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Documenti dei socialisti bolognesi sulla Resistenza PDF

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costrette ad abbandonare il paese».<br />

(21) Nella terza edizione si specifica che i morti e i feriti sono russi, mentre<br />

pare che sia morto solo un partigiano sovietico. Si chiamava Kisielioy Alexej<br />

Kirillović ed aveva 17 anni. Il giovane venne sepolto nel cimitero di Capugnano.<br />

Questo almeno risulta da quanto, il 12 dicembre 1966, ha scritto Nicolai Trifonov,<br />

che era il comandante del reparto sovietico, a Luigi Mari.<br />

Trifonov aveva scritto a Mari per ringraziarlo di avergli inviato il Diario<br />

storico della Matteotti, dato alle stampe nel 1964. Nella lettera, tra l'altro, era<br />

detto:<br />

«Con molta emozione leggo le pagine che parlano delle operazioni della<br />

brigata; guardo le carte e ci trovo i posti ben conosciuti; leggo con tristezza le<br />

pagine sul nostro capitano Toni che non visse fino al giorno della liberazione<br />

decisiva della sua patria e di cui io mi ricordo sempre con grande simpatia e<br />

stima.<br />

«Mi ha fatto molto piacere di aver trovato nel "Diario" anche il mio modesto<br />

nome. Sono molto contento che i compagni partigiani italiani non abbiano dimenticato<br />

me ed io li ricordo sempre.<br />

« «Vorrei fare soltanto due osservazioni al "Diario":<br />

1) A dirla franca io non ricordo che nella brigata di Matteotti siano rimasti<br />

morti tre russi. Mi pare che sia rimasto morto un russo e tre feriti, uno di loro<br />

(Michele Naidionov) gravemente. Però, io ricordo molto bene il nome del caduto. Io<br />

partecipai ai suoi funerali e feci anche un piccolo discorso. Il suo nome è Kisieliov<br />

Alexej Kirillović (nato nel 1927). Questo nome è tagliato anche <strong>sulla</strong> pietra della<br />

sua tomba a Capugnano. Io ci ho la foto di questa tomba (Spero, sia rimasta pure<br />

adesso). Così, il suo nome poteva essere incluso nel "Diario"<br />

2) "Pro domo sua". Dal "Dario" (si) può capire, che io portai in montagna un<br />

gruppo di prigionieri russi. In realtà io ho fatto l'evasione solo, e gli altri sono<br />

giunti da un altro posto. E ci incontrammo soltanto su Monte Cavallo. Però, vero è<br />

che più tardi, essendo più anziano degli altri, io diventai in certo senso organizzatore<br />

del gruppo russo».<br />

Trifonov conserva ancora — e ne ha mandato copia a Mari — una nota che<br />

Toni Giuriolo gli scrisse sul suo taccuino, prima del rimpatrio. Salutandolo, così<br />

scrisse:<br />

«I partigiani italiani porteranno sempre caro il ricordo <strong>dei</strong> compagni russi che<br />

si sono trovati con essi fianco a fianco nella comune lotta contro il nazi-fascismo.<br />

Questa simpatia non è nata soltanto dalle sofferenze e dai pericoli sostenuti<br />

insieme; ma ha la sua ragion d'essere anche in quell'ammirazione che noi tutti<br />

proviamo per il popolo russo, forte, coraggioso, capace <strong>dei</strong> più duri sacrifici e nello<br />

stesso tempo profondamente buono, disinteressato, silenzioso. Mi auguro di conoscere<br />

in un non lontano domani questo popolo più da vicino e sarò allora felice di<br />

rivedere qualcuna delle loro indimenticabili facce». Toni.<br />

«Quando il lavoro sarà lieto? Quando sicuro sarà l'amore? Quando una forte<br />

plebe di liberi dirà guardando nel sole "Illumina non ozi di guerre ai tiranni, ma<br />

la giustizia pia del lavoro"» (Carducci).<br />

(22) Nella seconda edizione si specifica che i feriti tedeschi furono due.<br />

(23) Nella terza edizione si dice presso Siila.<br />

(24) Nella seconda edizione si aggiunge anche la cattura di 5 pistole P.38.<br />

(25) Nella terza edizione si aggiunge: «... ad est del Reno, dal crinale sopra a<br />

Pòsola».<br />

24

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