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Documenti dei socialisti bolognesi sulla Resistenza PDF

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tere con lui, e al momento propizio, di cacciarlo dal potere. E quindi<br />

lo temette e ne meditò la soppressione. L'occasione gli si presentò<br />

quando Matteotti il 30 maggio 1924, armato di documenti<br />

inoppugnabili, propose alla Camera di annullare le elezioni a Deputato<br />

di tutti i fascisti eletti con violenza. Il colpo era mortale. Mussolini<br />

si impauri. E nell'impossibilità di confutare i dati e le verità<br />

del suo accusatore, preferì indicare Matteotti ai propri sicari come<br />

l'uomo importuno, che bisognava eliminare, se essi si volevano<br />

salvare e se volevano procedere nell'iniziata spogliazione dell'Italia.<br />

Ed infatti la sera del 10 giugno 1924, mentre Giacomo Matteotti<br />

rincasava, venne raggiunto da un gruppo di fascisti armati che, con<br />

violenza, lo caricarono su un'automobile e, dopo averlo assassinato,<br />

andarono a seppellirne il cadavere nel bosco della Quartarella<br />

presso Roma.<br />

Così fu consumato quello che uno <strong>dei</strong> più acuti scrittori politici<br />

de «La Critica Sociale» definì «il delitto di un regime».<br />

Ma anche in questo supremo momento, in cui il martire lasciava<br />

la vita per il proprio ideale, Giacomo Matteotti seppe mostrare<br />

sangue freddo e coraggio indomito, e mentre i suoi carnefici lo assassinavano,<br />

egli, con la calma e la forza che è il privilegio solo <strong>dei</strong><br />

giusti, proclamò, a monito degli avversari e delle future generazioni:<br />

«Uccidete me, ma l'idea che è in me non la ucciderete mai... la mia<br />

idea non muore... i miei bambini si glorieranno del loro padre...<br />

I lavoratori benediranno il mio cadavere... Viva il socialismo».<br />

L'assassinio di Giacomo Matteotti suscitò in tutto il Paese<br />

violente ondate di sdegno e di rivolta morale contro il regime<br />

fascista.<br />

La lotta antifascista si intensificò nel Paese e nel Parlamento.<br />

I vari partiti politici antifascisti si coalizzarono per denunciare i<br />

mandanti del crimine all'Alta Corte di Giustizia e, nell'attesa della<br />

convocazione di questa, proclamata la loro astensione, dai lavori<br />

parlamentari per incompatibilità morale con gli assassini di Giacomo<br />

Matteotti, costituirono il cosidetto «Aventino», organo coordinatore<br />

della lotta contro il fascismo per la restaurazione delle<br />

libertà statutarie e della moralizzazione della vita pubblica.<br />

Perché queste forze non riuscissero nel loro intento non è qui il<br />

caso e il momento di indagare.<br />

Non è però infondata né azzardata l'ipotesi che, in analoga<br />

situazione, Giacomo Matteotti avrebbe sicuramente proceduto più<br />

rapidamente e radicalmente, indirizzando lo slancio iniziale di<br />

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