Neolitico - ArcheoServer

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sce in pietra verde e, in almeno un paio di contesti, è documentata una precoce lavorazione del rame. L’estensione geografica di questo orizzonte copre tutta l’Italia meridionale peninsulare e la Sicilia e ha un’ampia diffusione anche nell’area adriatica centro-settentrionale (sino alla Romagna). Ceramiche nello stile di Diana, inoltre, si rinvengono anche nell’isola di Malta e testimoniano una continuità di contatti con l’Italia meridionale, che risale ai tempi della cultura di Stentinello. Il popolamento dell’Italia meridionale vede un incremento nel numero dei siti, sia all’aperto che in grotta, frutto di un evidente incremento demografico e risulta meno selettivo rispetto alle fasi precedenti, occupando sia la fascia costiera che le aree più interne, comprese le alture. Solo nel Salento si registra una contrazione tanto nella concentrazione quanto nell’ampiezza dei villaggi. Il rituale funerario è ben documentato da necropoli con tombe singole a cista litica o a pozzetto e, nella fase finale, da tombe collettive megalitiche. Significativa è la tomba di Arnesano, che si caratterizza come un vero ipogeo scavato nelle sabbie argillose plioceniche, con pozzetto d’accesso e lastra di chiusura della cella: entro quest’ultima, a pianta ellittica e di piccole dimensioni, era sepolto un giovane adulto di sesso maschile rattratto sul fianco sinistro, accompagnato da tre vasi con anse a rocchetto e da una statuetta antropomorfa in calcare locale. 133 Carta di distribuzione dei siti della cultura di Diana- Bellavista (fine del V-inizio del IV millennio) 1. Isole Tremiti 2. Scaramella di S. Vito 3. La Starza 4. Mulino S. Antonio 5. Capri, grotta delle Felci 6. Latronico 7. Cassano Ionio, grotta S. Angelo III 8. Favella di Sibari 9 grotta del Romito 10. Siti dell’Ofanto 11. Bisceglie 12. Cala Scizzo 13. Cala Colombo 14. Grotta Pacelli 15. Rutigliano 16. Altamura 17. Grotta Morelli 18. Matera 19. Cetrangolo 20. Taranto 21. Masseria Le Fiatte 22. Oria 23. Arnesano 24. Grotta del Fico 25. Grotta delle Veneri
Allo stesso orizzonte culturale si possono riferire la grotticella artificiale di Cala Scizzo e l’ipogeo di Cala Colombo, sull’Adriatico. Secondo l’interpretazione tradizionale, questo genere di sepoltura sarebbe stato introdotto nel Mediterraneo centrale solo all’inizio dell’età dei metalli, da popolazioni del Vicino Oriente. I dati che emergono per il <strong>Neolitico</strong> italiano sembrano invece avvalorare l’ipotesi di Ruth Whitehouse, secondo cui le deposizioni in grotte artificiali avrebbero avuto in quest’area un’origine autonoma. In effetti, da quanto sopra esposto, emerge come l’utilizzo o la creazione di strutture ipogee sia stato in Italia piuttosto precoce e si possa far risalire alla facies di Serra d’Alto, con le inumazioni nel silos a grotticella di Trasano e, soprattutto, con le grandi tombe di Cala Colombo e dell’Ipogeo Manfredi. Tuttavia, mentre per questa fase si tratta di sepolture ancora in qualche modo “eccezionali”, che vanno ad accostarsi a rituali più tradizionali, nella fase di Diana-Bellavista si registra un incremento nell’uso di strutture ipogee, che si inserisce in una tendenza che culminerà nell’età del Rame. 134
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