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1 DIARIO DI UNA RESISTENZA - 55° brigata Rosselli

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Mio zio Luigi, fratello di mio padre, andò volontario istriano e quindi cittadino austriaco, come<br />

maggiore nell’esercito italiano della Prima guerra mondiale. Allo scoppio della guerra si trovava a<br />

Firenze ove frequentava la Facoltà di architettura.<br />

A Caporetto difese fino all’ultimo il ripiegamento delle nostre linee, quando la scheggia di una<br />

granata lo colpì alla colonna vertebrale che gli conferì il riconoscimento di “Grande invalido”. Per quel<br />

suo eroico comportamento venne citato, con un articolo di encomio, sul quotidiano «Regime fascista» e<br />

proposto per una medaglia al valore.<br />

Un giorno, a seguito di un diverbio col federale di Milano, alla presentazione del libro di un autore<br />

istriano, indicato come grande eroe, mentre era un accanito austriacante antitaliano, concittadino di<br />

mio zio, che ben conosceva, viste inutili le sue rimostranze, prese la tessera del partito e la stracciò. Poi<br />

scrisse una lettera all’autorità competente con la quale dichiarava di rifiutare la pensione di grande<br />

invalido rilasciata da uno stato fascista che lui non poteva riconoscere.<br />

A seguito di ciò, anziché il conferimento della medaglia al merito, venne radiato dall’albo<br />

professionale degli architetti e non poté più lavorare con il suo nome.<br />

Un giorno lo sentii dire a mio padre che se avesse avuto un figlio che intendesse andare volontario<br />

per l’Italia avrebbe preso la rivoltella e lo avrebbe ucciso prima lui. Non ebbe figli e morì prima di<br />

sapere che io fossi andato volontario partigiano. E ciò evitò la sua probabile amarezza.<br />

Lamberto 44 Caenazzo<br />

2008/La Resistenza continua<br />

44 “Lamberto” era il nome di battaglia di mio zio Luigi Caenazzo, volontario istriano durante la “Grande guerra 1915-<br />

18”, nell’esercito italiano col grado di maggiore.<br />

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