili, ed i pazienti<br />

con melena e con un esame endoscopico <strong>del</strong> <strong>tratto</strong> <strong>gastroenterico</strong><br />

superiore negativo, si presume che abbiano un’emorragia <strong>acuta</strong> <strong>del</strong><br />

<strong>tratto</strong> <strong>gastroenterico</strong> inferiore. Per questi pazienti, la scelta di un test<br />

diagnostico iniziale rimane controversa. L’arteriografia mesenterica,<br />

la coloscopia, e la scintigrafia con emazie marcate sono metodiche<br />

potenzialmente utili e valide da impiegare sulla base <strong>del</strong>la presentazione<br />

clinica. I diversi approcci diagnostici sono considerati nella sezione<br />

riguardante le emorragie <strong>del</strong> <strong>tratto</strong> <strong>gastroenterico</strong> inferiore.<br />

Fase 4: istituzione di terapie specifiche<br />

Dopo aver attivato le misure di rianimazione e aver identificato la sede<br />

<strong>del</strong> sanguinamento, può essere effettuata una terapia specifica. Nel 15%<br />

dei pazienti che si presentano con emorragia gastrointestinale in atto e<br />

con instabilità emodinamica, l’intervallo tra questi interventi dovrebbe<br />

essere inferiore a due ore, e durante tale intervallo dovrebbe essere messa<br />

in atto ogni misura di supporto per evitare lo shock. Fortunatamente,<br />

il sanguinamento cessa spontaneamente nella maggior parte dei pazienti,<br />

permettendo di effettuare la valutazione diagnostica con più<br />

tranquillità. Dopo aver identificato la sede <strong>del</strong> sanguinamento, può essere<br />

effettuato un intervento specifico. Gli interventi terapeutici per ciascuna<br />

specifica condizione sono esaminati nelle seguenti sezioni.<br />

EMORRAGIA ACUTA DEL TRATTO<br />

GASTROENTERICO SUPERIORE<br />

L’emorragia <strong>acuta</strong> <strong>del</strong> <strong>tratto</strong> <strong>gastroenterico</strong> superiore è una condizione<br />

frequente e potenzialmente mortale, responsabile <strong>del</strong>l’85% circa<br />

dei ricoveri ospedalieri per emorragia digestiva. Nonostante la disponibilità<br />

di efficaci farmaci anti-ulcera e le migliorate conoscenze riguardo<br />

la patogenesi <strong>del</strong>la malattia ulcerosa, l’ulcera gastroduodenale<br />

resta la più comune causa di emorragia, responsabile <strong>del</strong>la metà degli<br />

episodi emorragici. L’emorragia da varici gastriche ed esofagee secondarie<br />

ad ipertensione portale da cirrosi alcolica, rappresenta nell’ambito<br />

urbano l’altra più frequente causa di emorragia, identificata nel<br />

10-20% di pazienti 55 .Le lesioni acute <strong>del</strong>la mucosa, note anche come<br />

gastrite o duodenite, sono osservabili dal 15 al 30% dei pazienti con<br />

emorragia sia in ambito urbano che non urbano. Le altre cause di<br />

sanguinamento conservano una frequenza relativamente stabile dagli<br />

inizi degli anni ‘70, esse comprendono le lesioni di Mallory Weiss <strong>del</strong>la<br />

giunzione gastroesofagea (8-10%), l’esofagite (3-5%), le neoplasie<br />

(3%), le lesioni di Dieulafoy (1-3%), e più raramente, lo stomaco “watermelon”<br />

(1-2%). La diagnosi differenziale <strong>del</strong>l’emorragia <strong>acuta</strong> <strong>del</strong><br />

<strong>tratto</strong> <strong>gastroenterico</strong> superiore, è riportata nella Tabella 42-1.<br />

Sebbene queste condizioni condividano simili presentazioni cliniche<br />

e simili procedure di valutazione iniziale e di rianimazione, esse<br />

necessitano <strong>del</strong>l’esame endoscopico per determinare correttamente<br />

la causa <strong>del</strong> sanguinamento. Ciascuna condizione ha caratteristiche<br />

uniche di terapia che possono essere appropriatamente applicate solo<br />

con una diagnosi sicura e tempestiva 33 .<br />

Ulcera peptica emorragica<br />

Le ulcere peptiche <strong>del</strong>lo stomaco e <strong>del</strong> duodeno sono le cause più comuni<br />

di emorragia <strong>acuta</strong> <strong>del</strong> <strong>tratto</strong> <strong>gastroenterico</strong> superiore, entrambe<br />

responsabili <strong>del</strong> 25% circa dei casi di emorragia digestiva superiore.<br />

Nonostante i progressi registrati nella conoscenza <strong>del</strong>la patogenesi<br />

<strong>del</strong>la malattia ulcerosa ed il miglioramento <strong>del</strong>le terapie <strong>del</strong><br />

sanguinamento operate con tecniche endoscopiche e metodiche non<br />

chirurgiche, solo pochi studi recenti hanno indicato che il ricorso alla<br />

chirurgia e la mortalità per questa condizione si sono ridotte lievemente<br />

dal 1995 od oggi. Circa il 5% dei pazienti con ulcera peptica<br />

presenta un’emorragia come manifestazione iniziale <strong>del</strong>la patologia,<br />

e sino al 20% dei pazienti con ulcera peptica sviluppa un sanguinamento<br />

almeno una volta nel corso <strong>del</strong>la malattia. L’emorragia<br />

resta la manifestazione più letale <strong>del</strong>l’ulcera peptica complicata;<br />

l’80% <strong>del</strong>le morti per ulcera nella popolazione anziana avviene come<br />

conseguenza di un episodio emorragico.


TABELLA 42-1. Diagnosi differenziale <strong>del</strong>l’emorragia <strong>acuta</strong><br />

<strong>del</strong> <strong>tratto</strong> <strong>gastroenterico</strong> superiore<br />

Malattia peptica<br />

Ulcera duodenale<br />

Ulcera gastrica<br />

Esofagite da reflusso<br />

Gastrite<br />

Duodenite<br />

Patologie associate all’impiego di farmaci anti-infiammatori<br />

non steroidei (FANS)<br />

Lesioni acute <strong>del</strong>la mucosa gastrica<br />

Cause correlate all’ipertensione portale<br />

Varici esofagee<br />

Varici gastriche<br />

Gastropatia ipertensiva portale<br />

Stomaco “watermelon”<br />

Lesioni di Mallory-Weiss<br />

Neoplasie <strong>del</strong>l’esofago, stomaco o duodeno<br />

Esofagiti infettive<br />

Lesioni di Dieulafoy<br />

Fistola aorto-duodenale<br />

Angiodisplasie<br />

Morbo di Crohn<br />

Emobilia<br />

<strong>Emorragia</strong> da una sede pancreatica<br />

Patogenesi<br />

Il sanguinamento dall’ulcera peptica è determinato dall’erosione dei<br />

vasi <strong>del</strong>la sottomucosa e dei vasi extraluminali da parte <strong>del</strong>la secrezione<br />

acido-peptica. Nello stomaco, il vaso è tipicamente una piccola<br />

arteria sottomucosa con un diametro medio di 0,7 mm (range, 0,1-<br />

1,8 mm) 27 .Arterie di diametro maggiore sono associate ad un sanguinamento<br />

più grave, che può essere resistente al trattamento endoscopico,<br />

e ad una morbilità e mortalità superiori. Sebbene il sanguinamento<br />

possa verificarsi in qualsiasi ulcera duodenale, le ulcere <strong>del</strong>la<br />

parete posteriore <strong>del</strong> duodeno hanno un rischio maggiore a causa<br />

<strong>del</strong>l’erosione e <strong>del</strong>la penetrazione <strong>del</strong>l’ulcera nel retroperitoneo, ove<br />

sono presenti vasi extraluminali che irrorano il duodeno e il pancreas.<br />

Nel duodeno, l’emorragia severa origina più frequentemente da rami<br />

<strong>del</strong>le arterie gastroduodenale e pancreaticoduodenale superiore.<br />

Le nostre conoscenze riguardo alla patogenesi <strong>del</strong>l’ulcera peptica sono<br />

mutate radicalmente nel corso degli anni ‘90. È noto che l’infezione<br />

da Helicobacter pylori (H. pylori) è la causa <strong>del</strong>l’ulcera gastrica e duodenale<br />

in oltre l’80% dei pazienti che non assumono FANS. Le ulcere H.<br />

pylori-associate rappresentano il 40-50% dei casi di malattia peptica. I<br />

FANS sono responsabili dei rimanenti casi, sebbene oltre il 30% di questi<br />

pazienti può avere anche un’infezione da H. pylori.È da notare che<br />

l’H. pylori non è sempre identificabile nei pazienti con ulcera peptica<br />

emorragica che non fanno un uso di FANS. In alcune casistiche, solo il<br />

40-60% dei pazienti con ulcera peptica sanguinante ha un’infezione da<br />

H. pylori 38 .Per questo motivo, il ruolo <strong>del</strong>la “fisiologica” ipersecrezione<br />

acida nei pazienti con malattia ulcerosa complicata dev’essere ancora tenuto<br />

in considerazione. L’uso di FANS può essere considerato un fattore<br />

indipendente nell’emorragia ulcerosa poiché i pazienti che ne fanno<br />

uso hanno un rischio di avere un’ulcera sanguinante superiore <strong>del</strong> 15-<br />

20% rispetto ai pazienti con infezione da H. pylori.Solo l’1-2% dei pazienti<br />

con malattia ulcerosa sviluppa un’emorragia come risultato <strong>del</strong>l’ipersecrezione<br />

acida dovuta a tumori endocrini <strong>del</strong> <strong>tratto</strong> <strong>gastroenterico</strong><br />

secernenti gastrina (sindrome di Zollinger-Ellison).<br />

La tossicità gastrointestinale dei FANS è stata ampiamente studiata 57 .<br />

Si stima che 13 milioni di persone ne facciano uso regolarmente per una<br />

qualsiasi forma di artrite. Circa il 10-20% dei pazienti che assumono<br />

FANS sviluppa una sintomatologia dispeptica, e 100.000 ospedalizzazioni<br />

all’anno sono legate ad una qualsiasi forma di tossicità da FANS, tra<br />

queste il sanguinamento gastrointestinale rappresenta la forma più comune.<br />

I pazienti anziani sono a maggior rischio di tossicità da FANS 28 .<br />

Il danno da FANS <strong>del</strong>la mucosa gastrointestinale è determinato da<br />

molteplici meccanismi. Il danno topico si verifica in quanto i FANS<br />

sono acidi deboli che rimangono in una forma lipofila non ionizzata<br />

nell’ambiente acido <strong>del</strong> lume gastrico. In questa forma non ionizzata,<br />

essi attraversano il muco gastrico e penetrano nelle cellule epiteliali<br />

superficiali, dove si dissociano nella forma ionizzata, causando<br />

EMORRAGIA ACUTA DEL TRATTO GASTROENTERICO 819<br />

l’acidificazione ed il danno <strong>del</strong>l’epitelio. I FANS inoltre riducono l’idrofobicità<br />

<strong>del</strong> muco gastrico. La maggiore tossicità determinata dai<br />

FANS, tuttavia, è verosimilmente determinata dall’inibizione <strong>del</strong>la<br />

sintesi <strong>del</strong>le prostaglandine, causata dall’assorbimento sistemico <strong>del</strong><br />

farmaco e dalla conseguente soppressione <strong>del</strong>l’attività <strong>del</strong>la cicloossigenasi-1<br />

(COX-1) <strong>del</strong>la mucosa gastrica. Le prostaglandine sono<br />

essenziali per la secrezione <strong>del</strong> muco e <strong>del</strong> bicarbonato da parte <strong>del</strong>la<br />

mucosa e sono importanti agenti protettivi <strong>del</strong>la mucosa.<br />

Sino al 1999, tutti i FANS inibivano l’attività sia <strong>del</strong>la COX-1, sia<br />

<strong>del</strong>la COX-2. Le proprietà anti-infiammatorie, anti-artritiche, ed analgesiche<br />

dei FANS sono legate all’inibizione <strong>del</strong>l’attività <strong>del</strong>la COX-2,<br />

che è indotta da stimoli infiammatori in molti tessuti differenti, tra cui<br />

i macrofagi e le cellule sinoviali; l’inibizione <strong>del</strong>la COX-1 nella mucosa<br />

gastrica responsabile <strong>del</strong> danno gastroduodenale è uno sfortunato<br />

sottoprodotto. I FANS COX-2 selettivi sono stati introdotti nel 1999 36 .<br />

Sebbene i dati preliminari suggeriscano un ridotto grado di tossicità<br />

gastroduodenale, solo il loro uso diffuso determinerà se il profilo di<br />

tossicità è realmente inferiore. I FANS possono inoltre rallentare la cicatrizzazione<br />

<strong>del</strong>l’ulcera gastroduodenale inibendo l’angiogenesi 19 .<br />

Numerosi studi hanno indicato che i FANS aumentano il rischio di<br />

sanguinamento dal <strong>tratto</strong> <strong>gastroenterico</strong> superiore e da varie altre sedi,<br />

incluse la gastrite superficiale, la gastrite diffusa, e l’ulcera gastrica e<br />

duodenale. Il sanguinamento può essere determinato non solo dalla<br />

tossicità gastrointestinale ma anche dalla disfunzione piastrinica legata<br />

all’uso dei FANS. In uno studio condotto su 160 pazienti consecutivi<br />

ricoverati con emorragia <strong>del</strong> <strong>tratto</strong> <strong>gastroenterico</strong> superiore, il 19%<br />

dei pazienti aveva un tempo di emorragia aumentato. Escludendo i pazienti<br />

con malattie epatiche croniche, il tempo di emorragia era significativamente<br />

superiore nei pazienti che facevano uso di FANS rispetto<br />

a coloro che non assumevano questi farmaci. Sebbene la soppressione<br />

acida sia raccomandata per i pazienti che devono continuare ad<br />

assumere FANS dopo un episodio emorragico, non vi sono studi prospettici<br />

che abbiano provato l’efficacia degli inibitori <strong>del</strong>la pompa protonica,<br />

degli H 2-antagonisti, o <strong>del</strong> misoprostol nella prevenzione <strong>del</strong>la<br />

recidiva emorragica. Piuttosto, i FANS dovrebbero essere sospesi e sostituiti<br />

con un trattamento alternativo laddove è possibile.<br />

Trattamento iniziale<br />

La presentazione clinica <strong>del</strong>l’ulcera peptica sanguinante dipende<br />

dall’entità e dalla sede <strong>del</strong> sanguinamento. Il 30% dei pazienti presenta<br />

ematemesi; il 50% ha sia ematemesi che melena, mentre il<br />

20% si presenta solamente con melena. L’ematochezia si osserva in<br />

circa il 5-10% dei pazienti, e suggerisce un’emorragia di almeno<br />

1000 ml avvenuta in poco tempo e proveniente da una sede localizzata<br />

nel <strong>tratto</strong> <strong>gastroenterico</strong> superiore.<br />

La procedura decisionale si basa inizialmente sulla valutazione <strong>del</strong>la<br />

quantità <strong>del</strong> volume perso e <strong>del</strong>l’entità <strong>del</strong>l’emorragia in atto. L’instabilità<br />

emodinamica è un segno di emorragia severa e richiede immediate<br />

e rapide misure rianimatorie, come <strong>del</strong>ineato precedentemente.<br />

I pazienti con emorragia attiva sono particolarmente a rischio<br />

e presentano prognosi peggiore. Nella maggior parte degli ospedali,<br />

l’assistenza di questo tipo di pazienti avviene in unità di terapia intensiva,<br />

ove sono possibili nel più breve tempo un’ottimale rianimazione,<br />

una valutazione endoscopica in emergenza ed un trattamento<br />

appropriato. Il trasferimento in queste unità, tuttavia, non dovrebbe<br />

ritardare la diagnosi endoscopica, che dovrebbe essere il primo passo<br />

per giungere ad una terapia definitiva. È essenziale che l’endoscopia<br />

sia effettuata in una fase precoce, per praticare un monitoraggio più<br />

efficace <strong>del</strong> paziente ed attuare valide misure di rianimazione.<br />

I pazienti che rispondono all’iniziale infusione di cristalloidi possono<br />

essere valutati endoscopicamente nel pronto soccorso o in sala<br />

endoscopica, purché sia possibile un continuo monitoraggio. I pazienti<br />

giovani che si presentano con episodi emorragici di relativa<br />

modesta entità, caratterizzati da un singolo episodio d’ematemesi e<br />

di melena senza alterazioni emodinamiche o con minimi segni biochimici<br />

di perdita ematica, possono essere ricoverati per essere valutati<br />

endoscopicamente anche nel giorno successivo.<br />

Caratteristiche cliniche prognostiche<br />

Molte review hanno identificato caratteristiche cliniche indicative<br />

<strong>del</strong>la prognosi nei pazienti con emorragia digestiva (Tab. 42-2). Sono<br />

considerati eventi indicativi di una prognosi avversa dopo un episodio<br />

acuto di emorragia <strong>del</strong> <strong>tratto</strong> <strong>gastroenterico</strong> superiore le ne-


820 ADDOME<br />

TABELLA 42-2. Mortalità associata a patologie mediche<br />

concomitanti al sanguinamento <strong>gastroenterico</strong><br />

Patologie Mortalità (%)<br />

Malattia renale 29<br />

Insufficienza renale <strong>acuta</strong> 63<br />

Malattia epatica 25<br />

Ittero 42<br />

Malattia polmonare 23<br />

Insufficienza respiratoria 57<br />

Malattia cardiaca 13<br />

Insufficienza cardiaca congestizia 28<br />

Da Lieberman D: Gastrointestinal bleeding: Initial management in gastrointestinal<br />

bleeding. Gastroenterol Clin North Am 22:723, 1993.<br />

cessità di ricorrere al trattamento chirurgico in emergenza per la<br />

complicanza specifica, e la morte. I fattori associati ad una prognosi<br />

negativa sono l’entità severa (frequenza e volume) <strong>del</strong>l’emorragia<br />

iniziale; la persistenza o la ricorrenza <strong>del</strong>l’emorragia durante l’ospedalizzazione;<br />

l’età avanzata, generalmente superiore a 70 anni; e la<br />

presenza di condizioni mediche di co-morbidità 25 .<br />

Sono state sviluppate diverse misure di valutazione <strong>del</strong> rischio. La<br />

classificazione <strong>del</strong> rischio mediante lo schema BLEED è un indicatore<br />

prognostico alla presentazione che si basa su cinque parametri: il sanguinamento<br />

in atto; la bassa pressione sistolica (per es. meno di 100<br />

mmHg, escludendo la misurazione ortostatica); un elevato tempo di<br />

protrombina (per es. oltre 1,2 volte i valori di riferimento); l’alterazione<br />

<strong>del</strong>lo stato mentale; e la presenza di instabili patologie concomitanti (definite<br />

come qualsiasi alterazione di organo o sistema che richiederebbe<br />

ordinariamente un ricovero in terapia intensiva, ad es. ischemia miocardiaca,<br />

epatopatia) 26 . La presenza di ognuno di questi fattori aumenta il<br />

livello di rischio di tre volte per quanto riguarda l’insorgenza di complicanze<br />

o di recidiva emorragica, che necessita di intervento chirurgico, o<br />

di morte. Questo metodo di valutazione <strong>del</strong> rischio può essere applicato<br />

indipendentemente dal reperto endoscopico, e permette un appropriato<br />

smistamento <strong>del</strong> paziente all’unità di terapia intensiva o ad altri<br />

livelli di cura. Simili stime di mortalità possono essere effettuate basandosi<br />

sull’età, sulla pressione arteriosa sistolica alla presentazione, sull’aspetto<br />

<strong>del</strong> materiale aspirato dal sondino naso-gastrico alla presentazione,<br />

e sulla richiesta di trasfusioni, come mostrato nella Tabella 42-3 48 .<br />

Indicatori prognostici all’endoscopia<br />

L’endoscopia è in grado di fornire dati prognostici relativi al rischio<br />

di risanguinamento. Un esame endoscopico eseguito per un’emorragia<br />

<strong>acuta</strong> comporta dei rischi specifici rispetto all’esame endoscopico<br />

eseguito in elezione. La percentuale di complicanze che si verifica<br />

nei pazienti sottoposti ad endoscopia in emergenza per emorragia,<br />

molte <strong>del</strong>le quali di natura cardio-polmonare, è circa <strong>del</strong>lo 0,9%, superiore<br />

a quella <strong>del</strong>l’endoscopia eseguita in elezione (0,1-0,3%). La<br />

desaturazione arteriosa che avviene durante l’esame endoscopico, è<br />

quattro volte più frequentemente nei pazienti sottoposti ad endoscopia<br />

in emergenza rispetto all’endoscopia elettiva 58 .I pazienti con ipo-<br />

TABELLA 42-3. Indicatori prognostici di mortalità <strong>del</strong>l’ulcera<br />

peptica emorragica<br />

Parametri clinici Mortalità (%)<br />

Mortalità globale 5-8<br />

Età<br />

≥ 60 anni 10-15<br />

≥ 80 anni 25-30<br />

Pressione arteriosa sistolica alla presentazione<br />

80-90 mmHg 12-15<br />

< 80 mmHg 30-35<br />

Aspirato naso-gastrico alla presentazione<br />

Materiale di color caffeano 6-10<br />

Sangue rosso vivo 18-20<br />

Richiesta di trasfusioni<br />

≥10 unità 28-34<br />

Da Dudnick R, Martin P, Friedman LS: Management of bleeding ulcers. Med<br />

Clin North Am 75:948, 1991.<br />

tensione hanno un ridotto livello di coscienza e hanno un aumentato<br />

rischio di aspirazione polmonare. Poiché il lume gastrico può contenere<br />

abbondanti quantità di sangue e coaguli, l’evacuazione <strong>del</strong> lume<br />

con sonde naso-gastriche di ampio diametro non solo può facilitare<br />

la visualizzazione endoscopica ma anche prevenire il rischio di<br />

aspirazione. A tale riguardo, i pazienti anziani con condizioni di comorbidità<br />

rappresentano una popolazione particolarmente a rischio,<br />

ma l’endoscopia è in ogni caso essenziale.<br />

Il riscontro di un’ulcera all’esame endoscopico è il più importante segno<br />

predittivo di sanguinamento 54 .Le ulcere generalmente hanno uno<br />

dei seguenti cinque aspetti: ulcera con fondo deterso; ulcera con presenza<br />

di spot piatto pigmentato, di color porpora, marrone, o nero sulla<br />

base <strong>del</strong>l’ulcera; ulcera con coagulo adeso; ulcera con vaso visibile,<br />

che appare come una superficie liscia o una protuberanza tubolare liscia<br />

sulla superficie <strong>del</strong>l’ulcera; o con un sanguinamento attivo sia a getto,o<br />

con gemizio continuo o con un gemizio attorno o aderente ad un<br />

coagulo. Gli ultimi quattro aspetti sono considerati stigmate di emorragia<br />

23 . La probabilità di sanguinamento può essere stimata sulla base<br />

di questi aspetti endoscopici <strong>del</strong>l’ulcera; un’ulcera con fondo deterso<br />

sanguina raramente; l’ulcera con fondo pigmentato piatto risanguina<br />

nel 10% dei pazienti; un’ulcera con coagulo adeso, non sanguinante<br />

comporta un rischio di sanguinamento di circa 20%; e un’ulcera con<br />

vaso visibile un rischio di risanguinamento variabile dal 40 all’80%.<br />

L’identificazione descrittiva <strong>del</strong>le caratteristiche <strong>del</strong>l’ulcera è stata<br />

riportata come classificazione di Forrest, dove FI indica un’ulcera attivamente<br />

sanguinante, FIIa rappresenta un’ulcera con un vaso visibile<br />

o una protuberanza pigmentata , FIIb rappresenta un’ulcera con<br />

un coagulo adeso, FIIc rappresenta un’ulcera con base pigmentata, e<br />

FIII indica un’ulcera con base detersa senza stigmate di sanguinamento.<br />

La percentuale di risanguinamento aumenta con il diametro<br />

<strong>del</strong>l’ulcera; ulcere di diametro superiore a 2 cm sono particolarmente<br />

a rischio. Come verrà discusso di seguito, la terapia endoscopica è<br />

appropriata per ulcere con stigmate di sanguinamento. Al contrario,<br />

un sanguinamento attivo, non controllato con procedure endoscopiche,<br />

richiede un immediato intervento chirurgico.<br />

L’impiego <strong>del</strong> Doppler transendoscopico è stato impiegato per valutare<br />

il flusso ematico sotto la superficie <strong>del</strong> cratere ulceroso 23 .Uno<br />

studio Doppler indicativo di un vaso ematico sotto l’ulcera è un forte<br />

fattore predittivo di risanguinamento, sebbene la validità di questo<br />

metodo di valutazione per predire il risanguinamento debba essere<br />

ancora dimostrata in studi più ampi.<br />

TERAPIA MEDICA<br />

Procedure terapeutiche<br />

La terapia si basa sulla presentazione clinica e sui reperti endoscopici.<br />

Un paziente con sanguinamento minimo e con un’ulcera con fondo<br />

deterso ha un rischio molto basso di risanguinamento. I pazienti giovani<br />

possono essere dimessi con uno specifico trattamento anti ulcera:<br />

un trattamento antisecretivo (un H 2-antagonista o un inibitore <strong>del</strong>la<br />

pompa protonica), la sospensione <strong>del</strong>la terapia con FANS se questa era<br />

in corso, e l’eradicazione <strong>del</strong>l’H. pylori con antibiotici se il paziente è<br />

H. pylori positivo 44 .I pazienti più anziani con questa presentazione clinica<br />

dovrebbero essere ricoverati per un breve periodo di osservazione<br />

prima di essere dimessi con una simile terapia. Un follow-up endoscopico<br />

è indicato dopo sei settimane per i pazienti con ulcera gastrica<br />

per controllare l’avvenuta cicatrizzazione e per escludere la presenza<br />

di una neoplasia, ma non per i pazienti con ulcera duodenale.<br />

I pazienti con emorragia più significativa e riscontro endoscopico<br />

di lesioni ad elevato rischio di risanguinamento dovrebbero essere ricoverati.<br />

I pazienti con fattori di rischio clinico prognosticamente<br />

sfavorevoli dovrebbero essere ricoverati in unità di terapia intensiva.<br />

Nonostante alcuni studi clinici contrastanti, non vi sono dati che<br />

sostengano l’utilità <strong>del</strong>la terapia antisecretiva per ridurre l’incidenza<br />

di risanguinamento. Sulla base <strong>del</strong>la teoria che la dissoluzione <strong>del</strong> coagulo<br />

potrebbe essere rallentata in presenza di un contenuto gastrico<br />

non acido, sono stati effettuati molti studi clinici con H 2-antagonisti<br />

e inibitori <strong>del</strong>la pompa protonica 15 .Sebbene pochi studi abbiano indicato<br />

una riduzione <strong>del</strong>le percentuali di risanguinamento nei pazienti<br />

in terapia con antisecretivi, la maggior parte non evidenzia un<br />

beneficio nel gruppo di controllo costituito da pazienti con le medesime<br />

caratteristiche 22 .Allo stesso modo, la somatostatina, la vasopressina,<br />

le prostaglandine, e l’acido tranexamico utilizzati per inibire la<br />

fibrinolisi, non hanno mostrato alcuna efficacia nella prevenzione<br />

<strong>del</strong>la recidiva emorragica nei pazienti ricoverati. Tuttavia, gli antise-


cretivi sono comunque indicati per favorire la cicatrizzazione <strong>del</strong>l’ulcera<br />

e per ridurre ulteriormente il danno <strong>del</strong>la mucosa.<br />

TERAPIA ENDOSCOPICA<br />

Il trattamento endoscopico può essere utilizzato per arrestare il sanguinamento<br />

attivo da un’ulcera e per prevenire il risanguinamento nei pazienti<br />

con ulcera ad elevato rischio di recidiva emorragica (ulcere FI,<br />

FIIa, FIIb). Diversi tipi di sonde endoscopiche possono rilasciare energia<br />

termica per ottenere la coagulazione. L’elettrocoagulazione endoscopica<br />

bipolare e la terapia con heater probe possono ridurre la percentuale di<br />

risanguinamento e le necessità di intervento chirurgico nel 50% dei sanguinamenti.<br />

In mani esperte, la coagulazione LASER offre simili risultati,<br />

sebbene il rischio di perforazione sia maggiore; per tale motivo il LA-<br />

SER non viene generalmente usato come procedura terapeutica iniziale<br />

nella maggior parte dei centri di endoscopia. Ciascuna di queste modalità<br />

può determinare l’attivazione <strong>del</strong> sanguinamento o un danno transmurale<br />

<strong>del</strong>l’intestino con conseguente perforazione, sebbene queste<br />

siano rare, riportate con un’incidenza inferiore allo 0,5%.<br />

La terapia iniettiva è una metodica non termica ugualmente efficace<br />

per assicurare l’emostasi. Gli agenti sclerosanti o vasocostringenti<br />

disponibili comprendono l’alcol assoluto, l’adrenalina, la colla di fibrina,<br />

e il polidocanolo. La scelta <strong>del</strong> metodo e <strong>del</strong>l’agente dipende dalla<br />

preferenza <strong>del</strong>l’endoscopista e dall’attrezzatura disponibile. Gli agenti<br />

sclerosanti vengono iniettati attorno all’ulcera o nel vaso visibile. Le<br />

percentuali di risanguinamento sono ridotte <strong>del</strong>la metà rispetto alle<br />

ulcere con simili caratteristiche non sottoposte a terapia endoscopica.<br />

Alcuni isolati studi non hanno dimostrato una significativa riduzione<br />

<strong>del</strong>la mortalità nei pazienti sottoposti a terapia endoscopica<br />

per emorragia; tuttavia due meta-analisi hanno indicato questo beneficio.<br />

La riduzione globale <strong>del</strong>la mortalità è di circa 40% nei pazienti<br />

sottoposti ad endoscopia interventistica rispetto ai pazienti<br />

non sottoposti al trattamento endoscopico 11 .<br />

La terapia endoscopica fallisce in circa il 20% dei pazienti, manifestandosi<br />

sia come fallimento nel controllo <strong>del</strong>l’emorragia alla presentazione<br />

iniziale, sia come recidiva precoce <strong>del</strong>l’emorragia stessa.<br />

La ripetizione <strong>del</strong>l’esame endoscopico potrebbe essere in grado di risolvere<br />

l’emorragia nella metà di questi pazienti; tuttavia, la morbilità<br />

e la mortalità sono alte proprio in questo tipo di pazienti 29 .Prima<br />

di ripetere l’esame endoscopico per controllare la recidiva emorragica,<br />

dovrebbero essere prese in considerazione le opzioni chirurgiche,<br />

in particolare nei pazienti anziani che sono a rischio più elevato<br />

di disfunzione sistemica multiorgano e di morte.<br />

TERAPIA CHIRURGICA<br />

La chirurgia è richiesta come ultimo rimedio in circa il 10% dei pazienti<br />

con ulcera emorragica. La chirurgia è indicata per i pazienti con emorragia<br />

attiva non responsiva al trattamento endoscopico, nelle recidive<br />

emorragiche significative dopo terapia endoscopica, nei pazienti che richiedono<br />

continue trasfusioni, o nelle condizioni in cui vengono richieste<br />

oltre 6 unità di emazie concentrate in un intervallo di 24 ore. A causa<br />

<strong>del</strong> diffuso ed efficace impiego <strong>del</strong> trattamento endoscopico, la chirurgia<br />

è generalmente riservata ai pazienti in cui le procedure endoscopiche<br />

hanno in precedenza fallito. Esistono report chirurgici che sostengono<br />

l’impiego <strong>del</strong>l’intervento precoce in elezione dopo un’iniziale<br />

emostasi endoscopica nei pazienti anziani con lesioni ad elevato rischio<br />

di risanguinamento (ulcere FI e FIIa); tuttavia, questa pratica non ha<br />

avuto larga diffusione tra i chirurghi di orientamento gastroenterologico<br />

41 .Prima dei successi ottenuti con le procedure endoscopiche, la presenza<br />

di un vaso visibile era considerata un’indicazione assoluta alla chirurgia.<br />

Ora la decisione chirurgica è bilanciata dall’esperienza <strong>del</strong>l’endoscopista,<br />

dalle caratteristiche <strong>del</strong> paziente, e dalla richiesta di trasfusioni.<br />

Tuttavia, il trattamento endoscopico in mani esperte può non essere disponibile<br />

in piccoli Centri e pertanto, in queste circostanze la chirurgia<br />

è ancora un’importante modalità di trattamento precoce <strong>del</strong>la malattia.<br />

Diversi studi hanno tentato di individuare il gruppo di pazienti<br />

che può beneficiare di una precoce definitiva terapia chirurgica 20 .<br />

Nessuno studio, tuttavia, ha raggiunto un numero di pazienti così<br />

ampio per permettere una simile analisi dall’avvento <strong>del</strong> trattamento<br />

endoscopico. In precedenza, serie pre-endoscopiche sostenevano<br />

un ruolo <strong>del</strong>l’intervento chirurgico precoce per i pazienti con chiara<br />

evidenza di emorragia in atto (con richiesta di oltre quattro unità di<br />

emazie concentrate), presenza di shock, anamnesi positiva per precedenti<br />

emorragie, evidenza endoscopica di elevato rischio di risanguinamento<br />

(lesioni FI e FIIa), ed età superiore a 65 anni. Uno studio<br />

EMORRAGIA ACUTA DEL TRATTO GASTROENTERICO 821<br />

retrospettivo che ha coinvolto 66 pazienti trattati con intervento chirurgico<br />

precoce tra il 1986 e il 1990, ha mostrato che questi pazienti<br />

sono stati trattati mediante tecnica chirurgica con successo senza<br />

mortalità 3 .Tuttavia, diversamente dalle serie chirurgiche più recenti,<br />

l’età media dei pazienti in questo studio era di 53 anni, ben diversa<br />

dall’età media attuale dei pazienti che si presentano per emorragia<br />

<strong>acuta</strong> <strong>del</strong> <strong>tratto</strong> <strong>gastroenterico</strong> superiore, che è di circa 63 anni. Inoltre,<br />

è verosimile che in questa serie siano stati operati molti pazienti<br />

che con gli attuali standard terapeutici non sarebbero stati operati.<br />

Il giudizio clinico è essenziale per decidere chi beneficerà di un intervento<br />

chirurgico e quando questo debba essere effettuato. L’intervento<br />

chirurgico precoce risolutivo è chiaramente indicato per i pazienti<br />

in cui fallisce il trattamento endoscopico. È inoltre evidente<br />

che nei pazienti anziani con lesioni a più alto rischio di sanguinamento,<br />

possa essere sicuramente vantaggioso un precoce e definitivo<br />

intervento chirurgico rispetto a ripetuti episodi di recidiva emorragica<br />

quale esito di falliti tentativi di emostasi endoscopica. Tuttavia,<br />

non è ancora stato ben definito se i pazienti anziani debbano essere<br />

sottoposti ad un trattamento elettivo dopo un efficace trattamento<br />

endoscopico per lesioni ad alto rischio di risanguinamento (FI e<br />

FIIa). In questa decisione devono essere prese in considerazione l’esperienza<br />

tecnica <strong>del</strong> Centro, la disponibilità di misure di supporto e<br />

i progressi <strong>del</strong> Centro nell’ambito <strong>del</strong> trattamento endoscopico.<br />

La scelta <strong>del</strong>l’intervento.Lo scopo <strong>del</strong>l’intervento chirurgico nell’ulcera<br />

peptica sanguinante è controllare l’emorragia. Questo può essere<br />

raggiunto sia con la sutura diretta <strong>del</strong> vaso sanguinante o, in caso<br />

di ulcera gastrica, con resezione gastrica o escissione <strong>del</strong>l’ulcera. Il<br />

ruolo di una procedura atta a ridurre la secrezione acida è un secondario,<br />

ma importante, obiettivo <strong>del</strong> trattamento chirurgico.<br />

Ulcera duodenale sanguinante. L’intervento chirurgico per l’ulcera<br />

duodenale sanguinante richiede l’esposizione diretta <strong>del</strong>la lesione nel<br />

duodeno attraverso una duodenotomia o una duedeno-piloromiotomia.<br />

Poiché queste ulcere sono tipicamente localizzate sulla parete<br />

duodenale posteriore, la sutura non riassorbibile è sufficiente nella<br />

maggior parte dei pazienti ad arrestare il sanguinamento. Occasionalmente,<br />

la sutura semplice non è in grado di fermare il sanguinamento,<br />

cosicché per controllare l’emorragia può essere necessario effettuare<br />

una sutura su quattro quadranti attorno al perimetro <strong>del</strong>l’ulcera<br />

sanguinante. Raramente, queste due misure falliscono, rendendo<br />

necessaria la legatura <strong>del</strong>l’arteria gastro-duodenale in posizione<br />

cefalica e caudale al duodeno.<br />

Una volta ottenuta la stabilità <strong>del</strong> paziente, è indicato un trattamento<br />

chirurgico per controllare la secrezione acida (Fig. 42-1). La vagotomia<br />

tronculare è la procedura più rapida ed è un efficace sistema per ridurre<br />

la secrezione acida, sebbene anche la vagotomia superselettiva (o<br />

<strong>del</strong>le cellule parietali) sia stata proposta da alcuni chirurghi. In questa<br />

procedura, si esegue una limitata duodenotomia per la legatura <strong>del</strong>l’ulcera,preservando<br />

il normale svuotamento gastrico in associazione alla<br />

vagotomia superselettiva. Poiché il paziente che normalmente viene<br />

sottoposto a chirurgia in emergenza per ulcera sanguinante è ad alto rischio<br />

di complicanze, occorre considerare con attenzione l’impiego di<br />

queste procedure che richiedono un tempo operatorio più lungo. Il paziente<br />

dovrebbe essere sempre rianimato ed emodinamicamente stabile.<br />

Nella pratica attuale, la vagotomia superselettiva con limitata duodenotomia<br />

è raramente effettuata in questo contesto, date le caratteristiche<br />

cliniche tipiche dei pazienti con ulcera sanguinante refrattaria.<br />

Sebbene sia tecnicamente fattibile, un concetto simile ha limitato l’impiego<br />

anche <strong>del</strong>l’approccio laparoscopico ai pazienti con ulcera attivamente<br />

sanguinante. La resezione gastrica è generalmente non indicata<br />

nel trattamento <strong>del</strong>l’emorragia da ulcera duodenale.<br />

La sutura <strong>del</strong>l’ulcera duodenale sanguinante associata a vagotomia<br />

tronculare è efficace per controllare l’emorragia <strong>acuta</strong> nel 90% dei pazienti,<br />

ma sino al 10% dei pazienti può sviluppare un risanguinamento<br />

precoce. La ripetizione <strong>del</strong>l’intervento chirurgico, tuttavia, è raramente<br />

richiesta per questi pazienti, perché il sanguinamento cessa frequentemente<br />

con misure mediche di supporto. La mortalità operatoria varia<br />

da meno <strong>del</strong>l’1% al 50% sulla base <strong>del</strong>la co-morbidità <strong>del</strong> paziente.<br />

Ulcera gastrica sanguinante.Di nuovo, lo scopo primario <strong>del</strong>l’intervento<br />

chirurgico è arrestare l’emorragia. Diversamente dall’ulcera duodenale,<br />

vi è la possibilità che l’ulcera gastrica possa essere maligna: sino al<br />

10% <strong>del</strong>le ulcere gastriche risulta infatti essere un adenocarcinoma ga-


822 ADDOME<br />

A<br />

Nervo vago destro<br />

Diramazione epatica<br />

Diramazione celiaca<br />

Figura 42-1. Vagotomia tronculare e vagotomia <strong>del</strong>le cellule parietali. A, Durante la vagotomia tronculare, entrambi i tronchi vagali vengono isolati a livello <strong>del</strong>lo iato<br />

esofageo. I rami vagali per la regione cardiale, il fondo, l’antro, e il piloro vengono isolati, come i rami epatici e celiaci. È necessario effettuare una procedura per<br />

favorire lo svuotamento gastrico, o la piloroplastica o la gastrodigiunostomia, poiché viene danneggiata l’apertura <strong>del</strong> piloro. B, Nella vagotomia superselettiva viene<br />

denervata solo la massa <strong>del</strong>le cellule parietali. L’innervazione <strong>del</strong>la regione antro-pilorica e i rami epatico e celiaco vengono conservati. La vagotomia superselettiva<br />

conserva il normale svuotamento gastrico, la procedura richiede un tempo operatorio particolarmente lungo e dovrebbe essere utilizzata soltanto nei pazienti<br />

in condizioni cliniche stabili che non hanno particolari fattori prognostici negativi. (A e B, da Mulholland MW: Duodenal ulcer. In Greenfield LJ, Mullholland MW,<br />

Oldham KT, [ed]: Surgery: Scientific Principles and Practice, 2nd ed. Phila<strong>del</strong>phia, Lippincott-Raven, 1997, p. 766).<br />

strico o un linfoma. Inoltre, la percentuale di risanguinamento per l’ulcera<br />

gastrica, trattata con sutura semplice si avvicina al 30%. Pertanto la<br />

procedura chirurgica ideale dovrebbe essere l’escissione <strong>del</strong>l’ulcera.<br />

Le ulcere <strong>del</strong>l’incisura angolare, <strong>del</strong>l’antro e <strong>del</strong>la porzione distale <strong>del</strong><br />

corpo gastrico dovrebbero essere trattate con una gastrectomia distale<br />

e con ricostruzione di tipo Billroth I o II (Fig. 42-2) . Il ricorso alla vagotomia<br />

tronculare è indicato in relazione al contesto <strong>del</strong>l’emorragia.<br />

Fortunatamente, la maggior parte <strong>del</strong>le ulcere gastriche sanguinanti<br />

Legatura <strong>del</strong>l’arteria<br />

gastrica sinistra e<br />

<strong>del</strong>l’arteria gastrica destra<br />

Linea di resezione<br />

<strong>del</strong> duodeno<br />

Legatura <strong>del</strong>l’arteria<br />

gastroepiploica destra<br />

Nervo vago sinistro Nervo vago destro<br />

Linea di resezione<br />

<strong>del</strong>lo stomaco<br />

Legatura dei rami<br />

gastrici <strong>del</strong>l’arteria<br />

gastroepiploica<br />

A B<br />

B<br />

Nervo vago sinistro<br />

origina in queste aree <strong>del</strong>lo stomaco, riflettendo la distribuzione <strong>del</strong>le<br />

ulcere gastriche non sanguinanti. Meno <strong>del</strong> 10% <strong>del</strong>le ulcere gastriche<br />

è localizzata sulla piccola curvatura in sede più prossimale. Le ulcere in<br />

questa sede possono essere trattate con gastrectomia sub-totale o totale,<br />

o con escissione locale <strong>del</strong>l’ulcera e con gastrectomia distale senza<br />

vagotomia. Resezioni gastriche prossimali ed estese comportano un’elevata<br />

morbilità e mortalità; tuttavia, particolarmente nel contesto di<br />

un’emorragia, la necessità di questo tipo di resezione è infrequente.<br />

Legamento<br />

triangolare<br />

Nervo vago anteriore<br />

clampato e sezionato<br />

(vedi Cap. 58)<br />

Sonda<br />

nasogastrica<br />

Anastomosi gastroduodenale completata<br />

Figura 42-2. A, Le linee tratteggiate limitano la resezione gastrica per l’antrectomia. Per i pazienti con ulcere più prossimali, la linea prossimale di resezione può essere<br />

estesa o modificata per includere l’ulcera nella resezione. B, Ricostruzione secondo Billroth I con gastroduodenostomia. Da notare che la vagotomia tronculare<br />

è inclusa nella procedura. (A e B, da Sabiston DC Jr: Atlas of General Surgery. Phila<strong>del</strong>phia, WB Saunders, 1994, pp. 271-272).


Ulcera peptica nei pazienti con infezione da Helicobacter pylori. Il<br />

ruolo <strong>del</strong>la chirurgia antisecretiva è chiaro nel contesto di emorragie<br />

da ulcera peptica nei pazienti che assumono FANS e che devono continuare<br />

questa terapia. Alcuni gastroenterologi e chirurghi hanno ipotizzato<br />

la necessità di una chirurgia anti-ulcera anche nei pazienti con<br />

ulcera peptica H. pylori-associata, anche se un giudizio definitivo non<br />

può essere formulato attualmente. Alcuni studi hanno dimostrato che<br />

l’eradicazione <strong>del</strong>l’H. pylori può ridurre l’incidenza di sanguinamento<br />

nei pazienti con ulcera peptica sanguinante H. pylori positiva. Solo<br />

una piccola quota di questi pazienti, tuttavia, mostrava un sanguinamento<br />

di entità sufficiente da richiedere un intervento chirurgico, o<br />

trasfusioni - ad indicare che trattasi di una popolazione di pazienti ulcerosi<br />

diversa da quella che presenta emorragie di gravità e persistenza<br />

tale da dover richiedere un trattamento chirurgico in urgenza 44 .I<br />

chirurghi gastroenterici che hanno trattato questi pazienti critici<br />

avranno notano che solo il 10% dei pazienti con l’infezione da H. pylori<br />

sviluppa ulcere legate a questa infezione e che di questo 10%, solo<br />

1 paziente su 5 sviluppa un’emorragia come complicanza. Di quel<br />

2%, solo 1 su 10 alla fine richiede l’intervento chirurgico per controllare<br />

l’emorragia; ciò porta quindi a concludere che solo lo 0,2% di<br />

tutti pazienti H. pylori-positivi rischia di andare incontro all’intervento<br />

chirurgico per ulcera peptica sanguinante. Per questo motivo,<br />

in questi pazienti sembra essere prudente impiegare tecniche chirurgiche<br />

per garantire una duratura riduzione <strong>del</strong>la secrezione acida, come<br />

terapia definitiva <strong>del</strong>la diatesi ulcerosa.<br />

Sanguinamento secondario ad ipertensione portale<br />

Il sanguinamento da varici esofagogastriche è responsabile di un terzo<br />

di tutti i decessi nei pazienti affetti da cirrosi e ipertensione portale.<br />

Sino al 90% dei pazienti cirrotici sviluppa varici esofagee, e il 25-<br />

30% di questi pazienti sviluppa un’emorragia. Il rischio di mortalità<br />

dovuto a ciascun episodio emorragico si aggira intorno al 25%. Dopo<br />

un primo sanguinamento, il rischio di una recidiva emorragica è<br />

presente nel 70% dei pazienti.<br />

Le varici esofagee e gastriche si sviluppano in conseguenza di un’elevata<br />

pressione nel sistema venoso portale. La cirrosi, indipendentemente<br />

dalla sua causa, è caratterizzata dall’aumento <strong>del</strong>la resistenza<br />

<strong>del</strong> flusso portale a causa <strong>del</strong>la fibrosi epatica. La pressione, a sua volta,<br />

è ulteriormente accresciuta a causa <strong>del</strong>la circolazione iperdinamica<br />

caratteristica <strong>del</strong>la cirrosi. Nella cirrosi è infatti presente una vasodilatazione<br />

sistemica periferica, mediata in parte dall’ossido nitrico,<br />

dalle prostacicline, e dalla disfunzione <strong>del</strong> sistema nervoso autonomo,<br />

che porta ad un aumento <strong>del</strong> volume plasmatico. Quando il<br />

gradiente venoso pressorio epatico (la differenza di pressione tra la<br />

vena porta, e le vene epatiche e la vena cava) supera 12 mmHg, si sviluppano<br />

le varici esofagogastriche.<br />

Le varici esofagee sono vene dilatate <strong>del</strong>la sottomucosa <strong>del</strong>l’esofago<br />

che comunicano con la circolazione portale collaterale e con il sistema<br />

venoso sistemico. Per quanto riguarda le dimensioni, le varici variano<br />

da piccole (1-2 mm) e irregolari protuberanze, a larghe (1-2 cm) e tortuose<br />

strutture che aggettano all’interno <strong>del</strong> lume esofageo. La maggior<br />

parte <strong>del</strong>le varici è inizialmente situata nella porzione distale <strong>del</strong>l’esofago,<br />

ma con il tempo possono rendersi evidenti nella maggior<br />

parte dei pazienti anche le varici gastriche in corrispondenza <strong>del</strong> cardias<br />

e lungo la parte superiore <strong>del</strong>la grande curvatura <strong>del</strong>lo stomaco.<br />

Il rischio di emorragia aumenta con il diametro <strong>del</strong>le varici, con<br />

l’evidenza di segni rossi, e con l’esaurimento <strong>del</strong>la funzione epatica<br />

valutata mediante la classificazione di Child. Anche il continuo abuso<br />

alcolico aumenta il rischio di emorragia. Il sanguinamento sembra<br />

essere legato alla lacerazione <strong>del</strong>la varice dovuta all’aumento <strong>del</strong>la<br />

pressione intravascolare; le abrasioni sulla superficie mucosa e l’esofagite<br />

non sono correlate al sanguinamento da varici 56 .<br />

Prevenzione primaria <strong>del</strong>l’emorragia<br />

Le modalità per prevenire il primo episodio da emorragia da varici sono<br />

state ampiamente studiate. Attualmente l’unico trattamento accettato<br />

è l’impiego di beta bloccanti non selettivi, solitamente il propranololo.<br />

Questo farmaco agisce riducendo il flusso ematico splancnico, con<br />

conseguente riduzione <strong>del</strong>la pressione portale. L’impiego <strong>del</strong> propranololo<br />

può ridurre il rischio <strong>del</strong> primo sanguinamento <strong>del</strong> 22% durante i<br />

primi due anni di terapia, rispetto al 35% dei pazienti non trattati. La<br />

compliance è essenziale per il successo <strong>del</strong>la terapia e può essere problematica<br />

in questi pazienti, molti dei quali sono alcolisti affetti da intermittente<br />

encefalopatia. L’aggiunta di isosorbide mononitrato può<br />

EMORRAGIA ACUTA DEL TRATTO GASTROENTERICO 823<br />

migliorare l’efficacia dei beta-bloccanti nei pazienti con varici di grosse<br />

dimensioni. Diversi studi hanno inoltre valutato il trattamento endoscopico<br />

<strong>del</strong>le varici sia con scleroterapia che con legatura con elastici,<br />

come profilassi <strong>del</strong> primo episodio emorragico, ma nessuno di questi<br />

sistemi si è mostrato superiore al solo impiego di beta-bloccanti nel<br />

prevenire l’emorragia. Infatti la scleroterapia endoscopica profilattica<br />

comporta un’inaccettabile percentuale di complicanze, ed un giudizio<br />

definitivo sulla legatura <strong>del</strong>le varici deve ancora essere raggiunto 46 .<br />

Trattamento <strong>del</strong>l’emorragia da varici<br />

L’emorragia da varici nei pazienti cirrotici è potenzialmente gravata da<br />

un’elevata mortalità. La presentazione clinica è caratterizzata da ematemesi<br />

massiva, melena, e occasionalmente ematochezia, spesso associata<br />

ad instabilità emodinamica. Il trattamento iniziale si basa su una<br />

rapida rianimazione con particolare attenzione alla correzione <strong>del</strong> deficit<br />

di volume e <strong>del</strong>la coagulopatia, e alla protezione <strong>del</strong>le vie aeree. I<br />

pazienti con scarsa riserva funzionale epatica, come può essere rilevato<br />

sulla base <strong>del</strong>la classe di Child, hanno elevato rischio di mortalità. In<br />

questi casi è essenziale il trattamento presso unità di terapia intensiva.<br />

L’endoscopia in emergenza è richiesta per valutare la sede <strong>del</strong> sanguinamento.<br />

Sebbene la presenza di varici possa essere sospettata sulla<br />

base dei segni clinici di cirrosi, nei pazienti senza un’anamnesi indicativa<br />

di sanguinamento da varici, l’emorragia può essere ugualmente<br />

determinata dalla gastrite erosiva, da una malattia ulcerosa o<br />

dalla gastropatia congestizia. Circa il 70% dei pazienti con precedenti<br />

episodi di emorragia da varici ha un sanguinamento da varici 56 .<br />

Un algoritmo per il trattamento <strong>del</strong> sanguinamento determinato<br />

da ipertensione portale è illustrato nella Figura 42-3.<br />

L’endoscopia è necessaria sia per confermare la sede <strong>del</strong> sanguinamento<br />

che per effettuare il trattamento endoscopico. Sia la sclerosi<br />

<strong>del</strong>le varici che la legatura elastica, sono efficaci procedure terapeutiche<br />

endoscopiche (Fig. 42-4). La sclerosi può essere effettuata con diversi<br />

agenti sclerosanti, e le iniezioni intravaricose e perivaricose sono<br />

ugualmente efficaci. Le complicanze <strong>del</strong>la sclerosi includono ulcere<br />

esofagee, perforazione nella sede di sanguinamento, mediastinite, versamento<br />

pleurico e edema polmonare. Una complicanza tardiva è<br />

rappresentata dallo sviluppo di stenosi cicatriziale. La legatura elastica<br />

<strong>del</strong>le varici esofagee ha efficacia comparabile alla sclerosi, sebbene<br />

le complicanze possano essere meno comuni, in particolare, quelle legate<br />

all’infiammazione mediastinica e polmonare. Le varici gastriche<br />

non sono trattabili efficacemente con la sclerosi. Nei pazienti con sanguinamento<br />

da varici gastriche la chirurgia decompressiva dovrebbe<br />

essere presa in considerazione.<br />

Nei pazienti con sanguinamento da varici è indicato un trattamento<br />

concomitante con agenti vasoattivi. L’analogo <strong>del</strong>la somatostatina,<br />

l’octreotide, somministrato in infusione venosa continua, offre il miglior<br />

profilo di efficacia e sicurezza. La somatostatina riduce il flusso<br />

ematico splancnico, riducendo la pressione nel sistema portale e a livello<br />

<strong>del</strong>le varici, senza indurre vasocostrizione coronarica 14 .L’impiego<br />

di sola vasopressina e di vasopressina e nitroglicerina mediante infusione<br />

endovenosa continua, è ugualmente efficace per ridurre il flusso<br />

ematico splancnico e il sanguinamento da varici. Uno di questi farmaci<br />

dovrebbe essere iniziato non appena la diagnosi di emorragia da<br />

varici è stata formulata. Nei pazienti con storia di emorragia da varici,<br />

l’infusione dovrebbe essere iniziata empiricamente nel dipartimento<br />

di emergenza quando il paziente si presenta con ematemesi.<br />

La sclerosi endoscopica e l’infusione di somatostatina sono efficaci<br />

nell’arrestare l’emorragia nell’80-90% dei casi. La sclerosi può essere ripetuta<br />

sino a due volte nelle prime 48 ore, se fallisce il trattamento iniziale.<br />

Se la scleroterapia è inefficace, dovrebbe essere posizionata la sonda<br />

di Sengstaken-Blakemore, una sonda costituita da un grande pallone<br />

gastrico e da un pallone esofageo, che viene introdotto attraverso la<br />

bocca, nello stomaco <strong>del</strong> paziente. È necessario posizionare questa sonda<br />

accuratamente per evitare la perforazione <strong>del</strong>l’esofago. Quando è in<br />

posizione, il pallone gastrico viene riempito d’aria, e quindi ritirato applicando<br />

una trazione alla sonda, in modo da esercitare una pressione<br />

sul plesso venoso a livello <strong>del</strong>la giunzione esofago-gastrica. Questa procedura<br />

determina l’arresto <strong>del</strong> sanguinamento nella maggior parte dei<br />

pazienti. Nei pochi pazienti che continuano a sanguinare, può essere insufflato<br />

anche il pallone esofageo. Una volta ottenuto il controllo <strong>del</strong>l’emorragia,<br />

e dopo aver iniziato le procedure rianimatorie e corretto la<br />

coagulopatia, può essere pianificato un trattamento definitivo. Il fallimento<br />

nel controllo <strong>del</strong> sanguinamento con questi sistemi comporta<br />

un tasso di mortalità superiore al 70% nei pazienti in classe C di Child.


824 ADDOME<br />

Arresto <strong>del</strong> sanguinamento<br />

Trattamento<br />

in elezione<br />

Sanguinamento da varici<br />

esofagee<br />

Figura 42-3. Algoritmo <strong>del</strong> trattamento <strong>del</strong>l’emorragia <strong>acuta</strong> dovuta ad ipertensione portale. TIPS, shunt portosistemico transgiugulare intraepatico. (Da Rikkers LF:<br />

Portal hypertension. In Levine BA, Copeland E, Howard R, et al. [eds]: Current Practice of Surgery. Vol. 3. New York, Churchill Livingstone, 1995).<br />

Alcuni chirurghi hanno proposto un approccio chirurgico precoce<br />

e aggressivo per l’emorragia da varici invece <strong>del</strong> trattamento endoscopico.<br />

Orloff e coll. 34 hanno un’ampia esperienza con lo shunt<br />

porto-cavale in questi pazienti. Essi hanno riportato un’impressionante<br />

percentuale di successo con questo tipo di shunt: il 99% dei<br />

pazienti ha ottenuto un immediato e permanente controllo <strong>del</strong>l’emorragia<br />

da varici, con una sopravvivenza a 30 giorni <strong>del</strong>l’85%. Molti<br />

altri Centri e molti altri chirurghi non hanno avuto simili risultati<br />

con questo tipo di intervento e hanno considerato l’approccio terapeutico<br />

endoscopico come la modalità di trattamento principale.<br />

Nel paziente con emorragia da varici che continua a sanguinare<br />

nonostante il trattamento medico ed endoscopico è stata considerata<br />

la possibilità di eseguire uno shunt intraepatico transgiugulare<br />

(TIPS) o un intervento chirurgico di emergenza decompressivo sulla<br />

circolazione portale. La TIPS consiste nel posizionamento di uno<br />

stent transvenoso intraepatico portosistemico per decomprimere la<br />

circolazione portale (Fig. 42-5). I risultati ottenuti con questa procedura<br />

hanno mostrato un’ampia variabilità in rapporto ai diversi<br />

Centri. L’esperienza clinica ed un trattamento medico tempestivo sono<br />

essenziali per ottenere una buona prognosi, in particolare nei pazienti<br />

ad elevato rischio come quelli con sanguinamento attivo e con<br />

scarsa riserva funzionale epatica. I pazienti in Classe A e B di Child<br />

hanno una mortalità a 30 giorni <strong>del</strong> 10%, mentre i pazienti in Classe<br />

C di Child una mortalità a 30 giorni <strong>del</strong> 52%. Il risanguinamento<br />

è inoltre probabile e avviene nel 22% dei pazienti entro il primo mese,<br />

di solito come risultato <strong>del</strong>la trombosi <strong>del</strong>la TIPS.<br />

Nella maggior parte dei lavori riportati in letteratura, la chirurgia<br />

decompressiva in emergenza (le procedure saranno discusse di seguito)<br />

per i pazienti con emorragia da varici non controllata endoscopicamente,<br />

comporta un tasso di mortalità operatoria superiore<br />

al 50%. Questo è dovuto anche al fatto che l’emorragia inarrestabile<br />

<strong>Emorragia</strong> <strong>acuta</strong> dovuta a ipertensione portale<br />

Rianimazione con fluidi e lavaggio gastrico<br />

Endoscopia<br />

Scleroterapia in emergenza Farmacoterapia<br />

Sanguinamento persistente<br />

o ricorrente<br />

Ripetizione <strong>del</strong>la scleroterapia<br />

Sanguinamento persistente<br />

Tamponamento con sonda<br />

e farmacoterapia per<br />

un controllo temporaneo<br />

Paziente a basso rischio<br />

1. Shunt portocavale<br />

(sanguinamento attivo,<br />

chirurgo esperto)<br />

2. Shunt spleno-renale distale<br />

(sanguinamento non attivo,<br />

chirurgo esperto)<br />

3. Resezione esofagea<br />

(chirurgo non esperto)<br />

Paziente<br />

ad alto rischio<br />

o candidato<br />

al trapianto<br />

TIPS<br />

Arresto <strong>del</strong> sanguinamento<br />

Paziente a basso rischio<br />

1. Shunt portocavale<br />

(sanguinamento<br />

attivo)<br />

oppure<br />

2. Shunt spleno-renale<br />

distale<br />

(sanguinamento<br />

non attivo)<br />

Sanguinamento da varici gastriche<br />

o da gastropatia ipertensiva portale<br />

Considerare una terapia<br />

definitiva precoce<br />

Paziente<br />

ad alto rischio<br />

o candidato<br />

al trapianto<br />

TIPS<br />

Persistenza <strong>del</strong><br />

sanguinamento<br />

si verifica più facilmente nei pazienti con scarsa riserva funzionale<br />

epatica (Classe C di Child).<br />

I rischi di mortalità precoce e tardiva dopo emorragia da varici sono<br />

ampiamente determinati dalla riserva funzionale epatica <strong>del</strong> paziente al<br />

momento <strong>del</strong>l’emorragia. Sono state sviluppate diverse classificazioni<br />

per predire il grado di disfunzione epatica, ma la più affidabile rimane<br />

ancora quella di Child. La semplice valutazione <strong>del</strong> grado di encefalopatia,<br />

<strong>del</strong>l’iperbilirubinemia, <strong>del</strong>l’albumina e <strong>del</strong>l’allungamento <strong>del</strong><br />

tempo di protrombina è in grado di fornire una buona stima <strong>del</strong>la mortalità<br />

a 30 giorni. La Tabella 42-4 mostra i parametri <strong>del</strong>la classificazione<br />

di Child. I tassi predittivi di mortalità a 30 giorni dopo un episodio<br />

di emorragia da varici sono i seguenti: classe A di Child, meno <strong>del</strong> 10%;<br />

Classe B di Child, 30%; Classe C di Child, 50%. La mortalità aumenta<br />

globalmente a un anno passando dal 24% <strong>del</strong>la Classe A di Child; al<br />

45% <strong>del</strong>la Classe B; all’85% <strong>del</strong>la Classe C di Child.<br />

Trattamento definitivo<br />

dopo un’iniziale emorragia da varici<br />

Oltre il 70% dei pazienti con ipertensione portale che hanno avuto un<br />

sanguinamento da varici esofagee presenta una recidiva emorragica. In<br />

questi pazienti, per prevenire il sanguinamento e la morte dovuta alla<br />

recidiva emorragica può essere adottata una <strong>del</strong>le seguenti quattro opzioni:<br />

la terapia medica con propranololo, ripetute sedute di scleroterapia<br />

per eradicare le varici rimaste, la chirurgia decompressiva <strong>del</strong>le<br />

varici con un intervento di shunt porto-sistemico o il trapianto di fegato.<br />

I fattori che determinano la scelta <strong>del</strong>la terapia sono complessi e<br />

devono tenere conto <strong>del</strong>la causa <strong>del</strong>l’ipertensione portale, <strong>del</strong>la causa e<br />

<strong>del</strong>la gravità <strong>del</strong>la malattia epatica, <strong>del</strong>le co-morbidità mediche, <strong>del</strong>l’appropriatezza<br />

<strong>del</strong> candidato per il trapianto, e di altri fattori 6 .


A B<br />

EMORRAGIA ACUTA DEL TRATTO GASTROENTERICO 825<br />

C D E F<br />

Figura 42-4. Tecniche di terapia endoscopica per le varici esofagee. Lo sclerosante può essere iniettato con successo direttamente nella varice (A), nella sottomucosa<br />

adiacente (B), o in entrambe le sedi (C). L’esofagoscopio rigido permette una valutazione diretta, ma l’iniezione richiede l’anestesia generale (D). Questa tecnica<br />

è generalmente utilizzata solo quando non è disponibile un endoscopista esperto. E e F mostrano la tecnica <strong>del</strong>la legatura con elastici. La varice viene risucchiata<br />

mediante aspirazione all’interno di un cappuccio montato sulla punta <strong>del</strong>l’endoscopio. Un elastico ad anello viene quindi applicato alla base <strong>del</strong>la varice. (A-<br />

D, da Terblanche JG, Burroughs AK, Hobb EF: Controversies in the management of bleeding esophageal varices. N Engl J Med 320:1469-1475, 1989. Copyright<br />

1989 Massachusetts Medical Society. Tutti i diritti riservati. E e F, da Terblanche JG, Roger SE, Eckhauser FE: Portal hypertesnsion. In Greenfield LJ, Mulholland<br />

MW, Oldham KT [eds]: Surgery: Scientific Principles and Practice. Phila<strong>del</strong>phia, JB Lipincott, 1993, p. 899).<br />

Figura 42-5. Shunt portosistemico transgiugulare intraepatico.<br />

Un ago viene fatto avanzare dalla vena cava<br />

superiore attraverso la vena epatica sino alla diramazione<br />

<strong>del</strong> tronco portale (alto a sinistra), e un filo guida<br />

viene fatto passare all’interno <strong>del</strong> <strong>tratto</strong> da collegare<br />

(alto a destra). Viene creato un tramite di parenchima<br />

epatico mediante dilatazione con pallone (in mezzo<br />

a sinistra), e viene quindi posizionata una protesi metallica<br />

espansibile (in mezzo a destra). La connessione<br />

dei due distretti venosi crea uno shunt portosistemico<br />

intraepatico, che riduce efficacemente la pressione venosa<br />

nella vena porta (in fondo). (Da Zemel G, Katzen<br />

BT, Becker GJ, et al.: Percutaneous transjugular portosystemic<br />

shunt. JAMA 266:390, 1991. Copyright 1991,<br />

American Medical Association).<br />

Vene epatiche<br />

Vena porta<br />

Vene epatiche<br />

Vena porta<br />

Vene epatiche<br />

Vena porta<br />

Vene epatiche<br />

Vena porta<br />

Vene epatiche<br />

Vena porta


826 ADDOME<br />

TABELLA 42-4. Criteri di Child per la definizione <strong>del</strong>la riserva funzionale epatica<br />

Parametro A: Minimo B: Moderato C: Avanzato<br />

Bilirubina sierica (mg per 100 ml) < 2 2-3 > 3<br />

Albumina sierica (g per 100 ml) > 3,5 3-3,5 < 3<br />

Ascite Nessuno Facilmente controllabile Difficilmente controllabile<br />

Encefalopatia Nessuno Minima Avanzata, “coma”<br />

Stato nutrizionale Eccellente Buono Scadente<br />

Da Boyer TD: Portal hypertension and its complications: Bleeding esophageal varices, ascites, and spontaneous bacterial peritonitis. In Zakim D, Boyer TD (eds):<br />

Hepatology. A textbook of liver disease. Phila<strong>del</strong>phia, WB Saunders, 1982, pp. 464-499.<br />

Terapia farmacologica<br />

Diversi studi prospettici e randomizzati, e una meta-analisi, hanno<br />

confrontato beta-bloccanti non selettivi (propranololo, nadololo) e<br />

placebo nella prevenzione <strong>del</strong>la recidiva emorragica da varici. Questi<br />

farmaci possono ridurre la percentuale di sanguinamento dal 66%<br />

(pazienti trattati con placebo) al 44% (pazienti trattati con betabloccanti).<br />

Questa riduzione <strong>del</strong>la percentuale di risanguinamento,<br />

tuttavia, non si riflette su una significativa riduzione <strong>del</strong>la mortalità<br />

(placebo, 28%; beta-bloccante, 22%). Il decesso può essere attribuito<br />

ad una serie di cause, che includono l’emorragia, la progressiva insufficienza<br />

epatica, e altre condizioni di tipo medico. I pazienti con<br />

una funzione epatica relativamente conservata (Classi A e B di Child)<br />

sembrano rispondere meglio al trattamento con beta-bloccanti. I pazienti<br />

con scarsa riserva funzionale epatica (Classe C di Child) non<br />

ottengono buoni risultati per difficoltà di compliance o per l’intolleranza<br />

al farmaco, come per esempio l’esacerbazione di una cardiomiopatia.<br />

Per la maggior parte dei pazienti, la terapia medica è il trattamento<br />

iniziale più appropriato per prevenire l’emorragia da varici.<br />

Terapia endoscopica<br />

Gli studi controllati randomizzati tendono a supportare l’impiego<br />

<strong>del</strong>la scleroterapia endoscopica sia per l’emorragia <strong>acuta</strong> da varici, sia<br />

per la prevenzione <strong>del</strong>la recidiva emorragica. Nei pazienti trattati con<br />

questo tipo di terapia in elezione dopo un episodio iniziale di emorragia<br />

da varici è possibile ridurre la recidiva emorragica e la mortalità.<br />

La scleroterapia viene solitamente effettuata con due sedute al<br />

mese fino all’eradicazione <strong>del</strong>le varici esofagee. Altri ritengono utile<br />

la scleroterapia solo in emergenza per emorragie ricorrenti. Con<br />

questo approccio, l’entità <strong>del</strong>l’emorragia di ciascun episodio viene<br />

ridotta, ma non si assiste ad una significativa diminuzione generale<br />

<strong>del</strong>la mortalità. I decessi, infatti, avvengono per diverse cause, solo alcune<br />

<strong>del</strong>le quali direttamente attribuibili all’emorragia.<br />

È stato dimostrato che anche la legatura endoscopica <strong>del</strong>le varici è<br />

un metodo efficace per prevenire la recidiva emorragica. Mediante<br />

legatura, le varici vengono eradicate più velocemente che con la sclerosi,<br />

ed è necessario un numero inferiore di sedute. Le meta-analisi<br />

che hanno confrontato la legatura endoscopica e la scleroterapia <strong>del</strong>le<br />

varici, indicano che la legatura offre migliori risultati e un minor<br />

rischio di risanguinamento, riduce la mortalità da sanguinamento e<br />

prolunga globalmente la sopravvivenza. In conformità a questi dati,<br />

molti endoscopisti preferiscono impiegare la legatura piuttosto che<br />

la scleroterapia.<br />

Nei pazienti che sopravvivono a lungo dopo l’eradicazione endoscopica<br />

<strong>del</strong>le varici esofagee, la percentuale di risanguinamento è <strong>del</strong><br />

60% circa. Il sanguinamento può inoltre verificarsi per altre cause, come<br />

varici gastriche, gastropatia congestizia, e “stomaco watermelon”.<br />

È interessante notare che gli studi controllati randomizzati che<br />

hanno confrontato l’efficacia <strong>del</strong>l’associazione di beta-bloccanti e terapia<br />

endoscopica con la sola terapia endoscopica, non hanno mostrato<br />

un chiaro superiore vantaggio <strong>del</strong>l’associazione di queste procedure<br />

terapeutiche. Nessuno, tuttavia, ha dimostrato che associare<br />

queste terapie possa ridurre i vantaggi e il trend è in ogni caso a favore<br />

di una loro associazione.<br />

Procedure di shunt<br />

SHUNT TRANSGIUGULARE INTRAEPATICO PORTOSISTEMICO<br />

La TIPS è una procedura radiologica nella quale uno stent metallico<br />

espansibile viene introdotto nella vena giugulare, fatto passare attraverso<br />

la vena epatica e da qui, attraverso la puntura diretta <strong>del</strong> fega-<br />

to, nella porzione centrale <strong>del</strong> ramo portale destro o sinistro. Lo<br />

stent, che ha un diametro di 8-10 mm, viene quindi espanso, stabilendo<br />

uno shunt venoso portosistemico intraepatico che funziona in<br />

maniera non selettiva per ridurre la pressione all’interno <strong>del</strong> sistema<br />

venoso portale 1 . La TIPS può essere posizionata con successo nella<br />

maggior parte dei pazienti con emorragia <strong>acuta</strong> da varici ed è efficace<br />

nell’arrestare l’emorragia in atto nella maggior parte dei casi. Essa<br />

è associata, tuttavia, ad un’elevata percentuale di trombosi (sino al<br />

40% nel primo anno), che solitamente comporta recidive emorragiche.<br />

Inoltre, poiché la TIPS riduce la pressione portale, essa diminuisce<br />

il flusso ematico per il nutrimento <strong>del</strong> parenchima epatico. Questo<br />

precipita o aggrava l’encefalopatia epatica nel 45% circa dei pazienti<br />

nel corso <strong>del</strong> primo anno 43 .Per questo motivo, la TIPS viene<br />

impiegata in questi due scenari clinici: (1) come strategia di attesa<br />

per i pazienti con emorragie da varici recidivanti e ridotta riserva<br />

funzionale epatica che sono in attesa di un trapianto di fegato, o (2)<br />

come terapia definitiva nei pazienti con emorragie da varici recidivanti<br />

e ridotta riserva funzionale epatica che non sono candidati ad<br />

un trapianto di fegato o ad un intervento chirurgico di shunt portosistemico<br />

45 . Quest’ultimo gruppo ha una mortalità superiore al 70%<br />

nel corso <strong>del</strong> primo anno dopo il posizionamento <strong>del</strong>lo shunt.<br />

SHUNT CHIRURGICI PORTOSISTEMICI<br />

Sino dalla metà degli anni ‘70, vi è stato un progressivo abbandono<br />

<strong>del</strong>le tecniche chirurgiche per il trattamento <strong>del</strong>l’emorragia da varici.<br />

L’avvento <strong>del</strong>la terapia endoscopica è stato il fattore più importante in<br />

questa nuova tendenza. I più recenti successi ottenuti con il trapianto<br />

epatico hanno ulteriormente indirizzato l’atteggiamento terapeutico<br />

in questo senso in quanto un precedente intervento chirurgico sui vasi<br />

portali epatici può complicare la procedura chirurgica di un eventuale<br />

successivo trapianto. L’uso di procedure meno durature ma<br />

temporaneamente efficaci è divenuto quindi sempre più comune.<br />

Gli interventi di shunt portosistemico prevengono la recidiva<br />

emorragica da varici riducendo la pressione venosa portale. Gli shunt<br />

non selettivi includono gli shunt portocavale e mesocavale terminolaterale<br />

(end-to-side) e latero-laterale (side-to-side). Gli shunt selettivi,che<br />

in teoria riducono solo parzialmente la pressione venosa portale<br />

per consentire un certo grado di perfusione epatica attraverso il<br />

sistema venoso portale, comprendono lo shunt splenorenale distale e<br />

lo shunt portocavale con innesti protesici di tipo H di piccolo calibro.<br />

Gli shunt decompressivi non selettivi sono di interesse primariamente<br />

storico. In una rassegna retrospettiva <strong>del</strong>la chirurgia per emorragia<br />

da varici come principale rimedio per i pazienti con ipertensione<br />

portale, Rikkers ha riportato che in un recente periodo di 10 anni,<br />

il 13% dei pazienti (15 pazienti su 106) che era stato trattato chirurgicamente<br />

per emorragia da varici aveva ricevuto shunt non selettivi 40 .<br />

Rispetto agli shunt selettivi, quelli non selettivi sono molto più efficaci<br />

per ridurre la percentuale di risanguinamento (5%), ma comportano<br />

un rischio molto superiore di encefalopatia (36%). L’occlusione<br />

<strong>del</strong>lo shunt è rara, e l’intervento è inoltre in grado di trattare efficacemente<br />

l’ascite. I chirurghi con esperienza nella chirurgia <strong>del</strong>l’ipertensione<br />

portale effettuano shunt non selettivi nei pochi pazienti con una<br />

relativamente conservata funzione epatica (Classi A e B di Child) o nel<br />

paziente con ascite refrattaria che sanguina attivamente dopo che i<br />

trattamenti endoscopici hanno fallito nell’arrestare l’emorragia. Nei<br />

vari Centri degli Stati Uniti, la maggior parte di questi pazienti è trattata<br />

con TIPS al posto <strong>del</strong>l’intervento chirurgico, a conferma <strong>del</strong>la ridotta<br />

esperienza con questo tipo di procedure chirurgiche.<br />

Gli shunt selettivi portosistemici sono stati utilizzati per preservare<br />

la perfusione epatica riducendo parzialmente la pressione venosa por-


tale (con innesti protesici ad H di piccolo calibro), o per decomprimere<br />

selettivamente il ramo sinistro <strong>del</strong> letto venoso portale e le varici<br />

esofagee (shunt spleno-renale distale). L’innesto a H di piccolo calibro<br />

non ha avuto larga diffusione tra i chirurghi, sebbene alcuni Centri abbiano<br />

avuto risultati eccellenti con questo tipo di approccio. La procedura<br />

consiste nel posizionare uno stent esterno di politetrafluoroetilene<br />

tra la vena porta e la vena cava permettendo una graduale riduzione<br />

<strong>del</strong>la pressione portale 8 .Analogamente alla TIPS, l’incidenza di<br />

trombosi di questi stents è prossima al 40% nel corso <strong>del</strong> primo anno<br />

e può rendersi necessaria un’attenta sorveglianza e ripetute trombectomie<br />

con procedure radiologiche. Il maggior problema di questa procedura<br />

è la manipolazione chirurgica <strong>del</strong>la vena porta, che complica<br />

potenzialmente un eventuale successivo trapianto di fegato nel caso il<br />

paziente dovesse diventare un candidato al trapianto.<br />

Lo shunt spleno-renale distale permette la decompressione <strong>del</strong>le<br />

varici esofagee attraverso le vene gastriche brevi all’interno <strong>del</strong>lo<br />

shunt spleno-renale sinistro. La perfusione <strong>del</strong>la vena mesenterica superiore<br />

e <strong>del</strong>la vena porta è lasciata intatta, preservando con ciò un<br />

certo grado di ipertensione portale. Con il tempo, tuttavia, non appena<br />

si sviluppano rami collaterali retroperitoneali e transpancreatici, la<br />

selettività <strong>del</strong>lo shunt viene persa. In origine, si riteneva che il vantaggio<br />

<strong>del</strong>lo shunt fosse quello di ridurre l’incidenza <strong>del</strong>l’encefalopatia<br />

epatica post-shunt, sebbene non sia stato provato che questa iniziale<br />

bassa incidenza perdurasse nel tempo, in particolare nei pazienti con<br />

cirrosi alcolica. I contributi <strong>del</strong>la progressione <strong>del</strong>la malattia epatica e<br />

<strong>del</strong>la ridotta perfusione portale nell’evoluzione <strong>del</strong>l’encefalopatia non<br />

sono infatti stati chiariti, sebbene sia possibile che entrambi i fattori<br />

vi partecipino. Quando lo shunt spleno-renale distale viene utilizzato<br />

nei pazienti con buona funzione pratica (Classi A e B di Child), la percentuale<br />

di encefalopatia attesa è inferiore al 15%. Questo shunt è la<br />

procedura di scelta nei pazienti con buona funzione epatica, successiva<br />

alla stabilizzazione <strong>del</strong>l’emorragia <strong>acuta</strong> da varici.<br />

Le procedure di devascolarizzazione con o senza resezione esofagea<br />

e splenectomia, si basano sulla rimozione <strong>del</strong>le collaterali venose<br />

<strong>del</strong> sistema venoso portale 31 .Questa procedura può essere efficace<br />

per ridurre le recidive emorragiche, ma comporta un’elevata percentuale<br />

di risanguinamento quando impiegata come terapia per l’emorragia<br />

da varici secondaria a cirrosi e ipertensione portale. Essa è<br />

quindi riservata primariamente ai pazienti nei quali le procedure di<br />

shunt non sono possibili a causa di trombosi mesenterica con alterazioni<br />

<strong>del</strong>la coagulazione. Questi pazienti non hanno una cirrosi, e<br />

non sono candidati alla TIPS o al trapianto di fegato. La sopravvivenza<br />

si avvicina al 50% a 5 anni.<br />

Rikkers, in una review 40 ha riscontrato che la sopravvivenza media<br />

dei pazienti dopo emorragia da varici è migliorata dagli inizi degli anni<br />

‘70 ad oggi di circa 70%. Questo riflette l’applicazione selettiva <strong>del</strong>le<br />

molte opzioni disponibili ai pazienti con cirrosi ed emorragia da varici.<br />

I pazienti con scarsa riserva funzionale epatica (Classe C di Child)<br />

vengono avviati al trapianto di fegato se sono candidati appropriati e<br />

sono abbastanza fortunati da ricevere un organo. Il paziente in classe C<br />

di Child che non è un candidato al trapianto viene trattato con farmaci,<br />

terapia endoscopica e con la TIPS. La chirurgia, primariamente una<br />

<strong>del</strong>le procedure di shunt selettivo, può essere impiegata appropriatamente<br />

nei pazienti con funzione epatica soddisfacente in cui le recidivanti<br />

emorragie da varici mettano in serio pericolo la sopravvivenza. Lo<br />

shunt chirurgico è verosimilmente superiore alle metodiche non operatorie<br />

per questo tipo di pazienti, sebbene non siano stati ancora effettuati<br />

studi randomizzati controllati che abbiano confrontato queste<br />

due strategie terapeutiche in questo specifico gruppo di pazienti.<br />

Lesioni acute <strong>del</strong>la mucosa gastrica<br />

Le lesioni acute <strong>del</strong>la mucosa gastrica comprendono un’ampia categoria<br />

di condizioni erosive acute <strong>del</strong>la mucosa che si sviluppano nei<br />

pazienti in condizioni critiche. Queste condizioni, conosciute anche<br />

con i nomi di gastrite da stress, ischemia <strong>acuta</strong> <strong>del</strong>la mucosa, gastrite<br />

erosiva o ulcera da stress, hanno epidemiologia e presentazioni cliniche<br />

comuni. Il danno <strong>del</strong>la mucosa è caratterizzato da pallore, petecchie<br />

ed erosioni. Le lesioni possono essere distribuite diffusamente a<br />

livello <strong>del</strong>la mucosa gastrica ma sono identificabili prevalentemente<br />

nel corpo. Il sanguinamento rappresenta la presentazione clinica nei<br />

pazienti critici più compromessi. Il sanguinamento può essere massivo<br />

e potenzialmente letale. La rapida correzione <strong>del</strong> fattore scatenante<br />

la patologia critica rappresenta la priorità più importante nella<br />

terapia di questi malati. Lesioni simili alle lesioni acute <strong>del</strong>la mu-<br />

EMORRAGIA ACUTA DEL TRATTO GASTROENTERICO 827<br />

cosa gastrica sono inoltre osservabili nei pazienti in terapia cronica<br />

con FANS. Sino al 40% dei pazienti che fa uso di FANS per patologie<br />

croniche può avere un’evidenza endoscopica di gastrite, ma l’evoluzione<br />

<strong>del</strong>le lesioni verso le lesioni acute <strong>del</strong>la mucosa gastrica con<br />

stigmate di emorragia è solitamente non comune. Un significativo<br />

sanguinamento <strong>del</strong>le lesioni acute <strong>del</strong>la mucosa gastrica può essere<br />

osservato in meno <strong>del</strong>l’1% dei soggetti che fanno uso di FANS. Pertanto,<br />

le erosioni FANS-associate <strong>del</strong>la mucosa gastrica sono lesioni<br />

distinte dal punto di vista clinico ed anatomopatologico da quelle<br />

acute <strong>del</strong>la mucosa gastrica dovute a patologie critiche.<br />

I pazienti a rischio per le lesioni acute <strong>del</strong>la mucosa gastrica non-<br />

FANS-associate, sono rappresentati virtualmente da tutti i pazienti in<br />

condizioni critiche presenti nelle unità di terapia intensiva mediche e<br />

chirurgiche. Particolari fattori di rischio comprendono la sepsi, l’insufficienza<br />

respiratoria, l’instabilità emodinamica, il coma conseguente a<br />

trauma cranico o ad interventi intracranici, le ustioni che interessano<br />

oltre il 35% <strong>del</strong>la superficie corporea, i politraumatismi, la circolazione<br />

extracorporea, e la coagulopatia. Questa condizione è particolarmente<br />

letale nei pazienti durante il periodo postoperatorio di interventi cardiovascolari<br />

e nei pazienti con sepsi e insufficienza multiorgano.<br />

La patogenesi <strong>del</strong>le lesioni acute <strong>del</strong>la mucosa gastrica è legata al<br />

danno acido-peptico <strong>del</strong>la mucosa gastrica, esacerbato dall’ischemia<br />

<strong>del</strong>la mucosa secondaria all’ipoperfusione. La conoscenza di questo<br />

processo ha portato all’applicazione di misure di profilassi nei confronti<br />

<strong>del</strong>l’ulcera da stress nei pazienti in condizioni critiche. La profilassi<br />

ha, infatti, enormemente diminuito l’incidenza di sanguinamento severo<br />

dovuto a questa condizione; e pertanto, l’intervento chirurgico per il<br />

controllo <strong>del</strong> sanguinamento è divenuto ora una procedura rara.<br />

Profilassi<br />

Le lesioni acute <strong>del</strong>la mucosa gastrica possono essere prevenute con diverse<br />

strategie. La più diffusamente applicata implica la neutralizzazione<br />

<strong>del</strong> contenuto acido-gastrico. La somministrazione di antiacidi per<br />

mantenere il pH intragastrico al di sopra di 4,0 è un rimedio efficace<br />

purché le dosi e il volume <strong>del</strong> farmaco siano sufficienti a mantenere il<br />

range di pH desiderato. Anche la terapia antisecretiva con H 2-antagonisti<br />

è efficace, somministrata sia per infusione endovenosa continua o<br />

in bolo. In questi pazienti può essere utile monitorare il pH per essere<br />

sicuri <strong>del</strong>l’efficacia <strong>del</strong>la terapia in quanto può essere presente un’ipersecrezione<br />

acida, che rende non adeguate le dosi usuali di antisecretivo.<br />

La neutralizzazione <strong>del</strong>l’acidità <strong>del</strong> lume gastrico determina una sovraccrescita<br />

batterica all’interno <strong>del</strong>lo stomaco e favorisce la colonizzazione<br />

batterica tracheobronchiale, contribuendo allo sviluppo di polmoniti<br />

ospedaliere. Queste considerazioni hanno portato alcuni medici<br />

di terapia intensiva ad utilizzare agenti citoprotettivi come il sucralfato,<br />

che non innalza il pH <strong>del</strong> lume gastrico, per la profilassi <strong>del</strong>le lesioni acute<br />

<strong>del</strong>la mucosa gastrica. Sebbene alcuni studi abbiano suggerito che il<br />

sucralfato possa ridurre l’incidenza di sanguinamento al 3,5% circa,<br />

questo dato è comparabile alla percentuale di sanguinamento nei pazienti<br />

ventilati che non ricevono profilassi, rilevato nella maggior parte<br />

degli studi. Inoltre, un recente ampio studio multicentrico, condotto in<br />

cieco, randomizzato e controllato con placebo, ha dimostrato che la ranitidina<br />

era superiore al sucralfato nel ridurre l’incidenza di sanguinamento<br />

<strong>del</strong> <strong>tratto</strong> <strong>gastroenterico</strong> superiore (1,7% versus 3,8%) e che la<br />

percentuale di polmonite associata alla ventilazione assistita e la mortalità<br />

erano simili nei due gruppi. Sulla base di queste osservazioni, la raccomandazione<br />

corrente riguardante le ulcere da stress, consiglia la neutralizzazione<br />

<strong>del</strong>l’ambiente gastrico con H 2-antagonisti.<br />

Diagnosi e terapia<br />

Le lesioni acute <strong>del</strong>la mucosa gastrica nei pazienti ospedalizzati si manifestano<br />

come sanguinamento <strong>gastroenterico</strong> con ematemesi, mediante<br />

l’aspirazione <strong>del</strong>la sonda naso-gastrica di sangue o di materiale caffeano,<br />

o come un’inspiegabile caduta <strong>del</strong>l’ematocrito. Il sanguinamento può<br />

essere lieve o massivo; entrambe le forme tendono a cessare spontaneamente<br />

con un trattamento appropriato, che include la rianimazione, la<br />

trasfusione e la correzione <strong>del</strong>la coagulopatia. In questi pazienti è indicata<br />

un’endoscopia superiore in emergenza, una procedura che dovrebbe<br />

essere effettuata nelle unità di terapia intensiva. È fondamentale in<br />

queste circostanze prestare particolare attenzione alla prevenzione <strong>del</strong>l’aspirazione<br />

e <strong>del</strong>l’ipovolemia nel corso <strong>del</strong>la procedura.<br />

I reperti endoscopici sono caratterizzati da petecchie diffuse, erosioni<br />

superficiali, e pallore <strong>del</strong>la mucosa. Se viene identificata una sede<br />

isolata <strong>del</strong> sanguinamento, è indicato un trattamento endoscopi-


828 ADDOME<br />

co, con elettrocoagulazione termica o bipolare, con applicazione di<br />

colla di fibrina, o con terapia iniettiva. Frequentemente, tuttavia, il<br />

sanguinamento è troppo diffuso per permettere la terapia endoscopica.<br />

In questo caso è indicata una terapia medica aggressiva con trasfusioni<br />

e infusione di componenti plasmatiche per correggere l’anemia<br />

e i difetti <strong>del</strong>la coagulazione. Le misure atte a correggere l’ipoperfusione,<br />

l’ipovolemia, e a neutralizzare l’acidità gastrica sono elementi<br />

altrettanto importanti <strong>del</strong>la terapia di questi pazienti.<br />

Il ruolo <strong>del</strong>l’angiografia nelle ulcere da stress è limitato alle emorragie<br />

diffuse e inarrestabili. La cateterizzazione selettiva <strong>del</strong> tronco<br />

celiaco può permettere di identificare l’origine <strong>del</strong>le arterie sanguinanti.<br />

L’embolizzazione con spirali o gelatina o l’infusione selettiva<br />

intra-arteriosa di vasopressina può interrompere il sanguinamento<br />

nell’80% dei pazienti purché venga identificata selettivamente l’arteria<br />

sanguinante 53 . La recidiva <strong>del</strong> sanguinamento è tuttavia comune,<br />

e la mortalità dei pazienti con questo grado di emorragia è superiore<br />

al 50%. Il decesso avviene per insufficienza multisistemica precipitata<br />

dall’emorragia in atto e dallo shock ricorrente.<br />

L’intervento chirurgico viene raramente impiegato per trattare le lesioni<br />

acute <strong>del</strong>la mucosa gastrica. Solo i pazienti che non hanno risposto<br />

ad una terapia medica aggressiva ed in cui è fallito il trattamento endoscopico,<br />

sono candidati all’intervento. Tipicamente, questi sono pazienti<br />

estremamente critici con preesistente insufficienza multisistemica,<br />

sepsi, o altre condizioni altamente letali. Frequentemente è presente una<br />

coagulopatia non correggibile secondaria alla sepsi da insufficienza epatica.<br />

L’intervento chirurgico viene effettuato con l’intendo di bloccare<br />

l’emorragia. Alla laparotomia, viene effettuata un’ampia gastrotomia per<br />

valutare la sede <strong>del</strong>l’emorragia. Nell’improbabile riscontro di un sanguinamento<br />

proveniente da una sede isolata o da poche sedi, è appropriata<br />

una sutura a sopraggitto di queste sedi associata ad una vagotomia tronculare<br />

e al drenaggio. Sfortunatamente vengono rinvenute sedi di sanguinamento<br />

multiple, lasciando come sola opzione utile una gastrectomia<br />

sub-totale o totale con gastrodigiunostomia secondo Roux-en-Y.<br />

Alcuni autori hanno consigliato la vagotomia e la devascolarizzazione<br />

gastrica lasciando intatti sono i vasi gastrici brevi, ma pochi chirurghi<br />

hanno adottato questo approccio. Per quanto riguarda la procedura chirurgica,<br />

la mortalità postoperatoria è elevata, superiore al 50%. Il decesso<br />

si verifica solitamente per insufficienza d’organo multisistemica.<br />

Lesioni di Mallory-Weiss<br />

Circa il 10% dei casi di emorragia digestiva superiore è determinato da<br />

lesioni di Mallory-Weiss. La lesione è caratterizzata da una lacerazione<br />

<strong>del</strong>la mucosa gastrica prossimale, vicina alla giunzione esofago-gastrica.<br />

La presentazione clinica è caratterizzata da precedenti episodi di<br />

vomito, conati, o tosse seguiti da ematemesi. L’età media dei pazienti<br />

con questa condizione è generalmente superiore a 60 anni e nell’80%<br />

dei casi da soggetti di sesso maschile. Sono frequentemente associate<br />

ad alcolismo, patologie legate a diatesi emorragica, ernia iatale, ed uso<br />

di FANS. Circa il 10% dei pazienti può avere un sanguinamento di entità<br />

sufficiente a provocare ematochezia e ipotensione come segni iniziali.<br />

Circa il 90% di queste lesioni cessa di sanguinare spontaneamente<br />

senza alcun intervento specifico. I pazienti affetti da cirrosi e ipertensione<br />

portale con coagulopatia hanno un rischio estremamente<br />

maggiore di mortalità, che è mediamente <strong>del</strong> 3% 4 .<br />

La valutazione iniziale ed il trattamento dovrebbero comprendere<br />

un’accurata e rapida anamnesi ed un esame obiettivo, seguiti da misure<br />

di rianimazione, e da una valutazione endoscopica. La lacerazione<br />

è tipicamente situata sulla piccola curvatura, ha una lunghezza variabile<br />

da 15 a 20 mm e una larghezza di 2-3 mm. All’esame endoscopico<br />

è possibile osservare un sanguinamento attivo o a “nappo” (oozing),<br />

stigmate di recente sanguinamento o una lacerazione con base<br />

detersa. La terapia endoscopica, effettuata con trattamento iniettivo o<br />

con energia termica, può rilevarsi utile ed efficace nei pazienti con<br />

sanguinamento attivo. Le trasfusioni di emazie concentrate sono richieste<br />

nel 40-70% dei pazienti. I pazienti con sanguinamento in atto<br />

all’endoscopia e quelli con alterazioni <strong>del</strong>la coagulazione sono ad elevato<br />

rischio di risanguinamento; approssimativamente il 30% sanguina<br />

nuovamente entro le prime 24 ore. Il risanguinamento è raro nei<br />

pazienti senza alterazioni <strong>del</strong>la coagulazione. La terapia medica include<br />

l’inibizione <strong>del</strong>la secrezione acida mediante farmaci antisecretivi.<br />

Sebbene questa non sia una patologia acido-peptica, in questi pazienti<br />

è comune osservare segni di una gastrite associata.<br />

La chirurgia è raramente richiesta per il controllo <strong>del</strong>l’emorragia.<br />

Se la terapia endoscopica non riesce ad arrestare il sanguinamento, è<br />

appropriato ricorrere ad una laparotomia per suturare attraverso<br />

una gastrotomia alta, la lacerazione <strong>del</strong>la mucosa. Non è generalmente<br />

utile una procedura chirurgica per ridurre la secrezione acida.<br />

La recidiva <strong>del</strong> sanguinamento è generalmente legata ad una coagulopatia<br />

in atto o non correggibile, ed è pertanto necessario ogni sforzo<br />

per mantenere un normale profilo di coagulazione.<br />

<strong>Emorragia</strong> digestiva superiore da cause insolite<br />

Cause esofagee<br />

L’esofago è la sede di emorragie gravi in meno <strong>del</strong> 3% dei pazienti<br />

giunti per una valutazione in seguito ad emorragia digestiva superiore<br />

<strong>acuta</strong>. Le più comuni cause sono esofagiti infettive, malattia da reflusso<br />

gastroesofageo, metaplasia di Barrett, neoplasie (adenocarcinoma<br />

e carcinoma squamoso), erosioni da farmaci, morbo di Crohn, e<br />

radiazioni. I pazienti con infezione da virus <strong>del</strong>l’immunodeficienza<br />

acquisita e altri pazienti immunocompromessi, sono particolarmente<br />

a rischio per esofagiti infettive, tra cui l’esofagite erosiva da Candida<br />

albicans e da altre micosi, da virus Herpes simplex, da citomegalovirus,<br />

e da infezioni micobatteriche. Il sanguinamento può essere massivo,<br />

sebbene siano più tipici episodi emorragici meno severi.<br />

La terapia deve essere mirata a correggere la causa <strong>del</strong> sanguinamento.<br />

Se viene identificata un’emorragia attiva, l’elettrocoagulazione<br />

endoscopica o la terapia con heater probe è di solito efficace nell’arrestare<br />

il sanguinamento, almeno temporaneamente mentre viene<br />

pianificato un trattamento definitivo. La terapia specifica è rivolta a<br />

correggere la causa e include un appropriato trattamento antibiotico<br />

per le cause infettive, un trattamento con inibitori <strong>del</strong>la pompa protonica<br />

per la malattia da reflusso, e specifiche modalità terapeutiche<br />

in presenza di neoplasie maligne. Il sucralfato è un’utile aggiunta alle<br />

terapie specifiche nei pazienti con condizioni infiammatorie acute<br />

<strong>del</strong>l’esofago. La chirurgia in emergenza per il controllo <strong>del</strong>l’emorragia<br />

è richiesta raramente. Il trattamento chirurgico, come ad esempio la<br />

resezione di un tumore o una terapia anti reflusso per i pazienti con<br />

esofagite, è dettata dalle specifiche cause <strong>del</strong>l’emorragia.<br />

Lesioni di Dieulafoy<br />

Le malformazioni vascolari di Dieulafoy sono una causa rara di<br />

emorragia gastroenterica superiore. Le lesioni sono rappresentate<br />

da vasi insolitamente grandi <strong>del</strong>la mucosa e <strong>del</strong>la sottomucosa riscontrati<br />

sulla superficie <strong>del</strong>la mucosa gastrica, più comunemente<br />

lungo la piccola curvatura in sede medio-gastrica. La lesione è più<br />

frequentemente diagnosticata nei pazienti di mezza età e non è associata<br />

con identificabili fattori di rischio di danno mucosale, malattie<br />

vascolari o altre patologie mediche.<br />

Il sanguinamento avviene quando un’erosione superficiale all’interno<br />

<strong>del</strong> vaso, che determina un’intensa emorragia questa cessa spesso<br />

spontaneamente. La diagnosi endoscopica è difficile in quanto la lesione<br />

è raramente associata ad un’ulcera. Piuttosto, la diagnosi attendibile<br />

dipende dall’esecuzione tempestiva e fortuita <strong>del</strong>l’endoscopia<br />

durante l’emorragia che permette la visualizzazione <strong>del</strong> sanguinamento<br />

da un difetto <strong>del</strong>la mucosa grande come una capocchia di spillo. Occasionalmente,<br />

l’endoscopista può apprezzare la parete di un vaso nella<br />

sede <strong>del</strong> sanguinamento. Se la lesione viene identificata, la sede può<br />

essere segnata endoscopicamente con iniezione di inchiostro (India<br />

ink) per permettere successivamente una precisa resezione chirurgica.<br />

La recidiva emorragica è comune e spesso occorrono severi e ripetuti<br />

episodi emorragici prima di giungere ad un’accurata diagnosi.<br />

Nei pochi studi disponibili, i tentativi terapeutici per trattare endoscopicamente<br />

con scleroterapia od elettrocoagulazione queste lesioni,<br />

riportano risultati di scarsa efficacia. L’appropriato trattamento<br />

definitivo comporta una resezione ristretta <strong>del</strong>la parete gastrica<br />

(wedge resection) e la precisa localizzazione endoscopica <strong>del</strong>la lesione<br />

permette una resezione limitata al posto di una resezione gastrica<br />

estesa, alla cieca. Poiché questa condizione non è associata ad una lesione<br />

peptica <strong>del</strong>la mucosa la vagotomia non è indicata.<br />

Fistola aortoenterica<br />

La fistola aortoenterica è una condizione non comune nella quale un<br />

<strong>tratto</strong> infiammatorio si sviluppa tra l’aorta e il <strong>tratto</strong> <strong>gastroenterico</strong>.<br />

La fistola può svilupparsi come un processo primario derivante da<br />

un’infezione o da un aneurisma infiammatorio <strong>del</strong>l’aorta, o come un<br />

processo secondario alla sostituzione <strong>del</strong>l’aorta con una protesi sin-


tetica per il trattamento <strong>del</strong>la aneurisma <strong>del</strong>l’aorta addominale. Le fistole<br />

secondarie aortoenteriche sono la causa più comune. Questa<br />

complicanza può svilupparsi in circa l’1% dei pazienti dopo un intervento<br />

per aneurisma <strong>del</strong>l’aorta. Le fistole caratteristicamente si<br />

sviluppano tra l’anastomosi prossimale e il <strong>tratto</strong> di piccolo intestino<br />

sovrastante (duodeno o digiuno), sebbene sia stata anche segnalata<br />

la comunicazione con il colon. Si ritiene che un’infezione cronica, caratterizzata<br />

da una bassa carica infettante, nella sede di contatto tra<br />

l’anastomosi e l’intestino determini la formazione <strong>del</strong>la fistola. La<br />

diagnosi deve essere tenuta in considerazione in tutti i pazienti con<br />

emorragia gastroenterica <strong>acuta</strong> e con un’anamnesi positiva per interventi<br />

all’aorta. I sanguinamento “sentinella” - un episodio di emorragia<br />

<strong>acuta</strong> che cessa spontaneamente - si verifica ore o giorni prima<br />

di un’inevitabile emorragia dissanguante che renderà questa condizione<br />

non più riconoscibile e trattabile.<br />

Un’endoscopia digestiva superiore in emergenza è necessaria per<br />

tutti pazienti con sospetta fistola aortoenterica. Se l’endoscopia è negativa,<br />

è indicata una tomografia computerizzata per ricercare un’evidenza<br />

di infiammazione a livello <strong>del</strong>l’anastomosi aortica. Altri consigliano<br />

un’angiografia in emergenza, che includa <strong>del</strong>le osservazioni<br />

laterali, per identificare un piccolo aneurisma micotico che spesso è<br />

presente. L’angiografia dovrebbe essere eseguita in tutti pazienti con<br />

tomografia computerizzata negativa.<br />

Nei pazienti con emorragia dissanguante, è indicata una laparotomia<br />

esplorativa con controllo <strong>del</strong>l’aorta prossimale. Il trattamento chirurgico<br />

efficace richiede la rimozione <strong>del</strong>la protesi aortica e il ripristino <strong>del</strong><br />

flusso aortico distale attraverso un by-pass vascolare extranatomico.<br />

EMORRAGIA ACUTA DEL TRATTO<br />

GASTROENTERICO INFERIORE<br />

Definizione e incidenza<br />

Il sanguinamento acuto <strong>del</strong> <strong>tratto</strong> <strong>gastroenterico</strong> inferiore è per definizione<br />

un’emorragia che origina distalmente al legamento di Treitz.<br />

Il colon è sede <strong>del</strong>l’emorragia in oltre il 95-97% dei casi, mentre nel<br />

rimanente 3-5% la sede <strong>del</strong> sanguinamento è localizzata nell’intestino<br />

tenue. Il sanguinamento <strong>del</strong> <strong>tratto</strong> <strong>gastroenterico</strong> inferiore è molto<br />

meno comune rispetto al sanguinamento <strong>del</strong> <strong>tratto</strong> digestivo superiore<br />

essendo responsabile <strong>del</strong> 15% circa di tutti gli episodi di emorragia<br />

gastroenterica. L’incidenza <strong>del</strong> sanguinamento dal <strong>tratto</strong> digestivo<br />

inferiore aumenta con l’età, in rapporto al parallelo aumento <strong>del</strong>le<br />

lesioni acquisite responsabili <strong>del</strong>l’emorragia come le diverticolosi e<br />

l’angiodisplasia. La diagnosi differenziale <strong>del</strong>l’emorragia <strong>acuta</strong> <strong>del</strong><br />

<strong>tratto</strong> <strong>gastroenterico</strong> inferiore è riportata nella Tabella 42-5.<br />

Presentazione clinica<br />

Il segno caratteristico <strong>del</strong>l’emorragia <strong>del</strong> <strong>tratto</strong> <strong>gastroenterico</strong> inferiore<br />

è l’ematochezia – l’emissione di feci ematiche, di sangue, o di coaguli.<br />

Se il sanguinamento è lento e scarso, può presentarsi anche come me-<br />

TABELLA 42-5. Diagnosi differenziale <strong>del</strong>l’emorragia<br />

gastroenterica inferiore<br />

Diverticolosi<br />

Angiodisplasia<br />

Neoplasia<br />

Polipi<br />

Diverticolo di Meckel<br />

Malattie infiammatorie<br />

Colite ulcerosa<br />

Morbo di Crohn<br />

Colite infettiva<br />

Malattie indotte da raggi<br />

Malattie associate all’uso di farmaci anti-infiammatori<br />

non steroidei<br />

Emorroidi<br />

Varici<br />

Lesioni di Dieulafoy<br />

Sindrome di Olser-Weber-Rendu<br />

Fistola aortoenterica<br />

Vasculiti<br />

Ischemia mesenterica<br />

EMORRAGIA ACUTA DEL TRATTO GASTROENTERICO 829<br />

lena, sebbene questa presentazione sia più caratteristica <strong>del</strong> sanguinamento<br />

proveniente da sedi <strong>del</strong> <strong>tratto</strong> <strong>gastroenterico</strong> superiore. Analogamente,<br />

sino al 15% dei pazienti con emorragia massiva proveniente<br />

da una sede <strong>del</strong> <strong>tratto</strong> digestivo superiore può presentare ematochezia.<br />

Circa la metà dei pazienti con emorragia <strong>acuta</strong> <strong>del</strong> <strong>tratto</strong> <strong>gastroenterico</strong><br />

inferiore si presenta sia con una riduzione di emoglobina ed<br />

ematocrito che con instabilità emodinamica; il 30% ha alterazioni<br />

emodinamiche in ortostasi, il 10% sincope, e il 19% uno stato di<br />

shock. Sebbene l’emorragia <strong>del</strong> <strong>tratto</strong> <strong>gastroenterico</strong> inferiore rappresenti<br />

un’emergenza, essa generalmente è meno pericolosa per la<br />

vita rispetto all’emorragia <strong>del</strong> <strong>tratto</strong> <strong>gastroenterico</strong> superiore. I pazienti<br />

si presentano meno frequentemente in stato di shock, spesso il<br />

sanguinamento cessa spontaneamente, e di solito sono richieste anche<br />

un numero minore di trasfusioni.<br />

Eziologia<br />

Diversamente <strong>del</strong>l’emorragia digestiva superiore, nella quale l’accertamento<br />

endoscopico può identificare accuratamente le lesioni <strong>del</strong>la<br />

mucosa responsabili <strong>del</strong>l’emorragia, la valutazione <strong>del</strong>la sede <strong>del</strong>l’emorragia<br />

a livello <strong>del</strong> colon dopo un episodio emorragico è molto<br />

più problematica. In primo luogo, perché l’emorragia gastroenterica<br />

inferiore è caratterizzata da episodi di emorragia intermittente e il<br />

sanguinamento può essere cessato già prima <strong>del</strong>l’esecuzione <strong>del</strong>la<br />

procedura diagnostica. In secondo luogo, perché il 42% circa dei pazienti<br />

con emorragia digestiva inferiore ha sedi multiple di sanguinamento<br />

al momento <strong>del</strong>la valutazione diagnostica. Per tale motivo,<br />

è importante conoscere chiaramente il significato dei reperti osservati<br />

nel corso degli accertamenti diagnostici e considerare la limitatezza<br />

legata ad alcuni di questi reperti. Per stabilire una diagnosi definitiva<br />

è infatti necessaria l’osservazione endoscopica diretta di una<br />

lesione sanguinante o di reperti con sicure stigmate di emorragia recente<br />

59 . La conoscenza <strong>del</strong> grado <strong>del</strong>la certezza <strong>del</strong>la sede di un sanguinamento<br />

è di estrema importanza quando debba essere presa in<br />

considerazione una resezioni chirurgica per trattare l’emorragia.<br />

Diverticolosi<br />

La diverticolosi <strong>del</strong> colon rappresenta la più comune causa di emorragia<br />

<strong>del</strong> <strong>tratto</strong> <strong>gastroenterico</strong> inferiore, responsabile <strong>del</strong> 40-55% dei<br />

casi di emorragia. I diverticoli <strong>del</strong> colon sono lesioni acquisite comuni.<br />

Il 40% dei pazienti nella quinta decade di vita ha i diverticoli,<br />

e questa incidenza aumenta sino all’80% nel corso <strong>del</strong>la nona decade.<br />

L’emorragia rappresenta la complicanza nel 3-5% dei pazienti<br />

con diverticolosi. Si ritiene che la base anatomica <strong>del</strong> sanguinamento<br />

sia la rottura <strong>del</strong>le branche intramurali (vasa recta) <strong>del</strong>l’arteria<br />

marginale a livello <strong>del</strong>la cupola <strong>del</strong> diverticolo o a livello <strong>del</strong> suo margine<br />

antimesenterico. Sembra verosimile che fattori traumatici intraluminali,<br />

inclusi il contatto dei fecaliti con conseguente abrasione dei<br />

vasi, portino all’emorragia. L’emorragia è raramente associata all’infiammazione<br />

tipica <strong>del</strong>la diverticolite clinica.<br />

L’emorragia diverticolare cessa spontaneamente in oltre il 90% dei<br />

pazienti e raramente sono richieste trasfusioni di oltre 4 unità di<br />

emazie concentrate. Sebbene i diverticoli siano più comuni nel colon<br />

sinistro, il sanguinamento tende ad essere più frequente nei diverticoli<br />

<strong>del</strong> colon destro. L’emorragia dalle lesioni <strong>del</strong> colon destro può<br />

inoltre aver frequenza ed entità superiori rispetto a quella dei diverticoli<br />

<strong>del</strong> colon sinistro. Dopo un iniziale episodio emorragico, il<br />

sanguinamento si verifica nuovamente nel 10% dei pazienti nel corso<br />

<strong>del</strong> primo anno e, successivamente, il rischio di risanguinamento<br />

aumenta sino al 25% nell’arco di 4 anni.<br />

Data l’elevata prevalenza di diverticolosi <strong>del</strong> colon, ed il fatto che<br />

la maggior parte degli episodi emorragici tende a cessare spontaneamente,<br />

la gran parte <strong>del</strong>le emorragie <strong>del</strong> <strong>tratto</strong> <strong>gastroenterico</strong> inferiore<br />

è attribuita a diverticolosi <strong>del</strong> colon più come diagnosi presuntiva<br />

che come diagnosi definitiva.<br />

Angiodisplasia<br />

Le angiodisplasie sono responsabili <strong>del</strong> 3-20% dei casi di sanguinamento<br />

acuto <strong>del</strong> <strong>tratto</strong> <strong>gastroenterico</strong> inferiore. Le angiodisplasie,<br />

note anche con il termine di malformazioni arterovenose,sono piccoli<br />

vasi ematici ectasici situati nella sottomucosa <strong>del</strong> <strong>tratto</strong> <strong>gastroenterico</strong>.<br />

La mucosa sovrastante è spesso sottile, e ad un esame istologico<br />

dei reperti chirurgici o autoptici, nella sede <strong>del</strong>l’angiodisplasia può<br />

essere osservata la presenza di un’erosione superficiale. Le angiodi-


830 ADDOME<br />

splasie sono identificate nell’1-2% di tutte le valutazioni autoptiche<br />

e la frequenza <strong>del</strong> loro riscontro aumenta con l’età <strong>del</strong> paziente. Le<br />

angiodisplasie possono insorgere in tutto il <strong>tratto</strong> <strong>gastroenterico</strong> e<br />

rappresentano la più comune causa di emorragia <strong>del</strong> piccolo intestino<br />

nei pazienti di età superiore a 50 anni.<br />

Le angiodisplasie appaiano all’esame endoscopico come lesioni<br />

rosse, piatte, di circa 2-10 mm di diametro, di forma stellata, ovale, a<br />

margini ben definiti o indistinti. La coloscopia è la metodica più sensibile<br />

per identificare le angiodisplasie, sebbene anche l’angiografia sia<br />

in grado di rilevarle. L’uso di meperidina, durante la coloscopia, può<br />

ridurre la possibilità di identificare le angiodisplasie poiché essa riduce<br />

il flusso ematico all’interno <strong>del</strong>la mucosa. Uno studio ha dimostrato<br />

che la somministrazione di un antagonista degli oppioidi, durante<br />

l’endoscopia, può aumentare le dimensioni <strong>del</strong>le angiodisplasie e favorirne<br />

la diagnosi. All’angiografia, le angiodisplasie appaiono come<br />

vene ectasiche con lenta fase di svuotamento o come malformazioni<br />

arterovenose con rapido e precoce riempimento venoso.<br />

Oltre la metà <strong>del</strong>le angiodisplasie è localizzata nel colon destro, e il<br />

sanguinamento di queste lesioni correla con questa distribuzione. Le angiodisplasie<br />

possono associarsi a molte patologie, tra cui l’insufficienza<br />

renale in stadio avanzato, la stenosi aortica, la malattia di von Willebrand,<br />

ed altre. Non è chiaro se queste associazioni riflettano la maggiore<br />

tendenza <strong>del</strong>l’angiodisplasia a sanguinare in queste patologie oppure<br />

se le angiodisplasie siano riscontri strutturali più comuni in esse.<br />

Neoplasia<br />

Le neoplasie <strong>del</strong> colon, tra cui i polipi adenomatosi, i polipi giovanili,<br />

e i carcinomi, si presentano con quadri clinici molto variabili. Tipicamente,<br />

il sanguinamento di queste lesioni è lento, caratterizzato da<br />

sanguinamento occulto e anemia secondaria. Tuttavia, queste neoplasie<br />

possono sanguinare intensamente, e alcuni studi riportano una<br />

percentuale di emorragia <strong>acuta</strong> dovuta a polipi <strong>del</strong> colon o tumori,<br />

pari al 20% circa dei casi. I polipi giovanili sono la seconda causa più<br />

comune di emorragia nei pazienti di età inferiore a vent’anni.<br />

Malattie infiammatorie<br />

L’emorragia <strong>acuta</strong> <strong>del</strong> <strong>tratto</strong> <strong>gastroenterico</strong> inferiore può essere causata<br />

da un’ampia varietà di malattie infiammatorie. L’emorragia è raramente<br />

il segno di presentazione <strong>del</strong>la malattia; essa più spesso si<br />

verifica durante il decorso <strong>del</strong>la malattia e la causa viene sospettata<br />

sulla base <strong>del</strong>la storia clinica <strong>del</strong> paziente. Sino al 20% dei casi di<br />

emorragia <strong>acuta</strong> <strong>del</strong> <strong>tratto</strong> <strong>gastroenterico</strong> inferiore può essere causata<br />

da una malattia infiammatoria. La maggior parte degli episodi di<br />

sanguinamento cessa spontaneamente o con una terapia specifica diretta<br />

nei confronti <strong>del</strong>la causa.<br />

L’emorragia complica il decorso <strong>del</strong>la colite ulcerosa in oltre il 15%<br />

dei casi. La colectomia in emergenza per emorragia persistente è responsabile<br />

dal 6 al 10% <strong>del</strong>le colectomie effettuate in emergenza in<br />

pazienti con questa malattia. Il morbo di Crohn determina meno frequentemente<br />

un’emorragia colica massiva che avviene in circa l’l’%<br />

dei pazienti con questa malattia 35 .Le cause infettive comprendono il<br />

tifo e le infezioni da Escherichia coli, citomegalovirus, e Clostridium<br />

difficile. Il danno da radiazioni è più comune nel retto dopo radioterapia<br />

pelvica per neoplasie <strong>del</strong>la prostata e neoplasie ginecologiche. Il<br />

sanguinamento è più comune un anno dopo il trattamento radiante<br />

ma può verificarsi anche a quattro anni di distanza. I pazienti immunosoppressi<br />

o con sindrome da immunodeficienza acquisita sono a<br />

rischio per emorragia intestinale dovuta ad una serie di cause particolari.<br />

Le cause più comuni sono l’infezione da citomegalovirus, il<br />

sarcoma di Kaposi, l’istoplasmosi, ma anche le fistole e le ragadi perianali<br />

nei pazienti con trombocitopenia AIDS-correlata.<br />

Cause vascolari<br />

Le cause vascolari di emorragia digestiva inferiore <strong>acuta</strong> includono le<br />

vasculiti (poliarterite nodosa, la granulomatosi di Wagner, l’artrite<br />

reumatoide ed altre), che si associano ad ulcere puntiformi <strong>del</strong> colon<br />

e <strong>del</strong> piccolo intestino.<br />

Anche l’ischemia <strong>del</strong> colon che si presenta con ulcere è friabilità<br />

<strong>del</strong>la mucosa può determinare un’emorragia <strong>acuta</strong>, spesso nel contesto<br />

di dolore addominale acuto e sepsi. L’ischemia mesenterica <strong>acuta</strong><br />

può esordire con un episodio di ematochezia accompagnato da severo<br />

dolore addominale in pazienti con una vasculopatia nota e fattori<br />

di rischio per malattia tromboembolica o ipercoagulabilità. Sebbene<br />

l’emorragia rappresenti un elemento importante nella gestione clinica<br />

di questi pazienti, raramente il controllo <strong>del</strong>l’emorragia diventa<br />

l’obiettivo primario <strong>del</strong>la terapia che, al contrario, è rappresentato<br />

dalla riperfusione viscerale.<br />

Emorroidi<br />

Le emorroidi sono solitamente osservabili all’esame obiettivo in oltre<br />

la metà dei pazienti con emorragia gastroenterica inferiore. Tuttavia,<br />

l’emorragia può essere attribuita a queste lesioni in meno <strong>del</strong> 2% dei<br />

pazienti. A meno che non vi siano inequivocabili segni di sanguinamento<br />

all’anoscopia, dovrebbe essere ricercata un’altra fonte di sanguinamento.<br />

I pazienti con ipertensione portale possono sviluppare<br />

emorragie emorroidarie massive, così come possono avere emorragie<br />

i pazienti con emorroidi e trombocitopenia AIDS-associata.<br />

Cause rare<br />

Cause rare di emorragia gastroenterica inferiore comprendono l’ulcera<br />

solitaria <strong>del</strong> retto, le lesioni di Dieulafoy <strong>del</strong> colon, la colopatia<br />

portale, l’assunzione di FANS e l’intussuscezione intestinale.<br />

Valutazione iniziale<br />

La raccolta <strong>del</strong>la storia clinica <strong>del</strong> paziente e l’esame obiettivo, devono<br />

essere volti a determinare le potenziali sedi <strong>del</strong>l’emorragia e la severità<br />

<strong>del</strong>l’emorragia iniziale. È possibile che la maggior parte dei casi di<br />

emorragia sia determinata da angiodisplasia o diverticolosi – entrambe<br />

le condizioni sono solitamente asintomatiche prima <strong>del</strong>l’emorragia iniziale.<br />

Ciononostante, la storia clinica dovrebbe escludere anche altre<br />

cause meno comuni di sanguinamento. Dovrebbe essere indagato l’impiego<br />

di FANS. La presenza di dolore addominale o di recente diarrea e<br />

febbre, può indirizzare verso una colite, una malattia infettiva o ischemica.<br />

Nei pazienti con precedente intervento chirurgico all’aorta dovrebbe<br />

essere considerata la possibilità di una fistola aortoenterica, almeno<br />

sino a che non sia provato il contrario. La presenza in anamnesi<br />

di terapia radiante per una neoplasia pelvica può indicare una proctite<br />

attinica. Una recente coloscopia può suggerire un sanguinamento dovuto<br />

alla biopsia o alla polipectomia. Dovrebbero essere indagati nella<br />

storia clinica <strong>del</strong> paziente eventuali pregressi episodi di sanguinamento,<br />

data la possibilità che possa trattarsi di una malattia infiammatoria<br />

intestinale. È utile inoltre studiare la familiarità per poliposi e per neoplasie<br />

maligne <strong>del</strong> colon. I pazienti giovani hanno un rischio elevato di<br />

sanguinare da un diverticolo di Meckel o da polipi intestinali.<br />

L’esame obiettivo nei pazienti senza chiara evidenza clinica di uno<br />

stato di shock dovrebbe comprendere la misurazione dei segni vitali in<br />

ortostasi. Tutti i pazienti dovrebbero essere sottoposti a procedure rianimatorie,<br />

come <strong>del</strong>ineato nella sezione precedente. Sono importanti<br />

riscontri all’esame obiettivo la presenza di cicatrici laparotomiche <strong>del</strong>la<br />

parete addominale, la presenza di masse addominali, e lesioni cutanee<br />

o <strong>del</strong>la mucosa orale suggestive per la presenza di sindromi specifiche<br />

come quelle associate a poliposi. Dovrebbero essere presi in considerazioni<br />

eventuali segni clinici di cirrosi, indicativi di sanguinamento da<br />

emorroidi o da varici conseguenti ad ipertensione portale. L’esplorazione<br />

rettale è importante per identificare patologie anorettali, come i<br />

tumori, le ulcere, o i polipi e per osservare il colore <strong>del</strong>le feci, la presenza<br />

di feci formate e coaguli. È inoltre utile eseguire un’anoscopia per<br />

escludere un’emorragia dovuta a emorroidi. Il posizionamento di una<br />

sonda naso-gastrica permette di valutare la presenza di sangue o di materiale<br />

caffeano nello stomaco - esattamente come viene fatto per escludere<br />

una sede di sanguinamento <strong>del</strong> <strong>tratto</strong> <strong>gastroenterico</strong> superiore. Nei<br />

pazienti con ematochezia e instabilità emodinamica dovrebbe essere<br />

eseguita un’esofago-gastroduodenoscopia in emergenza.<br />

Diagnosi<br />

Nei pazienti con emorragia digestiva inferiore grave, raramente è necessario<br />

procedere ad un intervento chirurgico in emergenza prima di aver<br />

tentato di localizzare la sede <strong>del</strong> sanguinamento, in quanto la corretta<br />

identificazione <strong>del</strong>la sede <strong>del</strong>l’emorragia è essenziale per una terapia appropriata.<br />

Gli esami diagnostici dovrebbero essere, infatti, effettuati dopo<br />

che il paziente è stato rianimato e stabilizzato. È ancora controverso<br />

quale debba essere l’esame da effettuare in prima istanza; questa scelta<br />

dipende in una certa misura dalle disponibilità diagnostiche locali e dal-


l’esperienza <strong>del</strong> Centro. Le tre opzioni principali sono la coloscopia, l’angiografia<br />

viscerale selettiva, e la scintigrafia con emazie marcate con tecnezio<br />

99m ( 99m Tc). Un algoritmo per la diagnosi <strong>del</strong> sanguinamento dal<br />

<strong>tratto</strong> <strong>gastroenterico</strong> inferiore è riportato nella Figura 42-6.<br />

Coloscopia<br />

Poiché nei pazienti con emorragia digestiva inferiore, la maggior parte<br />

degli episodi emorragici cessa spontaneamente e poiché le stigmate <strong>del</strong><br />

sanguinamento sono minime e di difficile diagnosi, è consigliabile eseguire<br />

una coloscopia non appena possibile. La coloscopia in urgenza è<br />

indicata nei pazienti con emorragia di grado meno severo e, entro 12 ore<br />

dall’accettazione, in presenza di un’emorragia grave dopo che questa si<br />

è arrestata, ed è stata ottenuta la stabilità emodinamica <strong>del</strong> paziente. In<br />

questo caso, la coloscopia può anche essere effettuata dopo l’adeguata<br />

preparazione <strong>del</strong> colon 9 .Significativi reperti alla coloscopia includono<br />

l’identificazione di una sede di sanguinamento attivo, l’identificazione di<br />

un vaso visibile non sanguinante, un coagulo adeso ad un orifizio diverticolare<br />

ulcerato, un coagulo adeso ad una lesione <strong>del</strong>la mucosa, o sangue<br />

fresco localizzato in un particolare <strong>tratto</strong> <strong>del</strong> colon. Analogamente,<br />

il riscontro di sangue fresco solo a livello <strong>del</strong>l’ileo terminale, dopo un’endoscopia<br />

<strong>del</strong> <strong>tratto</strong> <strong>gastroenterico</strong> superiore risultata negativa, suggerisce<br />

fortemente la presenza di una sede di sanguinamento localizzata nell’intestino<br />

tenue. È importante che lesioni occasionali come i coaguli situati<br />

a livello di plurimi orifizi diverticolari, le malformazioni arterovenose<br />

non sanguinanti, i polipi non sanguinanti, i diverticoli non sanguinanti,<br />

non siano considerati come sedi sicure di emorragia recente. La<br />

causa e la sede <strong>del</strong>l’emorragia possono essere attribuite solo a lesioni con<br />

chiare stigmate di sanguinamento.<br />

I pazienti che si presentano con emorragia massiva <strong>del</strong> <strong>tratto</strong> <strong>gastroenterico</strong><br />

inferiore sono pessimi candidati alla coloscopia in<br />

emergenza. In primo luogo, perché in assenza di preparazione la coloscopia<br />

presenta problemi tecnici dovuti alla difficoltà di ripulire<br />

adeguatamente la superficie mucosa dal sangue vecchio e nuovo, e<br />

osservare un vaso attivamente sanguinante in un colon non preparato<br />

è difficile anche per il più esperto degli endoscopisti. In secondo<br />

luogo, perché i pazienti con emorragia massiva hanno un’instabilità<br />

emodinamica che preclude l’uso <strong>del</strong>la sedazione e incrementa il rischio<br />

di ipossiemia e complicanze. Inoltre, la coloscopia può ostacolare<br />

e rendere difficili le manovre di rianimazione.<br />

Per questi motivi, la coloscopia è generalmente indicata come prima<br />

procedura diagnostica nei pazienti con un’emorragia attiva di<br />

grado moderato, o <strong>acuta</strong> severa, ma già cessata al momento <strong>del</strong>l’inda-<br />

Figura 42-6. Iter diagnostico nella valutazione <strong>del</strong>l’emorragia <strong>del</strong> <strong>tratto</strong><br />

<strong>gastroenterico</strong> inferiore. (Modificata da Turnage RH: Acute gastrointestinal<br />

hemorrhage. In Greenfield LJ, Mulholland MW, Oldham<br />

KT [eds]: Surgery: Scientific Principles and Practice. Phila<strong>del</strong>phia, Lippincott-Raven,<br />

1997, p. 1158).<br />

EMORRAGIA ACUTA DEL TRATTO GASTROENTERICO 831<br />

gine. Essa è inoltre utilizzata come procedura di scelta nei pazienti<br />

con un’emorragia sviluppatasi dopo una polipectomia endoscopica.<br />

Angiografia viscerale selettiva<br />

L’arteriografia mesenterica è ampiamente utilizzata nella valutazione<br />

e nel trattamento dei pazienti con emorragia <strong>del</strong> <strong>tratto</strong> <strong>gastroenterico</strong><br />

inferiore. L’iniezione selettiva di mezzo di contrasto nell’arteria<br />

mesenterica superiore o nell’arteria mesenterica inferiore è in grado<br />

di identificare l’emorragia nei pazienti che hanno un sanguinamento<br />

di almeno 0,5 ml/min o superiore. Questa procedura può identificare<br />

accuratamente l’emorragia arteriosa nel 45-75% dei pazienti se<br />

essa è ancora attiva al momento <strong>del</strong>l’infusione <strong>del</strong> mezzo di contrasto.<br />

Data la caratteristica intermittente <strong>del</strong> sanguinamento <strong>del</strong> <strong>tratto</strong><br />

<strong>gastroenterico</strong> inferiore dovuto alla diverticolosi, alle malformazioni<br />

arterovenose, e ad altre cause, esso può essere cessato al momento<br />

<strong>del</strong>l’esame 10 .Alcuni radiologi, al fine di identificare più accuratamente<br />

la sede <strong>del</strong>l’emorragia, hanno consigliato l’impiego di test di<br />

stimolazione, che comprendono l’iniezione intra-arteriosa di vasodilatatori,<br />

di eparina e di agenti fibrinolitici. Questo approccio può essere<br />

consigliabile solo nei pazienti con episodi di emorragia intermittente<br />

refrattaria, ma deve essere eseguito in condizioni di completa<br />

assistenza. Poiché il 90% dei casi di emorragia cessa spontaneamente,<br />

e solo il 10% dei pazienti risanguina, questi test evocativi<br />

sembrano essere inappropriati nella maggior parte dei pazienti.<br />

Nel 10% circa dei pazienti che eseguono un’angiografia possono<br />

verificarsi complicanze, rappresentate principalmente da ictus, insufficienza<br />

renale, trombosi <strong>del</strong>l’arteria femorale, immobilizzazione<br />

degli arti inferiori e formazioni di ematomi. Poiché la maggior parte<br />

dei pazienti con emorragia <strong>del</strong> <strong>tratto</strong> <strong>gastroenterico</strong> inferiore ha età<br />

superiore a 60 anni, le co-morbidità, che includono malattie vascolari<br />

e insufficienza renale, possono renderli ad elevato rischio per<br />

questa procedura. L’angiografia è quindi riservata ai pazienti con evidenza<br />

di emorragia rilevante in atto.<br />

Scintigrafia con emazie marcate con Tecnezio-99m<br />

La scintigrafia con emazie marcate con Tecnezio-99m ha avuto variabile<br />

successo nella diagnosi <strong>del</strong>le emorragie <strong>del</strong> <strong>tratto</strong> <strong>gastroenterico</strong><br />

inferiore. In questa procedura, le emazie <strong>del</strong> paziente vengono<br />

marcate con un isotopo <strong>del</strong> Tecnezio e iniettate nuovamente nella<br />

circolazione <strong>del</strong> paziente. In occasione di ogni episodio emorragico,<br />

il sangue marcato si riversa nel lume intestinale creando un focus<br />

isotopico che può essere rilevato con una scintigrafia <strong>del</strong>l’addome.<br />

Diagnostica<br />

Embolizzazione o<br />

vasocostrittori intra-arteriosi<br />

Resezione chirurgica<br />

<strong>Emorragia</strong> <strong>acuta</strong> <strong>del</strong> <strong>tratto</strong> <strong>gastroenterico</strong> inferiore<br />

Sonda naso-gastrica e/o esofago-gastroduodenoscopia<br />

Escludere una sede <strong>del</strong> <strong>tratto</strong> <strong>gastroenterico</strong> superiore<br />

Rettoscopia<br />

Escludere una sede rettale<br />

<strong>Emorragia</strong> continua<br />

massiva<br />

Angiografia mesenterica<br />

selettiva<br />

Non diagnostica<br />

<strong>Emorragia</strong> lieve<br />

o intermittente<br />

Coloscopia<br />

Non diagnostica Diagnostica<br />

Scintigrafia con emazie marcate<br />

Clisma <strong>del</strong> tenue<br />

Scintigrafia <strong>del</strong> Meckel<br />

Enteroscopia<br />

Trattamento definitivo


832 ADDOME<br />

Con questa metodica può essere rilevato un sanguinamento di 0,1<br />

ml/min. Le immagini vengono registrate a intervalli regolari dopo<br />

l’iniezione, entro le prime 2 ore, e successivamente ogni 4-6 ore, o al<br />

momento <strong>del</strong>l’evidenza clinica <strong>del</strong>la recidiva emorragica 4 .Dopo essere<br />

stato riversato nel lume, il sangue procede lungo il colon, generalmente<br />

dal colon destro verso il sigma, ma occasionalmente anche<br />

in direzione retrograda a causa <strong>del</strong>le contrazioni <strong>del</strong> viscere.<br />

Se il sanguinamento è presente al momento <strong>del</strong>l’iniezione <strong>del</strong> tecnezio<br />

e <strong>del</strong>la scansione scintigrafica iniziale, la metodica può rilevare accuratamente<br />

la sede <strong>del</strong> sanguinamento sino all’85% dei casi 17 .Se il<br />

sanguinamento non è attivo al momento <strong>del</strong>l’inizio <strong>del</strong>l’esame, o se si<br />

verifica in ritardo, la rilevazione con l’isotopo all’interno <strong>del</strong> lume può<br />

non essere accurata a causa <strong>del</strong> suo movimento all’interno <strong>del</strong> lume intestinale<br />

49 .In questo caso lo studio è accurato solo nel 40-60% dei pazienti<br />

– una percentuale poco superiore al 50% per determinare se il<br />

sanguinamento è nella parte destra o sinistra <strong>del</strong> colon. Pertanto, nei<br />

pazienti in cui la resezione chirurgica rappresenta l’opzione terapeutica<br />

per un’emorragia recidivante o persistente, il sanguinamento dovrebbe<br />

essere confermato o con un’angiografia o una coloscopia e la<br />

scintigrafia con emazie marcate può essere utilizzata solo come indagine<br />

preliminare per indirizzare il successivo esame di conferma.<br />

Trattamento<br />

Trattamento endoscopico<br />

La terapia endoscopica comprende l’uso <strong>del</strong>le stesse modalità utilizzate<br />

per l’emorragia <strong>del</strong> <strong>tratto</strong> <strong>gastroenterico</strong> superiore: la terapia termica<br />

con heater probe, l’elettrocoagulazione, e la scleroterapia. Alcuni<br />

studi suggeriscono l’impiego <strong>del</strong>l’elettrocoagulazione per il sanguinamento<br />

dei diverticoli, sebbene questo approccio non sia stato ampiamente<br />

accettato. I tentativi impiegati per controllare endoscopicamente<br />

l’emorragia dei diverticoli possono infatti aggravare l’emorragia. Al<br />

contrario, le angiodisplasie sono facilmente trattabili per via endoscopica.<br />

Il sanguinamento in atto di un’angiodisplasia può essere controllato<br />

in oltre l’80% dei pazienti, sebbene il risanguinamento possa verificarsi<br />

in oltre il 15% dei casi. Il trattamento endoscopico <strong>del</strong>le angiodisplasie<br />

deve essere effettuato con cautela onde evitare il precipitare<br />

<strong>del</strong>l’emorragia. Molti endoscopisti raccomandano di trattare la lesione<br />

iniziando dalla periferia, obliterando prima i vasi periferici e poi il vaso<br />

centrale. La terapia endoscopica è inoltre raccomandata nel sanguinamento<br />

dopo recente polipectomia endoscopica. Il sanguinamento<br />

rappresenta una complicanza <strong>del</strong>la polipectomia nell’1-2% dei pazienti<br />

e può verificarsi sino a due settimane di distanza.<br />

Trattamento angiografico<br />

Nei pazienti in cui l’angiografia ha identificato la sede <strong>del</strong> sanguinamento,<br />

può essere appropriato un trattamento angiografico, sia<br />

per prendere tempo in previsione di un intervento chirurgico che<br />

per trattare in via definitiva pazienti ad alto rischio candidati all’intervento<br />

chirurgico 13 .Nei pazienti in cui riesce ad essere effettuata<br />

la cateterizzazione selettiva di un vaso mesenterico che fornisce<br />

direttamente la sede <strong>del</strong>l’emorragia, la terapia intra-arteriosa<br />

con vasocostrittori come la vasopressina può temporaneamente<br />

controllare il sanguinamento in oltre l’80% dei casi. Il risanguinamento<br />

è tuttavia frequente dopo la sospensione <strong>del</strong>la terapia. Le<br />

complicanze sono frequenti e gravi e comprendono l’ischemia <strong>del</strong><br />

miocardio, l’edema polmonare, la trombosi mesenterica, e l’iponatriemia.<br />

L’infusione intra-arteriosa di vasopressina non dovrebbe<br />

essere impiegata nei pazienti con coronaropatia e con altre patologie<br />

vascolari. Il ruolo primario di questa terapia è quindi quella di<br />

controllare temporaneamente il sanguinamento prima di pianificare<br />

un intervento chirurgico definitivo in emergenza.<br />

L’embolizzazione transcatetere di un sanguinamento massivo<br />

può inoltre essere utilizzata per i pazienti che sono pessimi candidati<br />

all’intervento chirurgico. L’embolizzazione mediante gelatina<br />

o microspirali è in grado di controllare temporaneamente il sanguinamento<br />

da angiodisplasia e diverticoli. Data la mancanza di un<br />

approvvigionamento ematico collaterale alla parete <strong>del</strong> colon, queste<br />

procedure possono essere complicate dall’infarto <strong>del</strong> colon che<br />

si presenta con dolore addominale, febbre e sepsi. Pertanto, come<br />

per la terapia vasocostrittiva, questa procedura dovrebbe essere ristretta<br />

ai pazienti non operabili oppure dovrebbe essere impiegata<br />

come una misura temporanea in presenza di un’emorragia massiva<br />

prima di un intervento chirurgico definitivo.<br />

Chirurgia<br />

La chirurgia è indicata per i pazienti con emorragia in atto o recidivante.<br />

In presenza di un’emorragia <strong>acuta</strong>, rappresentano un’indicazione<br />

alla colectomia in urgenza la necessità di trasfusioni continue o di<br />

trasfondere oltre 6 unità di emazie concentrate, e una persistente instabilità<br />

emodinamica. I pazienti che sviluppano emorragie recidivanti<br />

<strong>del</strong> <strong>tratto</strong> <strong>gastroenterico</strong> inferiore possono essere trattati con una colectomia,<br />

poiché il rischio di recidiva emorragica aumenta con il tempo.<br />

Nei pazienti con emorragia colica persistente o ricorrente è indicata<br />

una colectomia segmentaria. In questo caso dovrebbe essere fatto<br />

ogni sforzo per localizzare la sede <strong>del</strong>l’emorragia cosicché possa essere<br />

effettuata un’emicolectomia piuttosto che una colectomia sub-totale<br />

alla cieca. La certezza <strong>del</strong>la sede <strong>del</strong>l’emorragia è di fondamentale importanza;<br />

un intervento basato solo sul risultato <strong>del</strong>la scintigrafia con<br />

emazie marcate può esitare in una recidiva emorragica in oltre il 35%<br />

dei pazienti. La colectomia totale “cieca” comporta una morbilità perioperatoria<br />

significativamente elevata, ed è associata ad un tasso di<br />

mortalità che in alcuni studi si avvicina al 25%. La diarrea e il transito<br />

intestinale <strong>del</strong>le feci molto rapido dopo colectomia totale, possono<br />

inoltre rappresentare condizioni debilitanti per i pazienti anziani.<br />

La mortalità dopo colectomia per un’emorragia <strong>acuta</strong> <strong>del</strong> <strong>tratto</strong><br />

<strong>gastroenterico</strong> inferiore è mediamente inferiore al 5%. Come nell’emorragia<br />

<strong>del</strong> <strong>tratto</strong> <strong>gastroenterico</strong> superiore, il sanguinamento non è<br />

la causa <strong>del</strong> decesso, il quale è invece determinato da altre cause come<br />

polmonite, eventi cardiovascolari, e insufficienza renale, soprattutto<br />

nei pazienti più anziani con multiple recidive emorragiche. Un<br />

trattamento tempestivo e ben pianificato è accompagnato da una<br />

buona prognosi nella maggior parte dei pazienti.<br />

EMORRAGIA GASTROENTERICA<br />

DA CAUSA NON NOTA<br />

L’intestino tenue è raramente la sede di un’emorragia <strong>acuta</strong>. Solo nel<br />

2-5% dei pazienti con emorragia gastroenterica <strong>acuta</strong>, la sede <strong>del</strong><br />

sanguinamento è localizzata nell’intestino tenue. Questa bassa frequenza<br />

è un evento fortunato poiché il piccolo intestino è un organo<br />

molto difficile da studiare, e la precisa localizzazione <strong>del</strong>la lesione<br />

sanguinante avviene caratteristicamente con ritardo. L’emorragia<br />

<strong>del</strong>l’intestino tenue è frequentemente episodica, caratterizzata da<br />

emorragie ricorrenti e intense, che cessano spontaneamente per recidivare<br />

settimane o mesi più tardi. La maggior parte dei pazienti è valutata<br />

in più occasioni dopo diversi episodi emorragici, prima che<br />

venga posta una diagnosi corretta ed un’efficace terapia 30 .<br />

Nello studio di Szold e coll. 50 , il paziente che giunge con emorragia<br />

gastroenterica <strong>acuta</strong> di origine non nota ha avuto intermittenti<br />

episodi emorragici nel corso di un periodo medio di 26 mesi, è stato<br />

sottoposto da 1 a 20 esami diagnostici, ed ha ricevuto mediamente<br />

circa 20 unità di emazie concentrate, prima di giungere alla diagnosi.<br />

Le cause <strong>del</strong>l’emorragia identificate nei 71 pazienti esaminati in<br />

questo studio sono mostrate nella Tabella 42-6.<br />

TABELLA 42-6. Sedi di sanguinamento <strong>gastroenterico</strong> da origine<br />

non nota: riscontri in 71 pazienti trattati con intervento chirurgico<br />

Diagnosi Pazienti (%)<br />

Malformazione arterovenosa 40<br />

Leiomioma <strong>del</strong> piccolo intestino 11<br />

Adenocarcinoma <strong>del</strong> piccolo intestino 7<br />

Linfoma <strong>del</strong> piccolo intestino 6<br />

Morbo di Crohn 6<br />

Stomaco a “watermelon” 4<br />

Diverticolo di Meckel 4<br />

Leiomiosarcoma <strong>del</strong> piccolo intestino 3<br />

Metastasi di carcinoma <strong>del</strong> colon 3<br />

al piccolo intestino<br />

Varici <strong>del</strong> piccolo intestino 3<br />

Melanoma <strong>del</strong> piccolo intestino 3<br />

Altre 10<br />

Totale 100<br />

Riprodotta da Am J Surg, Vol. 163, Szold A, Katz L, Lewis B: Surgical approach<br />

to occult gastrointestinal bleeding, pp. 90-93, Copyright 1992, su gentile<br />

concessione di Excerpta Medica Inc.


Presentazione clinica e valutazione iniziale<br />

La presentazione clinica dei pazienti con emorragia <strong>acuta</strong> <strong>del</strong>l’intestino<br />

tenue è simile a quella <strong>del</strong>l’emorragia <strong>acuta</strong> <strong>del</strong> <strong>tratto</strong> <strong>gastroenterico</strong><br />

inferiore proveniente da una sede colica. Le priorità nel trattamento<br />

di questi pazienti sono la rianimazione, seguita da una rapida esecuzione<br />

degli esami diagnostici: una endoscopia <strong>del</strong> <strong>tratto</strong> <strong>gastroenterico</strong><br />

superiore nei pazienti emodinamicamente instabili con ematochezia<br />

e l’aspirazione naso-gastrica seguita da un’angiografia viscerale<br />

selettiva o da una coloscopia in emergenza nei pazienti con melena. Il<br />

ruolo <strong>del</strong>la scintigrafia con emazie marcate resta controverso, come già<br />

osservato per l’emorragia <strong>del</strong> <strong>tratto</strong> <strong>gastroenterico</strong> inferiore 47 .<br />

Raramente, nel paziente con un’importante emorragia in atto proveniente<br />

dal piccolo intestino, gli esami diagnostici possono identificare<br />

la sede <strong>del</strong>l’emorragia. La coloscopia può rilevare un’emorragia<br />

proveniente dalla valvola ileo-ciecale o una raccolta di sangue nell’ileo<br />

terminale, mentre l’angiografia mesenterica selettiva può evidenziare<br />

la sede <strong>del</strong> sanguinamento da una <strong>del</strong>le molte possibili sedi <strong>del</strong><br />

piccolo intestino. Ovviamente, è fondamentale non solo riconoscere<br />

il piccolo intestino come la sede <strong>del</strong>l’emorragia ma anche identificare<br />

la sede precisa nel contesto <strong>del</strong>l’organo, in modo da effettuare una<br />

limitata resezione intestinale.<br />

Nella maggior parte dei pazienti, tuttavia, il sanguinamento è terminato<br />

prima che vengano completati gli esami diagnostici e un loro<br />

impiego tempestivo permette la diagnosi ed una terapia definitiva.<br />

Valutazione dei pazienti dopo un episodio<br />

di sospetta emorragia <strong>del</strong> piccolo intestino<br />

La valutazione <strong>del</strong> paziente dopo una sospetta emorragia <strong>acuta</strong> <strong>del</strong><br />

piccolo intestino dovrebbe comprendere un esame endoscopico e<br />

un’indagine radiografica 42 .Un intervento chirurgico esplorativo, in<br />

assenza di esami diagnostici, dev’essere evitato poiché il chirurgo raramente<br />

è in grado di identificare la sede di un sanguinamento attivo<br />

<strong>del</strong>l’intestino tenue basandosi solo sull’ispezione e la palpazione<br />

<strong>del</strong>le anse. Un’esplorazione chirurgica indiretta ha un elevato rischio<br />

di fallimento e non dovrebbe essere effettuata ad eccezione dei pazienti<br />

con emorragia <strong>acuta</strong> massiva dissanguante.<br />

Clisma <strong>del</strong> tenue<br />

Il clisma <strong>del</strong> tenue è uno studio radiologico con contrasto <strong>del</strong> piccolo<br />

intestino che può identificare correttamente masse e alterazioni<br />

strutturali <strong>del</strong>la mucosa, come per esempio lesioni ulcerative e<br />

infiammatorie, in oltre l’80% dei casi. Il clisma dovrebbe essere effettuato<br />

come primo esame nella maggior parte dei pazienti che<br />

hanno avuto un episodio di emorragia <strong>del</strong> piccolo intestino. Al<br />

contrario, lo studio radiologico seriato <strong>del</strong> tenue non è adeguato<br />

per valutare questi pazienti e non dovrebbe essere utilizzato. Il clisma<br />

<strong>del</strong> tenue, tuttavia, può non identificare le angiodisplasie, le<br />

più comuni cause di sanguinamento.<br />

Endoscopia <strong>del</strong>l’intestino tenue<br />

L’endoscopia <strong>del</strong> tenue, o enteroscopia, può essere effettuata con due<br />

metodi. L’enteroscopia (“push” enteroscopy) <strong>del</strong>l’intestino tenue utilizza<br />

un colonscopio pediatrico per visualizzare direttamente la porzione<br />

prossimale <strong>del</strong> piccolo intestino 32 . La procedura richiede particolare<br />

esperienza endoscopica, e la completa visualizzazione <strong>del</strong>l’intestino<br />

tenue solitamente non è possibile. L’enteroscopia con sonda<br />

(Sonde enteroscopy) è effettuata con un piccolo strumento a fibre<br />

ottiche che viene introdotto nel digiuno prossimale montato su un<br />

colonscopio. Dopo che è stato introdotto, viene gonfiato un pallone<br />

sull’enteroscopio, e lo strumento viene sospinto attraverso il lume<br />

<strong>del</strong> piccolo intestino dalla peristalsi. Diverse ore dopo, una radiografia<br />

<strong>del</strong>l’addome può determinare il <strong>tratto</strong> di intestino attraversato<br />

dalla sonda. Quando l’enteroscopio ha raggiunto la valvola ileo-ciecale,<br />

viene lentamente ritirato attraverso l’intestino e può essere effettuata<br />

un’attenta ispezione <strong>del</strong>la mucosa con lenti ad angolo di visione<br />

di 120 gradi 30 .Con questa tecnica è possibile identificare anche<br />

piccole lesioni <strong>del</strong>la mucosa e le angiodisplasie, ma non è possibile<br />

effettuare biopsie. L’enteroscopia con sonda può essere effettuata con<br />

successo nel 70% circa dei pazienti, sebbene sia scarsamente tollerata.<br />

L’esperienza con l’enteroscopia con sonda è ancora limitata; essa<br />

è una procedura di raro impiego anche nei più avanzati Centri di<br />

chirurgia ad orientamento gastroenterologico.<br />

EMORRAGIA ACUTA DEL TRATTO GASTROENTERICO 833<br />

Endoscopia intraoperatoria<br />

La maggior parte dei chirurghi ha adottato l’impiego <strong>del</strong>la procedura<br />

endoscopica combinata all’intervento chirurgico per valutare il<br />

piccolo intestino. Durante la laparotomia esplorativa, l’enteroscopia<br />

<strong>del</strong> tenue viene effettuata dall’endoscopista. Il chirurgo palpa con cura<br />

il piccolo intestino sotto l’enteroscopio mentre questo procede<br />

nella visualizzazione. Le luci <strong>del</strong>la sala operatoria vengono abbassate<br />

per osservare meglio le angiodisplasie con la transilluminazione. L’identificazione<br />

di una lesione ulcerata <strong>del</strong>la mucosa o di un’isolata o<br />

multiple aree di angiodisplasia permetteo un trattamento chirurgico<br />

definitivo mediante la resezione <strong>del</strong> tenue. Questo approccio combinato<br />

può identificare la sede <strong>del</strong> sanguinamento in oltre 70% dei pazienti.<br />

Nei pazienti con precedente riscontro angiografico di angiodisplasia,<br />

può essere confermata la precisa sede <strong>del</strong>l’angiodisplasia<br />

per permettere una resezione limitata.<br />

Angiografia mesenterica selettiva<br />

L’angiografia selettiva <strong>del</strong>l’arteria mesenterica superiore permette di<br />

identificare le angiodisplasie, se presenti, in oltre il 60% dei pazienti.<br />

Tuttavia, la correlazione tra presenza di angiodisplasia ed episodi<br />

emorragici è più problematica se la lesione non è attivamente sanguinante<br />

al momento <strong>del</strong>l’esame. Le angiodisplasie sono lesioni comuni,<br />

acquisite, con sanguinamento imprevedibile. La cateterizzazione<br />

selettiva <strong>del</strong>l’arteria tributaria principale <strong>del</strong>la lesione permette<br />

di iniettare una soluzione, come il blu di metilene, per colorare il<br />

segmento intestinale sanguinante e permetterne il riconoscimento<br />

intraoperatorio. L’infusione intra-arteriosa selettiva di vasopressina<br />

o l’embolizzazione con collagene o spirali può esser utilizzate per arrestare<br />

temporaneamente l’emorragia nei pazienti con sanguinamento<br />

grave, ma dovrebbe essere seguita dalla resezione chirurgica<br />

<strong>del</strong> <strong>tratto</strong> di intestino interessato.<br />

Scintigrafia <strong>del</strong> diverticolo di Meckel<br />

Il diverticolo di Meckel può contenere mucosa gastrica ectopica in grado<br />

di secernere acido. Questo può causare lesioni ulcerose nell’adiacente<br />

mucosa <strong>del</strong> piccolo intestino. In questo esame scintigrafico, noto<br />

come scintigrafia <strong>del</strong> Meckel, le cellule parietali <strong>del</strong>la mucosa gastrica<br />

ectopica captano il 99m Tc-pertecnato, e vengono rilevate da una<br />

gamma camera. Anche le duplicazioni congenite <strong>del</strong> <strong>tratto</strong> intestinale<br />

possono contenere mucosa gastrica ectopica che può essere evidenziata<br />

con questo esame. Questa procedura dovrebbe rappresentare la valutazione<br />

iniziale nei pazienti giovani, in cui il diverticolo di Meckel è<br />

la più comune causa di sanguinamento <strong>del</strong> piccolo intestino.<br />

Eziologia e trattamento<br />

Angiodisplasia<br />

Le angiodisplasie sono responsabili <strong>del</strong> 50-75% dei casi di emorragia<br />

proveniente dal piccolo intestino nei pazienti di età superiore a 50<br />

anni e <strong>del</strong> 30-40% dei casi nei pazienti più giovani. Le angiodisplasie<br />

sono lesioni acquisite, più comuni nel colon destro, anche se possono<br />

essere rinvenute in qualsiasi parte <strong>del</strong> <strong>tratto</strong> <strong>gastroenterico</strong> 52 .Il loro<br />

sanguinamento è caratteristicamente episodico, tale da renderne<br />

difficile la diagnosi. Le lesioni possono essere identificate con angiografia<br />

o enteroscopia. Nei pazienti in cui queste lesioni vengono diagnosticate<br />

endoscopicamente è possibile tentare un trattamento endoscopico<br />

con scleroterapia o coagulazione prima di procedere all’esplorazione<br />

chirurgica. Tuttavia, nei pazienti in cui le misure endoscopiche<br />

falliscono, è indicata la resezione chirurgica segmentaria <strong>del</strong><br />

piccolo intestino. Le angiodisplasie sono lesioni che vengono acquisite<br />

con l’età e oltre il 25% di pazienti sviluppa nuove emorragie a<br />

causa <strong>del</strong>lo svilupparsi di nuove lesioni negli anni successivi alla resezione;<br />

per questo motivo è utile che i pazienti con angiodisplasia<br />

vengano seguiti con follow-up a lungo termine.<br />

Le teleangiectasie <strong>del</strong>la sindrome di Rendu-Olser-Weber sono lesioni<br />

distinte dalle angiodisplasie. La maggior parte dei pazienti con<br />

questa patologia ereditaria è giovane e mostra lesioni a livello <strong>del</strong>la<br />

cute e <strong>del</strong>la mucosa orale ed acquisisce lesioni gastrointestinali che<br />

tendono a sanguinare verso la quarta decade di vita, o successivamente.<br />

Queste teleangiectasie sono diffuse, e l’intervento chirurgico<br />

non è una terapia appropriata. Per queste lesioni ha riportato un certo<br />

successo il trattamento con estrogeni coniugati che tendono a ridurre<br />

la frequenza e la gravità <strong>del</strong>l’emorragia.


834 ADDOME<br />

Neoplasie<br />

Le neoplasie sono la seconda causa più comune di emorragia <strong>del</strong> piccolo<br />

intestino. La maggior parte <strong>del</strong>le neoplasie è di natura benigna<br />

e comprende leiomiomi, schwannomi e lipomi, sebbene anche i tumori<br />

maligni possano sanguinare, inclusi il leiomiosarcoma, l’adenocarcinoma,<br />

il linfoma, i carcinoidi, ed altri. La necrosi centrale <strong>del</strong>la<br />

neoplasia è la causa nel sanguinamento. La diagnosi viene posta<br />

con il clisma <strong>del</strong> tenue o con la tomografia computerizzata <strong>del</strong>l’addome.<br />

La terapia consiste nella resezione chirurgica.<br />

Diverticolo di Meckel<br />

Il diverticolo di Meckel è un residuo embrionale <strong>del</strong> dotto vitellino,<br />

e può essere riscontrato nei 100 centimetri terminali <strong>del</strong>l’ileo in circa<br />

il 2% <strong>del</strong>la popolazione. Esso è la più comune causa di emorragia<br />

<strong>del</strong> piccolo intestino nei pazienti di età inferiore a 30 anni. Il sanguinamento<br />

può essere intenso, e nei pazienti giovani con emorragie in<br />

atto o instabilità emodinamica può essere appropriata anche una<br />

tempestiva laparotomia esplorativa, dopo un esame endoscopico risultato<br />

negativo. La scintigrafia con Tecnezio è positiva in circa il<br />

60% dei pazienti. L’asportazione chirurgica <strong>del</strong> diverticolo è consigliabile<br />

anche nei pazienti che hanno avuto un’emorragia in passato.<br />

Diverticoli digiunali<br />

I diverticoli <strong>del</strong> digiuno sono pseudodiverticoli acquisiti che si sviluppano<br />

all’interno dei foglietti <strong>del</strong> mesentere nel piccolo intestino. Questi diverticoli<br />

sono presenti nell’1-2% dei pazienti, e si stima che l’emorragia<br />

si sviluppi nel 5% dei casi 18 .Il sanguinamento può essere identificato<br />

dall’angiografia, che mostra una raccolta di sangue nel diverticolo, oppure<br />

dall’endoscopia. La resezione chirurgica è il trattamento ottimale.<br />

Cause rare di emorragia gastroenterica<br />

da una sede non nota<br />

L’emorragia gastroenterica <strong>acuta</strong> da una sede non nota può essere<br />

causata da molte patologie. Queste comprendono l’enterite da raggi,<br />

le varici <strong>del</strong> piccolo intestino, il morbo di Crohn, la tubercolosi, la sifilide,<br />

il tifo, l’istoplasmosi, le vasculiti, le lesioni ulcerose <strong>del</strong> piccolo<br />

intestino in presenza di tumori secernenti gastrina, e le lesioni Dieulafoy.<br />

Il trattamento medico è appropriato per la maggior parte <strong>del</strong>le<br />

cause infettive e nei pazienti con sindrome di Zollinger-Ellison.<br />

L’enterectomia viene invece richiesta nelle altre patologie.<br />

Le malattie <strong>del</strong> pancreas possono causare un’emorragia digestiva<br />

<strong>acuta</strong> quando il sangue viene riversato nel duodeno attraverso il dotto<br />

pancreatico. Questo sanguinamento è stato riportato in presenza<br />

di pancreatite <strong>acuta</strong>, pancreatite cronica con rottura di micro-pseudoaneurismi<br />

pancreatici dopo pancreatectomia, e nei tumori pancreatici<br />

39 .Il sanguinamento è una complicanza rara di queste patologie.<br />

L’angiografia può confermare la presenza di uno pseudoaneurisma<br />

e consente tramite l’embolizzazione di controllare l’emorragia.<br />

La resezione pancreatica è un trattamento appropriato, ma dipendente<br />

dalle condizioni cliniche <strong>del</strong> paziente.<br />

Anche il fegato può essere la sede presunta di un’emorragia gastroenterica<br />

<strong>acuta</strong>. Il sanguinamento nel dotto epatico si presenta come emorragia<br />

gastroenterica quando il sangue giunge nel duodeno passando dal<br />

dotto biliare comune. Tale condizione è nota come emobilia. L’emobilia<br />

è stata riportata in seguito a trauma epatico con sviluppo di un ematoma<br />

intraepatico, ad un aneurisma epatico o ad altre malformazioni vascolari,<br />

a tumori epatici, ascessi epatici, o dopo resezione epatica o biopsia<br />

percutanea <strong>del</strong> fegato. Questa diagnosi è di solito presa in considerazione<br />

sulla base <strong>del</strong> contesto clinico e quando la valutazione endoscopica<br />

nel corso di emorragia <strong>acuta</strong> mostra sangue che giunge nel duodeno<br />

attraverso l’ampolla di Vater. L’angiografia viscerale selettiva è di solito<br />

utile per definire la sede <strong>del</strong>l’emorragia e spesso permette un trattamento<br />

definitivo mediante l’embolizzazione intra-arteriosa.<br />

BIBLIOGRAFIA SELEZIONATA<br />

Kollef MH, Canfield DA, Zuckerman G: Triage considerations for patients with acute<br />

gastrointestinal hemorrhage admitted to a medical intensive care unit. Crit Care<br />

Med 23:1048-1054, 1995.<br />

Questo importante articolo identifica i parametri clinici, indipendenti dai reperti endoscopici,<br />

utili per predire la prognosi negativa per i pazienti con emorragia gastroenterica <strong>acuta</strong>.<br />

Esso fornisce inoltre un utile algoritmo per l’approccio clinico al paziente emorragico.<br />

Laine L, Peterson W: Bleeding peptic ulcer (Review). Med Prog 331:717-727, 1994.<br />

Questa review definisce le strategie per il trattamento dei pazienti con ulcera peptica sanguinante,<br />

basandosi su una dettagliata analisi <strong>del</strong>l’esperienza clinica. L’articolo è accompagnato<br />

da un’eccellente rassegna bibliografica.<br />

Lewis BS: Small intestinal bleeding. Gastroenterol Clin North Am 23: 67-91, 1994.<br />

Questo articolo riassume i criteri di valutazione dei pazienti con emorragia <strong>del</strong> piccolo<br />

intestino, analizzandone le cause, le strategie diagnostiche e le opzioni terapeutiche.<br />

Rikkers LF: The changing spectrum of treatment for variceal bleeding. Ann Surg 228:<br />

536:546, 1998.<br />

Questo articolo, destinato a divenire un classico <strong>del</strong>la letteratura scientifica, analizza la<br />

personale esperienza chirurgica degli autori nel trattamento dei pazienti con emorragia<br />

gastroenterica <strong>acuta</strong> secondaria ad ipertensione portale. L’articolo riporta l’approccio al<br />

trattamento di questi pazienti e l’evoluzione <strong>del</strong>le strategie terapeutiche nel corso degli<br />

ultimi 40 anni.<br />

Sanyal AJ, Freedman Aw, Luketic VA: Transjugular intrahepatic portosystemic shunts<br />

compared with endoscopic sclerotherapy for the prevention of recurrent variceal hemorrhage:<br />

A ramdomized, contolled trial. Ann Intern Med 126:849-857, 1997.<br />

L’articolo è uno dei primi studi comparativi tra shunt transgiugulare intraepatico portosistemico<br />

e procedure endoscopiche per la prevenzione <strong>del</strong>la recidiva emorragica da varici.Vengono<br />

<strong>del</strong>ineate nell’articolo pregi e difetti <strong>del</strong>le relative procedure.<br />

Szold A, Katz LB, Lewis BS: Surgical approach to occult gastrointestinal bleeding. Am J<br />

Surg 163:90-93, 1992.<br />

Questo articolo riassume l’esperienza di un singolo Centro nel trattamento di 89 pazienti<br />

consecutivi con emorragia ricorrente ad origine dall’intestino tenue. Sono sottolineate<br />

nell’articolo le difficoltà per giungere alla diagnosi e per operare una strategia terapeutica<br />

efficace.<br />

Wara P: Endoscopic prediction of major rebleeding: A prospective study of stigmata of<br />

hemorrhage in bleeding ulcer. Gastroenterology 88: 1029-1214, 1985.<br />

Questo articolo descrive un diffuso sistema di classificazione <strong>del</strong>le stigmate endoscopiche<br />

utilizzato per predire i rischi di recidiva emorragica nei pazienti con ulcera peptica sanguinante.<br />

Wolfe MM, Lichtenstein DR, Signh G: Gastrointestinal toxicity of nonsteroidal anti-inflammatory<br />

drugs. N Engl J Med 340:1888-1900, 1999.<br />

Questa rassegna riassume la patogenesi <strong>del</strong>le complicanze gastrointestinali indotte dai<br />

farmaci anti-infiammatori non steroidei.<br />

Zuckerman GR, Prakash C: Acute lower intestinal bleeding II. Etiology, therapy, and outcomes.<br />

Gastrointest Endosc 49:228-238, 1999.<br />

Questo completo articolo di revisione riassume importanti nozioni nel trattamento dei<br />

pazienti adulti con emorragia <strong>acuta</strong> <strong>del</strong> <strong>tratto</strong> <strong>gastroenterico</strong> inferiore.<br />

BIBLIOGRAFIA


EMORRAGIA ACUTA DEL TRATTO GASTROENTERICO 835

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