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Neolitico - ArcheoServer

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La dislocazione dei villaggi di questo periodo mostra una predilezione<br />

per la fascia costiera e per le valli, indiziando un’occupazione<br />

selettiva di territori caratterizzati dalla disponibilità di fonti idriche da<br />

un lato e, dall’altro, dalla presenza di terreni leggeri e ben drenati,<br />

particolarmente adatti alla<br />

cerealicoltura. Mentre gli abitati<br />

di maggiori dimensioni e di<br />

più lunga durata sono generalmente<br />

dislocati nei fondovalle<br />

o lungo la costa, sui terrazzi<br />

fluviali si nota la presenza<br />

di siti minori.<br />

L’economia di questi villaggi<br />

è incentrata sulla coltivazione<br />

Carta di distribuzione dei primi<br />

insediamenti agricoli nella Valle<br />

dell’Ofanto.<br />

(da Cipolloni Sampò)<br />

105<br />

di diverse specie di cereali<br />

(principalmente farro 152 e, in<br />

minor misura, orzo) e, in alcuni<br />

casi, delle leguminose, oltre<br />

che sull’allevamento degli o-<br />

vicaprini, con percentuali inferiori di bovini e suini (forse oggetto di<br />

una domesticazione secondaria, in loco 153 ). L’ampia variabilità delle<br />

specie coltivate può essere interpretata come una strategia per<br />

garantire il successo produttivo e limitare i danni in caso di condizioni<br />

climatiche sfavorevoli. Allo stesso modo può essere letta la diversificazione<br />

delle risorse animali: l’incidenza della fauna selvatica<br />

è generalmente scarsa e circoscritta alle zone a maggiore copertura<br />

boschiva ma, soprattutto nei siti costieri, l’economia produttiva<br />

risulta integrata dalla pesca, dalla raccolta di molluschi e, in generale,<br />

da uno sfruttamento delle risorse spontanee locali.<br />

A questo proposito vale la pena di citare l’importante sito di<br />

Coppa Nevigata, ubicato nell’area dell’antica laguna di Siponto,<br />

nel golfo di Manfredonia. Le prime indagini risalgono all’inizio del<br />

Novecento e sistematiche campagne di scavo sono state condotte<br />

a più riprese da S. Puglisi tra gli anni ’50 e ’70. Fu così portata alla<br />

luce una lunga stratigrafia, con fasi di occupazione che dal <strong>Neolitico</strong><br />

antico si susseguono sino alla fine dell’età del Bronzo.<br />

L’occupazione neolitica fu giudicata molto arcaica, per la presenza<br />

di punte microlitiche (industria cosiddetta “sipontiniana”), in<br />

152 Il farro è attestato nelle varianti a granella vestita Triticum monococcum, Tr.<br />

dicoccum e Tr. spelta e, molto più sporadicamente, in quelle a granella nuda Tr.<br />

aestivum e Tr. durum, peraltro già disponibili. Le ragioni di questa preferenza sono<br />

con ogni probabilità da individuare nella maggiore robustezza e resistenza dei<br />

frumenti vestiti. PERRINO et all. 2000.<br />

153 Le analisi archeozoologiche evidenziano infatti la presenza, accanto a individui<br />

di taglia medio-piccola sicuramente domestici, di soggetti di grossa taglia<br />

con caratteri tipici dell’uro (Bos primigenius). Questi elementi inducono a ipotizzare<br />

che i bovidi fossero in corso di domesticazione localmente già dalla fine del<br />

Mesolitico. WILKENS 1987; BÖKÖNY 1988-1989.

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