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1 DIARIO DI UNA RESISTENZA - 55° brigata Rosselli

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di Mandello, né dai contadini che avevano sempre fornito la <strong>brigata</strong>, nonostante che lui offrisse di<br />

pagare quei generi alimentari anche di più del già caro prezzo della borsanera, che normalmente<br />

veniva richiesto.<br />

E come, alla fine, dovettero abbandonare la montagna dopo aver vissuto per vari giorni nascosti<br />

nella Grotta di Pompeo, poiché i repubblichini avevano bruciato tutti i rifugi e le baite. Il 20<br />

novembre avevano ricevuto anche un misterioso lancio dagli alleati, era un lancio di armi richiesto<br />

dai compagni della <strong>brigata</strong> che si erano consegnati ai fascisti, i quali si premurarono di salire da<br />

Mandello per recuperarle 40.<br />

In centro c’è il duce che parla, qualcuno accorre per sentirlo, io mi trovo nei pressi ma mi rifiuto<br />

di andare ad ascoltare.<br />

17 dicembre1944<br />

Travaglini ci fornisce l’indirizzo di un gruppo di persone del Partito italiano del lavoro, uno di<br />

questi era il musicista Teo Usuelli che abitava al Giambellino, suo padre è un fabbricante di<br />

biciclette. Tramite lui abbiamo conosciuto l’architetto Giancarlo De Carlo col quale ci incontriamo<br />

spesso a casa sua in via Romolo.<br />

Lui ci illustra i programmi del loro partito, le loro idee, i loro progetti per il futuro. Sono idealisti<br />

non uomini d’azione, nei frequenti incontri ci istruiscono sui vari movimenti rivoluzionari europei<br />

e nel mondo, passati e recenti, si parla d’arte, dell’espressionismo francese, di musica e,<br />

naturalmente, di politica. È per noi una scuola di cultura, Remo ne è affascinato e segue queste<br />

lezioni con la massima attenzione. Durante quegli incontri conosciamo altri esponenti di quel<br />

partito, si discute su cosa si dovrà fare dopo, collaboriamo nella redazione del loro giornale «La<br />

voce del popolo», che provvederemo a distribuire assieme alla stampa politica clandestina.<br />

Con alcuni di loro si manterrà un costante rapporto di amicizia anche dopo la Liberazione.<br />

20 dicembre 1944<br />

Cintinuano i contatti, sempre più frequenti, con gli esponenti della direzione del Partito italiano<br />

del lavoro, sono con Rino Spada, Sandro Krachmalnikoff, Giancarlo De Carlo, Teo Usuelli, Gino<br />

Crosti, Otello Santini, Delfino Insolera e Gerolamo Dolmetta.<br />

Proseguono intanto le azioni di volantinaggio e le riunioni in casa di Giancarlo, alle quali ora<br />

partecipa, nascosto in una stanza attigua, un’altra persona che per la sua posizione non può farsi<br />

riconoscere da noi. Verremo a sapere solo dopo la Liberazione che era il dottor Franco De Filippo,<br />

Capo gabinetto alla Prefettura di Milano, amico di Travaglini, rimasto al suo posto anche dopo la<br />

Liberazione col nuovo Prefetto avvocato Troilo, Comandante partigiano della Brigata “Maiella”.<br />

Gennaio 1945<br />

Un giorno Marcello mi propone di compiere, con la mia squadra, un’azione di volantinaggio e<br />

distribuzione di stampa clandestina tra i lavoratori della Cge, durante l’orario della mensa. Gli<br />

faccio notare che quell’azione avrebbe significato per noi l’inevitabile ritorno alla clandestinità,<br />

cosa che non ci potevamo permettere per un’azione di semplice propaganda. In quella ditta<br />

lavoravano diverse persone che abitavano nel nostro quartiere e ci avrebbero sicuramente<br />

riconosciuto, era troppo rischioso. Quindi non accettai, non ritenevo che l’azione meritasse il<br />

sacrificio che avremmo dovuto affrontare poi.<br />

15-16 febbraio 1945<br />

Fulvio viene da me, è trafelato e mi dice che le nostre armi erano state rubate. Le tenevamo<br />

nascoste in uno scantinato, all’interno di un cunicolo, appese a un filo di ferro. Vicino alle armi,<br />

40 Vedi «L’origine della nostra democrazia malata».<br />

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