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Considerazioni sulla 89° brigata Garibaldi Gianni e Giovanni Poletti ...

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Dai primi di novembre 1944 sulle pendici delle Grigne restano in montagna Galdino Pini,<br />

Oscar Barindelli, Carlo Tragliavini ed alcuni “milanesi”, mentre rientrano nel comasco<br />

Ferrari (“Filippo”) e Mario Tonghini (“Stefano”).<br />

Scrive il vicecomandante “Neri” (Luigi Canali) il 6 dicembre 1944:<br />

(...) “Va elogiato lo spirito che ha guidato "Filippo" nella redazione del documento, inteso a<br />

fornire elementi di giudizio ai Comandi superiori ed a contribuire per quanto possibile<br />

all'opera di ricostruzione dell'unità garibaldina anzidetta. Poiché questo Comando è<br />

informato che sia Filippo, sia altri elementi che lo accompagnavano dalla Brigata "<strong>Poletti</strong>" al<br />

Battaglione "Nannetti" della 52/A Brigata, hanno già trovato un utile impiego,che li scioglie<br />

da ogni impegno con la formazione di provenienza, lasciandoli liberi di optare per altra<br />

unità del raggruppamento” (...) 63<br />

Si può affermare che, a questo punto, la 89ª <strong>brigata</strong> <strong>Poletti</strong> cessi di esistere per il Comando.<br />

Pini e Barindelli non si consegnano e con loro restano in montagna pochi partigiani: una<br />

ventina uomini in Gardata.<br />

Gli altri rientrano: una trentina viene assunta alla Moto Guzzi, altri in alcune fabbriche locali,<br />

qualcuno riesce a restare sbandato anche lungo il lago.<br />

Il colpo finale alla <strong>brigata</strong> lo danno i fascisti.<br />

Con un rastrellamento tra la fine di ottobre e i primi di novembre 1944 bruciano le baite di<br />

Era, il rifugio Elisa e viene danneggiato il rifugio Rosalba.<br />

Sull’altro versante del Grignone incendiano la Capanna Monza, il rifugio Pialleral e arrivano<br />

<strong>sulla</strong> vetta bruciando la Capanna Brioschi.<br />

Nell’ autunno 1944, “Lario” (col. Morandi), e con lui Pini, lavora su un doppio binario. Da<br />

un lato accetta un compromesso con “Neri” (responsabile militare del Pci) e mantiene il<br />

comando delle brigate <strong>Garibaldi</strong>, 1ª e 2ª Divisione, dall’altra la sua formazione di tipo<br />

militare lo spinge ad accordi con gli alleati per prepararsi al momento dell’insurrezione.<br />

Dopo il 28 ottobre 1944 Pini non rientra a Mandello del Lario ma resta assieme a Oscar<br />

Barindelli in montagna e si adopera per risolvere i problemi degli sbandati e dei dispersi dal<br />

duro rastrellamento messo in atto in Valsassina.<br />

Il suo ruolo è riconosciuto da vari partigiani: da Piero Magni, “Pedro”, di Introbio, in una<br />

testimonianza, da “Sam” nel suo diario; trova riscontro anche in alcune lettere spedite da<br />

Gianbattista Todeschini di Premana (“Battista”). Quest’ultimo si sta adoperando per il rientro<br />

di alcuni sbandati in Valvarrone, come operai o della Todt o di qualche azienda della zona.<br />

Cosi si legge in “Vit de quai sort”:<br />

(...) “Il 15 dicembre 1944 dalla questura di Como giungeva in Comune la seguente richiesta:<br />

- Al fine di regolarizzare definitivamente la posizione di tutti gli sbandati, renitenti e disertori<br />

(…) occorre far pervenire a questo ufficio l'elenco di tutti i giovani presentatisi. (...)<br />

E da Premana partì un: "ELENCO DEI GIOVANI CHE SI SONO PRESENTATI IN<br />

QUESTO COMUNE IN SEGUITO AD INTERESSAMENTO DEL SIGNOR COLONNELLO<br />

PINI".<br />

Il primo nome dell'elenco è quello del Tenente Todeschini, seguito da altri 17 nomi, tre dei<br />

quali risultano poi segnati con una crocetta e non si consegneranno. Tredici degli elencati<br />

sono premanesi ed oriundi; uno è certo Lucchetta Luigi, ex carabiniere di Udine.” (...) 64<br />

63<br />

Al Comando battaglione Nannetti, Fondo Istituto Gramsci, Brigate <strong>Garibaldi</strong>, doc 01297, ISCCo “A.<br />

Perretta.”.<br />

64<br />

Antonio Bellati Vit de quai sort : un paese, una dittatura, una guerra, una resistenza / [Premana] : Il Corno,<br />

[1998] pag. 560<br />

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