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Questo libro è <strong>di</strong>sponibile anche in versione a stampa:<br />
PAGINE: 156<br />
PREZZO euro: 14,50<br />
ISBN: 978-88-6307-455-0
FILIP FROMELL<br />
LA LUNA<br />
A SCACCHI<br />
www.0111e<strong>di</strong>zioni.com
www.0111e<strong>di</strong>zioni.com<br />
www.labandadelbook.it<br />
LA LUNA A SCACCHI<br />
Copyright © 2012 Zerounoun<strong>di</strong>ci<br />
E<strong>di</strong>zioni<br />
ISBN: 978-88-6578-153-1<br />
In copertina: Immagine a cura <strong>di</strong><br />
Davide Rossetti
«Non <strong>di</strong>fendete i mostri!»<br />
«Perché mostri? Quando nasce un cieco,<br />
un i<strong>di</strong>ota, un omicida,<br />
questo ci sembra <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ne, come se<br />
l’or<strong>di</strong>ne ci fosse noto,<br />
come se la Natura agisse secondo un<br />
fine!»<br />
(Gustave Flaubert, Bouvard et Pécuchet)<br />
I’m a howlin’ wolf<br />
I’ve been howlin’ all ‘round your door<br />
I’m a howlin’ wolf<br />
I’ve been howlin’ all ‘round your door<br />
I see your smilin’ face<br />
You won’t hear me howl no more<br />
(Muddy Waters, Howlin’ Wolf)
A mio padre
Bianca. Finalmente la stanza sarebbe<br />
tornata a essere bianca.<br />
Le indagini della polizia non avevano<br />
provato nulla e anche se la Scientifica<br />
non aveva chiarito la causa dei solchi<br />
sul muro, il caso era stato archiviato<br />
come suici<strong>di</strong>o.<br />
Non correva più nessun pericolo, ma<br />
non se la sentiva <strong>di</strong> chiamare il pittore.<br />
Nessuno doveva entrare nella stanza.<br />
Non ancora, almeno.<br />
L’avrebbe fatto da sola. Era abituata a<br />
fare le cose da sola.<br />
Aveva pre<strong>di</strong>sposto tutto il necessario sul<br />
pavimento: vecchie lenzuola, carta <strong>di</strong><br />
giornale, rulli, pennelli e barattoli <strong>di</strong><br />
colore.<br />
Bianco.<br />
Amava il bianco.
Una scala. Per il soffitto.<br />
Le macchie erano arrivate a quattro<br />
metri d’altezza, ma non era nulla in<br />
confronto alle pareti. Non sembrava<br />
neanche più sangue, tanto era scuro e<br />
rappreso.<br />
Sorrise.<br />
Di solito si parte dal basso. Una<br />
carriera inizia dal basso, un grattacielo<br />
si costruisce dal basso, lei stessa era<br />
partita dal basso, da molto in basso, ma<br />
una stanza si imbianca dall’alto.<br />
Ed è da lì che iniziò.<br />
Il rullo fu inghiottito dalla vernice con<br />
un denso gorgoglio e pensò che avevano<br />
fatto tutti la stessa fine.<br />
Erano spariti tutti.<br />
L’unica cosa che adesso importava era<br />
ridare alla stanza il suo bianco naturale.<br />
Perché il bianco non fa domande.<br />
Il bianco avrebbe coperto le macchie.
Poi c’era da pensare alle sbarre. Di<br />
certo non ce l’avrebbe fatta a toglierle<br />
da sola.<br />
Ma prima il sangue.<br />
Il sangue andava tolto subito.
15 giugno – 19:02<br />
Alida chiamò Luca sul cellulare quattro<br />
volte prima <strong>di</strong> preoccuparsi seriamente.<br />
Il caldo che i notiziari annunciavano<br />
dall’inizio della settimana era arrivato<br />
silenzioso come una nube <strong>di</strong> gas, ma non<br />
per quello aveva la fronte e i palmi delle<br />
mani umi<strong>di</strong> e appiccicaticci.<br />
Perché non rispondeva?<br />
Nell’elegante appartamento all’ultimo<br />
piano <strong>di</strong> viale Romania, a un isolato da<br />
viale Parioli, il silenzio era rotto soltanto<br />
dal televisore acceso. Nessuno lo stava<br />
guardando. Alida era troppo tesa per<br />
starsene in poltrona.<br />
Dopo aver percorso una quin<strong>di</strong>cina <strong>di</strong><br />
chilometri per tutta casa riducendo lo
stress sgranocchiando una serie infinita<br />
<strong>di</strong> grissini, entrò scalza in cucina e aprì<br />
l’agenda alla lettera D. Prima <strong>di</strong> far<br />
partire la chiamata contemplò il cordless,<br />
sperando fino all’ultimo <strong>di</strong> sentirlo<br />
squillare.<br />
Era una donna razionale, moderata,<br />
sapeva quanto Luca apprezzasse il suo<br />
equilibrio, ma <strong>di</strong>screzione non significa<br />
totale <strong>di</strong>sinteresse nei confronti del<br />
proprio compagno.<br />
Il telefono non suonò e nessuno alleviò<br />
le sue pene informandola che era rimasto<br />
bloccato nel traffico del Muro Torto.<br />
Alida guardò <strong>di</strong> nuovo l’ora.<br />
<strong>La</strong> possibilità che Luca se ne fosse<br />
<strong>di</strong>menticato le provocava violente<br />
palpitazioni al centro del petto che la<br />
indussero a o<strong>di</strong>arlo.<br />
Perché doveva stare così male?
Perché doveva farla stare così male?<br />
Tornò in salone, spense il televisore e<br />
fissò lo schermo sul quale si rifletteva la<br />
sua esile figura vestita <strong>di</strong> bianco.<br />
Il bianco era entrato nella sua vita<br />
insieme ai conigli.<br />
Si vestiva così per loro, in segno <strong>di</strong><br />
rispetto dal giorno in cui la loro carne<br />
era <strong>di</strong>ventata in<strong>di</strong>spensabile.<br />
Era stata un’idea <strong>di</strong> Luca. Una proposta<br />
che inizialmente aveva <strong>di</strong>sapprovato, ma<br />
che adesso, ripensando a quanto le aveva<br />
giovato, considerava l’intuizione più<br />
azzeccata mai uscita dalla testa <strong>di</strong> suo<br />
marito.<br />
I conigli funzionavano da sedativo. E<br />
non solo. Facevano anche in modo che la<br />
notte passasse più in fretta.<br />
Guardò il telefono e pensò che se Luca<br />
voleva cacciarsi nei guai era libero <strong>di</strong>
farlo. Almeno avrebbe imparato la<br />
lezione.<br />
Certo, brava Alida, bravissima! E poi?<br />
Le conseguenze sarebbero state<br />
catastrofiche. Le passò in rassegna una<br />
dopo l’altra e con sgomento realizzò che<br />
conducevano tutte allo stesso epilogo.<br />
Sarebbero risaliti a lei nel giro <strong>di</strong> poche<br />
ore.<br />
Finalmente si decise. Fece partire la<br />
chiamata e avvicinò il cordless<br />
all’orecchio.<br />
Primo squillo.<br />
Stamattina gliel’ho riba<strong>di</strong>to due volte…<br />
Secondo squillo.<br />
Non posso impazzire ogni volta che non<br />
rientra in tempo…<br />
Terzo squillo.<br />
Possibile che se ne sia scordato?<br />
Quarto squillo.
Devo sentire la sua voce.<br />
Invece udì quella della segretaria<br />
dell’ufficio legale De Santis, ancora<br />
vispa malgrado l’ora. Le chiese <strong>di</strong><br />
parlare con Luca Menozzatti. Si presentò<br />
come sua moglie.<br />
«Il dottore è uscito un’ora fa. Aveva un<br />
appuntamento» la informò con prontezza<br />
la donna.<br />
«Un appuntamento così tar<strong>di</strong>?» chiese<br />
Alida meno convinta.<br />
«Così è segnato sull’agenda, ha provato<br />
sul cellulare?»»<br />
«Ancora no, lo farò adesso, grazie.»<br />
Attaccò senza attendere il saluto. <strong>La</strong><br />
infasti<strong>di</strong>va che un’estranea intuisse il suo<br />
stato d’ansia. Per questo le aveva<br />
mentito. Anche se stava svolgendo il<br />
suo lavoro, la seccava che quella donna<br />
potesse ficcare il naso negli
appuntamenti <strong>di</strong> Luca mentre lei, che era<br />
la moglie, era tenuta all’oscuro <strong>di</strong> tutto.<br />
Percorse un tratto del corridoio e si<br />
fermò davanti alla porta <strong>di</strong> casa. Le<br />
pesanti chiusure <strong>di</strong> sicurezza<br />
baluginavano nella penombra. Decise<br />
che se Luca non fosse tornato in tempo<br />
avrebbe trovato la porta serrata con i<br />
chiavistelli supplementari.<br />
Oh sì! Stavolta non entri nemmeno a<br />
cannonate. Per quanto mi riguarda puoi<br />
attaccarti al campanello fino a<br />
scorticarti il <strong>di</strong>to.<br />
Alida si esaminò le unghie. Crescevano<br />
sempre troppo in fretta. Decise <strong>di</strong><br />
spuntarle, almeno si sarebbe <strong>di</strong>stratta un<br />
po’. Andò in bagno, ma si paralizzò sulla<br />
porta.<br />
Vide Luca sdraiato sul lettino <strong>di</strong><br />
un’ambulanza lanciata nel traffico al
suono lancinante delle sirene. In nessun<br />
caso, neanche se fosse stato vittima <strong>di</strong><br />
incidente, potevano correre il rischio che<br />
trascorresse la notte fuori. Cercò <strong>di</strong><br />
razionalizzare. Se fosse successa una<br />
trage<strong>di</strong>a del genere sarebbe stata la<br />
prima a saperlo e se non altro qualcuno<br />
avrebbe risposto al cellulare.<br />
Dileguò la tensione rovistando nella<br />
vetrinetta del mobile del bagno, prese il<br />
beautycase e si sistemò sul terrazzo della<br />
sala da pranzo, approfittando della luce<br />
della sera per fare quello che in<br />
con<strong>di</strong>zioni normali avrebbe fatto una<br />
volta a settimana.
15 giugno – 20:48<br />
Il cellulare squillò <strong>di</strong> nuovo.<br />
«Si può sapere chi è?» domandò la<br />
ragazza nell’Au<strong>di</strong> all’uomo vestito <strong>di</strong><br />
lino blu seduto al volante.<br />
Erano parcheggiati in una strada senza<br />
uscita nelle campagne <strong>di</strong> <strong>La</strong>baro, alle<br />
porte <strong>di</strong> Roma.<br />
«L’ufficio» rispose Luca sistemandosi i<br />
pantaloni. Poi tolse la suoneria al<br />
cellulare e lo posò nel vano portaoggetti<br />
vicino al cambio.<br />
Alida avrebbe continuato a chiamarlo<br />
finché non fosse tornato a casa ed era<br />
quello che avrebbe fatto se Giada<br />
l’avesse lasciato andare senza <strong>di</strong>scutere.<br />
A metà pomeriggio, durante lo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong><br />
alcune pratiche, il bisogno fisico <strong>di</strong> lei
era stato irrefrenabile. Aveva or<strong>di</strong>nato<br />
alla segretaria <strong>di</strong> aggiornare l’agenda<br />
inventandosi un appuntamento ed era<br />
uscito chiedendosi se avesse notato il<br />
rigonfiamento dei pantaloni.<br />
Dai, puoi <strong>di</strong>rlo. Non sei riuscito a <strong>di</strong>re <strong>di</strong><br />
no a una scopata in macchina. Che male<br />
c’è, a parte che sei sposato da <strong>di</strong>eci<br />
anni?<br />
Quando Luca si rese conto che una<br />
sveltina sul ciglio della strada non<br />
rientrava nemmeno tra le sue esperienze<br />
<strong>di</strong> ventenne l’ansia <strong>di</strong> tornare a casa si<br />
fece pesante come un cappotto bagnato.<br />
Oltretutto il cielo si stava rabbuiando<br />
velocemente.<br />
«Giada, mi stanno continuando a<br />
chiamare, dobbiamo andare.»<br />
<strong>La</strong> ragazza lo guardò <strong>di</strong> sbieco. O<strong>di</strong>ava<br />
che fosse sempre lui a decidere. Neanche
il tempo <strong>di</strong> fumarsi una cazzo <strong>di</strong><br />
sigaretta.<br />
«Dobbiamo? Sei tu che vuoi andare. O<br />
meglio, devi.» Dalla camicetta slacciata<br />
si intravedevano le punte erette dei seni<br />
perfetti.<br />
Era più giovane <strong>di</strong> Alida <strong>di</strong> quin<strong>di</strong>ci<br />
anni. Una <strong>di</strong>fferenza da cui derivava una<br />
personalità impreve<strong>di</strong>bile, burrascosa.<br />
Peggio <strong>di</strong> un’adolescente.<br />
Con un gesto improvviso del braccio<br />
Giada staccò le chiavi della macchina<br />
dal cruscotto.<br />
«Mi sono rotta le palle <strong>di</strong> farmi trattare<br />
come una puttana che ti scopi ogni volta<br />
che hai voglia» <strong>di</strong>sse aggressiva.<br />
«Non ho intenzione <strong>di</strong> iniziare a<br />
<strong>di</strong>scutere adesso, ridammi le chiavi»<br />
ribatté Luca riallacciandosi i bottoni<br />
della camicia.
«E quando vuoi <strong>di</strong>scutere? Sono tre mesi<br />
che ci frequentiamo e sempre come fa<br />
più comodo a te. Non solo scegli i<br />
giorni, calcoli anche le ore.»<br />
Luca aprì la bocca, ma Giada lo<br />
ammutolì. «Guar<strong>di</strong> l’orologio ogni <strong>di</strong>eci<br />
minuti, il che vuol <strong>di</strong>re che pensi a tua<br />
moglie, perché è lei che ti sommerge <strong>di</strong><br />
domande se non arrivi per cena. Ti senti<br />
libero <strong>di</strong> usarmi come ti pare e solo in<br />
questo schifo <strong>di</strong> macchina.»<br />
Luca cercò <strong>di</strong> non farlo, ma non si<br />
trattenne. Guardò <strong>di</strong> nuovo l’orologio.<br />
Fortunatamente Giada non se ne accorse,<br />
guardava fuori dal finestrino.<br />
«Quante volte l’abbiamo fatto in un<br />
letto?» chiese con un velo <strong>di</strong> tristezza.<br />
Luca ignorò la domanda. <strong>La</strong> notte stava<br />
per <strong>di</strong>vorare ogni luce del giorno.<br />
Doveva sbrigarsi. «Vuoi ridarmi le
chiavi della macchina?»<br />
«Ti ho fatto una domanda.»<br />
«Cre<strong>di</strong> che non lo sappia? Mai, non<br />
l’abbiamo mai fatto in un letto, che ci<br />
posso fare se vivi con…»<br />
«Non ti ho chiesto <strong>di</strong> venire da me e non<br />
pretendo neanche <strong>di</strong> salire a casa tua.<br />
Però lo sforzo <strong>di</strong> prendere una stanza<br />
potresti farlo. Un hotel qualsiasi. Ogni<br />
cosa è meglio che scopare un’altra volta<br />
in mezzo alla campagna, anche il cesso<br />
<strong>di</strong> un autogrill, almeno avrei qualcosa<br />
con cui pulirmi.»<br />
Luca era nervoso e faceva fatica a<br />
nasconderlo.<br />
Perché è così <strong>di</strong>fficile strappare<br />
qualcosa dalle mani <strong>di</strong> una donna?<br />
Doveva riprendere le chiavi, riprenderle<br />
subito e riaccompagnare Giada a casa. E<br />
iniziare anche a pensare una buona scusa
per Alida.<br />
Sei proprio così sicuro <strong>di</strong> ritornarci da<br />
Alida?<br />
«Può sembrarti una stupidaggine, ma<br />
non ti piacerebbe cenare insieme in un<br />
posto carino?» chiese Giada<br />
accantonando il risentimento per usare<br />
un tono quasi infantile, ingenuo.<br />
Luca vide uno spiraglio e ci si tuffò a<br />
occhi chiusi.<br />
«Ma certo, anzi, sai che facciamo?<br />
Domani prenoto alle Finestre, è il<br />
ristorante <strong>di</strong> un mio amico, ci sei mai<br />
stata? Fanno pesce.»<br />
«Mi fa cagare il pesce!» sbottò Giada<br />
riannuvolandosi imme<strong>di</strong>atamente. Con<br />
una rapi<strong>di</strong>tà inaspettata aprì lo sportello,<br />
fece il giro dell’auto e in pie<strong>di</strong> davanti al<br />
finestrino stu<strong>di</strong>ò Luca come un animale<br />
in gabbia.
«Torna dentro!» urlò lui battendo il<br />
gomito sul vetro.<br />
Ispezionando le chiavi della macchina<br />
Giada notò che attaccato al portachiavi<br />
c’era un altro mazzo.<br />
«Suppongo che con queste ci apri casa»<br />
<strong>di</strong>sse mostrandole a Luca che non<br />
rispose.<br />
«Pensi che non sappia dove abiti?”<br />
chiese Giada con un sorrisetto “Via<br />
Matano 14. O è il 12?» si interrogò.<br />
«Non importa, riconoscerei il cancello.<br />
Verde, <strong>di</strong> ferro, davanti a una scuola<br />
elementare. Ti ho seguito più <strong>di</strong> una<br />
volta e ti ho anche suonato quando non<br />
partivi al semaforo. Sei proprio un<br />
i<strong>di</strong>ota, Luca.»<br />
«Giada! Non ti azzardare…»<br />
«A fare che? Due chiacchiere con tua<br />
moglie? <strong>La</strong> troverei annoiata davanti al
televisore, le farebbe solo piacere parlare<br />
con qualcuno visto che suo marito, a<br />
sentir lui, è sempre impegnato a lavoro.<br />
Queste puoi anche tenertele» <strong>di</strong>sse<br />
staccando le chiavi della macchina e<br />
lasciandole cadere per terra.<br />
«Non ti chiudo nella tua merdosa Au<strong>di</strong> a<br />
riflettere su quanto sei stronzo solo<br />
perché non ti voglio sulla coscienza. Mi<br />
allontano per chiamare un taxi, qui non<br />
prende un cazzo.» Giada si <strong>di</strong>leguò nel<br />
crepuscolo sventolando il cellulare.<br />
Luca aprì lo sportello della macchina,<br />
raccolse le chiavi e guardò oltre il<br />
parabrezza.<br />
Ancora nulla, ma era questione <strong>di</strong><br />
minuti.<br />
Come aveva fatto a essere così stupido?<br />
Per nessuna ragione al mondo doveva<br />
trovarsi lì.
Tirò un’altra gomitata al finestrino<br />
ottenendo solo l’effetto <strong>di</strong> moltiplicare le<br />
stelle del cielo <strong>di</strong> Roma.<br />
15 giugno – 21:18<br />
Potevano trovare centinaia <strong>di</strong> mo<strong>di</strong> per<br />
riferirsi a lei con più fantasia, ma la<br />
chiamavano sobriamente la stanza.<br />
Durante la settimana la porta della stanza<br />
rimaneva ben chiusa e sia Alida che<br />
Luca, quando ci passavano davanti per<br />
andare in bagno, non apparivano<br />
minimamente turbati dal fatto che quel<br />
luogo <strong>di</strong> sangue si trovasse a meno <strong>di</strong> tre
passi dalla loro camera da letto.<br />
Quando Alida entrò nella stanza i conigli<br />
la guardarono immobili. Nei loro sguar<strong>di</strong><br />
non lesse se erano spaventati o sereni, se<br />
erano stanchi del solito cibo o se<br />
desideravano acqua più fresca nelle<br />
vasche <strong>di</strong> plastica. Non si intuiva<br />
nemmeno se erano consapevoli che molti<br />
<strong>di</strong> loro ben presto non sarebbero più<br />
esistiti.<br />
Alida e Luca non si erano mai<br />
preoccupati <strong>di</strong> dare una rinnovata al<br />
pavimento e alle pareti e lo stato <strong>di</strong> usura<br />
dell’ambiente era senza precedenti. Che<br />
senso aveva ristrutturare la stanza se<br />
quando vi si chiudevano dentro una volta<br />
al mese i loro sensi erano talmente<br />
alterati che si sarebbero trovati a loro<br />
agio anche in fondo a una <strong>di</strong>scarica?<br />
Solo Alida vi metteva piede <strong>di</strong> tanto in
tanto. Giusto il tempo <strong>di</strong> riempire con<br />
acqua e cibo le vasche dei conigli e<br />
accertarsi che nel frattempo non ne fosse<br />
morto nessuno.<br />
<strong>La</strong> stanza era completamente spoglia.<br />
I muri, oltre a solchi profon<strong>di</strong> come se<br />
qualcuno li avesse squarciati con un<br />
punteruolo, presentavano schizzi <strong>di</strong><br />
sangue rappreso proveniente non solo<br />
dai conigli sbranati, ma anche dalle ferite<br />
che, per sedare i loro tormenti, Alida e<br />
Luca si procuravano da soli.<br />
Le zone in cui l’intonaco era più<br />
insozzato corrispondevano ai punti dove,<br />
a un metro da terra, robuste catene<br />
fuoriuscivano dalle pareti una <strong>di</strong>rimpetto<br />
all’altra. Terminavano con un collare<br />
metallico rivestito in gomma per evitare<br />
escoriazioni e la loro lunghezza era stata<br />
calcolata affinché non arrivassero a più
<strong>di</strong> 60 centimetri l’una dall’altra.<br />
Il parquet era rivestito in pavinil come la<br />
corsia <strong>di</strong> un ospedale e la porta, blindata,<br />
poteva serrarsi ulteriormente con<br />
cerniere e chiavistelli più pesanti. Le<br />
prese della corrente erano rese<br />
inutilizzabili da placche <strong>di</strong> ferro e agli<br />
angoli del soffitto un paio <strong>di</strong> grate<br />
facilmente scambiabili per condotti <strong>di</strong><br />
aerazione erano altoparlanti collegati<br />
allo stereo del salone.<br />
Alida, oltre ai conigli, amava anche la<br />
musica.<br />
Una lampada schermata da una<br />
protezione plastificata pendeva al centro<br />
del soffitto, la sola parte della stanza che<br />
conservava intatto, tranne per qualche<br />
spora<strong>di</strong>co schizzo, il bianco originario<br />
della vernice.<br />
Alida si fece largo tra i conigli e lo
in<strong>di</strong>viduò tra la vaschetta dell’acqua e<br />
quella del cibo. Si chinò e lo prese in<br />
braccio con la tenerezza <strong>di</strong> un giovane<br />
dottore che aiuta a venire al mondo il<br />
suo primo bambino. Non era la prima<br />
volta che aveva la sensazione che quel<br />
coniglio possedesse qualcosa <strong>di</strong> speciale.<br />
A renderlo <strong>di</strong>verso dai suoi simili non<br />
era soltanto la macchiolina nera sulla<br />
testa, ma una specie <strong>di</strong> assopita forma <strong>di</strong><br />
intelligenza che si intravedeva nel fondo<br />
delle pupille scure come praline <strong>di</strong><br />
cioccolata.<br />
Quanto tempo aveva trascorso nella<br />
stanza? Due mesi? Alida aveva perso il<br />
conto del tempo. Incre<strong>di</strong>bile come<br />
riuscisse sempre a sopravvivere. O<br />
avendo imparato dalle carneficine a cui<br />
andavano incontro il resto dei compagni<br />
si teneva a debita <strong>di</strong>stanza per tutta la
notte, oppure proprio Alida,<br />
inconsciamente, lo risparmiava<br />
sentendosi inspiegabilmente attratta.<br />
L’accarezzò dolcemente e si avvicinò<br />
alla finestra protetta dalla pesante grata<br />
<strong>di</strong> ferro. Oltre le sbarre le macchine<br />
scemavano lentamente, ma nessuna entrò<br />
nel cancello del palazzo.<br />
Estrasse il cellulare e chiamò Luca per<br />
l’ennesima volta.<br />
Il telefono era spento.
15 giugno – 21:44<br />
Giada detestava il posto dove Luca<br />
aveva deciso <strong>di</strong> appartarsi. Era dall’altra<br />
parte <strong>di</strong> Roma e la faceva sentire sporca,<br />
<strong>di</strong> poco valore. A meno <strong>di</strong> un chilometro<br />
da lì, su via Flaminia, prostitute <strong>di</strong> tutte<br />
le età combattevano il freddo d’inverno e<br />
le zanzare d’estate ogni notte dell’anno.<br />
Era scesa la notte e da lontano Roma<br />
sembrava una <strong>di</strong>stesa <strong>di</strong> schegge <strong>di</strong> vetro<br />
su un mare <strong>di</strong> petrolio.<br />
Si fermò sotto un lampione. Il ciglio<br />
della strada affacciava sui campi ed era<br />
costeggiato dai pini tipici della zona,<br />
quelli che più ti avvicini al mare, più<br />
crescono incurvati per via del vento. Un<br />
tratto <strong>di</strong> terreno aveva subito uno
smottamento e si era creata una<br />
spaccatura che precipitava su un campo<br />
scuro <strong>di</strong>sseminato dai tralicci dell’alta<br />
tensione.<br />
Giada tornò con lo sguardo su via <strong>di</strong><br />
Torre Annunziatella, forse una delle più<br />
lunghe strade della capitale, senza<br />
sbocco. Chi ci finisce per sbaglio non<br />
immagina che nel giro <strong>di</strong> tre chilometri<br />
sarà costretto a innescare la retromarcia<br />
a meno che non abbia intenzione <strong>di</strong><br />
raggiungere via <strong>di</strong> Grottarossa a pie<strong>di</strong><br />
attraverso i campi.<br />
Tranne un paio <strong>di</strong> case con piccolo<br />
giar<strong>di</strong>no, alcune macchine parcheggiate<br />
davanti ai vialetti d’ingresso e i piloni<br />
che s’innalzavano spettrali, intorno a<br />
Giada non c’era nient’altro. Mosse un<br />
passo e per poco non si forò un piede<br />
con un chiodo sporgente da un’asse <strong>di</strong>
legno. Quando le <strong>di</strong>ede un calcio<br />
spedendola in mezzo alla strada, la luce<br />
del lampione vacillò fino a spegnersi del<br />
tutto.<br />
Non ci badò.<br />
Stava pensando alla minaccia che aveva<br />
fatto impalli<strong>di</strong>re Luca. Aveva mentito.<br />
Era chiaro che non se ne sarebbe andata<br />
in quel modo. Oltretutto che taxi avrebbe<br />
preso coi <strong>di</strong>eci euro scarsi che aveva<br />
nella borsetta? Aveva voluto spaventarlo<br />
solo perché capisse che era arrivato il<br />
momento <strong>di</strong> giocare <strong>di</strong> meno e<br />
trasformare le loro scopate in qualcosa <strong>di</strong><br />
più concreto. Se credeva in loro due.<br />
Altrimenti era meglio finirla lì una volta<br />
per tutte.<br />
In ogni modo la storia che sarebbe<br />
andata a raccontare tutto alla moglie<br />
aveva funzionato alla grande, la faccia
che aveva fatto Luca era stata uno spasso<br />
e la gomitata al finestrino doveva avergli<br />
fatto un male cane. Che cretino!<br />
Decise <strong>di</strong> fargli uno scherzo. Qualcosa<br />
per stemperare la situazione, come<br />
sbucare <strong>di</strong> colpo dal finestrino dell’auto.<br />
Soffocò una risata al pensiero del salto<br />
che avrebbe fatto sbattendo la testa sul<br />
tettuccio.<br />
All’improvviso, dalla borsetta, partì la<br />
suoneria che aveva associato alle<br />
chiamate <strong>di</strong> Luca.<br />
Voleva chiederle <strong>di</strong> tornare in<strong>di</strong>etro.<br />
Che sfigato!<br />
Non si era neanche dato la briga <strong>di</strong><br />
scendere dalla macchina per andarla a<br />
cercare.<br />
Che aspetti pure, il coglione, rifletté<br />
Giada accendendosi una Merit mentre<br />
Luca guardava con irritazione il cellulare
scarico. Le telefonate <strong>di</strong> Alida gli<br />
avevano prosciugato la batteria.<br />
Mise in moto l’auto, fece manovra e<br />
ri<strong>di</strong>scese lentamente via <strong>di</strong> Torre<br />
Annunziatella sobbalzando sui<br />
rigonfiamenti delle ra<strong>di</strong>ci dei pini che<br />
premevano per liberarsi dall’asfalto che<br />
le imprigionava.<br />
<strong>La</strong> vide a pochi metri da una curva.<br />
Serena e tranquilla. Fumava una<br />
sigaretta come fossero le un<strong>di</strong>ci del<br />
mattino e aspettasse l’autobus.<br />
Accostò, tirò il freno a mano e abbassò il<br />
finestrino.<br />
«Come puttaniere non sei male.<br />
Elegante, bella macchina. Salirei al<br />
volo» <strong>di</strong>sse Giada esalando una densa<br />
nuvola <strong>di</strong> fumo che si sparse nell’Au<strong>di</strong>.<br />
«E allora sali!» or<strong>di</strong>nò Luca.<br />
«Perché non scen<strong>di</strong> tu?» lo stuzzicò lei
sbottonandosi la camicetta.<br />
«Giada, non sto scherzando. Non c’è più<br />
tempo!» gridò, strangolando il volante<br />
tra le <strong>di</strong>ta.<br />
Per la prima volta Giada si accorse che<br />
l’agitazione <strong>di</strong> Luca non era dovuta alla<br />
sola apprensione <strong>di</strong> tornare da sua<br />
moglie.<br />
C’era qualcos’altro.<br />
I suoi occhi erano <strong>di</strong>versi.<br />
Brillavano.<br />
Era come se tremassero, simili alle luci<br />
lontane <strong>di</strong> Roma che aveva ammirato<br />
poco prima.<br />
Per una frazione <strong>di</strong> secondo le<br />
ricordarono quelli <strong>di</strong> un cane spaventato.<br />
Occhi <strong>di</strong> animale.<br />
Giada fece un passo in avanti. «Stai<br />
bene? Hai una faccia…»<br />
«Ti prego, sali!» gridò Luca.
Giada sporse la testa oltre il finestrino.<br />
«Ma che hai fatto? Sei tutto sudato,<br />
perché non pren<strong>di</strong> un po’ d’aria?»<br />
«Non mi sento bene, voglio andare a<br />
casa e mettermi a letto. Credo <strong>di</strong> essermi<br />
preso qualcosa.»<br />
«Che noioso! A me invece era venuta<br />
voglia <strong>di</strong> farlo qui fuori, sul cofano. Non<br />
ti ispira l’idea?»<br />
«Ti ho detto che mi sento male. Perché<br />
non la fai finita? Che cazzo ti costa?»<br />
«Tra tutti i nostri problemi, quello<br />
principale” <strong>di</strong>sse Giada facendo scattare<br />
la maniglia dell’Au<strong>di</strong> “è che sei vecchio,<br />
vecchio e noioso. Non so come faccia<br />
tua moglie a sopportarti. Poveraccia.<br />
Sarebbe stata una scopata meravigliosa!<br />
Cazzi tuoi. Adesso portami a casa se ci<br />
tieni tanto!» Giada si accostò allo<br />
schienale e afferrò la cintura.
Luca alzò la frizione e l’Au<strong>di</strong> prese a<br />
scivolare come uno squalo in scure<br />
acque, finché uno scoppio improvviso lo<br />
obbligò a fermarsi.<br />
«Merda!» imprecò.<br />
«Cos’era?» chiese Giada.<br />
Luca scese dall’auto e si avvicinò alla<br />
ruota anteriore destra forata dall’asse<br />
chiodata. Giada restò in macchina,<br />
sbuffando come a una lezione <strong>di</strong> algebra.<br />
Dopo un po’ abbassò il finestrino e<br />
sporse la testa. Luca era accucciato<br />
davanti al parafango.<br />
«Tutto bene?»<br />
Non rispose. Sembrava essersi<br />
addormentato con la testa reclinata tra le<br />
ginocchia e le mani appoggiate sul<br />
cofano. Lo chiamò un’altra volta, poi<br />
aprì lo sportello, lo raggiunse e gli posò<br />
una mano sulla spalla. <strong>La</strong> ritrasse
imme<strong>di</strong>atamente. <strong>La</strong> giacca <strong>di</strong> lino era<br />
ma<strong>di</strong>da <strong>di</strong> sudore e scottava come se<br />
fosse stata sotto il sole per ore.<br />
«Che problema c’è? Se non hai una ruota<br />
<strong>di</strong> scorta chiamiamo un carro attrezzi»<br />
<strong>di</strong>sse Giada afferrandolo per un braccio.<br />
Luca si liberò con uno strattone. Lottava<br />
contro il proprio corpo come chi cerca <strong>di</strong><br />
sedare un violento attacco <strong>di</strong> panico.<br />
Aveva caldo. Sempre più caldo.<br />
«Fai come ti pare. Resta lì se ti piace<br />
tanto» <strong>di</strong>sse Giada alzando lo sguardo al<br />
cielo mentre gli occhi le si illuminavano<br />
come <strong>di</strong> fronte a una collana <strong>di</strong> <strong>di</strong>amanti.<br />
Raramente aveva visto una <strong>luna</strong> così<br />
grande e lucente.<br />
Luca si mosse e stavolta non fu lui a<br />
comandare i movimenti.<br />
«Allora? Che si fa con quella gomma?»<br />
la voce <strong>di</strong> Giada gli arrivò da molto
lontano. Avrebbe voluto gridarle <strong>di</strong><br />
scappare, ma dalla laringe che andava<br />
gonfiandosi l’unico suono che produsse<br />
fu un turbinio basso, costante, come un<br />
motore che ronza in lontananza.<br />
Giada si voltò <strong>di</strong> scatto e smise <strong>di</strong><br />
respirare. Gli occhi <strong>di</strong> Luca erano gialli e<br />
la pupilla piccola e nera come una<br />
lentiggine <strong>di</strong> ossi<strong>di</strong>ana. Sfruttando gli<br />
ultimi brandelli <strong>di</strong> intelletto concessigli<br />
dalla metamorfosi, comprese <strong>di</strong> dover a<br />
tutti i costi posizionarsi tra Giada e il<br />
ciglio della strada. Se Giada non avesse<br />
tentato al più presto la fuga verso una<br />
delle villette sull’altro lato della via, non<br />
avrebbe avuto scampo. Tese il collo al<br />
cielo e ululò la sua frustrazione aizzando<br />
il cane della villetta affianco.<br />
Il padrone, un uomo alto e robusto, prese<br />
un guinzaglio, uscì in giar<strong>di</strong>no e lo
condusse dentro casa senza riuscire a<br />
farlo smettere <strong>di</strong> abbaiare. Era la prima<br />
volta che si comportava in quel modo.<br />
L’uomo sbirciò dalla finestra per vedere<br />
cosa l’avesse aizzato e l’unica cosa che<br />
vide fu un’Au<strong>di</strong> ferma in mezzo alla<br />
strada.<br />
15 giugno – 22:10<br />
Ogni passo <strong>di</strong> Giada verso il ciglio<br />
scosceso corrispondeva a uno della<br />
creatura verso <strong>di</strong> lei. Altri tre o quattro<br />
metri e si sarebbe trovata nel vuoto, le<br />
braccia protese in avanti cercando un
appiglio prima che l’impatto col terreno<br />
le frantumasse la schiena.<br />
Il lampione si riaccese inaspettatamente<br />
e Luca avanzò ingobbito con le braccia<br />
lunghe e flosce come appen<strong>di</strong>ci<br />
<strong>di</strong>sarticolate. Il viso affusolato, da cane,<br />
era ricoperto da una scura peluria e<br />
all’estremità, come un dado <strong>di</strong> carbone,<br />
spiccava un naso umido e nero<br />
mantenuto bagnato da rapi<strong>di</strong> colpi <strong>di</strong><br />
lingua.<br />
Giada arretrò <strong>di</strong> un altro passo e fece ciò<br />
che inspiegabilmente ancora non aveva<br />
fatto. Urlò finché non sentì i polmoni<br />
andarle a fuoco.<br />
Poi, come un panno fresco sulla fronte <strong>di</strong><br />
un ammalato, una nuvola si posò sulla<br />
superficie <strong>luna</strong>re ridando alla notte<br />
l’oscurità <strong>di</strong> cui era padrona. L’influsso<br />
del plenilunio si attenuò all’improvviso e
Luca arrestò il suo incedere.<br />
Era il momento <strong>di</strong> agire in fretta. Giada<br />
doveva spostarsi dalla scarpata, salire in<br />
macchina e chiamare la polizia per<br />
avvertirla che…<br />
era sopravvissuta a un uomo lupo?<br />
O forse sarebbe stato meglio utilizzare il<br />
termine licantropo?<br />
<strong>La</strong> macchina non era molto <strong>di</strong>stante.<br />
Poteva aggirare la creatura e lanciarsi<br />
verso lo sportello aperto in meno <strong>di</strong> <strong>di</strong>eci<br />
secon<strong>di</strong>.<br />
Luca alzò lo sguardo verso la <strong>luna</strong> velata<br />
avvertendo i peli delle braccia agitarsi<br />
come se qualcuno ci soffiasse sopra. Si<br />
era alzata una brezza improvvisa, una<br />
folata <strong>di</strong> vento che per Giada significò la<br />
morte.<br />
Le nuvole riacquistarono velocità e il<br />
chiarore della <strong>luna</strong> si rovesciò sulle
ombre come una marea lattiginosa.<br />
Luca mise una zampa davanti all’altra<br />
costringendo Giada a compiere un<br />
ulteriore passo in<strong>di</strong>etro. Da piccola<br />
aveva stu<strong>di</strong>ato danza classica, ma in<br />
equilibrio sulle punte non resistette più<br />
<strong>di</strong> tre secon<strong>di</strong>.<br />
Il terreno franò e il vuoto la inghiottì.<br />
15 giugno – 22:50<br />
Accucciato alla base del tronco a meno<br />
<strong>di</strong> un metro dal margine sprofondato,<br />
Luca dovette combattere contro le<br />
proprie forze per non saltare la
ecinzione <strong>di</strong> metallo, piombare nel<br />
giar<strong>di</strong>no della villetta e sbranare quella<br />
stupida bestia che non smetteva <strong>di</strong><br />
abbaiare.<br />
Le luci del secondo piano della casa<br />
accanto si accesero improvvisamente.<br />
Quel dannato cane stava svegliando<br />
l’intera via.<br />
Luca non poteva permettersi altre<br />
vittime. Che ne sarebbe stato <strong>di</strong> Alida se<br />
l’avessero in<strong>di</strong>viduato e catturato?<br />
Per una frazione <strong>di</strong> secondo valutò<br />
l’ipotesi <strong>di</strong> gettarsi dallo stesso<br />
precipizio <strong>di</strong> Giada, augurandosi <strong>di</strong><br />
svenire e risvegliarsi il giorno dopo, <strong>di</strong><br />
nuovo umano. Era però consapevole che<br />
l’istinto <strong>di</strong> sopravvivenza non gli<br />
avrebbe mai permesso <strong>di</strong> piombare nel<br />
campo dei tralicci dell’alta tensione,<br />
quin<strong>di</strong> l’unica alternativa era spostarsi
imanendo il più lontano possibile da<br />
qualsiasi fonte <strong>di</strong> luce.<br />
Ogni azzardo poteva costargli la vita.<br />
Pensò alla stanza. Avrebbe dato qualsiasi<br />
cosa per essere al suo interno legato alla<br />
catena e confortato dalle sbarre e dalla<br />
porta sigillata.<br />
Vi fu un rumore. Un suono molle,<br />
<strong>di</strong>sgustoso. Luca lo conosceva bene.<br />
Erano le sue cartilagini che si facevano<br />
più resistenti per permettere alle ossa <strong>di</strong><br />
acquistare maggiore elasticità. <strong>La</strong> vista si<br />
era rafforzata fino a raggiungere<br />
l’intensità delle creature notturne e la<br />
spina dorsale aveva assunto una<br />
conformazione più arcuata,<br />
costringendolo ad appoggiare gli arti<br />
anteriori al terreno. Le mani avevano<br />
finito <strong>di</strong> deformarsi in estremità canine e<br />
anche ai pie<strong>di</strong> era toccata la stessa sorte.
Gli artigli avevano forato i mocassini<br />
liberando due zampe ossute totalmente<br />
ricoperte <strong>di</strong> peli.<br />
Luca fiutò l’aria, eccitato, percependo<br />
una pungente esalazione <strong>di</strong> urina sulla<br />
corteccia dell’albero. Qualche cane<br />
doveva aver marcato il territorio <strong>di</strong><br />
recente. Annusò il tronco, rilassò la<br />
vescica e inondò il terreno <strong>di</strong> piscio<br />
maleodorante.<br />
Poi un nuovo rumore lo spinse ad<br />
acquattarsi al terreno.<br />
Un uomo varcò il cancelletto d’ingresso<br />
della villetta e si fermò al centro della<br />
strada, tendendo un braccio in avanti<br />
quando il cane che portava al guinzaglio<br />
puntò insistentemente una zona d’ombra<br />
sul ciglio della strada.<br />
Luca aguzzò la vista e si rese conto che<br />
non era un bastone l’oggetto che l’uomo
stringeva nell’altra mano, ma un fucile.<br />
Il cane, uno Schnauzer gigante, abbaiò <strong>di</strong><br />
nuovo, stavolta con meno sicurezza,<br />
come a <strong>di</strong>mostrare <strong>di</strong> aver compreso <strong>di</strong><br />
essere impotente <strong>di</strong>nnanzi alla rabbia<br />
della cosa nascosta nell’ombra. Quando<br />
trainò il padrone verso l’albero, Luca<br />
scoprì una fila <strong>di</strong> denti acuminati. Più il<br />
pericolo si avvicinava, con più chiarezza<br />
percepiva il calore della carne che presto<br />
avrebbe <strong>di</strong>laniato.<br />
Si eccitò all’istante.<br />
Il pene roseo fuoriuscì gonfio <strong>di</strong> sangue,<br />
sensibilissimo al minimo soffio d’aria.<br />
<strong>La</strong> bestia lo dominava totalmente e<br />
vampate d’adrenalina gli invasero ogni<br />
fibra muscolare.<br />
Sangue.<br />
Corpi vivi e in movimento grazie al<br />
Sangue.
Umano. Animale.<br />
Qualche <strong>di</strong>fferenza?<br />
<strong>La</strong> realtà fu <strong>di</strong>luita in un unico istinto:<br />
sedare la ferocia che gli invadeva<br />
l’anima.<br />
Abbandonò il nascon<strong>di</strong>glio con un balzo,<br />
le fauci spalancate schiumanti bava.<br />
L’uomo liberò lo Schnauzer e Luca lo<br />
stu<strong>di</strong>ò girandogli intorno, appiattendosi<br />
fino a sfregare il ventre sull’asfalto. Poi<br />
udì uno sparo. L’uomo aveva fatto fuoco<br />
verso l’alto. Luca scaraventò lo<br />
Schnauzer contro la fiancata dell’Au<strong>di</strong> e<br />
balzò contro il padrone che sparò per la<br />
seconda volta non prima <strong>di</strong> sentire gli<br />
artigli della bestia lacerargli la maglietta<br />
e la carne del petto.<br />
Il colpo che esplose non era <strong>di</strong>retto al<br />
cielo. Malgrado le mani gli tremassero<br />
come un bu<strong>di</strong>no sulla punta <strong>di</strong> una
forchetta, l’uomo aveva avuto un’ottima<br />
mira. O era stato molto fortunato.<br />
Luca venne centrato in pieno e la testa<br />
deflagrò in una nube <strong>di</strong> carne sfilacciata<br />
e scaglie d’osso.<br />
15 giugno – 23:16<br />
Il giorno del loro primo incontro ad<br />
Alida e Luca bastò toccarsi per capire<br />
che erano schiavi dello stesso vincolo.<br />
Accadde sull’autobus della linea 80<br />
<strong>di</strong>retto da Villa Borghese a piazza<br />
Dalmazia.<br />
Luca, cercando il biglietto nel
portafoglio, ondeggiava come una<br />
papera verso l’obliteratrice e per poco<br />
non rovinò a terra quando il conducente<br />
frenò bruscamente. Nell’afferrare il<br />
sostegno strinse involontariamente il<br />
polso <strong>di</strong> una ragazza ed entrambi<br />
avvertirono qualcosa che in seguito<br />
descrissero come una specie <strong>di</strong> scossa<br />
elettrostatica, ma molto più forte e<br />
dolorosa.<br />
Guardandosi negli occhi la prima cosa<br />
che pensarono fu che il destino non li<br />
aveva abbandonati. Aveva solo preso<br />
tempo per folgorarli quando meno se<br />
l’aspettavano.<br />
Incontrarsi, e <strong>di</strong> conseguenza avere<br />
qualcuno con cui parlare del male che<br />
risiedeva nei loro corpi, fu il sollievo che<br />
aspettavano da una vita. Si sposarono<br />
imme<strong>di</strong>atamente e il fatto che le loro
storie fossero pressoché identiche aveva<br />
dell’incre<strong>di</strong>bile.<br />
Affetti da licantropia ere<strong>di</strong>taria, avevano<br />
vissuto il suici<strong>di</strong>o <strong>di</strong> uno dei genitori. Se<br />
a Luca era toccato <strong>di</strong> trovare il corpo<br />
senza vita della madre sul retro del<br />
palazzo dopo un volo <strong>di</strong> cinque piani,<br />
con Alida la sorte era stata un tantino più<br />
crudele: aveva assistito alla morte del<br />
padre uccisosi davanti ai suoi occhi con<br />
un colpo <strong>di</strong> pistola. Nessun proiettile<br />
d’argento per l’occasione. Quello<br />
funziona soltanto nei film, nei fumetti, o<br />
in certi romanzi dell’orrore che<br />
s’accumulano negli scaffali <strong>di</strong> chi ama<br />
storie <strong>di</strong> sangue e morte.<br />
Il padre <strong>di</strong> Luca non sapeva <strong>di</strong> aver<br />
sposato una donna affetta da<br />
licantropismo, così come la madre <strong>di</strong><br />
Alida ignorava <strong>di</strong> vivere con un uomo
che, quando partiva per un viaggio<br />
d’affari, trascorreva la notte <strong>di</strong> plenilunio<br />
in una stanza d’albergo assicurato con<br />
lacci <strong>di</strong> cuoio alle sbarre del ra<strong>di</strong>atore.<br />
Quando nacquero i bambini l’illusione<br />
che la male<strong>di</strong>zione li avesse risparmiati<br />
durò fino al settimo anno <strong>di</strong> età,<br />
momento in cui il morbo esplose con<br />
<strong>di</strong>sumana violenza. Lo shock fu<br />
insopportabile e sia la madre <strong>di</strong> Luca che<br />
il padre <strong>di</strong> Alida decisero <strong>di</strong> porre fine<br />
alla propria vita e ai tormenti del corpo. I<br />
rispettivi compagni, terrorizzati dal<br />
dover crescere creature nelle cui vene<br />
non scorreva sangue umano, visto che<br />
ogni quattro settimane il loro corpo, tra<br />
piaghe, articolazioni deformate e lingue<br />
guizzanti, <strong>di</strong>veniva un ricettacolo <strong>di</strong><br />
oscenità, li affidarono a due <strong>di</strong>versi<br />
istituti con una cospicua somma <strong>di</strong>
denaro.<br />
Far perdere le proprie tracce fu la parte<br />
più facile, ma anche la più dolorosa.<br />
Alida e Luca crebbero bene e raggiunta<br />
la maggiore età presero in<br />
considerazione l’idea <strong>di</strong> allontanarsi da<br />
Roma verso ignote destinazioni. <strong>La</strong><br />
possibilità fu scartata imme<strong>di</strong>atamente in<br />
quanto nessun vantaggio era superiore<br />
alla sicurezza <strong>di</strong> un luogo familiare. Una<br />
nuova città avrebbe nascosto troppe<br />
insi<strong>di</strong>e, anche se l’eventualità <strong>di</strong><br />
incontrare loro simili tornava spesso a<br />
stuzzicarli.<br />
Gli effetti <strong>di</strong> una notte <strong>di</strong> plenilunio<br />
erano i medesimi per entrambi, così<br />
come il modo <strong>di</strong> affrontarli, invariato<br />
negli anni. Sia Alida che Luca<br />
ricorrevano a quello che, quando<br />
andarono a convivere, definirono lo
strozzo. Un metodo rozzo ma efficace,<br />
forse l’unico davvero valido tra i vari<br />
che avevano sperimentato fino a quel<br />
momento.<br />
Alida, prima <strong>di</strong> incatenarsi, aveva<br />
trascorso un periodo in cui assumeva<br />
massicce dosi <strong>di</strong> sonniferi due ore prima<br />
del plenilunio. Il fisico sprofondava in<br />
catalessi fino al mattino successivo,<br />
quando la metamorfosi aveva compiuto<br />
il suo ciclo e le fattezze umane<br />
ristabilite. Un sistema che non aveva mai<br />
fallito, ma col quale aveva rischiato <strong>di</strong><br />
non svegliarsi più.<br />
<strong>La</strong> notte in cui Luca venne ucciso, il<br />
solito vecchio film dell’orrore venne<br />
ritrasmesso all’orario <strong>di</strong> sempre: il corpo<br />
<strong>di</strong> Alida iniziò a bruciare dalla testa ai<br />
pie<strong>di</strong>. Una sensazione molto simile a un<br />
forte ed esteso eritema solare.
Sigillò con i chiavistelli la porta<br />
d’ingresso, estrasse dalla fila <strong>di</strong> CD un<br />
album <strong>di</strong> Howlin’ Wolf, lo mise nello<br />
stereo e premette play. Andò in bagno e<br />
si spogliò velocemente cercando <strong>di</strong> non<br />
pensare alla fine che avrebbe fatto Luca<br />
se non fosse rincasato entro cinque<br />
minuti. Alzò il volume al massimo e il<br />
ruggito del bluesman arrivò sino a lei.<br />
Completamente nuda, si esaminò allo<br />
specchio sul lavan<strong>di</strong>no. <strong>La</strong> pelle era<br />
ancora liscia e senza imperfezioni, ma i<br />
primi effetti della metamorfosi ne<br />
avevano già intaccato il colore, che<br />
aveva assunto una sbia<strong>di</strong>ta tonalità<br />
perlata. <strong>La</strong> zona del corpo dove il<br />
bruciore si intensificava risultando<br />
insopportabile era la schiena. Piegò un<br />
braccio all’in<strong>di</strong>etro tastando le vertebre<br />
centrali della spina dorsale. Si erano fatte
più prominenti e acuminate. Anche<br />
mascelle e dentatura stavano mutando a<br />
vista d’occhio. Passò la lingua sui denti,<br />
ma con delicatezza, visto che erano già<br />
affilati come lame.<br />
Si sentiva eccitata, sensibile.<br />
Un pensiero che qualche minuto prima<br />
non l’avrebbe neanche sfiorata le<br />
attraversò la testa. Si sarebbe fatta<br />
scopare a quattro zampe, si sarebbe fatta<br />
montare da più uomini<br />
contemporaneamente.<br />
Avvertì il piacere spandersi dentro <strong>di</strong> lei.<br />
Come faceva Luca a resistere all’istinto<br />
dell’accoppiamento ogni volta che nei<br />
loro corpi esplodeva la metamorfosi?<br />
Non aveva mai pensato che la tra<strong>di</strong>sse. Il<br />
loro legame era troppo forte. Si<br />
appartenevano.<br />
Era stato il dolore a unirli.
Entrò nella stanza.<br />
L’ambiente si era rinfrescato rispetto a<br />
qualche ora prima, ma non lo percepì. <strong>La</strong><br />
temperatura del suo corpo si avvicinava<br />
ai 39°.<br />
“Moanin’ at midnight”, uno dei suoi<br />
brani preferiti del bluesman del<br />
Mississippi, fuoriuscì dagli altoparlanti<br />
saturando l’aria.<br />
I conigli si accostarono frementi alle<br />
pareti. Cercò <strong>di</strong> non guardarli.<br />
Si sentiva già in colpa per quanto<br />
avrebbero sofferto, ma la musica le<br />
indurì i sensi e si avvicinò decisa alla<br />
catena.<br />
Lubrificò l’anello <strong>di</strong> metallo rivestito in<br />
morbida gomma e la stessa cosa fece con<br />
spalle e collo per evitare attrito e<br />
conseguenti piaghe. Spense la luce, aprì<br />
la nicchia ricavata da un’apertura sul
pavimento ed estrasse una chiave che<br />
usò per aprire il collare e infilarselo.<br />
Rimise a posto la chiave, si acquattò e<br />
attese <strong>di</strong> abituarsi all’oscurità mentre gli<br />
sguar<strong>di</strong> dei conigli si facevano più<br />
luminescenti.<br />
Chiuse gli occhi abbandonandosi<br />
all’elettricità sprigionata dagli<br />
altoparlanti. Quando li riaprì, mentre le<br />
fitte al petto si intensificavano e le<br />
bestiole riprendevano a muoversi con<br />
<strong>di</strong>ffidenza, accolse con un conato <strong>di</strong> bile<br />
l’enorme <strong>luna</strong> piena apparsa oltre<br />
l’inferriata. Nessuna nuvola la<br />
circondava e le sbarre della finestra<br />
<strong>di</strong>segnavano sulla sua immacolata<br />
superficie la griglia <strong>di</strong> una <strong>scacchi</strong>era.<br />
Quante volte i suoi occhi avevano<br />
assorbito quell’immagine?<br />
Eccola, puntuale come la mezzanotte.
Una <strong>luna</strong> imperfetta per colpa delle<br />
sbarre <strong>di</strong> ferro che la attraversavano<br />
intersecandosi sul suo ventre luminoso.<br />
Una <strong>luna</strong> a <strong>scacchi</strong>.<br />
Ma quelle sbarre servivano davvero a<br />
proteggerla o erano lì perché il mondo<br />
continuasse a vivere senza sapere della<br />
sua esistenza?<br />
Avrebbe dato l’anima per una <strong>luna</strong> <strong>di</strong><br />
montagna, per una <strong>luna</strong> <strong>di</strong> deserto, per<br />
una <strong>luna</strong> polare <strong>di</strong>stante migliaia <strong>di</strong><br />
chilometri da qualsiasi essere umano che<br />
non avrebbe corso alcun pericolo per la<br />
propria incolumità.<br />
Alida non si legava per se stessa. Si<br />
legava per gli altri. Se fossero esistiti<br />
solo esseri della sue specie non avrebbe<br />
avuto bisogno <strong>di</strong> catene. Lo strozzo non<br />
sarebbe mai esistito. Ma la minoranza<br />
era lei, era lei l’errore, il mostro,
l’assassino, l’atrocità. Era lei Saturno,<br />
<strong>di</strong>abolico esempio carnale <strong>di</strong> tetraggine e<br />
sventura.<br />
Quando una nuvola solitaria si adagiò<br />
sulla <strong>luna</strong> trasformandola in un giallo<br />
teschio bendato, Alida provò una<br />
piacevole sensazione <strong>di</strong> freschezza.<br />
Pensò a Luca e si chiese se anche lui,<br />
ovunque fosse, stesse beneficiando<br />
dell’indebolimento del chiarore <strong>luna</strong>re. Il<br />
benessere non durò che un paio <strong>di</strong> minuti<br />
e quando la <strong>luna</strong> tornò a splendere, un<br />
coniglio le atterrò morbidamente accanto<br />
con un saltello che parve il fotogramma<br />
<strong>di</strong> una pellicola <strong>di</strong>fettosa. Idrofoba, Alida<br />
lo afferrò tra i denti. Serrò la man<strong>di</strong>bola<br />
finché non sentì lo schiocco della spina<br />
dorsale, poi se lo sistemò nella bocca<br />
aggiustando la fragile testa sotto i<br />
molari. Chiuse le mascelle e gliela
frantumò come una noce in una pinza.<br />
Ululò e molte persone rabbrivi<strong>di</strong>rono nei<br />
loro letti.<br />
15 giugno – 23:00<br />
Quando Luca piombò a terra con la testa<br />
spazzata via dal colpo <strong>di</strong> fucile, Manuel<br />
Bracconieri raggiunse <strong>di</strong> corsa lo<br />
Schnauzer steso su un fianco accanto<br />
all’Au<strong>di</strong>. Si inginocchiò e capì subito<br />
che per Balbo non esistevano soccorsi<br />
che l’avrebbero salvato. A giu<strong>di</strong>care<br />
dall’ammaccatura sulla carrozzeria della<br />
macchina, la forza con cui era andato a
sbattere era stata devastante. Non<br />
respirava più, la lingua rosea era floscia<br />
come una ban<strong>di</strong>era senza vento.<br />
Manuel corse verso casa. Doveva<br />
chiamare la polizia e far mandare<br />
un’ambulanza. <strong>La</strong> ferita al petto gli<br />
bruciava come se gliel’avessero<br />
strofinata col sale. Gli artigli del lupo<br />
dovevano essere andati in profon<strong>di</strong>tà.<br />
Da dove cazzo era uscito quell’animale?<br />
Ne aveva visti <strong>di</strong> documentari in tv per<br />
sapere che le <strong>di</strong>mensioni <strong>di</strong> un lupo non<br />
si avvicinano a quelle <strong>di</strong> un San<br />
Bernardo.<br />
Prima <strong>di</strong> superare il cancelletto <strong>di</strong> ferro<br />
guardò l’essere che aveva avuto la<br />
fortuna <strong>di</strong> abbattere senza subire ulteriori<br />
danni. Quella bestia, e gliel’avrebbe<br />
confermato anche la polizia, doveva<br />
essere scappata dal giar<strong>di</strong>no <strong>di</strong> uno <strong>di</strong>
quei ricconi con ville fuori Roma che a<br />
bordo piscina tengono tigri e coccodrilli.<br />
Come si fa a tenere una bestia <strong>di</strong><br />
duecento chili dentro casa? Che gli dai<br />
da mangiare, esseri umani? Ma<br />
soprattutto come…<br />
Come cazzo…<br />
Panico.<br />
Intensa vertigine e vista annebbiata.<br />
Impossibile…<br />
Un momento…<br />
Le ginocchia <strong>di</strong> Manuel cedettero come<br />
il fondo <strong>di</strong> un cartone zuppo d’acqua, si<br />
appoggiò al terreno e in<strong>di</strong>etreggiò<br />
lentamente sfregando il culo sull’asfalto.<br />
<strong>La</strong> nausea arrivò come imme<strong>di</strong>ata<br />
conseguenza a ciò che i suoi occhi non<br />
riuscivano a non guardare.<br />
Il corpo <strong>di</strong> un uomo riverso sull’asfalto.<br />
I vestiti <strong>di</strong>laniati come se fosse stato lui
la vittima del lupo.<br />
Niente peli, niente zanne.<br />
Pelle, normalissima pelle esangue e<br />
incolore, poiché il cuore, visto che un<br />
colpo <strong>di</strong> fucile gli aveva <strong>di</strong>vorato il<br />
cranio, aveva giustamente cessato <strong>di</strong><br />
battergli.<br />
Giaceva dove pochi minuti prima era<br />
stramazzata la creatura, come se<br />
qualcuno, per giocargli un <strong>di</strong>abolico<br />
scherzo, aveva sostituito i due corpi nel<br />
frangente in cui era accovacciato sul<br />
povero Balbo.<br />
Le luci della polizia, precedute dal grido<br />
delle sirene, illuminarono l’ultimo tratto<br />
<strong>di</strong> via <strong>di</strong> Torre Annunziatella.<br />
Era in arrivo anche un’ambulanza.<br />
Per Manuel il tempo tornò a scorrere<br />
solo quando vide gli agenti scendere<br />
dalle auto accanto all’abitazione prima
della sua.<br />
Una coppia in vestaglia e tuta da<br />
ginnastica lo in<strong>di</strong>cava da lontano. Erano<br />
stati loro a chiamare il 113 dopo che il<br />
doppio sparo aveva sventrato la quiete<br />
notturna. Manuel non si mosse. Accanto<br />
a lui, con le sue impronte sul grilletto, il<br />
fucile con cui aveva ammazzato uno<br />
sconosciuto.<br />
Andrà tutto bene, continuava a ripetersi<br />
spostando lo sguardo dagli agenti al<br />
cadavere dell’uomo vestito <strong>di</strong> lino blu.<br />
Non sono un assassino.<br />
I poliziotti risalirono in macchina,<br />
misero in moto e raggiunsero la villetta<br />
<strong>di</strong> Manuel.<br />
Ho ucciso un lupo, non un uomo.<br />
Cantilenò come una preghiera.<br />
Ho ucciso un lupo, non un uomo.<br />
Ho ucciso…
Manuel si alzò da terra quando due<br />
poliziotti lo issarono per le braccia.<br />
16 giugno – 00:32<br />
Insieme alla Scientifica arrivò sul luogo<br />
del delitto una seconda ambulanza.<br />
<strong>La</strong> ragazza, identificata come Giada<br />
Bascherini e trovata senza vita in fondo<br />
alla scarpata dopo un salto <strong>di</strong> sette metri,<br />
fu la prima a essere condotta in ospedale<br />
per gli esami successivi.<br />
L’autista e gli infermieri che si sarebbero<br />
occupati del trasporto della seconda<br />
vittima, l’avvocato Luca Menozzatti,
fumavano silenziosamente osservando le<br />
operazioni degli agenti intorno al<br />
cadavere dell’uomo. <strong>La</strong> fretta e<br />
l’adrenalina <strong>di</strong> prestare velocemente<br />
soccorso erano scemate non appena si<br />
erano resi conto che il volto del cadavere<br />
era un tocco <strong>di</strong> carne spappolato.<br />
Manuel Bracconieri, in stato <strong>di</strong> shock,<br />
sedeva ammanettato sul se<strong>di</strong>le posteriore<br />
<strong>di</strong> un’auto <strong>di</strong> pattuglia mentre, qualche<br />
metro più in là, l’Ispettore Brembati<br />
perlustrava la zona detergendosi <strong>di</strong> tanto<br />
in tanto il sudore della fronte con un<br />
fazzoletto stropicciato.<br />
FINE ANTEPRIMA