Documenti dei socialisti bolognesi sulla Resistenza PDF

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27.05.2013 Views

Ivan Kulicov per ricordare quanto era stato fatto dai partigiani sovietici. Di quella lettera pubblichiamo qui alcuni brani. Ricordiamo che altre notizie sui partigiani sovietici si trovano nella nota n. 21 del Diario della Matteotti di montagna. (1) Gastone Ferrari. (2) Michele Noidionov. (3) Di questa azione si parla nel Diario alla data del 24 settembre 1944. (4) Questa azione deve essere certamente quella riferita nel Diario alla data del 1° ottobre. Quel partigiano sovietico morto è quasi certamente Kisielov Alexej Kirillović, sepolto nel cimitero di Capugnano (da non confondere con l'altro sovietico inumato nel cimitero di Camugnano, del quale si parla nella nota precedente. Per la morte di Kirillovic vedere la nota n. 21 del Diario). 68

Secondo capitolo Seconda Brigata Matteotti di pianura «Otello Bonvicini» La brigata Matteotti di pianura — che si chiamò ufficiosamente seconda brigata Matteotti e, ufficialmente, quinta brigata «O. Bonvicini » della divisione Bologna — operò nella zona compresa tra Molinella, Medicina, Castelguelfo e Massalombarda. In questa parte della «bassa» agricola, tra Bologna e Ravenna, gruppi armati si erano andati costituendo subito dopo l'8 settembre, sotto la guida di Giuseppe Bentivogli il capo spirituale dei lavoratori molinellesi e di vecchi capolega, che non avevano piegato il capo davanti al fascismo, come Giulio Fattori. Nel molinellese, dove si trovava il gruppo più consistente, i primi partigiani si organizzarono a San Martino in Argine, Guarda, Selva Malvezzi e Alberino. Il primo faceva capo a Mario Tullini, il secondo ad Arduino Neri e Nevio e Evangelisti, il terzo a Werther Verri e l'ultimo a Roberto Lazzari. Nella vicina Massalombarda, in località Zeppa, s'era formato un altro nucleo del quale facevano parte Anselmo Martoni, Nans Marabini e Amilcare Basigni, mentre un gruppo a Medicina era guidato da Bruno Marchesi. Le bande armate di Molinella e Medicina, pur avendo avuto, sin dal marzo 1944, il riconoscimento ufficiale del CLN, non furono in grado di svolgere, almeno sino all'inizio dell'estate, una notevole attività militare. Tre erano le cause: 1) il CLN preferiva concentrare in montagna le brigate partigiane, per cui i gruppi che operavano nella «bassa» — considerata poco adatta per la guerriglia — erano continuamente invitati a trasferirsi sull'Appennino; 2) i giovani che desideravano entrare in queste bande venivano senz'altro inviati in montagna; 3) la mancanza di un comando unico che li coordinasse, 69

Secondo capitolo<br />

Seconda Brigata Matteotti di pianura<br />

«Otello Bonvicini»<br />

La brigata Matteotti di pianura — che si chiamò ufficiosamente<br />

seconda brigata Matteotti e, ufficialmente, quinta brigata «O.<br />

Bonvicini » della divisione Bologna — operò nella zona compresa tra<br />

Molinella, Medicina, Castelguelfo e Massalombarda. In questa<br />

parte della «bassa» agricola, tra Bologna e Ravenna, gruppi armati<br />

si erano andati costituendo subito dopo l'8 settembre, sotto la guida<br />

di Giuseppe Bentivogli il capo spirituale <strong>dei</strong> lavoratori molinellesi e<br />

di vecchi capolega, che non avevano piegato il capo davanti al<br />

fascismo, come Giulio Fattori.<br />

Nel molinellese, dove si trovava il gruppo più consistente, i primi<br />

partigiani si organizzarono a San Martino in Argine, Guarda, Selva<br />

Malvezzi e Alberino. Il primo faceva capo a Mario Tullini, il<br />

secondo ad Arduino Neri e Nevio e Evangelisti, il terzo a Werther<br />

Verri e l'ultimo a Roberto Lazzari. Nella vicina Massalombarda, in<br />

località Zeppa, s'era formato un altro nucleo del quale facevano<br />

parte Anselmo Martoni, Nans Marabini e Amilcare Basigni, mentre<br />

un gruppo a Medicina era guidato da Bruno Marchesi.<br />

Le bande armate di Molinella e Medicina, pur avendo avuto, sin<br />

dal marzo 1944, il riconoscimento ufficiale del CLN, non furono in<br />

grado di svolgere, almeno sino all'inizio dell'estate, una notevole<br />

attività militare. Tre erano le cause: 1) il CLN preferiva concentrare<br />

in montagna le brigate partigiane, per cui i gruppi che operavano<br />

nella «bassa» — considerata poco adatta per la guerriglia — erano<br />

continuamente invitati a trasferirsi sull'Appennino; 2) i giovani che<br />

desideravano entrare in queste bande venivano senz'altro inviati in<br />

montagna; 3) la mancanza di un comando unico che li coordinasse,<br />

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