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Documenti dei socialisti bolognesi sulla Resistenza PDF

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somma. Alla vostra prima occasione di venire in sù, che speriamo<br />

sia presto, accomoderemo ogni cosa.<br />

Forse, per ragioni cospirative e per guadagnare tempo, i<br />

rapporti col Comando M. li avrete direttamente, per ora però e fino<br />

ad ordine contrario, continuateli con noi.<br />

Per la donna che avete in consegna continuano le indagini e<br />

state pur sicuri che saremo precisi al più presto. Certamente che su<br />

di essa gravano grandi sospetti, occorre perciò non abbandonarla.<br />

Non vi raccomanderemo mai abbastanza di prepararvi minutamente<br />

nel campo militare. Non trascurate la zona di Molinella,<br />

agite ed operate d'accordo e ne sarà tanto di guadagnato. Diteci se<br />

la stampa vi è sufficiente o no.<br />

Saluti e buon lavoro.<br />

Nonno<br />

4/4/1945<br />

* Giuseppe Bentivogli, un umile capolega di Molinella, è una delle figure più<br />

nobili e significative della <strong>Resistenza</strong> e del socialismo italiano. Quando nacque, nel<br />

1885, Molinella era la terra <strong>dei</strong> braccianti, la categoria più povera e più sfruttata che<br />

esistesse. In un paese dove l'ottanta per cento delle famiglie erano braccianti, egli<br />

aveva avuto il «privilegio» di nascere nella casa di un cameriere che sapeva leggere e<br />

scrivere. Un altro grosso «privilegio», questo, in una società dove l'analfabetismo era<br />

quasi totale.<br />

Avviato al mestiere di meccanico di biciclette — un lavoro che gli avrebbe<br />

potuto garantire un avvenire tranquillo e sicuro — ancora giovanissimo legò la sua<br />

sorte a quella dello sterminato esercito <strong>dei</strong> braccianti. Per lui la «sacra famiglia<br />

contadina» era al centro del mondo agricolo di allora — del tutto diverso da quello<br />

di oggi, perché non ancora contaminato dall'industrializzazione — dove la terra era<br />

l'unico valore riconosciuto e certo e dove tutto era rapportato alla terra.<br />

E proprio la terra fu la grande posta in gioco nella lotta che agrari e contadini<br />

combatterono dal gennaio all'ottobre del 1920. Bentivogli — Liberei, come lo chiamavano<br />

i compagni, in omaggio al suo spirito aperto e tollerante — fu tra i massimi<br />

dirigenti di quello sciopero che si concluse con il patto Paglia-Calda, dal nome <strong>dei</strong><br />

due firmatari: Callisto Paglia per gli agrari e Alberto Calda per i lavoratori.<br />

Sconfitti al tavolo delle trattative, gli agrari si ripresero subito la rivincita scatenando<br />

le squadre fasciste contro le organizzazioni <strong>dei</strong> lavoratori. Dopo la vittoria <strong>dei</strong><br />

fascisti, Bentivogli — come Giuseppe Massarenti, il suo maestro spirituale, e come<br />

Paolo Fabbri, un altro capolega di Molinella — subì la dura sorte di migliaia di<br />

contadini e di braccianti.<br />

Bandito da Molinella — centinaia di famiglie molinellesi furono sradicate con la<br />

violenza e disperse in tutte le regioni d'Italia, — Bentivogli veniva aggredito dovunque<br />

si recasse. A Bologna fu bastonato e lasciato a terra senza vita. Almeno così<br />

credevano i fascisti, i quali, quando appresero che non era morto, si recarono all'ospedale<br />

dove lo avrebbero sicuramente finito, se un illustre e coraggioso medico,<br />

Bartolo Negrisoli, non si fosse opposto.<br />

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