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Giustizia e libertà per i Cinque.pdf - Roma-cuba.org

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GIOVANNI FERRARO<br />

GIUSTIZIA E LIBERTÀ<br />

PER I CINQUE!<br />

1


Ai cinque Eroi della Repubblica di Cuba,<br />

prigionieri politici dell'Im<strong>per</strong>o,<br />

condannati <strong>per</strong> il crimine d'essere degni<br />

Ai loro nobili e valorosi familiari,<br />

con tutta l'ammirazione e l'affetto che meritano<br />

2


L'ostinata <strong>per</strong>secuzione giudiziaria contro i cinque patrioti <strong>cuba</strong>ni<br />

Le autorità federali che li hanno accusati sanno bene che le loro missioni erano quelle<br />

di difendere il proprio paese contro attacchi violenti ... La verità, la giustizia e la pace<br />

solamente possono essere onorate liberando questi <strong>cuba</strong>ni e <strong>per</strong>mettendo ad essi di<br />

ritornare al loro paese.<br />

(Ramsey Clark, già ministro della <strong>Giustizia</strong> degli Stati Uniti)<br />

Nell'anno 1997, i <strong>cuba</strong>noamericani controrivoluzionari, insediati soprattutto nel Sud<br />

della Florida, decisero di colpire il turismo verso l'Isola, divenuto la maggiore fonte di<br />

entrate <strong>per</strong> essa; ovviamente, non si preoccuparono delle vite di tanti <strong>cuba</strong>ni e visitatori<br />

stranieri, che sarebbero state poste in <strong>per</strong>icolo.<br />

Segnaliamo, in ordine cronologico, tali atti terroristici, realizzati o frustrati, qusi tutti<br />

accaduti all’Habana..<br />

Il 12 aprile, una bomba esplose nella discoteca dell'hotel Meliá Cohiba, nella capitale.<br />

Cominciava una serie di aggressioni terroristiche contro gli alberghi, eseguite da una<br />

rete di mercenari, costituita nell'America centrale da Luis Posada Carriles, con il<br />

finanziamento, da lui successivamente ammesso, della Fondazione Nazionale Cubano-<br />

Americana.<br />

Il 30 aprile, un ordigno esplosivo collocato al quindicesimo piano dell'albergo Meliá<br />

Cohiba fu sco<strong>per</strong>to e disattivato dalle forze speciali del ministero dell'Interno. La bomba<br />

era stata messa dal mercenario salvadoregno Francisco Chávez Abarca.<br />

Il 24 maggio scoppiò una carica esplosiva nella capitale messicana, all'ingresso degli<br />

uffici di Cubanacán. Francisco Chávez Abarca si trovava in Messico in quei giorni.<br />

Il 12 luglio, l'esplosione quasi simultanea di due ordigni, negli alberghi Capri e<br />

Nacional, provocò quattro feriti e danni agli impianti. L'autore confesso, catturato in<br />

seguito, fu il salvadoregno Raúl Ernesto Cruz León.<br />

Il 3 agosto, nelle Bahamas, scoppiò una carica posta all'entrata dell'ufficio di Havanatur,<br />

provocando danni all'installazione.<br />

3


Il 4 agosto esplose un ordigno nell'albergo Meliá Cohiba, con danni <strong>per</strong> gli impianti.<br />

L'autore risultò il salvadoregno Otto René Rodríguez Llerena.<br />

L'11 agosto, il comitato dei direttori della Fondazione Nazionale Cubano-Americana<br />

faceva pubblicare un messaggio a pagamento di una pagina, di appoggio agli attentati,<br />

sul Nuevo Herald, un giornale anticastrista di Miami. Lo stesso quotidiano, il giorno 14,<br />

commentava il comportamento della Fondazione, sotto il titolo “La Fondazione<br />

appoggia i recenti atti di sovversione”:<br />

La Fondazione Nazionale Cubano-Americana difese pubblicamente il diritto dei <strong>cuba</strong>ni<br />

a «scegliere gli strumenti che si trovino alla loro portata» <strong>per</strong> abbattere il governo di<br />

Fidel Castro, mediante un annuncio pagato di una pagina pubblicato il mercoledì nel<br />

Nuevo Herald.<br />

«Gli incidenti di ribellione interna che durante le ultime settimane si vengono<br />

succedendo attraverso l'isola, parlano chiaramente dell'esas<strong>per</strong>azione di un popolo che<br />

non si rassegna al destino di schiavitù e miseria nel quale lo ha inabissato il regime<br />

castrista», afferma la dichiarazione.<br />

Con un chiaro riferimento alle bombe che sono esplose in tre alberghi dell'Habana<br />

nelle ultime settimane la Fondazione indicò che «sostiene senza ambiguità o critiche<br />

ogni denuncia, scontro o atto di ribellione interna che sia indirizzato alla espulsione di<br />

Fidel e Raúl Castro dal potere».<br />

Aggiunse che le caratteristiche di questi «recenti incidenti» indicano «elementi<br />

altamente <strong>org</strong>anizzati dentro il paese», che molto probabilmente potrebbero essere<br />

militari.<br />

Il 22 agosto scoppiò una bomba nell'albergo Sol Palmeras di Varadero, con danni <strong>per</strong><br />

l'installazione. Ne furono responsabili i mercenari guatemaltechi J<strong>org</strong>e Venancio Ruiz e<br />

Marlon Antonio González Estrada.<br />

Il 4 settembre si ebbero quattro esplosioni nella capitale, negli alberghi Copacabana,<br />

Chateau Miramar e Tritón e nel ristorante La Bodeguita del Medio. Le conseguenze<br />

furono gravi: un morto, il giovane commerciante italiano Fabio Di Celmo; sette feriti.<br />

Fu arrestato l'autore, il salvadoregno Raúl Ernesto Cruz León.<br />

Il 19 ottobre fu evitato un altro atto terroristico. Fu trovato un ordigno, collocato<br />

all'interno di una vaschetta plastica dentro un minibus del servizio del turismo. Gli<br />

autori risultarono i guatemaltechi J<strong>org</strong>e Venancio Ruiz e Marlon Antonio González<br />

Estrada.<br />

Il 30 ottobre fu frustrato un nuovo tentativo criminoso: fu sco<strong>per</strong>to e disattivato un<br />

artefatto esplosivo, posto sotto un chiosco di vendita della Terminale numero 2<br />

4


dell'aeroporto internazionale José Martí. I responsabili erano stati i soliti guatemaltechi<br />

J<strong>org</strong>e Venancio Ruiz e Marlon Antonio González Estrada.<br />

Il 4 marzo 1998 furono arrestati, al loro arrivo nell'aeroporto internazionale José Martí, i<br />

mercenari guatemaltechi Nader Camal Musalam Barakat e María Elena González Meza.<br />

Furono sequestrati i materiali che portavano <strong>per</strong> preparare le cariche esplosive che<br />

intendevano far scoppiare in centri turistici e in luoghi pubblici della capitale.<br />

Rivelarono che avrebbero dovuto realizzare quattro atti di terrorismo, facendo scoppiare<br />

altrettante bombe in luoghi diversi e sostennero che la loro attività era stata <strong>org</strong>anizzata<br />

con i medesimi metodi che si erano impiegati con altri centroamericani inviati<br />

precedentemente a Cuba.<br />

Il 19 maggio sbarcavano sulla costa di Pinar del Rio i terroristi Ernestino Abreu Horta e<br />

Vicente Marcelino Martínez Rodríguez, residenti negli Stati Uniti. Erano giunti con la<br />

missione di creare un focolaio di banditismo sulle montagne. Furono arrestati il 28 e<br />

vennero sequestrate le armi e le munizioni che avevano.<br />

Il 10 giugno, nell'aeroporto José Martí, fu catturato il mercenario salvadoregno Otto<br />

René Rodríguez Llerena, in possesso di esplosivo plastico, capsule detonanti e altri<br />

mezzi che intendeva utilizzare <strong>per</strong> atti terroristici.<br />

L'impiego di tanti centroamericani <strong>per</strong> tentare di ridurre il flusso turistico verso Cuba<br />

era stato efficacemente contrastato dalle autorità <strong>cuba</strong>ne. Perciò, in Miami, la mafia<br />

terrorista riprese in considerazione vecchi progetti di far esplodere, in terra o in volo,<br />

aerei civili con turisti, diretti all'Habana o a Varadero. Alcuni patrioti <strong>cuba</strong>ni, infiltrati<br />

nei gruppi anticastristi, cominciarono a comunicare ai loro su<strong>per</strong>iori i dettagli di tali<br />

feroci propositi. Dinanzi al crescente <strong>per</strong>icolo di nuovi attentati con bombe contro le<br />

linee aeree civili, varie note informative furono inviate dal governo <strong>cuba</strong>no a quello<br />

degli Stati Uniti mediante la Sezione di interessi degli Stati Uniti (SINA) all'Habana.<br />

Fidel Castro decise di indirizzare un messaggio urgente e segreto al presidente William<br />

Clinton e affidò il compito di consegnarlo al celebre scrittore colombiano Gabriel<br />

García Márquez. La “Relazione di Gabriel García Márquez sulla missione sollecitata di<br />

fare arrivare il messaggio al presidente Clinton”, datata 13 maggio 1998, è stata letta<br />

integralmente dal leader <strong>cuba</strong>no in un discorso tenuto il 20 maggio 2005.<br />

Nel rapporto di García Márquez si fa riferimento a un colloquio che aveva tenuto nel<br />

settembre 1997 con Clinton nell'Ufficio Ovale della Casa Bianca. In quella occasione,<br />

rivela García Márquez, «si trattò a fondo l'abbattimento degli aerei da turismo a Cuba e<br />

si menzionò l'idea che il Papa fosse il mediatore degli Stati Uniti durante la sua visita a<br />

Cuba».<br />

5


Nel messaggio confidenziale a Clinton, Castro intendeva avvisarlo dei progetti<br />

terroristici che erano stati sco<strong>per</strong>ti e che avrebbero potuto compromettere le vite dei<br />

cittadini non solo di Cuba ma pure degli Stati Uniti e di molte altre nazioni.<br />

Il testo preparato dal presidente <strong>cuba</strong>no, con sette temi, aveva <strong>per</strong> titolo “Sintesi delle<br />

parole comunicate a Gabriel García Márquez che può trasmettere confidenzialmente al<br />

presidente Clinton”.<br />

Il primo punto riguardava gli atti terroristici <strong>org</strong>anizzati e finanziati nel territorio degli<br />

Stati Uniti contro il popolo <strong>cuba</strong>no.<br />

Trascriviamo, testualmente, le parole di Castro:<br />

Punto 1<br />

Una questione importante. Si mantengono piani di attività terroristica contro Cuba,<br />

pagati dalla Fondazione Nazionale Cubano-Americana ed usando mercenari<br />

centroamericani. Si sono già realizzati due nuovi tentativi di far esplodere bombe in<br />

nostri centri turistici prima e dopo la visita del Papa. Nel primo caso, i responsabili<br />

poterono scappare, ritornando <strong>per</strong> via aerea al Centroamerica senza conseguire i loro<br />

propositi, lasciando abbandonati i mezzi tecnici e gli esplosivi, che furono sequestrati.<br />

Nel secondo tentativo, furono arrestati tre mercenari, sottraendo a essi gli esplosivi e<br />

altri mezzi. Sono di nazionalità guatemalteca. Per ciascuna delle quattro bombe che<br />

sarebbero dovute scoppiare, avrebbero ricevuto 1500 dollari.<br />

Entrambi i casi furono contrattati e riforniti da agenti della rete creata dalla<br />

Fondazione Nazionale Cubano-Americana. Ora stanno progettando e dando già passi<br />

<strong>per</strong> far esplodere bombe in aerei delle linee <strong>cuba</strong>ne o di altra nazione che viaggino a/da<br />

Cuba trasportando turisti da e verso paesi latinoamericani. Il metodo è analogo:<br />

collocare il dispositivo di piccola dimensione in un luogo occulto dell'aereo, esplosivo<br />

potente, detonante controllato da un orologio digitale che può essere programmato<br />

<strong>per</strong>sino con 99 ore di anticipo, abbandonare l'aereo normalmente nel luogo di<br />

destinazione. L'esplosione si produrrebbe in terra o in pieno volo successivo.<br />

Procedimenti veramente diabolici: meccanismi facili da montare, componenti quasi<br />

impossibili da scoprire, allenamento minimo <strong>per</strong> il loro impiego, impunità quasi totale.<br />

Enormemente <strong>per</strong>icolosi <strong>per</strong> le linee aeree, installazioni turistiche o di qualunque altro<br />

tipo. Strumenti utilizzabili <strong>per</strong> crimini e delitti molto gravi. Se arrivano a divulgarsi e<br />

conoscersi tali possibilità, possono convertirsi in un'epidemia come avvenne in altri<br />

tempi con i sequestri di aerei. Altri gruppi estremisti di origine <strong>cuba</strong>na radicati negli<br />

Stati Uniti cominciano a muoversi in questa direzione.<br />

Le agenzie di polizia e d'Intelligence degli Stati Uniti possiedono informazioni degne di<br />

fede e sufficienti dei principali responsabili. Se realmente lo desiderano, possono fare<br />

6


abortire in tempo questa nuova forma di terrorismo. Impossibile frenarla, se gli Stati<br />

Uniti non compiono l'elementare dovere di combatterla. Non si può lasciare la<br />

responsabilità di farlo solamente a Cuba; molto presto potrebbe essere vittima di tali<br />

atti qualsiasi paese del mondo.<br />

García Márquez non incontrò Clinton ma fu ricevuto, la mattina del 6 maggio 1998, alla<br />

Casa Bianca, da Thomas Mc Larty, che aveva da poco rinunciato al suo incarico di<br />

consigliere del presidente <strong>per</strong> l'America Latina, e da tre alti funzionari del Consiglio <strong>per</strong><br />

la Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti (NSC): Richard Clarke, James Dobbins e Jeff<br />

Delaurentis. La riunione durò 50 minuti. I quattro lessero i sette punti del messaggio;<br />

poi lo scrittore rivolse a essi la “prima domanda <strong>per</strong>sonale che mi aveva suggerito<br />

Fidel”: «Non sarebbe possibile che l'FBI stabilisca un contatto con i suoi omologhi<br />

<strong>cuba</strong>ni <strong>per</strong> una lotta comune contro il terrorismo?».<br />

Clarke disse che l'idea era “molto buona” e, più tardi,precisò che essi avrebbero fatto “i<br />

passi immediati <strong>per</strong> un piano congiunto di Cuba e degli Stati Uniti contro il terrorismo”.<br />

Nel colloquio si parlò di Mortimer Zuckerman, proprietario della rivista “US News and<br />

World Report”, che era andato all'Habana nel febbraio e aveva conversato con Fidel<br />

Castro due volte, <strong>per</strong> ben 12 ore. García Márquez non poté sa<strong>per</strong>e se egli aveva<br />

informato Clinton dei propri colloqui con il presidente <strong>cuba</strong>no.<br />

Nel <strong>per</strong>iodo immediatamente successivo, il ministero degli Esteri degli Stati Uniti e la<br />

Sezione di Interessi all'Habana mostrarono una disposizione alla collaborazione <strong>per</strong> una<br />

lotta comune contro il terrorismo. Il 20 maggio, il presidente del Parlamento <strong>cuba</strong>no,<br />

Ricardo Alarcón de Quesada, ricevette da Washington una chiamata di John Hamilton:<br />

gli veniva comunicata la disposizione a inviare es<strong>per</strong>ti nordamericani all'Habana <strong>per</strong><br />

analizzare con i colleghi dell'isola le prove che possedevano sui rischi di atti terroristici<br />

contro aerei diretti a Cuba.<br />

Nelle due prime settimane di giugno si preparò l'invio a Cuba di una delegazione<br />

dell'FBI (Ufficio Federale delle Investigazioni), che arrivò all'Habana il 15.<br />

Citiamo ora, integralmente, un'ampia informazione fornita da Fidel Castro nel discorso<br />

del 20 maggio 2005:<br />

16-17 giugno del 1998: si effettuano varie riunioni congiunte all'Habana tra es<strong>per</strong>ti<br />

<strong>cuba</strong>ni e ufficiali nordamericani dell'FBI sul tema dei piani di attentati terroristici. Si<br />

consegna alla delegazione nordamericana dell'FBI abbondante informazione<br />

documentale e testimoniale. I materiali consegnati includevano 64 fogli nei quali si<br />

apportavano elementi investigativi riguardo a 31 azioni e piani terroristici contro il<br />

7


nostro paese, occorsi tra 1990 e 1998. Alla maggior parte di queste azioni era vincolata<br />

la Fondazione Nazionale Cubano-Americana che, inoltre, <strong>org</strong>anizzò e finanziò le più<br />

<strong>per</strong>icolose, specialmente quelle eseguite dalla struttura terroristica diretta da Luis<br />

Posada Carriles in Centroamerica. Si allegarono relazioni dettagliate e fotografie<br />

dell'armamento, degli esplosivi e dei mezzi sequestrati in ciascun fatto. Inoltre, si<br />

consegnarono 51 fogli con informazioni sul denaro somministrato dalla Fondazione<br />

Nazionale Cubano-Americana a differenti gruppi terroristici <strong>per</strong> realizzare azioni<br />

contro Cuba; si inclusero anche le registrazioni di 14 conversazioni telefoniche di Luis<br />

Posada Carriles nelle quali offriva informazioni intorno ad azioni terroristiche contro<br />

Cuba; dati <strong>per</strong> ubicare Posada Carriles, tali come indirizzi delle sue residenze, luoghi<br />

che frequentava, caratteristiche delle automobili e targhe nel Salvador, in Honduras,<br />

Costa Rica, Repubblica Dominicana, Guatemala e Panama. Si consegnarono anche le<br />

trascrizioni di 8 conversazioni di terroristi detenuti a Cuba nelle quali rivelano i loro<br />

vincoli con Posada Carriles.<br />

Gli ufficiali dell'FBI ricevettero ancora 60 fogli con le schede di 40 terroristi di origine<br />

<strong>cuba</strong>na, in maggioranza residenti in Miami, inclusi i dati <strong>per</strong> la loro ubicazione.<br />

Portarono, inoltre, con sé tre campioni di sostanze esplosive di 2 grammi ciascuna,<br />

delle bombe disattivate prima di esplodere nell'hotel Melía Cohiba il 30 aprile 1997 e<br />

in un minibus turistico il 19 ottobre 1997, così come dell'ordigno esplosivo sequestrato<br />

a due terroristi guatemaltechi il 4 marzo 1998.<br />

Si consegnarono, inoltre, 5 videocassette e 8 audiocassette con dichiarazioni dei<br />

terroristi centroamericani arrestati <strong>per</strong> la collocazione di bombe negli alberghi, nelle<br />

quali narrano i loro vincoli con <strong>org</strong>anizzazioni terroristiche <strong>cuba</strong>ne che o<strong>per</strong>ano dagli<br />

Stati Uniti e in particolare con Luis Posada Carriles.<br />

La parte nordamericana riconobbe il valore delle informazioni ricevute e s'impegnò a<br />

dare risposta dell'analisi realizzata di questi materiali nel più breve termine.<br />

Trascorrono stranamente quasi tre mesi senza la risposta seria promessa. Si ricevono<br />

solo alcune notizie senza importanza.<br />

Il 12 settembre – prestino tutta l'attenzione, non si erano compiuti tre mesi – sono<br />

arrestati i cinque compagni, oggi Eroi della Repubblica di Cuba che, trasferiti in<br />

Miami, costituivano la principale fonte d'informazione sulle attività terroristiche contro<br />

il nostro paese. Non risultò detenuto nessun terrorista in nessuna parte, risultarono<br />

detenuti i compagni che avevano fornito le informazioni – benché, naturalmente, non ci<br />

fosse alcun elemento <strong>per</strong> identificare le fonti – <strong>per</strong>ò ciò che sì poterono apprezzare è<br />

che c'erano informazioni serie e degne di fede e che le nostre denunce erano molto ben<br />

fondate, erano esatte; naturalmente, non le uniche, <strong>per</strong>ò erano tra le fondamentali.<br />

8


Uno di loro aveva la missione di seguire le attività nientemeno che di Orlando Bosch,<br />

al quale là concessero l'indulto, malgrado i suoi mostruosi crimini.<br />

Che era successo realmente? La direzione della mafia di Miami si era resa conto dei<br />

contatti e degli scambi tra le autorità di Cuba e degli Stati Uniti con relazione ai brutali<br />

atti di terrore che venivano commettendosi impunemente contro il nostro paese e mosse<br />

tutte le proprie forze e influenze – che, come si sa, sono molte – <strong>per</strong> impedire a<br />

qualunque costo qualsiasi avanzata in questo terreno.<br />

Chi fu uno dei responsabili principali della rottura dei contatti? Il capo dell'FBI a<br />

Miami: Héctor Pesquera...<br />

Si conosce che ai livelli più alti dell'FBI c'era una determinata resistenza all'idea di<br />

rom<strong>per</strong>e gli scambi con Cuba, <strong>per</strong>ò la spinta e l'influenza politica della mafia poterono<br />

di più. Poterono più, addirittura, del Presidente degli Stati Uniti e del Consiglio <strong>per</strong> la<br />

Sicurezza Nazionale di questo paese, era evidente.<br />

Senza dubbio, l'FBI veniva già seguendo i passi del gruppo antiterrorista <strong>cuba</strong>no, la cui<br />

informazione riguardante i piani di fare esplodere aerei a terra o in pieno volo, io<br />

avevo fatto arrivare al presidente degli Stati Uniti. Tali atti mostruosi potevano costare<br />

la vita tanto a cittadini <strong>cuba</strong>ni come a nordamericani, molti dei quali viaggiavano verso<br />

Cuba in questi aerei.<br />

Pesquera, il capo dell'FBI a Miami, concentrò tutte le sue forze nell'identificare e nel<br />

<strong>per</strong>seguire e mettere sotto processo i <strong>cuba</strong>ni...<br />

Malgrado l'arresto di dieci <strong>cuba</strong>ni, che si erano infiltrati tra gli anticastristi <strong>per</strong> scoprirne<br />

i piani criminali e farli fallire, il presidente <strong>cuba</strong>no mantenne la disponibilità alla<br />

collaborazione con le autorità nordamericane nella lotta contro il terrorismo.<br />

In un'intervista concessa, il 19 ottobre, alla giornalista Lucia Newman della CNN a<br />

Oporto (Portogallo), durante un Vertice Iberoamericano, Fidel Castro dichiarò:<br />

Siamo disposti a collaborare nella lotta contro attività terroristiche che possano colpire<br />

Cuba o gli Stati Uniti.<br />

Gli Stati Uniti corrono un rischio potenziale con relazione alle centinaia di<br />

<strong>org</strong>anizzazioni estremiste, molte delle quali esistono armate negli stessi Stati Uniti, ed<br />

alcuni dei procedimenti che usano contro Cuba possono usarli là, <strong>per</strong>ché alcuni di<br />

questi sono sviluppati, sofisticati. Noi abbiamo prospettato alle autorità degli Stati<br />

Uniti, abbiamo comunicato a esse le es<strong>per</strong>ienze, i metodi terroristici che si usano<br />

contro il nostro paese, il che è un contributo che può aiutarli a difendersi, <strong>per</strong>ché lo<br />

considero un paese molto vulnerabile davanti a questo tipo di attacchi.<br />

9


Nel discorso del 20 maggio 2005, il presidente <strong>cuba</strong>no rilevava:<br />

La cosa più drammatica <strong>per</strong> il popolo americano è che mentre Pesquera e i suoi<br />

subordinati si consacravano con accanimento alla <strong>per</strong>secuzione, all'arresto e alla<br />

messa sotto processo scandalosamente dei <strong>cuba</strong>ni, non meno di 14 dei 19 partecipanti<br />

agli attacchi dell'11 settembre contro le Torri Gemelle di New York e altri obiettivi<br />

vivevano e si addestravano precisamente nell'area di responsabilità e sotto il naso di<br />

Pesquera.<br />

Erano appena trascorsi tre anni dall'arresto dei nostri compagni dotati di spirito di<br />

sacrificio e valorosi – che con le notizie che raccolsero e che furono poste da Cuba a<br />

disposizione del popolo degli Stati Uniti forse salvarono numerose vite di cittadini di<br />

questo paese – quando migliaia di nordamericani morirono quel funesto giorno del<br />

2001. Cioè non erano passati in realtà tre anni da quell'arresto e migliaia di <strong>per</strong>sone<br />

<strong>per</strong>irono là in New York, vittime di un attentato, <strong>per</strong> il quale la immensa maggioranza<br />

degli autori si allenò nella Florida.<br />

Dunque, nel giugno 1998, le autorità della Sicurezza dello Stato <strong>cuba</strong>no avevano<br />

consegnato ai funzionari dell'FBI un'ampia informazione sui criminali e sulle<br />

associazioni terroristiche anti<strong>cuba</strong>ne che, in servizio <strong>per</strong>manente effettivo, hanno<br />

praticato, dal 1959 in poi, gli atti più ostili contro la popolazione dell'Isola, progettati in<br />

territorio nordamericano, soprattutto nel Sud della Florida. Erano stati offerti<br />

innumerevoli dati, sufficienti <strong>per</strong> fare arrestare, processare e condannare parecchi<br />

<strong>per</strong>icolosi delinquenti, secondo le leggi degli Stati Uniti.<br />

Cuba ha presentato in molte occasioni a Washington proposte di collaborazione <strong>per</strong><br />

combattere il flagello del terrorismo ma il governo statunitense non ha voluto stabilire<br />

un accordo di coo<strong>per</strong>azione bilaterale sistematico in questo senso.<br />

Facciamo, ora, riferimento a un fatto accaduto nell'agosto 1998, poco dopo l'arrivo dei<br />

funzionari dell'FBI all'Habana, <strong>per</strong>ché dimostra la costante buona volontà delle<br />

istituzioni <strong>cuba</strong>ne nel tentare di dialogare con il potente vicino del Nord.<br />

Il giornale The New York Times fece un'ampia intervista a Luis Posada Carriles e gli<br />

dedicò due articoli molto estesi, il 12 e 13 luglio 1998. Il terrorista ammetteva la propria<br />

corresponsabilità negli attentati del 1997: diceva che la realizzazione di essi era stata<br />

affidata a un suo subordinato e faceva molte dichiarazioni compromettenti sui vincoli<br />

che aveva con la Fondazione Nazionale Cubano-Americana.<br />

Il “guerriero” disse che gli attentati erano stati <strong>org</strong>anizzati da un gruppo sovversivo<br />

radicato in Miami e subordinato alla FNCA, che finanziava le o<strong>per</strong>azioni criminose.<br />

10


L'intervistato confessava che la FNCA aveva pagato e predisposto la sua fuga dal<br />

carcere, in Venezuela, nel 1985. Il criminale sosteneva, senza reticenza, che la FNCA<br />

gli aveva consegnato il denaro <strong>per</strong> preparare gli attacchi con bombe contro gli alberghi<br />

dell’Habana, nel 1997.<br />

La FNCA, successivamente, chiese al terrorista di smentire le sue rivelazioni e lo<br />

ottenne, ma le conversazioni erano state registrate e gli autori degli articoli, Ann Louise<br />

Bardach e Larry Rother, non si fecero intimidire dalla minaccia della FNCA di<br />

querelare il giornale <strong>per</strong> diffamazione.<br />

In quell'occasione le autorità <strong>cuba</strong>ne vollero offrire al The New York Times la più<br />

ampia documentazione sul terrorismo anti<strong>cuba</strong>no preparato in Miami e stabilirono di<br />

fare cessare l'attività di uno degli agenti infiltrati nell'ala militare della FNCA e nel<br />

gruppo Cuba Independiente y Democrática (CID), lo scrittore guatemalteco Percy<br />

Francisco Alvarado Godoy. Così, questi avrebbe potuto comunicare al quotidiano di<br />

New York alcune prove della responsabilità della Fondazione nella preparazione, nel<br />

finanziamento e nell'esecuzione degli attentati del 1997. Alvarado Godoy aveva<br />

ricevuto denaro e ordini di eseguire atti terroristici e il presidente e due direttori della<br />

FNCA lo avevano posto in contatto con Posada Carriles, che lo addestrò e gli consegnò<br />

l'esplosivo con il quale avrebbe dovuto provocare una strage nel cabaret Tropicana<br />

dell'Habana.<br />

L'agente segreto della Sicurezza <strong>cuba</strong>na fu convocato all'Habana il 5 agosto e il 13 fu<br />

intervistato, <strong>per</strong> il New York Times, da Timothy Golden, che registrò tre ore di<br />

conversazione con il “testimone e partecipe” dei piani di attentato contro le installazioni<br />

turistiche <strong>cuba</strong>ne finanziati dalla FNCA.<br />

Lo stesso Timothy Golden poté parlare nella capitale con cinque terroristi, mercenari<br />

centroamericani detenuti, poi con molti ufficiali della Sicurezza dello Stato <strong>cuba</strong>no e<br />

ricevette importanti informazioni e chiarimenti da Fidel Castro e da Ricardo Alarcón de<br />

Quesada.<br />

Con un comportamento riprovevole, il giornale non pubblicò nulla delle tante<br />

comunicazioni ottenute. L’articolista, il 5 gennaio 2003, arrivò a muovere varie <strong>per</strong>fide<br />

accuse contro Cuba e i cinque antiterroristi prigionieri dell'Im<strong>per</strong>o.<br />

Un mese dopo la visita di Timothy Golden all'Habana, dieci <strong>cuba</strong>ni, che combattevano<br />

il terrorismo, furono arrestati a Miami.<br />

Alvarado Godoy, in un intervento apparso sul quotidiano <strong>cuba</strong>no Granma, il 7 giugno<br />

2004, dal titolo “Il mea culpa che ancora manca da riconoscere al The New York<br />

Times”, così commentava la squallida condotta di quel quotidiano:<br />

In reiterate occasioni mi domando:<br />

11


Si sarebbe potuto sviluppare questo giudizio falsato contro i nostri <strong>Cinque</strong> Eroi in<br />

Miami, se Timothy Golden e The New York Times avessero pubblicato tutta la verità sul<br />

terrorismo contro Cuba? Sarebbe stata la stessa la sorte affrontata da loro e uguale la<br />

<strong>per</strong>cezione del pubblico nordamericano? Avrebbero trionfato, forse, con la stessa<br />

facilità come successe, l'intolleranza e l'odio contro Cuba? Non si sarebbero, forse,<br />

evitati altri atti terroristici occorsi posteriormente a questi eventi, come il tentativo di<br />

assassinare Fidel in Panama o la infiltrazione di terroristi nell'aprile del 2001 con la<br />

finalità di fare esplodere bombe nel Tropicana?<br />

Non c'è il minimo dubbio che The New York Times ha un grande debito con Cuba e con<br />

me in particolare. Un grande debito pure con la verità, che tradì <strong>per</strong> sfacciata<br />

omissione o <strong>per</strong> un discutibile compromesso con la destra estrema di Miami e con<br />

l’Amministrazione nordamericana. Però la cosa più criticabile <strong>per</strong> un giornale sono i<br />

debiti che contrasse con i propri lettori, che pure tradì e derubò di una importante<br />

verità. Se il quotidiano si vanta di essere capace di riparare errori, credo che sia<br />

arrivato il momento di utilizzare un sincero mea culpa <strong>per</strong> avere nascosto la verità in<br />

questo capitolo del terrorismo contro Cuba...<br />

Il 12 settembre 1998, l'FBI catturò, all'alba, dieci appartenenti a una presunta rete<br />

<strong>cuba</strong>na di spie, residenti in Miami-Dade. Il ministero della <strong>Giustizia</strong> accusò 14 <strong>cuba</strong>ni,<br />

con domicilio nel Sud della Florida, che non si erano registrati come agenti di un<br />

governo straniero, di “cospirazione <strong>per</strong> raccogliere e consegnare documentazione sulla<br />

difesa, con lo scopo di aiutare un governo straniero, cioè quello della Repubblica di<br />

Cuba”. Fonti di governo rivelarono successivamente che tale “attività illecita” era<br />

oggetto di vigilanza dal 1994. Prima della cattura dei <strong>cuba</strong>ni, gli agenti governativi<br />

avevano compiuto cinque violazioni dei domicili dei vigilati, all’insaputa di essi, <strong>per</strong><br />

cercare di ottenere, con tali <strong>per</strong>quisizioni, delle prove incriminatorie.<br />

Tali “visite” negli appartamenti dei sorvegliati furono autorizzate da un tribunale che<br />

o<strong>per</strong>a segretamente, il Tribunale di vigilanza dell’Intelligence straniera (Foreign<br />

Intelligence Surveillance Court), che si avvale d’una legge (Legge di vigilanza<br />

dell’Intelligence straniera) che autorizza la violazione del domicilio e delle varie<br />

protezioni individuali garantite dalla Carta Costituzionale degli Stati Uniti.<br />

William Blum ha ricordato che The Miami Herald del 16 settembre 1998 pubblicò che<br />

l’FBI avrebbe arrestato i <strong>Cinque</strong> poiché sospettava che potessero allontanarsi dagli Stati<br />

Uniti dopo che ad uno di essi erano stati rubati un computer ed alcuni dischetti da lui<br />

ado<strong>per</strong>ati, dove si trovavano notizie sull’attività di Intelligence che lo riguardava.<br />

12


Quattro dei ricercati non furono trovati e le autorità ritennero che fossero tornati a Cuba.<br />

<strong>Cinque</strong> dei dieci arrestati arrivarono, in seguito, ad accordi con l'Accusa, <strong>per</strong> evitare<br />

pene più dure, ricevendo sentenze fra tre e sette anni di prigione. Per gli altri cinque, i<br />

più risoluti di carattere, fu stabilito un diverso trattamento giudiziario. I <strong>cuba</strong>ni furono<br />

trasferiti, subito dopo la cattura, al Quartier generale dell’FBI di Miami, dove furono<br />

interrogati ininterrottamente <strong>per</strong> sei ore, in assenza di avvocati.<br />

Il 14 settembre furono condotti davanti ad una Corte di Miami, dove vennero assegnati<br />

gli avvocati difensori d’ufficio. L’Ufficio del difensore pubblico della città poté<br />

designarli con difficoltà.<br />

17 degli avvocati proposti non vollero accettare l’incarico e motivarono la propria<br />

indisponibilità con la paura che la loro futura attività professionale potesse venire<br />

negativamente compromessa,se avessero dato l’impressione di voler proteggere alcune<br />

spie castriste, in uno Stato dove i <strong>cuba</strong>ni controrivoluzionari sono tanto influenti e<br />

prepotenti.<br />

Paul Mc Kenna, avvocato di Gerardo Hernàndez, ha così commentato tale<br />

comportamento:<br />

“Già con questo precedente, il giudizio, secondo la nostra legislazione, non si sarebbe<br />

potuto celebrare in Miami”.<br />

Il 29 di settembre fu negata la possibilità della <strong>libertà</strong> provvisoria mediante il<br />

pagamento d’una cauzione.<br />

Tre dei detenuti furono accusati di avere trasmesso a Cuba “informazione relativa alla<br />

difesa nazionale degli Stati Uniti... con la intenzione e con ragioni <strong>per</strong> credere che la<br />

medesima si utilizzerebbe a danno degli Stati Uniti”. Solo due dei catturati furono<br />

immediatamente identificati: René González Sehwerert e Antonio Guerrero Rodríguez,<br />

nati negli Stati Uniti, <strong>per</strong>ciò con cittadinanza nordamericana. Gli altri. Luis Medina,<br />

Rubén Campa e Manuel Viramontes, non rivelarono i loro veri nomi e l'FBI non li<br />

scoprì. Solo il 6 dicembre 2000 la Difesa, all'inizio dell'udienza orale del giudizio,<br />

avrebbe comunicato l'identità dei tre: Ramón Labañino Salazar (Luis Medina),<br />

Fernando González Llort (Rubén Campa) e Gerardo Hernández Nordelo (Manuel<br />

Viramontes).<br />

Rodolfo Dávalos Fernández, prestigioso titolare della Facoltà di Diritto dell'Università<br />

dell'Habana, ha rivelato al quotidiano <strong>cuba</strong>no Juventud Rebelde (Gioventù Ribelle),<br />

nell'edizione dell'8 febbraio 2004:<br />

Il sabato della detenzione furono condotti al Quartier Generale dell'FBI della Città di<br />

Miami. L'Ufficio federale degli avvocati di ufficio non sarebbe stato a<strong>per</strong>to fino al<br />

13


prossimo lunedì e gli ufficiali dell'FBI avrebbero avuto l'opportunità di “conversare”<br />

con i detenuti <strong>per</strong> “proporre” alcuni accordi. Le proposte furono chiare. Se gli accusati<br />

avessero affermato che stavano cospirando contro gli Stati Uniti e che si proponevano<br />

di ottenere informazioni sulla sicurezza nazionale, avrebbero ricevuto in cambio alcune<br />

lievi condanne a proposta del governo, sulla base dell'imputazione di Agente Straniero<br />

non dichiarato e, naturalmente, non sarebbero andati a un processo con giurati, ma si<br />

sarebbe fatto un accordo nella Corte. Se non avessero accettato, sarebbero stati<br />

accusati di Cospirazione contro gli Stati Uniti e di Cospirazione <strong>per</strong> commettere<br />

spionaggio, oltre all'imputazione di Agente Straniero non dichiarato.<br />

Per chiunque poteva apparire una buona proposta. Per un patriota <strong>cuba</strong>no era<br />

mancare alla verità.<br />

Gli accusati non avevano avuto l'intenzione di ottenere alcuna informazione sulla<br />

sicurezza nazionale degli Stati Uniti, non avevano ricevuto una richiesta di ottenerla,<br />

non avevano realizzato un atto contro questo paese durante tutto il tempo della loro<br />

<strong>per</strong>manenza lì. Perché dire che erano un <strong>per</strong>icolo <strong>per</strong> la sicurezza nazionale degli Stati<br />

Uniti? Dal punto di vista degli accusati, questa falsa confessione avrebbe implicato dire<br />

che Cuba era interessata alla sicurezza nazionale degli Stati Uniti e <strong>per</strong>tanto era una<br />

minaccia <strong>per</strong> questo paese, e benché “egoisticamente” questo potesse rappresentare<br />

qualche beneficio <strong>per</strong>sonale <strong>per</strong> i nostri patrioti, sarebbe stato cambiare totalmente il<br />

significato delle loro vite. Essi stavano proteggendo Cuba e i <strong>cuba</strong>ni. Una<br />

dichiarazione disonesta sarebbe stata utilizzata contro la loro Patria. Erano rimasti in<br />

quel paese <strong>per</strong> controllare le possibili attività di gruppi terroristici, i loro rapporti a<br />

Cuba si trasmettevano in codici segreti, <strong>per</strong>ò il loro contenuto non recava alcuna<br />

informazione sulla sicurezza nazionale nordamericana.<br />

I <strong>Cinque</strong> non accettarono l'indegna proposta e assunsero le conseguenze di comparire<br />

davanti a una Corte a dire la loro verità, l'unica verità.<br />

Immediatamente il governo avrebbe dato il primo colpo contro di loro, con il<br />

rinchiuderli in confinamento solitario in celle di castigo (il buco) <strong>per</strong> 17 mesi.<br />

Le proposte fatte ai <strong>Cinque</strong> <strong>per</strong>seguivano il fine di porre sotto accusa il governo <strong>cuba</strong>no.<br />

Chi aveva indagato sapeva che i prigionieri non costituivano un <strong>per</strong>icolo <strong>per</strong> la<br />

sicurezza nazionale degli Stati Uniti e che non avevano commesso spionaggio.<br />

Héctor Pesquera, capo dell'Ufficio Federale di Investigazioni del Sud della Florida, ha<br />

ripetutamente dichiarato che la sua proposta di incarcerare e processare i <strong>cuba</strong>ni, agenti<br />

stranieri non dichiarati, provocò resistenza e contrarietà nei livelli più alti del ministero<br />

della <strong>Giustizia</strong>. Egli dovette “<strong>per</strong>suadere” Janet Reno, ministro della <strong>Giustizia</strong> in quel<br />

14


tempo. Pesquera ha rivelato che “altri non volevano toccare questo”. Evidentemente, i<br />

funzionari che dubitavano comprendevano l'arbitrarietà di mettere sotto processo i<br />

<strong>Cinque</strong> <strong>per</strong> spionaggio. È possibile che il ministro della <strong>Giustizia</strong> di un governo allora<br />

espressione del Partito Democratico abbia accettato di accusare i patrioti <strong>cuba</strong>ni <strong>per</strong><br />

contendere al Partito Repubblicano l'appoggio della mafia anticastrista<br />

<strong>cuba</strong>noamericana, tanto influente nella Florida. In un programma della radio di Miami,<br />

Pesquera, poco tempo dopo, disse che, appena arrivato da Portorico, aveva deciso di<br />

procedere rapidamente contro il gruppo dei <strong>cuba</strong>ni che si erano infiltrati tra gli<br />

anticastristi:<br />

“Io arrivai qui nel maggio di questo stesso anno, del 1998. Mi pongono a conoscenza di<br />

ciò che c’è. Cominciammo allora ad insistere in questa indagine … avrebbe dovuto<br />

cambiare di direzione e divenire allora un’investigazione criminale”.<br />

Pesquera s’era già distinto, a favore della FNCA e dei terroristi ad essa collegati, nel<br />

1997-1998, dopo che, nell’ottobre 1997, il servizio di vigilanza costiera degli Stati Uniti<br />

aveva fermato, nelle acque di Portorico, un panfilo che, secondo le dichiarazioni di uno<br />

dei quattro uomini a bordo,si stava dirigendo verso l’isola Margarita, in Venezuela,<br />

dove il commando avrebbe dovuto tentare di assassinare Fidel Castro, che stava <strong>per</strong><br />

partecipare ad un Vertice dei Capi di Stato Iberoamericani in quella zona.<br />

I guardacoste sequestrarono, tra l’altro, due fucili con mira telescopica, marca Barret,<br />

calibro 50, un telefono satellitare, uniformi militari e munizioni.<br />

Tre degli arrestati erano strettamente legati alla FNCA. La stampa parlò di un gruppo<br />

paramilitare della FNCA. Uno dei fucili era di Francisco Hernández, uno dei massimi<br />

dirigenti della FNCA e successore di Mas Canosa alla testa della Fondazione dopo la<br />

morte di quello; l’imbarcazione risultò proprietà di José Antonio Llama, del Comitato<br />

esecutivo della FNCA. I due dirigenti della Federazione non furono molestati da<br />

Pesquera, capo dell’FBI di Portorico. Egli fece delle indagini inadeguate, <strong>per</strong> favorire<br />

gli arrestati, che furono presto liberati, sebbene fossero stati accusati di cospirazione <strong>per</strong><br />

commettere assassinio. Il magistrato cui era stato affidato il caso chiuse anch’egli gli<br />

occhi e le investigazioni giudiziarie furono sospese e poi dimenticate.<br />

A partire dal 29 settembre 1998, i <strong>Cinque</strong> furono rinchiusi, <strong>per</strong> 17 mesi, in anguste celle<br />

di isolamento, dove potevano muoversi con difficoltà e la luce era sempre accesa. Non<br />

potevano ricevere visite, corrispondenza, chiamate telefoniche. Era impedito qualsiasi<br />

contatto con i familiari (con un'eccezione, una sola volta, <strong>per</strong> uno di essi); non veniva<br />

<strong>per</strong>messo un incontro con gli avvocati d'ufficio, che li avrebbero rappresentati nel<br />

15


giudizio, i quali avevano necessità d'informarsi e di confrontare le idee <strong>per</strong> sviluppare<br />

con successo la difesa.<br />

Il confinamento nel Centro di detenzione federale di Miami fu durissimo, con un<br />

trattamento crudele, che violava l'Ottavo Emendamento della Costituzione degli Stati<br />

Uniti e tutti gli accordi internazionali sul trattamento dei reclusi.<br />

Citiamo un commento di www.cip.cu:<br />

29 settembre 1998: sono trasferiti alla cosiddetta Special House Unit (Unità di alloggio<br />

speciale), più conosciuta come il “buco”. Sono celle che hanno pavimento di cemento<br />

grezzo, con 15 piedi di lunghezza <strong>per</strong> 7 di larghezza, letto a castello metallico con due<br />

posti, tavola metallica e copriletto, pianerottolo di cemento armato con sedile del<br />

medesimo materiale, senza spalliera, latrina metallica, accanto alla quale si eleva un<br />

piccolo lavandino pure metallico, e sopra una lastra di metallo rettangolare che serve<br />

da specchio trasfigurato; possiede un piccolo bagno interno con doccia metallica, dove<br />

abbondano la muffa e l'umidità. Secondo il regolamento il tempo massimo <strong>per</strong><br />

mantenere un detenuto in queste condizioni è di 60 giorni, quando è colpevole dei casi<br />

più gravi come l'assassinio.<br />

Soffrendo quel tipo di tortura fisica e psicologica, i <strong>Cinque</strong> rimasero completamente<br />

isolati dal mondo esterno. La detenzione in confinamento solitario nel”buco”, <strong>per</strong> 17<br />

mesi, dei cinque, che non s’erano mai mostrati indisciplinati, violava le Regole minime<br />

delle Nazioni Unite <strong>per</strong> il trattamento dei reclusi, l’articolo settimo del Patto<br />

internazionale dei diritti civili e politici, l’Ottavo Emendamento della Costituzione degli<br />

Stati Uniti.<br />

I <strong>Cinque</strong> furono accusati di 26 violazioni delle leggi nordamericane: d’essere agenti<br />

stranieri non dichiarati, di cospirazione <strong>per</strong> o<strong>per</strong>are come agenti stranieri non registrati,<br />

di falsificazione di passaporto, falsificazione di identità, aiuto ed istigazione ad uno o<br />

più degli altri imputati, cospirazione e frode <strong>per</strong> ingannare il governo degli Stati<br />

Uniti,cospirazione <strong>per</strong> realizzare spionaggio, invio di informazioni ad un governo<br />

straniero relative alla difesa o sicurezza nazionale, etcetera etcetera.<br />

Il 19 ottobre, nell'intervista concessa alla catena televisiva nordamericana CNN in<br />

Portogallo, Fidel Castro disse che l'aveva meravigliato il fatto che il paese più spione<br />

del mondo avesse accusato di spionaggio il paese più spiato del mondo, e sostenne il<br />

diritto della nazione <strong>cuba</strong>na a informarsi dei piani dei gruppi terroristici contro l'Isola.<br />

16


Alla fine del 1998, l’associazione “Fratelli al Soccorso” chiese, davanti ad un tribunale<br />

della Florida, alcuni milioni di dollari d’indennizzo, che pretendeva dal governo <strong>cuba</strong>no<br />

<strong>per</strong> l’abbattimento di due aerei dell’<strong>org</strong>anizzazione, con quattro <strong>per</strong>sone a bordo,<br />

avvenuto il 24 febbraio 1996. Si reclamava, <strong>per</strong> tale risarcimento, l’utilizzo di fondi<br />

dello Stato <strong>cuba</strong>no congelati nella Banca Nordamericana.<br />

Solo il 7 maggio 1999, l'Accusa aggiunse, <strong>per</strong> Gerardo Hernández Nordelo,<br />

l'imputazione di cospirazione <strong>per</strong> commettere assassinio (in primo grado). L'accusa<br />

appariva quasi otto mesi dopo l'arresto e dopo più di cinque dall'inizio del processo. La<br />

stampa di Miami comunicò che si erano svolte alcune riunioni tra i rappresentanti<br />

dell'Accusa e i capi <strong>cuba</strong>noamericani controrivoluzionari e che questi ultimi avevano<br />

sollecitato la nuova imputazione, la più grave, <strong>per</strong> Hernández Nordelo. Gli stessi<br />

giornali diffusero la notizia dell'ultimo reato imputato prima che venisse resa ufficiale<br />

dall'Accusa. Il pubblico ministero Guy Lewis ebbe varie riunioni con i caporioni<br />

dell'anticastrismo e consegnò a essi documenti che i mezzi di informazione locali<br />

utilizzarono contro i <strong>Cinque</strong>.<br />

L'avvocato Paul Mc Kenna, difensore di Hernández Nordelo, ha ammesso che questi<br />

aveva ricevuto anche istruzioni <strong>per</strong> infiltrarsi nell'associazione Brothers to the Rescue<br />

(in spagnolo, Hermanos al Rescate, ovvero Fratelli al Soccorso), gruppo<br />

controrivoluzionario diretto da José Basulto. Mc Kenna riconobbe che il suo assistito<br />

comunicava le informazioni raccolte ai propri su<strong>per</strong>iori in Cuba ma si è detto convinto<br />

che l'accusato “fu solamente un capro espiatorio <strong>per</strong> il governo nordamericano e <strong>per</strong> la<br />

comunità di Miami, con lo scopo di soddisfare un desiderio di vendetta <strong>per</strong> questo<br />

tragico incidente”. Si riferiva all'abbattimento, il 24 febbraio 1996, di due piccoli aerei<br />

da turismo Cessna, del gruppo di Basulto, colpiti dai missili di un Mig <strong>cuba</strong>no, <strong>per</strong><br />

avere violato lo spazio aereo dell'isola. I morti furono quattro.<br />

Torniamo indietro nel tempo <strong>per</strong> comprendere come si arrivò a tale evento, facendo<br />

riferimento alle continue provocazioni di Basulto e dei suoi contro le autorità <strong>cuba</strong>ne.<br />

Basulto, che aveva collaborato con la CIA e si vantava d’avere mitragliato un albergo di<br />

Cuba, costituì un'<strong>org</strong>anizzazione destinata anche a raccogliere in mare i <strong>cuba</strong>ni in<br />

difficoltà che, a causa del maltempo, rischiavano di naufragare, mentre su imbarcazioni<br />

rudimentali o in canotti pneumatici tentavano di arrivare alla Florida. L'attività preferita<br />

era <strong>per</strong>ò la violazione della sovranità territoriale dell'Isola, con la pretesa dell'impunità,<br />

con piccole dimostrazioni di pochi o in accordo con altri.<br />

Il 13 luglio 1995 i guardacoste <strong>cuba</strong>ni impedirono la penetrazione nelle acque<br />

territoriali e nello spazio aereo dell'isola di una flotta di dodici imbarcazioni, sei aerei da<br />

17


turismo e due elicotteri. In quell'occasione, un aereo dei provocatori poté eludere il<br />

blocco e volò, a pochi metri di altezza, lungo il molo dell'Habana.<br />

Nel settembre 1995 risultò vano un analogo tentativo di un'altra flotta, dopo che una<br />

delle imbarcazioni, <strong>per</strong> il mare mosso, era naufragata vicino a Key West.<br />

Nel 1995 Basulto era volato fino all'Habana, accompagnato da un o<strong>per</strong>atore della NBC,<br />

ed era passato a volo radente sopra il centro della capitale, lanciando su di esso volantini<br />

di propaganda e medaglie religiose. Si diceva <strong>org</strong>oglioso dell'avere violato lo spazio<br />

aereo <strong>cuba</strong>no nove volte negli ultimi due anni.<br />

Dal settembre 1995 l'Amministrazione Federale dell'Aviazione (FAA) degli Stati Uniti<br />

indagava i voli dei “Fratelli al Soccorso” e aveva iniziato contro i responsabili di essi un<br />

processo accusatorio <strong>per</strong> “pilotare un aereo con matricola degli Stati Uniti dentro un<br />

paese straniero, senza eseguire i regolamenti di questo paese” e <strong>per</strong> “pilotare un aereo in<br />

maniera negligente o temeraria, ponendo in <strong>per</strong>icolo la vita e la proprietà altrui”.<br />

Basulto e i suoi si inserivano nelle frequenze delle radio delle torri di controllo degli<br />

aeroporti dell'Habana e di Varadero, il che rappresentava un <strong>per</strong>icolo <strong>per</strong> le manovre di<br />

partenza e di atterraggio dei voli.<br />

Il 9 e il 13 gennaio 1996 alcuni aerei dei “Fratelli al Soccorso” erano arrivati all'Habana,<br />

lanciando migliaia di volantini di propaganda controrivoluzionaria. Basulto si gloriava<br />

di attuare con i suoi voli “in azione di appoggio a un'insurrezione in Cuba”. Nel gennaio<br />

1996, davanti al Canale televisivo 23 di Miami, riaffermò il proposito di accentuare le<br />

violazioni dello spazio aereo dell'Isola, malgrado 23 note di protesta e di avvertenza<br />

inviate dal governo <strong>cuba</strong>no alle autorità nordamericane.<br />

Le autorità di Cuba avevano emesso chiarissime note ufficiali, avvisando che non<br />

avrebbero tollerato ulteriori violazioni del proprio spazio aereo e che i responsabili di<br />

tali atti ne avrebbero pagato le conseguenze. Il 23 febbraio 1996 l'Amministrazione<br />

Federale dell'Aviazione degli Stati Uniti definiva i voli dei Brothers to the Rescue come<br />

“una sfida” al governo <strong>cuba</strong>no. Però i piani di volo, ovviamente falsi, presentati dai<br />

piloti di Basulto <strong>per</strong> il 24 febbraio, furono approvati.<br />

Il 24 tre aerei da turismo del gruppo, con alla testa quello di Basulto, verso le tre del<br />

pomeriggio, passarono oltre il 24° parallelo, dove inizia l'area che precede il limite delle<br />

12 miglia, che non va su<strong>per</strong>ato e ha una difesa aerea predisposta.<br />

Il capo del gruppo trasmise <strong>per</strong> radio al Centro di controllo aereo dell'Habana che era<br />

intenzionato a volare verso sud. Il Centro rispose: “La informiamo che la zona situata a<br />

nord dell'Habana si trova attivata. Assumono un rischio con il volare a sud del parallelo<br />

24”. I piloti dettero nota verbalmente di avere ricevuto l'avvertenza ma non ne tennero<br />

conto. Basulto reagì con una risatina all’ammonizione che gli era stata rivolta.<br />

18


Quando i Mig <strong>cuba</strong>ni intercettarono i Cessna, quello di Basulto, che andava dinanzi, era<br />

entrato notevolmente nello spazio aereo dell'isola: successivamente le autorità<br />

nordamericane lo ammisero. I radar <strong>cuba</strong>ni segnalavano che pure gli aeroplani abbattuti<br />

si trovavano nello spazio <strong>cuba</strong>no. Nel <strong>per</strong>iodo seguente, invece, negli Stati Uniti si disse<br />

che, secondo i radar nordamericani, gli aerei distrutti erano entrati <strong>per</strong> circa due miglia<br />

nello spazio <strong>cuba</strong>no ma, quando furono colpiti, si trovavano a circa cinque miglia fuori.<br />

Durante il processo, questa valutazione fu contestata dal colonnello in pensione Ge<strong>org</strong>e<br />

Buckner, già comandante regionale del Comando della Difesa Aerea Nordamericana<br />

(NORAD).<br />

Il 26 febbraio The New York Times pubblicò che “funzionari dell'Intelligence degli<br />

Stati Uniti dissero che almeno uno degli aerei nordamericani – quello guida che<br />

tornava sicuro alla Florida – e forse i tre, avevano violato lo spazio aereo <strong>cuba</strong>no”.<br />

L’Amministrazione Federale dell’Aviazione definì “irresponsabile” il comportamento<br />

di Basulto <strong>per</strong> avere continuato il volo verso sud dopo essere stato ammonito a non farlo<br />

dalla torre di controllo del traffico aereo dell'Habana, e gli revocò la licenza di pilota.<br />

Hernández Nordelo fu accusato di avere trasmesso alle autorità dell’Isola il piano di<br />

volo degli aerei dei “Fratelli al Soccorso”. Quello presentato all’Amministrazione<br />

Federale dell’Aviazione <strong>per</strong> il 24 febbraio era stato comunicato <strong>per</strong> via elettronica<br />

all'Habana. Il detenuto fu pure incolpato di avere informato i suoi su<strong>per</strong>iori, in risposta a<br />

una richiesta, assicurando che nessuno degli agenti <strong>cuba</strong>ni infiltrati avrebbe volato con<br />

gli aerei dei “Fratelli al Soccorso” in quei giorni. René González, in precedenza, aveva<br />

volato con essi.<br />

Il governo <strong>cuba</strong>no aveva il diritto-dovere di difendersi contro gli autori delle azioni<br />

sovversive e doveva garantire la sicurezza dei voli, evitando <strong>per</strong>icoli di incidenti nei<br />

corridoi aerei impiegati dall'aviazione civile. La Forza Aerea <strong>cuba</strong>na aveva<br />

legittimamente difeso la sovranità nazionale ma la mafia di Miami sostenne che<br />

l'abbattimento era avvenuto mentre gli aerei sorvolavano le acque internazionali.<br />

Basulto, responsabile della morte dei quattro “fratelli”, aveva raggiunto l'obiettivo di<br />

procurarsi dei “martiri”. Gli anticastristi chiesero vendetta, esigendo l'invasione militare<br />

dell'Isola e le loro violente pressioni ottennero un importante successo: la rapida<br />

approvazione, al Congresso statunitense, della legge proposta, contro Cuba, da Jesse<br />

Helms e Dan Burton. Il presidente Clinton, che in precedenza si era dichiarato disposto<br />

a opporle il proprio veto, non fece resistenza. Così, il 12 marzo 1996, la legge Helms-<br />

Burton assicurava ai senza patria di Miami una “vittoria” di grandi proporzioni.<br />

19


Il 26 maggio 1999, si fece un verbale stenografico in un’udienza senza la presenza delle<br />

parti. Gli avvocati della Difesa non poterono sa<strong>per</strong>e chi vi partecipò e neppure<br />

conobbero il contenuto del documento della seduta, protetto dalla legge<br />

sull’informazione classificata.<br />

Già dal 16 settembre 1998, il Nuevo Herald, <strong>per</strong>iodico controrivoluzionario di Miami,<br />

nella sua edizione digitale cominciò a pubblicare dichiarazioni di Basulto che legavano i<br />

<strong>cuba</strong>ni detenuti all'abbattimento dei due aerei, avvenuto il 24 febbraio 1996. I patrioti<br />

erano stati catturati appena quattro giorni prima.<br />

L'accusa pretese di utilizzare René González Sehwerert contro Gerardo Hernández<br />

Nordelo. Si esigeva da lui che accusasse il compagno con relazione all'imputazione di<br />

cospirazione <strong>per</strong> commettere assassinio (in primo grado). Come premio, avrebbero<br />

<strong>per</strong>messo che la famiglia di René, cittadino nordamericano, rimanesse negli Stati Uniti.<br />

René non si piegò e non coo<strong>per</strong>ò con l'Accusa, che faceva pressioni fortissime e<br />

ignobili. Minacciarono ripetutamente i coniugi con il ricatto di sottrarre a essi la figlia<br />

minore, Ivette, nata nell'aprile 1998.<br />

La prima volta che la piccola Ivette poté visitare il padre nella prigione, lo vide<br />

ammanettato e incatenato a una sedia.<br />

Dal 5 gennaio 2000, gli avvocati della Difesa presentarono delle mozioni con la<br />

richiesta del cambio della sede <strong>per</strong> il giudizio. Si faceva riferimento, come garanzie <strong>per</strong><br />

gli accusati, al Quinto ed al Sesto Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti.<br />

Il 16 agosto 1999, Ramón Labañino, ancora non identificato, aveva presentato una<br />

mozione <strong>per</strong> sollecitare alla Corte la concessione di fondi <strong>per</strong> la realizzazione di<br />

un’inchiesta, con lo scopo di appoggiare con essa la richiesta del cambio di sede <strong>per</strong> il<br />

giudizio. Il 15 novembre, la Corte aveva autorizzato tale spesa.<br />

Il 5 gennaio 2000 fu presentata una mozione di Antonio Guerrero richiedente il<br />

mutamento della sede <strong>per</strong> il processo.<br />

Il 13 gennaio, Ramón Labañino presentò una mozione <strong>per</strong> il cambio di sede, con<br />

annesso un memorandum d’appoggio contenente un’inchiesta del professore<br />

universitario Gary M<strong>org</strong>an.<br />

Lo stesso fece, il 24 gennaio, Fernando González, che il 25 di febbraio presentò prove<br />

addizionali in appoggio alla richiesta.<br />

Il 20 marzo i <strong>Cinque</strong>, <strong>per</strong> mezzo dei loro difensori, con una mozione congiunta<br />

richiesero che il processo fosse trasferito a Fort Lauderdale, a 50 Km da Miami,<br />

20


motivando tale necessità anche con la considerazione che risiedeva in Miami la maggior<br />

parte dei terroristi che essi avevano sorvegliato nel passato. Allegarono i risultati di<br />

un’inchiesta che confermava l’esistenza di forti pregiudizi contro gli imputati in Miami-<br />

Dade. I dati dell’investigazione, condotta da Gary M<strong>org</strong>an, professore dell’Università<br />

Internazionale della Florida, indicavano che il 69% degli intervistati s’era mostrato più<br />

o meno negativamente predisposto verso gli accusati.<br />

Il 14 aprile ed il 25 maggio Fernando González presentò altre mozioni <strong>per</strong> il mutamento<br />

di sede.<br />

Il 27 luglio 2000, la giudice Joan Lenard respinse la mozione dei difensori che<br />

sollecitavano un cambio di sede <strong>per</strong> avere un giudizio imparziale.<br />

All’inizio di agosto, la Difesa ottenne che fossero declassificate 700 pagine di<br />

documentazione ma la giudice, a richiesta dell’Accusa, stabilì che tali documenti non<br />

potevano essere resi pubblici.<br />

Nei primi giorni di settembre, l’avvocato Joaquín Méndez sollecitò l'accesso alle<br />

indagini dell’FBI su varie <strong>org</strong>anizzazioni terroristiche (Alpha 66, Omega 7, PUND,<br />

Fratelli al Soccorso, FNCA) e su criminali come Orlando Bosch Ávila, Luis Posada<br />

Carriles, Andrés Nazario Sargén, Hubert Matos, Ramón Saúl Sánchez Rizo, José<br />

Basulto.<br />

L’Accusa si oppose, sostenendo che il giudizio sui <strong>Cinque</strong> non poteva essere<br />

trasformato in un processo contro i gruppi estremisti <strong>cuba</strong>noamericani di Miami.<br />

Il 27 novembre cominciò il giudizio contro i <strong>Cinque</strong>, con la lettura dei nomi dei<br />

possibili testimoni ed una laboriosa selezione (che durò otto giorni) dei 12 giurati. Nella<br />

sala dove si valutavano i potenziali giurati furono presenti molti dei familiari dei quattro<br />

“fratelli” che erano morti il 24 febbraio 1996, con fine evidente di pressione<br />

psicologica. All'uscita della Corte, davanti ai giornalisti, i parenti dei morti lanciarono<br />

grida di dolore, rabbia, minaccia e vendetta. La giudice chiese ai rappresentanti<br />

dell'Accusa che intervenissero <strong>per</strong> ottenere la cessazione della provocatoria<br />

manifestazione di intimidazione.<br />

Durante le selezione, vari dei possibili giurati espressero la loro preoccupazione <strong>per</strong> le<br />

prevedibili dure rappresaglie contro di essi nel caso di un verdetto differente da quello<br />

atteso dai nemici del governo <strong>cuba</strong>no, che esigevano il massimo della pena <strong>per</strong> ciascuna<br />

delle imputazioni.<br />

Citiamo qualche risposta dei candidati a fare parte della giuria:<br />

21


“Mi sentirei un po' intimidito e probabilmente un po' timoroso <strong>per</strong> la mia sicurezza se il<br />

mio verdetto non coincidesse con quello che la comunità <strong>cuba</strong>na considera che debba<br />

essere il verdetto. Se vogliono sa<strong>per</strong>e la verità, sarei un fascio di nervi, avrei una vera<br />

paura <strong>per</strong> la mia sicurezza”.<br />

“Credo che mi preoccu<strong>per</strong>ebbe la reazione che potrei provocare. Non voglio che si<br />

producano disturbi né cose come quelle che successero con il caso Elián”.<br />

“Mi preoccu<strong>per</strong>ei di come gli altri mi vedono. Non mi piace la mentalità mafiosa che<br />

interferisce in quello che io considero un sistema che funziona”.<br />

“Temo che un verdetto assolutorio degli accusati possa danneggiare la mia attività<br />

commerciale, <strong>per</strong>ché ho relazioni con membri della comunità spagnola che hanno<br />

opinioni dure sopra il tema”.<br />

Queste opinioni di cittadini nordamericani residenti in Miami, durante la fase di scelta<br />

della giuria, illustrano l'intimidazione esistente nell'ambiente, che indusse parecchi a<br />

rifiutare di compiere un dovere civico. Il Nuevo Herald, il 2 dicembre, intitolò un<br />

articolo “Paura di essere giurato nel processo alle spie”, segnalando che vari dei<br />

candidati non si erano mostrati disposti a svolgere un ruolo che sarebbe stato<br />

continuamente osservato dai mezzi di comunicazione locali.<br />

L'Accusa eliminò sistematicamente quelli che avevano dato valutazioni equilibrate.<br />

Alcuni dei possibili giurati avevano conosciuto qualcuno dei piloti <strong>per</strong>iti nel febbraio<br />

1996 e conservavano rapporti di amicizia con i familiari di quelli. Furono vagliate 168<br />

<strong>per</strong>sone. Tra i candidati si trovava addirittura un direttore della Fondazione Nazionale<br />

Cubano-Americana. La Difesa dovette utilizzare nove dei quindici veti <strong>per</strong>entori a sua<br />

disposizione <strong>per</strong> evitare che entrassero a fare parte della giuria candidati che<br />

frequentavano associazioni paramilitari anti<strong>cuba</strong>ne o <strong>per</strong>sone appartenenti ad esse. Le<br />

intimidazioni verso i 12 prescelti furono costanti fin dall'inizio: le targhe delle loro auto<br />

vennero fotografate; la stampa, la radio e le televisioni locali li sottoposero a un<br />

continuo controllo, facendo pressioni a senso unico. Probabilmente, non sarebbe stato<br />

neppure necessario. Il presidente della giuria, David Bucker, affermò che egli era contro<br />

il comunismo, che considerava Castro un dittatore e che gli sarebbe piaciuto che<br />

<strong>per</strong>desse il potere.<br />

Lisandro Pérez, direttore dell’Istituto di Investigazioni Cubane dell’Università<br />

Internazionale della Florida,scrisse che<br />

“la possibilità di selezionare 12 cittadini della contea Miami-Dade che possano essere<br />

imparziali in un caso che include agenti riconosciuti del governo <strong>cuba</strong>no è<br />

praticamente nulla”.<br />

22


In alcune udienze giudiziali, le prime file della sala del tribunale furono occupate dai<br />

parenti dei piloti morti nel febbraio 1996. Un preciso segnale dell'ostilità contro Gerardo<br />

Hernández fu costituito dalla pretesa di mantenere quattro poltrone vuote, occupate da<br />

cartelli con la scritta “Posti delle vittime”.<br />

Il 6 dicembre 2000 iniziarono le udienze orali. L’Accusa e la Difesa presentarono le<br />

loro argomentazioni. La Difesa rivelò i veri nomi degli imputati non identificati<br />

dall’FBI.<br />

Il 21 gennaio 2001, Ramón Labañino poté comunicare mediante una lettera, <strong>per</strong> la<br />

prima volta dopo l’arresto, con i suoi familiari. Il primo di febbraio, lo stesso accadde<br />

<strong>per</strong> Gerardo Hernández.<br />

Il processo durò sei mesi, con 103 udienze e la partecipazione di 74 testimoni (43<br />

dell’Accusa, 31 della Difesa).<br />

Il 5 marzo 2001, gli avvocati difensori chiesero, inutilmente, che il giudizio venisse<br />

annullato, dato che nei mesi precedenti l’Accusa non aveva presentato nessuna prova di<br />

colpevolezza degli imputati.<br />

I <strong>Cinque</strong> non si erano iscritti davanti al ministero della <strong>Giustizia</strong> come rappresentanti<br />

del governo <strong>cuba</strong>no. L'agente straniero che non si registra come tale davanti alle autorità<br />

statunitensi incorre in un delitto penale. La sentenza massima contro questa infrazione è<br />

di cinque anni ma, nella maggioranza dei casi, si dispone l'espulsione dei colpevoli<br />

verso il paese di origine.<br />

Gerardo Hernández Nordelo, Ramón Labañino Salazar e Fernando González Llort, <strong>per</strong><br />

realizzare la loro missione, usavano passaporti e documenti di identità falsi. I tre, <strong>per</strong><br />

evitare <strong>per</strong>icoli di differente tipo ai loro compatrioti in Cuba, dovevano trasgredire la<br />

legge: non iscriversi e possedere identità false avrebbe <strong>per</strong>messo il successo delle loro<br />

missioni. Inoltre, dovevano conservare la loro incolumità. Per raggiungere gli obiettivi<br />

era necessario mantenersi agenti stranieri non autorizzati, con documenti d'identità<br />

falsificati: solo così avrebbero potuto allertare le autorità <strong>cuba</strong>ne sulle azioni<br />

terroristiche che si tramavano in Miami contro l'Isola.<br />

Tra gli altri, i <strong>Cinque</strong> sorvegliavano Basulto, Bosch Ávila e Posada Carriles. Si erano<br />

infiltrati in gruppi paramilitari come Fratelli al Soccorso, Alfa 66 e Movimiento<br />

Democracia.<br />

Fernando González, nel 1998, controllò Bosch e dimostrò, con una cassetta registrata,<br />

numerosi piani di assassinio, sequestro e sabotaggio studiati dal vecchio ma irriducibile<br />

terrorista, che sognava pure di attentare contro l’aereo normalmente usato da Fidel<br />

Castro.<br />

23


I <strong>Cinque</strong> scoprirono dei progetti infami, come quello di ripetere l’esplosione in volo di<br />

aeroplani diretti all’Habana, provenienti dall’America centrale e dagli stessi Stati Uniti.<br />

Le autorità <strong>cuba</strong>ne hanno comunicato che i patrioti infiltrati nelle associazioni criminali<br />

hanno consentito di sventare almeno 170 attentati contro Cuba, allertando in tempo utile<br />

i loro su<strong>per</strong>iori nell’Isola. Essi fornirono molte informazioni anche sulle esplosioni<br />

predisposte in alberghi e centri turistici dell’Habana nel 1997 e sorvegliarono losche<br />

attività di controrivoluzionari interessati allo spaccio delle droghe.<br />

Dopo gli attentati dell'11 settembre 2001, la catena nordamericana ABC News<br />

comunicò che alcuni ufficiali di Intelligence dei Servizi speciali dello Stato di Israele<br />

avevano o<strong>per</strong>ato in territorio statunitense senza dichiararsi come agenti stranieri, <strong>per</strong><br />

vari mesi, prima di quella tragedia. Essi indagarono e spiarono un terrorista,<br />

successivamente identificato come uno dei sequestratori degli aerei che distrussero le<br />

Torri Gemelle di New York. Si comprovò tale attività non autorizzata pure a causa di<br />

alcune informazioni di preallarme offerte dagli agenti israeliani non dichiarati a<br />

lavoratori di origine israelita delle Twin Towers, nel mese di settembre. Gli agenti di<br />

Israele furono catturati e immediatamente restituiti al paese di origine. È evidente la<br />

disparità di trattamento in comparazione con quanto è successo ai <strong>Cinque</strong>.<br />

È vero che i <strong>Cinque</strong> non si notificarono davanti al ministro della <strong>Giustizia</strong> come agenti<br />

di Intelligence <strong>cuba</strong>ni e, di conseguenza, non ricevettero un’autorizzazione ad o<strong>per</strong>are<br />

come tali in territorio nordamericano.<br />

Se si fossero registrati come agenti stranieri, avrebbero ottenuto il <strong>per</strong>messo di compiere<br />

la loro missione? Avrebbero davvero potuto svolgere, in segreto, le attività <strong>per</strong> le quali<br />

si trovavano negli Stati Uniti?<br />

L’avvocato Roberto González, fratello di René, ha rilevato:<br />

“Il registrarsi è una formalità che si può compiere o no, <strong>per</strong>ò quando non si compie<br />

qualcosa d’una legge o si danneggia un bene giuridico che vale poco, <strong>per</strong> salvarne uno<br />

su<strong>per</strong>iore come vite umane, uno dev’essere beneficiato dalla legge. Questo negli Stati<br />

Uniti si chiama la dottrina del danno minore”.<br />

Violando i diritti degli accusati, il governo applicò il Procedimento dell'informazione<br />

classificata all'80 <strong>per</strong> cento delle evidenze processuali. La legge dei Procedimenti<br />

dell'informazione classificata (Classified Information Procedure Act, CIPA) venne<br />

utilizzata <strong>per</strong> “classificare” tutti i documenti sequestrati ai <strong>Cinque</strong>. Così, dopo una<br />

riunione privata con la giudice, l'Accusa rifiutò di consegnarli alla Difesa.<br />

Classificandole come segrete, si impediva agli avvocati dei <strong>Cinque</strong> di esaminare le<br />

24


evidenze processuali. Si trattava di oltre ventimila pagine di corrispondenza con<br />

l’Habana, video, cassette incise, fotografie e altri materiali di vario tipo, dei quali la<br />

Difesa non poté servirsi <strong>per</strong> provare l'innocenza dei suoi assistiti. A causa di tale<br />

arbitraria misura, ossia con il pretesto di segreti inesistenti, gli avvocati dei <strong>Cinque</strong> non<br />

conobbero i documenti confiscati agli imputati, che avrebbero <strong>per</strong>messo loro di<br />

difenderli più efficacemente. Con allusione a “evidenze” non comunicate, rifiutando di<br />

rivelarle ai difensori, durante il processo l'Accusa ingannò i giurati, inducendoli a<br />

credere che esistevano prove <strong>per</strong> condannare gli imputati.<br />

Citiamo, da “Cuba e i diritti umani”, a cura del ministero degli Esteri <strong>cuba</strong>no (2005):<br />

“La Difesa si vide costantemente frenata nel suo diritto a disporre liberamente della<br />

documentazione considerata come prove, <strong>per</strong> il suo studio ed esame, dato che fu<br />

classificata sotto la CIPA (Legge di Procedimento di Informazione Classificata). La sua<br />

declassificazione si produsse in maniera arbitraria, rendendo molte volte difficile<br />

l’accesso alla medesima degli avvocati della Difesa con il sufficiente anticipo <strong>per</strong><br />

un’adeguata valutazione. Nel contempo, non si acconsentì a varie richieste della Difesa<br />

<strong>per</strong>ché alcuni documenti che risultavano rilevanti nel chiarimento dei fatti fossero<br />

considerati come documenti ufficiali e incorporati come prove”.<br />

Un trattamento molto differente ricevette Zacarias Moussaui, straniero residente negli<br />

Stati Uniti, l'unica <strong>per</strong>sona detenuta negli USA sotto l'accusa di essere membro della<br />

rete terrorista che attaccò le Torri gemelle in New York e il Pentagono in Washington,<br />

l'11 settembre 2001. L'FBI gli consegnò, <strong>per</strong>ché potesse predisporre la propria difesa,<br />

migliaia di documenti, compresi alcuni classificati, cioè concernenti la sicurezza<br />

nazionale degli Stati Uniti, che il recluso non aveva neppure richiesto. Nella sua cella, il<br />

detenuto aveva un computer, un video, un televisore, degli archivi e una biblioteca, <strong>per</strong><br />

tenere con sé tutta l'informazione che l'FBI gli aveva dato, in relazione al caso.<br />

Nel documento accusatorio iniziale (e durante il processo) si affermò che la<br />

partecipazione degli imputati ai convegni dei gruppi <strong>cuba</strong>noamericani<br />

controrivoluzionari era stata una “partecipazione maliziosa e manipolazione” di tali<br />

gruppi terroristi. L’Accusa pareva dispiaciuta che le <strong>org</strong>anizzazioni anticastriste fossero<br />

state raggirate.<br />

25


L’Accusa sapeva che buona parte delle informazioni trasmesse dai <strong>Cinque</strong> all’Habana<br />

era stata consegnata all’FBI nel giugno 1998 ma nel documento accusatorio iniziale, del<br />

14 settembre 1998, si sosteneva che essi<br />

“cercarono di manipolare le istituzioni politiche e le entità governative degli Stati Uniti<br />

mediante disinformazione e simulazione di coo<strong>per</strong>azione”.<br />

È incredibile la sfrontatezza di tali osservazioni, tra l’altro irrispettose verso i funzionari<br />

di alto livello nordamericani che avevano ricevuto quelle notizie dalle autorità <strong>cuba</strong>ne.<br />

Nel corso del giudizio, i pubblici ministeri sostennero ripetutamente, <strong>per</strong> plagiare i<br />

giurati, che i <strong>Cinque</strong> avevano o<strong>per</strong>ato “con l’obiettivo di distruggere gli Stati Uniti”.<br />

Guy Lewis affermò che l’attività degli accusati aveva preteso di “colpire proprio il<br />

cuore del sistema di sicurezza nazionale degli Stati Uniti e democratico nostro”.<br />

L'Accusa utilizzò indecentemente l'aggressività anti<strong>cuba</strong>na esistente in Miami <strong>per</strong><br />

imporre alla giuria la sua manipolazione politica del giudizio. Si oppose alla domanda<br />

della Difesa di avere accesso alle investigazioni dell'FBI su Orlando Bosch Ávila,<br />

benché sapesse che Fernando González Llort si era infiltrato in un'<strong>org</strong>anizzazione<br />

terroristica <strong>per</strong> conoscere gli ultimi piani criminali del medesimo Bosch.<br />

L’Accusa, cioè il governo, presentò alcune mozioni <strong>per</strong> ottenere che la giuria, nelle sue<br />

deliberazioni, evitasse di prendere in considerazione le azioni criminose delle<br />

<strong>org</strong>anizzazioni terroriste insediate in Miami. In tal modo, si impediva ai giurati di<br />

apprezzare le cause reali dell’o<strong>per</strong>ato dei <strong>Cinque</strong>.<br />

L'Accusa non provò il delitto di cospirazione <strong>per</strong> commettere spionaggio. Nessuna<br />

evidenza fu presentata che potesse dimostrare che gli accusati avevano cercato<br />

informazioni segrete, riguardanti la sicurezza degli Stati Uniti.<br />

Antonio Guerrero era o<strong>per</strong>aio nella base militare di Boca Chica, presso Cayo Hueso ma<br />

le informazioni da lui raccolte si trovavano in fonti pubbliche: non aveva commesso<br />

nessun delitto di spionaggio, assicurarono i generali citati dalla Difesa.<br />

Nel documento accusatorio si sostiene che Antonio Guerrero era stato incaricato di<br />

sorvegliare gli arrivi e le partenze degli aerei militari nella base di Boca Chica, <strong>per</strong><br />

comunicare eventuali indizi della preparazione d’una aggressione contro Cuba.<br />

Effettivamente, Antonio avrebbe dovuto controllare un eventuale notevole aumento dei<br />

voli nella base ma le informazioni che otteneva erano di dominio pubblico, come le<br />

attività di Boca Chica.<br />

26


L'Accusa qualificò l'imputazione come delitto di un alto livello di gravità ma nessuno<br />

provò che i loro su<strong>per</strong>iori in Cuba avessero sollecitato i <strong>Cinque</strong> a trasmettere notizie<br />

“classificate” di carattere militare, economico o politico. Essi né le cercarono né le<br />

inviarono alle autorità del proprio paese.<br />

Fin dall’inizio del processo, l’Accusa sostenne che non si sarebbe preoccupata di<br />

provare l’imputazione di spionaggio poiché era sufficiente la convinzione di un accordo<br />

dei <strong>Cinque</strong> o di alcuni di loro <strong>per</strong> spiare nell’avvenire.<br />

Leonard Weinglass ha scritto:<br />

“Nella sua dichiarazione iniziale alla giuria, il Pubblico Ministero ammise che i<br />

<strong>Cinque</strong> non possedevano una sola pagina di informazione classificata del governo,<br />

anche se questo era riuscito ad ottenere più di 20.000 pagine di corrispondenza tra loro<br />

e Cuba. Inoltre, la revisione di questa corrispondenza fu a carico di uno degli ufficiali<br />

militari di maggiore grado che nel Pentagono si occupa delle questioni di spionaggio<br />

(il Direttore dell’Agenzia d’Intelligence del Pentagono, tenente generale), il quale<br />

ammise, al domandarglielo, che non ricordava di aver visto alcuna informazione sulla<br />

difesa nazionale. Secondo quanto fissa la legge, <strong>per</strong> dimostrare il delitto di spionaggio<br />

deve esistere informazione sopra la difesa nazionale”.<br />

A proposito dell’attività di Antonio Guerrero nella base di Boca Chica, il suo avvocato<br />

ha aggiunto:<br />

“Il certo è che durante i due anni anteriori alla sua detenzione, <strong>per</strong>iodo in cui fu sotto<br />

la vigilanza del FBI, nessuno degli agenti notificò un solo atto di cattiva condotta da<br />

parte sua”.<br />

È vergognoso che non siano state tenute in considerazione le affermazioni, favorevoli<br />

agli accusati, di militari di alto grado e riconosciuta professionalità, che testimoniarono<br />

che gli imputati non avevano avuto possibilità di accesso a informazioni classificate. Lo<br />

testimoniarono un ammiraglio, tre generali e un colonnello delle Forze Armate degli<br />

Stati Uniti (tra loro un generale, ex comandante del Dipartimento di Intelligence<br />

dell'Esercito, massimo <strong>org</strong>anismo specializzato in materia di controllo dello spionaggio<br />

militare). Tutti assicurarono che nessun documento segreto era stato inviato a Cuba e<br />

che le azioni dei detenuti non avevano compromesso la sicurezza degli Stati Uniti.<br />

Gli ex alti ufficiali delle Forze Armate statunitensi che testimoniarono che i <strong>Cinque</strong> non<br />

avevano commesso spionaggio furono: il generale James R. Clap<strong>per</strong>, ex capo<br />

dell'Agenzia di Intelligence del ministero della Difesa; il generale Charles Wilhelm, ex<br />

comandante in capo del Comando Sud; il generale Edward Atkinson, ex vicecapo dello<br />

Stato Maggiore dell'Esercito <strong>per</strong> l'Intelligence; l'ammiraglio Eugene Carroll, ex<br />

27


vicecapo delle O<strong>per</strong>azioni Navali; il colonnello Ge<strong>org</strong>e Buckner, del comando del<br />

Sistema di Difesa Aerea del Nordamerica.<br />

Il generale Clap<strong>per</strong> fu presentato come es<strong>per</strong>to dell'Accusa e negò la possibilità dello<br />

spionaggio. Lo stesso fece l'ex assessore del presidente Clinton <strong>per</strong> le questioni <strong>cuba</strong>ne,<br />

Richard Nuccio.<br />

Un testimone della Difesa, il colonnello in pensione G<strong>org</strong>e Buckner, ex responsabile<br />

regionale del NORAD (Comando di Difesa Aerea Nordamericano), commentò, nel<br />

processo, la trascrizione, fatta dall’Agenzia di Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti,<br />

d’un colloquio tenuto, nei momenti cruciali del 24 febbraio 1996, tra un comandante<br />

<strong>cuba</strong>no a terra ed i piloti dei Mig intercettatori degli aerei di Basulto. Il primo affermava<br />

che i due Cessna che furono abbattuti si erano “addentrati molto” nello spazio aereo<br />

dell’Isola. Risultava pure che il pilota d’un Mig “si trattenne” e cessò d’inseguire<br />

l’ultimo apparecchio <strong>per</strong>ché si rese conto che si stava avvicinando allo spazio<br />

internazionale.<br />

Non si era presentata nessuna prova della cospirazione <strong>per</strong> commettere spionaggio.<br />

Perciò il 30 aprile 2001, il giornale El Nuevo Herald, <strong>per</strong>iodico dei <strong>cuba</strong>noamericani<br />

reazionari della Florida, commentava:<br />

Dal momento degli arresti, durante il processo <strong>org</strong>anizzativo del giudizio, le sessioni di<br />

selezione dei giurati e nelle arringhe iniziali del caso, l’Accusa assicurò di disporre di<br />

ampie prove e documentazione sulle supposte attività di spionaggio degli accusati...<br />

Tuttavia a quasi un mese dalla fine prevista del giudizio, molti osservatori e capi della<br />

comunità si stanno lamentando del fatto che queste prove “contundenti” brillano <strong>per</strong> la<br />

loro assenza e la Difesa pare avere posto l'esilio <strong>cuba</strong>no nel banco degli imputati.<br />

Aggiungiamo che è inammissibile che venga accusato di attività spionistiche chi sta<br />

indagando su <strong>org</strong>anizzazioni private. I dirigenti degli Stati Uniti non hanno finora<br />

ammesso ufficialmente che i gruppi terroristici anti<strong>cuba</strong>ni della Florida sono<br />

espressione del governo nordamericano..<br />

Erano spie <strong>per</strong>icolose quelle <strong>per</strong>sone che l’FBI assicurava di avere tenuto sotto<br />

vigilanza almeno dal 1995? È evidente che, se fossero stati veramente dei temibili<br />

spioni, li avrebbero dovuti arrestare molto prima del settembre del 1998, <strong>per</strong> evitare<br />

danni maggiori agli Stati Uniti. Invece, gli agenti dell’FBI non intervennero <strong>per</strong><br />

impedire le loro comunicazioni con l’Habana.<br />

I <strong>Cinque</strong> non furono accusati di avere commesso spionaggio ma di “cospirazione con lo<br />

scopo di commettere spionaggio”. Una giuria complice volle poi ritenere che fosse<br />

esistita un’intenzione di spiare nel futuro e tre innocenti, sulla base di questa sospettosa<br />

convinzione, furono condannati all’ergastolo.<br />

28


La Difesa consegnò più di 35 documenti e convocò non pochi testimoni <strong>per</strong> dimostrare<br />

che la missione dei <strong>Cinque</strong> era stata l’infiltrazione in alcuni gruppi terroristi di Miami<br />

che avevano già causato la morte o il ferimento di <strong>cuba</strong>ni e la distruzione di beni<br />

materiali nell’Isola.<br />

Con il proposito di arrivare a tutti costi alla condanna degli imputati, l'Accusa favorì le<br />

associazioni terroristiche, <strong>per</strong>ché fece una costante o<strong>per</strong>a di dissuasione <strong>per</strong> ottenere il<br />

silenzio dei testimoni della Difesa disposti a confessare la loro partecipazione ad atti<br />

criminali contro Cuba, indagati dai <strong>Cinque</strong>. Non si ammise che parlassero del tema, <strong>per</strong><br />

evitare che gli avvocati difensori potessero dimostrare le vere attività degli accusati: si<br />

voleva impedire la comprensione della reale motivazione di essi, la lotta contro il<br />

terrorismo.<br />

Vediamo le due tappe della <strong>per</strong>fida condotta dell'Accusa.<br />

In un primo momento essa presentò alla giudice una richiesta <strong>per</strong> ottenere che i testi<br />

della Difesa con antecedenti come terroristi non testimoniassero la loro partecipazione<br />

alle attività criminose progettate in Miami contro l'Isola. In tale mozione, pretese il<br />

consenso della giudice alla sua istanza che tali testimoni potessero proteggersi con il<br />

Quinto Emendamento della Costituzione, ottenendo così il diritto a non confessarsi<br />

responsabili di azioni che dimostrassero una condotta delittuosa dei dichiaranti.<br />

Secondo il Quinto Emendamento nessuno può essere obbligato a dichiarare contro sé<br />

stesso in un giudizio criminale.<br />

La giudice non accettò la domanda e l’Accusa minacciò successivamente i testi della<br />

Difesa con il ricatto di mettere sotto processo gli autori delle dichiarazioni<br />

autoincriminatorie, secondo le norme della Legge contro il crimine <strong>org</strong>anizzato. Così,<br />

ottenne il silenzio di alcuni. Quando uno dei testimoni, dell'associazione paramilitare<br />

anticastrista Alpha 66, cominciò a esporre gli attentati realizzati e i progetti criminosi in<br />

preparazione, l'Accusa minacciò di processare gli appartenenti al gruppo. Un assistente<br />

del Pubblico ministero avvisò che, se fossero continuate le confessioni di appartenenti<br />

ad Alpha 66 sugli atti terroristi da essi compiuti contro Cuba, l’Accusa avrebbe<br />

presentato imputazioni di crimine <strong>org</strong>anizzato contro i testimoni e lo stesso gruppo<br />

Alpha 66.<br />

Quando la giudice formulò e comunicò le Istruzioni alla giuria, ossia le regole alle quali<br />

questa avrebbe dovuto attenersi <strong>per</strong> deliberare, l'Accusa si oppose a esse e, il 25 maggio,<br />

con una petizione urgente alla Corte di appello di Atlanta, chiese che la stessa le<br />

<strong>per</strong>mettesse di modificare, riducendola e sostituendola con altra, l'imputazione di<br />

29


cospirazione <strong>per</strong> commettere assassinio (in primo grado), ossia con premeditazione,<br />

presentata contro Gerardo Hernández Nordelo.<br />

L'Accusa, nella sua richiesta, ammise:<br />

...alla luce delle prove presentate nel giudizio, ciò rappresenta un ostacolo insu<strong>per</strong>abile<br />

<strong>per</strong> gli Stati Uniti in questo caso e potrebbe condurre, o probabilmente condurrà, al<br />

fallimento dell'accusa relativamente a questa imputazione, giacché impone una<br />

barriera insu<strong>per</strong>abile a questo pubblico ministero.<br />

Così, l'Accusa confessava ufficialmente che non aveva potuto presentare le prove<br />

necessarie contro Hernández Nordelo. La corte di Atlanta ricusò la petizione, stimando<br />

sufficienti le istruzioni alla giuria della giudice Lenard. È grave che, nei verdetti di<br />

colpevolezza, i giurati, senza nessun dubbio ragionevole, così come la giudice nelle<br />

condanne, non abbiano tenuto in considerazione tutto questo, anche <strong>per</strong>ché l'Accusa non<br />

ritirò l'imputazione che ammetteva di non poter provare.<br />

Eppure, il pubblico ministero Guy Lewis aveva addirittura ipotizzato un’imputazione<br />

contro il presidente Fidel Castro e suo fratello Rául, comandante delle Forze Armate<br />

Cubane, sostenendo che, come su<strong>per</strong>visori di Gerardo Hernández, avrebbero diretto e<br />

controllato l’abbattimento dei Cessna. Egli aveva affermato che<br />

“c’era una cospirazione <strong>per</strong> commettere assassinio con l’approvazione dei più alti<br />

livelli del governo <strong>cuba</strong>no e <strong>per</strong> ordine di questo”.<br />

L'Accusa si oppose sempre ostinatamente, come la giudice, alle petizioni degli avvocati<br />

della Difesa che esigevano il cambio della sede del giudizio, accontentandosi d’un suo<br />

trasferimento a Fort Lauderdale, a soli 50 Km da Miami.<br />

Ricardo Alarcón de Quesada, che molto nobilmente ed efficacemente ha difeso, con<br />

costanza, la causa dei <strong>Cinque</strong>, ha denunciato il comportamento svergognato dell'Accusa<br />

contro i patrioti <strong>cuba</strong>ni. Quando l'avvocato difensore di Antonio Guerrero Rodríguez<br />

presentò la petizione di un cambio di sede <strong>per</strong> il giudizio, il pubblico ministero Guy<br />

Lewis respinse come “inapplicabile” il precedente legale segnalato dalla difesa:<br />

Pamplin contro Mason, del 1968. Secondo l'Accusa, Miami-Dade, come “centro<br />

urbano... estremamente eterogeneo” e “politicamente non monolitico” presentava grandi<br />

diversità e <strong>per</strong>metteva un giudizio imparziale, “senza influenze esterne”.<br />

Proprio al precedente legale indicato dall'avvocato Leonard Weinglass, si riferì il<br />

medesimo Guy Lewis, il 25 giugno 2002, <strong>per</strong> sollecitare il cambio di sede, in un caso<br />

civile (Ramírez contro Ashcroft) che vedeva contrapposti un cittadino <strong>cuba</strong>noamericano<br />

e il ministro della <strong>Giustizia</strong> degli Stati Uniti. Era stata presentata un'imputazione di<br />

discriminazione d'impiego da parte del Servizio d'immigrazione e naturalizzazione, a<br />

30


danno di <strong>cuba</strong>noamericani. Difendendo Ashcroft, Lewis argomentò, riferendosi agli<br />

interessi dei <strong>cuba</strong>noamericani, che Miami-Dade mantiene “sentimenti e pregiudizi<br />

profondamente radicati”, che non avrebbero <strong>per</strong>messo un giudizio giusto, che egli<br />

considerava “praticamente impossibile” in quella città. Il processo fu trasferito a Fort<br />

Lauderdale. Che vergogna!<br />

Come vedremo, l'Accusa, cioè il governo, con richieste scritte alla giudice, pretese<br />

contro Antonio Guerrero Rodríguez e René González Sehwerert, in possesso della<br />

cittadinanza statunitense, un'interdizione speciale, una volta terminata la sanzione, che<br />

proibisce a essi di lottare contro il terrorismo.<br />

La giudice Joan A. Lenard respinse ripetutamente le istanze, presentate dagli avvocati<br />

della Difesa, del cambio di sede <strong>per</strong> celebrare un giudizio imparziale fuori di Miami. È<br />

ovvio che non era possibile un giudizio equo in un luogo dove l'ostilità contro i<br />

governanti <strong>cuba</strong>ni è tanto evidente.<br />

La giudice violò il Quinto, il Sesto e il Settimo Emendamento della Costituzione<br />

statunitense, come pure la regola 33 della Legge processuale del suo paese. Non rispettò<br />

le garanzie del “dovuto processo” legale <strong>per</strong>ché non assicurò a ciascun imputato un<br />

giudizio giusto, con una giuria imparziale e non dispose il trasferimento del processo ad<br />

un altro distretto <strong>per</strong> impedire le probabili parzialità in Miami.<br />

Michael S. Smith, avvocato di New York, ha così valutato la ragione di tale<br />

comportamento:<br />

La giudice <strong>per</strong> il caso dei <strong>Cinque</strong> in Miami, che è la moglie del pubblico ministero della<br />

città <strong>per</strong> il nord di Miami, non poteva <strong>per</strong>mettere un cambio di sede, che si concede <strong>per</strong><br />

consuetudine, poiché in questo caso suo marito non sarebbe stato rieletto.<br />

La giudice non trasmise alla giuria le necessarie istruzioni sopra la “difesa affermativa<br />

dello stato di necessità”, danneggiando i diritti dei <strong>Cinque</strong>, che erano penetrati in alcune<br />

<strong>org</strong>anizzazioni criminali, non governative, solamente <strong>per</strong> ottenere informazioni che non<br />

riguardavano assolutamente la sicurezza nazionale degli Stati Uniti.<br />

Lo “stato di necessità” diminuisce la responsabilità dei <strong>Cinque</strong> e giustifica notevolmente<br />

il loro comportamento. Non essere registrati come agenti stranieri era un “male<br />

minore”, <strong>per</strong> evitare un “male maggiore”, ossia la morte di cittadini innocenti e la<br />

distruzione di beni economici in Cuba. Non fu consentito ai giurati di prendere in<br />

considerazione la “difesa <strong>per</strong> necessità” ovvero le ragioni che spingono a violare una<br />

31


legge <strong>per</strong> scongiurare gravi danni o <strong>per</strong>icoli. Un reato minore può essere ammesso <strong>per</strong><br />

evitare un delitto maggiore altrui.<br />

La giudice non ammise l'applicazione della Legge delle immunità dei sovrani stranieri,<br />

che non <strong>per</strong>mette che uno Stato sovrano sia giudicato da tribunali o giurisdizioni di altro<br />

Stato <strong>per</strong> decisioni prese, nell'esercizio della propria sovranità, nel suo territorio. La<br />

dottrina della “immunità sovrana” escludeva una giurisdizione del tribunale di Miami<br />

che pretese, essendo incompetente, di giudicare Gerardo Hernández Nordelo <strong>per</strong> un<br />

delitto che non si poteva provare.<br />

La corte di Miami-Dade non possedeva giurisdizione <strong>per</strong> giudicare lo Stato <strong>cuba</strong>no che,<br />

nel legittimo esercizio della sua sovranità, aveva deciso di proteggere il suo spazio<br />

aereo, ossia la sua integrità territoriale contro le provocazioni dei “Fratelli al Soccorso”.<br />

La dottrina dell’Atto di Stato è stata ripetutamente riconosciuta dalla Corte Suprema.<br />

Davanti alle aggressioni degli aerei di Basulto il governo <strong>cuba</strong>no reagì secondo il suo<br />

diritto; <strong>per</strong>tanto non si poteva intraprendere, nel territorio nordamericano, un'azione<br />

penale contro Gerardo Hernández Nordelo, <strong>per</strong>ché nessuno poteva dimostrare che egli<br />

avesse avuto l'intenzione di fare abbattere gli aeroplani mentre volavano su acque<br />

internazionali. Nessuna prova fu presentata in merito.<br />

Paul A. Mc Kenna, avvocato difensore di Gerardo, aveva presentato una petizione di<br />

non luogo a procedere <strong>per</strong> l'imputazione di cospirazione <strong>per</strong> commettere assassinio,<br />

sostenendo che il tribunale non poteva proseguire il processo accusatorio, ma la giudice<br />

respinse la richiesta, violando la legge e i diritti dell'imputato.<br />

Non si poteva giudicare Gerardo e non si poteva giudicare Cuba <strong>per</strong> l'uso del suo diritto<br />

alla legittima difesa del proprio territorio. Pertanto, le decisioni dei giurati e della corte<br />

sugli eventi del 24 febbraio 1996 non sono valide. Nessuno poté provare che Gerardo<br />

avesse “una volontà dolosa di produrre la <strong>per</strong>dita di vite”. Inoltre, un assessore speciale<br />

del presidente Clinton, Richard Nuccio, testimoniò che gli avvisi del governo <strong>cuba</strong>no<br />

sulla sua volontà di non tollerare nuove provocazioni, dopo quelle del 9 e del 13<br />

gennaio 1996, erano stati chiarissimi.<br />

Sull’accusa contro Gerardo Hernández di cospirazione <strong>per</strong> commettere assassinio, così<br />

si è espresso Leonard Weinglass nel saggio pubblicato nel libro “Terrorismo degli Stati<br />

Uniti contro Cuba – Il caso dei <strong>Cinque</strong>”:<br />

“I fatti presentati nel giudizio mostravano chiaramente che Hernández non era<br />

responsabile della destinazione degli uomini a bordo degli aerei e che le loro morti non<br />

si dovevano ad un assassinio premeditato, né esisteva alcun accordo che, se si fossero<br />

dovuti abbattere gli aerei, ciò sarebbe dovuto accadere nello spazio aereo<br />

32


internazionale e non nel <strong>cuba</strong>no come stabilisce la legge. Per una condanna si<br />

richiedono queste tre prove…<br />

Non è un crimine che Cuba abbatta aeronavi che sorvolino le sue acque giurisdizionali<br />

o il suo territorio nazionale. Per conseguenza, il giudice si pronunziò sostenendo che<br />

l’Accusa, <strong>per</strong> dichiarare Hernández colpevole, avrebbe dovuto provare che,con<br />

anteriorità alla partenza delle aeronavi, si era creato un piano o accordo specifico, del<br />

quale egli formò parte, <strong>per</strong> abbattere gli aerei prima che raggiungessero territorio<br />

<strong>cuba</strong>no. In caso contrario, gli Stati Uniti sarebbero stati privi della potestà <strong>per</strong><br />

giudicare qualcuno <strong>per</strong>ché l’Accusa non poté provare che esisteva un accordo <strong>per</strong><br />

portare a termine azioni drastiche in ciò che gli Stati Uniti rivendicano come parte<br />

della loro «giurisdizione speciale territoriale o marittima».<br />

L’Accusa ammise che non aveva nessuna prova che esistesse un accordo sopra il luogo<br />

dove si sarebbero dovuti intercettare gli aerei intrusi. Per conseguenza, presentò un<br />

appello straordinario alla Corte degli Appelli dell'Undicesimo Circuito, argomentando<br />

che, dovuto alle prove presentate nel giudizio, quella decisione provocò un «ostacolo<br />

insu<strong>per</strong>abile» <strong>per</strong> la condanna. Si respinse l’appello e la giuria ricevette istruzioni che<br />

doveva scoprire, fuori d’ogni dubbio ragionevole, che ci fu un accordo specifico <strong>per</strong><br />

abbattere gli aerei in acque internazionali. La giuria appena notò l’«ostacolo<br />

insu<strong>per</strong>abile» ed emise la sua condanna in tempo record”.<br />

Così, un ergastolo fu deciso <strong>per</strong> Gerardo, senza che fosse stata presentata una prova di<br />

una sua dolosa premeditazione di assassinio degli equipaggi dei Cessna nello spazio<br />

aereo internazionale.<br />

La giudice, su richiesta dell'Accusa, non <strong>per</strong>mise ai difensori l'accesso alla<br />

documentazione classificata, con un'eccezione. Il rifiuto della declassificazione è una<br />

dimostrazione di una condotta di ostruzione alla giustizia, <strong>per</strong>ché i difensori non<br />

poterono servirsi di evidenze utili o determinanti <strong>per</strong> dimostrare l'insostenibilità delle<br />

principali imputazioni.<br />

È assurdo che la giudice abbia accettato di attribuire il ruolo di capo della cospirazione a<br />

tre (!) dei cinque accusati, il che <strong>per</strong>mise di aggravare le loro condanne, e che abbia<br />

imposto le sanzioni massime previste <strong>per</strong> tutte le imputazioni, senza la concessione di<br />

attenuanti, benché i suoi assistenti gliene avessero indicate varie possibili. Accolse,<br />

invece, tutte le aggravanti richieste dall’Accusa.<br />

La giudice impose condanne di ergastolo a tre dei <strong>Cinque</strong>, <strong>per</strong> cospirazione <strong>per</strong><br />

commettere spionaggio, sebbene nessuna prova fosse stata presentata <strong>per</strong> testimoniare<br />

33


un danno occasionato agli Stati Uniti con la trasmissione ad altro Stato di informazioni<br />

segrete sulla difesa nazionale o sulle relazioni con altri Stati.<br />

È penoso che il sistema giuridico nordamericano <strong>per</strong>metta di condannare all'ergastolo in<br />

base al semplice sospetto che i <strong>Cinque</strong> avessero stabilito un accordo <strong>per</strong> commettere<br />

spionaggio in un futuro imprecisato. È gravissimo che la Lenard, sapendo che l'accusa<br />

aveva riconosciuto che non poteva provare l'imputazione di assassinio, abbia imposto a<br />

Gerardo una condanna all'ergastolo <strong>per</strong> un delitto inesistente.<br />

Soddisfacendo una richiesta dell'Accusa, la giudice accettò di intimare ad Antonio<br />

Guerrero e a René González, con cittadinanza statunitense, questa incredibile misura<br />

nella sentenza:<br />

Come condizione speciale supplementare della <strong>libertà</strong> vigilata, si proibisce all'accusato<br />

di associarsi con o visitare luoghi specifici dove si sa che stanno o frequentano<br />

individui o gruppi tali come terroristi, membri di <strong>org</strong>anizzazioni che propugnano la<br />

violenza o figure del crimine <strong>org</strong>anizzato.<br />

Così, si vietava a essi qualunque azione a danno dei terroristi in territorio<br />

nordamericano. Evidentemente, in Miami, un tribunale può imporre la protezione dei<br />

terroristi.<br />

I giurati furono squallidamente complici della volontà dei concittadini di annientare i<br />

patrioti <strong>cuba</strong>ni; senza onore, accettarono le mostruosità giuridiche che erano state<br />

proposte.<br />

L’8 giugno 20021, ignobilmente, gli accusati furono dichiarati colpevoli di tutte le<br />

imputazioni (ventisei). Le principali non erano state provate ma la giuria non ebbe un<br />

solo ragionevole dubbio, non chiese chiarimenti o pareri, preferendo l’iniquità, <strong>per</strong><br />

ostilità preconcetta o paura.<br />

I giurati dichiararono colpevole Gerardo Hernández Nordelo di cospirazione <strong>per</strong><br />

commettere assassinio (in primo grado), accusa che, come si era ammesso<br />

ufficialmente, <strong>per</strong> scritto, si voleva abbandonare <strong>per</strong> l'impossibilità di provarla.<br />

Il 17 giugno 2001, i <strong>Cinque</strong> inviarono un messaggio al popolo degli Stati Uniti <strong>per</strong><br />

spiegare le loro azioni <strong>per</strong> prevenire le attività terroristiche preparate contro il popolo<br />

<strong>cuba</strong>no dal territorio nordamericano.<br />

Riproduciamo il nobile testo:<br />

34


Messaggio al popolo degli Stati Uniti<br />

<strong>Cinque</strong> <strong>cuba</strong>ni leali al loro popolo, che durante 33 mesi e 5 giorni abbiamo sopportato<br />

la rigorosa reclusione nelle celle di una prigione di un altro paese, le cui autorità sono<br />

ostili al nostro, e dove siamo stati giudicati dopo un lungo e scandaloso processo<br />

mediante procedimenti, metodi e obiettivi di carattere assolutamente politico e sotto un<br />

vero diluvio di propaganda malintenzionata e fraudolenta, abbiamo deciso di dirigerci<br />

direttamente al popolo nordamericano <strong>per</strong> fargli sa<strong>per</strong>e che siamo stati vittime di una<br />

colossale ingiustizia.<br />

Fummo accusati di porre in <strong>per</strong>icolo la sicurezza degli Stati Uniti, con l'imputazione di<br />

numerosi capi di accusa, e <strong>per</strong>fino di delitti come la cospirazione <strong>per</strong> assassinare che,<br />

<strong>per</strong> la loro indiscutibile falsità, non furono né potranno essere provati, e <strong>per</strong> i quali<br />

possiamo essere sanzionati a decine di anni di prigione e ad ergastoli.<br />

Siamo patrioti <strong>cuba</strong>ni che mai ebbero l'intenzione di danneggiare i valori del popolo<br />

nordamericano e neppure la sua integrità; tuttavia il nostro piccolo paese, che<br />

eroicamente è sopravvissuto durante 40 anni ad aggressioni e minacce alla sua<br />

sicurezza, a piani di sovversione, sabotaggi e alla destabilizzazione interna, ha diritto<br />

di difendersi dai suoi nemici, che utilizzano il territorio nordamericano <strong>per</strong> pianificare,<br />

<strong>org</strong>anizzare e finanziare atti terroristi violando le proprie leggi interne che li<br />

proibiscono.<br />

Abbiamo diritto alla pace, al rispetto della nostra sovranità e dei nostri interessi più<br />

sacri.<br />

Siamo stati in questo paese durante più di quattro anni e sempre ci chiedevamo <strong>per</strong>ché<br />

non possiamo vivere in pace entrambi i popoli, <strong>per</strong>ché interessi meschini di un'estrema<br />

destra, inclusi gruppi e <strong>org</strong>anizzazioni terroristiche di origine <strong>cuba</strong>na, possono rarefare<br />

l'atmosfera tra due popoli, che <strong>per</strong> la loro vicinanza geografica si trovano nella<br />

possibilità di mantenere relazioni di rispetto e uguaglianza.<br />

Nei nostri giorni di prigione abbiamo meditato sulla nostra condotta in questo paese e<br />

riaffermiamo la più profonda convinzione che con il nostro comportamento e le nostre<br />

azioni non trasgredimmo né ponemmo in <strong>per</strong>icolo la sicurezza del popolo<br />

nordamericano e sì contribuimmo in qualche misura a scoprire piani e azioni terroriste<br />

contro il nostro popolo, evitando la morte di cittadini innocenti <strong>cuba</strong>ni e<br />

nordamericani.<br />

Perché è necessario che patrioti <strong>cuba</strong>ni compiano l'onorevole dovere di proteggere il<br />

loro paese, lontano dalle loro famiglie e dagli esseri più amati, dovendo anche rinviare<br />

il piacere della convivenza giornaliera con il proprio popolo?<br />

35


Perché autorità degli Stati Uniti con la loro tolleranza <strong>per</strong>mettono che si attenti contro<br />

il nostro paese, non investigano, né adottano misure contro i piani terroristi che CUBA<br />

ha denunciato, non evitano i numerosi piani di attentati contro i nostri dirigenti?<br />

Perché gli autori confessi di questi e altri atti terroristi passeggiano liberamente <strong>per</strong> il<br />

sud della Florida, come si mise in evidenza nello sviluppo del giudizio?<br />

Chi furono i loro addestratori e chi sono quelli che <strong>per</strong>mettono i loro piani?<br />

Chi sono quelli che veramente pregiudicano la sicurezza degli Stati Uniti?<br />

Sono i gruppi terroristi di origine <strong>cuba</strong>na e le loro guide economiche e politiche<br />

nordamericane quelli che erodono la credibilità di questo paese, quelli che danno di<br />

questa nazione un'immagine di barbarie e alle sue istituzioni un comportamento<br />

inconseguente, pregiudizievole e poco serio, incapace di agire con saggezza davanti ai<br />

problemi che riguardano CUBA.<br />

Questi gruppi e le loro guide si sono <strong>org</strong>anizzati con il proposito di influire <strong>per</strong> favorire<br />

un conflitto tra i due paesi. Promuovono nel Congresso e nel Governo misure e<br />

movimenti sempre più aggressivi verso CUBA.<br />

Essi vogliono mantenere aggiornata la storia di invasioni, sabotaggi, aggressioni<br />

biologiche o altre simili. Lottano <strong>per</strong> creare situazioni che provochino gravi incidenti<br />

<strong>per</strong> i nostri popoli.<br />

Come risultato di queste aggressioni, nel nostro paese, tra gli anni 1959 e 1999, si<br />

provocarono 3478 morti e 2099 invalidi, come pure un elevato costo materiale.<br />

Continuano sviluppando campagne di propaganda <strong>per</strong> falsare l'immagine di CUBA negli<br />

Stati Uniti e cercano di impedire con differenti pretesti, mediante leggi e regole, che i<br />

nordamericani viaggino liberamente a CUBA e apprezzino la situazione reale del paese.<br />

Pure intralciano la coo<strong>per</strong>azione in temi di interesse mutuo come la lotta contro<br />

l'emigrazione illegale e il traffico di droghe che tanto colpisce la popolazione<br />

statunitense.<br />

A ciò si unisce la costante richiesta di nuovi e maggiori fondi del governo, che<br />

danneggia i contribuenti, <strong>per</strong> finanziare le attività contro CUBA. Enormi somme che si<br />

dedicano a trasmissioni radio e televisive e al finanziamento dei loro sudditi nell’Isola,<br />

vanno a detrimento delle risorse <strong>per</strong> affrontare problemi sociali che recano danno agli<br />

stessi cittadini nordamericani,<br />

Ci sono antecedenti recenti dell'influenza e delle pressioni che questi gruppi esercitano<br />

sulla comunità di Miami, sulle sue agenzie governative, incluso il sistema giudiziario.<br />

Il maggior servizio che si può offrire al popolo nordamericano è liberarlo dall'influenza<br />

di questi estremisti e terroristi che tanto danno fanno agli Stati Uniti cospirando contro<br />

le proprie leggi.<br />

36


Mai agimmo <strong>per</strong> denaro e sempre siamo vissuti modestamente e umilmente, all'altezza<br />

del sacrificio che realizza il nostro popolo.<br />

Ci guidò un forte sentimento di solidarietà umana, amore alla nostra patria e disprezzo<br />

<strong>per</strong> tutto ciò che non rispetti la dignità dell'uomo.<br />

Accusati in questa causa, non ci pentiamo di ciò che abbiamo realizzato <strong>per</strong> difendere il<br />

nostro paese. Ci dichiariamo totalmente innocenti. Ci conforta il dovere compiuto a<br />

favore del nostro popolo e della nostra patria. Le nostre famiglie comprendono il<br />

valore delle idee che ci hanno guidato e proveranno <strong>org</strong>oglio <strong>per</strong> questa dedizione<br />

all'umanità nella lotta contro il terrorismo e <strong>per</strong> l'indipendenza di CUBA.<br />

Il 20 giugno, le autorità <strong>cuba</strong>ne informarono <strong>per</strong> la prima volta, ampiamente, del caso<br />

dei cinque patrioti.<br />

Il 23 giugno 2001, nel municipio del Cotorro, all'Habana, il popolo <strong>cuba</strong>no, in un atto<br />

pubblico, manifestò la propria solidarietà ai <strong>Cinque</strong>. Parteciparono, in tale occasione, i<br />

loro familiari. Fidel Castro, in un memorabile intervento, esaltò l'eroismo e i meriti<br />

intellettuali e professionali dei prigionieri politici dell'Im<strong>per</strong>o e assicurò, con la<br />

medesima volontà di lotta impiegata <strong>per</strong> liberare Elián González: “Torneranno!”<br />

I <strong>Cinque</strong>, con le loro informazioni alle autorità <strong>cuba</strong>ne, avevano evitato l'esecuzione di<br />

oltre 170 piani delittuosi dei terroristi contro l'Isola. Così, protessero i loro compatrioti e<br />

i turisti stranieri, compresi cittadini degli Stati Uniti, da attentati progettati da elementi<br />

controrivoluzionari che, nel sud della Florida, godono di totale impunità <strong>per</strong> i loro<br />

crimini.<br />

I fondi <strong>per</strong> promuovere le attività sovversive in Cuba sono molto consistenti e varie<br />

<strong>org</strong>anizzazioni politiche e paramilitari <strong>cuba</strong>noamericane hanno ricevuto centinaia di<br />

milioni di dollari <strong>per</strong> suscitare nell'isola scontenti e ribellioni, che potrebbero <strong>per</strong>mettere<br />

ai rivoltosi la domanda di un intervento militare immediato da parte degli Stati Uniti.<br />

Il 26 giugno 2001, i <strong>Cinque</strong> furono condotti al “buco” <strong>per</strong> la seconda volta.<br />

In gennaio, John Ashcroft aveva assunto l'incarico di ministro della <strong>Giustizia</strong> degli Stati<br />

Uniti. Il 25 giugno egli sostenne che il verdetto di colpevolezza contro i <strong>Cinque</strong> era<br />

“una vittoria <strong>per</strong> i diritti dei cittadini” del suo paese. Il giorno seguente, si riunì in un<br />

ristorante di Miami con alcuni capi terroristi e altri controrivoluzionari, tra i quali si<br />

trovava José Basulto.<br />

Il 26 giugno, evidentemente <strong>per</strong> pressioni di Ashcroft sull'Ufficio federale delle<br />

prigioni, i <strong>Cinque</strong> furono reclusi in isolamento e vi restarono <strong>per</strong> 48 giorni. Era una<br />

37


appresaglia <strong>per</strong> il messaggio inviato il 17 giugno al popolo americano <strong>per</strong> spiegare le<br />

loro azioni contro i terroristi anti<strong>cuba</strong>ni.<br />

I patrioti furono privati di macchine <strong>per</strong> scrivere, radio, documentazione, fotografie,<br />

materiale di cartoleria, <strong>per</strong>fino di un pezzetto di matita; furono, inoltre, limitate le loro<br />

chiamate telefoniche.<br />

Il 12 luglio, la Fondazione Nazionale Cubano-Americana allestì una festa <strong>per</strong> Pesquera<br />

e <strong>per</strong> gli altri dirigenti del FBI partecipi della cattura dei <strong>Cinque</strong>.<br />

Joe García dichiarò alla stampa:<br />

“La Fondazione Nazionale Cubano-Americana era l’obiettivo centrale delle o<strong>per</strong>azioni<br />

di questo gruppo”.<br />

Il 3 agosto 2001, l'Assemblea Nazionale del Potere Popolare, ossia il Parlamento<br />

<strong>cuba</strong>no, denunciò l'ingiustizia dei verdetti di colpevolezza emessi dalla giuria <strong>per</strong> accuse<br />

non provate, deplorò le inumane condizioni carcerarie imposte ai patrioti e rivendicò il<br />

diritto dell'Isola, in “stato di necessità”, di difendersi dalle azioni terroristiche preparate<br />

contro Cuba da gruppi controrivoluzionari in territorio nordamericano.<br />

L'8 agosto 2001 si realizzò la prima visita consolare a Gerardo, Ramón e Fernando.<br />

Il 5 dicembre anche Antonio e René poterono partecipare a una visita consolare.<br />

Il 10 dicembre cominciarono le udienze <strong>per</strong> le sentenze. La Difesa presentò alcune<br />

mozioni che la giudice, il giorno dopo, respinse.<br />

L’11 dicembre, durante l'udienza <strong>per</strong> la sentenza contro Gerardo Hernández, i<br />

<strong>cuba</strong>noamericani presenti lanciarono ripetuti insulti ai cinque familiari dei detenuti<br />

(quattro madri e una figlia, Irmita) presenti nella sala del tribunale.<br />

Il 12 dicembre 2001 Gerardo Hernández Nordelo fu condannato a due ergastoli più 15<br />

anni di carcere (ergastoli <strong>per</strong> cospirazione <strong>per</strong> commettere assassinio e cospirazione <strong>per</strong><br />

commettere spionaggio).<br />

Il 13 dicembre Ramón Labañino Salazar ricevette la pena di un ergastolo più 18 anni di<br />

prigione (ergastolo <strong>per</strong> cospirazione <strong>per</strong> commettere spionaggio).<br />

Il 14 dicembre René González Sehwerert fu condannato a 15 anni di carcere (<strong>per</strong> le<br />

imputazioni di cospirazione e di agente straniero non dichiarato).<br />

Il 18 dicembre Fernando González Llort fu condannato a 19 anni di prigione (<strong>per</strong> le<br />

accuse di cospirazione, conseguimento e uso di documentazione falsa, utilizzazione<br />

illegale di documenti d'identificazione e d’essere agente straniero non dichiarato).<br />

38


Il 27 dicembre Antonio Guerrero fu condannato all'ergastolo più 10 anni di carcere (<strong>per</strong><br />

le imputazioni di cospirazione, cospirazione <strong>per</strong> commettere spionaggio, e d’essere<br />

agente straniero non dichiarato).<br />

Una rappresentante dell'accusa, Caroline Heck Miller, sollecitò la pena massima <strong>per</strong><br />

René González Sehwerert:<br />

...quest'uomo è una minaccia <strong>per</strong> questa comunità e non ci sono ragioni <strong>per</strong> credere che<br />

termini di esserlo una volta che torni in <strong>libertà</strong>.<br />

Un altro pubblico ministero, John Kastrenakes, aggiunse:<br />

Se potessi, chiederei <strong>per</strong> lui 100 anni di carcere, <strong>per</strong>ché secondo me è il più <strong>per</strong>icoloso<br />

di tutti loro.<br />

I discorsi pronunciati dagli accusati, durante l'ultima udienza <strong>per</strong> la sentenza, attestano<br />

la fermezza, la dignità e la forza intellettuale dei <strong>Cinque</strong>, che si convertirono in<br />

accusatori del terrorismo controrivoluzionario e dei suoi padroni e complici im<strong>per</strong>iali,<br />

dell'impunità assicurata agli assassini dai governi nordamericani, delle insidie<br />

<strong>per</strong>fidamente attuate dal tribunale che li giudicava, contro la verità e la giustizia.<br />

Così disse, il 12 dicembre 2001, Gerardo Hernández Nordelo, condotto alla sala del<br />

giudizio, nell'ultima sessione, con i piedi incatenati:<br />

La nostra, forse, è una delle accuse di spionaggio più ridicole nella storia di questo<br />

paese...<br />

I principali responsabili di quanto avvenne il 24 febbraio 1996 sono gli stessi che non<br />

smettono nel loro impegno <strong>per</strong> provocare un conflitto bellico tra gli Stati Uniti e Cuba,<br />

<strong>per</strong>ché l'esercito di questo paese faccia contro i <strong>cuba</strong>ni quello che non hanno potuto<br />

fare loro in 40 anni. Siano flottiglie, violazioni dello spazio aereo, false accuse o<br />

qualunque altro orrore, l'obiettivo è lo stesso: che gli Stati Uniti cancellino dalla faccia<br />

della terra il governo di Cuba e quelli che lo appoggiano, senza che importi quale sia il<br />

costo in vite umane dall'uno e dall'altro lato. Si potrebbe dire con certezza che se<br />

qualcuno ha posto in <strong>per</strong>icolo in reiterate occasioni la sicurezza nazionale di questo<br />

paese, sono questi gruppi di <strong>cuba</strong>ni estremisti.<br />

L'Accusa disse in questa sala, durante i suoi ragionamenti finali, che Gerardo<br />

Hernández ha le sue mani macchiate di sangue. Mi domando chi avrà realmente le<br />

mani macchiate di sangue, se io o l'individuo che sparò con un cannone contro un<br />

albergo dell'Habana pieno di <strong>per</strong>sone; che è lo stesso individuo che appare nelle prove<br />

di questo caso progettando di introdurre in Cuba armi antiuomo; la medesima <strong>per</strong>sona<br />

39


che mai si stancò di sfidare a<strong>per</strong>tamente e temerariamente le autorità <strong>cuba</strong>ne violando<br />

le leggi di quel paese, quelle di questo paese, e le norme più elementari dell'aviazione<br />

internazionale; la medesima <strong>per</strong>sona che non solo non ebbe nessun riserbo nel<br />

condurre questi giovani alla morte, ma nei momenti di maggiore tensione, quando<br />

ancora poteva interrom<strong>per</strong>e i suoi piani, non lo fece, e in cambio lasciò registrata la<br />

sua risata <strong>per</strong> la storia mentre i suoi compagni morivano.<br />

Questa <strong>per</strong>sona sì ha le sue mani macchiate di sangue, e tuttavia ai signori pubblici<br />

ministeri non importò quando strinsero queste mani in ripetute occasioni, addirittura in<br />

questa medesima sala.<br />

Neppure importò ai rappresentanti dell'Accusa né alle massime autorità dell'FBI di<br />

Miami condividere con questa medesima <strong>per</strong>sona la tribuna e l'euforia durante la<br />

conferenza stampa il giorno del verdetto. Contraddittoria attitudine di quelli che dicono<br />

di rappresentare la legge.<br />

I signori dell'Accusa sappiano che l'unico sangue che potrebbe esserci in queste mani è<br />

quello dei miei fratelli caduti o assassinati vilmente nelle innumerevoli aggressioni e<br />

negli atti terroristi <strong>per</strong>petrati contro il mio paese da <strong>per</strong>sone che oggi camminano<br />

tranquillamente <strong>per</strong> le strade di questa città. Sangue <strong>per</strong> il quale un giorno giurai che<br />

sarei stato disposto a sacrificare la mia propria vita se con ciò avessi potuto proteggere<br />

il mio popolo da tali crimini.<br />

Sua Signoria, l'Accusa considera, e così lo ha chiesto, che debbo passare il resto della<br />

mia vita in una prigione. Confido che, se non sarà in questo, in qualche altro livello del<br />

sistema, la ragione e la giustizia prevarranno sui pregiudizi politici e sui desideri di<br />

vendetta e si comprenderà che non abbiamo fatto nessun danno a questo paese, che<br />

meriti simile condanna. Però, se così non fosse, mi <strong>per</strong>metterei di ripetere le parole di<br />

uno dei più grandi patrioti di questa nazione, Nathan Hale, quando disse: “Solo<br />

lamento non possedere più che una vita <strong>per</strong> consegnarla <strong>per</strong> la mia Patria”.<br />

Aveva portato con sé un opuscolo che l'aveva ispirato e lo affidò a uno dei magistrati:<br />

era “La Storia mi assolverà”, l'autodifesa di Fidel Castro <strong>per</strong> gli eventi del 26 luglio<br />

1953.<br />

Nell'ultima udienza <strong>per</strong> la sentenza, del 13 dicembre, Ramón Labañino Salazar dichiarò:<br />

Il criminale attacco alle Torri Gemelle di New York e al Pentagono in Washington<br />

troncò la vita di migliaia di innocenti del popolo degli Stati Uniti, e con indignazione ci<br />

unimmo al dolore del popolo nordamericano. Facciamo voti <strong>per</strong>ché tali fatti non<br />

tornino a succedere.<br />

40


Noi, che abbiamo dedicato le nostre vite a lottare contro il terrorismo, a evitare che atti<br />

tanto atroci come questi accadano, che abbiamo cercato di salvare la vita di esseri<br />

umani innocenti non solo di Cuba, ma degli stessi Stati Uniti, oggi stiamo qui in questa<br />

sala <strong>per</strong>ché ci si condanni precisamente <strong>per</strong> avere evitato atti come questi. Questa<br />

condanna non può essere più ironica e ingiusta!<br />

Nelle parole del presidente Ge<strong>org</strong>e W. Bush di questo paese, a nome del quale oggi si<br />

pretende di condannarmi, si esprimono chiaramente le ragioni <strong>per</strong> le quali venimmo<br />

negli Stati Uniti e oggi siamo in questa sala. Da questa stessa città di Miami si è<br />

pianificato, <strong>org</strong>anizzato e diretto il terrorismo contro il mio paese, Cuba. Da qui si<br />

patrocinano i terroristi e i loro atti, si stimolano e finanziano, si dà a essi ospitalità<br />

(solo <strong>per</strong> menzionare un riconosciuto caso, <strong>per</strong> le strade di Miami cammina<br />

liberamente un terrorista e assassino non solo di <strong>cuba</strong>ni ma pure del popolo degli Stati<br />

Uniti, Orlando Bosch); e la cosa più penosa di tutte è che questo succede con la<br />

consapevolezza e il consenso delle autorità di questo paese...<br />

A quante altre morti di esseri umani innocenti dobbiamo presenziare <strong>per</strong>ché termini<br />

questa politica pazzesca e assurda verso Cuba?<br />

Quante altre vite di esseri umani si deve aspettare che si <strong>per</strong>dano <strong>per</strong>ché l'FBI compia<br />

realmente il suo dovere e imprigioni i reali criminali e terroristi del proprio popolo<br />

degli Stati Uniti?...<br />

Tutto quello che abbiamo fatto è questo: cercare di salvare la vita di esseri umani<br />

innocenti, evitando il terrorismo ed evitando una stupida guerra.<br />

Il modello di comportamento che si segue nei confronti dei terroristi <strong>cuba</strong>ni che noi<br />

conosciamo è il medesimo: José Basulto fu reclutato e addestrato dalla CIA e usato<br />

nella guerra di questa contro il mio paese, e ancora oggi pratica il terrorismo e le<br />

provocazioni, come i membri delle <strong>org</strong>anizzazioni FNCA, Alpha 66, Comandos F-4,<br />

Partido Unidad Nacional Democrática (PUND), Cuba Independiente y Democrática<br />

(CID) e tanti altri menzionati nelle nostre prove...<br />

Per questo, da questa tribuna io denuncio queste <strong>org</strong>anizzazioni della polizia degli Stati<br />

Uniti, che hanno favorito e non o<strong>per</strong>ano contro il terrorismo e i terroristi!<br />

Cuba, <strong>per</strong> anni, ha passato informazioni a differenti livelli di governo, fino al più alto,<br />

degli Stati Uniti; informazione dettagliata, documentata, con nomi e cognomi, evidenze<br />

palesi di atti criminali e assassini; di tutto ciò la nostra testimonianza in questo caso è<br />

una dimostrazione totale. E con tutta questa informazione nelle loro mani non si è fatto<br />

nulla, né un solo arresto, neppure una sola indagine che si sia terminata o si termini.<br />

Con la nostra detenzione tutto ciò che si è preteso è ridurre al silenzio la fonte<br />

dell’informazione, affinché atti terroristi tanto gravi non siano conosciuti, e occultare<br />

41


questa verità che oggi ci colpisce in maniera brutale. Così pure l'FBI ha complottato<br />

con gli stessi terroristi e con l'ala destra estremista di Miami <strong>per</strong> pregiudicare e<br />

ostacolare qualunque tipo di avvicinamento e coo<strong>per</strong>azione tra i nostri due popoli e<br />

governi. Intanto, i criminali stanno allegramente <strong>per</strong>correndo, oggi, le strade là fuori,<br />

burlandosi di questa sala...<br />

Non è Cuba che è venuta qui negli Stati Uniti a invadere, aggredire o commettere atti<br />

terroristi di ogni tipo; è tutto il contrario, e Cuba ha semplicemente l'elementare diritto<br />

di difendersi... Finché esisterà questa politica criminale contro il mio popolo,<br />

continueranno a esistere uomini come noi, come elementare misura di autodifesa...<br />

I pubblici ministeri hanno manipolato e distorto i fatti, hanno cercato di controllare in<br />

ciascun momento questa sala, hanno <strong>per</strong>fino utilizzato minacce sottili e altre più a<strong>per</strong>te.<br />

Addirittura qui si arrivò a ricattare testimoni con la minaccia di incriminarli<br />

giudizialmente se non si fossero affidati alla protezione del Quinto Emendamento. Qui<br />

si arrivò <strong>per</strong>fino al punto di pretendere di ricattare il Generale a 4 Stelle Charles<br />

Wilhelm, ex capo del Comando Sud, <strong>per</strong> evitare che dichiarasse a nome della Difesa.<br />

Qui si è trattato di occultare prove (video di 8 mm quando Al Alonso, agente dell'FBI,<br />

evitò di consegnare alla Difesa l’originale, la cui prova era chiave nell'imputazione più<br />

seria di questo caso)...<br />

I pubblici ministeri hanno rappresentato, e molto bene, il piccolo settore estremista di<br />

destra <strong>cuba</strong>no, terroristi come José Basulto e <strong>org</strong>anizzazioni come Alpha 66, FNCA,<br />

Comandos F-4, con i quali addirittura si abbracciavano e baciavano qui in questa sala<br />

e davanti agli occhi di tutti. Se qualcosa mi ha stupito di questo giudizio è l'impegno<br />

enorme, lo sforzo senza limiti che i pubblici ministeri e i loro assessori di ogni tipo<br />

portarono a termine <strong>per</strong> rappresentare fedelmente e a tutti i costi questo settore<br />

criminale...<br />

La storia si incaricherà di rettificare questo verdetto, e forse anche questa sentenza.<br />

Signori pubblici ministeri, piaccia o no, Cuba è un paese indipendente e sovrano, ha il<br />

suo governo legittimo, il suo presidente, i suoi martiri ed eroi e le sue convinzioni. A<br />

Cuba, signori, si deve portare rispetto!<br />

Se <strong>per</strong> evitare la morte di esseri umani innocenti, se <strong>per</strong> difendere i nostri due paesi dal<br />

terrorismo ed evitare un'invasione inutile di Cuba mi si condanna oggi, allora sia<br />

benvenuta la condanna!<br />

Porterò l'uniforme di recluso con il medesimo onore e <strong>org</strong>oglio con cui un soldato<br />

porta le sue più preziose insegne!<br />

Questo è stato un giudizio politico e, come tale, noi siamo prigionieri politici!<br />

42


Qui sta tutta l'evidenza e qui sta scritta la storia: essa sarà quella che ci renderà vera<br />

giustizia!<br />

Nella prima parte del suo allegato Ramón aveva denunciato, con una decina di esempi,<br />

la politica del terrore impiegata dai controrivoluzionari di Miami e dalla CIA in Cuba e<br />

nella stessa città della Florida.<br />

Nell'ultima udienza <strong>per</strong> le sentenza, il 14 dicembre, René González Sehwerert disse:<br />

Persino in quei tempi, quando già tutto l'odio politico dei pubblici ministeri si era<br />

rovesciato su noi <strong>per</strong> mezzo delle condizioni di isolamento, la manipolazione delle<br />

prove e, ancora peggio, l'uso e abuso della mia stessa famiglia <strong>per</strong> ricattarmi,<br />

danneggiarmi e umiliarmi, io ero lontano dall'immaginare quanto importante sarebbe<br />

stato <strong>per</strong> l'Accusa di questo caso il riversare tutti i suoi rancori politici su di noi...<br />

Quando si tratta di Cuba, le regole paiono cambiare e alcune <strong>per</strong>sone pensano che il<br />

terrorismo e la guerra sono cose buone da fare: così abbiamo un pubblico ministero<br />

come Kastrenakes che difende il diritto di José Basulto a infrangere la legge sempre e<br />

quando lo si annunci nella televisione; abbiamo un es<strong>per</strong>to in terrorismo come il signor<br />

Hoyt, che pensa che dieci esplosioni nel <strong>per</strong>iodo di un anno sarebbero un'ondata di<br />

terrorismo in Miami <strong>per</strong>ò non lo sarebbero all'Habana; abbiamo un es<strong>per</strong>to in<br />

sicurezza aerea <strong>per</strong> il quale le provocazioni dei Fratelli al Soccorso sopra l'Habana,<br />

diffuse a<strong>per</strong>tamente in televisione, sarebbero un'altra cosa sopra Washington...;<br />

abbiamo individui che si sono proclamati pubblicamente terroristi <strong>per</strong> quaranta anni e<br />

questi pubblici ministeri alla mia sinistra solamente sembrano notarlo quando si tratta<br />

che rendano testimonianza in questo giudizio dalla parte della Difesa; gli agenti Ángel<br />

Berlingueri e Héctor Pesquera, l'ultimo comandante dell'FBI locale, si pavoneggiano<br />

come invitati nelle medesime stazioni della radio, con le medesime <strong>per</strong>sone e nei<br />

medesimi programmi in cui, violando le leggi federali, si raccoglie a<strong>per</strong>tamente denaro<br />

<strong>per</strong> <strong>org</strong>anizzare azioni terroriste o difendere terroristi in giro <strong>per</strong> il mondo.<br />

Intanto, Caroline Heck Miller invoca che questi amabili terroristi siano giudicati in<br />

cielo e il signor Frómeta, dopo avere voluto comprare non più di un paio di missili<br />

antiaerei, armi anticarro e alquanto potente esplosivo, è ritenuto un buon padre, un<br />

buon cittadino e una buona <strong>per</strong>sona che forse merita qualcosa come un anno di arresto<br />

domiciliare, dall'Ufficio del pubblico ministero del Distretto Sud della Florida. Questo,<br />

Sua Signoria, fin dove io conosco si chiama ipocrisia ed è, inoltre, criminale.<br />

E quando questo stesso Ufficio lotta <strong>per</strong> mantenermi nell'unità di confinamento speciale<br />

<strong>per</strong> il maggior tempo possibile, quando la mia famiglia è usata come arma <strong>per</strong> fiaccare<br />

la mia volontà, quando alle mie figlie è <strong>per</strong>messo di vedere il padre solo due volte nei<br />

43


17 mesi di questo isolamento e l'unica maniera di vedere i primi passi della mia figlia<br />

piccola è guardare attraverso un cristallo da un dodicesimo piano, solo posso sentirmi<br />

<strong>org</strong>oglioso di stare qui, e solo posso ringraziare i pubblici ministeri <strong>per</strong> darmi<br />

quest'opportunità di confermare che sono sul cammino giusto, che il mondo deve<br />

ancora migliorare molto e che la cosa migliore <strong>per</strong> il popolo di Cuba è mantenere<br />

l'isola pulita dell'elemento che si è impadronito di tante anime qui in Miami...<br />

Più di due anni fa, ricevetti una lettera di mio padre nella quale, tra altre cose, mi<br />

esprimeva la sua s<strong>per</strong>anza che si potesse trovare una giuria nella quale trapelassero i<br />

valori di Washington, Jefferson e Lincoln. È una pena che non abbia avuto ragione...<br />

Mentre questi sordidi tre anni si stanno facendo storia e dietro una montagna di<br />

argomenti, mozioni e tecnicismi, si va sotterrando una storia di ricatti, abusi di potere e<br />

il più assoluto disprezzo verso tanto ponderato sistema di giustizia, <strong>per</strong> pulirla e darle<br />

una lucentezza che mai ebbe noi continueremo a fare appello a questi valori e alla<br />

vocazione <strong>per</strong> la verità del popolo nordamericano con tutta la pazienza, la fede e il<br />

coraggio che può suscitare in noi il crimine di essere degni.<br />

Nell'ultima udienza precedente la sentenza, il 18 dicembre, così si esprimeva Fernando<br />

González Llort:<br />

Sua Signoria,<br />

io pensai che l'Accusa sarebbe venuta oggi in questa sala a sollecitare <strong>per</strong> me una<br />

sentenza di un anno di arresto domiciliare. Dopotutto, ciò fu quello che questo<br />

medesimo pubblico ministero offrì al signor Frómeta quando questi comprò da un<br />

agente segreto del governo un missile “Stinger”, esplosivo C-4, granate e altri<br />

armamenti. Non importa che il signor Frómeta avesse confessato allo stesso agente in<br />

incognito le sue intenzioni terroriste e l'uso assassino e senza scrupoli che avrebbe fatto<br />

di questi materiali.<br />

Dopo ci ripensai e mi resi conto che aspettare questo stesso trattamento da parte<br />

dell'Accusa <strong>per</strong> me era qualcosa di illusorio, dato che io sono <strong>cuba</strong>no di là, dell'Isola, e<br />

questo implica che nell'accusarmi entrino in gioco considerazioni come l'ignoranza di<br />

ciò che Cuba è realmente, l'odio e l'irrazionalità contro il mio paese, stimolati da un<br />

settore estremista che controlla quanto si dice qui su Cuba e si incarica di fare tacere<br />

qualunque altra opinione più razionale...<br />

I gruppi terroristi dell'estrema destra <strong>cuba</strong>na di Miami furono creati, addestrati e<br />

finanziati dalla CIA... I loro vincoli con i fondamentalisti dell’estrema destra della<br />

politica nordamericana li hanno portati ad apparire legati agli episodi più oscuri della<br />

storia recente di questo paese: l'assassinio del presidente Kennedy, lo scandalo<br />

44


Watergate, l'assassinio di Orlando Letelier e Ronni Moffit e il rifornimento clandestino<br />

di armi alla “contra” nicaraguense, in violazione delle leggi approvate dal<br />

Congresso...<br />

Qui sono i casi di Luis Posada Carriles e Orlando Bosch, entrambi con un ampio<br />

curricolo di vincoli con la CIA, che furono i mandanti dell’esplosione di un aereo<br />

commerciale <strong>cuba</strong>no in pieno volo il 6 ottobre 1976, fatto nel quale morirono 73<br />

<strong>per</strong>sone innocenti.<br />

Orlando Bosch vive liberamente in questa comunità grazie al «Parole» concessogli<br />

dall'ex presidente Ge<strong>org</strong>e Bush malgrado fosse stato considerato un <strong>per</strong>icolo e un<br />

notorio terrorista dalle stesse autorità del ministero della <strong>Giustizia</strong> di questo paese.<br />

Un ruolo importante nella concessione del «Parole» presidenziale a Orlando Bosch lo<br />

giocarono le pressioni e raccomandazioni della rappresentante repubblicana <strong>per</strong> la<br />

Florida Ileana Ros-Lehtinen. È, <strong>per</strong>tanto, difenditrice e protettrice di terroristi.<br />

Le prove presentate dalla Difesa, documenti sui quali aveva informazioni l'FBI, come<br />

vedemmo nel giudizio, dimostrano che Orlando Bosch continua a cospirare da Miami<br />

<strong>per</strong> commettere atti terroristi contro Cuba. Nessuno è andato ad arrestarlo...<br />

Il caso di Posada Carriles è ancora più vergognoso. Fatto fuggire da una prigione del<br />

Venezuela nella quale si trovava <strong>per</strong> la sua partecipazione nell’esplosione dell'aereo<br />

commerciale <strong>cuba</strong>no <strong>per</strong> la quale morirono 73 civili innocenti, appare in<br />

Centroamerica con un nome falso agli ordini del tenente colonnello Oliver North,<br />

funzionario del Consiglio di sicurezza dell'Amministrazione del presidente Reagan,<br />

coinvolto in un'attività illegale, il cosiddetto “Iran-Contras”, investigato<br />

successivamente da un procuratore speciale.<br />

Tutto questo è documentato e i servizi di sicurezza degli Stati Uniti lo sanno. Come pure<br />

conoscono che fu la FNCA che finanziò e <strong>org</strong>anizzò la fuga di Posada Carriles dal<br />

carcere del Venezuela...<br />

Durante il nostro giudizio l'Accusa, in un'ostentazione di ipocrisia, minacciò di<br />

applicare la legge R.I.C.O. contro testimoni della Difesa se avessero testimoniato in<br />

questa sala. Tutto con l'obiettivo di evitare che uscissero alla luce le attività terroriste<br />

alle quali questi signori avevano partecipato.<br />

La legge R.I.C.O., approvata dal Congresso principalmente <strong>per</strong> combattere il crimine<br />

<strong>org</strong>anizzato, è da più di 20 anni in vigore. Mai è stata applicata contro alcun gruppo di<br />

terroristi qui in Miami sebbene il governo possieda l'informazione necessaria <strong>per</strong><br />

farlo...<br />

Che può fare Cuba quando terroristi come Virgilio Paz e José Dionisio Suárez, che<br />

fecero saltare in aria Orlando Letelier e Ronni Moffit nella capitale di questo paese e<br />

45


poi furono fuggiaschi, compiono solamente 7 anni della loro sentenza e sono tirati fuori<br />

grazie alle gestioni della FNCA che paga i loro avvocati?..<br />

La realtà è che a Cuba non resta altra alternativa che tenere qui <strong>per</strong>sone che <strong>per</strong> amore<br />

della propria Patria e non <strong>per</strong> denaro la mantengano informata dei piani terroristi e le<br />

<strong>per</strong>mettano di evitarli sempre che sia possibile. Questa è la ragione della mia presenza<br />

qui...<br />

Sono convinto che gli Stati Uniti si sentirebbero <strong>org</strong>ogliosi di quello dei suoi figli che<br />

avesse avuto l'opportunità e il privilegio di evitare atti come quelli del passato mese di<br />

settembre [2001]. Ciò avrebbe costituito un gran servizio al proprio popolo e<br />

all'umanità.<br />

Il presidente Bush, nel suo discorso alla sessione congiunta del Congresso della<br />

nazione il 20 settembre 2001, disse:<br />

«Questa notte siamo in un paese che si svegliò dinanzi al <strong>per</strong>icolo e fu chiamato a<br />

difendere la sua <strong>libertà</strong>».<br />

Sua Signoria,<br />

il mio paese e il mio popolo furono obbligati più di 40 anni fa a svegliarsi dinanzi al<br />

<strong>per</strong>icolo e chiamati a difendere la loro <strong>libertà</strong>. Io mi sento <strong>org</strong>oglioso di essere stato<br />

uno di coloro che evitarono al mio popolo questi <strong>per</strong>icoli...<br />

Sinceramente, confido che un giorno Cuba non abbia necessità che <strong>per</strong>sone come me,<br />

volontariamente e <strong>per</strong> amore del proprio paese e del proprio popolo, vengano in questo<br />

paese a lottare contro il terrorismo.<br />

Ogni uomo che si rispetti deve offrirsi prima di tutto alla sua Patria. Negli anni di<br />

carcere mi accompagnerà sempre la dignità che ho appreso dal mio popolo e dalla sua<br />

storia.<br />

Nel suo discorso Fernando González Llort segnalò che molti materiali che costituirono<br />

prove della Difesa nel giudizio erano stati raccolti dall'attività dei <strong>Cinque</strong> ed erano stati<br />

consegnati, nella città dell'Habana, il 16 e 17 giugno 1998, a una delegazione ufficiale<br />

nordamericana di alto livello, che includeva molti membri dell'FBI.<br />

Il 27 dicembre, così si espresse Antonio Guerrero Rodríguez, nell'ultima udienza<br />

precedente la sentenza:<br />

Quest'aggressione [contro Cuba] ha incluso il reclutamento, il pagamento e<br />

l'addestramento di agenti controrivoluzionari a o<strong>per</strong>a della CIA; l'invasione di Girón;<br />

l'O<strong>per</strong>azione Mangosta; pretesti <strong>per</strong> un intervento militare; piani di assassinio contro<br />

capi di Governo e di Stato; infiltrazione di gruppi armati; sabotaggi; violazioni dello<br />

spazio aereo; voli spia; irrorazione di sostanze batteriologiche e chimiche;<br />

46


mitragliamento contro le coste e le edificazioni; bombe negli alberghi e altri centri<br />

sociali, culturali, storici e turistici; provocazioni di ogni tipo, con crudeltà e<br />

accanimento.<br />

E come risultato di questi atti:<br />

più di 3400 morti; l'invalidità totale o parziale di più di 2000 <strong>per</strong>sone; rilevanti danni<br />

materiali all'economia, alla fonte della vita; centinaia di migliaia di <strong>cuba</strong>ni che<br />

nascono e crescono sotto un ferreo blocco e nel clima ostile della guerra fredda.<br />

Terrore, vicende spiacevoli e dolore sul popolo.<br />

Dove si sono tramati e finanziati tanti incessanti e spietati atti? Nella loro grande<br />

maggioranza, proprio nel territorio degli Stati Uniti d'America. Cosa è stato fatto dalle<br />

autorità del governo di questo paese <strong>per</strong> evitarli?<br />

Praticamente nulla... E l'aggressione non è cessata.<br />

Oggi, ancora passano liberamente <strong>per</strong> le strade di questa città <strong>per</strong>sone che sono<br />

responsabili di alcune di queste azioni. E stazioni di radio e altri mezzi pubblicano e<br />

promuovono nuovi atti di aggressione contro il popolo <strong>cuba</strong>no.<br />

Perché tanto odio verso il popolo di Cuba?<br />

Perché Cuba scelse<br />

un cammino distinto?<br />

Perché il suo popolo<br />

vuole il socialismo?<br />

Perché eliminò<br />

il latifondo e sradicò l'analfabetismo?<br />

Perché dette educazione<br />

e assistenza medica gratuite<br />

al suo popolo?<br />

Perché dà<br />

una libera nascita ai suoi bambini?<br />

Non vengo oggi qui a giustificare nulla,<br />

vengo a dire<br />

la verità.<br />

“Solo con essa mi sono impegnato”.<br />

Accordo, non fu altro che non fosse l'impegno di essere utile al mondo, di servire a una<br />

causa valida chiamata umanità e pure Patria.<br />

Intenzione, non fu altra che non fosse quella di evitare l'insensatezza e il crimine, e<br />

salvare il fiore vivo dalla morte casuale, brusca, vana e prematura.<br />

Non si trasgredì. Non si oltraggiò. Non si offese.<br />

47


Non si rubò. Non si ingannò. Non si defraudò.<br />

Non si tentò né si commise spionaggio.<br />

Nessuno mi chiese mai di cercare qualche informazione classificata...<br />

Esiste un'altra versione con varianti, probabilmente uscita dalla prigione<br />

precedentemente:<br />

Non vengo a giustificare nulla. Sì a manifestare la verità contro le menzogne.<br />

Non si trasgredì. Sì si dimostrò.<br />

Non si oltraggiò. Sì difendemmo la causa della <strong>libertà</strong> dei <strong>cuba</strong>ni.<br />

Non si rubò. Sì vivemmo onestamente, senza derubare né aggredire alcuno.<br />

Non si offese. Sì fummo corretti, solidali, rispettosi, educati.<br />

Non si ingannò. Sì fu evidente la realtà <strong>per</strong> la quale lottiamo.<br />

Non si tentò né si commise spionaggio. Sì vegliammo <strong>per</strong> evitare aggressioni miserabili<br />

e criminali contro il nostro paese e gli stessi nordamericani.<br />

Non si chiese un centesimo <strong>per</strong> compiere la missione volontariamente. Sì fummo<br />

convinti di quanto facemmo e torneremmo a fare, liberamente, <strong>per</strong> coscienza.<br />

Non agimmo <strong>per</strong> danneggiare alcuno. Sì cercammo di scoprire e denunciare qualunque<br />

tipo di terrorismo.<br />

Non accettiamo il giudizio in Miami, riempito di minacce e intrighi. Sì esigiamo il<br />

giudizio politico poiché siamo prigionieri politici.<br />

Non è dunque una politica di odio, come direbbe il grande comandante mambí Antonio<br />

Maceo y Grajales. Sì una politica di amore, fondata sulla morale umana. Credo che<br />

con questo, basti.<br />

Queste ampie citazioni dei discorsi dei cinque patrioti <strong>cuba</strong>ni <strong>per</strong>mettono di<br />

comprenderne adeguatamente la dignità e le alte doti intellettuali.<br />

Nel dicembre 2001, in attesa delle sentenze, molti malfamati terroristi occupavano le<br />

prime file nella sala del tribunale, aspettando la prevedibile conclusione della frode<br />

giudiziaria. La giustizia fu sequestrata e calpestata in un giudizio sporco e sfacciato.<br />

In giugno e in dicembre, quando i <strong>Cinque</strong> furono dichiarati colpevoli e poi si stabilirono<br />

le condanne, la condotta dei pubblici ministeri e della giudice fu molto provocatoria.<br />

Dopo i verdetti, vari avvocati dell'accusa, soprattutto John Kastrenakes e Caroline Heck<br />

Miller, festeggiarono, con baci e abbracci, assieme a molti mafiosi e terroristi<br />

anti<strong>cuba</strong>ni.<br />

48


Il 15 dicembre, René González poté finalmente rivedere la madre, Irma e la figlia<br />

maggiore, Irmita.<br />

Lo stesso giorno, Ramón Labañino fu visitato dalla moglie, Elizabeth ed Antonio<br />

Guerrero s’incontrò con la madre, Mirta e con la sposa, Maggie.<br />

Il 16, anche Gerardo Hernández e Fernando González poterono parlare con le rispettive<br />

mamme, Carmen e Magaly.<br />

Dopo le condanne, quando furono trasferiti alle prigioni assegnate i <strong>Cinque</strong> dovettero<br />

nuovamente passare vari giorni nel famigerato “buco”.<br />

Furono incarcerati in luoghi molto distanti tra loro, <strong>per</strong> rendere difficili le<br />

comunicazioni tra essi e le relazioni con i propri avvocati. Le carceri dei patrioti si<br />

trovano lontanissime dalle città dove sono gli uffici dei loro difensori, il che ostacolò le<br />

o<strong>per</strong>azioni necessarie <strong>per</strong> preparare l'appello davanti alla Corte di Atlanta.<br />

I <strong>Cinque</strong> non furono mai indisciplinati durante la reclusione. Perché li mettevano nei<br />

“buchi”? Quasi sette anni di privazione della <strong>libertà</strong> non li hanno minimamente piegati.<br />

Pubblichiamo ora alcuni dati <strong>per</strong>sonali dei <strong>Cinque</strong>.<br />

René González Sehwerert aveva 42 anni quando l’arrestarono.<br />

Nacque in Chicago (Illinois) il 13 agosto 1956, in una famiglia di origine o<strong>per</strong>aia che<br />

era emigrata negli Stati Uniti. Il padre, Candido René González Castillo, era un<br />

lavoratore dell’industria siderurgica; la madre, Irma Teodora Sehwerert Milejan, una<br />

casalinga. Essi, dal territorio nordamericano, appoggiarono costantemente le lotte del<br />

Movimento 26 Luglio contro la dittatura di Batista. Nell’ottobre 1961, tornarono a<br />

Cuba, con i figli Roberto e René, <strong>per</strong> offrire il loro contributo alla causa rivoluzionaria.<br />

Dagli inizi del 1977 fino al marzo del 1979, René eseguì una missione internazionalista<br />

in Angola, come conduttore d’un carro armato.<br />

Tra il 1979 e il 1982 studiò <strong>per</strong> ricevere il grado di pilota. Dal 1982 fu istruttore di volo<br />

<strong>per</strong> le Forze Armate Rivoluzionarie.<br />

Olga Salanueva Arango, laureata in ingegneria industriale, conobbe René quando egli<br />

era pilota e istruttore di volo. Si sposarono nell’aprile 1983. Nell’anno successivo<br />

nacque una figlia: Irmita.<br />

Alla fine del 1990, René sequestrò un aereo che veniva ado<strong>per</strong>ato <strong>per</strong> fare fumigazioni<br />

sui terreni coltivati e sembrò che fuggisse in Florida. Ritenuto un anticastrista, poté<br />

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infiltrarsi tra i Fratelli al Soccorso e volò con essi. Negli Stati Uniti lavorò come<br />

istruttore di piloti.<br />

Olga ed Irmita si riunirono a lui, in Miami, nel 1996. Nel 1998, nacque Ivette, quattro<br />

mesi e mezzo prima dell’arresto del padre.<br />

Al momento della detenzione del marito Olga godeva della residenza <strong>per</strong>manente negli<br />

Stati Uniti e vi restò <strong>per</strong> altri due anni e due mesi: soffrì provocazioni e ricatti ma<br />

rimase <strong>per</strong> appoggiare lo sposo ed i suoi compagni incarcerati. Non fu mai accusata<br />

d’avere collaborato all’attività <strong>per</strong> cui fu imputato e condannato René.<br />

Il 3 agosto del 2000 fu consegnata a René Gonzalez una lettera dal Pubblico ministero<br />

nella quale gli si offriva una condanna minore se si fosse riconosciuto colpevole e se<br />

avesse incolpato gli altri accusati. In caso contrario, gli si lasciava intendere che<br />

avrebbero potuto espellere sua moglie dagli Stati Uniti. René non accettò il ricatto e<br />

rifiutò di testimoniare contro i compagni arrestati.<br />

Il 16 agosto del 2000, Olga fu imprigionata. Lo stesso giorno l’accompagnarono alla<br />

prigione di René, <strong>per</strong> piegarlo. Egli le disse che era probabile che la deportassero. La<br />

donna fu detenuta nel carcere di Fort Lauderdale <strong>per</strong> tre mesi. Le lettere che scrisse al<br />

marito durante la reclusione non gli furono mai consegnate. Dal 16 agosto del 2000,<br />

Olga non ha più visto René.<br />

Quando la madre fu arrestata, Irmita era in vacanza a Cuba. Ivette rimase con la<br />

bisnonna paterna, Teté, in Sarasota, a 230 miglia da Miami. Da quando René era stato<br />

catturato, la bambina si trovava con la parente; benché questa avesse oltre ottant’anni,<br />

Olga era stata costretta ad affidarle la piccina poiché, dopo l’arresto del marito, doveva<br />

continuare a lavorare in una compagnia di telemarketing <strong>per</strong> oltre otto ore giornaliere.<br />

Durante la detenzione, comunicarono ad Olga che, da deportata, non avrebbe potuto<br />

portare con sé Ivette a Cuba. Perciò, fu necessaria un’autorizzazione <strong>per</strong> la madre di<br />

René, Irma, che da Cuba si recò negli Stati Uniti <strong>per</strong> avere affidata la piccola e la<br />

condusse nell’Isola.<br />

Nei tre mesi d’incarceramento, Olga poté vedere Ivette una sola volta, separata da lei da<br />

un vetro. Non poté parlare col marito <strong>per</strong> telefono né le fu <strong>per</strong>messo di vederlo prima<br />

dell’espulsione. Fu un’altra <strong>per</strong>secuzione l’averla tenuta tre mesi arrestata in un<br />

processo di deportazione, che normalmente si risolve in brevissimo tempo.<br />

Il 21 novembre, Olga fu deportata. Le si è successivamente impedito di visitare il marito<br />

e di accompagnare la figlia minore a vederlo.<br />

Olga è la principale figura di protezione e sostegno <strong>per</strong> la piccola Ivette, nei legami<br />

affettivi della bambina. Viaggiare a lungo e scomodamente, senza la madre, <strong>per</strong> andare<br />

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a vedere il padre in prigione potrebbe procurare stati di ansietà e danni psicologici<br />

rilevanti alla piccina.<br />

René, nei primi diciassette mesi di confinamento, vide Ivette due volte.<br />

Dopo la condanna a 15 anni di privazione di <strong>libertà</strong>, fu mandato in due carceri di<br />

massima sicurezza della Pennsylvania (Loreto e McKean), poi nella prigione di<br />

Edgefield (Carolina del Sud). Nel gennaio del 2005, René è stato trasferito nella<br />

prigione di Marianna (Florida).<br />

I genitori di René, negli Stati Uniti come in Cuba, hanno dato un assiduo sostegno alle<br />

attività delle <strong>org</strong>anizzazioni di massa rivoluzionarie.<br />

Roberto, fratello del prigioniero, è avvocato e sta contribuendo efficacemente alla difesa<br />

del congiunto.<br />

Antonio Guerrero Rodríguez aveva 40 anni quando fu arrestato.<br />

Nacque il 16 ottobre 1958 a Miami, da una famiglia povera. I suoi genitori, Antonio<br />

Guerrero Cancio (defunto) e Mirta Rodríguez Pérez, erano emigrati negli Stati Uniti<br />

<strong>per</strong>ché l’uomo era senza lavoro in Cuba.<br />

Un mese dopo la nascita del bambino, essi tornarono con lui nell’Isola <strong>per</strong> passare le<br />

feste di fine d’anno con i familiari. L’entusiasmo <strong>per</strong> la vittoria della Rivoluzione li<br />

indusse a restare e ad appoggiare molto attivamente le cause progressiste.<br />

Il padre, che soffriva di cuore, morì quando Antonio aveva 11 anni.<br />

Nel <strong>per</strong>iodo scolastico preuniversitario, il giovane ottenne una borsa di studio <strong>per</strong><br />

laurearsi in Ingegneria nell’Università Tecnica di Kiev (Ucraina, allora parte<br />

dell’Unione Sovietica) e là si laureò nel 1983, come specialista in costruzione di<br />

aerodromi.<br />

In Cuba, dal settembre 1983 fu direttore della sezione di aerodromi nell’aeroporto<br />

internazionale Antonio Maceo di Santiago e diresse l’ampliamento della pista del<br />

medesimo, spiegando a Fidel Castro, nell’inaugurazione dell’o<strong>per</strong>a, i dettagli del<br />

proprio lavoro. Impartì lezioni di disegno tecnico in un corso <strong>per</strong> tecnici di medio livello<br />

dell’impresa aerea. Tra il 1988 e il 1990 fu istruttore aggiunto della Facoltà di<br />

Costruzioni. Compose un libro di testo sugli aeroporti.<br />

Nel 1989, dal matrimonio con la <strong>cuba</strong>na Delgis Cabrera Puentes nacque un figlio,<br />

Antonio Guerrero Cabrera, “Tonito”, che vive con la madre in Santiago di Cuba.<br />

Divorziato, l’ingegnere si risposò, nel 1991, con Niccia Pérez Barreto, d’origine<br />

panamense e decise di andare a vivere con lei in Panama. Dal secondo matrimonio<br />

nacque, nel 1992, Gabriel Eduardo Guerrero.<br />

51


Successivamente, Antonio partì <strong>per</strong> gli Stati Uniti e fu aiutante in un’officina di<br />

manutenzione nel dipartimento delle o<strong>per</strong>e pubbliche della stazione aeronavale di Cayo<br />

Hueso. Là conobbe la statunitense Margaret Bécquer, “Maggie”, con la quale si sposò<br />

nel 1998. Lei apprese la vera missione del marito dopo il suo imprigionamento e lo<br />

appoggiò con decisione, entrando in relazione con i familiari di lui e collaborando <strong>per</strong><br />

fare pubblicare molte poesie composte, in carcere, da Antonio.<br />

Egli fu condannato a un ergastolo più 10 anni di carcere.<br />

Si trova nella prigione di Florence (Colorado). Dà lezioni di lingua spagnola e di cultura<br />

generale ai compagni di cella.<br />

La madre, Mirta Rodríguez, è un nobile esempio di dedizione alla causa della<br />

Rivoluzione <strong>cuba</strong>na.<br />

Ramón Labañino Salazar aveva 35 anni quando fu incarcerato.<br />

Nacque il 9 giugno 1963 da una famiglia povera, di origine contadina, nel municipio di<br />

Marianao (Città dell’Habana). I genitori furono Nereida Salazar Verduy (defunta) e<br />

Olmes Labañino Salazar.<br />

Ramón si laureò in Economia, con Diploma d’Oro, nell’Università dell’Habana.<br />

Si sposò con Ilia Cardoso ed ebbe una figlia: Ailí Labañino Cardoso.<br />

Nel 1990 si unì, in secondo matrimonio, con Elizabeth Palmeiro Casado. Da questa<br />

unione nacquero due figlie: Laura, nel 1992 e Lizbeth, nel 1996.<br />

Le sue missioni di lunga durata all’estero non <strong>per</strong>misero al patriota di assistere alla<br />

nascita delle bambine ma le ha sempre nella memoria, con molto affetto, e scrive loro<br />

continuamente.<br />

Dall’inizio degli anni Novanta, indagò sui piani dei terroristi di Miami contro Cuba. In<br />

Florida, lavorò come distributore di medicine <strong>per</strong> varie farmacie e venditore di<br />

calzature.<br />

La prima lettera di Ramón dopo l’arresto, datata 27 dicembre 2000, giunse alla moglie a<br />

25 mesi dalla cattura. Il prigioniero poté vedere la famiglia, <strong>per</strong> poco, solo nell’aprile<br />

del 2002, dopo quasi quattro anni di reclusione.<br />

Fu condannato ad un ergastolo più 18 anni di carcere. Si trova nella prigione di<br />

Beaumont (Texas).<br />

La moglie, Elizabeth Palmeiro Casado, laureata in Lingua e letteratura inglese, entrò nel<br />

1998 come ufficiale nel ministero dell’Interno.<br />

Fernando González Llort aveva 35 anni quando l’arrestarono.<br />

52


Nacque nella capitale <strong>cuba</strong>na il 18 agosto 1963, da una famiglia di origine o<strong>per</strong>aia. I<br />

genitori furono Magaly Llort Ruiz e Fernando Rafael González Quiñones.<br />

Fece gli studi universitari nell’Istituto su<strong>per</strong>iore delle relazioni internazionali “Raúl Roa<br />

García” e si laureò con Diploma d’Oro.<br />

Negli anni 1987-1989 compì una missione internazionalista nella Repubblica Popolare<br />

di Angola, in una brigata di carristi.<br />

Alla metà degli anni Novanta, partì <strong>per</strong> gli Stati Uniti <strong>per</strong> indagare sui piani aggressivi<br />

che i gruppi controrivoluzionari <strong>cuba</strong>noamericani della Florida progettavano contro<br />

l’Isola.<br />

Fu condannato a 19 anni di privazione di <strong>libertà</strong>. Si trova nel carcere di Oxford<br />

(Wisconsin).<br />

Rosa Aurora Freijanes, la moglie di Fernando, poté visitarlo nella prigione solo alla fine<br />

di aprile del 2002: erano passati poco meno di quattro anni dall’arresto, senza un<br />

incontro. Per i primi 27 mesi di reclusione, non era stato possibile nessun tipo di<br />

comunicazione.<br />

I due erano vissuti uniti dal 1990, senza essere sposati legalmente. Il matrimonio<br />

avvenne, <strong>per</strong> procura, durante la prigionia di Fernando ma neppure in quell’occasione i<br />

due poterono incontrasi.<br />

Rosa Aurora Freijanes Coca è diplomata come tecnico di Economia e lavora nella<br />

società finanziaria di Copextel. Purtroppo, il lungo trascorrere della condanna del marito<br />

ha avuto come conseguenza <strong>per</strong> lei l’impossibilità di avere figli. È un’altra grande<br />

amarezza, dovuta all’ingiustizia subita.<br />

Magaly, la madre di Fernando, è specialista in Finanze. Anche lei è un degno esempio<br />

di fermezza rivoluzionaria.<br />

Gerardo Hernández Nordelo, considerato dall’Accusa il vero capo dei <strong>Cinque</strong>, aveva 33<br />

anni quando fu catturato.<br />

Nacque nella città dell’Habana, da una famiglia povera. Fu il terzo figlio di Gerardo<br />

Hernández Martí (defunto) e Carmen Nordelo Tejera.<br />

Frequentò gli studi universitari, laureandosi nell’Istituto su<strong>per</strong>iore di relazioni<br />

internazionali “Raúl Roa García”. Seppe distinguersi come attore di teatro e<br />

caricaturista.<br />

Nel luglio 1988 si sposò con Adriana Pérez O’Connor. Lei doveva terminare i suoi studi<br />

d’Ingegneria Chimica e <strong>per</strong>ciò rimandarono la possibile nascita di un figlio.<br />

53


Negli anni 1989-1990, Gerardo compì una missione internazionalista nella Repubblica<br />

Popolare di Angola, in una brigata di carristi, segnalandosi in decine di missioni di<br />

combattimento.<br />

A metà degli anni Novanta cominciò, negli Stati Uniti, la sua attività di controllo <strong>per</strong><br />

evitare il rischio che si eseguissero nell’Isola o<strong>per</strong>azioni criminali <strong>org</strong>anizzate dai<br />

controrivoluzionari di Miami. Lavorò in Florida come artista grafico.<br />

Una sua sorella, María del Carmen Hernández Nordelo, tenente colonnello delle Forze<br />

Armate Rivoluzionarie e membro della direzione dell’Istituto tecnico militare “José<br />

Martí”, morì in un incidente aereo nel febbraio 1998. Malgrado il dolore che la<br />

disgrazia gli procurò, Gerardo rinunciò a tornare a Cuba <strong>per</strong> assistere ai funerali,<br />

convinto che avrebbe potuto onorare più degnamente la defunta continuando senza soste<br />

la sua missione patriottica.<br />

Fu ignobilmente condannato a due ergastoli più 15 anni di carcere.<br />

Dalla prigione di Lompoc (California) fu trasferito a quella di Victorville (nello stesso<br />

Stato).<br />

La prima comunicazione tra Adriana e Gerardo avvenne, <strong>per</strong> telefono, il 30 dicembre<br />

del 2000, dopo oltre due anni di silenzio.<br />

Nel luglio del 2002, Adriana ottenne il visto del Ministero degli Esteri degli Stati Uniti<br />

<strong>per</strong> visitare il marito. Arrivata, il 25 luglio, nell’aeroporto di Houston (Texas), fu<br />

trattenuta <strong>per</strong> 11 ore. Le fecero sa<strong>per</strong>e che l’FBI si interessava a lei (che non era mai<br />

stata in territorio nordamericano), la fotografarono, le presero le impronte digitali. Fu<br />

costretta a tornare a Cuba, <strong>per</strong> non dovere affrontare un giudice che avrebbe potuto<br />

deportarla. Sono oltre sette anni che non vede Gerardo. I due continuano a sognare la<br />

gioia d’avere dei figli e discutono, con poca intesa, sul come chiamarli.<br />

Adriana Pérez O’Connor, laureata in Ingegneria chimica, è specialista dell’Istituto di<br />

investigazioni <strong>per</strong> l’industria alimentare nell’Isola.<br />

La madre del patriota, Carmen Nordelo Tejera, emigrata spagnola proveniente dalle<br />

Isole Canarie nel 1950, ha offerto un notevole contributo ai lavori delle <strong>org</strong>anizzazioni<br />

di massa in Cuba.<br />

Il 29 dicembre del 2001 il Parlamento <strong>cuba</strong>no conferì il titolo onorifico di “Eroe della<br />

Repubblica di Cuba” ai <strong>Cinque</strong>, mentre concedeva alle loro madri l’ordine “Mariana<br />

Grajales” e alle loro mogli l’ordine “Ana Betancourt”. Si decise di chiamare il 2002<br />

“Anno degli Eroi Prigionieri dell’Im<strong>per</strong>o”, come omaggio a questi valorosi <strong>cuba</strong>ni.<br />

L’Assemblea Nazionale del Potere Popolare concesse il titolo ai patrioti detenuti con<br />

una risoluzione nella quale si affermava che “essi sep<strong>per</strong>o infiltrarsi e tenere accesso a<br />

54


numerose attività di gruppi di terroristi impenitenti, che con totale impunità o<strong>per</strong>ano<br />

nel territorio degli Stati Uniti, scoprire i loro piani criminali ed avvertire il nostro<br />

paese <strong>per</strong> evitare nella misura del possibile la morte ed i danni che procurerebbero al<br />

popolo di Cuba, e pure i <strong>per</strong>icoli che possono causare alla popolazione<br />

nordamericana… e <strong>per</strong> compiere una fatica tanto nobile e generosa hanno sofferto un<br />

processo arbitrario e falsato e condizioni carcerarie terribili e inumane”.<br />

Si aggiungeva che i <strong>Cinque</strong> avevano svolto “con esemplare dedizione, dignità e<br />

fermezza la sacra missione di difendere la Patria, e proteggerla dal terrorismo,<br />

correndo grandi rischi <strong>per</strong> le loro vite e sopportando enormi sacrifici nell’ambiente più<br />

ostile, aggressivo e corrotto”.<br />

Nelle manifestazioni pubbliche di solidarietà con i <strong>Cinque</strong> hanno dato un importante<br />

contributo Mirta Rodríguez (madre di Antonio), Irma Sehwerert (madre di René),<br />

Carmen Nordelo (madre di Gerardo) e Magaly Llort (madre di Fernando).<br />

Combattenti formidabili si sono rivelate Adriana Pérez (moglie di Gerardo) ed Olga<br />

Salanueva (moglie di René). È stata molto intensa anche la partecipazione di Elizabeth<br />

Palmeiro (moglie di Ramón) e Rosa Aurora Freijanes (moglie di Fernando).<br />

Riproduciamo, adesso, il discorso pronunciato da Fidel Castro nell’atto solenne del<br />

conferimento dell’onorificenza alle madri e spose dei <strong>Cinque</strong> Eroi della Repubblica di<br />

Cuba, effettuato nel teatro Karl Marx, l’8 marzo del 2002:<br />

“Compatrioti,<br />

lungo la storia, abbiamo reso tributo ad eroi leggendari ed a donne che si coprirono di<br />

gloria come esempi di valore, abnegazione e spirito di sacrificio, ispirando sempre<br />

generazioni intere nelle loro lotte <strong>per</strong> un mondo migliore, più umano e più giusto.<br />

Poche volte, tuttavia, abbiamo avuto il privilegio di convivere con essi e con esse.<br />

I cinque Eroi della Repubblica di Cuba Prigionieri dell’Im<strong>per</strong>o, le loro ammirabili<br />

madri e mogli, nostri contemporanei ed <strong>org</strong>oglio della Patria, si sono addentrati fino al<br />

più profondo del cuore del loro popolo ed in quello di ciascuno dei suoi figli, potremmo<br />

dire senza alcuna eccezione.<br />

Qui sono oggi, Giorno Internazionale della Donna, in commovente e solenne atto che<br />

con sicurezza giammai si cancellerà dalle nostre memorie, Carmen, Magaly, Irma e<br />

Mirta; Adriana, Rosa Aurora, Olga e Elizabeth, madri e spose di Gerardo, Fernando,<br />

René, Antonio e Ramón, le quali hanno appena ricevuto le decorazioni “Mariana<br />

Grajales e “Ana Betancourt”.<br />

55


Di buco in buco, dopo 17 mesi di isolamento, 7 mesi di giudizio manomesso nel quale le<br />

menzogne, l’ipocrisia ed il cinismo degli accusatori furono demoliti, assolutamente<br />

innocenti delle accuse imputate, sono stati sanzionati tre all’ergastolo, e due a lunghe<br />

pene di prigione.<br />

Come una dimostrazione ulteriore di rabbia e odio, continuano a ricevere un<br />

trattamento spietato e brutale. Credendo con ciò di distruggerne il morale e la<br />

fermezza, li hanno dis<strong>per</strong>si <strong>per</strong> cinque prigioni di alta sicurezza in cui le distanze<br />

minime tra ciascuno di loro oltrepassano i 1.400 chilometri, dopo un rischioso e<br />

crudele tragitto, sempre rinchiusi in celle di castigo, <strong>per</strong> essere mischiati ulteriormente<br />

in prigioni dove il controllo, l’imparzialità e la morale delle direzioni carcerarie<br />

brillano <strong>per</strong> la loro assenza. È una prova degna della irremovibile fermezza e del<br />

valore dei nostri eroi. E questo si fa contro uomini che, cercando informazione sopra il<br />

terrorismo, difendevano il loro popolo dalla morte.<br />

Adducendo il medesimo obiettivo, gli Stati Uniti hanno lanciato tutte le loro forze <strong>per</strong><br />

invadere paesi, impiegando le loro armi più sofisticate e distruttive, ed hanno<br />

dichiarato una guerra mondiale prolungata, indefinita ed imprecisa contro il<br />

terrorismo.<br />

Nel colmo della prepotenza e arroganza,minacciano oltre 60 paesi e si prendono la<br />

<strong>libertà</strong> di segnalare quali sono o no paesi terroristi. Hanno, addirittura, il cinismo di<br />

menzionare Cuba tra tali paesi, quando migliaia di <strong>cuba</strong>ni sono morti vittime del<br />

terrorismo procedente dagli Stati Uniti e neppure un solo cittadino nordamericano ha<br />

mai sofferto il minimo graffio e neanche una vite è stata danneggiata <strong>per</strong> qualche<br />

azione di questo carattere procedente da Cuba.<br />

È risaputo che non si può intimorire il nostro paese. Ciò che fanno con queste stupide<br />

minacce è tirare calci al vento.<br />

Il governo degli Stati Uniti deve chiedere <strong>per</strong>dono a Cuba <strong>per</strong> le migliaia di atti di<br />

aggressione, sabotaggio e terrorismo commessi contro il nostro paese durante 43 anni;<br />

il governo degli Stati Uniti deve chiedere <strong>per</strong>dono a Cuba <strong>per</strong> più di tre decadi di<br />

guerra economica e blocco totale di alimenti e medicine, atti di genocidio <strong>per</strong>sino in<br />

tempi di guerra sanzionati dai Trattati internazionali del 1948 e 1949, sottoscritti da<br />

entrambi i paesi; il governo degli Stati Uniti deve indennizzare il nostro popolo <strong>per</strong> i<br />

suoi crimini, che hanno provocato enormi sofferenze e la <strong>per</strong>dita di decine di migliaia<br />

di vite; il governo degli Stati Uniti deve rom<strong>per</strong>e con la mafia terrorista di Miami, <strong>per</strong><br />

mezzo della quale si sono <strong>org</strong>anizzati e finanziati atti brutali di terrore come<br />

l’esplosione in pieno volo dell’aereo <strong>cuba</strong>no di passeggeri con 73 <strong>per</strong>sone a bordo,<br />

tutte le quali <strong>per</strong>irono, come pure innumerevoli attacchi con bombe a installazioni ed<br />

56


alberghi <strong>cuba</strong>ni, centinaia di piani di assassinio contro i dirigenti della Rivoluzione<br />

Cubana, guerre biologiche contro <strong>per</strong>sone, animali e piante; il governo degli Stati Uniti<br />

deve arrestare e giudicare Orlando Bosch, famigerato terrorista che assieme a molti<br />

altri passeggia <strong>per</strong> le vie di Miami; il governo degli Stati Uniti deve smettere di<br />

proteggere Posada Carriles ed esigere che si faccia giustizia contro lui e gli altri<br />

criminali che introdussero decine di chilogrammi di esplosivi di alta potenza in<br />

Panama e progettarono l’assassinio di centinaia di giovani universitari con lo scopo di<br />

eliminare la delegazione <strong>cuba</strong>na nel Vertice Iberoamericano celebrato in Panama; il<br />

governo degli Stati Uniti deve eliminare le leggi Torricelli, Helms-Burton e numerosi<br />

Emendamenti approvati <strong>per</strong> indurire il blocco contro la nostra Patria; il governo degli<br />

Stati Uniti deve eliminare la Legge assassina di Accomodamento <strong>cuba</strong>no che tante vite<br />

di donne, bambini, anziani e altri cittadini è costata e continua a costare al popolo di<br />

Cuba; il governo degli Stati Uniti deve discutere con Cuba l’occupazione illegale ed<br />

arbitraria di un pezzo del nostro territorio, <strong>per</strong> decidere quando sarà restituito al<br />

nostro paese; il governo degli Stati Uniti deve rispettare il diritto<br />

all’autodeterminazione del popolo <strong>cuba</strong>no ed il sistema economico e politico che<br />

sovranamente ha deciso di seguire.<br />

Il governo degli Stati Uniti non avrà mai morale <strong>per</strong> combattere il terrorismo finché<br />

non smetta di usare tali pratiche contro paesi come Cuba, e non smetta di appoggiare<br />

massacri ripugnanti e brutali come quelli che porta a termine lo Stato di Israele, suo<br />

alleato, contro il popolo palestinese. Deve rinunciare alla sua politica di dominio<br />

mondiale, smettere d’intervenire negli altri paesi, rispettare l’autorità delle Nazioni<br />

Unite e rispettare i Trattati internazionali che ha sottoscritto. Questi sono requisiti<br />

indispensabili <strong>per</strong> raggiungere un clima di pace nel mondo e sradicare l’odioso flagello<br />

del terrorismo.<br />

I nostri eroi dovranno essere liberati. L’enorme ingiustizia commessa contro di essi<br />

sarà conosciuta dal mondo intero. Milioni di libri trasmetteranno la <strong>libertà</strong> ed il<br />

messaggio di Cuba. I nostri compagni, più presto che tardi, torneranno!<br />

Non importa ciò che costi e dove si trovino, i loro familiari eserciteranno il loro diritto<br />

a visitarli tutti i mesi ed a portare ad essi l’incoraggiamento e l’affetto di tutto il loro<br />

popolo.<br />

Gloria eterna ai figli eroici di Cuba, alle madri che li generarono ed educarono,alle<br />

spose ed ai figli che con il proprio amore contribuirono a creare in essi la volontà di<br />

acciaio e lo spirito invincibile che li caratterizza!<br />

Fino alla vittoria sempre!<br />

Patria o Morte!<br />

57


Vinceremo! ”<br />

In Canada, Livio Di Celmo, fratello di Fabio, ha parlato, con Irmita González e Aleida<br />

Guevara, in varie città <strong>per</strong> appoggiare la campagna internazionale <strong>per</strong> la liberazione dei<br />

<strong>Cinque</strong>.<br />

Citiamo il messaggio da lui inviato, il 9 marzo 2002, al Comitato Nazionale Libertà <strong>per</strong><br />

i <strong>Cinque</strong>:<br />

“Con la mia maggiore considerazione,<br />

il mio nome è Livio Di Celmo. Vivo in Canada. Mio fratello Fabio Di Celmo morì il 4<br />

settembre 1997 durante un’esplosione causata da una bomba che esplose nell’albergo<br />

Copacabana nell’Habana. Questa bomba fu posta da un mercenario salvadoregno che<br />

era nella busta paga dei prezzolati del famoso terrorista ex membro della CIA, Luis<br />

Posada Carriles, e della mafia <strong>cuba</strong>noamericana di Miami. Mio fratello fu una vittima<br />

innocente di un atto terrorista finanziato e programmato negli Stati Uniti, tra altre<br />

cose. I <strong>Cinque</strong> <strong>cuba</strong>ni arrestati negli Stati Uniti con le imputazioni di spiare in realtà<br />

stavano trattando di prevenire atti terroristi come quello che menzionai anteriormente.<br />

Io appoggio la causa dei <strong>Cinque</strong> ed ho fiducia che si farà giustizia quando il popolo<br />

nordamericano si dia conto dei mali del proprio paese.<br />

Nel quinto anniversario della morte di mio fratello, mi sento obbligato ad inviare i miei<br />

pensieri <strong>per</strong>sonali e le mie riflessioni <strong>per</strong> i <strong>Cinque</strong> Eroi <strong>cuba</strong>ni ingiustamente catturati.<br />

Si sentano liberi di usare il mio nome e di ricordare la morte di mio fratello e lasciamo<br />

che si conosca la verità tra quelli che hanno una mente a<strong>per</strong>ta ed un chiaro spirito <strong>per</strong><br />

comprendere dove giacciono i veri mali del mondo.<br />

Pace e amore,<br />

Livio Di Celmo ”<br />

Nel 2004, Gerardo Hernández sarebbe stato uno degli oltre centoventi autori di un’o<strong>per</strong>a<br />

poetica dedicata a Fabio Di Celmo, “Paz y Libertad en la batalla de ideas” (“Pace e<br />

Libertà nella battaglia di idee”).<br />

All’inizio del 2005, Giustino Di Celmo ha voluto dedicare ai patrioti <strong>cuba</strong>ni prigionieri<br />

dell’im<strong>per</strong>o le testimonianze autobiografiche del suo libro “La poltrona di vimini”,<br />

composto con la collaborazione di Luis Hernández Serrano.<br />

Un trattamento crudele contro i <strong>Cinque</strong> e le loro famiglie consiste nel ritardare <strong>per</strong> mesi<br />

la concessione dei <strong>per</strong>messi di viaggio ai familiari, che così non possono avvalersi del<br />

diritto di riunirsi con i detenuti con la frequenza d’una visita mensile.<br />

58


Si è ripetutamente constatato che le o<strong>per</strong>azioni <strong>per</strong> la concessione dei <strong>per</strong>messi di visita<br />

ai reclusi vengono ostilmente ritardate <strong>per</strong> <strong>per</strong>iodi assai lunghi, fino a sette mesi. Non è<br />

sufficiente l’autorizzazione del ministero degli Esteri degli Stati Uniti; si deve attendere<br />

pure quella proveniente dalla direzione della prigione.<br />

Dal febbraio 2004, l’Amministrazione ha <strong>per</strong>fidamente stabilito di impedire ai familiari<br />

di viaggiare in compagnia di diplomatici <strong>cuba</strong>ni, com’era ammesso.<br />

Si possono immaginare le sofferenze di <strong>per</strong>sone, spesso anziane, che non parlano<br />

l’inglese e patiscono notevoli disagi nel recarsi dagli aeroporti alle lontane carceri.<br />

Per effetto di tante restrizioni, Rosa Aurora Freijanes ha potuto vedere il marito solo tre<br />

volte, una all’anno, tra 2002 e 2004.<br />

Alle misure arbitrarie o provocatorie (ritardi prolungati nella concessione dei visti,<br />

rifiuto di concederli, rinvio delle autorizzazioni <strong>per</strong> i contatti consolari) si somma<br />

talvolta, <strong>per</strong> il congiunto che arriva da Cuba, la pena di non potersi incontrare con il<br />

prigioniero <strong>per</strong>ché le visite sono state temporaneamente sospese. Ciò è avvenuto a causa<br />

del maltempo (ad esempio, della nebbia) che determina una scarsa sicurezza esterna o<br />

dell’indisciplina di alcuni detenuti, <strong>per</strong> cui tutti i prigionieri sono stati puniti anche con<br />

l’interruzione degli incontri con i congiunti.<br />

Talora questi, dopo tanti disagi e patimenti, pure <strong>per</strong> il clima assai freddo di certe zone,<br />

hanno subito maltrattamenti dalle autorità carcerarie.<br />

I <strong>Cinque</strong> sono stati reclusi in promiscuità con i detenuti comuni, il che avrebbe potuto<br />

comportare qualche rischio <strong>per</strong> la loro incolumità. È evidente che i patrioti sono<br />

prigionieri politici. Essi sono stati rispettati, nelle carceri, dagli altri reclusi e dalle<br />

stesse autorità che dirigono gli stabilimenti di pena:sono ammirati <strong>per</strong> la loro composta<br />

dignità e <strong>per</strong> la fermezza del carattere.<br />

Il costante ritardo nella concessione dei <strong>per</strong>messi di visita è un’infame condanna<br />

supplementare, una violazione flagrante dei diritti dei detenuti e dei loro parenti.<br />

Noam Chomsky, nel novembre del 2003, ha definito “ripugnante” questo<br />

comportamento dei governanti, che pretendono di presentarsi come i maggiori difensori<br />

dei diritti umani nel mondo. È pure accaduto che i congiunti, arrivati alla prigione, non<br />

abbiano potuto vedere il detenuto <strong>per</strong>ché l’avevano trasferito ad altro carcere.<br />

S’è violata la Costituzione degli Stati Uniti, che aggrega gli accordi internazionali<br />

stabiliti <strong>per</strong> proteggere l’integrazione familiare. L’Ottavo Emendamento della<br />

Costituzione proibisce i castighi crudeli o inumani e la Corte suprema, nell’anno 2003,<br />

ha decretato che nessuna autorità può vietare le visite dei parenti ai reclusi.<br />

59


S’è violato l’art. 5 della Convenzione Americana sui Diritti Umani.<br />

Si calpesta la Dichiarazione sulla Protezione di tutte le <strong>per</strong>sone contro la tortura o altri<br />

trattamenti o pene crudeli, inumane o degradanti.<br />

Si infrangono i regolamenti penitenziari degli Stati Uniti, l’articolo 37 delle Regole<br />

minime <strong>per</strong> il trattamento dei reclusi.<br />

S’è violata la Convenzione sopra i Diritti del Bambino. La piccola Ivette, la figlia<br />

minore di René Gonzáles, possiede la cittadinanza degli Stati Uniti, dov’è nata, ma il<br />

governo nordamericano non le <strong>per</strong>mette di visitare il padre accompagnata da sua madre.<br />

Ivette ha patito frequenti, pregiudizievoli traumi, che potrebbero compromettere lo<br />

sviluppo equilibrato della <strong>per</strong>sonalità.<br />

La Corte Suprema degli Stati Uniti ha ripetutamente stabilito che un bambino che va a<br />

visitare un genitore o familiare in prigione dev’essere accompagnato dalla <strong>per</strong>sona che<br />

ne ha la custodia legale ed è la maggiore responsabile della tranquillità e del benessere<br />

del minore.<br />

Il governo degli Stati Uniti ha assicurato un trattamento differente allo statunitense John<br />

Walker Lind, membro della rete terrorista Al Qaeda, catturato in Afghanistan: stabilì<br />

che il prigioniero compisse la pena il più vicino possibile al luogo di residenza dei suoi<br />

familiari, <strong>per</strong> garantirgli il diritto alle relazioni più facili con essi.<br />

Le autorità governative nordamericane hanno violato frequentemente gli obblighi<br />

stabiliti nella Convenzione di Vienna del 1963 sulle relazioni consolari. In quella, erano<br />

state istituite le facilitazioni che ciascuno Stato deve assicurare alle missioni<br />

diplomatiche <strong>per</strong>ché i loro funzionari accreditati possano visitare i connazionali detenuti<br />

all’estero.<br />

Con ritardi o risposte negative nella concessione del <strong>per</strong>messo, si è spesso impedito il<br />

diritto dei membri della Sezione di Interessi di Cuba in Washington a visitare i reclusi e<br />

ad accompagnare i familiari dei <strong>Cinque</strong> durante la loro <strong>per</strong>manenza negli Stati Uniti. La<br />

maggioranza dei parenti degli incarcerati non parla l’inglese e si trova in difficoltà senza<br />

l’aiuto della missione diplomatica <strong>cuba</strong>na. Si sono ripetutamente imposte restrizioni<br />

all’accesso consolare ai prigionieri <strong>per</strong> limitare il diritto-dovere della missione di<br />

assisterli nel loro processo di difesa.<br />

Il 27 febbraio del 2004, il Ministero degli Esteri nordamericano ha comunicato che<br />

“solamente si approveranno viaggi <strong>per</strong> visite consolari a connazionali <strong>cuba</strong>ni prigionieri<br />

60


in carceri nordamericane una volta ogni tre mesi”. Anteriormente, le visite erano<br />

consentite con una frequenza mensile.<br />

Il governo statunitense non concede visti a Olga Salanueva Arango (sposa di René<br />

Gonzáles Sehwerert) ed a Adriana Pérez O’Connor (moglie di Gerardo Hernández<br />

Nordelo) <strong>per</strong>ché le due donne costituirebbero “un <strong>per</strong>icolo <strong>per</strong> la sicurezza nazionale<br />

degli EE.UU.”.<br />

L’amministrazione nordamericana dapprima negò i <strong>per</strong>messi <strong>per</strong> una “supposta<br />

condizione di terrorista”; dalla fine del 2003, entrambe sono state incluse tra i “supposti<br />

agenti di Intelligence” <strong>per</strong>icolosi <strong>per</strong> la stabilità dell’Esecutivo.<br />

Trascriviamo una parte di un allegato al documento “Cuba ed i diritti umani”,<br />

presentato dal Ministero degli Esteri <strong>cuba</strong>no nel 2005:<br />

“Il 29 marzo del 2002, Olga ricevette un visto <strong>per</strong> entrare in territorio nordamericano<br />

con il fine di visitare René.<br />

Il 23 aprile del 2002, il governo degli Stati Uniti le revocò questo visto dichiarandolo<br />

inammissibile in virtù della Sezione 212 (a) (3) (B) della Legge d’Immigrazione e<br />

Nazionalità, allegando <strong>per</strong> conseguenza che Olga era una terrorista.<br />

In ottobre del 2002 il governo degli Stati Uniti tornò a negarle il <strong>per</strong>messo senza dare<br />

nessuna spiegazione. Nell’aprile 2003 una volta ancora glielo negò, invocando questa<br />

volta la Sezione 212 (f), secondo la quale il Presidente può sospendere l’ammissione<br />

nel territorio nordamericano di qualunque straniero se considera che è contraria agli<br />

interessi della sicurezza nazionale.<br />

In ottobre del 2003 e aprile del 2004, il governo degli Stati Uniti negò nuovamente il<br />

visto a Olga ed in queste due occasioni tornò a modificare l’argomento <strong>per</strong> la<br />

negazione del <strong>per</strong>messo.<br />

Olga cessò di essere inammissibile come “terrorista” <strong>per</strong> passare ad esserlo come un<br />

supposto “agente di Intelligence, sabotatore o chi potrebbe provocare il rovesciamento<br />

del governo degli Stati Uniti <strong>per</strong> mezzo della forza, violenza o altri mezzi illegali”,<br />

come si deduce dalla lettera della Sezione 212 (a) (3) (A) invocata <strong>per</strong> sostenere la<br />

negazione del suo <strong>per</strong>messo”.<br />

Con motivazioni analoghe, si è costantemente impedito ad Adriana Pérez O’Connor di<br />

rivedere il marito.<br />

Con tali penosi pretesti, Gerardo e René ed i loro familiari debbono soffrire <strong>per</strong> la<br />

rabbia <strong>per</strong>secutoria dei governanti degli Stati Uniti.<br />

61


Nel luglio del 2002, Adriana Pérez O’ Connor aveva ottenuto il visto <strong>per</strong> entrare negli<br />

Stati Uniti e visitare il marito. Una volta arrivata all’aeroporto di Houston, fu interrogata<br />

durante 12 ore, fotografata, schedata e brutalmente inviata di ritorno a Cuba, senza<br />

potere vedere lo sposo. Non ha potuto incontrarlo da quando fu arrestato.<br />

Olga non vede il marito da quasi cinque anni.<br />

Il 12 novembre 2002, Leonard Weinglass presentò davanti alla Corte di Distretto<br />

Federale del Distretto Sud della Florida una mozione, fatta propria dagli altri quattro<br />

difensori, con la richiesta della celebrazione di un nuovo giudizio in una sede diversa,<br />

<strong>per</strong>ché fossero assicurate le garanzie del dovuto processo legale.<br />

Nel gennaio del 2003, la giudice Joan Lenard respinse la richiesta presentata dagli<br />

avvocati difensori <strong>per</strong> accedere alle evidenze classificate dal governo come segrete<br />

(mozione pendente dal 1998).<br />

Il 10 febbraio, la Lenard respinse la mozione che sollecitava la celebrazione di un altro<br />

giudizio in una sede imparziale. Non fu neppure concessa un’udienza <strong>per</strong> <strong>per</strong>mettere<br />

agli avvocati della Difesa di esporre le proprie ragioni. Il no della giudice al cambio<br />

della sede <strong>per</strong> il processo fu comunicato proprio nei giorni in cui si verificarono dei<br />

tumulti provocati dai fautori del sequestro di Elían González, che si opponevano alla<br />

sentenza del tribunale che aveva deciso la restituzione del piccolo a suo padre ed a<br />

Cuba. Ciò era una riprova dell’impossibilità d’un processo equo <strong>per</strong> i <strong>Cinque</strong> in Miami.<br />

Quando il governo federale chiese collaborazione alle autorità locali <strong>per</strong> fare applicare<br />

la legge, il sindaco ed il capo della polizia di Miami rifiutarono di eseguire l’ordine<br />

riguardante Elían. L’FBI, con la forza, liberò il bambino.<br />

Tra febbraio e marzo del 2003, i <strong>Cinque</strong> dovettero tornare al ”buco”, in isolamento<br />

totale. Così, il Ministro della <strong>Giustizia</strong> intendeva ostacolare le consultazioni degli<br />

avvocati con i loro assistiti, necessarie <strong>per</strong> la preparazione dell’appello che i difensori<br />

dei <strong>Cinque</strong> avrebbero dovuto presentare davanti alla Corte degli Appelli di Atlanta,<br />

prima del 7 di aprile. Si sospese pure l’accesso consolare ai prigionieri. Si comunicò<br />

che, <strong>per</strong> le visite degli avvocati e dei diplomatici, si sarebbe dovuto chiedere<br />

l’autorizzazione alla Heck Miller o all’ufficiale responsabile dell’FBI nello Stato in cui<br />

si trova la prigione. Le interferenze governative a danno della difesa dei reclusi erano<br />

evidenti; i detenuti non potevano parlare con i loro difensori neppure <strong>per</strong> telefono.<br />

Il procuratore assistente, Caroline Heck Miller, giustificò il confinamento in solitudine<br />

con la motivazione che il ministro della <strong>Giustizia</strong> lo aveva deciso, applicando le Misure<br />

62


amministrative speciali, <strong>per</strong> prevenire la rivelazione dell’informazione classificata da<br />

parte dei prigionieri. Però tali Misure sono <strong>per</strong>messe dalla cosiddetta Legge Patriottica,<br />

approvata contro il terrorismo, mentre i <strong>Cinque</strong> non sono stati condannati <strong>per</strong> delitti di<br />

terrorismo.<br />

La stessa fiscale comunicò che l’isolamento si sarebbe mantenuto fino al 24 di febbraio<br />

del 2004 e che, in questa data, si sarebbe potuto estendere.<br />

Questa spudorata intenzione del governo, ossia la pretesa di tenere i patrioti nel “buco”<br />

<strong>per</strong> almeno un anno, provocò indignate proteste dell’opinione pubblica interna ed<br />

internazionale, con il risultato di tirar fuori presto dal “buco” i prigionieri politici<br />

dell’Im<strong>per</strong>o.<br />

L’avvocato statunitense Leonard Weinglass visitò, il 16 marzo del 2003, Gerardo<br />

Hernández nella prigione di Lompoc (California) e commentò:<br />

“Fu collocato in una cella senza finestre… Dispone di due tubi al neon. Le luci sono<br />

accese le 24 ore del giorno… E’ uno spazio estremamente piccolo che appena basta<br />

<strong>per</strong> fare tre passi. Fu privato dei suoi vestiti e veste solamente mutande e un maglione.<br />

Non può usare scarpe, non può ricevere materiale stampato di nessun tipo né nulla da<br />

leggere”.<br />

Prima dell’inizio del processo d’appello i <strong>Cinque</strong> vennero posti nella “cassa”, dove il<br />

trattamento risultò peggiore di quello precedente nel “buco”.<br />

In una cella piccolissima, con la luce sempre accesa, privi di scarpe e pantaloni, in<br />

biancheria intima, con poco tempo <strong>per</strong> l’igiene <strong>per</strong>sonale, nutriti esclusivamente con<br />

cibi freddi, senza possibilità di alcuna comunicazione con gli avvocati ed i parenti,<br />

senza potere leggere e scrivere, senza diritto a ricevere le visite consolari, i patrioti<br />

subirono tali assurde e crudeli misure. La Sezione di Interessi di Cuba negli Stati Uniti<br />

s’informò sul <strong>per</strong>ché di quella decisione ma non ricevette una risposta adeguata.<br />

Dunque, i <strong>Cinque</strong> furono rinchiusi <strong>per</strong> 17 mesi nel “buco”, dopo l’arresto; poi, <strong>per</strong> 48<br />

giorni, di nuovo, come vendetta probabilmente <strong>per</strong> il loro dignitoso messaggio del 17<br />

giugno 2001 al popolo degli Stati Uniti. Ancora, li si pose nella “cassa”, <strong>per</strong> 31 giorni,<br />

in attesa dell’inizio del processo di appello davanti alla Corte dell’Undicesimo circuito<br />

di Atlanta.<br />

Il medesimo trattamento è stato loro riservato nei primi giorni successivi al<br />

trasferimento da una prigione all’altra.<br />

63


Il 9 marzo 2003, il Parlamento <strong>cuba</strong>no denunciò l’ultima violazione dei diritti dei<br />

<strong>Cinque</strong>, mirante a rendere più difficile la preparazione dei documenti <strong>per</strong> l’appello, che<br />

si sarebbero dovuti presentare entro il termine del 7 di aprile.<br />

Il 12 marzo, gli avvocati difensori presentarono davanti al Tribunale federale del<br />

distretto Sud della Florida una mozione urgente che chiedeva la cessazione immediata<br />

delle arbitrarie e <strong>per</strong>secutorie misure d’isolamento imposte, a partire dal 28 febbraio,<br />

contro i patrioti antiterroristi. Si richiedeva pure la loro liberazione dietro cauzione<br />

durante lo svolgimento dell’appello. Si denunciava che il comportamento governativo<br />

rappresentava una flagrante violazione del Quinto, Sesto ed Ottavo Emendamento della<br />

Costituzione degli Stati Uniti.<br />

Lo stesso 12 marzo, il ministero degli Esteri <strong>cuba</strong>no diffuse una nota diplomatica di<br />

protesta <strong>per</strong> le modalità di isolamento e di incomunicabilità che erano state stabilite ai<br />

danni dei reclusi.<br />

Il 7 aprile del 2003, gli avvocati della Difesa presentarono, davanti all’Undicesimo<br />

Circuito della Corte degli Appelli di Atlanta, 24 motivi di appello, cioè denunciarono 24<br />

violazioni della Costituzione e delle leggi degli Stati Uniti, commesse nel giudizio<br />

contro i <strong>Cinque</strong>.<br />

William M. Norris, difensore di Ramón Labañino, nel suo ricorso di appello presentato<br />

davanti all’Undicesimo Circuito di Atlanta, ha domandato: “Labañino fu peggiore di<br />

Pitts?”.<br />

Edwins Pitts, agente su<strong>per</strong>visore dell’FBI, vendette <strong>per</strong> molti anni, tra cinque e dieci,<br />

alla KGB, ossia ad uno Stato straniero, <strong>per</strong> quasi un quarto di milione di dollari,<br />

informazioni altamente segrete e programmi di sicurezza del posto di comando del FBI<br />

in Washington. Fu arrestato nel dicembre del 1996 e poi condannato a 25 anni di<br />

carcere dalla Corte federale del Distretto di Alexandria (Virginia).<br />

Tre dei <strong>Cinque</strong>, che mai ebbero nelle loro mani un documento classificato o di sicurezza<br />

nazionale, furono condannati all’ergastolo, con l’accusa di cospirazione <strong>per</strong> commettere<br />

spionaggio nel futuro.<br />

L’avvocato Norris ha considerato che le attività di essi furono di “Intelligence<br />

umanitaria”, <strong>per</strong>ché difendevano le vite ed i beni dei loro compatrioti.<br />

64


Nel maggio del 2003, la Corte d’Appello di Atlanta, senza motivare il suo diniego, non<br />

ha accettato di esaminare, nel processo di appello dei <strong>Cinque</strong>, un “Amicus Curiae”<br />

(“Amico della Corte”), presentato, in rappresentanza della Società Cubana di Diritto<br />

Penale, dal professor Erik Luna, dell’Università di Utah.<br />

Tale rapporto, appoggiato dalla Associazione Nazionale degli Avvocati degli Stati<br />

Uniti, utilizzava quasi esclusivamente documenti ufficiali nordamericani e di <strong>org</strong>anismi<br />

pubblici internazionali <strong>per</strong> mettere in evidenza le azioni terroristiche effettuate<br />

nell’Isola, <strong>per</strong> 44 anni, da <strong>org</strong>anizzazioni criminali che godono dell’impunità negli Stati<br />

Uniti.<br />

Poiché le autorità nordamericane non hanno quasi mai prevenuto o adeguatamente<br />

represso tali delitti, i <strong>Cinque</strong> hanno o<strong>per</strong>ato secondo uno “stato di necessità”, che<br />

dovrebbe farli considerare esenti da colpa, <strong>per</strong>ché il loro fine primario è stato di<br />

preservare la vita dei compatrioti e pure di cittadini stranieri, statunitensi compresi.<br />

Nel gennaio del 2004, Antonio Guerrero dovette sottomettersi ad un’o<strong>per</strong>azione di ernia<br />

inguinale. Il patriota fu trasferito dal carcere provvisoriamente e patì un altro<br />

trattamento crudele, come ha commentato il suo avvocato difensore, Leonard<br />

Weinglass, intervistato nel marzo successivo dal giornale “Juventud Rebelde”:<br />

“Quando trasportarono Antonio dal Colorado all’ospedale di Illinois, lo posero nel<br />

buco. A nessuno verrebbe in mente qualcosa come questo: confinare in condizioni più<br />

terribili un prigioniero che va a ricevere un trattamento medico. Quando egli fu<br />

infermo e necessitava d’un trattamento adeguato, in questo preciso momento lo mettono<br />

nel buco. E vide i medici quando stava nel buco, i quali dovettero assisterlo non in una<br />

sala di ospedale o in una clinica ma in un buco. Ed è così come cominciarono il<br />

trattamento. Effettivamente, incredibile”.<br />

Il 23 dicembre 2003, il Parlamento <strong>cuba</strong>no aveva ripetuto la condanna <strong>per</strong> il giudizio di<br />

Miami:<br />

“un processo vergognoso che contraddice la proclamata “guerra contro il terrorismo”<br />

ed è un insulto alla memoria delle vittime dell’11 di settembre del 2001.<br />

Negli Stati Uniti, il Comitato Nazionale <strong>per</strong> la Libertà dei <strong>Cinque</strong> Cubani (Free the<br />

Five) ha dato prove di una notevole capacità di mobilitazione ed ha denunciato la<br />

“doppia morale” di un governo che si proclama campione della lotta contro il terrorismo<br />

e nel medesimo tempo lo pratica e lo appoggia, non solo contro Cuba, <strong>per</strong> imporre i suoi<br />

interessi e la sua egemonia.<br />

65


Per rom<strong>per</strong>e il silenzio mediatico sul caso degli Eroi Prigionieri dell’Im<strong>per</strong>o, i comitati<br />

statunitensi <strong>per</strong> la liberazione dei <strong>Cinque</strong> ed i comitati di solidarietà di altre parti del<br />

mondo hanno raccolto fondi <strong>per</strong> pagare una pagina di pubblicità sul quotidiano The<br />

New York Times.<br />

L’Ufficio di Controllo degli Attivi Stranieri del Ministero del Tesoro degli Stati Uniti,<br />

incaricato di applicare il blocco contro Cuba, nel febbraio del 2004 ebbe la sfrontatezza<br />

di congelare i fondi inviati da alcune delle associazioni europee al conto bancario<br />

“Peace for Cuba” (“Pace <strong>per</strong> Cuba”), destinato a finanziare l’annuncio. Le proteste<br />

originate da tale arbitraria decisione obbligarono il Ministero a liberare i fondi che<br />

aveva indebitamente trattenuto.<br />

Gruppi <strong>cuba</strong>ni residenti in Miami hanno inviato più della quinta parte dei 50.000 dollari<br />

pagati al <strong>per</strong>iodico di New York <strong>per</strong> informare i cittadini nordamericani della situazione<br />

degli antiterroristi ingiustamente detenuti.<br />

La notizia dell’imminente pubblicazione di quell’annuncio indusse la più importante<br />

catena televisiva statunitense, la FOX, a trasmettere, il 21 di febbraio, <strong>per</strong> la prima<br />

volta, un servizio di sette minuti e mezzo sui <strong>Cinque</strong>.<br />

Si riproduce il testo dell’annuncio pubblicato sul New York Times il 3 di marzo del<br />

2004:<br />

“Unisciti a Alice Walker, Noam Chomsky, Ramsey Clark, Cynthia Mc Kinney, Dolores<br />

Huerta, il vescovo ausiliare di Detroit Thomas Gumbleton, la Premio Nobel della Pace<br />

Rigoberta Menchù, l’Associazione Nazionale degli Avvocati, la Associazione<br />

Internazionale degli Avvocati Democratici, e molti altri, in questa cruciale causa <strong>per</strong> la<br />

giustizia.<br />

Domanda: Può Lei essere incarcerato negli Stati Uniti <strong>per</strong> opporsi al terrorismo?<br />

Risposta: Sì, se Lei si oppone al terrorismo in Miami.<br />

Il Governo degli Stati Uniti ha incarcerato gli uomini che stavano agendo <strong>per</strong> salvare<br />

vite <strong>cuba</strong>ne e nordamericane dalle azioni delle <strong>org</strong>anizzazioni terroriste che o<strong>per</strong>ano in<br />

Miami.<br />

Per più di 40 anni, Washington ha tollerato l’esistenza di una rete terrorista in Miami,<br />

formata da <strong>cuba</strong>no-americani di estrema destra. Queste <strong>org</strong>anizzazioni terroriste<br />

agiscono con totale impunità. Il terrorismo anti<strong>cuba</strong>no ha causato la morte di quasi<br />

3500 <strong>cuba</strong>ni, in una guerra di bassa intensità contro l’Isola, una guerra sconosciuta<br />

dalla maggioranza dei nordamericani fuori della Florida.<br />

Letteralmente, decine di attentati con bombe ed assassinii sono stati commessi da<br />

gruppi terroristi anti<strong>cuba</strong>ni in Miami, in altre città nordamericane e nell’Habana.<br />

66


Frattanto, terroristi come Orlando Bosch – che cammina liberamente <strong>per</strong> le vie di<br />

Miami - sono protetti da funzionari del Governo nordamericano, fino alla Casa Bianca:<br />

“… Ora l’amministrazione Bush accoglie nel suo seno uno dei terroristi più notori<br />

dell’emisfero (Orlando Bosch); e <strong>per</strong> quale ragione? La unica ragione evidente è<br />

ottenere favori al Sud della Florida” (New York Times, 20 di luglio del 1990).<br />

Dopo di avere protestato <strong>per</strong> varie decadi davanti al Governo degli Stati Uniti, senza<br />

risultato alcuno, Cuba inviò un gruppo di uomini a Miami, <strong>per</strong> osservare, vigilare e<br />

informare sui piani della rete terrorista. L’obiettivo: proteggere vite innocenti in Cuba<br />

e negli Stati Uniti.<br />

Gli uomini, ora conosciuti come i <strong>Cinque</strong> <strong>cuba</strong>ni, ottennero prove sui piani dei<br />

terroristi, le quali furono consegnate al FBI. Il 17 di giugno 1998, si svolse una storica<br />

riunione nell’Habana. Le autorità <strong>cuba</strong>ne chiesero ai funzionari del Governo<br />

nordamericano che attuassero basandosi sulle prove presentate <strong>per</strong> porre fine al ciclo<br />

di terrore.<br />

Invece di arrestare i terroristi, l’FBI incarcerò i <strong>Cinque</strong> <strong>cuba</strong>ni, i quali fornirono<br />

l’informazione sui piani terroristi. Fernando González, René González, Antonio<br />

Guerrero, Gerardo Hernández e Ramón Labañino furono detenuti il 12 di settembre del<br />

1998 e s’impose ad essi un regime di confinamento in solitudine durante 17 mesi.<br />

Furono posti sotto processo <strong>per</strong> il delitto di non essersi registrati come agenti stranieri<br />

e <strong>per</strong> varie imputazioni di cospirazione. Fu ad essi negato il diritto a un giudizio<br />

imparziale e giusto, avendo la giudice respinto la mozione <strong>per</strong> un cambio di sede fuori<br />

di Miami.<br />

La Giuria fu intimorita, i testimoni furono <strong>per</strong>seguitati da parte dell’Accusa e fu negato<br />

agli avvocati della Difesa l’accesso alle prove, con il pretesto che l’informazione era<br />

classificata. Addirittura, ufficiali di alto rango del FBI e del Comando Sud<br />

testimoniarono che i <strong>Cinque</strong> <strong>cuba</strong>ni non fecero nulla che ponesse in <strong>per</strong>icolo la<br />

sicurezza nazionale degli Stati Uniti. Dopo un giudizio di sette mesi, che generò 14 mila<br />

pagine trascritte, la giuria di Miami li considerò colpevoli di tutte le accuse senza fare<br />

una sola domanda di chiarimento al tribunale durante le deliberazioni.<br />

Il rapido verdetto non fu il risultato d’una scrupolosa analisi dei fatti presentati nel<br />

giudizio, ma la sentenza inevitabile di un giudizio realizzato in Miami, l’unica città<br />

negli Stati Uniti tanto profondamente satura di pregiudizi e sentimenti anti<strong>cuba</strong>ni. I<br />

<strong>Cinque</strong> <strong>cuba</strong>ni furono sentenziati a un insieme di quattro ergastoli e 75 anni di carcere.<br />

Leonard Weinglass, avvocato di Antonio Guerriero:<br />

“I cinque <strong>cuba</strong>ni accusati di attuare come agenti del loro governo furono messi sotto<br />

processo in Miami, Florida, l’unica città degli Stati Uniti tanto ostile contro Cuba che<br />

67


lì non si <strong>per</strong>mette di competere agli atleti <strong>cuba</strong>ni; neppure di recitare agli artisti<br />

<strong>cuba</strong>ni; e le pellicole <strong>cuba</strong>ne non possono essere presentate. Nel frattempo, la Procura<br />

di Miami, che si oppose al cambio della sede del giudizio, riconobbe un anno dopo che<br />

era impossibile <strong>per</strong> qualcuno favorevole a Cuba ricevere un giudizio giusto in Miami…<br />

La giustizia esige un nuovo giudizio”.<br />

Libertà <strong>per</strong> i <strong>Cinque</strong> <strong>cuba</strong>ni!<br />

Trattamento crudele e vendicativo contro i familiari.<br />

Il ministro della <strong>Giustizia</strong> John Ashcroft ha negato i <strong>per</strong>messi di entrata negli Stati<br />

Uniti a Olga Salanueva, sposa di René González, e ad Adriana Pérez, sposa di Gerardo<br />

Hernández, <strong>per</strong> visitare i loro mariti. Pertanto, Ivette, la figlia di cinque anni di René e<br />

Olga, nata negli Stati Uniti, non ha visto suo padre durante cinque anni. Non c’è<br />

alcuna giustificazione <strong>per</strong> negare ad esse il diritto a visitarlo insieme, come una<br />

famiglia”.<br />

Il 10 marzo del 2004, nella città di Miami, si è svolta l’udienza orale di appello <strong>per</strong> il<br />

caso dei <strong>Cinque</strong>. Il Tribunale degli Appelli dell’Undicesimo Circuito di Atlanta ha<br />

ascoltato brevemente le parti. Gli avvocati della Difesa (Paul Mc Kenna, <strong>per</strong> Gerardo;<br />

William Norris, <strong>per</strong> Ramón; Philip Horowits, <strong>per</strong> René; Joaquín Méndez, <strong>per</strong> Fernando;<br />

Leonard Weinglass, <strong>per</strong> Antonio) hanno chiesto che si controllino le ripetute violazioni<br />

delle leggi e della Costituzione degli Stati Uniti attuate nel processo, che si esamini<br />

l’insostenibilità delle imputazioni maggiori (cospirazioni <strong>per</strong> commettere spionaggio e<br />

assassinio) e si realizzi un nuovo processo in un luogo che non sia Miami, sede<br />

inadeguata <strong>per</strong> un giudizio imparziale.<br />

Hanno basato l’appello su 24 motivi di reclamo. Sono state denunciate le tre violazioni<br />

più gravi delle 32 che, secondo la Difesa, furono commesse nel giudizio. Si s<strong>per</strong>a che i<br />

giudici della Corte d’appello constatino che non ci furono le cospirazioni <strong>per</strong> uccidere e<br />

<strong>per</strong> realizzare spionaggio.<br />

Si potrebbe ottenere l’annullamento del giudizio di Miami. Si potrebbe ottenere un<br />

accesso della Difesa alle presunte prove incriminatorie, finora nascoste con il pretesto<br />

dell’informazione classificata. La contesa legale <strong>per</strong> conoscere i principali documenti<br />

co<strong>per</strong>ti dalla CIPA non ha finora avuto una risposta positiva. I giudici di Atlanta<br />

dovrebbero pronunciarsi sull’uso indebito, <strong>per</strong> eccesso, della Legge dei procedimenti<br />

dell’informazione classificata.<br />

68


Rodolfo Dávalos ha valutato<br />

“intorno a 33 il numero di violazioni commesse durante la fase istruttoria, che<br />

includono l’essere stati detenuti e interrogati senza ricevere consulenza legale, oltre a<br />

manipolazione della giuria, le requisitorie tendenziose del pubblico ministero, la falsità<br />

delle imputazioni più importanti, la presentazione di testimoni fabbricati”.<br />

Il 4 giugno, la Difesa consegnò alcuni elementi addizionali sollecitati dai giudici.<br />

L’agenzia nordamericana Associated Press ha commentato che i tre magistrati della<br />

Corte degli Appelli sono apparsi “scettici” su come la procuratrice Caroline Heck Miller<br />

ha sostenuto la tesi della cospirazione <strong>per</strong> commettere assassinio. Questa non ha potuto<br />

rispondere efficacemente alle domande del giudice Birch, che presiedeva il dibattito, e<br />

della giudice Kravich, che chiedevano “le prove” della colpevolezza di Gerardo <strong>per</strong><br />

l’accusa di assassinio. La Heck Miller solamente poté dire che egli aveva ricevuto<br />

dall’Habana un avviso che era imminente “un confronto” con il gruppo di Basulto. Il<br />

giudice Birch osservò che Gerardo non aveva il controllo su ciò che gli era comunicato.<br />

La fiscale non fornì alcuna prova che i <strong>Cinque</strong> avessero tenuto accesso a documenti<br />

segreti.<br />

I giudici dovrebbero avere inteso la validità dell’impugnazione del rifiuto del Tribunale<br />

di Miami di accogliere la domanda di non luogo a procedere <strong>per</strong> l’imputazione di<br />

cospirazione <strong>per</strong> commettere assassinio (in primo grado) rivolta contro Gerardo<br />

Hernández.<br />

L’avvocato Mc Kenna ha presentato vari antecedenti <strong>per</strong> evidenziare che la Legge della<br />

Immunità di Sovrani Stranieri è estensibile ai casi penali. Un atto di uno Stato sovrano,<br />

come fu la decisione di abbattere gli aerei pirata, esime Gerardo da una responsabilità<br />

penale. Il tribunale di Miami mancava di giurisdizione <strong>per</strong> giudicare Cuba ed era<br />

incompetente <strong>per</strong> giudicare Gerardo.<br />

Leonard Weinglass, intervistato da “Juventud Rebelde” (edizione del 16 di marzo del<br />

2004), ha parlato del suo intervento nell’udienza orale di appello:<br />

“Io spiegai, <strong>per</strong> esempio, che il mio cliente, Antonio Guerrero, sta scontando il<br />

medesimo ergastolo che hanno ricevuto Robert Walker, Robert Hansen e Aldrich Ames,<br />

spie famose, che hanno su di loro centinaia di documenti nei quali si argomenta <strong>per</strong>ché<br />

violarono la sicurezza nazionale del paese. Tuttavia, nel caso di Antonio e in quello<br />

degli altri due <strong>cuba</strong>ni con quest’imputazione, non ci fu neppure una sola pagina.<br />

Allora, come si può applicare il medesimo ergastolo in casi di tanto differente natura?<br />

69


Abbiamo posto la nostra s<strong>per</strong>anza nel fatto che il Tribunale possa comprendere<br />

qualcosa così semplice”.<br />

Anche l’avvocato Roberto González, fratello di René, ha assistito, in Miami, all’udienza<br />

di argomentazione orale dell’appello della causa dei <strong>Cinque</strong>. Intervistato da “Juventud<br />

Rebelde” (edizione del 20 marzo del 2004), ha così espresso la propria valutazione su<br />

quanto s’è detto nell’udienza sull’imputazione contro Gerardo:<br />

“Su questo stesso argomento, fu l’Accusa quella che non ebbe una risposta pronta,<br />

quando le toccò la sua parte. Il giudice le chiese: “Mi parli specificamente<br />

dell’assassinio”.<br />

La procuratrice cominciò a divagare un po’ in questioni generali e cercò di fare una<br />

narrazione completa della famosa rete di spie, come essi la chiamano, si dis<strong>per</strong>se <strong>per</strong><br />

trattare di portare ai giudici la medesima impressione che trasmisero alla Giuria<br />

durante il giudizio.<br />

Però il giudice richiamò la fiscale Heck Miller all’ordine, e le disse: “No, mi parli<br />

dell’assassinio, non vada <strong>per</strong> linee generali”; lei tornò un’altra volta ad impantanarsi<br />

nello stesso, e c’era una giudice che le chiedeva insistentemente “dov’era la prova che<br />

dimostrasse che Gerardo Hernández sapeva che qualcuno andava a morire”.<br />

E questa era la domanda chiave. L’Accusa riprese nuovamente i messaggi inviati da<br />

Cuba a Gerardo, <strong>per</strong>ò la richiesta continua ad essere la stessa da parte dei giudici: “In<br />

quale messaggio si dice che qualcuno va a morire?”.<br />

Inoltre, vi fu un altro interrogativo: “Da quale direzione vengono i messaggi, se da<br />

Cuba a Gerardo quale controllo tiene questo su questi messaggi?”, <strong>per</strong>ché se è l’Isola<br />

quella che li invia e non c’è nessuno di Gerardo a Cuba, allora non si può dire che vi fu<br />

qualche accordo.<br />

Questo è il senso logico della domanda e dinanzi a questo quesito dei giudici, l’Accusa<br />

si smarrisce proprio come fece durante il corso del giudizio di fronte alla giuria, e<br />

tentarono di portare alla mentalità dei giurati un complotto generale dove poteva<br />

entrare qualsiasi cosa.<br />

Neppure ci fu una risposta dell’Accusa quando fu incalzata <strong>per</strong> la prova che tale<br />

situazione sarebbe accaduta in acque internazionali”.<br />

Nel 2003 e nel 2004, la Commissione dei Diritti Umani in Ginevra è stata informata da<br />

alcuni familiari dei <strong>Cinque</strong> della situazione carceraria opprimente in cui si trovano, ma<br />

si è mostrata indifferente. Olga Salanueva commentava il 23 di aprile del 2004:<br />

70


“.. .constatiamo che realmente c’è una evasività totale e ciò che sì risultò chiaro è che<br />

non interessa <strong>per</strong> nulla ad essi il caso dei <strong>Cinque</strong>, e che lì obbediscono al comando del<br />

padrone, gli Stati Uniti”.<br />

Il primo di aprile del 2004, Magaly Llort, madre di Fernando González, fece uso della<br />

parola, a nome della Federazione delle Donne Cubane, nel sessantesimo Periodo di<br />

sessioni della Commissione dei Diritti Umani, sotto il Tema 11, <strong>per</strong> leggere un<br />

messaggio inviato dai <strong>Cinque</strong> a quella Commissione:<br />

“Signore e Signori,<br />

sono la madre di Fernando González Llort, uno dei cinque <strong>cuba</strong>ni detenuti attualmente<br />

nelle carceri degli Stati Uniti ed oggi sono portatrice del messaggio di essi <strong>per</strong> questa<br />

commissione.<br />

“<strong>Cinque</strong> patrioti <strong>cuba</strong>ni, <strong>per</strong> l’unico crimine di proteggere il nostro popolo dal<br />

terrorismo, compiamo attualmente in prigioni nordamericane il sesto anno di un<br />

vendicativo ed ingiustificabile incarceramento. Alle nostre irrazionali condanne,<br />

derivate da un oscuro processo giudiziario nel quale ci sarebbe stato negato<br />

meticolosamente qualsiasi diritto di difesa, s’è aggiunta una condotta barbara che ha<br />

preso come bersaglio i nostri familiari più cari, pretendendo in tale forma di piegare il<br />

nostro spirito e di prendere uno spietato compenso, nelle nostre <strong>per</strong>sone, contro tutto<br />

ciò che rappresentiamo.<br />

La negazione dei nostri diritti umani come individui, si usa in questo caso come<br />

consacrazione di una violazione di diritti molto più massiva e criminale: quella che si<br />

commette contro un popolo al quale, poiché non si pone in ginocchio,si nega il diritto<br />

più elementare a determinare il proprio destino e la maniera nella quale <strong>org</strong>anizza le<br />

sue istituzioni e la sua vita.<br />

Il nostro caso non è altro che la consacrazione del diritto, da parte del più poderoso, ad<br />

esercitare la violenza, a fomentare il terrorismo, a decidere chi può difendersi e chi non<br />

può, ed a complottare con senza patria e mercenari <strong>per</strong>ché portino la morte al paese<br />

nel quale un giorno nacquero. Nel disprezzo dei pubblici ministeri <strong>per</strong> le loro proprie<br />

leggi, nella loro sistematica mancanza di rispetto <strong>per</strong> i giurati, nei loro abusi di potere,<br />

nelle loro minacce ai testimoni e nel loro insegnamento dell’ipocrisia e del cinismo, si<br />

riflette la maniera con la quale oggi, senza pudore, si vuole imporre all’umanità, come<br />

unico e supremo diritto umano, il diritto del più forte.<br />

Con la medesima impunità con la quale s’impongono, a viva forza, risoluzioni contro<br />

Cuba in questa Commissione, s’impose nel nostro caso un verdetto giudiziario che fa<br />

71


onore, con larghezza, al concetto ipocrita del governo nordamericano quando si tratta<br />

dei diritti umani o della lotta contro il terrorismo.<br />

Su noi e sulle nostre famiglie, si rovescia oggi tutto l’odio ossessivo che si è rovesciato<br />

sul popolo di Cuba negli ultimi 45 anni. Per ogni ora che passa senza che vediamo i<br />

nostri figli, ci sono migliaia di <strong>cuba</strong>ni che sono morti vittime del terrorismo, senza<br />

avere visto crescere i loro. Per ogni carezza che manca ai nostri figli, ci sono migliaia<br />

di bambini <strong>cuba</strong>ni che furono condannati a non ricevere una carezza dei loro padri. Le<br />

nostre spose e le nostre madri possono considerarsi felici in comparazione con le<br />

migliaia di vedove e le migliaia di madri che hanno <strong>per</strong>duto i loro sposi ed i loro figli,<br />

vittime del terrorismo finanziato, <strong>org</strong>anizzato ed eseguito contro Cuba dagli Stati Uniti.<br />

Per trattare di evitare questa sofferenza, rimaniamo castigati noi e pure le nostre<br />

madri, le nostre spose ed i nostri figli. Questa è la versione dei diritti umani con la<br />

quale s’inaugura il secolo XXI, quando si supponeva che avessimo appreso qualcosa<br />

dai tanti im<strong>per</strong>i già sprofondati nella loro barbarie, arroganza ed ipocrisia.<br />

Se l’im<strong>per</strong>o che ora soffriamo non trascina nella sua caduta tutta la specie umana e la<br />

civilizzazione riesce a sopravvivere all’attuale squilibrio tra eccesso di tecnologia e<br />

mancanza di saggezza, coloro che guarderanno verso noi dal futuro avranno scarsa<br />

simpatia <strong>per</strong> la storia di abusi ai quali è stata sottomessa Cuba e della quale il nostro<br />

caso è solo un capitolo.<br />

Coloro che avranno da scrivere questa storia non dovranno nemmeno risparmiare i<br />

loro ossequi al popolo eroico e solidale che ha saputo resistere a tutte le forme di<br />

aggressione e che ha tenuto come unico scudo la forza della sua morale, l’eredità della<br />

sua storia ed il retaggio umanista, pieno di amore e di fermezza, ricevuto dai suoi<br />

migliori figli. Di tutto ciò siamo depositari e non andiamo a rinunciare a un apice dei<br />

nostri principi, al di là di ciò che faccia o smetta di fare l’im<strong>per</strong>o in relazione ai nostri<br />

diritti.<br />

Però nemmeno rinunceremo a reclamarli <strong>per</strong> noi, <strong>per</strong> le nostre famiglie e <strong>per</strong> il nostro<br />

popolo.<br />

Proseguiremo fino a che ci si faccia giustizia, facendo appello all’appoggio ed alla<br />

solidarietà di tutti quelli che amano la pace e la vita e di quanti difendono, senza<br />

macchiarla con l’ipocrisia che solo ispira un impegno d’intrighi tra interessi meschini,<br />

la nobile causa dei diritti umani.<br />

Gerardo Hernández, Ramón Labañino, Fernando González, Antonio Guerrero e René<br />

González”.<br />

72


Il politologo statunitense James Petras ha proposto, tra maggio e giugno del 2004, che i<br />

<strong>Cinque</strong> prigionieri dell’Im<strong>per</strong>o siano nominati al Premio Nobel della Pace: ciò <strong>per</strong><br />

“richiamare l’attenzione sulla causa nobile che sta dietro l’attività realizzata dai<br />

<strong>Cinque</strong>, in particolare la lotta contro il terrorismo”.<br />

In maggio, Petras aveva pubblicato un articolo dove sosteneva che “i <strong>Cinque</strong> <strong>cuba</strong>ni<br />

rischiarono la propria <strong>libertà</strong> <strong>per</strong> i principi della Carta delle Nazioni Unite – il diritto<br />

dei paesi all’autodeterminazione, il diritto di un popolo a decidere la sua forma di<br />

governo, ed il diritto universale a difendersi dagli aggressori esterni il cui proposito è<br />

imporre il loro governo con la forza ed il terrore … con il detenere e processare questi<br />

patrioti antiterroristi iberoamericani nelle condizioni più pregiudizievoli e nel<br />

sentenziare questi uomini eroici, tutti loro padri e mariti, a condanne all’ergastolo in<br />

isolamento, Washington ha dimostrato una volta di più che nel gangsterismo del<br />

terrore, non ha restrizioni, né vergogna, né timore – eccetto quando le sue creazioni le<br />

si rivoltano contro – e noi, i cittadini degli Stati Uniti, soffriamo le spiacevoli<br />

conseguenze”.<br />

Possono presentare la candidatura alla nomina i membri dei governi e dei parlamenti, i<br />

rettori ed i professori universitari di Scienze sociali, Storia, Filosofia, Diritto, Teologia, i<br />

precedenti titolari del Premio Nobel della Pace.<br />

C’è tempo fino al 31 gennaio 2006 <strong>per</strong> ripetere una campagna internazionale, a mio<br />

avviso assai importante, <strong>per</strong> indicare i <strong>Cinque</strong> come meritevoli dell’alto riconoscimento.<br />

Tra primavera ed estate del 2004, sono apparsi due libri, “Cartas de ida y vuelta”<br />

(“Lettere di andata e ritorno”, della casa editrice Abril) ed “El dulce abismo” (“Il dolce<br />

abisso”, dell’editoriale José Martí), che presentano una suggestiva, commovente<br />

ricostruzione della <strong>per</strong>sonalità e dei sentimenti più intimi dei cinque Eroi <strong>cuba</strong>ni<br />

mediante la riproduzione di varie lettere (o frammenti di esse) inviate ai familiari o<br />

ricevute da essi durante il <strong>per</strong>iodo della detenzione.<br />

“Il dolce abisso”, che meriterebbe una traduzione <strong>per</strong> il suo alto valore di testimonianza,<br />

è presentato dalla scrittrice statunitense Alice Walker ed ha come sottotitolo “Lettere di<br />

amore e s<strong>per</strong>anza di cinque famiglie <strong>cuba</strong>ne”. La corrispondenza è commentata, molto<br />

efficacemente, con una ricostruzione semplice e precisa degli avvenimenti trascorsi, da<br />

cinque dei parenti più stretti: Mirta Rodríguez, madre di Antonio Guerrero; Adriana<br />

Pérez, moglie di Gerardo Hernández; Elizabeth Palmeiro, moglie di Ramón Labañino;<br />

Rosa Aurora Freijanes, moglie di Fernando González; Olga Salanueva, moglie di René<br />

González. Il loro commento consente di seguire agevolmente le vicende alle quali si<br />

riferisce l’epistolario. In una breve introduzione, esse scrivono: “Con i nostri ricordi, i<br />

73


nostri dolori e le nostre s<strong>per</strong>anze abbiamo montato questo libro… Benché gli giri<br />

intorno la tristezza, questo non è un libro amaro. È la testimonianza della fiducia che la<br />

giustizia si farà strada ed essi torneranno a casa, dove sono amati dalla propria famiglia,<br />

dai loro amici e da tutti quelli che lottano <strong>per</strong> la loro liberazione”.<br />

Commenta Alice Walker: “La storia dei <strong>Cinque</strong> <strong>cuba</strong>ni è una storia di valore, grande<br />

sacrificio e amore”.<br />

Citiamo, ora, due frammenti di lettere di René González, che testimoniano la sua nobiltà<br />

d’animo.<br />

Il primo, da una lettera del 5 ottobre 2001 alla figlia Irma:<br />

“Voglio che tu sappia che qualsiasi delle <strong>per</strong>sone che ti si avvicinano con una<br />

dimostrazione di appoggio può essere lei stessa più meritevole di questo appoggio di<br />

quanto lo è tuo padre. Chi meno tu t’immagini lottò contro Batista, o alfabetizzò un<br />

mucchio di analfabeti, o fu presente in Girón, o partecipò alla lotta contro i banditi<br />

dell’Escambray o compì una missione internazionalista. Questo contadino cordiale che<br />

vi trattò come suoi figli in Viñales poté essersi giocato la vita in Angola e <strong>per</strong>fino<br />

qualunque dei bambini che pianse accanto a tua madre in Camajuaní può essere orfano<br />

d’un combattente internazionalista. Ciò che voglio dirti con questo è che quando un<br />

popolo come il <strong>cuba</strong>no ti onora in questa maniera ciò è qualcosa che si deve<br />

considerare molto seriamente. Se io, tuo padre, credessi <strong>per</strong> un solo istante che sono<br />

migliore di qualsiasi figlio legittimo di Cuba, ti potrei dire immediatamente che non<br />

merito… Leggilo bene!... Neppure il bastoncino di una delle bandierine che tu agiti in<br />

una delle tribune che si celebrano nell’isola…”.<br />

Riproduciamo, adesso, ampie parti della commovente lettera a Ivette, del 29 maggio<br />

2002:<br />

“Per la mia bimbetta dell’anima.<br />

Mia adorata Ivette, già da tempo ti devo questa lettera <strong>per</strong>ché ho molte cose da dirti.<br />

Sono passati quasi due anni dall’ultima volta che ci vedemmo ed in ogni modo mai<br />

abbiamo potuto conversare molto, ad eccezione dei primi quattro mesi della tua vita nei<br />

quali devo supporre che non mi prestassi molta attenzione, sommersa come dovevi<br />

essere in questo mondo di appena nata del quale nessuno conserva memorie.<br />

Ora hai già quattro annetti e mi hanno detto che ti piace che mamma ti legga dei<br />

racconti, cosicché ti potrà leggere questa lettera fino a che tu possa farlo da te sola, il<br />

che s<strong>per</strong>o avvenga presto.<br />

74


Voglio che tu sappia che nascesti in una famiglia molto felice e in una casa piena di<br />

allegria, nella quale tanto il tuo arrivo quanto quello di tua sorella Irmita costituirono<br />

motivo di gioia e celebrazione. Io m’innamorai di tua mamma appena la conobbi e<br />

molto presto decidemmo che avremmo formato una famiglia <strong>per</strong> tutta la vita.<br />

Però il dovere mi obbligò a venire in questo paese dove <strong>per</strong> circostanze della vita ero<br />

nato, dovendo separarmi da tua mamma e da tua sorella quando quest’ultima aveva sei<br />

anni. Passato un <strong>per</strong>iodo uguale di tempo esse vennero, così nascesti tu nel medesimo<br />

paese nel quale era nato tuo papà: gli Stati Uniti d’America.<br />

Questo paese è ora il più poderoso del mondo. Un im<strong>per</strong>o. Però non sempre fu così e ci<br />

fu un tempo in cui era molto più piccolo, abitato da <strong>per</strong>sone che fuggirono<br />

dall’oppressione <strong>per</strong> fondarlo; nonostante ciò il suo governo cadde in mani di<br />

ambiziosi con molto denaro che andarono espandendo le sue frontiere e la sua<br />

influenza <strong>per</strong> mezzo di ripetute guerre che hanno provocato la morte di milioni di esseri<br />

umani innocenti, tutto <strong>per</strong>ché coloro che maneggiano il governo di questo paese si<br />

facciano più ricchi. Non farti ingannare mai. Il governo di questo paese è molto cattivo,<br />

uno dei peggiori della storia.<br />

Però fa attenzione che sempre mi riferisco al governo e mai al popolo degli Stati Uniti,<br />

che è un popolo nobile e di buoni sentimenti come tutti i popoli. Uno mai deve odiare<br />

un popolo e quello di questo paese ha pure scritto pagine belle nelle scienze, nella<br />

cultura e nella storia, e alcuni dei suoi figli hanno dato <strong>per</strong>fino la vita <strong>per</strong> Cuba…<br />

Per più di quarant’anni la piccola Cuba ha resistito valorosamente agli attacchi del<br />

colosso del nord e dei malvagi <strong>cuba</strong>ni al suo servizio che hanno provocato molta<br />

sofferenza al suo popolo, <strong>per</strong>ò questo non si è lasciato piegare e la Rivoluzione è<br />

andata avanti grazie al valore ed al sacrificio dei suoi figli.<br />

Per questo tuo papà e tua mamma hanno dovuto sacrificare quel sogno di stare uniti<br />

tutta la vita, sacrificio che pure è toccato a tua sorella ed a te. Io dovetti venire in<br />

questo paese <strong>per</strong> evitare i sinistri piani di questi cattivi <strong>cuba</strong>ni e poi venne pure tua<br />

mamma a dividere con me questo compito; <strong>per</strong> questo tu nascesti qui quasi quattro mesi<br />

prima che io cadessi preso…<br />

Poi sarebbe venuto l’arresto e non potei accomiatarmi da te neppure con un bacio. Il<br />

mio ultimo gesto di commiato, quando mi tiravano fuori ammanettato dalla casa, fu<br />

regalare un sorriso di fiducia e ottimismo a tua mamma.<br />

Il governo di questo paese scaricò su noi tutta la sua bassezza e tutto l’odio che sente<br />

verso Cuba, imponendoci le peggiori condizioni di confinamento e castigando pure le<br />

nostre famiglie; in questa maniera passarono mesi prima che potessi vederti e tutto ciò<br />

che potevo fare era guardarti nel marciapiede di fronte al carcere, dove tua mamma ti<br />

75


portava, e dove dalla mia cella nel dodicesimo piano tutto ciò che vedevo di te era una<br />

piccolezza di capelli neri che a tratti avanzava e cadeva mentre muoveva i primi passi.<br />

Quando potemmo vederci nuovamente già avevamo visto passare otto mesi e<br />

recentemente avevi compiuto un annetto. Stavamo sotto custodia e quando notasti che<br />

mi tenevano ammanettato al braccio della sedia avrai pensato che ero un cagnetto,<br />

dato che cominciasti a dire “Guau, guau”. Tua mamma cercò di liberarti dal dubbio<br />

con un’espressione che l’indignazione rese sarcastica: “No, Ivette, qui il cane non è tuo<br />

papà”. Malgrado le circostanze potemmo mantenere l’animo allegro durante tutta la<br />

visita.<br />

Sarebbero passati altri nove mesi prima che il governo, davanti alle iniziative nella<br />

corte dei nostri avvocati e alla possibilità d’uno scandalo, accedesse a trattarci come il<br />

resto dei prigionieri <strong>per</strong>mettendo la visita dei nostri figli.<br />

Durante pochi mesi potesti visitarmi in scarse occasioni. Poco dopo sarebbe tornato a<br />

manifestarsi ancora in una forma più bassa e crudele l’odio dei rappresentanti di<br />

questo governo verso di noi: si trattò d’una lettera con la quale attraverso il mio<br />

avvocato mi si suggeriva che mi dichiarassi colpevole, ricordandomi alla fine che tua<br />

mamma era alla mercé del governo in una chiara minaccia di espellerla dal paese se io<br />

non mi fossi piegato al ricatto dell’Accusa.<br />

Dato che questo non si verificò, i procuratori eseguirono la loro minaccia ed anche tua<br />

mamma fu detenuta, rimanendo così tu in Sarasota con nonna Teté, Irmita in Cuba ed i<br />

tuoi genitori in due carceri di questo paese. Tua mamma fu prigioniera <strong>per</strong> tre mesi<br />

prima di essere deportata a Cuba e tua nonna Irma dovette venire a cercarti da là. Con<br />

lei mi facesti l’ultima visita ed ancora ti ricordo, <strong>per</strong>plessa ed in piedi davanti alla<br />

porta che mi avrebbe portato di ritorno alla mia cella, come chiedendoti verso dove si<br />

sarebbero portati il tuo paparino assieme a tutti quegli uomini ugualmente vestiti…<br />

Stai crescendo in un paese che non deve vergognarsi del suo passato, <strong>per</strong>ché il suo<br />

passaggio dall’oppressione alla <strong>libertà</strong> si produsse <strong>per</strong> effetto delle tradizioni più<br />

generose e si nutrì del più puro ed avanzato pensiero umano.<br />

Io non potrò stare accanto a te in questa tappa della tua vita <strong>per</strong>ò so che cresci tra una<br />

famiglia ed un popolo eccezionali che sapranno supplire la mia assenza. Da questo<br />

popolo oggi ricevi giornalmente manifestazioni di affetto e di appoggio che mai dovrai<br />

<strong>per</strong>mettere che ti facciano esaltare dato che tutte queste manifestazioni sono prova più<br />

della sensibilità di questo popolo che di un merito eccezionale di tuo papà. Molti <strong>cuba</strong>ni<br />

sono caduti eroicamente senza avere nemmeno l’opportunità di scrivere una lettera<br />

come questa ai loro figli e si deve essere molto umili quando un popolo così ti onora<br />

come eroe.<br />

76


E benché non possa stare con te fisicamente sempre ti accompagnerò mediante questo<br />

appoggio del nostro popolo e della nostra famiglia. Io <strong>per</strong> parte mia non lascio passare<br />

un giorno senza pensarti, senza che cerchi d’indovinare in ciascun momento il luogo<br />

nel quale starai, o che starai facendo o se ti sentirai felice; cosicché pure il mio<br />

pensiero dovrà stare accompagnandoti sempre.<br />

La felicità e l’amore sono il migliore antidoto contro l’odio. Io conservo <strong>per</strong> te di<br />

entrambe le cose. A mucchi. E quando torniamo a stare insieme le prodigherò senza<br />

misura sopra di te. E sarai <strong>per</strong> noi nuovamente questa stellina, s<strong>org</strong>ente di allegria, che<br />

la vigilia del mio arresto stava addormentata placida e soddisfatta, accanto al mio<br />

cuore, sul mio petto.<br />

Mille baci e tutto il mio amore<br />

Tuo paparino ”<br />

Riproduciamo una lettera inviata da Antonio Guerrero al figlio Gabriel Eduardo, nel<br />

maggio del 2002, dalla prigione di Florence (Colorado):<br />

“Mio caro figlio Gabriel Eduardo,<br />

non so quando tua mamma ti darà da leggere questa lettera; lei saprà scegliere il<br />

migliore momento. Esiste un motivo <strong>per</strong> il quale io non ho potuto venire a vederti in<br />

tanti anni. S<strong>per</strong>o che tu mi scusi e comprenda <strong>per</strong>ché prima non te l’avevo detto: tu eri<br />

molto piccolo <strong>per</strong> parlarne con te. Dall’anno 1998 sono prigioniero negli Stati Uniti,<br />

<strong>per</strong> effetto di un’ingiustizia che un giorno comprenderai totalmente. Tuo padre non<br />

commise mai alcun delitto, mai ha fatto danno a qualcuno né contro qualcosa. Sono<br />

stato un uomo che sempre ha attuato correttamente, giusto, umano, semplice e,<br />

soprattutto, leale ai miei principi e convinzioni. Mi hanno giudicato e sentenziato,<br />

quando tutto ciò che feci fu lottare contro il terrorismo <strong>per</strong> evitare danni a Cuba ed al<br />

suo popolo, e con ciò evitare danni a <strong>per</strong>sone di altri popoli. Il mio anelito è che tu<br />

cresca come un uomo buono, utile alla società, fedele ad una causa valida e degna. Per<br />

quello devi sempre studiare, <strong>per</strong>ché lo studio è la fonte della conoscenza <strong>per</strong> dominare<br />

ed intendere l’ambiente che ti circonda. Il più importante è che tu sia una <strong>per</strong>sona<br />

generosa giacché l’individualismo e l’egoismo non valgono nulla. «Quello che si dà<br />

cresce». Come disse il Che ai suoi figli: «Soprattutto, essere sempre capace di sentire<br />

nel più profondo qualunque ingiustizia commessa contro chiunque in qualsiasi parte del<br />

mondo». Sii onesto, sii giusto, sii coraggioso e sarai sempre rispettato. Ama molto la<br />

tua patria, Panama, ed il tuo popolo; così desidererei che un giorno arrivassi ad amare<br />

Cuba ed il suo ospitale ed eroico popolo. S<strong>per</strong>o che presto conosca tuo fratello Tony.<br />

77


Egli ti ama con tutto il cuore, come il tuo fratellino Alex, vedrai. Figlio, mantieni la<br />

sicurezza che ci vedremo. Per nulla smetteremo di amarci. Il bacio e l’abbraccio più<br />

grande <strong>per</strong> te da<br />

tuo papà ”<br />

All’altro figlio, Tony, il 24 agosto 2002 scriveva:<br />

“Tony, mio amato figlio,<br />

…. Non ho fatto altra cosa che compiere nella forma più naturale e corretta il mio<br />

dovere. Lo stesso avrebbero fatto milioni di <strong>cuba</strong>ni e <strong>cuba</strong>ne al posto mio <strong>per</strong>ché siamo<br />

formati nelle tradizioni di coloro che sono stati eroi reali, guide certe ed altruiste,<br />

uomini che come pure avrebbe detto Martí non guardarono da che lato si vive meglio<br />

bensì da che lato sta il dovere.<br />

Non vedermi come un eroe, e ti chiederei di non parlare di me come di qualcuno<br />

su<strong>per</strong>iore a qualcuno. Guardami come un semplice uomo che compie il suo dovere e<br />

come il padre che pure compie il proprio dovere di padre nel guidare e dare esempio a<br />

suo figlio. Non appoggiarti mai alle mie virtù, né a quelle di nessun’altra <strong>per</strong>sona <strong>per</strong><br />

essere qualcuno. Sii te stesso. È molto importante essere sé stesso e darsi alla gente con<br />

semplicità, con sincerità, sa<strong>per</strong>e ascoltare le <strong>per</strong>sone, sa<strong>per</strong> essere una mano pronta<br />

sempre ad aiutare chi ne abbia necessità. Tu ed io siamo come dicono i nostri poemi:<br />

TU SEI la mano, la voce, la risata, la comprensione, il poeta, il sogno che ci rappresenta<br />

ciascuno dove siamo. ”<br />

Rosa Aurora Freijanes, moglie di Fernando González, pensò ad un’inseminazione<br />

artificiale <strong>per</strong> avere un figlio ma il trascorrere del tempo lo impedì.<br />

Così è stata da lei raccontata l’amara consapevolezza di tale impossibilità:<br />

“Quando mi resi conto del fatto che l’orologio biologico avanzava inesorabile <strong>per</strong> me,<br />

seppi che non sarebbero giunti i nostri figli. Dirgli che non avremmo potuto averne fu<br />

durissimo. Gli parlai chiaramente, straziata. Normalmente, la gente ti dice: bene, la<br />

vita dà molti giri, e lui è giovane, può avere un figlio! Vedono lui, non me. Nell’ultima<br />

visita che feci a Oxford – solamente ho potuto viaggiare fin là tre volte negli ultimi due<br />

anni -, dissi a Fernando: se quando ritorni credi che hai necessità di questo figlio,<br />

comprenderei se volessi separarti e tornare a sposarti. Non posso essere egoista. Si<br />

disgustò. Mi disse cose tremende: che tipo di uomo io credevo che lui fosse, e come<br />

avevo pensato a questa possibilità. Se non c’erano figli <strong>per</strong> me, era <strong>per</strong>ché neppure lui<br />

78


li avrebbe avuti. Chiudemmo questo capitolo doloroso. Lui ed io ci teniamo l’un l’altro,<br />

<strong>per</strong> sempre”.<br />

Citiamo due frammenti di lettere di Fernando a Rosa. Il primo è dell’estate del 2002:<br />

“Rosa,<br />

non importa il tempo che sia necessario aspettare, né l’influenza che il tempo eserciti<br />

sopra noi fisicamente. Quando giunga il momento di tornare ad incontrarci, io starò lì,<br />

al tuo lato, <strong>per</strong>ché mai più debba avere nostalgia di me, né nelle mattine né nella notte.<br />

Starò lì nelle mattine <strong>per</strong> dirti quanto graziosa appari nella tua uniforme di lavoro, e<br />

nella notte <strong>per</strong> ripetertelo al tuo ritorno. Tutto questo tempo rimarrà come un ricordo<br />

lontano, e ci racconteremo le storie davanti al mare, tenendoci <strong>per</strong> mano”.<br />

Il secondo è d’una lettera del dicembre del 2003:<br />

“Magra mia,<br />

con il trascorrere di questi anni che abbiamo passato in prigioni nordamericane<br />

la realtà ci obbliga ad assimilare le circostanze e ad accettarle come parte del<br />

necessario sacrificio. Non <strong>per</strong> questo tali realtà smettono d’essere dolorose. Guidati da<br />

molta coscienza rivoluzionaria, dalla nostra assoluta convinzione che ci accompagna la<br />

verità, e dalla sicurezza che difendiamo una causa giusta, poniamo in prospettiva<br />

questo dolore, accettiamo la realtà e viviamo con essa.<br />

Una delle più dolorose di queste realtà è quella dei figli da tenere, che erano parte dei<br />

piani familiari; con il tempo si sono andati trasformando nei figli che mai esisteranno.<br />

Con il passo degli anni e l’avanzata dell’orologio biologico, la separazione imposta ci<br />

obbliga a trasformare la nostra visione della famiglia ed a conformarla a quella d’una<br />

famiglia senza figli, benché sempre con molto amore.<br />

Sarà l’amore a sostituire il riso infantile nella nostra casa, la preoccupazione<br />

<strong>per</strong>manente <strong>per</strong> la corretta educazione dei nostri figli assenti, e il piacere e la<br />

soddisfazione di vederli crescere come esseri umani impegnati con quanto è più nobile<br />

e giusto.<br />

Sicuramente il mio caso non sarà unico. Tuttavia, ciò che conferisce singolarità al<br />

nostro dolore è che la situazione e la realtà alle quali ci obbligano ad adattarci le<br />

provoca una colossale ingiustizia…”<br />

Riproduciamo la nobile, commovente “Lettera alle mie figlie”, dell’11 luglio del 2001,<br />

di Ramón Labañino:<br />

79


“Adorate figliolette mie,<br />

ricevete tutte quest’amore e questa tenerezza infinita che sento <strong>per</strong> ciascuna di voi.<br />

Figliolette, so che vivete momenti di molta emozione, allegrie e sorprese che forse mai<br />

immaginaste.<br />

Oggi, state scoprendo chi è realmente il vostro paparino e questi quattro fratelli miei<br />

che mi accompagnano, le nostre vite reali e tutto ciò che facemmo <strong>per</strong> salvare i vostri<br />

sogni ed i sogni del nostro popolo e la sua sicurezza; prevenendo la malvagità di altri<br />

uomini cattivi che solo desiderano il male. Per questa ragione, dovemmo allontanarci<br />

un giorno e stare lontani da tutti i nostri esseri amati.<br />

Il fatto è che a volte succede che quanto più si ama un essere umano è quando più<br />

presto devi separarti da lui, <strong>per</strong> salvare la sua stessa vita e, <strong>per</strong>sino, i suoi sogni.<br />

Voi state conoscendo cose che io avrei voluto raccontarvi qualche giorno, <strong>per</strong>ò, finora<br />

non era arrivato questo momento. Sono contento di vedere che non sono io chi vi<br />

racconta questa storia, ma il medesimo popolo che difendiamo.<br />

Io mai avrei potuto narrarvi con tanti dettagli e amore, questa, la mia propria vita, che<br />

oggi appare nella televisione, nelle tribune del popolo, nella bocca del nostro amato<br />

Comandante, e delle mie compagne e compagni. E so che saprete comprendere tutto<br />

molto meglio.<br />

Ora, voi potete comprendere <strong>per</strong>ché Papà non poté stare un maggior tempo al vostro<br />

lato, né vivere tanti momenti felici e allegri che vivono tutti i papà con i loro figli. Per<br />

questo, vi chiedo <strong>per</strong>dono.<br />

Per questo, <strong>per</strong> le mie assenze; <strong>per</strong>ché non potei stare al lato della vostra Mamma<br />

durante la gravidanza; <strong>per</strong>ché non potei vedervi nascere; <strong>per</strong>ché non potei stare lì<br />

quando apriste i vostri preziosi occhietti <strong>per</strong> la prima volta alla vita; <strong>per</strong>ché non potei<br />

cambiarvi le fasce, né aiutarvi nei vostri primi passetti, né pulirvi delle vostre “pipì” e<br />

“cacche”, né vedere il vostro primo sorriso, né ascoltare la vostra prima parola, né<br />

udire il vostro primo “papà” o “mamà”, né il primo “ti amo”, né potei assistervi<br />

quando eravate malate, né giocare a tutti i giuochi che i padri godono fare con i loro<br />

bimbetti, neppure insegnarvi le prime vocali, o leggervi il primo libro e, addirittura, <strong>per</strong><br />

il fatto che, oggi, la mia più piccina appena mi conosce.<br />

Per tutto, mille discolpe, adorate mie.<br />

Però sappiate che dovetti allontanarmi <strong>per</strong> l’amore a voi ed a tutti. Che dovunque sia<br />

stato, e stia, voi sempre siete e sarete presenti.<br />

Dal primo giorno nel quale io conobbi la vostra mammina, le parlai molto di quanto io<br />

vi avrei amato, di come mi sarei preso cura di voi e vi avrei educato, poiché sapevo che<br />

qualche giorno, se io fossi dovuto partire, la mia presenza sarebbe stata sempre in lei<br />

80


stessa. Dato che in Mamma stiamo sempre i due, tanto come in me pure stiamo i due.<br />

Ed oggi, con molto <strong>org</strong>oglio, vedo che è certo, e che Mamma ha fatto molto buon lavoro<br />

<strong>per</strong> compensare la mia necessaria assenza. Perciò mi congratulo con tutte.<br />

Con questo processo molte cose dovete apprendere:<br />

Amate e difendete sempre la patria, come primo dovere.<br />

Amate ed assistete tutti i bambini e popoli del mondo.<br />

Salvare la vita di esseri umani innocenti è il più nobile compito.<br />

Amate ed apprendete molto dal nostro Comandante, ogni volta che possiate riunitevi<br />

con lui, ascoltatelo bene e apprendete dalle sue parole e dal suo esempio. Egli è storia<br />

e dignità. Chiedetelo a Mamma se è necessario.<br />

Apprendete dall’esempio di tutti i buoni leader del nostro paese e della nostra storia.<br />

Abbiate molta cura di Mamma e ditele quanto l’amo.<br />

E siate forti, molto forti <strong>per</strong> su<strong>per</strong>are, sempre con un sorriso nelle labbra, ciascun<br />

compito che affrontiate nella vita.<br />

Per me non temete, sto bene e sono forte, molto più ora che mi accompagnano voi, tutto<br />

il mio popolo e la dignità del mondo.<br />

Io tornerò, non lo dubitate, e tanto presto come sia possibile, giacché ho molta<br />

nostalgia di voi. E quando torni recu<strong>per</strong>eremo tutte le mie assenze e ricostruiremo tutti<br />

i sogni e aneliti che facemmo aspettare.<br />

Ricordatevi sempre che dovunque mi trovi, là sarete voi, nel mio cuore e nel più<br />

profondo della mia anima. Ogni mattina mi sveglierò con la brezza dei vostri dolci baci<br />

sulle mie guance, e con questa forza di più mi alzerò ad affrontare il Sole.<br />

A presto.<br />

Papà Ramón<br />

10:32 p.m. ”<br />

In alcune lettere, pur dichiarando di adorare le figlie, le sue “tre principesse”, Ramón<br />

espone il suo sogno d’avere un figlio maschio, che gli piacerebbe chiamare Ernesto, in<br />

onore del Che.<br />

Pubblichiamo, di Gerardo Hernández, la “Lettera ai miei figli che stanno <strong>per</strong> nascere”,<br />

del 3 di febbraio del 2001:<br />

“Cari figli,<br />

quando leggerete queste linee saranno passati alcuni anni da quando furono scritte.<br />

Magari non siano molti! In questa data voi ancora non siete nati, e <strong>per</strong>fino la vostra<br />

mamma ha dubbi se qualche giorno nascerete.<br />

81


Tutto si deve al fatto che sto vivendo momenti difficili della mia vita, lontano dal mio<br />

paese e dalla mia famiglia, dei quali, tuttavia, sono molto <strong>org</strong>oglioso e s<strong>per</strong>o che un<br />

giorno pure voi lo siate.<br />

Questo è un disegno [una cicogna] che ho fatto già <strong>per</strong> molti bambini: figli, nipoti,<br />

fratellini ed altri familiari di <strong>per</strong>sone che stanno oggi qui con me.<br />

Persone che vi aggiunsero le loro parole ed il loro amore e lo inviarono agli esseri<br />

amati dai quali pure si trovano separati.<br />

Per queste ragioni fu che volli conservarlo <strong>per</strong>ché un giorno, dopo che voi arriviate a<br />

questo mondo ed apprendiate a leggere, sappiate <strong>per</strong>ché vostro papà non è tanto<br />

giovane come molti dei padri dei vostri amichetti, ed abbiate conoscenza degli anni nei<br />

quali Papà e Mamma dovettero vivere separati sebbene si amassero molto. Anni dei<br />

quali forse un giorno vi possa raccontare di più.<br />

Vi ama molto,<br />

Papà ”<br />

Gerardo Hernández, buon caricaturista, ha composto il libro “El Amor y el Humor todo<br />

lo pueden” (“L’amore e l’umorismo possono tutto”). Dalla prigione, nel 2002, ha<br />

contribuito alla preparazione della pubblicazione dell’o<strong>per</strong>a.<br />

René González, nel carcere, ha scritto un “Diario” in forma di lettere alla moglie, in cui<br />

ha illustrato dettagliatamente gli aspetti del processo, con i comportamenti e le decisioni<br />

dell’Accusa, della giuria e della giudice.<br />

René e sua moglie, Olga, hanno disegnato un libro familiare, “Siempre en nuestros<br />

corazones” (“Sempre nei nostri cuori”). Il 30 settembre del 2004, René scrisse, <strong>per</strong><br />

coinvolgerla, al suo “piccolo ciclone”, Ivette, una lunga lettera proponendole il lavoro e<br />

dandole le istruzioni <strong>per</strong> svolgerlo con lui, la mamma e la sorella:<br />

“E’ un libro che scriveremo assieme tu ed io, con la guida di tua mamma e di tua<br />

sorella, che staranno al tuo lato <strong>per</strong> darti una mano nella sua preparazione”.<br />

Nella prima metà del 2005, l’editoriale Capitán San Luis ha pubblicato il libro<br />

“Welcome Home – Torturadores, asesinos y terroristas refugiados en EE.UU.<br />

(“Benvenuti a casa – Torturatori, assassini e terroristi rifugiati negli Stati Uniti”), con<br />

dodici ritratti di terroristi <strong>cuba</strong>noamericani, illustrati da noti giornalisti e studiosi della<br />

storia e del diritto.<br />

82


Il breve prologo è di Gerardo Hernández, che segnala la tranquilla impunità di cui<br />

godono, in Miami, decine di assassini che hanno commesso atrocità negli Stati Uniti, in<br />

Cuba, in gran parte dell’America Latina e <strong>per</strong>sino negli altri continenti:<br />

“Sono ospiti “illustri” del medesimo paese che accusa Cuba di albergare terroristi.<br />

Frattanto, nella nostra patria, non sono poche le famiglie che ricordano con dolore i<br />

loro amati assassinati, e reclamano la giustizia che si nega ad esse”.<br />

L’epilogo del libro è di René González, che ha pure scritto un intervento sul terrorista<br />

Ramón Saúl Sánchez Rizo, appartenente alle <strong>org</strong>anizzazioni Abdala ed Omega 7. Nella<br />

conclusione, René sostiene:<br />

“Perché sono innocente?<br />

Perché nessun paese deve castigare i figli d’un altro popolo <strong>per</strong> le stesse ragioni che<br />

farebbero eroi i suoi figli”<br />

Tutti i <strong>Cinque</strong> sanno comporre delle liriche ma il miglior poeta del gruppo è Antonio<br />

Guerrero.<br />

La sua “Vita di Antonio Maceo” illustra, in 148 strofe di dieci ottonari, o decime, i<br />

passaggi più significativi dell’esistenza del grande patriota e l’eredità politica e<br />

spirituale dell’eroe della Protesta di Baraguá. Il libro è stato dedicato dall’autore agli ex<br />

compagni di lavoro dell’aeroporto internazionale Antonio Maceo, di Santiago di Cuba.<br />

Trentadue composizioni appaiono nei “Poemas confidenciales”(“Poesie confidenziali”).<br />

“Desde mi altura” (“Dalla mia altezza”) è una raccolta di oltre 60 poesie, scritte in<br />

prigione. La moglie di Antonio, Margaret Bécquer, ha scritto un’introduzione e le ha<br />

portate a Cuba in un suo viaggio.<br />

A fine di marzo del 2005, in Kiev, capitale dell’Ucraina, dove il giovane studiò <strong>per</strong><br />

cinque anni, sono stati impressi in edizione bilingue, russa e spagnola, mille esemplari<br />

dell’antologia “De amigo a amigo” (“Da amico a amico”), che contiene dieci poesie<br />

scritte in forma di lettere.<br />

Il grande, popolarissimo cantante Polo Montañez, prematuramente scomparso in un<br />

incidente automobilistico, musicò e cantò, con grande successo, la poesia “Regresaré”<br />

(“Ritornerò”) di Antonio.<br />

Silvio Rodríguez, famoso cantautore <strong>cuba</strong>no, ha dedicato molti concerti ai <strong>Cinque</strong>, che<br />

ammirano e considerano come loro inni di lotta due sue canzoni, “El Necio” e “El dulce<br />

abismo” (o “Amada”).<br />

83


Nell'agosto 2004 egli fu in qualche modo “intervistato” da tre dei <strong>Cinque</strong>, nelle prigioni<br />

dei quali giunge talvolta, con fatica, il segnale di Radio Rebelde. Durante la<br />

trasmissione sui <strong>Cinque</strong> che viene condotta da Arleen Rodríguez Derivet, la madre di<br />

Antonio, la moglie di René e quella di Ramón consegnarono al cantante alcune<br />

domande e giudizi inviati dai reclusi. Quel colloquio a distanza fu pubblicato dalla<br />

rivista “Tricontinental”. Olga Salanueva riferì che i <strong>Cinque</strong> considerano “El Necio” il<br />

loro inno di resistenza. Silvio esaltò la coerenza dei patrioti e la giustezza delle loro idee<br />

e propositi.<br />

In tale occasione, Elizabeth Palmeiro, moglie di Ramón, raccontò:<br />

Molte <strong>per</strong>sone che parlano con loro casualmente, quando terminano di farlo, dicono:<br />

<strong>per</strong>ò non pare che siano prigionieri. Hanno un'integrità che trasmettono nella maniera<br />

di parlare, e pare che stiano chissà compiendo una missione di un medico, come ce ne<br />

sono in tanti paesi dell'America Latina e Africa. Non pare che stiano precisamente in<br />

un carcere, che è il peggiore luogo da dove possono uscire l'ottimismo e la forza<br />

d'animo.<br />

“Il dolce abisso” e “Lettere di andata e ritorno”, libri dei quali consiglio la lettura a chi<br />

conosca la lingua spagnola, ci offrono una suggestiva sco<strong>per</strong>ta dell’intera <strong>per</strong>sonalità<br />

dei <strong>Cinque</strong>. All’epistolario si aggiungono poesie, brani di diario, disegni, fotografie.<br />

Appaiono, con forte evidenza, l’intenso e ricambiato amore <strong>per</strong> le mogli, le madri, i<br />

figli, l’incessante impegno <strong>per</strong> l’educazione morale e scolastica di questi ultimi, la<br />

cordialità e la dignitosa fermezza malgrado le durissime condizioni carcerarie imposte<br />

ai reclusi <strong>per</strong> fiaccarli.<br />

All’inizio del 2005, è apparso, a cura dell’editoriale “José Martí”, il libro “Terrorismo<br />

degli Stati Uniti contro Cuba – Il caso dei <strong>Cinque</strong>”, a cura di Salim Lamrani, ricercatore<br />

dell’Università parigina della Sorbona.<br />

Nel gennaio del 2004, egli chiese a vari intellettuali progressisti che gli fornissero dei<br />

brevi saggi, da includere in un’o<strong>per</strong>a sulla vicenda dei <strong>Cinque</strong> e sulla storia delle<br />

relazioni tra i governi degli Stati Uniti e la Rivoluzione <strong>cuba</strong>na.<br />

Appaiono, nella prima parte, “Il terrorismo degli Stati Uniti contro Cuba”, nell’ordine,<br />

gli agili ed efficaci contributi di Howard Zinn, Noam Chomsky, William Blum, Michael<br />

Parenti, Piero Gleijeses, Ignacio Ramonet, Salim Lamrani.<br />

Nella seconda sezione, “La storia dei <strong>Cinque</strong>”, sono pubblicati gli scritti di Leonard<br />

Weinglass, Wayne Smith, Saul Landau, Michael S. Smith, James Petras, Jitendra<br />

Sharma, Ricardo Alarcón, Gianni Minà, Nadine Gordimer.<br />

84


Dal 4 al 26 di luglio del 2004, in Stoccolma (Svezia), cinque <strong>per</strong>sone hanno attuato uno<br />

scio<strong>per</strong>o della fame <strong>per</strong> solidarietà con i <strong>Cinque</strong> e contro le misure anti<strong>cuba</strong>ne di Bush.<br />

Il digiuno fu iniziato da Toni Lappalainen e Tomas Widen. Il giorno 17, si aggiunse<br />

Daniel Maidana ;dal 18, parteciparono Carolina Salinas e Brenda Ortiz. La liberazione<br />

dei <strong>Cinque</strong> era il motivo principale della protesta. La manifestazione si è svolta in un<br />

tendone, in un parco nelle vicinanze della Casa dei Movimenti di solidarietà in<br />

Stoccolma. A conclusione dell’impegno, si è tenuta una manifestazione politica di<br />

massa, con oratore principale Tomas Widen.<br />

Il 26 luglio del 2004, durante la giornata iniziale del Primo Foro Sociale delle<br />

Americhe, in Quito (Ecuador), nella Casa della Cultura della capitale è stata proiettata la<br />

pellicola “Per i <strong>Cinque</strong>”, di produzione argentina.<br />

L’11 agosto, l’Organizzazione Continentale Latinoamericana degli Studenti (OCLAE)<br />

ha conferito ai <strong>Cinque</strong> l’onorificenza José Rafael Varona, <strong>per</strong> il loro straordinario<br />

impegno di combattenti rivoluzionari contro il terrorismo.<br />

Nella prima metà di agosto, si poterono conoscere le valutazioni di Katrien Demuynck e<br />

Marc Vandepitte, del Comitato Belga <strong>per</strong> la liberazione dei <strong>Cinque</strong>, dopo un loro<br />

viaggio <strong>per</strong> incontrare Gerardo Hernández nella prigione di Lompoc (California).<br />

Poterono visitarlo, il 31 di luglio ed il primo d’agosto, accompagnati da Alicia Jrapko e<br />

Bill Hackwell, del Comitato Nazionale statunitense “Free the Five” (“Liberi i <strong>Cinque</strong>”).<br />

I belgi hanno così espresso la loro ammirazione <strong>per</strong> i <strong>Cinque</strong>:<br />

“Quando uscimmo dal carcere di Lompoc, partimmo con la sicurezza che torneremo a<br />

vederci all’Habana. Gerardo, come pure René, Antonio, Ramón e Fernando, sono<br />

l’esempio indistruttibile dell’uomo nuovo che sognò il Che”.<br />

Il 22 settembre, arrivò nella capitale messicana Aleida Guevara, figlia del Che, invitata<br />

dal Movimento Messicano di Solidarietà con Cuba, <strong>per</strong> tenere una serie di conferenze<br />

sui <strong>Cinque</strong>. Aleida ha pronunciato i suoi interventi in tredici stati, concludendo il suo<br />

giro nella prima settimana di ottobre.<br />

Intervenendo nel 59° <strong>per</strong>iodo ordinario di sessioni dell'Assemblea Generale delle<br />

Nazioni Unite, in New York, il 24 settembre 2004, il ministro degli Esteri di Cuba,<br />

Felipe Pérez Roque, ha denunciato:<br />

85


L'ipocrisia ed i doppi criteri di giudizio devono cessare. Dare rifugio negli Stati Uniti a<br />

tre terroristi <strong>cuba</strong>ni [Gaspar Jiménez Escobedo, Guillermo Novo Sampoll, Pedro<br />

Crispín Remón] è un atto di complicità con il terrorismo. Castigare cinque giovani<br />

lottatori antiterroristi <strong>cuba</strong>ni, ed i loro familiari, è un crimine.<br />

All’inizio di ottobre, la più antica rivista statunitense, The Nation, pubblicò nelle pagine<br />

centrali un annuncio pagato (offerto con un prezzo preferenziale) in cui venivano<br />

ampiamente denunciati i costanti rifiuti, da parte delle autorità federali, dei <strong>per</strong>messi<br />

d’ingresso negli Stati Uniti ad Olga Salanueva e Adriana Pérez, con la conseguente<br />

impossibilità <strong>per</strong> esse di rivedere il marito. Si condannava pure la crudeltà con la quale<br />

si nega alla piccola Ivette González, cittadina nordamericana, la possibilità di viaggiare<br />

con la madre <strong>per</strong> vedere suo padre.<br />

Il 26 novembre, nel settimo Incontro Internazionale di Scienze Penali tenuto all’Habana,<br />

duecento delegati di una ventina di nazioni approvarono una risoluzione di condanna<br />

delle sentenze contro i <strong>Cinque</strong>, esigendone la pronta liberazione. Nel documento si<br />

giustificava l’o<strong>per</strong>ato dei patrioti, che hanno agito in difesa del proprio popolo evitando<br />

atti di terrorismo. La loro è stata un’attività di legittima difesa, che è “una causa<br />

esimente da responsabilità”, ammessa dai sistemi penali moderni.<br />

L’8 di novembre del 2004, l’Associazione di Amicizia Namibia – Cuba ha concesso,<br />

nella capitale Windhoek, diplomi di onore ai <strong>Cinque</strong>, esaltati dal presidente<br />

dell’<strong>org</strong>anizzazione, Andimba Toivo Ya Toivo.<br />

Il 27 di dicembre, l’ambasciatrice della Namibia in Cuba, Claudia Grace N. Uushona,<br />

ha conferito ai <strong>Cinque</strong>, a nome dell’Associazione,un diploma di riconoscimento “<strong>per</strong> i<br />

loro servizi a favore dell’umanità e contro il terrorismo ed il razzismo”.<br />

Un altro riconoscimento è stato concesso a Gerardo Hernández, René González e<br />

Fernando González, che furono combattenti internazionalisti in Angola, contribuendo<br />

all’indipendenza di essa, alla liberazione della Namibia dall’oppressione di Pretoria e<br />

alla caduta del regime di segregazione razziale (apartheid) in Sudafrica.<br />

Il 17 gennaio del 2005, l’ambasciatrice, intervistata dal settimanale <strong>cuba</strong>no<br />

“Trabajadores” (“Lavoratori”), ha definito i prigionieri dell’Im<strong>per</strong>o “simboli della<br />

consacrazione alle cause giuste”. Ha rilevato:<br />

“La causa dei <strong>Cinque</strong> ha un significato molto speciale <strong>per</strong> la Namibia e <strong>per</strong> altri popoli<br />

del Cono Sud Africano. Anche quando Gerardo, Fernando e René non pensavano di<br />

86


combattere il terrorismo proveniente dagli Stati Uniti, già erano protagonisti di una<br />

delle pagine più belle di solidarietà che si conoscono nel mondo. Avere compartito<br />

accanto a noi la trincea di combattimento contro l’apartheid costituisce un merito<br />

eccezionale. Grazie al compimento soddisfacente di missioni internazionaliste di<br />

migliaia di <strong>cuba</strong>ni in Africa, si pose fine al razzismo e ad innumerevoli azioni terroriste<br />

contro <strong>per</strong>sone indifese… È triste pensare che si privino del diritto alla <strong>libertà</strong> uomini<br />

disposti ad arrischiare <strong>per</strong>fino le loro stesse vite combattendo il terrorismo”.<br />

Il 22 gennaio del 2005, il Movimento Popolare <strong>per</strong> la Liberazione di Angola (MPLA) ha<br />

conferito a tre dei <strong>Cinque</strong> un Diploma al Merito ed a tutti il Diploma di solidarietà,<br />

consegnati dal segretario generale dell’<strong>org</strong>anizzazione politica, Juliao Mateus Paulo, ai<br />

familiari dei prigionieri in una cerimonia effettuata nell’Habana, nella sede dell’ICAP<br />

(Istituto Cubano di Amicizia con i Popoli).<br />

Gerardo, Fernardo e René hanno ricevuto il Diploma di Merito <strong>per</strong> la loro valorosa<br />

partecipazione alla lotta del popolo angolano <strong>per</strong> la difesa della sovranità e della<br />

integrità territoriale della nazione, come pure <strong>per</strong> il loro contributo all’eliminazione<br />

delle infamie dell’apartheid sudafricano ed all’emancipazione del popolo namibio.<br />

Piero Gleijeses, ricercatore di origine italiana, professore di politica estera<br />

nordamericana dell’università Johns Hopkins, intervistato da “Trabajadores” nel<br />

gennaio, ha detto:<br />

“Un’altra delle ragioni <strong>per</strong> le quali si sono inferociti contro di essi è <strong>per</strong> ciò che Cuba<br />

fece nell’Africa Australe, particolarmente in Angola: questa piccola isola sconfisse gli<br />

Stati Uniti ed i suoi alleati, e questi cinque uomini sono parte di questa storia, questo è<br />

il “crimine”… René, Fernando e Gerardo… risposero volontariamente al sentimento<br />

dell’internazionalismo <strong>per</strong> combattere accanto ai fratelli africani.<br />

Nelson Mandela, nel luglio del 1991, visitò La Habana: “Veniamo qui con il sentimento<br />

del grande debito che abbiamo contratto con il popolo di Cuba. Quale altro paese ha<br />

una storia di maggior altruismo di quella che Cuba manifestò nelle sue relazioni con<br />

l’Africa?”<br />

È necessario condannare [il governo degli Stati Uniti] nei fori internazionali…<br />

Il caso dei <strong>Cinque</strong> è un’atrocità, una bestialità… Il mondo deve denunciarlo”.<br />

Il 29 di novembre del 2004, il canale Cubavisión cominciò a trasmettere, nell’Isola,<br />

l’audiovisivo “Rompiendo el silencio” (“Rompendo il silenzio”), realizzato in<br />

87


coo<strong>per</strong>azione tra varie istituzioni (direttore generale, Carlos Alberto García;<br />

sceneggiatrice, Marilú García; produttrice della serie, Elisandra Reigosa).<br />

La prima parte, in 13 capitoli, di sei minuti di durata ciascuno, è stata trasmessa, fino<br />

alla fine di febbraio del 2005, il lunedì alle ore ventuno e ritrasmessa il venerdì alle<br />

21,15.<br />

S’è, poi, filmato un secondo blocco. Nelle prime puntate della seconda sezione si parla<br />

dell’influenza dei settori reazionari della comunità di Miami e dell’influsso esercitato<br />

sui giurati e sulla giudice, delle tante irregolarità del processo, delle violazioni che in<br />

esso si ebbero della Costituzione degli Stati Uniti e dei diritti degli imputati, delle<br />

<strong>per</strong>secuzioni, come la “cassa”, imposte ai prigionieri.<br />

Vari capitoli sono dedicati ai <strong>Cinque</strong>: a Ramón, l’unico che non ha la mamma viva e<br />

che non vide nascere le sue figlie più piccole in Cuba, e fu cintura nera di karate; a<br />

Fernando, grande ballerino ed ottimo giocatore di baseball; a Gerardo, valente<br />

caricaturista, fine umorista; a René che fin da bambino sognava di divenire pilota<br />

d’aereo; ad Antonio, sugli anni da lui passati in Santiago de Cuba e sulla sua poesia<br />

(“Arte soy entre las artes”).<br />

Altre sezioni riguardano i degni familiari dei reclusi e le infamie <strong>per</strong>petrate contro Olga<br />

e Adriana: la deportazione della prima nel 2000, l’ostinata proibizione <strong>per</strong> entrambe di<br />

vedere il marito.<br />

L’autrice della sceneggiatura, Marilú García, ha detto, sui <strong>Cinque</strong>:<br />

“Essi hanno famiglie, amori, hanno sofferto, hanno s<strong>per</strong>imentato allegrie e tristezze, e<br />

tutto ciò abbiamo cercato di rifletterlo con semplicità e modestia.<br />

Quello che facemmo è abbastanza atipico, dato che si combinano alcuni momenti<br />

drammatizzati con le testimonianze di familiari, amici e le opinioni di specialisti…<br />

Sento un’enorme ammirazione <strong>per</strong> queste cinque <strong>per</strong>sone che hanno dato prove di tanto<br />

valore, coraggio, eroismo e che sono tanto semplici come qualsiasi di noi. Sono uomini<br />

comunicativi, affettuosi e carismatici. Cubani comuni, in definitiva”.<br />

L’8 dicembre 2004, in Caracas, un Foro Antim<strong>per</strong>ialista, tenuto durante il Congresso<br />

Bolivariano dei Popoli, esaminò il tema dei <strong>Cinque</strong>. Parlarono Adriana Pérez e Miguel<br />

Álvarez, assessore di Alarcón de Quesada.<br />

Il 9 dicembre, con la presenza di Adriana Pérez, si è svolta nello stato venezuelano di<br />

Zulia, in uno stadio, una grande manifestazione di solidarietà con i <strong>Cinque</strong>.<br />

88


Con oltre 4.000 partecipanti, è stata la più grande riunione promossa fuori di Cuba (solo<br />

in Argentina, nel 2002, le Madri di Piazza di Maggio convocarono una riunione di<br />

proporzioni quasi altrettanto notevoli).<br />

In quei giorni, il presidente Chávez ricordò i <strong>Cinque</strong> e commentò la presenza di alcuni<br />

loro familiari in Venezuela, sia nelle conclusioni di un Incontro di intellettuali sia<br />

nell’a<strong>per</strong>tura del Congresso Bolivariano; egli criticò la Società Interamericana della<br />

Stampa <strong>per</strong> il suo silenzio complice sul caso.<br />

José Vicente Rangel, vicepresidente della Repubblica, convocò una conferenza stampa,<br />

nella quale parlarono Ricardo Alarcón ed Adriana Pérez.<br />

Il <strong>per</strong>iodico “Panorama” ha trattato il tema dei <strong>Cinque</strong> in una pagina web molto seguita<br />

in America Latina.<br />

Nel dicembre del 2004, si è svolta una marcia massiva di donne <strong>per</strong> le vie principali di<br />

Cárdenas (Cuba), <strong>per</strong> chiedere la liberazione dei <strong>Cinque</strong>.<br />

Il concentramento è avvenuto dinanzi alla casa di Raquel, la nonna materna di Elián<br />

González; dal balcone dell’abitazione, Ivette González, Olga Salanueva ed Elizabeth<br />

Palmeiro agitarono la bandiera che fu usata in una mobilitazione <strong>per</strong> il ritorno del<br />

bambino sequestrato in Miami.<br />

Olga parlò:<br />

La mia famiglia stava nella città di Miami ed io lavoravo ad appena alcuni isolati da<br />

dove rimaneva imprigionato il nostro bambino, <strong>per</strong> cui come madre soffrii ogni minuto<br />

di trasmissione della radio, o vedendo apparire in televisione Elián prigioniero,<br />

manipolato e triste. Già in questi momenti il mio sposo si trovava da più di un anno in<br />

cella di castigo, assieme ai suoi quattro fratelli, precisamente <strong>per</strong> avere tentato, a<br />

rischio delle loro vite, di proteggere e liberare i popoli di Cuba e degli Stati Uniti<br />

dall’attività terrorista di questi medesimi gruppi che furono protagonisti del sequestro<br />

del piccolo.<br />

In quel momento proibirono alle mie figlie di visitare il padre; solamente potevo andare<br />

io alla prigione e vederlo attraverso un cristallo.<br />

Il giorno che liberarono Elián, René mi chiamò <strong>per</strong> telefono e mi disse:<br />

“Questo bisogna celebrarlo, questa è una vittoria nostra, qui i <strong>Cinque</strong> siamo in festa”.<br />

Allora, vidi nelle strade di Miami le manifestazioni di odio e impotenza, come<br />

mostrarono il loro vero volto i nostri nemici, bruciando bandiere, pneumatici, con le<br />

loro volgarità e gli insulti, ebbi l’opportunità di osservarli molto da vicino, e mi sentii<br />

<strong>org</strong>ogliosa dei <strong>Cinque</strong>, felice <strong>per</strong> Elián, <strong>per</strong> Juan Miguel, <strong>per</strong> Fidel e <strong>per</strong> Cuba.<br />

89


Tra la fine del 2004 e l’inizio del 2005, si svolsero delle partite di scacchi tra Ramón<br />

Labañino e Antonio Guerrero, che sono buoni giocatori, da un lato e 36 bambini della<br />

Scuola di talenti del ISLA, dall’altro. Gli incontri furono giocati mediante “El programa<br />

de los Cinco” (“Il programma dei <strong>Cinque</strong>”) di Radio Rebelde, condotto da Arleen<br />

Rodríguez Derivet, che va in onda la domenica, dalle ore 22,30 alle 24. I segnali della<br />

radio <strong>cuba</strong>na arrivano, non sempre, ad Antonio, Ramón e René.<br />

I due prigionieri vinsero le rispettive partite.<br />

Antonio, in contatto con il redattore Jesús G. Bayolo, ha raccontato:<br />

“Una volta in prigione, nelle crudeli condizioni del buco, alle quali fummo sottomessi<br />

<strong>per</strong> 17 mesi, ci arrangiammo <strong>per</strong> fabbricare alcuni “giuochi di scacchi”.<br />

Il tavoliere era della dimensione di un foglio di carta ed i pezzi erano pezzetti di<br />

cartone nei quali con la matita indicavamo a che pezzo corrispondeva ciascuno.<br />

Così giocavamo, gridandoci attraverso la fessura della porta le giuocate… La migliore<br />

tappa fu quando la genialità e la pazienza di René crearono ciò che sarebbe, se<br />

l’avessimo potuto conservare, uno degli scacchi più originali che si possano conoscere;<br />

i pezzi furono fatti di cartone, senza una forbice e senza colla <strong>per</strong> attaccare… Eravamo<br />

Ramón ed io i rivali più forti, benché tutti giocassimo ed esprimessimo delle opinioni”.<br />

Il 15 dicembre del 2004, è stato visto in anteprima, nel cinema Charles Chaplin<br />

dell’Habana, il documentario “Misión contra el terror” (“Missione contro il terrore”).<br />

La pellicola, di 48 minuti, è stata realizzata dall’irlandese Bernie Dwyer, giornalista di<br />

Radio Habana Cuba, e da Roberto Ruiz Rebó, direttore di uno dei canali educativi della<br />

TV <strong>cuba</strong>na. La musica è stata composta da Alejandro Valdés; la colonna sonora è<br />

dovuta a Lizette Vila. La fotografia è di Rubén Piña.<br />

Il cortometraggio illustra la catena di aggressioni contro Cuba preparate nella Florida e<br />

la conseguente necessità dello Stato <strong>cuba</strong>no di inviare a Miami uomini come i <strong>Cinque</strong><br />

ad infiltrarsi tra i criminali <strong>per</strong> eluderne i piani delittuosi e difendere la vita dei propri<br />

connazionali.<br />

Appaiono testimonianze di vari familiari dei detenuti ed interventi di giuristi, avvocati,<br />

<strong>per</strong>sonalità politiche, ad esempio: Ricardo Alarcón de Quesada, presidente del<br />

Parlamento <strong>cuba</strong>no; il guatemalteco Percy Alvarado Godoy, già agente segreto della<br />

Sicurezza infiltrato in un gruppo terrorista di Miami; Leonard Weinglass, avvocato<br />

difensore di Antonio Guerrero; Philip Agee, ex agente della CIA.<br />

Il documentario è stato proiettato in varie nazioni. Nel febbraio del 2005, “Mission<br />

against terror” fu presentato con successo in 22 città degli Stati Uniti.<br />

90


Un calendario del 2005 in onore dei <strong>Cinque</strong>, preparato dall’estate precedente, è stato<br />

prodotto da Paco Bernal Gil, in collaborazione con il comune di Denia e con<br />

l’Associazione territoriale Camilo Cienfuegos di Marina Alta (Alicante, Spagna).<br />

Con sette incisioni stampate di Paco, il lavoro presenta un’informazione sul caso dei<br />

patrioti <strong>cuba</strong>ni in varie lingue ed una sezione (“Chiavi <strong>per</strong> intendere una lotta <strong>per</strong> la<br />

giustizia e la dignità”) con domande e risposte sulla situazione passata e presente dei<br />

prigionieri. Con il guadagno ottenuto dalle vendite, si sarebbe dovuto pagare un<br />

annuncio sui <strong>Cinque</strong> nel quotidiano “El País”.<br />

Paco fu all’Habana nell’aprile del 2004, <strong>per</strong> una mostra dei suoi lavori; donò in tale<br />

occasione, <strong>per</strong> favorire la causa dei <strong>Cinque</strong>, parte di quanto aveva ricavato vendendo le<br />

sue o<strong>per</strong>e.<br />

Il 7 gennaio del 2005 fu inaugurata, nella sede dell’Unione dei Periodisti di Cuba<br />

(UPEC), l’esposizione “Uniamoci <strong>per</strong> i <strong>Cinque</strong>”, di Manuel Fernández Malagón,<br />

disegnatore del settimanale “Trabajadores” (“Lavoratori”). Furono esposti dodici<br />

manifesti. L’autore ha prodotto oltre trenta disegni allegorici sull’argomento, apparsi<br />

nelle pagine stampate e digitali del suo giornale.<br />

Tali o<strong>per</strong>e sono state presentate in occasione di manifestazioni <strong>org</strong>anizzate in New York<br />

dal Comitato Nazionale “Free the Five”.<br />

Il 17 gennaio, Gabriel Pascual Pérez, vicepresidente de la UNEAC di Pinar del Rio e<br />

musicista della banda di concerti e del teatro lirico della città, presentò il compact disc<br />

“Nuestra convicción” (“La nostra convinzione”), in cui aveva musicalizzato dieci poesie<br />

di Antonio Guerrero. L’orchestrazione fu curata da William Zambrano e Julio César<br />

Ross.<br />

Il 26 gennaio del 2005, una “<strong>cuba</strong>nita” di sei anni, Ivette González Salanueva, facente<br />

parte della delegazione dell’Isola assistente ai lavori del Quinto Foro Sociale Mondiale<br />

in Porto Alegre (Brasile), ha dato un attivo contributo alla cerimonia inaugurale. La<br />

dichiarazione ufficiale di a<strong>per</strong>tura dei dibattiti è stata letta da tre partecipanti adulti in<br />

portoghese, inglese e francese e dalla bambina in spagnolo. La figlia di René ha<br />

pronunciato il messaggio con successo, senza intimidirsi dinanzi all’immensità della<br />

folla che l’ascoltava.<br />

Durante i lavori del Foro Sociale Mondiale, l’Associazione Americana dei Giuristi,<br />

riunita in assemblea in Porto Alegre, approvò una risoluzione di denuncia del processo<br />

91


penale contro i <strong>Cinque</strong>, esigendo la celebrazione di un nuovo giudizio fuori di Miami,<br />

conformemente alle regole del dovuto processo legale, ed il rispetto dei diritti dei<br />

detenuti e dei loro familiari ad incontrarsi. Sono state condannate le provocatorie<br />

proibizioni che rendono impossibili i colloqui di Gerardo con la moglie e di René con la<br />

sposa e la figlia Ivette.<br />

L’Associazione è un'<strong>org</strong>anizzazione non governativa, fondata nel 1975, con status<br />

consultivo davanti al Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite.<br />

Nella prima settimana di febbraio del 2005, è stato presentato il libro “Solo in Miami”,<br />

di vari autori, preparato dal Parlamento <strong>cuba</strong>no e pubblicato dall’Editrice Politica del<br />

Comitato Centrale del Partito Comunista Cubano.<br />

Vi si trovano i fieri allegati pronunciati dai <strong>Cinque</strong> al termine del processo in Miami e si<br />

seguono le vicende degli ultimi anni dei prigionieri, illustrando le <strong>per</strong>secuzioni che<br />

hanno sofferto, come i confinamenti in solitudine in celle di castigo in più riprese, e gli<br />

ostacoli frequentemente opposti ai familiari <strong>per</strong> ritardare o vietare la concessione dei<br />

<strong>per</strong>messi <strong>per</strong> visitare i congiunti.<br />

Il 6 di febbraio, durante la XIV Fiera Internazionale del Libro – Cuba 2005, sono stati<br />

presentati alcuni libri di poesie di Antonio Guerrero ed “El dulce abismo”.<br />

Ricardo Alarcón ha detto: “I <strong>Cinque</strong> sono un poema insu<strong>per</strong>abile”.<br />

Il 23 febbraio, nelle sedute della seconda giornata del Festival Nazionale della Radio<br />

2005, nella città <strong>cuba</strong>na di Camagüey, sono stati assegnati i Grandi Premi a due o<strong>per</strong>e<br />

sui <strong>Cinque</strong>: “La luce nell’oscurità”, di Arleen Rodríguez Derivet (<strong>per</strong> Radio Rebelde) e<br />

“René González, non c’è ragione <strong>per</strong> pentirsi” (di Radio Güines).<br />

Nella piazza della Rivoluzione in Bayamo (Cuba), il 28 febbraio è stata eseguita la<br />

cantata “Hijos de la luz” (“Figli della luce”), composta, in onore dei <strong>Cinque</strong> Eroi<br />

Prigionieri dell’Im<strong>per</strong>o, dal musicista e direttore d’orchestra Carlos Puig Premión, con il<br />

contributo dei poeti Luis Carlos Suárez e Lucía Muñoz. L’o<strong>per</strong>a, in prima mondiale, è<br />

stata interpretata da un coro di 500 voci e da una massa strumentale di oltre 500 artisti.<br />

Nel marzo, ha ripreso a correre il Gruppo dei Corridori <strong>per</strong> la Libertà dei <strong>Cinque</strong> Eroi<br />

prigionieri. Essi cominciarono le loro corse a piedi, cinque anni fa, <strong>per</strong> ottenere la<br />

restituzione di Elián González. Ora, le riprendono <strong>per</strong> contribuire all’impegno collettivo<br />

<strong>per</strong> la liberazione dei connazionali, combattenti antiterroristi, ingiustamente detenuti.<br />

92


Il 14 marzo, la rappresentanza diplomatica <strong>cuba</strong>na nelle Nazioni Unite presentò un<br />

documento al Segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, <strong>per</strong> denunciare un nuovo<br />

diniego dei <strong>per</strong>messi di entrata negli Stati Uniti <strong>per</strong> visitare il marito in carcere ad Olga<br />

Salanueva e Adriana Pérez. È evidente la violazione delle norme del diritto<br />

internazionale ma la prepotenza im<strong>per</strong>iale è illimitata.<br />

Il 17 marzo, la delegazione della Federazione delle Donne Cubane che partecipava alle<br />

riunioni della Commissione Giuridica e Sociale della Donna delle Nazioni Unite ha<br />

distribuito una lettera tra le partecipanti, nella quale si condannava la violazione dei<br />

diritti umani compiuta, da anni, contro i familiari dei <strong>Cinque</strong>. In particolare, Olga ed<br />

Adriana “sono state vittime di brutale e sistematica violenza” <strong>per</strong>ché si è loro negato, in<br />

maniera <strong>per</strong>manente, il diritto a visitare il marito. È ostile ed inumano il trattamento<br />

riservato alla piccola Ivette, privata del diritto di vedere suo padre in compagnia della<br />

madre. Si esercita un’inammissibile violenza contro le spose, le madri, i figli degli altri<br />

prigionieri, ritardando <strong>per</strong>fidamente <strong>per</strong> molti mesi i <strong>per</strong>messi <strong>per</strong> le visite<br />

regolamentari.<br />

Il 20 marzo, Adriana Pérez commentava il comportamento della Commissione dei<br />

Diritti Umani in Ginevra:<br />

“Il caso dei <strong>Cinque</strong> non ha avuto il luogo che merita in una discussione dentro questa<br />

Commissione … La Commissione dei Diritti Umani non è la mecca dei diritti umani<br />

come qualcuno pensa, tutto il contrario, è un luogo subordinato agli interessi del<br />

governo nordamericano, e questo impedisce che si faccia giustizia”.<br />

Trascriviamo, da “Juventud Rebelde” del 6 marzo 2005, alcune importanti<br />

considerazioni del professore di diritto dell’Università dell’Habana Rodolfo Dávalos:<br />

“Nel frattempo, un importante precedente è stato stabilito dalla Corte Suprema degli<br />

Stati Uniti nel caso “Blakely contro Washington”, che limita i giudici in relazione<br />

all’aumentare una sanzione più in là delle conclusioni della giuria dopo il suo verdetto;<br />

ossia, stabilisce che il giudice deve imporre la sanzione, esclusivamente dentro i limiti<br />

stabiliti <strong>per</strong> il delitto e le circostanze apprezzate dalla giuria.<br />

Nel caso dei <strong>Cinque</strong> Eroi, come bene ha spiegato l’avvocato Leonard Weinglass,<br />

difensore di Antonio Guerrero, dopo che la giuria giudicò colpevoli Gerardo, Ramón e<br />

Tony, la giudice Joan Lenard dovette cercare nelle norme federali l’indicazione sulle<br />

93


alternative <strong>per</strong> la sanzione che doveva imporre. Il massimo <strong>per</strong> la pena prescritta, in<br />

corrispondenza con il verdetto della giuria, raggiungeva 26 anni. Nonostante ciò, la<br />

giudice aumentò questo limite, a partire da fattori che non furono presentati alla giuria<br />

e sui quali questa non si era pronunciata ed impose, come si sa, la sanzione<br />

dell’ergastolo ai nostri tre compatrioti. Quest’azione basata su una supposta facoltà del<br />

giudice, è quella che, precisamente, questiona la sentenza emessa in “Blakely contro<br />

Washington”, che categoricamente dice che il giudice non ha questo potere.<br />

La decisione della Corte Suprema, costituisce un nuovo precedente, <strong>per</strong> cui, dato che il<br />

caso è ancora a<strong>per</strong>to, deve essere presa in considerazione, al risultare applicabile date<br />

le coincidenze dei casi di fatto e delle conseguenze dell’arbitraria azione realizzata da<br />

una Corte di Distretto Federale. Come prima abbiamo spiegato, il precedente<br />

giudiziale è legge negli Stati Uniti.<br />

… un altro fatto giudiziario occorso in questo <strong>per</strong>iodo, manifesta l’ingiustizia<br />

commessa in Miami… Si tratta del caso seguito nella Corte del Distretto Federale di<br />

Los Ángeles, California, contro Katrina M. Leung, una cittadina statunitense, di origine<br />

cinese, che l’Accusa, secondo l’affidavit presentato dall’agente speciale del FBI,<br />

Randall Thomas, avrebbe accusato di spionaggio <strong>per</strong> violazione del titolo 18 del Codice<br />

degli Stati Uniti, sezione 793 (b), “Uso non autorizzato di informazione di difesa<br />

nazionale, in beneficio d’una nazione straniera”. Leung, secondo l’Accusa, fu reclutata<br />

dall’ex agente del FBI James Smith, principale accusato in questa causa <strong>per</strong><br />

spionaggio.<br />

.. .risulta illustrativa una breve comparazione del trattamento offerto a questo processo<br />

ed a quello dei <strong>Cinque</strong>, tanto dall’amministrazione della <strong>Giustizia</strong> negli Stati Uniti<br />

quanto dai mezzi di stampa. Leung strinse una relazione con un ex agente speciale del<br />

FBI, vincolato alla sicurezza nazionale degli Stati Uniti. I <strong>Cinque</strong> non ebbero nessuna<br />

relazione con membri di agenzie ufficiali di investigazione o intelligence degli Stati<br />

Uniti, ma con <strong>org</strong>anizzazioni di carattere privato, dell’estrema destra <strong>cuba</strong>no-<br />

americana,che si dedicavano a realizzare azioni contro la Rivoluzione <strong>cuba</strong>na, inclusi<br />

atti terroristi.<br />

A Leung, secondo l’affidavit del FBI, fu sequestrata documentazione classificata come<br />

“Top Secret” (Molto Segreta), relativa alla sicurezza nazionale degli Stati Uniti. Ai<br />

<strong>Cinque</strong> non fu sequestrato neppure un solo documento classificato, né alcun testimone<br />

nel giudizio poté dimostrare l’esistenza di una prova compromettente relazionata con la<br />

sicurezza o la difesa degli Stati Uniti.<br />

94


Leung fu esonerata da tutte le accuse <strong>per</strong> mancanza di evidenze, dalla giudice Florence<br />

M. Coo<strong>per</strong>, di Los Ángeles. I <strong>Cinque</strong> furono sanzionati dalla giudice Joan Lenard, del<br />

Distretto Federale di Miami-Dade..:”.<br />

Katrina M. Leung, nota impresaria, attivista e raccoglitrice di fondi del Partito<br />

Repubblicano, residente in California, fu accusata di spionaggio e di “possesso non<br />

autorizzato di materiali e copie di documenti classificati”, ottenuti, <strong>per</strong> anni, attraverso<br />

una relazione,anche amorosa, con un agente del FBI.<br />

L’Accusa rinunciò all’imputazione di spionaggio poiché non poté provare il<br />

trasferimento ad una nazione straniera dei documenti in possesso della Leung e richiese<br />

<strong>per</strong> lei 14 anni di carcere.<br />

La giudice, Florence Marie Coo<strong>per</strong>, della Corte Federale del distretto di Los Ángeles,<br />

respinse le accuse e liberò la Leung.<br />

In Miami, si condannarono tre patrioti <strong>cuba</strong>ni all’ergastolo solo <strong>per</strong>ché si volle<br />

presumere che essi si fossero accordati <strong>per</strong> realizzare in futuro (quando?) attività di<br />

spionaggio.<br />

Il caso giudiziario della Leung è stato ampiamente seguito dai mezzi di comunicazione.<br />

Dall’aprile del 2004, quando fu arrestata, fino al gennaio del 2005, The New York<br />

Times ha dedicato al caso una dozzina di articoli. Sui <strong>Cinque</strong>, il silenzio è stato quasi<br />

totale. Il quotidiano di New York ha pubblicato uno spregevole articolo di Timothy<br />

Golden contro di loro, il 5 gennaio del 2003 ed un annuncio su di essi a pagamento,<br />

costato 50.000 dollari alle associazioni che si battono <strong>per</strong> ottenerne la liberazione, il 3<br />

marzo del 2004.<br />

I mezzi di informazione, seguendo istruzioni dell'Amministrazione nordamericana, non<br />

hanno seguito il processo dei <strong>Cinque</strong>, con l'eccezione di quelli della Florida, che hanno<br />

influenzato costantemente e pesantemente la giuria, data la loro avversione alla<br />

Rivoluzione <strong>cuba</strong>na ed a quelli che ne sono fautori.<br />

Negli Stati Uniti, l'Associazione Nazionale degli Avvocati (National Lawyers Guild) ed<br />

il Progetto Nazionale dei Giurati hanno chiesto al Tribunale dei Giudizi un nuovo<br />

processo <strong>per</strong> i <strong>Cinque</strong> in una sede imparziale. La richiesta ha avuto il sostegno<br />

dell'Associazione Internazionale dei Giuristi Democratici, con status consultivo nel<br />

Consiglio Economico e Sociale dell'ONU.<br />

Purtroppo, le Nazioni Unite e la Commissione dei Diritti Umani in Ginevra, come il<br />

Parlamento Europeo, hanno evitato di esaminare l'abominevole giudizio di Miami.<br />

95


Occorre aumentare la pressione su tali <strong>org</strong>anismi <strong>per</strong> arrivare alla liberazione dei nostri<br />

compagni.<br />

Il 23 marzo 2005, Olga Salanueva ha letto un messaggio dei <strong>Cinque</strong> alla Commissione<br />

dei Diritti Umani in Ginevra, avvalendosi della facoltà d’intervento della Federazione<br />

delle Donne Cubane, <strong>org</strong>anizzazione non governativa con status consultivo nella<br />

Commissione.<br />

I patrioti detenuti hanno denunciato “l’accanimento sfrenato contro i nostri familiari e<br />

noi da parte di un Governo che non ha <strong>per</strong>donato che proteggessimo il nostro popolo<br />

dal terrorismo”.<br />

Hanno deplorato che Adriana Pérez ed Olga Salanueva abbiano dovuto patire dodici<br />

volte il divieto di visitare i rispettivi mariti ed hanno condannato le violazioni dei diritti<br />

dei prigionieri nelle carceri di Guantánamo e dell’Irak.<br />

Per tre anni, i parenti dei <strong>Cinque</strong> hanno presentato le loro proteste alla Commissione<br />

ginevrina ma l’<strong>org</strong>anismo non s’è preoccupato minimamente del caso.<br />

Il 29 marzo, di fronte alla sede dove si svolgono le sessioni della Commissione, si sono<br />

raccolti molti esponenti di delegazioni del Terzo Mondo, <strong>per</strong> ascoltare i previsti<br />

interventi di Olga e Adriana.<br />

Sono stati presentati il documentario “Missione contro il terrore” ed il libro “Il dolce<br />

abisso (Lettere di amore e s<strong>per</strong>anza di cinque famiglie <strong>cuba</strong>ne)”.<br />

Nello stesso giorno, le due donne si riunirono con Safir Syed, assistente del relatore<br />

speciale contro la tortura della Commissione, che non volle prendere alcun impegno sul<br />

caso dei <strong>Cinque</strong>, pur ammettendo che ha i requisiti richiesti <strong>per</strong> poter essere esaminato<br />

dalla Commissione.<br />

Olga e Adriana ebbero un incontro pure con il nunzio Silvano Tomasi, rappresentante<br />

del Vaticano, che assicurò che avrebbe trasmesso l’informazione ricevuta alla<br />

Conferenza Episcopale nordamericana.<br />

In quel giorno e nei successivi, Olga ed Adriana hanno informato sulle loro attività in<br />

Ginevra.<br />

La Commissione dei Diritti Umani ha ricevuto oltre 2.600 denunce, accompagnate da<br />

migliaia di firme, sulle violazioni compiute a danno dei <strong>Cinque</strong> e dei loro congiunti. Gli<br />

esposti sono stati rivolti all’Ufficio dell’Alta Incaricata della Commissione ed a<br />

numerosi relatori tematici. Le due donne hanno constatato l’insensibilità dei relatori,<br />

che hanno evitato di pronunciarsi in merito. Quando il tema dei <strong>Cinque</strong> è stato preso in<br />

considerazione, <strong>per</strong> la prima volta, dal Gruppo di Situazione, formato dai rappresentanti<br />

96


di cinque Stati, questi non hanno trovato l’accordo necessario <strong>per</strong> portare il caso<br />

all’Assemblea plenaria della Commissione quest’anno.<br />

Come negli anni precedenti, Olga e Adriana si sono riunite con alcuni relatori ed<br />

assistenti, quasi tutti evasivi o poco propensi ad affrontare tempestivamente il problema.<br />

Anche nell’ONU prevale l’indifferenza alle sofferenze ed ai diritti violati dei <strong>Cinque</strong> e<br />

dei loro parenti.<br />

Nell’aprile, tre relatori delle Nazioni Unite in materia di diritti umani, Manfred Nowak,<br />

Theo Van Bowen e Yakin Erturk, sono stati incitati ad esaminare gli arbitri ed i soprusi<br />

a danno dei prigionieri e dei familiari. Le delegazioni <strong>cuba</strong>ne si sono più volte<br />

indirizzate a varie istanze dell’ONU, senza risultati concreti.<br />

Il 10 aprile, in Madrid (Spagna), Jaime Losada, direttore del Teatro Popolare “La<br />

Barraca” (“La Baracca”), ha proposto che si richieda l’invio della documentazione<br />

legale del sommario del processo giudiziario contro i <strong>Cinque</strong>, <strong>per</strong> realizzare ovunque<br />

giudizi paralleli, non manipolati, sul caso. Se si faranno arrivare i documenti ai giuristi,<br />

essi potranno facilmente dimostrare le tante illegalità commesse nel processo contro i<br />

patrioti <strong>cuba</strong>ni. Tali materiali andrebbero utilizzati nelle Facoltà di Diritto delle<br />

Università <strong>per</strong> insegnare agli studenti tutto ciò che non si deve compiere in un giudizio<br />

se si ha veramente a cuore la giustizia.<br />

Nella prima giornata del decimo Festival Internazionale di Poesia dell’Habana, il 25<br />

maggio, l’Unione degli Scrittori e Artisti di Cuba (UNEAC) ha concesso ad Antonio<br />

Guerrero la condizione di Membro di Onore dell’Unione.<br />

Accanto alla madre del patriota era presente il primo figlio, Antonio Guerrero Cabrera,<br />

che ha letto un “Messaggio di Pace” inviato dal recluso ai partecipanti.<br />

Nello scritto, datato 16 di maggio, il prigioniero manifesta, come in passato, “fermezza<br />

ed ottimismo davanti ad un’ingiusta carcerazione” ed aggiunge:<br />

“… in quei giorni di isolamento totale e di tortuoso e falsato processo giudiziario, ci<br />

accompagnò sempre la poesia come arma di resistenza e come via di espressione dei<br />

nostri sentimenti più puri..<br />

Per l’indifferibile dovere di lottare <strong>per</strong> evitare più morti innocenti e sofferenze e di<br />

difendere la s<strong>per</strong>anza del mondo migliore che sappiamo possibile, proseguiamo, poeti e<br />

uomini e donne del mondo, alzando le nostre voci, essendo disposti ai maggiori sacrifici<br />

nell’agire di ciascun giorno; come ci insegnava José Martí: “il vero uomo non guarda<br />

da che lato si vive meglio, ma da che lato sta il dovere”.<br />

97


Fino alla vittoria della pace sempre!<br />

Antonio Guerrero Rodríguez<br />

Il 25 maggio, nel sesto congresso dell’Unione Nazionale dei Giuristi di Cuba, si è<br />

costituito il Capitolo Giuridico Cubano in Difesa dell’Umanità. Il professore di diritto,<br />

dell’università dell’Habana, Julio Fernández Bulté ha letto il Proclama in Difesa<br />

dell'Umanità, nel quale si ribadisce la volontà degli avvocati e degli es<strong>per</strong>ti in materie<br />

giuridiche di continuare la lotta <strong>per</strong> la <strong>libertà</strong> dei <strong>Cinque</strong> e <strong>per</strong> la condanna di Posada<br />

Carriles e Bosch Ávila.<br />

Nello stesso giorno, il Gruppo di Riflessione e Solidarietà Oscar Arnulfo Romero ha<br />

conferito ai <strong>Cinque</strong> il distintivo “Visi della Solidarietà”, consegnato ai loro familiari.<br />

Esso viene assegnato dall’associazione a chi, <strong>per</strong> i propri meriti, è divenuto un referente<br />

significativo dell’impegno a ricercare il bene comune.<br />

Il 27 maggio 2005, in Caracas, in una conferenza stampa, Ricardo Alarcón denunciava:<br />

“La complicità di Bush con il terrorismo costituisce la migliore prova dell’innocenza<br />

dei <strong>Cinque</strong> <strong>cuba</strong>ni prigionieri politici nelle carceri dell’im<strong>per</strong>o.<br />

Oggi, risulta più evidente che non si può avere la minima fiducia nelle autorità degli<br />

Stati Uniti, le quali, <strong>per</strong> molti anni, hanno nascosto e protetto terroristi.<br />

I nostri valorosi giovani fecero ciò che spettava fare al FBI, che non mosse un dito<br />

contro criminali denunciati da essi, benché Cuba avesse apportato un’infinità di<br />

informazioni sui loro atti assassini”.<br />

Chi ha scritto queste pagine ha presentato, il 25 giugno 2005, il seguente ordine del<br />

giorno, approvato all'unanimità, a sostegno dei <strong>Cinque</strong> nella manifestazione nazionale<br />

“Lasciate in pace Cuba!”, avvenuta in <strong>Roma</strong>:<br />

Il 12 settembre prossimo si compiranno sette anni di ingiusta reclusione nelle carceri<br />

statunitensi dei nostri compagni René González Sehwerert, Antonio Guerrero<br />

Rodríguez, Ramón Labañino Salazar, Fernando González Llort, Gerardo Hernández<br />

Nordelo.<br />

In un ignobile giudizio, caratterizzato da una molteplicità di violazioni delle leggi e<br />

della Costituzione degli Stati Uniti, essi sono stati condannati, <strong>per</strong> il crimine d'essere<br />

degni, a pene incredibilmente elevate, che <strong>per</strong> uno sono state due ergastoli più quindici<br />

anni di privazione di <strong>libertà</strong>. Prima del processo, nel corso di esso e successivamente<br />

98


hanno sofferto un trattamento crudelmente <strong>per</strong>secutorio. A uno di loro si è sempre<br />

impedito di rivedere la moglie; a un altro si proibisce di incontrarsi con la moglie e con<br />

una figlia di sei anni, alla quale non si consente di visitare il padre accompagnata dalla<br />

madre. I congiunti dei reclusi debbono patire inammissibili ritardi, spesso di parecchi<br />

mesi, <strong>per</strong> ottenere i <strong>per</strong>messi <strong>per</strong> visitare i parenti detenuti.<br />

L'infiltrazione dei <strong>Cinque</strong>, mediante un'attività preventiva non violenta, nelle cellule<br />

terroristiche della Florida ha <strong>per</strong>messo alle autorità <strong>cuba</strong>ne di prendere le misure<br />

adeguate <strong>per</strong> impedire innumerevoli crimini progettati contro l'Isola (almeno 170).<br />

Le informazioni trasmesse dai patrioti hanno vanificato le aggressioni della mafia<br />

controrivoluzionaria di Miami, consentendo la cattura di terroristi ed evitando<br />

assassinii, mutilazioni, ferimenti e <strong>per</strong>dite di beni materiali.<br />

I <strong>Cinque</strong> hanno salvato le esistenze di cittadini di Cuba, degli Stati Uniti e di altre<br />

nazioni. Hanno difeso il diritto, <strong>per</strong> tutti, alla pace, alla vita, alla sicurezza, alla libera<br />

determinazione del proprio destino. Il loro nobile sacrificio ha garantito tali valori,<br />

insidiati dal “terrorismo di Stato” praticato dalle amministrazioni nordamericane<br />

contro la Rivoluzione <strong>cuba</strong>na.<br />

L'impegno nella mobilitazione <strong>per</strong> ottenere la <strong>libertà</strong> dei <strong>Cinque</strong> è un obbligo <strong>per</strong> tutti<br />

coloro che amano la giustizia e la pace. Con tale scopo e <strong>per</strong> le precedenti<br />

considerazioni, l'assemblea dei partecipanti alla manifestazione nazionale “Lasciate in<br />

pace Cuba!”, riunita in <strong>Roma</strong> il 25 giugno 2005 nel Centro congressi Cavour, invita<br />

tutti i Comitati di solidarietà con i <strong>Cinque</strong> e tutte le Associazioni di amicizia con Cuba<br />

nel mondo a riprendere la proposta, presentata da James Petras nel maggio 2004, di<br />

candidare al Premio Nobel della Pace i cinque Eroi <strong>cuba</strong>ni, prigionieri politici<br />

dell'Im<strong>per</strong>o.<br />

C'è tempo fino al 31 gennaio 2006 <strong>per</strong> promuovere una nuova campagna internazionale<br />

<strong>per</strong> presentare tale candidatura dei <strong>Cinque</strong>, che ne sono altamente meritevoli, anche<br />

<strong>per</strong> la dignitosa fermezza con cui hanno affrontato i soprusi patiti e <strong>per</strong> gli elevati<br />

valori morali espressi nei libri che hanno composto nel carcere.<br />

I tre giudici del Tribunale di appello dell'Undicesimo circuito di Atlanta hanno la<br />

responsabilità di cancellare un'infamia giudiziaria. Essi possono restituire la <strong>libertà</strong> ai<br />

prigionieri ed onorare così la giustizia, calpestata dal tribunale di Miami nel 2001.<br />

Ci auguriamo che vengano annullate le assurde condanne all'ergastolo <strong>per</strong> tre dei<br />

reclusi, imposte <strong>per</strong> le due imputazioni maggiori non provate, e che il 2005 sia l'anno<br />

della restituzione dei <strong>Cinque</strong> alle loro famiglie.<br />

Se i nostri compagni risulteranno ancora detenuti il 12 settembre, l'assemblea odierna<br />

propone che in tutte le capitali degli Stati nei quali esistono Comitati di solidarietà con<br />

99


i <strong>Cinque</strong> e Associazioni di amicizia con Cuba sia celebrato, in tale data, un processo<br />

pubblico dei <strong>Cinque</strong> contro il governo degli Stati Uniti, <strong>per</strong> denunciare le innumerevoli<br />

violazioni dei diritti degli imputati commesse nel giudizio di Miami e <strong>per</strong> ristabilire la<br />

verità e la giustizia.<br />

Viva i nostri fratelli <strong>cuba</strong>ni <strong>per</strong>seguitati!<br />

Viva le lotte internazionaliste <strong>per</strong> la loro immediata liberazione!<br />

Torneranno!<br />

Lo “stato di necessità” della nazione <strong>cuba</strong>na di fronte al “terrorismo di<br />

Stato” dell'Im<strong>per</strong>o<br />

Il “terrorismo di Stato” controrivoluzionario, cioè il finanziamento da parte dei governi<br />

degli Stati Uniti delle aggressioni contro la vita ed i beni degli abitanti dell’Isola, ha<br />

determinato uno “stato di necessità” <strong>per</strong> le autorità <strong>cuba</strong>ne, obbligandole, <strong>per</strong> difendere<br />

il proprio popolo, ad inviare alcuni dei suoi figli migliori nella Florida con il compito di<br />

infiltrarsi nelle <strong>org</strong>anizzazioni criminali <strong>cuba</strong>noamericane che, <strong>per</strong> decenni addestrate o<br />

protette in territorio nordamericano, continuano a minacciare con i loro piani delittuosi<br />

la sicurezza di undici milioni di <strong>per</strong>sone.<br />

Durante 44 anni, le amministrazioni dell’Im<strong>per</strong>o, con l’unica eccezione del governo di<br />

Carter, hanno praticato un’aggressione sistematica contro Cuba, utilizzando terroristi<br />

radicati specialmente nel sud della Florida e nel New Jersey, addestrati, in passato, dalla<br />

CIA e costantemente sovvenzionati, con centinaia di milioni di dollari fino ad oggi, <strong>per</strong><br />

lottare contro il comunismo.<br />

Negli Stati Uniti sono state <strong>per</strong>messe la preparazione e l’attuazione di una serie<br />

spaventosamente alta di azioni criminose <strong>per</strong> danneggiare i <strong>cuba</strong>ni. Ciò risulta, con<br />

evidenza, dai documenti ufficiali declassificati di istituzioni come il Congresso, la CIA<br />

e l’FBI.<br />

I controrivoluzionari <strong>cuba</strong>noamericani hanno realizzato negli stessi Stati Uniti centinaia<br />

di azioni delittuose contro proprietà di compagnie straniere che avevano l’intenzione di<br />

proseguire le relazioni commerciali con l’Isola e contro sedi di nazioni che<br />

conservavano relazioni amichevoli con Cuba.<br />

I governi nordamericani hanno la responsabilità, interna ed internazionale, di parecchie<br />

migliaia di azioni terroriste eseguite, contro Cuba, da <strong>cuba</strong>noamericani anticastristi o da<br />

mercenari latinoamericani pagati da essi.<br />

100


Le autorità degli Stati Uniti raramente hanno attuato con la necessaria determinazione<br />

<strong>per</strong> prevenire o reprimere le violazioni delle leggi; al contrario, hanno finanziato le<br />

aggressioni contro la sovranità dell’Isola e l’integrità fisica dei suoi abitanti.<br />

Tale complicità con i terroristi ha obbligato la nazione <strong>cuba</strong>na a difendersi <strong>per</strong><br />

preservare la vita della popolazione ed evitare le aggressioni ed i sabotaggi.<br />

Perché le autorità nordamericane rifiutano di <strong>per</strong>seguire coloro che, nel territorio degli<br />

Stati Uniti, preparano la morte di cittadini di un’altra nazione?<br />

Con ipocrisia senza limiti, il governo attuale assicura che la priorità della sua politica è<br />

la lotta contro il terrorismo, interno ed internazionale, <strong>per</strong>ò accoglie e finanzia numerosi<br />

assassini confessi che, in frequenti interviste, si gloriano dei loro crimini passati e futuri.<br />

Dopo gli attentati dell’11 di settembre del 2001, l’amministrazione nordamericana ha<br />

confiscato beni e congelato conti bancari di migliaia di cittadini d’origine straniera,<br />

sospettati di terrorismo. Perché in tali liste non appare il nome di un terrorista<br />

anti<strong>cuba</strong>no?<br />

Il governo di Bush esige accordi internazionali di lotta concertata contro il terrorismo,<br />

globali, regionali, bilaterali ma rifiuta di esaminare il progetto di accordo bilaterale di<br />

lotta contro il terrorismo proposto dalle autorità <strong>cuba</strong>ne in svariate occasioni.<br />

Intervistato dal <strong>per</strong>iodico <strong>cuba</strong>no “Granma” (edizione del 12 novembre del 2003),<br />

l’avvocato Weinglass puntualizzò, riferendosi ai <strong>Cinque</strong>:<br />

“Per parlare di questo caso dovrebbero ricordare la storia di più di 40 anni di<br />

entrambi i paesi, una storia che il Governo degli Stati Uniti vuole evitare di considerare<br />

e la stampa compiacente fa lo stesso. Essi sanno che, se si menzionano i <strong>Cinque</strong>, la<br />

prima domanda sarebbe: “Perché furono inviati qui?”. E la risposta a questa domanda<br />

è qualcosa che il governo e la stampa non desiderano si conosca. Specialmente ora, nel<br />

mezzo d’una guerra contro il terrorismo. La posizione che si è presa negli Stati Uniti, è<br />

che questo paese è opposto al terrorismo. Se si risponde alla domanda del <strong>per</strong>ché i<br />

<strong>Cinque</strong> vennero negli Stati Uniti, c’è da entrare nel tema che essi vennero in questo<br />

paese poiché gli Stati Uniti appoggiano il terrorismo. Pertanto, non è conveniente<br />

questa discussione in questi momenti”.<br />

Non si può giustificare la feroce <strong>per</strong>secuzione contro i <strong>Cinque</strong>, se consideriamo che il<br />

governo nordamericano invia agenti in tutto il mondo, con la motivazione della lotta<br />

101


contro i terroristi, <strong>per</strong> infiltrare le associazioni <strong>per</strong>icolose ed investigarne i piani<br />

criminali.<br />

Ramsey Clark, già ministro della <strong>Giustizia</strong> degli Stati Uniti, ha dichiarato:<br />

“Durante più di quattro decadi, innumerevoli attacchi contro Cuba, molti di essi con<br />

conseguenze mortali, si sono originati dalla Florida. Il Governo nordamericano ha<br />

<strong>per</strong>messo ed ha appoggiato frequentemente queste o<strong>per</strong>azioni nel suo territorio,<br />

realizzate con totale impunità… Le autorità federali che li hanno accusati [i <strong>Cinque</strong>]<br />

sanno bene che le loro missioni erano quelle di difendere il proprio paese contro<br />

attacchi violenti… La verità, la giustizia e la pace, solo possono essere onorate<br />

liberando questi <strong>cuba</strong>ni e <strong>per</strong>mettendo ad essi di ritornare al loro paese”.<br />

José Luis Méndez Méndez, studioso del terrorismo anti<strong>cuba</strong>no, in un’intervista<br />

concessa a “Juventud Rebelde” (edizione del 4 marzo del 2004), diceva:<br />

Gli Stati Uniti, dopo di Cuba, sono stati i più danneggiati dal terrorismo anti<strong>cuba</strong>no,<br />

questo stesso che generarono, armarono, che hanno tollerato e che si è rivolto contro di<br />

loro.<br />

Secondo quanto si è potuto determinare, quel paese ha sofferto, <strong>per</strong> le attività di questi<br />

gruppi terroristi anti<strong>cuba</strong>ni, 333 azioni che hanno colpito 12 città nordamericane.<br />

Mai gli Stati Uniti hanno trasferito informazioni sopra l’agire di questi gruppi terroristi<br />

anti<strong>cuba</strong>ni che hanno attentato contro Cuba ed altri 35 paesi di tutto il mondo dentro<br />

del proprio suolo nordamericano.<br />

Per questo Cuba ha avuto uno stato <strong>per</strong>manente di necessità, <strong>per</strong> l’aggressione<br />

sistematica alla quale siamo stati sottoposti, di maniera che ha dovuto cercare dati <strong>per</strong><br />

preservare la sua sicurezza ed integrità nazionale.<br />

Noi non abbiamo mai attentato contro gli Stati Uniti né contro alcun paese, tutto il<br />

contrario, addirittura molta dell’informazione fornita dai <strong>Cinque</strong> Eroi <strong>cuba</strong>ni, oggi<br />

prigionieri politici in carceri statunitensi, servì <strong>per</strong> garantire la propria sicurezza<br />

nazionale degli Stati Uniti”.<br />

Riproduciamo, ora, la prima parte di un articolo di Noam Chomsky, pubblicato il 7<br />

marzo del 2004 nel “Periódico de Cataluña” (Spagna), intitolato “EE.UU., santuario di<br />

terroristi”:<br />

“Ogni presidente che si rispetti ha una dottrina unita al suo nome. Il principio basico<br />

della dottrina di Bush figlio è che gli Stati Uniti devono “liberare il mondo dal male”,<br />

proprio come disse lo stesso presidente immediatamente dopo l’11 di settembre.<br />

102


Dichiarare la guerra contro il terrorismo, con il corollario che ogni Stato che dà<br />

rifugio a terroristi è uno Stato terrorista, e dovrebbe essere trattato in conseguenza,<br />

comporta una responsabilità speciale.<br />

Andiamo a proporci una questione semplice ed opportuna: Quali sarebbero le<br />

conseguenze di prendere sul serio la dottrina di Bush, e trattare gli Stati che danno<br />

rifugio a terroristi come Stati terroristi, passibili d’essere bombardati ed invasi?<br />

Durante molto tempo, EE.UU., è stato un santuario <strong>per</strong> una galleria di delinquenti, le<br />

cui azioni li qualificano come terroristi, e la cui presenza compromette e complica i<br />

principi proclamati da EE.UU.<br />

Esaminiamo il caso dei cinque cittadini <strong>cuba</strong>ni condannati in Miami nell’anno 2001,<br />

come integranti d’una rete di spionaggio… <strong>per</strong> comprendere il caso, che ha suscitato<br />

proteste internazionali, c’è da considerare la sordida storia delle relazioni EE.UU.-<br />

Cuba (lasciando qui di lato l’assunto dello schiacciante embargo statunitense durante<br />

varie decadi).<br />

EE.UU. ha portato a termine attacchi terroristi a piccola e grande scala contro Cuba,<br />

dal 1959, includendo l’invasione di Bahía de Cochinos e gli strambi complotti <strong>per</strong><br />

ammazzare Fidel Castro. La partecipazione diretta del Governo nordamericano negli<br />

attacchi si dette <strong>per</strong> terminata alla fine degli anni 70, almeno ufficialmente. Nel 1989, il<br />

presidente Bush, padre del presidente attuale, concesse l’indulto a Orlando Bosch, uno<br />

dei terroristi più notori, accusato di essere il cervello dell’attentato contro un aereo<br />

<strong>cuba</strong>no nel 1976. Bush invalidò la decisione del Ministero della <strong>Giustizia</strong> di respingere<br />

la petizione di asilo di Bosch, gli dette l’indulto e gli <strong>per</strong>mise di vivere in EE.UU.<br />

Es<strong>per</strong>ti del fatto che EE.UU. andava a dare rifugio a terroristi, agenti <strong>cuba</strong>ni si<br />

infiltrarono in queste reti. Nel 1998, ufficiali di alto livello del FBI furono inviati<br />

all’Habana, dove consegnarono ad essi migliaia di pagine di documentazione e<br />

centinaia di ore di registrazioni in video su azioni terroriste <strong>org</strong>anizzate da cellule nella<br />

Florida.<br />

L’FBI reagì arrestando coloro che avevano fornito l’informazione…<br />

Cuba è stata, durante molto tempo, la principale preoccupazione di EE.UU.<br />

nell’emisfero.<br />

Un documento declassificato del Ministero degli Esteri dichiara che Fidel Castro è una<br />

minaccia intollerabile, <strong>per</strong>ché, segnala il testo, “… rappresenta una sfida di successo<br />

contro EE.UU., la negazione di tutta la nostra politica emisferica durante quasi un<br />

secolo e mezzo”, da quando la dottrina Monroe dichiarò che non si sarebbe tollerata<br />

nessuna sfida alla dominazione di EE.UU. nell’emisfero…”.<br />

103


Per la Legge di Neutralità (Neutrality Act) sono proibiti gli attacchi che partano dal<br />

territorio nordamericano contro gli Stati stranieri con i quali si tengano relazioni di<br />

pace. I <strong>cuba</strong>noamericani controrivoluzionari non hanno mai rispettato tale legge,<br />

sapendo di godere dell'impunità. Per decenni, gli estremisti sono stati addestrati e pagati<br />

dalla CIA.<br />

La base o<strong>per</strong>ativa della CIA in Miami utilizzava, nel 1961, più di tremila agenti <strong>cuba</strong>ni.<br />

Nel gennaio del 1959, migliaia di sbirri, assassini, malversatori e politicanti reazionari,<br />

che avevano sostenuto la dittatura di Batista, si rifugiarono nel Sud della Florida.<br />

I figli ed i nipoti degli “esiliati” stanno ancora reclamando la restituzione delle terre e<br />

delle proprietà confiscate e dei privilegi del passato.<br />

Tra i 650.000 <strong>cuba</strong>noamericani residenti in Miami, s’è costituito un potente gruppo di<br />

pressione, che elegge senatori, deputati, autorità locali. Una parte di questa mafia si<br />

arricchisce con la droga, il giuoco d’azzardo, la prostituzione, il lavaggio del denaro, le<br />

scommesse, il contrabbando.<br />

Il potere economico e politico di questa coalizione di interessi è enorme: nell’anno<br />

2000, con una scandalosa frode elettorale, la mafia <strong>cuba</strong>noamericana della Florida ha<br />

assicurato la presidenza degli Stati Uniti a G<strong>org</strong>e W. Bush.<br />

I giudici di Miami, eletti da tale mafia e sottomessi ai suoi comandi, hanno assicurato,<br />

con sporchi procedimenti di complicità, l’impunità a molti criminali, <strong>per</strong> esempio ai<br />

<strong>cuba</strong>ni, sequestratori di aerei e navi, che si rifugiano nella Florida.<br />

Varie <strong>org</strong>anizzazioni terroristiche hanno approfittato ampiamente della protezione<br />

ricevuta e delle consistenti sovvenzioni concesse alle associazioni il cui programma è la<br />

sconfitta dei comunisti nell’Isola.<br />

I presidenti degli Stati Uniti, con l’unica eccezione di Carter, hanno stimolato<br />

l’aggressività dei gruppi <strong>cuba</strong>ni dell’“esilio”.<br />

I controrivoluzionari <strong>cuba</strong>noamericani, dal 1959 ad oggi, hanno agito delittuosamente in<br />

territorio nordamericano, contro <strong>per</strong>sone o proprietà, centinaia di volte: 186 dei crimini<br />

eseguiti negli Stati Uniti hanno pregiudicato vite o beni di cittadini statunitensi e di altre<br />

nazioni ed interessi di <strong>org</strong>anizzazioni di governo o private di questo paese o di altri<br />

Stati. I terroristi anti<strong>cuba</strong>ni hanno provocato, negli USA, decine di vittime.<br />

Il 21 di febbraio del 1975, in Miami, i terroristi Jesús Lazo Jiménez e Valentín<br />

Hernández Ramírez assassinarono l’emigrato <strong>cuba</strong>no Luciano Nieves Mestre, colpevole<br />

di propugnare la necessità di una “coesistenza” o intendimento tra i <strong>cuba</strong>ni della Florida<br />

ed il governo rivoluzionario dell’Isola.<br />

104


Per il medesimo motivo, furono assassinati Ramón Donéstevez (nel 1976) e Carlos<br />

Muñiz Varela (nel 1979, in Portorico, il cui territorio è sotto giurisdizione<br />

nordamericana).<br />

Il Comando Zero, dell’<strong>org</strong>anizzazione terrorista Omega 7, si vantò, in Miami,<br />

dell’uccisione di Muñiz Varela. Era, allora, agente dell’FBI, in Portorico, Héctor<br />

Pesquera, il <strong>per</strong>secutore dei <strong>Cinque</strong>, che non fece nulla <strong>per</strong> accertare l’identità degli<br />

assassini di Muñiz Varela.<br />

Finiva nel mirino dei terroristi chi si manifestava in disaccordo con il blocco contro<br />

l’Isola o condannava gli attentati contro di essa o chiedeva la normalizzazione delle<br />

relazioni con l’Habana o favoriva i viaggi a Cuba di chi desiderava visitare i parenti.<br />

Ramón Labañino, nel discorso pronunciato nell’udienza che precedeva la sentenza, citò<br />

un episodio di terrorismo descritto, tra molti altri delitti compiuti in Miami, dal<br />

giornalista Jim Mullin, del “Miami New Times”, nell’aprile del 2000:<br />

“1976. Un’autobomba strappa le gambe al direttore di notizie Emilio Milán de la<br />

WQBA-AM, dopo che ha condannato pubblicamente la violenza dell’esilio”.<br />

Fabián Escalante Font, in un articolo pubblicato da “Juventud Ribelle” il 27 maggio del<br />

2004, ha denunciato l’ampia partecipazione dei <strong>cuba</strong>noamericani controrivoluzionari<br />

della Florida in appoggio all’im<strong>per</strong>ialismo statunitense ed alle dittature militari fasciste,<br />

non solo in America Latina, e la successiva crescita del potere economico e politico<br />

della mafia di Miami:<br />

“Dopo le sconfitte sofferte in Cuba, gli <strong>org</strong>anismi dei servizi segreti nordamericani<br />

idearono probabilmente il concetto terrorista più efficace fino ad allora, denominato<br />

sotto l’eufemistica definizione di “o<strong>per</strong>azioni autonome”. In due parole: ti do gli<br />

obiettivi, il denaro ed i mezzi e voi fate il lavoro sporco, senza la mia conoscenza<br />

ufficiale. E cominciò l’accumulazione originaria.<br />

Il terrorismo capeggiato dalla mafia <strong>cuba</strong>no-americana di Miami iniziò la sua<br />

recitazione, non solo contro Cuba, ma come assessori di tutte le dittature in<br />

Latinoamerica e Africa. Furono essi i carnefici di Pinochet, dei militari argentini,<br />

uruguaiani, venezuelani, nicaraguensi, salvadoregni e si spinsero prima fino al Vietnam<br />

e poi al Congo, Guinea, Angola, ed alcune notizie li situarono pure in Namibia e<br />

Sudafrica, prima della liberazione di questi popoli.<br />

Ossia, i terroristi di origine <strong>cuba</strong>na si fecero es<strong>per</strong>ti, sempre in dipendenza dai loro<br />

o<strong>per</strong>atori, che da lontano li controllavano e alimentavano.<br />

105


Tuttavia, <strong>per</strong> dire la verità, mai furono <strong>org</strong>anizzatori politici finché nel 1981<br />

l’amministrazione Reagan-Bush li incitò, con alcuni milioni di dollari, a formare la<br />

Fondazione Nazionale Cubano-Americana (FNCA). Fu in questo momento che i loro<br />

capi si resero conto del filone che avevano <strong>per</strong>duto, dato che il loro terrorismo non era<br />

incompatibile con i compiti di “dirigenti politici ed imprenditoriali” affidati.<br />

E così sorse un nuovo embrione che dopo un lungo processo di maturazione noi<br />

dell’Isola denominiamo la mafia <strong>cuba</strong>no-americana di Miami.<br />

Più atti terroristi, gruppo di pressione nel Congresso <strong>per</strong> ottenere nuove leggi<br />

anti<strong>cuba</strong>ne, finanziamento di presidenti genuflessi, infine, di tutto hanno fatto durante<br />

le ultime due decadi <strong>per</strong> compiere i desideri dei loro protettori in Washington, non<br />

importa se erano elefanti o asini, quelli che governavano…”.<br />

I terroristi ed i loro sovvenzionatori controllano molti mezzi di comunicazione e li<br />

utilizzano <strong>per</strong> incitare alla violenza contro il governo <strong>cuba</strong>no. Le mal chiamate radio e<br />

TV Martí, emittenti controrivoluzionarie di Miami, sono finanziate<br />

dall’amministrazione statunitense.<br />

Gli <strong>org</strong>ani politici e giudiziari sono complici; l’FBI conosce le attività criminali ma non<br />

agisce <strong>per</strong> prevenirle o reprimerle.<br />

Nel precedente governo di Bush erano stati collocati in alti incarichi di governo 34<br />

<strong>cuba</strong>noamericani, alcuni con antecedenti di terroristi, tutti strettamente vincolati alle<br />

<strong>org</strong>anizzazioni anticastriste di Miami.<br />

Héctor Pesquera, capo dell’FBI di Miami dal maggio del 1998, avvisò immediatamente<br />

dell’arresto della “rete di spie” soltanto i congressisti Ileana Ros-Lehtinen e Lincoln<br />

Díaz-Balart, secondo quanto pubblicò El Nuevo Herald il 15 settembre 1998. A poche<br />

ore dalla detenzione dei patrioti <strong>cuba</strong>ni, la comunicò ufficialmente esclusivamente ai<br />

due legislatori <strong>cuba</strong>noamericani della Florida, non agli altri 25.<br />

Il medesimo Pesquera ha ammesso la sua collaborazione con i <strong>cuba</strong>noamericani di<br />

Miami nel processo contro i <strong>Cinque</strong>, come pure le sue relazioni con terroristi come<br />

J<strong>org</strong>e Mas Santos e Luis Zúñiga Rey.<br />

Bruce D. Nestor, presidente del National Lawyers Guild (Associazione Nazionale degli<br />

Avvocati), così s’è riferito al sud della Florida: “… molti formatori di opinione, politici<br />

e la stampa, capiscono che il sud de La Florida non è parte degli Stati Uniti…È<br />

106


semplicemente un’entità separata, controllata da una frazione della denominata<br />

comunità <strong>cuba</strong>na dell’esilio, che ha un’ideologia estremista”.<br />

Fidel Castro, in un’intervista al giornale argentino Clarín, il 26 maggio del 2003,<br />

denunciava:<br />

“Nella Florida c’è uno stato semindipendente; si fa lì ciò che hanno voglia di fare i<br />

mafiosi ed i favoriti di Bush, hanno un controllo totale della polizia, delle autorità, dei<br />

giudici, dei procuratori”.<br />

Effettivamente, nella “Repubblica di Miami”, i <strong>cuba</strong>noamericani controrivoluzionari<br />

dominano gli amministratori, il sindaco, il capo della polizia, i legislatori federali, la<br />

maggior parte della stampa, radio e televisione.<br />

Una parte consistente della popolazione <strong>cuba</strong>noamericana della città di Miami<br />

approverebbe un’aggressione militare contro Cuba ed appoggerebbe <strong>per</strong>sino un<br />

“magnicidio”, ossia l’assassinio di Fidel Castro e dei più importanti capi rivoluzionari.<br />

Il congressista Lincoln Díaz-Balart, già pubblico ministero della Florida <strong>per</strong> molti anni,<br />

poi deputato repubblicano del suo Stato, intervistato, il 22 marzo del 2004, dal canale<br />

televisivo 41 di Miami, ha risposto ad una domanda sulla convenienza dell’uccisione di<br />

Fidel: “Sì, sono favorevole all’eliminazione fisica del tiranno”.<br />

In Miami si rifugiarono molti controrivoluzionari nicaraguensi, che collaborarono con<br />

Posada Carriles, cioè con la CIA, <strong>per</strong> preparare e portare avanti, con la vendita di<br />

droghe e l’invio di armi e denaro, la guerra sporca contro il legittimo governo<br />

sandinista.<br />

Vari dei fascisti che il popolo venezuelano sconfisse, dopo il tentativo del colpo di Stato<br />

dell’aprile del 2002 si sono trasferiti a Miami, che si è convertita pure in un centro di<br />

cospirazione contro il governo chavista.<br />

Il <strong>cuba</strong>noamericano Rodolfo Frómeta Caballero, che uscì dall’<strong>org</strong>anizzazione terrorista<br />

Alpha-66 <strong>per</strong> formare il gruppo Comandos F-4, ha dichiarato all’Agenzia spagnola<br />

EFE, alla fine di marzo del 2004, che ha stabilito un’alleanza politico-militare con il<br />

capitano Luis García Morales, che partecipò al golpe contro Chávez, ed ha comunicato<br />

che una formazione paramilitare di venezuelani antichavisti si addestra in un<br />

accampamento dei Comandos F-4 nella Florida.<br />

Il generale venezuelano Felipe Rodríguez, sfuggito alla giustizia nel suo paese, dopo dei<br />

falsi attentati alle ambasciate di Spagna e Colombia da lui <strong>org</strong>anizzati, si è fatto<br />

intervistare, nell’aprile del 2004, dal “Miami Herald” <strong>per</strong> dichiarare di avere fondato<br />

107


un’<strong>org</strong>anizzazione clandestina, sostenuta dagli anticastristi di Miami, <strong>per</strong> rovesciare il<br />

governo chavista.<br />

In Venezuela, il 9 maggio del 2004, nel municipio del Hatillo, nel distretto<br />

metropolitano di Caracas, furono catturati in una proprietà di campagna e nei suoi<br />

dintorni numerosi paramilitari colombiani, che possedevano uniformi militari di<br />

combattimento e le insegne distintive della Guardia Nazionale del Venezuela. Nei<br />

giorni seguenti, nelle vicinanze della capitale ed in sette stati, furono arrestati altri<br />

irregolari del paese confinante ed il numero totale dei presi fu di 114. Il proprietario<br />

dell’azienda El Hatillo è il produttore di TV Roberto Alonso, di origine <strong>cuba</strong>na, che<br />

abbandonò l’Isola nel 1961 e più tardi ottenne la cittadinanza venezuelana. Egli,<br />

rifugiatosi in Miami, è uno dei capi della golpista “Coordinadora Democrática”<br />

antichavista ed è vincolato alla mafia <strong>cuba</strong>noamericana della Florida. I paramilitari<br />

colombiani erano stati pagati <strong>per</strong> eseguire attacchi contro le installazioni militari<br />

venezuelane ed altri piani sovversivi. Il capo dei mercenari, José Ernesto Ayala Amado,<br />

“comandante Lucas”, affermò che aveva la missione di “tagliare la testa di Chávez”.<br />

Il 25 ottobre 2004, l’antichavista Orlando Urdaneta, intervistato dal canale 22 di Miami,<br />

invitava i suoi connazionali ad uccidere il Presidente venezuelano:<br />

”L’unica uscita <strong>per</strong> il Venezuela è che si deve eliminare Chávez: una <strong>per</strong>sona con un<br />

fucile e mira telescopica, e tutto è fatto!”.<br />

Alla fine di febbraio del 2005, il vicepresidente venezuelano José Vicente Rangel ha<br />

mostrato varie fotografie che provano l’attività di paramilitari antichavisti che si<br />

addestrano in un accampamento in Homestead (Florida), con lo scopo dichiarato di<br />

compiere incursioni armate e sabotaggi in Venezuela. Le autorità locali non sono<br />

intervenute <strong>per</strong> impedirlo.<br />

All’inizio di marzo, l’ex presidente venezuelano Carlos Andrés Pérez proclamava, da<br />

Miami, che occorre “ammazzare Chávez come un cane”.<br />

Chávez ha denunciato Bogotà e Miami come centri di appoggio ad una eventuale<br />

invasione del Venezuela.<br />

La mafia <strong>cuba</strong>noamericana di Miami ha contribuito al finanziamento delle campagne<br />

del Partito Popolare di Aznar in Spagna: questo ha ricevuto sostanziose sovvenzioni<br />

dalla Fondazione Nazionale Cubano-Americana. A cambio di tali sovvenzioni, il<br />

108


governo spagnolo promosse nel Parlamento Europeo, dal 1996, una Posizione comune<br />

europea, discriminatoria e provocatrice contro Cuba.<br />

Nell’aprile del 2004, la mafia <strong>cuba</strong>noamericana di Miami s’è vantata di avere esercitato<br />

pressioni, con esito favorevole, sul presidente della Repubblica Dominicana, Hipólito<br />

Mejía, <strong>per</strong> ottenere un voto contro Cuba nella Commissione dei Diritti Umani in<br />

Ginevra, inducendo il Capo dello Stato a modificare la sua precedente propensione <strong>per</strong><br />

l'astensione..<br />

Come ha osservato Leonard Weinglass, nella “Repubblica di Miami” non si <strong>per</strong>mettono,<br />

con ricatti e violenze, visite, competizioni di atleti, recite e spettacoli di artisti<br />

procedenti da Cuba. Si impedisce, con minacce, che essi si presentino <strong>per</strong> ricevere<br />

premi.<br />

Weinglass ha scritto:<br />

Miami è l'unica città degli Stati Uniti dove i musicisti <strong>cuba</strong>ni non possono lavorare né<br />

gli artisti <strong>cuba</strong>ni possono esporre le loro o<strong>per</strong>e senza che avvengano proteste violente.<br />

Gli <strong>org</strong>anizzatori di conferenze accademiche hanno bisogno di protezione speciale se<br />

ad esse assistono intellettuali <strong>cuba</strong>ni. Miami è l'unica città degli Stati Uniti che<br />

preferirebbe cancellare un evento sportivo internazionale piuttosto che lasciare<br />

competere gli atleti <strong>cuba</strong>ni. Persino la consegna dei prestigiosi premi di musica<br />

Grammy Latino si effettuò in due occasioni fuori di Miami a causa della violenza.<br />

Nel dicembre del 2003, il canale 22 della televisione di Miami rimproverò il noto attore<br />

argentino Guillermo Francella e sospese la trasmissione del popolare programma “Poné<br />

a Francella” <strong>per</strong>ché il suo protagonista si era incontrato con Fidel Castro, in occasione<br />

di una visita all’Habana <strong>per</strong> assistere al XXV Festival del Nuovo Cinema<br />

Latinoamericano.<br />

Per intendere l’ostilità verso Cuba, è sufficiente riferirsi al caso del sequestro, in Miami,<br />

di Elián González, tra 1999 e 2000.<br />

Il 22 novembre del 1999, morirono annegati, vicino alle coste della Florida, undici<br />

<strong>cuba</strong>ni, immigranti illegali, <strong>per</strong> l’affondamento dell’imbarcazione insicura che avevano<br />

utilizzato <strong>per</strong> arrivare agli Stati Uniti; solo tre furono i su<strong>per</strong>stiti. Si salvò, dentro un<br />

pneumatico, un bambino di cinque anni, mentre la madre ed il patrigno <strong>per</strong>irono in<br />

quella tragedia. Elián fu salvato da due pescatori che lo raccolsero in mare, il 25, e<br />

trasportato a Miami.<br />

109


Durante sette mesi, contro i reclami del padre, che voleva trarlo nuovamente a Cuba con<br />

sé, il piccolo Elián fu sequestrato, in Miami, da alcuni lontani parenti, che non avevano<br />

diritto alla sua custodia legale, appoggiati e sovvenzionati dalla Fondazione Nazionale<br />

Cubano-Americana e da altre <strong>org</strong>anizzazioni controrivoluzionarie. Le autorità locali si<br />

posero al lato dei sequestratori.<br />

Solo dopo un lungo procedimento giudiziario, che arrivò al Tribunale Supremo degli<br />

Stati Uniti, il piccolo fu restituito a suo padre e poté tornare in patria, il 28 giugno del<br />

2000.<br />

Quando l’Undicesima Corte di Appello di Atlanta decise la restituzione, si originarono<br />

in Miami atti violenti. Le autorità federali furono minacciate, <strong>per</strong>sino con armi, si<br />

produssero disordini pubblici, si bruciarono e calpestarono davanti alle camere della<br />

televisione bandiere nordamericane e s’insultò il presidente Clinton. Una signora,<br />

intervistata da un canale televisivo, pregò Dio, chiedendo all’Onnipotente la caduta<br />

nell’oceano dell’aereo dove viaggiava di ritorno al suo paese, insieme al padre, il<br />

bambino Elián Gonzalez: la morte del liberato le pareva un atto di carità, preferibile al<br />

rischio di un’influenza futura su di lui delle idee comuniste.<br />

Ha strette relazioni con la mafia <strong>cuba</strong>noamericana ed ha fissato la propria residenza in<br />

Miami la ex presidente del Panama, Mireya Moscoso,che, al termine del suo mandato,<br />

ha concesso un ignobile ed illegale indulto, “<strong>per</strong> ragioni umanitarie”, a quattro feroci<br />

terroristi di origine <strong>cuba</strong>na, che sono tornati nella Florida: Luis Posada Carriles, Gaspar<br />

Jiménez Escobedo, Guillermo Novo Sampoll, Pedro Crispín Remón.<br />

All’inizio del gennaio del 2005, il sindaco di Miami, Manuel Díaz, ha conferito a<br />

Mireya Moscoso una medaglia <strong>per</strong> la sua “lotta a favore della democrazia”.<br />

Saul Landau, ex investigatore del ministero degli Esteri degli Stati Uniti, ha scritto:<br />

I giudici del Sud della Florida sono tristemente celebri <strong>per</strong> le loro costanti decisioni<br />

contro il governo di Castro.<br />

In passato, non condannavano quasi mai chi, anche uccidendo, giungeva a Miami<br />

fuggendo da Cuba dopo avere sequestrato con la violenza imbarcazioni o aerei <strong>per</strong> tale<br />

viaggio.<br />

Uno degli ultimi esempi di questo squallido comportamento abituale è la recente<br />

decisione di un giudice della Florida di concedere a José Basulto un indennizzo di<br />

1.750.000 dollari <strong>per</strong> danni emozionali che gli sarebbero stati procurati dall'incidente<br />

del 24 febbraio 1996. Affezioni dei nervi, stati di insonnia, incubi, postumi dell'ultimo<br />

110


tentativo di violazione dello spazio aereo <strong>cuba</strong>no, sono stati invocati, con successo, dal<br />

criminale <strong>per</strong> ottenere una lucrosa ricompensa. Il risarcimento è stato fatto con il<br />

denaro, bloccato, dei pagamenti da effettuare a Cuba <strong>per</strong> le chiamate telefoniche tra i<br />

due Stati.<br />

Durante il processo contro i <strong>Cinque</strong>, il generale Edward Breed Atkinson, ex comandante<br />

dell'Ufficio di Pianificazione dell'Intelligence ed istruttore del Collegio di Intelligence<br />

della Difesa, testimoniando <strong>per</strong> la Difesa l'11 aprile 2001, riconobbe:<br />

Cuba ha necessità di occhi ed orecchi nella Florida.<br />

Quasi la metà degli atti di terrorismo eseguiti, <strong>per</strong> oltre quarant'anni, negli Stati Uniti è<br />

avvenuta in Miami.<br />

Non sarebbe sufficiente un centinaio di pagine <strong>per</strong> indicare gli assassinii e i delitti di<br />

ogni genere compiuti soprattutto in Cuba, nell'America Latina e negli Stati Uniti da<br />

criminali che risiedono indisturbati nella Florida.<br />

Il governo nordamericano, nel 1959 e successivamente, respinse le richieste di<br />

estradizione presentate dalle autorità <strong>cuba</strong>ne nei confronti dei più feroci criminali<br />

batistiani.<br />

Manuel Hevia Frasquieri, direttore del Centro di investigazioni storiche della Sicurezza<br />

dello Stato del ministero degli Interni <strong>cuba</strong>no, ha illustrato in “Welcome Home” i delitti<br />

di Guillermo Novo Sampoll e Pedro Crispín Remón Rodríguez. Il ricercatore ha<br />

segnalato che<br />

l'FBI e la CIA hanno controllato da vicino durante anni molte delle attività di entrambi<br />

i <strong>per</strong>sonaggi nel proprio territorio e, malgrado ciò, i loro delitti sono stati consentiti, i<br />

processi giudiziari che li hanno <strong>per</strong>seguiti terminano con ridicole sanzioni che, alla<br />

fine, non sono scontate o vengono annullate. Si evidenzia che dietro questa tolleranza<br />

sta la complicità di quelli che li hanno utilizzati come agenti a pagamento contro Cuba.<br />

Vive in Miami Orlando Bosch Ávila e pretende di vivervi Luis Posada Carriles: sono i<br />

due più infami e sanguinari terroristi di origine <strong>cuba</strong>na esistiti, mandanti, tra<br />

innumerevoli delitti, dell'attentato che provocò l'esplosione in volo, il 6 ottobre del<br />

1976, di un aereo civile <strong>cuba</strong>no con 73 <strong>per</strong>sone a bordo, tutte decedute.<br />

Vivono in Miami due <strong>cuba</strong>ni, Félix Rodríguez e Alberto González, che, contrattati dalla<br />

CIA, guidarono le o<strong>per</strong>azioni <strong>per</strong> la cattura del Che in Bolivia e coo<strong>per</strong>arono alle<br />

torture, all'assassinio e alle successive mutilazioni inflitte al cadavere dell’Eroe.<br />

111


In Miami si svolgono impunemente campagne di propaganda a favore del reclutamento<br />

di paramilitari controrivoluzionari e si indicano i loro campi di addestramento.<br />

In Miami si raccolgono pubblicamente fondi <strong>per</strong> finanziare le aggressioni contro Cuba e<br />

<strong>per</strong> liberare eventuali terroristi detenuti (ad esempio, Posada Carriles).<br />

In Miami è stata stabilita nel calendario la celebrazione, ogni anno, del “giorno di<br />

Orlando Bosch”, in onore di uno dei due più feroci assassini del movimento<br />

anticastrista. Ciò che è incitamento a delinquere contro le istituzioni ed i dirigenti<br />

dell'Isola ha una costante co<strong>per</strong>tura pubblicitaria. Nessuno interviene contro gli autori<br />

dell'apologia di reato (<strong>per</strong> esempio, i fautori dell'assassinio di Fidel e Raúl Castro).<br />

Il senso comune indica che Miami-Dade non poteva essere la sede di un processo<br />

imparziale <strong>per</strong> i <strong>Cinque</strong> e che è necessario realizzare un nuovo giudizio in un altro<br />

luogo.<br />

I tre giudici dell'Undicesimo circuito della corte di appello di Atlanta hanno la<br />

responsabilità e la possibilità di fare prevalere la verità e di annullare le pene <strong>per</strong> le<br />

accuse più gravi. I <strong>Cinque</strong>, dopo quasi sette anni di ingiusta reclusione nelle più difficili<br />

condizioni, meritano che la giustizia, calpestata in Miami, sia riscattata in Atlanta, come<br />

accadde nel caso di Elián González.<br />

Sono passati quasi sedici mesi dalla riunione del 10 marzo 2004 nella quale i giudici del<br />

tribunale di appello di Atlanta hanno ascoltato le parti. Per il giudizio di appello non c'è<br />

una norma che obblighi ad emettere la sentenza in un <strong>per</strong>iodo di tempo determinato.<br />

Se la decisione dei tre magistrati non fosse favorevole ai <strong>Cinque</strong> o venisse comunque<br />

impugnata da una delle parti, si potrebbe avere un'altra udienza in una riunione plenaria<br />

della Corte di appello di Atlanta (ad esempio, affinché il plenum si pronunci sulle<br />

violazioni della Costituzione segnalate dalla Difesa). Tale concessione è <strong>per</strong>ò<br />

facoltativa.<br />

Il caso dei <strong>Cinque</strong> potrebbe arrivare alla Corte Suprema, che dovrebbe esaminare<br />

l'inosservanza delle norme costituzionali denunciate dai difensori dei condannati.<br />

Purtroppo, il tribunale supremo si occupa soltanto di una minima parte dei ricorsi che<br />

gli vengono presentati.<br />

I <strong>Cinque</strong>, in nome del popolo di Cuba, hanno esercitato con mezzi pacifici il diritto di<br />

legittima difesa contro il terrorismo.<br />

Si può dire che il processo contro di loro è stato gestito, con il consenso del governo<br />

degli Stati Uniti, dalle <strong>org</strong>anizzazioni terroriste della Florida. Queste, con la complicità<br />

dell'amministrazione e della magistratura, hanno capovolto il giudizio. I patrioti<br />

112


avevano tentato di farle mettere sotto accusa, comunicando alle autorità competenti i<br />

crimini da esse compiuti e <strong>per</strong> questo sono stati puniti, giudicati e condannati dai fautori<br />

dei provocatori e degli assassini.<br />

La condotta del governo degli Stati Uniti nei confronti del “figliol prodigo”<br />

recentemente tornato, Luis Posada Carriles, è una significativa dimostrazione della<br />

necessità delle azioni dei <strong>Cinque</strong>. La Corte di appello di Atlanta può trovare nel<br />

comportamento delle autorità federali una prova evidente dell'innocenza dei patrioti<br />

<strong>cuba</strong>ni in relazione alle due imputazioni più gravi mosse contro di loro e della reale<br />

missione di antiterrorismo da essi svolta.<br />

Nessuno di condannati è stato accusato di violenza, di uso di armi, di danneggiamento<br />

di beni altrui.<br />

I <strong>Cinque</strong> patrioti <strong>cuba</strong>ni meritano il rispetto e l’appoggio di tutte le <strong>per</strong>sone oneste del<br />

mondo ed i loro familiari costituiscono un altro encomiabile esempio di dignità.<br />

Ai parenti dei prigionieri politici dell’im<strong>per</strong>o si può giustamente applicare la certezza<br />

espressa da Irma González Salanueva, la figlia maggiore di René, intervistata da<br />

“Granma” (edizione del 28 febbraio del 2004):<br />

“Se così grande è mio papà, egualmente grande è mia mamma”.<br />

Deisy Francis Mexidor, su “Juventud Rebelde” (16 gennaio del 2005), ha scritto:<br />

“Adriana, la compagna nella vita di Gerardo, è una donna immensa. Il suo ottimismo,<br />

al di sopra della malvagità im<strong>per</strong>iale, il suo sorriso, a dispetto della sofferenza più<br />

intensa… Olga, quella che riconosce che il suo René non sarà “il migliore dei poeti,<br />

<strong>per</strong>ò sì è il mio poeta preferito”, è straripante; Rosa Aurora, delicata e decorosa con il<br />

suo Fernando; Elizabeth, infinita <strong>per</strong> Ramón, ispirano”.<br />

Fa tenerezza la dolce sofferenza di Mirta Rodríguez e delle altre mamme, come l’attesa<br />

dei figli che aspettano, bisognosi dell’affetto dei loro padri.<br />

Voglio citare le parole dell’argentina Hebe de Bonafini, leader del movimento Madres<br />

de Plaza de Mayo, pronunciate nel gennaio del 2003, durante il Foro Sociale Mondiale,<br />

celebrato in Brasile:<br />

“Quando un uomo è libero non c’è carcere <strong>per</strong> rinchiuderlo, le sue idee volano,<br />

camminano, ci inondano. Cari compagni, non siete soli, ci sono milioni nel mondo che<br />

sanno di voi, che vi amano, vi imitano, vi sognano. Noi, le madri, vi sognamo: grandi,<br />

enormi, forti, uniti, etici, belli, aspettando il giorno della vittoria, che sarà il giorno che<br />

torniate a Cuba. E tornerete se tutti proseguiamo ad essere solidali. Un bacio enorme,<br />

cari compagni”.<br />

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Per la compilazione di questo lavoro mi sono frequentemente avvalso degli importanti<br />

contributi all’informazione sui <strong>Cinque</strong> costituiti dagli interventi di Ricardo Alarcón de<br />

Quesada e dagli articoli di Rodolfo Dávalos Fernández su “Juventud Rebelde” e di<br />

Haroldo Romero Pérez su “Trabajadores”. Ad essi rivolgo un sentito ringraziamento.<br />

Voglio dedicare queste pagine, oltre che ai cinque Eroi ed ai loro nobili familiari, alla<br />

memoria del mio connazionale Fabio Di Celmo, “el muchacho del Copacabana”,<br />

assassinato, nel 1997, in un attentato compiuto in un albergo dell’Habana, eseguito da<br />

un mercenario salvadoregno inviato da Luis Posada Carriles.<br />

Desidero esprimere la mia ammirazione <strong>per</strong> la dignitosa o<strong>per</strong>a del padre della vittima,<br />

Giustino Di Celmo, più che ottantenne, che onora suo figlio e sé stesso con le proprie<br />

azioni di costante solidarietà con la Rivoluzione <strong>cuba</strong>na.<br />

Rivolgo un appello ad altri tre ottuagenari, che devono decidere sulla sorte dei nostri<br />

compagni: “Vecchioni di Atlanta, svegliatevi! Liberate, con i <strong>Cinque</strong>, la giustizia!”.<br />

Concludendo, invito tutte le Associazioni ed i Comitati di Amicizia con Cuba e di<br />

Solidarietà con i <strong>Cinque</strong> ad accentuare, nella maggiore misura possibile, il loro<br />

appoggio alla causa della liberazione immediata degli Eroi della lotta contro il<br />

terrorismo, prigionieri politici dell’im<strong>per</strong>o.<br />

TORNERANNO! (“!VOLVERÁN!)<br />

<strong>Roma</strong>, 25 giugno 2005<br />

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