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Considerazioni sulla 89° brigata Garibaldi Gianni e Giovanni Poletti ...

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Bergamo….li portavo attraverso i Resinelli a Olcio a pigliare il treno, li nascondevo nei<br />

carri-merce e li portavo a Dorio; lì c’erano i barcaioli che li portavano a Domaso e da<br />

Domaso a Livo dove c’erano le guide che li portavano in Svizzera.” (…) 16<br />

Anche a Mandello del Lario, nonostante i primi sbandamenti, il coagulo di questi uomini<br />

avviene già nell’ottobre 1943 attorno alla figura di Galdino Pini (“Pietro”), ex ufficiale<br />

dell’Esercito, in contatto con il Colonnello Umberto Morandi (“Lario”) e con Gianbattista<br />

Todeschini a Premama, Tenente degli Alpini.<br />

Sono uomini, i colonnelli Pini e Morandi, che parlano la stessa lingua, si intendono, hanno<br />

una mentalità comune. Lo dimostra la fitta corrispondenza tra i due, con quel taglio<br />

ossequioso della burocrazia militare, corrispondenza che continua anche per tutto l’ottobre<br />

del 1944, quando cioè si è già costituito il Raggruppamento delle <strong>brigata</strong> <strong>Garibaldi</strong> e “Lario”<br />

(Morandi) ne è il comandante militare mentre “Pietro” (Pini) è nello Stato maggiore.<br />

Una casa di proprietà Pini, la Gardata, posta su di uno sperone lungo il sentiero che da<br />

Rongio (Mandello del Lario) va ad Era, diventa il comando della “Cacciatori delle Grigne”.<br />

Verrà bruciata durante i rastrellamenti dell’autunno 1944.<br />

Un altro gruppo, piuttosto consistente, si insedia a Era intorno alla figura di Lino <strong>Poletti</strong><br />

(“Claudio”) già ad inizio ottobre 1943 e riceverà continui uomini provenienti da Mandello<br />

del Lario, dai paesi vicini e dalla pianura.<br />

Dalla testimonianza di Giulio Silvestrini di Lierna si ha una chiara idea dello “sbandato”<br />

che arriva in Era, sopra Mandello del Lario:<br />

(…) “Andai a Milano sul mio posto di lavoro per guadagnare qualche soldo. Per evitare le<br />

retate dovetti scappare e tornare a casa. Oscar Barindelli e Lino <strong>Poletti</strong> che si trovavano in<br />

località "Era", zona delle Grigne, mi chiesero di unirmi a loro. Per un po' sono rimasto a<br />

Lierna dove avevo legato con molti giovani della mia età. Venni ritenuto responsabile di<br />

essere sobillatore e per questo, motivo di rappresaglie. Loro vennero minacciati che gli<br />

avrebbero bruciato i caselli.<br />

Poi mi sono deciso e sono salito a Era con i partigiani. Ero al comando con Oscar e Lino.”<br />

(...) 17<br />

Dalle testimonianze 18 raccolte si ha una precisa idea delle condizioni di vita degli uomini,<br />

della continua lotta per la sopravvivenza e per non sentire i morsi della fame.<br />

Racconta Bruna Bonato Barindelli:<br />

(…) “Mi hanno fatto tanta pena a vedere come erano conciati. Io ho visto la vita che<br />

facevano dentro a Era, proprio da bestie selvatiche. Facevano sempre polenta, ma il sacco<br />

della farina era là in qualche cascina alla mercé di tutti gli insetti e quando dovevano<br />

mangiare c’era sempre da spulciare il verme della polenta.<br />

La signora Locatelli, moglie dell’Ulisse Guzzi, mandava su i formaggi, ma freschi dove li<br />

mettevano? (...) i vermi camminavano quasi da soli (…)mi facevano proprio pena, non<br />

16<br />

Lino <strong>Poletti</strong>, da una registrazione di un suo intervento alla scuole elementari “S. Pertini” di Mandello<br />

17<br />

Aurelio Goretti, “Testimonianze di guerra: vicende liernesi”, :ed. Comune di Lierna, Lierna 2003, pagg. 96 e<br />

seg.<br />

18<br />

Ferruccio Barutti, Adelio Bonacina, Marco Gaddi, Bruna Bonato-Barindelli, Mariuccia <strong>Poletti</strong> (sorella di<br />

<strong>Giovanni</strong>), Innocente <strong>Poletti</strong> e altri.<br />

7

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