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Neolitico - ArcheoServer

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Un forte interesse per l’ossidiana lipariota si registra invece nei siti<br />

stentinelliani, ove raggiunge percentuali comprese tra il 37% e il<br />

45%. È probabile che il commercio di questa materia prima sfruttasse<br />

la “stretta”di Catanzaro e altre direttrici, come le fiumare. Il ritrovamento<br />

di ossidiana anche nell’area della Sila, nella località di<br />

Timpa del Gigante, a 1050 m di quota, documenta la presenza di<br />

vie di comunicazione tra lo Jonio e il Tirreno, lungo le valli dei fiumi<br />

Neto e Savuto e quella del lago Ampollino. È attestata anche<br />

un’industria in selce e, in mancanza di supporti di qualità migliore,<br />

anche in quarzite, calcare e marmo. Sono poi documentati macine,<br />

macinelli e pestelli, nonché scalpelli e asce in pietra verde levigata,<br />

a volte deposte in veri e propri ripostigli (a Capo Alfiere e a<br />

Casa Soverito).<br />

Un altro sito indagato stratigraficamente è quello di Capo Alfiere<br />

180, purtroppo danneggiato da fenomeni di erosione, da lavori<br />

agricoli e da sbancamenti moderni: una missione di scavo americana,<br />

intrapresa dal 1987 e diretta da C. Carter e J. Morter, ha messo<br />

in luce due tratti di muri perimetrali di fasi diverse, il più recente<br />

dei quali delimitava un’area di circa 100 mq, e due livelli insediativi<br />

riferibili a un orizzonte pre-stentinelliano (datato tra la fine del VI e<br />

l’inizio del V millennio a.C. in cronologia calibrata)e a uno pienamente<br />

stentinelliano (seconda metà del V millennio a.C. cal.) 181. In<br />

quello inferiore si è individuata un’area pavimentata in ciottoli 182 e<br />

in quello superiore è stato messo in luce un lembo di capanna con<br />

analoga pavimentazione e con focolare rivestito da lastrine in arenaria,<br />

accanto al quale erano stati incassati una macina e un mortaio<br />

in calcarenite 183. Informazioni ulteriori sulle strutture abitative<br />

provengono dai noduli di intonaco con impronte di pali a sezione<br />

squadrata, travetti, incannucciato e legacci. Una quantità davvero<br />

ingente di concotto (più di 1000 kg) è stata messa in luce anche<br />

180 Per Capo Alfiere si vedano MORTER 1990a, MORTER 1990b, MORTER 1992,<br />

MARINO 1992-93.<br />

181 La frequentazione del villaggio di Capo Alfiere risulta posteriore rispetto a<br />

quella del sito di Acconia, per il quale si dispone di una serie di date comprese tra<br />

5190±50 bc e 3910±60 bc (5750÷4550 BC cal.).<br />

182 Per questo livello inferiore si dispone di una datazione radiocarbonica, effettuata<br />

su un campione faunistico, di 4000±100 bc (5210÷4710 BC cal.).<br />

183 La cenere del focolare ha restituito la data di 3700±70 bc (4681÷4358 BC<br />

cal.); un livello di argilla concotta al di sopra del livello a ciottoli, forse pertinente<br />

a una fase di riutilizzo della struttura, è stato datato a 3500±60 bc (4459÷4222 BC<br />

cal.), mentre da una buca tagliata nel crollo derivante dal collasso delle strutture<br />

si ha la data 3460±80 bc (4369÷4040 BC cal.). Le date più recenti sembrerebbero<br />

indicare un certo attardamento della facies di Stentinello nel territorio di Capo<br />

Alfiere, che potrebbe essere confermato anche dalla cultura materiale. Non è<br />

infatti attestato vasellame dipinto nello stile di Serra d’Alto e nel livello superiore,<br />

oltre alle caratteristiche ceramiche stentinelliane, sono presenti recipienti inornati<br />

in ceramica fine con superfici rossastre o color crema lisciate, che, secondo D.<br />

Marino, sembrano preludere alla ceramica tipo Diana. MARINO 1996.<br />

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