Neolitico - ArcheoServer
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ginate e, contrastando con il colore della superficie di fondo, creano<br />
effetti di bicromia (ceramica cd. “bicromica”); successivamente<br />
appariranno ceramiche cd. “tricromiche”, in cui i motivi a bande<br />
sono marginati da linee di contorno più scure. Dopo uno sviluppo di<br />
sintassi decorative particolarmente complesse, con motivi dipinti di<br />
struttura meandro-spiralica e motivi plastici articolati, la facies finale<br />
del <strong>Neolitico</strong> vedrà la diffusione di un vasellame di forma piuttosto<br />
standardizzata, monocromo e a superfici lucide.<br />
Per la regione del Tavoliere foggiano, particolarmente ricca di testimonianze<br />
neolitiche, S. Tinè ha elaborato una tabella di successione<br />
di questi stili ceramici, suddividendo il <strong>Neolitico</strong> in varie fasi:<br />
rientrano nel <strong>Neolitico</strong> Inferiore le fasi denominate Prato Don Michele,<br />
Guadone, Lagnano da Piede e Masseria La Quercia; nel <strong>Neolitico</strong><br />
Medio quelle di Passo di Corvo, Scaloria Bassa, Cassano Ionio,<br />
Scaloria Alta e nel <strong>Neolitico</strong> Superiore quella di Diana-Bellavista. La<br />
sostanziale unitarietà di sviluppo del <strong>Neolitico</strong> dell’Italia meridionale<br />
ha fatto sì che questo schema, originariamente elaborato per<br />
l’area specifica del Tavoliere, sia stato spesso usato come falsariga<br />
per lo studio del <strong>Neolitico</strong> di tutto il settore meridionale della penisola.<br />
Gli scavi più recenti permettono di definire meglio questa cronologia<br />
relativa, da un lato associando datazioni assolute ai diversi stili<br />
ceramici, dall’altro evidenziando come essi non debbano essere<br />
considerati alla stregua di veri e propri paradigmi o “fossili guida”<br />
indicatori di fasi diverse. Le nuove scoperte mettono infatti in luce<br />
significative differenziazioni locali e altrettanto importanti associazioni<br />
tra vari stili, che non risultano dunque specifici ed esclusivi di<br />
un’unica fase cronologica. I più recenti scavi stratigrafici e le analisi<br />
statistiche condotte sui materiali recuperati, per esempio, mostrano<br />
all’interno del medesimo contesto stratigrafico una convivenza di<br />
ceramiche di stili diversi, i cui rapporti percentuali possono variare in<br />
senso diacronico, evidenziando dunque come le sequenze di stili<br />
siano definite da variazioni quantitative piuttosto che qualitative<br />
delle classi ceramiche, delle tecniche e dei motivi decorativi 151.<br />
151 MUNTONI 2000.<br />
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