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1 DIARIO DI UNA RESISTENZA - 55° brigata Rosselli

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Siamo sfiduciati, ci sentiamo traditi, per cosa abbiamo lottato e fatto tanti sacrifici rischiando ogni<br />

giorno la vita, con quale autorità questi venuti dal sud hanno il diritto di darci degli ordini?<br />

Ma i nostri comandanti delle Divisioni partigiane “Garibaldi” e di “Giustizia e libertà” dove<br />

sono?<br />

Disbrigate le ultime pratiche relative alla sistemazione dei partigiani, ai loro compensi, ecc. si<br />

decide lo scioglimento della <strong>brigata</strong>, il 18 maggio tutti a casa.<br />

Travaglini e io ci rifugiamo per qualche giorno a Carnago, nel Varesotto, a casa dei suoceri, per<br />

evitare ulteriori persecuzioni da parte del Comando piazza di Milano del Corpo volontari della<br />

libertà che, ironia della sorte, avrebbe dovuto proteggerci contro i fascisti mentre la loro unica<br />

occupazione fu quella di salvare Graziani, Borghese, Gelormini, ecc.! Ma dove siamo finiti?<br />

Quante speranze deluse, quanti martiri per un’ideale tradito. Ora sono arrivati gli americani e<br />

con loro la restaurazione. I fascisti, collusi con gli alleati e con alcuni partiti del Comitato di<br />

liberazione, continuano a comandare, indisturbati, tutti condonati, assieme agli industriali che si<br />

erano arricchiti collaborando con i tedeschi.<br />

Il popolo festeggia la fine della guerra, nei cortili e nelle fabbriche alla sera si balla, tutti sono<br />

felici, noi siamo tristi pensando ai nostri morti e con loro ai nostri ideali. Abbiamo perso ogni<br />

speranza che l’Italia possa diventare un paese normale.<br />

25 aprile 1946<br />

Parri è a Milano, si prevede una grande manifestazione per commemorare l’anniversario della<br />

Liberazione dal fascismo, viene però imposto dalle autorità alleate che la manifestazione dovrà<br />

svolgersi soltanto rinchiusi all’interno delle mura del Castello Sforzesco. Il corteo che avremmo<br />

voluto effettuare ci viene negato “per non turbare l’ordine pubblico”.<br />

Finito il comizio, col quale Parri chiarisce anche il motivo delle dimissioni del suo Governo, a<br />

causa dei divieti imposti dagli alleati a un rinnovamento politico, esorta tutti noi a tornare a casa<br />

tranquillamente, essendo stata negata l’autorizzazione a manifestare al di fuori delle mura.<br />

Noi non ci stiamo e siamo veramente in tanti a voler rendere omaggio ai nostri caduti nel luogo<br />

simbolo dei crimini fascisti: piazzale Loreto. Usciamo quindi inquadrati decisi a sfilare per la città,<br />

ignorando l’assurdo e provocatorio divieto.<br />

All’imbocco di via Dante, in largo Cairoli, all’uscita da piazza Castello, troviamo schierata la<br />

polizia che ci blocca per impedirci di proseguire.<br />

Dietro spingono e io mi trovo in prima fila davanti ai poliziotti, capisco che sarebbe stato inutile<br />

tentare di proseguire forzando quel blocco degli agenti armati fino ai denti (probabili ex<br />

repubblichini riciclati). Conoscendo bene la zona, tento una diversione e guido la testa del corteo<br />

verso via Camperio, gli altri capiscono e mi seguono, e siamo veramente in tanti. Aggirando<br />

quindi il posto di blocco della polizia, sbuchiamo in via Meravigli, quindi in piazza Cordusio e, per<br />

via Mercanti, in piazza del Duomo, sventolando le nostre bandiere partigiane. Qui, solo qualche<br />

mese prima, saremmo stati accolti con applausi e abbracci, ora invece è un fuggi fuggi di gente<br />

seduta ai tavolini nei pressi dei Portici settentrionali e della Galleria, spaventati da quella massa di<br />

bandiere rosse che attraversa la piazza per imboccare corso Vittorio Emanuele, cantando gli inni<br />

della Resistenza. Forse credono che sia iniziata la rivoluzione, tanto temuta dagli alleati, dal Clero,<br />

e dalla borghesia, che stampa e radio ne divulgava l’imminente pericolo da giorni.<br />

Siamo giunti a questo punto! La propaganda della “nuova” democrazia è rimasta al servizio dello<br />

straniero: alleati e Vaticano. Ma quando l’Italia diverrà un paese libero, democratico, normale?<br />

Nel frattempo, al posto di blocco in via Dante, un poliziotto viene misteriosamente colpito da un<br />

colpo di pistola e nessuno si era accorto della nostra manovra diversiva che aveva beffato<br />

l’agguerrito sbarramento poliziesco. Solo più tardi, quando il nostro corteo marcia, sempre più<br />

numeroso, in corso Buenos Aires e si appresta a giungere piazzale Loreto, viene raggiunto dalle<br />

camionette dei poliziotti che ci aggrediscono selvaggiamente con manganelli, calci dei fucili e<br />

pugni, tentando disperatamente ma inutilmente di disperderci.<br />

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