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1 DIARIO DI UNA RESISTENZA - 55° brigata Rosselli

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Con qualche ammaccatura, giungiamo, infine, tutti in piazzale Loreto e, davanti al cippo che<br />

ricorda il martirio dei nostri compagni uccisi dal fuoco fascista, concludiamo con un breve comizio<br />

la cerimonia di commemorazione che ci avevamo imposto.<br />

Questo era il risultato della politica “democratica” nata dal sacrificio di tanti partigiani.<br />

Agosto 1947<br />

Usufruendo della legge per il collocamento degli ex partigiani e dei deportati reduci dai campi di<br />

concentramento tedeschi, vengo assunto al Touring club italiano, con l’appoggio di Travaglini e la<br />

raccomandazione del nuovo Prefetto avvocato Troilo, ex Comandante partigiano che aveva<br />

combattuto sulla Maiella. Il Capo gabinetto della Prefettura è sempre il dottor Franco De Filippo<br />

del Partito italiano del lavoro.<br />

Vengo ricevuto freddamente, i vari dirigenti sono tutti ex-camicie nere, trovo invece molta<br />

solidarietà tra i redattori con i quali si instaura un rapporto di vera amicizia che durerà negli anni.<br />

Durante la guerra il Touring club italiano, allora fascistizzato in Cti (Consociazione turistica<br />

italiana), aveva collaborato attivamente con le forze armate tedesche nell’aggiornamento delle<br />

carte topografiche militari, usate sul fronte in guerra, ma soprattutto nei rastrellamenti in<br />

montagna, contro le brigate partigiane. In compenso l’Ufficio cartografico poteva beneficiare di<br />

generosi supplementi di generi alimentari nella loro mensa esclusiva a Merate, dove si era<br />

trasferito presso l’Osservatorio. Inoltre aveva ceduto il proprio albergo Touring al Comando<br />

tedesco che vi aveva insediato l’ufficio staccato “Dipartimento armamenti” del Ruk.<br />

Tra i dirigenti, quello che manifesta maggiore insofferenza nei miei confronti è il Capo del<br />

personale colonnello Reisoli. Solo molti anni dopo ne compresi il motivo leggendo sul volume<br />

della «Storia della Resistenza» di P. Secchia e F. Frassati, volume secondo, a pag. 879, quanto<br />

segue:<br />

“.... come a Torino dove da alcuni mesi era sorto un movimento autodefinitosi ‘Nuovo risorgimento<br />

italiano’, capeggiato da un colonnello, certo Reisoli. Costui aveva tracciato un programma riassunto in<br />

sette punti:<br />

1° Dare vita ad un movimento ‘apolitico’(sic!) capace di a mantenere l’ordine pubblico nel momento in<br />

cui i vari partiti intendessero imporre con la violenza la loro volontà (“Decina divisione Matteotti” ?);<br />

2° Costituire a tale scopo una forza armata (“Gladio” e “P2”) capace di fronteggiare la situazione<br />

avvenire e permettere al Nri (Nuovo risorgimento italiano) di impadronirsi dei poteri governativi al<br />

momento opportuno (vedi i vari tentativi di” colpi di stato” del colonnello Borghese e del generale De<br />

Lorenzo);<br />

3° impedire l’avvento al potere di ogni forma di governo totalitario (leggi potere popolare, vedi il<br />

“Piano Denagnetize” e il “Piano Solo”);<br />

4° rispettare nel frattempo i diritti d’occupazione tedeschi e biasimare, finché non sarà dato di opporsi,<br />

ogni atto di violenza contro di essi e contro le proprietà private commessi da «bande ribelli» (leggi<br />

brigate partigiane);<br />

5° Accettare tutte le adesioni, eccezion fatta per i comunisti, comprese quelle dei militari in servizio,<br />

specie degli ufficiali che hanno prestato giuramento siano o no in servizio attivo nell’esercito<br />

repubblicano;<br />

6° Appoggiarsi per il finanziamento agli industriali e al clero. Fare buon viso alle autorità fasciste dalle<br />

quali si dovrebbero ereditare i poteri governativi (come in effetti avvenne) ;<br />

7° Suddividere le forze armate in piccole unità di nove uomini l’una, denominate ‘Fiamma’ (curioso<br />

riferimento a quello che sarà il simbolo del “Movimento sociale fascista” e a quello di Storace “La<br />

Fiamma”); i primi nuovi aderenti e animatori costituiranno la «Fiamma» madre. Ognuno a sua volta<br />

costituirà la propria «Fiamma» (forse tricolore?)”.<br />

“Oltre al colonnello Reisoli facevano parte del Nri alcuni alti ufficiali che tenevano collegamenti col<br />

federale fascista Solaro, con Vittorio Valletta della Fiat, col vescovo di Torino ed altri notabili. Il<br />

Reisoli esagerava certamente la forza del suo movimento, millantando di aver a disposizione oltre<br />

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