Neolitico - ArcheoServer

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27.05.2013 Views

analoga è stata riscontrata anche in Grecia, dove questo periodo è noto per poche attestazioni, come quella della grotta Franchthi in Argolide, di altre grotte costiere e di un solo sito all’aperto localizzato nell’isola di Corfù. Questo dato porta dunque a ritenere plausibile che le comunità mesolitiche locali non fossero molto consistenti. Diversa è la situazione per la Sicilia, dove la grotta dell’Uzzo ha restituito una sequenza stratigrafica che consente di leggere la continuità e il passaggio graduale tra Mesolitico e Neolitico antico. Le datazioni radiometriche disponibili per questo sito sono quelle di un livello mesolitico (8120±90), di un livello di transizione Mesolitico/Neolitico (5960±70) e, infine, di una fase non iniziale del Neolitico antico (4800±70) 150 . La continuità stratigrafica consente di leggere l’evoluzione non solo nella cultura materiale ma anche nelle diverse strategie economiche: nei livelli immediatamente precedenti le prime manifestazioni neolitiche si registra infatti un forte incremento di attività collaterali alla caccia, come la pesca e la raccolta di frutti spontanei. Tra la fine del VI millennio e l’inizio del V subentra poi la domesticazione delle piante e degli animali. Questa differenza tra area orientale e occidentale sembra riflettere quella già riscontrata a livello generale a proposito della neolitizzazione dei Paesi mediterranei, con la diffusione da una parte della Ceramica Impressa e, dall’altra, del Cardiale. Le nostre conoscenze sul Neolitico dell’Italia meridionale derivano da fonti piuttosto eterogenee: si dispone infatti di collezioni di materiali ceramici e litici frutto di vecchi scavi, di raccolte di superficie o di recuperi fortuiti, ma anche di dati più complessi derivanti da moderni scavi pluridisciplinari. Questi ultimi mirano soprattutto a colmare molte lacune riguardo i caratteri e le funzioni delle varie strutture riconoscibili, gli aspetti paleoambientali e paleoconomici, nonché a definire meglio la griglia cronologica a disposizione. La periodizzazione del Neolitico dell’Italia meridionale si basa principalmente su alcune sequenze stratigrafiche di riferimento (per esempio Rendina, Trasano, Masseria Valente, Foggia-Villa Comunale, Lipari) e sull’avvicendarsi di differenti tecniche e stili nella decorazione del vasellame: da ceramiche con impressioni eseguite a crudo e coprenti si passa a decorazioni impresse più varie, organizzate secondo sintassi decorative geometriche, a decorazioni graffite. Segue poi la comparsa di ceramiche figuline (cioè realizzate con argilla depurata) dipinte con motivi a bande brune, bianche o rosse. Nelle più antiche ceramiche dipinte le bande non sono mar- 150 I livelli mesolitici all’interno della grotta hanno restituito le date 10.070±90; 9300±100; 9180±100; 9030±100 BP; quelli esterni alla grotta: 8330±80; 7910±70 BP MEULENGRATH et all. 1981. Due datazioni sono state effettuate con il metodo della racemizzazione degli aminoacidi sui resti di inumati della tomba Uzzo I (8600) e Uzzo IV (9500), BELLUOMINI & DELITALIA 1981. Altre datazioni radiocarboniche per il Mesolitico della Sicilia si hanno per la Grotta della Molara (8000±100 BP, AA. VV. 1996), per i livelli inferiori del Riparo di Perriere Sottano (8700±150 e 8460±70 BP, ARANGUREN & REVEDIN 1989-90). 101

ginate e, contrastando con il colore della superficie di fondo, creano effetti di bicromia (ceramica cd. “bicromica”); successivamente appariranno ceramiche cd. “tricromiche”, in cui i motivi a bande sono marginati da linee di contorno più scure. Dopo uno sviluppo di sintassi decorative particolarmente complesse, con motivi dipinti di struttura meandro-spiralica e motivi plastici articolati, la facies finale del Neolitico vedrà la diffusione di un vasellame di forma piuttosto standardizzata, monocromo e a superfici lucide. Per la regione del Tavoliere foggiano, particolarmente ricca di testimonianze neolitiche, S. Tinè ha elaborato una tabella di successione di questi stili ceramici, suddividendo il Neolitico in varie fasi: rientrano nel Neolitico Inferiore le fasi denominate Prato Don Michele, Guadone, Lagnano da Piede e Masseria La Quercia; nel Neolitico Medio quelle di Passo di Corvo, Scaloria Bassa, Cassano Ionio, Scaloria Alta e nel Neolitico Superiore quella di Diana-Bellavista. La sostanziale unitarietà di sviluppo del Neolitico dell’Italia meridionale ha fatto sì che questo schema, originariamente elaborato per l’area specifica del Tavoliere, sia stato spesso usato come falsariga per lo studio del Neolitico di tutto il settore meridionale della penisola. Gli scavi più recenti permettono di definire meglio questa cronologia relativa, da un lato associando datazioni assolute ai diversi stili ceramici, dall’altro evidenziando come essi non debbano essere considerati alla stregua di veri e propri paradigmi o “fossili guida” indicatori di fasi diverse. Le nuove scoperte mettono infatti in luce significative differenziazioni locali e altrettanto importanti associazioni tra vari stili, che non risultano dunque specifici ed esclusivi di un’unica fase cronologica. I più recenti scavi stratigrafici e le analisi statistiche condotte sui materiali recuperati, per esempio, mostrano all’interno del medesimo contesto stratigrafico una convivenza di ceramiche di stili diversi, i cui rapporti percentuali possono variare in senso diacronico, evidenziando dunque come le sequenze di stili siano definite da variazioni quantitative piuttosto che qualitative delle classi ceramiche, delle tecniche e dei motivi decorativi 151. 151 MUNTONI 2000. 102

analoga è stata riscontrata anche in Grecia, dove questo periodo<br />

è noto per poche attestazioni, come quella della grotta Franchthi in<br />

Argolide, di altre grotte costiere e di un solo sito all’aperto localizzato<br />

nell’isola di Corfù. Questo dato porta dunque a ritenere plausibile<br />

che le comunità mesolitiche locali non fossero molto consistenti.<br />

Diversa è la situazione per la Sicilia, dove la grotta dell’Uzzo ha restituito<br />

una sequenza stratigrafica che consente di leggere la continuità<br />

e il passaggio graduale tra Mesolitico e <strong>Neolitico</strong> antico. Le<br />

datazioni radiometriche disponibili per questo sito sono quelle di un<br />

livello mesolitico (8120±90), di un livello di transizione Mesolitico/<strong>Neolitico</strong><br />

(5960±70) e, infine, di una fase non iniziale del <strong>Neolitico</strong><br />

antico (4800±70) 150 . La continuità stratigrafica consente di leggere<br />

l’evoluzione non solo nella cultura materiale ma anche nelle diverse<br />

strategie economiche: nei livelli immediatamente precedenti le<br />

prime manifestazioni neolitiche si registra infatti un forte incremento<br />

di attività collaterali alla caccia, come la pesca e la raccolta di<br />

frutti spontanei. Tra la fine del VI millennio e l’inizio del V subentra<br />

poi la domesticazione delle piante e degli animali.<br />

Questa differenza tra area orientale e occidentale sembra riflettere<br />

quella già riscontrata a livello generale a proposito della neolitizzazione<br />

dei Paesi mediterranei, con la diffusione da una parte<br />

della Ceramica Impressa e, dall’altra, del Cardiale.<br />

Le nostre conoscenze sul <strong>Neolitico</strong> dell’Italia meridionale derivano<br />

da fonti piuttosto eterogenee: si dispone infatti di collezioni di<br />

materiali ceramici e litici frutto di vecchi scavi, di raccolte di superficie<br />

o di recuperi fortuiti, ma anche di dati più complessi derivanti<br />

da moderni scavi pluridisciplinari. Questi ultimi mirano soprattutto a<br />

colmare molte lacune riguardo i caratteri e le funzioni delle varie<br />

strutture riconoscibili, gli aspetti paleoambientali e paleoconomici,<br />

nonché a definire meglio la griglia cronologica a disposizione.<br />

La periodizzazione del <strong>Neolitico</strong> dell’Italia meridionale si basa<br />

principalmente su alcune sequenze stratigrafiche di riferimento (per<br />

esempio Rendina, Trasano, Masseria Valente, Foggia-Villa Comunale,<br />

Lipari) e sull’avvicendarsi di differenti tecniche e stili nella decorazione<br />

del vasellame: da ceramiche con impressioni eseguite a<br />

crudo e coprenti si passa a decorazioni impresse più varie, organizzate<br />

secondo sintassi decorative geometriche, a decorazioni graffite.<br />

Segue poi la comparsa di ceramiche figuline (cioè realizzate<br />

con argilla depurata) dipinte con motivi a bande brune, bianche o<br />

rosse. Nelle più antiche ceramiche dipinte le bande non sono mar-<br />

150 I livelli mesolitici all’interno della grotta hanno restituito le date 10.070±90;<br />

9300±100; 9180±100; 9030±100 BP; quelli esterni alla grotta: 8330±80; 7910±70 BP<br />

MEULENGRATH et all. 1981. Due datazioni sono state effettuate con il metodo della<br />

racemizzazione degli aminoacidi sui resti di inumati della tomba Uzzo I (8600) e<br />

Uzzo IV (9500), BELLUOMINI & DELITALIA 1981. Altre datazioni radiocarboniche per il<br />

Mesolitico della Sicilia si hanno per la Grotta della Molara (8000±100 BP, AA. VV.<br />

1996), per i livelli inferiori del Riparo di Perriere Sottano (8700±150 e 8460±70 BP,<br />

ARANGUREN & REVEDIN 1989-90).<br />

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