Analisi strutturale lungo un profilo geologico tra la linea Fella-Sava e ...

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296 S. MERLINI ET ALII costruire geometrie in profondità che rispettino la molteplicità dei dati di superficie integrando le conoscenze che si hanno di questo settore orientale delle Alpi Meridionali; l’interpretazione profonda del tratto meridionale è stata inoltre integrata con i dati geofisici disponibili. La ricostruzione del margine sepolto della catena e dell’avampaese friulano/adriatico invece si basa sull’interpretazione di alcune linee sismiche (fig. 3). I profili sismici sono stati calibrati con i dati dei seguenti pozzi: Bernadia 1, Cargnacco 1, San Pietro al Natisone 1, Buttrio 1, Lavariano 1, Terenzano 1, Cesarolo 1, Eraclea 1 e Cavanella 1. LINEAMENTI PRINCIPALI DELLA CATENA Il settore interno della catena è un edificio strutturale complesso, composto da una successione stratigrafica caratterizzata da un’estrema variabilità laterale di facies e di spessori sia in senso meridiano che longitudinale. Questo fatto testimonia la complessa evoluzione dell’area, che nella parte più interna eredita la strutturazione ercinica, e che fa parte del margine nord-est della Placca Adriatica. In questo contesto si collocano le variazioni di spessore spesso legate a paleostrutture per lo più distensive con direzione compresa fra NW-SE e NE-SW. Tali strutture sono state in parte invertite con movimento trascorrente o inverso durante le deformazioni compressive sia meso- che neo-alpine. La sezione è stata eseguita lungo una traccia circa NNE-SSW che dai pressi di Pontebba in Val Canale, tagliando il settore occidentale delle Alpi Giulie, giunge nelle Prealpi Giulie meridionali attraverso il M. Bernadia (fig. 2). Sotto la copertura mesozoico-terziaria esiste un basamento composito poco suscettivo (CATI et alii, 1989) entro cui ritroviamo il metamorfico cristallino ricoperto da notevoli spessori di depositi poco o per nulla metamorfosati del Paleozoico Carnico sia pre- che post-ercinici (Sequenza ordoviciano-carbonifera e Permo-Carbonifero Pontebbano) (VENTURINI C., 1990a). Tali depositi affiorano soltanto nella Catena Paleocarnica e sembrano ridursi drasticamente verso sud, non essendo testimoniati nei pozzi profondi dell’Alto Adriatico (CATI et alii, 1989). Il complesso multilayer presente sopra questo basamento è caratterizzato da un’alternanza di rigidi corpi carbonatici (piattaforme sviluppatesi dall’Anisico al Cretaceo), di meno competenti successioni carbonatico-terrigene dello Scitico, Anisico e Ladinico e di due sequenze miste con importanti livelli a gessi del Permiano sup. e del Carnico sup. (SELLI, 1963; FRASCARI et alii, 1981; FOIS & JADOUL, 1983; CARULLI et alii, 1987). Entro i corpi di piattaforma o in corrispondenza delle loro scarpate si sviluppano di solito le rampe dei sovrascorrimenti, mentre nelle altre successioni, e in particolare nelle evaporiti, si verificano gli scollamenti e si sviluppano le zone di flat. Sono state osservate rapide variazioni di facies e di spessori nei terreni del Carnico: a nord sono più potenti le unità carbonatico-terrigene del Gruppo di Raibl (secondo ASSERETO et alii, 1968), comprensivo di tutto il Carnico e tipico delle Alpi Giulie, mentre a sud si sviluppano maggiormente le unità evaporitiche raibliane del Carnico sup. tipiche dei settori più occidentali come le Dolomiti e la Carnia (CARULLI et alii, 1998; DE MAR- CO et alii, 2000). Sono evidenti inoltre le forti variazioni di spessore della piattaforma carbonatica norico-retica (da 800 a 2000 m) procedendo da sud verso nord. Si segnala inoltre la presenza all’interno della Dolomia Principale di un orizzonte di dolomie scure con livelli di oil shale (unità a laminiti organiche del Rio Resartico di FANTONI et alii, 1998), riconosciuto anche in avampaese nel Pozzo Cargnacco 1 (VENTURINI S., questo volume). Le piattaforme carbonatiche nei settori settentrionali persistono sino al Lias p.p.; nel Giurassico medio-sup. si sviluppa invece una successione generalmente condensata o ridotta a poche decine di metri, mentre più a sud (Prealpi Giulie meridionali e avampaese) le piattaforme si sviluppano ampiamente fino a tutto il Cretaceo. Il Cretaceo, nei settori a nord e dove affiorante, è rappresentato in genere dalle facies bacinali del Biancone e della Scaglia, a comportamento semiduttile. In corrispondenza del M. Bernadia è invece presente un margine di piattaforma giurassico-cretacea. (COUSIN, 1981; PON- TON &TUNIS, 1996; SARTORIO et alii, 1997; PERNARCIC, 2000). La successione cretacea presenta notevoli variazioni di spessore che vanno dai circa 500 m presso il versante sud del M. Bernadia fino ai circa 1500 m in avampaese (Pozzo Cargnacco 1, fig. 4). Presso il M. Bernadia esiste inoltre una importante discordanza angolare al tetto della piattaforma giurassico-cretacea, coperta dal flysch (VENTURINI & TUNIS, 1989; PONTON & TUNIS, 1996; VENTURINI &TUNIS, 1998), documentata anche nel Pozzo Bernadia 1 (fig. 4). Il flysch, in questo settore di catena, può essere distinto in due unità: il Flysch del Grivò e il Flysch di Cormons (VENTURINI & TUNIS, 1991; TUNIS & VENTURINI, 1992, 2000). Il primo, del Paleocene sup.-Eocene inf., è caratterizzato dalla presenza di megabanchi carbonatici con torbiditi subordinate mentre nel secondo, dell’Eocene inf.-medio, predominano le torbiditi silicoclastiche e, verso l’alto anche depositi deltizi di chiusura del bacino. La catena interna è caratterizzata da un ampio sinclinorio, delimitato a nord dalla linea Fella-Sava, transpressiva destra immergente a sud con alto angolo, e a meridione da una stretta flessura sud-vergente legata alla linea M. S. Simeone-Val Uccea-Saga, cui sono connesse faglie inverse retrovergenti (linea della Val Resia e linea del M. Amariana). Frontalmente si sviluppa un serrato prisma accrezionale di scaglie tettoniche. La linea Fella-Sava tronca nettamente la catena e il settore a nord di essa appare disgiunto da quello a sud. Infatti la faglia ha avuto attività diverse, in momenti diversi: compressiva, distensiva, trascorrente (VENTURINI C., 1990b). Gli effetti più evidenti sono una marcata componente inversa (circa 4 km di rigetto verticale) su un piano nord-vergente ad alto angolo che accavalla la base della Fm. a Bellerophon, affiorante nel blocco meridionale, sulla Dolomia dello Schlern (piattaforma ladino-carnica indifferenziata), e una successiva trascorrenza molto evidente, ma non facilmente quantificabile. La linea M. S. Simeone-Val Uccea-Saga, sulla base di rapporti geometrici e in attesa di dati puntuali, viene interpretata come struttura di probabile origine mesoalpina, ripiegata ed in parte riattivata durante la fase neoalpina. Infatti planimetricamente essa descrive un andamento a gradini con i tratti NW-SE (a trend dinarico) attivati nelle fasi pre-mioceniche e quelli E-W, più recenti, allineati con quelli delle strutture neoalpine (fig. 1). Questa è una caratteristica comune a molte delle struttu-

Fig. 3 - Profili sismici dalla catena dinarica all’avampaese adriatico. – Seismic profiles from dinaric belt to adriatic foreland.

296 S. MERLINI ET ALII<br />

costruire geometrie in profondità che rispettino <strong>la</strong> molteplicità<br />

dei dati di superficie integrando le conoscenze che<br />

si hanno di questo settore orientale delle Alpi Meridionali;<br />

l’interpretazione profonda del <strong>tra</strong>tto meridionale è stata<br />

inoltre integrata con i dati geofisici disponibili.<br />

La ricostruzione del margine sepolto del<strong>la</strong> catena e<br />

dell’avampaese friu<strong>la</strong>no/adriatico invece si basa sull’interpretazione<br />

di alc<strong>un</strong>e linee sismiche (fig. 3).<br />

I profili sismici sono stati calibrati con i dati dei seguenti<br />

pozzi: Bernadia 1, Cargnacco 1, San Pietro al Natisone<br />

1, Buttrio 1, Lavariano 1, Terenzano 1, Cesarolo 1,<br />

Eraclea 1 e Cavanel<strong>la</strong> 1.<br />

LINEAMENTI PRINCIPALI DELLA CATENA<br />

Il settore interno del<strong>la</strong> catena è <strong>un</strong> edificio <strong>strutturale</strong><br />

complesso, composto da <strong>un</strong>a successione s<strong>tra</strong>tigrafica<br />

caratterizzata da <strong>un</strong>’estrema variabilità <strong>la</strong>terale di facies e<br />

di spessori sia in senso meridiano che longitudinale. Questo<br />

fatto testimonia <strong>la</strong> complessa evoluzione dell’area, che<br />

nel<strong>la</strong> parte più interna eredita <strong>la</strong> strutturazione ercinica,<br />

e che fa parte del margine nord-est del<strong>la</strong> P<strong>la</strong>cca Adriatica.<br />

In questo contesto si collocano le variazioni di spessore<br />

spesso legate a paleostrutture per lo più distensive<br />

con direzione compresa fra NW-SE e NE-SW. Tali strutture<br />

sono state in parte invertite con movimento <strong>tra</strong>scorrente<br />

o inverso durante le deformazioni compressive sia<br />

meso- che neo-alpine.<br />

La sezione è stata eseguita <strong>l<strong>un</strong>go</strong> <strong>un</strong>a <strong>tra</strong>ccia circa<br />

NNE-SSW che dai pressi di Pontebba in Val Canale, tagliando<br />

il settore occidentale delle Alpi Giulie, gi<strong>un</strong>ge nelle<br />

Prealpi Giulie meridionali at<strong>tra</strong>verso il M. Bernadia<br />

(fig. 2).<br />

Sotto <strong>la</strong> copertura mesozoico-terziaria esiste <strong>un</strong> basamento<br />

composito poco suscettivo (CATI et alii, 1989) entro<br />

cui ritroviamo il metamorfico cristallino ricoperto da<br />

notevoli spessori di depositi poco o per nul<strong>la</strong> metamorfosati<br />

del Paleozoico Carnico sia pre- che post-ercinici<br />

(Sequenza ordoviciano-carbonifera e Permo-Carbonifero<br />

Pontebbano) (VENTURINI C., 1990a). Tali depositi affiorano<br />

soltanto nel<strong>la</strong> Catena Paleocarnica e sembrano ridursi<br />

drasticamente verso sud, non essendo testimoniati nei<br />

pozzi profondi dell’Alto Adriatico (CATI et alii, 1989).<br />

Il complesso multi<strong>la</strong>yer presente sopra questo basamento<br />

è caratterizzato da <strong>un</strong>’alternanza di rigidi corpi<br />

carbonatici (piattaforme sviluppatesi dall’Anisico al Cretaceo),<br />

di meno competenti successioni carbonatico-terrigene<br />

dello Scitico, Anisico e Ladinico e di due sequenze<br />

miste con importanti livelli a gessi del Permiano sup. e<br />

del Carnico sup. (SELLI, 1963; FRASCARI et alii, 1981; FOIS<br />

& JADOUL, 1983; CARULLI et alii, 1987). Entro i corpi di<br />

piattaforma o in corrispondenza delle loro scarpate si sviluppano<br />

di solito le rampe dei sovrascorrimenti, mentre<br />

nelle altre successioni, e in partico<strong>la</strong>re nelle evaporiti, si<br />

verificano gli scol<strong>la</strong>menti e si sviluppano le zone di f<strong>la</strong>t.<br />

Sono state osservate rapide variazioni di facies e di<br />

spessori nei terreni del Carnico: a nord sono più potenti<br />

le <strong>un</strong>ità carbonatico-terrigene del Gruppo di Raibl (secondo<br />

ASSERETO et alii, 1968), comprensivo di tutto il<br />

Carnico e tipico delle Alpi Giulie, mentre a sud si sviluppano<br />

maggiormente le <strong>un</strong>ità evaporitiche raibliane<br />

del Carnico sup. tipiche dei settori più occidentali come<br />

le Dolomiti e <strong>la</strong> Carnia (CARULLI et alii, 1998; DE MAR-<br />

CO et alii, 2000).<br />

Sono evidenti inoltre le forti variazioni di spessore<br />

del<strong>la</strong> piattaforma carbonatica norico-retica (da 800 a<br />

2000 m) procedendo da sud verso nord.<br />

Si segna<strong>la</strong> inoltre <strong>la</strong> presenza all’interno del<strong>la</strong> Dolomia<br />

Principale di <strong>un</strong> orizzonte di dolomie scure con livelli<br />

di oil shale (<strong>un</strong>ità a <strong>la</strong>miniti organiche del Rio Resartico<br />

di FANTONI et alii, 1998), riconosciuto anche in avampaese<br />

nel Pozzo Cargnacco 1 (VENTURINI S., questo volume).<br />

Le piattaforme carbonatiche nei settori settentrionali<br />

persistono sino al Lias p.p.; nel Giurassico medio-sup. si<br />

sviluppa invece <strong>un</strong>a successione generalmente condensata<br />

o ridotta a poche decine di metri, mentre più a sud (Prealpi<br />

Giulie meridionali e avampaese) le piattaforme si sviluppano<br />

ampiamente fino a tutto il Cretaceo.<br />

Il Cretaceo, nei settori a nord e dove affiorante, è rappresentato<br />

in genere dalle facies bacinali del Biancone e<br />

del<strong>la</strong> Scaglia, a comportamento semiduttile. In corrispondenza<br />

del M. Bernadia è invece presente <strong>un</strong> margine<br />

di piattaforma giurassico-cretacea. (COUSIN, 1981; PON-<br />

TON &TUNIS, 1996; SARTORIO et alii, 1997; PERNARCIC,<br />

2000). La successione cretacea presenta notevoli variazioni<br />

di spessore che vanno dai circa 500 m presso il versante<br />

sud del M. Bernadia fino ai circa 1500 m in avampaese<br />

(Pozzo Cargnacco 1, fig. 4).<br />

Presso il M. Bernadia esiste inoltre <strong>un</strong>a importante<br />

discordanza ango<strong>la</strong>re al tetto del<strong>la</strong> piattaforma giurassico-cretacea,<br />

coperta dal flysch (VENTURINI & TUNIS,<br />

1989; PONTON & TUNIS, 1996; VENTURINI &TUNIS, 1998),<br />

documentata anche nel Pozzo Bernadia 1 (fig. 4).<br />

Il flysch, in questo settore di catena, può essere distinto<br />

in due <strong>un</strong>ità: il Flysch del Grivò e il Flysch di Cormons<br />

(VENTURINI & TUNIS, 1991; TUNIS & VENTURINI,<br />

1992, 2000). Il primo, del Paleocene sup.-Eocene inf., è<br />

caratterizzato dal<strong>la</strong> presenza di megabanchi carbonatici<br />

con torbiditi subordinate mentre nel secondo, dell’Eocene<br />

inf.-medio, predominano le torbiditi silicoc<strong>la</strong>stiche e,<br />

verso l’alto anche depositi deltizi di chiusura del bacino.<br />

La catena interna è caratterizzata da <strong>un</strong> ampio sinclinorio,<br />

delimitato a nord dal<strong>la</strong> <strong>linea</strong> Fel<strong>la</strong>-<strong>Sava</strong>, <strong>tra</strong>nspressiva<br />

des<strong>tra</strong> immergente a sud con alto angolo, e a meridione<br />

da <strong>un</strong>a stretta flessura sud-vergente legata al<strong>la</strong> <strong>linea</strong><br />

M. S. Simeone-Val Uccea-Saga, cui sono connesse faglie<br />

inverse retrovergenti (<strong>linea</strong> del<strong>la</strong> Val Resia e <strong>linea</strong> del M.<br />

Amariana). Frontalmente si sviluppa <strong>un</strong> serrato prisma<br />

accrezionale di scaglie tettoniche.<br />

La <strong>linea</strong> Fel<strong>la</strong>-<strong>Sava</strong> tronca nettamente <strong>la</strong> catena e il<br />

settore a nord di essa appare disgi<strong>un</strong>to da quello a sud.<br />

Infatti <strong>la</strong> faglia ha avuto attività diverse, in momenti diversi:<br />

compressiva, distensiva, <strong>tra</strong>scorrente (VENTURINI<br />

C., 1990b). Gli effetti più evidenti sono <strong>un</strong>a marcata componente<br />

inversa (circa 4 km di rigetto verticale) su <strong>un</strong> piano<br />

nord-vergente ad alto angolo che accaval<strong>la</strong> <strong>la</strong> base del<strong>la</strong><br />

Fm. a Bellerophon, affiorante nel blocco meridionale,<br />

sul<strong>la</strong> Dolomia dello Schlern (piattaforma <strong>la</strong>dino-carnica<br />

indifferenziata), e <strong>un</strong>a successiva <strong>tra</strong>scorrenza molto evidente,<br />

ma non facilmente quantificabile.<br />

La <strong>linea</strong> M. S. Simeone-Val Uccea-Saga, sul<strong>la</strong> base di<br />

rapporti geometrici e in attesa di dati p<strong>un</strong>tuali, viene<br />

interpretata come struttura di probabile origine mesoalpina,<br />

ripiegata ed in parte riattivata durante <strong>la</strong> fase neoalpina.<br />

Infatti p<strong>la</strong>nimetricamente essa descrive <strong>un</strong> andamento<br />

a gradini con i <strong>tra</strong>tti NW-SE (a trend dinarico)<br />

attivati nelle fasi pre-mioceniche e quelli E-W, più recenti,<br />

al<strong>linea</strong>ti con quelli delle strutture neoalpine (fig. 1).<br />

Questa è <strong>un</strong>a caratteristica com<strong>un</strong>e a molte delle struttu-

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