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atti I giornata dell'innovazione.pdf - Confindustria

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PRIMA<br />

GIORNATA DELL’<br />

INNOVAZIONE<br />

PARMA, 16 NOVEMBRE 2004<br />

AUDITORIUM NICCOLÒ PAGANINI<br />

L’INNOVAZIONE HA 360°:<br />

PERCHÉ FERMARSI A 180°?<br />

ATTI


Parma,<br />

16 novembre 2004<br />

Editore SIPI<br />

Servizio<br />

Italiano<br />

Pubblicazioni<br />

Internazionali S.p.a.<br />

Viale Pasteur, 6<br />

00144 Roma<br />

Prima Giornata<br />

dell’innovazione<br />

L’innovazione<br />

ha 360°:<br />

perché<br />

fermarsi a 180°?


Premessa<br />

indice<br />

Luca Cordero di Montezemolo, Presidente <strong>Confindustria</strong> ...................... 7<br />

Saluti<br />

Marco Rosi, Presidente Unione Parmense degli Industriali...................... 13<br />

Elvio Ubaldi, Sindaco del Comune di Parma............................................ 17<br />

Vincenzo Bernazzoli, Presidente della Provincia di Parma ...................... 19<br />

Intervento<br />

Pasquale Pistorio, Vice Presidente <strong>Confindustria</strong> per l’innovazione<br />

e la ricerca .................................................................................................. 21<br />

MERCATI, TECNOLOGIE E STRATEGIE:<br />

SCENARI DI COMPETITIVITÀ E INNOVAZIONE<br />

Paolo Garonna, Direttore Centro Studi <strong>Confindustria</strong> ............................ 37<br />

10 domande sull’innovazione:<br />

indagine in tempo reale curata da Ipsos<br />

Andrea Alemanno, Direttore ricerca Ipsos ............................................... 57<br />

Crescere con l’innovazione.<br />

Alcuni esempi di successo<br />

Filmato ....................................................................................................... 63<br />

MIGLIORARE TUTTO, MIGLIORARE SEMPRE:<br />

LA SFIDA DELLA QUALITÀ<br />

Tito Conti, Vice Presidente dell’International Academy for Quality ......... 75<br />

Crescere con l’innovazione.<br />

Mercati globali e informatizzazione<br />

Filmato ....................................................................................................... 93<br />

5


Intervento<br />

Lucio Stanca, Ministro per l’innovazione e le tecnologie.......................... 103<br />

L’ORGANIZZAZIONE DELL’INNOVAZIONE<br />

Alberto Oliverio, Professore di Psicobiologia Università “La Sapienza”<br />

Roma........................................................................................................... 119<br />

Presentazione dei risultati dell’indagine Ipsos<br />

Andrea Alemanno, Direttore ricerca Ipsos ................................................ 135<br />

Intervento<br />

Maurizio Gasparri, Ministro per le comunicazioni ................................. 147<br />

Tavola rotonda<br />

L’INNOVAZIONE HA 360°: TECNOLOGIA,<br />

ORGANIZZAZIONE E INTERNAZIONALIZZAZIONE ......... 155<br />

Gianfelice Rocca, Vice Presidente <strong>Confindustria</strong> per l’education<br />

Sandro Salmoiraghi, Presidente Piccola Industria <strong>Confindustria</strong><br />

Silvio Scaglia, Presidente e Amministratore delegato e.Biscom<br />

Alberto Tripi, Presidente Federcomin<br />

Moderatore<br />

Enrico Mentana, giornalista<br />

“Premio Best Innovator 2004”<br />

Partecipano le imprese selezionate come “Best Innovator 2004” ...... 175<br />

Conclusioni<br />

Luca Cordero di Montezemolo, Presidente <strong>Confindustria</strong> ...................... 191<br />

6


Premessa<br />

Vincere le sfide della globalizzazione e della competitività è l'obiettivo<br />

che oggi si trova a dover fronteggiare l'impresa. Con uno strumento:<br />

l'innovazione. Un'impresa competitiva è un'impresa che innova.<br />

Innovare è prima di tutto un atteggiamento culturale, una ricerca continua<br />

del miglioramento della qualità e dell'efficienza, la tensione verso<br />

una crescita sostenibile ed equilibrata. Serve un'innovazione che<br />

non si fermi soltanto al prodotto o al processo e che permei, invece,<br />

l'organizzazione e la cultura dell'azienda stessa. L'uso efficiente delle<br />

tecnologie, la cultura e la pratica della qualità totale, la compatibilità<br />

ambientale come asset dell'azienda, la gestione dell'internazionalizzazione<br />

sono i pilastri su cui deve fondarsi questo nuovo paradigma di<br />

innovazione. L'innovazione riguarda sì la tecnologia dei prodotti e dei<br />

processi, ma riguarda anche l'organizzazione, la gestione delle risorse<br />

umane, l'internazionalizzazione. Abbiamo chiamato tutto ciò innovazione<br />

a 360 gradi.<br />

Questa Giornata ha rappresentato il primo importante momento di<br />

dib<strong>atti</strong>to e di confronto dedicato da <strong>Confindustria</strong> interamente al tema<br />

<strong>dell'innovazione</strong>. Verrà ripetuta ogni anno con l'intenzione di<br />

creare un momento di confronto sulle strategie e sui modelli organizzativi<br />

di successo. Le imprese italiane devono rispondere alla sfida<br />

della competitività con la loro capacità di innovare. La ricerca e l'innovazione<br />

sono la molla del progresso. Sono anche grande fonte di rischio.<br />

Lo sappiamo bene noi imprenditori, quando tentiamo strade<br />

che altri non hanno ancora percorso; ma la capacità di rischiare è l'e-<br />

Luca Cordero di Montezemolo - Premessa - 7


lemento che caratterizza il vero imprenditore. Se non c'è rischio, non<br />

c'è neppure innovazione. È un compito nel quale le nostre piccole e<br />

medie imprese non possono essere lasciate sole. Occorre puntare sulle<br />

best practices, cioè sui modelli di eccellenza, sui campioni piccoli,<br />

medi e grandi che hanno registrato successi internazionali e la cui storia<br />

rappresenta un valido riferimento per individuare il corretto approccio<br />

all'innovazione.<br />

<strong>Confindustria</strong> si sta impegnando a favorire la diffusione di una cultura<br />

<strong>dell'innovazione</strong> all'interno delle imprese e nella società, necessaria<br />

oggi affinché l'innovazione divenga sempre di più la molla della competitività.<br />

Pasquale Pistorio ha lanciato un progetto ambizioso già in<br />

fase avanzata di realizzazione: coinvolgere almeno 10.000 piccoli imprenditori<br />

in un confronto sull'innovazione totale. L'obiettivo è di diffondere<br />

una cultura <strong>dell'innovazione</strong> attraverso tanti "club degli innovatori"<br />

sul territorio che possano rappresentare il motore ed il riferimento<br />

per tutte le imprese che hanno come obiettivo la crescita attraverso<br />

l'innovazione.<br />

La prima Giornata dell'Innovazione di <strong>Confindustria</strong> è stata un momento<br />

importante in cui abbiamo parlato di imprese e di un'Italia che<br />

vince nei mercati mondiali: l'Italia <strong>dell'innovazione</strong> a 360°.<br />

8 - Premessa - Luca Cordero di Montezemolo<br />

Luca Cordero di Montezemolo<br />

Presidente <strong>Confindustria</strong>


Prima Giornata dell’Innovazione<br />

L’innovazione ha 360°:<br />

perché fermarsi a 180°?<br />

Parma, 16 novembre 2004


MARCO ROSI<br />

ELVIO UBALDI<br />

VINCENZO BERNAZZOLI<br />

Saluti


Marco Rosi<br />

Presidente Unione Parmense degli Industriali<br />

Autorità, cari colleghi,<br />

è con grande piacere che porto il saluto dell’Unione Parmense degli<br />

Industriali e l’augurio di buon lavoro a tutti Voi.<br />

Parma ha già ospitato numerose e importanti manifestazioni di<br />

<strong>Confindustria</strong>, alcune delle quali si sono svolte in momenti di particolare<br />

rilevanza per la storia recente del nostro Paese e credo che anche<br />

la <strong>giornata</strong> di oggi assuma una valenza di assoluto rilievo, anzitutto<br />

per il tema - l’innovazione - che sarà al centro dei nostri lavori.<br />

Ma non solo per questo.<br />

Ci ritroviamo ad operare, inf<strong>atti</strong>, in uno scenario economico in grande<br />

evoluzione, rispetto anche al passato recente; in una fase di crescita<br />

mondiale e italiana, caratterizzata da forti differenze e da profonde<br />

trasformazioni, che vede noi imprenditori impegnati in una sempre<br />

più difficile competizione internazionale. Per affrontarla sarà necessario<br />

lavorare, non solo - e come sempre - con grande impegno, ma<br />

soprattutto con una grande capacità di adattamento ai continui cambiamenti.<br />

Per conseguire l’obiettivo di emergere in questo mondo che cambia,<br />

tutti siamo d’accordo che l’innovazione giochi un ruolo fondamentale.<br />

E, se da un lato, è vero che gli imprenditori possono chiedere molto<br />

ai loro partner sociali, lo è altrettanto che la società nella quale operiamo<br />

ha il diritto di chiedere a noi imprenditori un impegno conti-<br />

Marco Rosi - Saluti - 13


nuo e di grande intensità per l’innovazione, sia essa in termini di nuovi<br />

prodotti, di nuove applicazioni tecnologiche, soprattutto di crescita<br />

della produttività.<br />

Siamo ben consapevoli che da un lato l’introduzione dell’euro ci ha assicurato<br />

una grande stabilità finanziaria, dall’altro essa ci impedisce<br />

quei recuperi di competitività attraverso le svalutazioni, che periodicamente<br />

nella nostra storia hanno risollevato le sorti della nostra economia.<br />

In questo contesto, la strada dell’innovazione permanente non è<br />

un’opzione che possiamo o meno scegliere, è l’unica strada percorribile<br />

per il successo dell’impresa.<br />

Non è immaginabile un’impresa che porta innovazione in una società<br />

che rifiuta l’innovazione nella sua vita concreta. Voler innovare significa<br />

accettare il principio di meritocrazia nella divisione sociale dei<br />

ruoli; saper innovare vuol dire affrontare il mondo nella sua dinamicità<br />

e con una sana passione per il rischio. Come possiamo farlo se la<br />

società nelle sue componenti rilevanti, istituzionali e sociali, fa di tutto<br />

perché nulla cambi.<br />

Il contributo della ricerca e dell’innovazione, inf<strong>atti</strong>, sarà determinante<br />

per il rilancio non solo dell’industria italiana, ma anche della competitività<br />

complessiva dell’intero Sistema Paese.<br />

E per fare efficacemente innovazione occorrono non solo le risorse<br />

umane, ma anche notevoli risorse economiche.<br />

Dobbiamo essere tutti pienamente consapevoli che l’innovazione richiede<br />

un processo di lavoro lungo, persistente, nella prospettiva che<br />

certe direzioni di ricerca potranno risultare non fruttuose. Per questo<br />

appaiono oggi necessari interventi su molti campi, primo tra tutti la<br />

individuazione di meccanismi e strumenti che formino un sistema<br />

moderno di incentivi agli investimenti in ricerca e innovazione, con<br />

un mix tra agevolazioni fiscali automatiche e altre soggette a valutazioni<br />

di merito.<br />

Il nostro bisogno di ricerca è assoluto, poiché assoluta è la necessità<br />

14 - Saluti - Marco Rosi


dell’innovazione: una innovazione a tutto campo a 360° che, partendo<br />

da un nuovo approccio culturale giunga fino all’innovazione di prodotto,<br />

seguendo così un percorso virtuale che ci porti a colmare quel<br />

“gap” che ancora ci separa dagli altri Paesi industrializzati.<br />

L’innovazione è una nuova cultura che consente di sfruttare al meglio<br />

le potenzialità creative, la capacità di realizzazione ed efficienza di<br />

produzione; ma, accanto a noi imprenditori, deve esserci un Sistema<br />

Paese altrettanto efficace e modernizzato, quindi in un parola più<br />

competitivo.<br />

Credo che di ciò siamo tutti, oggi, consapevoli e lo dimostra anche<br />

questa <strong>giornata</strong> che si prefigge di trasmettere un segnale forte alle imprese,<br />

poiché non è più sufficiente l’<strong>atti</strong>vità di ricerca e innovazione<br />

che pure le aziende già svolgono regolarmente, ma occorre un impegno<br />

eccezionale che possa consentire un balzo in avanti per recuperare<br />

quel margine di innovazione aggiuntivo che costituisce la condizione<br />

indispensabile affinché l’Italia rimanga fra i maggiori Paesi industrializzati<br />

del mondo.<br />

In conclusione, dobbiamo impegnarci tutti perché è solo dallo sforzo<br />

congiunto di tutti, ricercatori, <strong>Confindustria</strong>, imprese e mondo politico<br />

che potremo <strong>atti</strong>vare quei meccanismi e quelle strutture dalle quali<br />

dipenderà lo sviluppo del Paese, passando attraverso l’innovazione.<br />

Auguro a tutti buon lavoro.<br />

Grazie<br />

Marco Rosi - Saluti - 15


Elvio Ubaldi<br />

Sindaco del Comune di Parma *<br />

Un cordialissimo saluto a tutti a nome della città di Parma. Un benvenuto,<br />

un benvenuto ai ministri, al Signor Presidente di<br />

<strong>Confindustria</strong>, a tutte le autorità. A coloro che hanno raggiunto la nostra<br />

città da ogni parte d’Italia.<br />

Io sono grato a <strong>Confindustria</strong>, all’Unione Industriali di Parma, per<br />

aver scelto questa città come sede di questo primo incontro. Lo considero<br />

un riconoscimento e, al tempo stesso, una sollecitazione ed un<br />

auspicio.<br />

Il riconoscimento ad una città che per la propria storia, la propria tradizione<br />

civile e la propria economia dell’innovazione è sempre stata,<br />

in qualche modo, protagonista. E che oggi si trova ad un punto cruciale<br />

della propria vicenda e del proprio impegno.<br />

L’assegnazione, tra l’altro, come sede dell’Autorità europea per la sicurezza<br />

alimentare, costituisce per noi una nuova sfida.<br />

Ma dicevo anche una sollecitazione, perché tutti ci troviamo impegnati<br />

su una frontiera da cui dipenderà grande parte del nostro futuro.<br />

L’innovazione è decisiva. E dopo essercelo detto tante volte, dobbiamo<br />

trovare anche il modo per farla diventare una realtà di tutti i giorni.<br />

Noi apparteniamo ad una cultura, una storia, quella del mondo occidentale,<br />

che per secoli ha dettato i propri canoni di crescita, di svi-<br />

* Trascrizione della registrazione dell’intervento non rivista dall’autore<br />

Elvio Ubaldi - Saluti - 17


luppo, di stili di vita, proprio perché più di altri ha dimostrato di essere<br />

idoneo, attento, capaci di affrontare il rinnovamento. E non possiamo<br />

interrompere questa nostra <strong>atti</strong>tudine proprio nel momento in<br />

cui sorgono sfide decisive a livello planetario.<br />

Però sappiamo anche che l’innovazione dipende da tanti fattori.<br />

Dipende sicuramente dalle risorse disponibili. Dipende sicuramente<br />

dall’organizzazione complessiva della società. E in questo senso noi<br />

come amministrazioni pubbliche abbiamo dei doveri e dei compiti<br />

precisi, anche urgenti, di adeguamento. Ma dipende anche e soprattutto<br />

- consentitemi di dirlo - da un atteggiamento culturale.<br />

Se non vi è una cultura adatta all’innovazione, se non vi è la disponibilità<br />

a mettere in discussione ruoli, rapporti di potere, se non vi è disponibilità<br />

a mettere in discussione interessi, corporazioni nuove e vecchie,<br />

difficilmente una società sa affrontare i temi dell’innovazione.<br />

Se una società - tra di voi consentitemi di ricordarlo - non ha il senso<br />

dell’impresa e non concepisce l’impresa come un fattore di socialità, di<br />

crescita, di sviluppo, di miglioramento per tutti, difficilmente quella società<br />

saprà produrre innovazione ed essere attenta all’innovazione.<br />

E se in questa <strong>giornata</strong> io posso permettermi, dalla piccola dimensione<br />

che rappresentiamo, di fare a voi imprenditori una sollecitazione,<br />

è quella di non rinunciare mai, per il peso e il ruolo che avete, a voler<br />

affermare l’importanza strategica, decisiva, delle vostre imprese, dell’essere<br />

impresa ed essere imprenditore. Ne abbiamo bisogno tutti. È<br />

una delle componenti, è uno degli elementi che può spingere ancora<br />

la nostra società, il nostro Paese, ad affrontare l’innovazione non come<br />

litania, non come pura declamazione, ma ad affrontarla come pratica<br />

quotidiana.<br />

Io vi ringrazio. Questo è il primo giorno, la prima <strong>giornata</strong> dell’innovazione.<br />

Mi auguro che ne seguano molte altre. E l’ospitalità di<br />

Parma, perché diventi una sorta di sede continua di questi vostri incontri,<br />

ve la mettiamo già da oggi a disposizione.<br />

Oltre che l’augurio di buon lavoro, anche un augurio a ben rivederci.<br />

Grazie ancora.<br />

18 - Saluti - Elvio Ubaldi


Vincenzo Bernazzoli<br />

Presidente della Provincia di Parma<br />

Nel portare il saluto dell’Amministrazione provinciale, vorrei ringraziare<br />

<strong>Confindustria</strong> per averci permesso di ospitare ancora una volta<br />

un importante evento di rilievo nazionale. Per noi è motivo di orgoglio<br />

e, insieme, uno stimolo importante. Aver scelto Parma, in questo<br />

momento, è inf<strong>atti</strong> una scelta che contribuisce a dar coraggio al nostro<br />

territorio. Un coraggio necessario per affrontare una fase delicata,<br />

all’interno di un contesto nazionale non certo esaltante.<br />

Stiamo vivendo una fase di transizione difficile, che pone all’attenzione<br />

di tutti noi, pubbliche amministrazioni e soggetti sociali ed economici,<br />

la necessità di innovare, di modificare i comportamenti, di creare<br />

nuove opportunità. Questa è la sfida che ci attende. Per affrontarla<br />

con successo serve un’adeguata strategia complessiva, che può prendere<br />

le mosse solo dalla convinzione che l’innovazione, sempre più necessaria,<br />

comporta un cambio di cultura.<br />

Parma nel passato ha rappresentato sicuramente un esempio per la<br />

composizione del tessuto produttivo, per la capacità di sviluppare settori,<br />

in particolare quello dell’agro-alimentare, con forti iniezioni d’innovazione<br />

di processo e di prodotto. Oggi ha bisogno di ritrovare una<br />

nuova spinta, un nuovo coraggio. E per far questo, io credo, dobbiamo<br />

vivere una grande unità tra imprese, enti, istituzioni. È necessario<br />

uscire ciascuno dal proprio guscio per metterci in gioco su una scommessa<br />

complessiva.<br />

Noi, come Amministrazione provinciale, cercheremo di dare in que-<br />

Vincenzo Bernazzoli - Saluti - 19


sta direzione tutto il nostro contributo. Abbiamo fatto grandi passi<br />

avanti verso l’innovazione sia, ad esempio, nell’organizzazione, sia<br />

nell’informatizzazione. Insieme alla Regione Emilia Romagna si sta<br />

lavorando per dotare di banda larga tutta la nostra provincia per creare<br />

quelle condizioni affinché gli sforzi che le imprese faranno per innovarsi,<br />

trovino il substrato ottimale. Per questo noi ci impegniamo,<br />

convinti che davvero ancora una volta Parma possa dare un contributo<br />

importante a tutto il Paese.<br />

Grazie di nuovo e buon lavoro.<br />

20 - Saluti - Vincenzo Bernazzoli


PASQUALE PISTORIO<br />

Intervento


Pasquale Pistorio<br />

Vice Presidente <strong>Confindustria</strong> per l’innovazione e la ricerca<br />

Signori Ministri, Autorità, colleghi e amici, buongiorno e un calorosissimo<br />

benvenuto a questa prima Giornata dell’Innovazione. Una<br />

<strong>giornata</strong> che è stata resa possibile dal contributo di oltre 40 aziende<br />

riunite nel Comitato Promotore e dal supporto entusiastico e generoso<br />

dell’Associazione Industriali di Parma con il supporto del Comune<br />

e della Provincia. A tutti quanti si sono impegnati per l’organizzazione<br />

della Giornata va il nostro grazie. E un grazie va anche a tutti i partecipanti,<br />

che hanno accolto l’invito a incontrarsi a Parma, città famosa<br />

per il calore della sua ospitalità. Grazie di cuore.<br />

Introduzione<br />

Riprendiamo allora il percorso iniziato lo scorso 16 settembre, a<br />

Roma, in occasione della terza Giornata della Ricerca. Da allora lo<br />

scenario competitivo ovviamente non è cambiato in modo significativo.<br />

A parte un ulteriore deprezzamento del dollaro rispetto all’euro e<br />

la recentissima classifica stilata dal World Economic Forum che vede<br />

l’Italia piazzarsi al 47° posto nel mondo per competitività del sistema<br />

Paese, e per di più dietro a nazioni non propriamente famose per le<br />

loro tradizioni di sviluppo. Un dato che, preso nel contesto di una serie<br />

lunghissima di indicatori, tutti al negativo, deve far riflettere.<br />

È chiaro che stiamo vivendo una fase di trasformazione profonda del<br />

contesto in cui le nostre imprese operano ogni giorno. Il grado di con-<br />

Pasquale Pistorio - Intervento - 23


correnza è aumentato tremendamente e nuovi temibili attori acquistano<br />

forza giorno dopo giorno. Ma sarebbe un grande errore pensare<br />

che il nostro sistema produttivo sia condannato ad un declino inevitabile.<br />

Abbiamo la forza per rimanere un paese avanzato e per realizzare<br />

una crescita sostenuta del reddito pro capite e dell’occupazione.<br />

Ma solo se certe condizioni si verificheranno.<br />

A Roma, il 16 settembre, ci eravamo domandati:<br />

La ricerca è una priorità per il nostro Paese?<br />

Stiamo aspettando la risposta a questo quesito dalla Legge<br />

Finanziaria e in particolare dagli interventi sulla competitività.<br />

Aspettiamo fiduciosi, ma non posso nascondere una certa preoccupazione.<br />

Anche oggi la <strong>giornata</strong> si apre con una domanda, che è riportata su<br />

tutte le nostre locandine:<br />

L’innovazione ha 360°. Perché fermarsi a 180°?<br />

Con la ricerca, l’innovazione di prodotto, l’innovazione di processo, le<br />

imprese compiono i primi 180°, la prima metà del tutto. Il farlo, però,<br />

è condizione necessaria ma non sufficiente. È per questo che, nello<br />

stesso modo in cui due angoli piani si sommano in un angolo giro, la<br />

Giornata dell’Innovazione completa oggi il nostro contributo di idee<br />

per migliorare la competitività attraverso un radicale cambiamento<br />

culturale nel modo di impostare i processi operativi delle nostre imprese.<br />

Le due domande, oltre ad unire idealmente le due giornate, contengono<br />

anche una forma di diversità, che forse non balza agli occhi, ma<br />

è pur sempre significativa. Il quesito sulla ricerca aveva come destinatario<br />

principale il Governo al quale <strong>Confindustria</strong>, a nome di tutte<br />

le imprese rappresentate - e forse a nome di tutto il Paese - chiedeva<br />

di prendere una posizione chiara su un problema cruciale per lo sviluppo<br />

e di trarne tutte le logiche conseguenze, soprattutto a fronte<br />

della concorrenza dei sistemi Paese con i quali ci confrontiamo.<br />

La domanda di oggi, che vuol essere un incitamento a non fermarsi in<br />

24 - Intervento - Pasquale Pistorio


un’opera necessaria di profondo rinnovamento, è invece rivolta soprattutto,<br />

anche se non esclusivamente, alle imprese. Tutte le imprese.<br />

Grandi certo, ma anche e soprattutto, medie, piccole e piccolissime.<br />

Cercheremo di individuare quali possono essere le strade migliori per<br />

vincere le sfide della globalizzazione e della competitività e proporremo<br />

progetti ed azioni che <strong>Confindustria</strong> sta realizzando ed intende avviare<br />

per sostenere lo sforzo delle imprese a diventare sempre più innovative.<br />

Un’innovazione che, nella nostra definizione, si esplica nei processi<br />

operativi dell’azienda, nella sua organizzazione e nel suo modo di posizionarsi<br />

rispetto ai mercati ed alla sfida del miglioramento continuo.<br />

E mentre la ricerca, intesa nella sua accezione più ampia, si applica<br />

all’innovazione di prodotto e dei processi produttivi - proprio a<br />

questi aspetti abbiamo dedicato la <strong>giornata</strong> di settembre - i 180° mancanti,<br />

ai quali programmaticamente abbiamo dedicato la <strong>giornata</strong><br />

odierna, si riferiscono ad un profondo cambiamento culturale a cui le<br />

sfide della competitività globale chiamano, pur con urgenze ed intensità<br />

diverse, tutte le imprese.<br />

Quattro filoni<br />

Nella nostra analisi questa innovazione poggia su quattro grandi filoni:<br />

1) Al primo posto, anche se non necessariamente l’ordine riflette il<br />

grado di importanza, pongo l’informatizzazione spinta, la pervasione<br />

indispensabile delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione<br />

all’interno di tutti i processi dell’impresa e della catena di<br />

transazioni a monte e valle della stessa. In estrema sintesi, credo che<br />

l’espressione e-Tutto renda bene l’idea di quello che intendo e della<br />

profondità del livello di innovazione che è necessario raggiungere.<br />

Le moderne tecnologie costituiscono un’opportunità irrinunciabile<br />

per realizzare una maggiore integrazione all’interno dell’azienda, tra<br />

Pasquale Pistorio - Intervento - 25


le varie fasi del processo produttivo, dalla logistica, alla distribuzione,<br />

dalla formazione alla produzione, dalla ricerca al marketing. Allo stesso<br />

tempo permettono di realizzare una maggiore e più efficiente integrazione<br />

con i partner dell’azienda, fornitori, clienti, banche e non ultima<br />

la Pubblica Amministrazione.<br />

L’obiettivo è quindi quello di realizzare un modello di azienda integrata<br />

ed estesa, con una visibilità ed un controllo a largo raggio, in<br />

una catena ininterrotta di fornitura che va dai produttori e distributori<br />

di materiali sino ai magazzini dei clienti finali, evitando duplicazioni,<br />

ritardi ed inefficienze. Un obiettivo che richiede ben altro<br />

che l’acquisizione di tecnologie più o meno sofisticate. Occorre piuttosto<br />

una rivoluzione nel modello organizzativo, in cui la ricerca<br />

dell’integrazione è strumentale allo sforzo di ridurre i tempi del processo<br />

operativo, di anticipare la domanda dei clienti, di elevare il valore<br />

dei nostri prodotti integrandoli con servizi ad elevato valore aggiunto.<br />

E mentre l’economia tende a smaterializzarsi e i vecchi confini dell’azienda<br />

si dissolvono, il problema non è più se adottare queste tecnologie<br />

o meno, ma di trovare le più efficaci, efficienti e sicure forme<br />

di automazione dei processi e di interazione fra i loro molteplici<br />

attori.<br />

L’utilizzo di queste tecnologie tra le nostre aziende è in rapida evoluzione,<br />

ma la maggior parte delle piccole e medie imprese italiane, così<br />

come molte delle grandi, sono ancora lontane dal comprendere la<br />

vera portata di questa rivoluzione. Se oltre il 90% delle imprese è collegato<br />

in rete, solo meno del 10% delle piccole e medie imprese e poco<br />

più del 20% delle grandi ha adottato sistemi di integrazione verso<br />

l’esterno. Ed è proprio qui, su questi fattori che è necessario agire con<br />

la massima energia.<br />

Nel salto di qualità indispensabile nell’organizzazione delle imprese,<br />

svolge un ruolo fondamentale la Pubblica Amministrazione.<br />

L’integrazione nella rete costituisce una condizione inderogabile per<br />

la realizzazione di un modello di impresa estesa.<br />

26 - Intervento - Pasquale Pistorio


L’e-Government oggi rappresenta la nostra più grande opportunità di<br />

migliorare in tempi brevi e concretamente l’efficienza della nostra<br />

Pubblica Amministrazione e di realizzare una semplificazione della<br />

burocrazia. E anche in questo caso non è la tecnologia il vero motore<br />

dell’innovazione, ma un profondo cambiamento culturale che pone la<br />

Pubblica Amministrazione accanto e non di fronte a cittadini ed imprese.<br />

2) Il secondo filone riguarda l’adozione di processi organizzativi e di<br />

quella filosofia manageriale - equilibrato cocktail di metodologie statistiche<br />

ed operative, valorizzazione delle capacità individuali e di filosofia<br />

del miglioramento continuo - che viene sintetizzato con il termine<br />

polimorfo di Total Quality Management o TQM.<br />

So che si tratta per molte grandi imprese di idee note e talvolta trascurate<br />

sulla base di stereotipi un po’ abusati, come quello che vedrebbe<br />

la filosofia del TQM adattarsi bene solamente alle culture<br />

orientali basate sulla filosofia confuciana della collettività. In realtà,<br />

se è vero che proprio sul TQM - importato in Giappone dall’America<br />

subito dopo la seconda guerra mondiale - i giapponesi costruirono<br />

parte del loro clamoroso successo industriale degli anni ’70 e ’80, è altrettanto<br />

vero che è proprio dal TQM che partì la riscossa politica e<br />

industriale degli Stati Uniti alla fine degli anni ’80.<br />

La storia si ripete. A cavallo della metà del secolo scorso il TQM ha<br />

contribuito a ricostruire il tessuto industriale giapponese, devastato<br />

dalla guerra. Quarant’anni dopo, il governo statunitense, preoccupato<br />

per il declino dell’industria nazionale e di quella automobilistica in<br />

particolare, dava vita ad una grande iniziativa nazionale, centrata sul<br />

TQM, per rilanciare la competitività del paese ed istituiva il prestigioso<br />

Malcolm Baldrige National Quality Award per premiare le imprese<br />

che si distinguevano nella qualità totale. Ora, quasi vent’anni dopo<br />

quegli eventi, sono convinto che il TQM possa ancora dispiegare tutta<br />

la sua energia ed aiutare le nostre imprese a far fronte alla sfida della<br />

competizione globale.<br />

Parleremo più a lungo di questi temi nel corso di questa <strong>giornata</strong>.<br />

Lasciatemi soltanto aggiungere che, nella mia visione, una corretta<br />

Pasquale Pistorio - Intervento - 27


implementazione della filosofia TQM all’interno dell’impresa si fonda<br />

su cinque criteri:<br />

• impegno del management<br />

• responsabilizzazione dei dipendenti<br />

• utilizzo di strumenti per poter prendere decisioni basate sui f<strong>atti</strong><br />

• cultura diffusa del miglioramento continuo<br />

• focalizzazione costante sul cliente, sia esterno sia interno all’azienda.<br />

Ma in ogni caso il segreto sta tutto nelle persone. L’essenza nel TQM<br />

è tutta qui. I metodi statistici, le metodologie di prevenzione e soluzione<br />

dei problemi sono importantissimi, ma le persone lo sono ancora<br />

di più. E allora, il nuovo paradigma organizzativo si deve fondare<br />

su quella sapiente combinazione di formazione, delega e responsabilizzazione<br />

nei poteri decisionali che in inglese viene sintetizzata con<br />

il termine “empowerment”.<br />

Per essere correttamente realizzato, l’empowerment degli individui in<br />

azienda deve a sua volta trovare le basi su una specie di rivoluzione<br />

copernicana che riporta l’uomo al centro dell’azienda e lo vede non<br />

più come un fattore del processo economico dell’azienda, ma piuttosto<br />

come un attore ed un protagonista all’interno della stessa. E in<br />

questo scambio di posizione, che non deve affatto essere solo formale,<br />

ma deve invece permeare con tutta la sua forza innovativa l’organizzazione<br />

aziendale nel suo complesso, si crea una di quelle situazioni<br />

ideali di gioco a guadagno condiviso in cui tutti traggono vantaggio.<br />

3) Il terzo filone è quello relativo all’utilizzo della protezione dell’ambiente<br />

come fattore di competitività, come risorsa aggiuntiva e non<br />

come un problema di costi. Al contrario, si tratta di ottimizzare l’uso<br />

dell’energia e delle materie prime, evitare gli sprechi, ridurre, riciclare,<br />

riusare, nella convinzione fondamentale che se un processo produttivo<br />

o un prodotto, a parità di risultati, utilizza meno materie prime<br />

o meno energia, ovviamente deve essere intrinsecamente più economico.<br />

28 - Intervento - Pasquale Pistorio


Si tratta di una regola intuitiva, ma l’esperienza diretta prova la sua<br />

validità in un numero crescente di situazioni. I vantaggi per le aziende<br />

sono molteplici. Adottando una strategia impostata sulla protezione<br />

dell’ambiente e sul risparmio di energia e materie prime, esse trasferiscono<br />

direttamente nel loro conto economico i vantaggi e i risparmi<br />

dell’accresciuta competitività. Allo stesso tempo, la motivazione<br />

del personale cresce, così come migliora l’adesione alla filosofia e<br />

agli obiettivi dell’azienda.<br />

Permettetemi, solo per questo specifico aspetto, di portare l’esempio<br />

della ST, che credo possa dare sostanza alle mie affermazioni. Nel solo<br />

2003 il risparmio netto creato a livello di bottom-line dal nostro<br />

programma ambientale, è stato di 100 milioni di dollari. Cento milioni<br />

risparmiati sui materiali e soprattutto sull’energia che, da sola, ci<br />

ha portato a un risparmio di 80 milioni di dollari rispetto ai consumi<br />

che per unità di prodotto avevamo dieci anni fa, nel 1994. E mentre il<br />

nostro profitto cresceva in modo così significativo, e la società si piazzava<br />

ai primi posti fra le migliori aziende per cui lavorare, il mondo<br />

non doveva subire l’affronto di un’altra centrale da 150 megawatt con<br />

il suo effluvio di gas a effetto-serra.<br />

Ce n’è credo a sufficienza per suscitare la curiosità anche del manager<br />

più scettico per controllare se questi risultati siano facilmente replicabili.<br />

Ce n’è credo abbastanza per invogliare qualcuno a prendere<br />

di petto le sfide del protocollo di Kyoto. C’è, almeno lo spero, materiale<br />

per cercare di aggredire almeno uno dei problemi che affliggono<br />

la competitività del nostro paese e delle nostre imprese: il costo esorbitante<br />

dell’energia e la dipendenza strategica dai combustibili fossili<br />

di importazione.<br />

E per la prossima Giornata della Ricerca si potrebbe aprire un nuovo<br />

capitolo sull’opportunità di cavalcare l’onda del caro-petrolio e conquistarsi<br />

una leadership nel settore dei prodotti a basso consumo<br />

energetico o delle energie rinnovabili.<br />

4) Il quarto filone dell’innovazione a 360° è quello legato ai molteplici<br />

aspetti dell’internazionalizzazione.<br />

Pasquale Pistorio - Intervento - 29


L’internazionalizzazione è una condizione mentale. Le nostre imprese<br />

devono essere in grado di operare in un mercato mondiale, facendo<br />

del made in Italy, che deve essere sempre più anche tecnologico, la<br />

carta vincente.<br />

Dobbiamo fare un salto soprattutto culturale, riuscire ad adottare un<br />

punto di vista globale, indipendentemente dalle dimensioni aziendali.<br />

Dobbiamo comprendere che per crescere ed essere competitivi in<br />

un’economia globale dobbiamo ragionare con una mente globale, essere<br />

veramente internazionali e non solo vendere i nostri prodotti all’estero.<br />

Operare in una logica multinazionale richiede una grande preparazione,<br />

occorre disporre delle competenze e degli strumenti giusti. A<br />

questo possono certo pensare le stesse imprese, innovando nell’organizzazione,<br />

valorizzando e formando le proprie risorse umane, strutturandosi<br />

in network. Ma è anche necessario strutturare un sistema<br />

Paese che sia in sincronia. E non basta, per quanto indispensabile, potenziare<br />

il nostro sistema di supporto all’internazionalizzazione. La<br />

diffusione della mentalità globale parte dalla formazione dei giovani,<br />

dall’apprendimento delle lingue e delle culture degli altri popoli, dalla<br />

capacità di vivere ed operare in un ambiente multiculturale, dalla<br />

familiarità a spostarsi per crescere anche vivendo in diversi luoghi,<br />

dalla capacità di fare del nostro Paese un punto di riferimento culturale<br />

positivo per i paesi emergenti.<br />

Anche i processi di delocalizzazione vanno considerati come un’opportunità,<br />

senza infondate paure. A livello della singola azienda, così<br />

come a livello paese, il trasferimento di <strong>atti</strong>vità produttive all’estero<br />

può rappresentare la via più efficace, e spesso anche l’unica, per potenziare<br />

il vantaggio competitivo nazionale e competere quando tutte<br />

le pratiche dell’innovazione sono state esaurite. E attenzione: allungando<br />

in questo modo la vita di prodotti e processi che altrimenti sarebbe<br />

impossibile mantenere in zone in cui il costo del lavoro è elevato,<br />

si continua a generare profitto che può essere reinvestito in Italia,<br />

nelle <strong>atti</strong>vità più innovative e a maggior valore aggiunto.<br />

Per non parlare naturalmente dell’opportunità, attraverso la presenza<br />

30 - Intervento - Pasquale Pistorio


all’estero, di aprire nuovi mercati, di creare nuovi sbocchi. Ancora una<br />

volta abbiamo bisogno di una strategia, di un progetto, di una visione<br />

di lungo periodo.<br />

L’agenda di <strong>Confindustria</strong><br />

A mio parere il modo migliore per diffondere una cultura dell’innovazione<br />

a 360° è parlarne, confrontare le best practices nella gestione<br />

aziendale con la propria esperienza e verificare la possibilità di applicarle<br />

nella propria azienda.<br />

A questo scopo abbiamo programmato tre iniziative con l’obiettivo<br />

comune di continuare il dib<strong>atti</strong>to sull’innovazione a 360° che abbiamo<br />

aperto con questa Prima Giornata dell’Innovazione.<br />

Insieme a Gianfelice Rocca e alle strutture di formazione di<br />

<strong>Confindustria</strong>, stiamo lavorando ad un grande progetto di sistema,<br />

che avvieremo nei prossimi mesi. Si tratta di un progetto di formazione<br />

e di sensibilizzazione sui temi della gestione dell’innovazione e<br />

sulle soluzioni organizzative più opportune per rafforzare la capacità<br />

competitiva delle nostre aziende. Il nostro obiettivo è di coinvolgere<br />

almeno 10.000 persone tra imprenditori e manager nei prossimi quattro<br />

anni.<br />

Lo abbiamo chiamato Progetto Imprese per l’Innovazione con il simbolo<br />

di I 2 per sottolineare come questa iniziativa sia mirata a potenziare<br />

la capacità innovativa delle imprese che vi parteciperanno. E come<br />

si sottenda uno sforzo comune un percorso da fare insieme,<br />

<strong>Confindustria</strong>, grandi e piccole aziende insieme.<br />

Organizzeremo corsi di formazione, seminari, incontri di confronto e<br />

di sensibilizzazione. Saranno sessioni di lavoro brevi e privilegeranno<br />

i giorni a cavallo dei fine settimana per ridurre al massimo l’impatto<br />

sull’agenda dei partecipanti. Opereremo su tutto il territorio, in stretta<br />

collaborazione con le associazioni territoriali e di categoria.<br />

Grazie alle risorse raccolte attraverso il Comitato Promotore di queste<br />

Pasquale Pistorio - Intervento - 31


Giornate della Ricerca e dell’Innovazione e ad un’attenta gestione dei<br />

costi nell’organizzazione di questi eventi, potremo avviare il progetto<br />

nel 2005 e su questo progetto investiremo le risorse disponibili nei<br />

prossimi anni.<br />

Proporremo questo nostro progetto per un finanziamento sia in sede<br />

nazionale, sia europea. Abbiamo avviato cont<strong>atti</strong> in particolare con i<br />

nostri colleghi francesi e spagnoli per realizzare un’iniziativa coordinata<br />

in più paesi contemporaneamente. Credo che pochi progetti siano<br />

altrettanto coerenti con gli obiettivi di Lisbona come quello che<br />

stiamo avviando.<br />

Chiederemo comunque a tutti i partecipanti di contribuire ai costi di<br />

questo progetto. Credo, inf<strong>atti</strong>, che sia essenziale che ogni impresa e<br />

ogni imprenditore considerino la propria partecipazione come un investimento,<br />

il cui ritorno dipenderà, in primo luogo, dalla convinzione<br />

e dalla serietà con cui aderiranno. Da parte nostra ci impegneremo<br />

a far sì che il ritorno di questi piccoli investimenti in conoscenza sia<br />

il più elevato possibile.<br />

È un obiettivo ambizioso, ma che contiamo di raggiungere grazie al<br />

coinvolgimento di tutto il sistema associativo e anche delle grandi imprese<br />

che potranno mettere a disposizione, gratuitamente, il loro<br />

know-how e magari parte delle strutture formative. Ho già raccolto diverse<br />

manifestazioni di interesse e sono convinto che potranno rapidamente<br />

aumentare. Ci rivolgeremo ai nostri associati, ma saremo<br />

ben lieti di coinvolgere in questo progetto la Pubblica<br />

Amministrazione, così come le banche interessate.<br />

La seconda iniziativa, strettamente collegata alla prima, mira a creare<br />

un Club degli Innovatori, un forum nel quale presentare la propria<br />

esperienza, discutere dei propri problemi e soluzioni e trovare utili informazioni<br />

sulla gestione dell’innovazione a 360°. Partiremo dalla<br />

molte storie di successo che abbiamo incontrato preparando questa<br />

Giornata. Innovatori e innovazioni che possono essere una preziosa<br />

fonte di ispirazione per moltissime altre imprese.<br />

Utilizzeremo tutti gli strumenti di comunicazione disponibili.<br />

32 - Intervento - Pasquale Pistorio


Internet in primo luogo, attraverso una sezione dedicata del portale di<br />

<strong>Confindustria</strong>. Ma avvieremo una campagna di comunicazione anche<br />

sulla stampa e sulla televisione.<br />

La terza iniziativa infine riguarda un’analisi e un confronto sui distretti<br />

industriali. I distretti italiani hanno rappresentato e rappresentano<br />

tuttora un esempio virtuoso, che vanta molti tentativi di imitazione.<br />

Da queste aree deriva il 45% dell’export nazionale e un contributo<br />

sostanziale alla crescita dell’occupazione.<br />

Da anni però questo modello mostra segni di “stanchezza”, incalzato<br />

dalle nuove sfide poste dalla globalizzazione e, in particolare, dalla crescente<br />

importanza della ricerca e dell’innovazione tecnologica. Gli scenari<br />

a 15 o 20 anni prevedono una forte applicazione di tecnologie avanzate<br />

proprio nei settori tradizionali in cui sono operativi i nostri distretti:<br />

nuovi materiali, nuovi processi produttivi, elevata intensità di tecnologie<br />

della comunicazione e dell’informazione. E soprattutto sistemi di<br />

gestione dell’innovazione più complessi, articolati e strutturati.<br />

D’altro canto le sfide della globalizzazione devono leggersi come una<br />

necessità di differenziazione dei prodotti puntando molto sulla competitività<br />

derivante dalla caratteristiche del territorio e, quindi, valorizzando<br />

i vantaggi competitivi che nascono dal territorio stesso e dalla<br />

sua cultura produttiva. I distretti hanno caratteristiche che possono<br />

essere utilizzate positivamente per competere in uno scenario manifatturiero<br />

di domani, ma occorre una crescita culturale per far diventare<br />

l’innovazione una leva da considerare intrinseca alla politica<br />

di sviluppo del territorio.<br />

Superare gli ostacoli<br />

Abbiamo voluto dedicare questa Giornata a quella faccia dell’innovazione<br />

che non avevamo affrontato nella Giornata della Ricerca del 16<br />

settembre scorso. E cioè gli aspetti culturali, organizzativi e strategici<br />

che sono alla base di un rilancio della competitività del nostro sistema<br />

Paese.<br />

Pasquale Pistorio - Intervento - 33


Ciò non significa naturalmente ignorare o porre in secondo piano tutti<br />

i vincoli e gli ostacoli di carattere strutturale, normativo, finanziario<br />

e burocratico che limitano la capacità di crescere e di competere.<br />

Fra le molte aree di criticità, ne voglio ricordare quattro che considero<br />

le più critiche per l’innovazione delle imprese e su cui lavoreremo<br />

e ci rincontreremo nei prossimi mesi.<br />

In primo luogo è essenziale creare un ambiente in cui crescere attraverso<br />

l’innovazione sia più facile e soprattutto più conveniente.<br />

Dobbiamo assicurarci che la struttura delle regole, del sistema fiscale<br />

e degli incentivi sia coerente con strategie di crescita. Magari sostenendo<br />

processi di fusione e acquisizione tra piccole e medie imprese.<br />

Anche la burocrazia amministrativa disincentiva la crescita e incentiva<br />

il sommerso. In questa direzione va la richiesta di un credibile piano di<br />

e-Government, che non si esaurisca nell’informatizzazione delle inefficienze,<br />

ma che abbia nella semplificazione e nell’efficienza il vero obiettivo<br />

dell’innovazione tecnologica. Molto è stato fatto, soprattutto nei<br />

confronti dei servizi ai cittadini. Ma molto resta ancora da fare, soprattutto<br />

con riguardo ai servizi alle imprese. Non abbiamo dubbi che se<br />

questa divenisse una priorità per il governo, potremmo rapidamente<br />

colmare il gap che ancora ci divide dai paesi più avanzati.<br />

In secondo luogo dobbiamo investire nel potenziamento delle infrastrutture<br />

materiali e immateriali per l’innovazione. A partire da una<br />

razionalizzazione, qualificazione e coordinamento del sistema di trasferimento<br />

tecnologico nazionale e regionale per le piccole e medie<br />

imprese. Assume una particolare importanza anche il potenziamento<br />

della nostra rete a larga banda che presenta una densità notevolmente<br />

inferiore a quella media europea e pari solo ad una frazione di quella<br />

di paesi che hanno fortemente investito in questo settore, come<br />

Finlandia, Regno Unito, Canada o Corea del Sud.<br />

Una terza area di criticità è rappresentata dallo sviluppo di un sistema<br />

finanziario favorevole all’innovazione. Il nostro sistema finanziario<br />

è ancora poco strutturato per sostenere progetti di investimento<br />

innovativi, soprattutto se proposti da PMI. È ancora in larga parte un<br />

34 - Intervento - Pasquale Pistorio


sistema miope, in cui gli investimenti innovativi ad alto rendimento<br />

non sono differenziati da investimenti più tradizionali. Una situazione<br />

che si riflette anche nella scarsa diffusione del capitale di rischio.<br />

Recenti iniziative di alcuni grandi istituti bancari vanno nella giusta<br />

direzione fornendo ragioni di ottimismo per lo sviluppo di una finanza<br />

per l’innovazione anche nel nostro Paese.<br />

La quarta area di criticità è rappresentata dalla ancora scarsa diffusione<br />

della Società dell’Informazione, sia tra i cittadini, sia tra le imprese.<br />

Il disegno di legge della Finanziaria ha riconfermato gli incentivi<br />

alla diffusione della larga banda. Il Ministro Stanca ha recentemente<br />

adottato la nostra proposta per la creazione di un fondo di garanzia<br />

per gli investimenti in innovazione digitale. Anche per l’innovazione<br />

digitale è oggi disponibile uno strumento simile a quello della<br />

Legge Sabatini per gli investimenti in macchinari. Non basta, ma è<br />

un primo passo. Ci auguriamo che tra le misure per la competitività<br />

in discussione in questi giorni venga introdotta un’agevolazione fiscale<br />

a carattere permanente per gli investimenti in tecnologie digitali.<br />

Conclusioni<br />

Cari colleghi, oggi non vi offro alcuna conclusione, poiché questa<br />

Giornata vuole rappresentare l’avvio di una fucina di idee, l’inizio di<br />

un processo che durerà per tutta la durata del mio mandato. Un percorso<br />

che spero vogliate fare insieme a noi.<br />

La mia speranza, però, è che uscendo da questa sala, portiate con voi,<br />

nelle vostre imprese, qualche riflessione in più su cosa significhi<br />

un’innovazione a 360°. E magari qualche stimolo e qualche suggerimento<br />

utile sulle strade da percorrere.<br />

Sotto diversi aspetti, il nuovo secolo ci ha colti di sorpresa. Il nostro<br />

Paese ha bisogno di riforme profonde, senza le quali sarà più difficile<br />

competere nei mercati globali. Noi, come <strong>Confindustria</strong>, non ci stancheremo<br />

di stimolare queste riforme, di produrre analisi, di proporre<br />

soluzioni concrete.<br />

Pasquale Pistorio - Intervento - 35


Ma come imprese e come imprenditori abbiamo la responsabilità morale<br />

di rendere il più competitive possibile le nostre aziende e di utilizzare<br />

al meglio le risorse a nostra disposizione. Non possiamo delegare<br />

ad altri la responsabilità della nostra competitività. Anche se<br />

questo può significare una delocalizzazione intelligente.<br />

Condurre un’azienda significa prendersi l’impegno di costruire qualcosa<br />

che sia maggiore della somma dei tanti elementi che compongono<br />

l’impresa. Significa avere un progetto, una visione, una speranza.<br />

Significa non rassegnarsi al declino.<br />

I tanti casi di successo che esistono nel nostro Paese dimostrano che<br />

competere è possibile. E che la via della competitività è l’innovazione,<br />

in tutte le molteplici dimensioni che la compongono. Appunto l’innovazione<br />

a 360°.<br />

36 - Intervento - Pasquale Pistorio


PAOLO GARONNA<br />

Mercati, tecnologie<br />

e strategie: scenari<br />

di competitività<br />

e innovazione


Paolo Garonna<br />

Direttore Centro Studi <strong>Confindustria</strong><br />

Il punto di partenza della riflessione di oggi sono le conclusioni che<br />

avevamo raggiunto nella <strong>giornata</strong> <strong>Confindustria</strong> sulla Ricerca ove avevamo<br />

analizzato i limiti e i ritardi del sistema Italia, del sistema produttivo<br />

e del sistema delle imprese, ma anche le straordinarie opportunità<br />

che si aprono quando si mettono gli investimenti in ricerca al<br />

centro di una strategia di rilancio dello sviluppo.<br />

Paolo Garonna - Mercati, tecnologie e strategie - 39


Questo era e rimane il senso delle sei proposte lanciate dal vice presidente<br />

Pistorio nel dib<strong>atti</strong>to di politica economica del paese.<br />

Oggi affrontiamo, invece, le questioni più ampie dell’innovazione che<br />

sono legate a quelle della ricerca. E per tradurre visivamente questo<br />

rapporto tra ricerca e innovazione, abbiamo fatto ricorso all’immagine<br />

dell’iceberg.<br />

L’iceberg ha una parte emersa, una parte che si vede, brilla e che sono<br />

i punti di eccellenza della ricerca e della tecnologia.<br />

Che richiedono investimenti pubblici e privati in ricerca e sviluppo. Che<br />

richiedono di puntare sui settori avanzati, sulla crescita dimensionale<br />

delle imprese, sullo spin-off tecnologico. Ce ne siamo già occupati.<br />

Oggi, invece, noi vogliamo centrare l’attenzione sul fatto che questa<br />

parte emersa poggia su una parte sommersa. Che generalmente si vede<br />

meno, ma non è per ciò meno importante.<br />

Questa parte sommersa ha diverse componenti che rappresentano il<br />

sommerso dell’innovazione. Sono i fattori critici dell’organizzazione,<br />

40 - Mercati, tecnologie e strategie - Paolo Garonna


quindi dell’uso efficiente delle tecnologie, del capitale umano. Quindi<br />

di questa cultura diffusa dell’innovazione di cui abbiamo bisogno.<br />

Dell’internazionalizzazione. La necessità di essere leader nel mondo,<br />

non soltanto nel proprio paese. Della sostenibilità, e quindi della dimensione<br />

di medio-lungo termine. Ove l’innovazione non si lega soltanto<br />

al capitale fisico, al capitale umano, ma anche al capitale ambientale,<br />

al capitale sociale di un paese.<br />

Infine, il quadro normativo, l’ambiente delle regole e delle istituzioni<br />

in cui operano le imprese. E quindi la concorrenza, i mercati e le politiche<br />

pubbliche.<br />

Facciamo un esempio, proprio per dare un’idea del rapporto che c’è<br />

tra la parte emersa e la parte sommersa del iceberg, tra tecnologia e<br />

innovazione.<br />

Se noi prendiamo un progetto di investimento in tecnologia, la costruzione<br />

di un sistema informativo, un progetto di business, la parte<br />

tecnologica, il costo tecnologico, la struttura dei costi, il costo tecnologico<br />

di hardware e software, rappresenta circa il 20% del progetto.<br />

Paolo Garonna - Mercati, tecnologie e strategie - 41


Il resto, l’80%, è rappresentato dall’implementazione, dai processi di ingegnerizzazione,<br />

di configurazione di testi, la selezione del personale, la<br />

messa a regime, lo sviluppo del processo, la formazione dei formatori, la<br />

formazione degli utilizzatori. Queste sono le componenti critiche da cui<br />

dipende la performance e quindi anche il successo di un investimento.<br />

E proprio in questa proporzione del 20% la parte tecnologica in senso<br />

stretto, 80% tutto il resto. Quindi è decisivo non soltanto la produzione<br />

delle tecnologie, ma ancor più l’utilizzazione e la diffusione delle tecnologie.<br />

E gli studi economici. Oggi c’è un’ampia letteratura su questi aspetti.<br />

Cominciano ad esserci molti dati e stiamo entrando in qualche modo<br />

nella scatola nera, in questo mistero dell’innovazione. Ebbene, gli<br />

studi economici ci fanno vedere che ai fini della competitività non basta<br />

produrre tecnologia. È condizione necessaria, ma non sufficiente.<br />

Occorre saperla utilizzare, occorre applicarla ai processi produttivi e<br />

diffonderla sull’intera struttura industriale e produttiva.<br />

Bisogna fare attenzione ai fattori che consentono di tradurre le tecnologie<br />

in produttività e in redditività, per la singola impresa e per il<br />

sistema paese.<br />

Dal benchmarking che noi facciamo tradizionalmente, che oggi centriamo<br />

sull’innovazione, dai confronti internazionali emerge chiaramente<br />

che utilizzazione e diffusione sono aspetti critici. Sono una<br />

parte importante del ritardo, dei vincoli di competitività con cui<br />

l’Italia deve fare i conti.<br />

Se noi ci confrontiamo con i principali paesi europei, notiamo che c’è<br />

un gap significativo di diffusione e di utilizzazione di tecnologie.<br />

Da noi, per esempio, nel rapporto col Regno Unito, la Germania e la<br />

Francia, è minore la proporzione di imprese che hanno infrastrutture di<br />

tecnologie, che hanno la larga banda, che hanno accesso a Internet. E<br />

ancor meno è la proporzione delle imprese che svolgono i business, che<br />

vendono prodotti on line, che integrano in qualche modo la tecnologia<br />

nei processi produttivi, nei rapporti con i fornitori, nei rapporti con i<br />

clienti.<br />

42 - Mercati, tecnologie e strategie - Paolo Garonna


La ragione principale di questo gap sta nella presenza delle piccole e<br />

medie imprese nel tessuto industriale.<br />

Paolo Garonna - Mercati, tecnologie e strategie - 43


Perché - questo è un dato europeo, non è solo italiano - la diffusione,<br />

l’utilizzazione sono, soprattutto, un problema per le piccole e medie<br />

dimensioni. E questa è una questione europea.<br />

Noi vediamo bene che quanto più aumenta la dimensione d’impresa,<br />

tanto più aumenta la capacità di diffondere e utilizzare le tecnologie<br />

nei processi produttivi. E quindi dobbiamo centrare l’attenzione sulle<br />

piccole e medie imprese. Su queste imprese che rappresentano la ricchezza<br />

del nostro Paese, ma anche la sfida, il terreno su cui si gioca,<br />

si deve giocare per il futuro la partita dell’innovazione.<br />

L’organizzazione. Tra i fattori critici per l’innovazione, il primo è quello<br />

dell’organizzazione, il cambiamento organizzativo.<br />

Per tradurre l’investimento tecnologico, l’investimento innovazione in<br />

valore di mercato, è decisivo adottare nuovi e moderni modelli organizzativi.<br />

In uno spazio a due dimensioni, è difficile vedere una relazione tra investimento<br />

in tecnologia e valore di mercato.<br />

44 - Mercati, tecnologie e strategie - Paolo Garonna


È soltanto quando noi introduciamo una terza dimensione, quindi vediamo,<br />

in qualche modo, a tre dimensioni, che noi ci rendiamo conto<br />

come l’organizzazione gioca un ruolo essenziale. Come l’organizzazione<br />

consente di adattare i processi produttivi a rendere produttrice<br />

di valore aggiunto l’investimento tecnologico.<br />

Se noi guardiamo alla propensione all’innovazione delle imprese, ci<br />

rendiamo conto che proprio sull’organizzazione che c’è uno degli<br />

aspetti più importanti di gap tra Italia e Europa.<br />

È un fattore di ritardo. È quello che fa la differenza tra i sistemi innovatori<br />

di piccola e media impresa, come quelli che ci sono in questa<br />

parte del paese, e invece i sistemi che fanno fatica a stare sul mercato.<br />

Se noi guardiamo i diversi elementi e scomponiamo la propensione<br />

all’innovazione dell’impresa in innovazione di processo, innovazione<br />

di marketing, innovazione di prodotto, vediamo che il gap tra Italia ed<br />

Europa è un gap più forte nell’innovazione organizzativa, innovazio-<br />

Paolo Garonna - Mercati, tecnologie e strategie - 45


ne nelle tecniche di management. È lì che c’è una delle ragioni principali<br />

del ritardo dell’Italia rispetto all’Europa.<br />

Quali sono i modelli organizzativi per l’innovazione?<br />

46 - Mercati, tecnologie e strategie - Paolo Garonna


Anche qui c’è un’ampia letteratura che pone, con diversi accenti, l’attenzione<br />

sui diversi aspetti. Fondamentalmente un’organizzazione<br />

piatta e snella, una organizzazione alla Eta Beta, con una grande testa,<br />

un grande cervello e un corpo esile, snello e muscoloso.<br />

La distribuzione dei poteri e delle responsabilità di decisione. Il rafforzamento<br />

dell’informazione, della comunicazione. Il coinvolgimento<br />

strategico di tutte le componenti dell’impresa, della forza lavoro.<br />

Legare gli incentivi alla performance. Investire sulla cultura dell’innovazione,<br />

sugli aspetti diffusi, e quindi non brevettabili, che si trasferiscono<br />

facilmente. Che fanno la differenza tra un ambiente che favorisce<br />

l’innovazione e un ambiente che non lo favorisce.<br />

La qualità dell’ambiente di lavoro, le tecnologie di rete, di filiera.<br />

L’applicazione tecnologica ai processi produttivi. La centralità delle risorse<br />

umane. Il lavoro di squadra. La mobilità.<br />

Abbiamo bisogno, come diceva l’Ing. Pistorio, di un nuovo umanesimo,<br />

che diventi il presupposto per un nuovo rinascimento industriale.<br />

Il secondo gruppo di fattori riguarda il capitale umano, le qualificazioni,<br />

la conoscenza.<br />

Paolo Garonna - Mercati, tecnologie e strategie - 47


Sono noti i gap di livello di istruzione della forza lavoro tra l’Italia e gli altri<br />

paesi. La proporzione di noi di laureati rispetto alla forza di lavoro è<br />

più bassa di quella degli altri paesi. È la metà circa di quella che è negli<br />

Stati Uniti. Ed è più bassa anche di quella che è negli altri paesi europei.<br />

Ma analoghe considerazioni possiamo farle per la formazione degli<br />

adulti. Investimenti in formazione continua.<br />

Da noi è più bassa la proporzione di lavoratori coinvolti in <strong>atti</strong>vità di<br />

formazione continua, ed è più bassa la proporzione di imprese che<br />

hanno realizzato <strong>atti</strong>vità di formazione continua. Il confronto con i<br />

paesi nordici, con i paesi scandinavi, con i Regno Unito, con la<br />

Francia e con la Germania ci vede ancora in una posizione di ritardo.<br />

Così come siamo in ritardo nell’utilizzazione di strumenti di learning,<br />

e quindi di strumenti informatici per la formazione del personale. È<br />

più bassa da noi l’utilizzazione di questi strumenti; un terzo, circa,<br />

della media europea.<br />

Ma è - come diceva Pistorio - la cultura dell’innovazione a dover fare<br />

un balzo in avanti.<br />

48 - Mercati, tecnologie e strategie - Paolo Garonna


Se noi confrontiamo i fattori che spingono ad innovare tra l’Italia e gli<br />

altri paesi, scomponiamo questi fattori in diverse componenti, vediamo<br />

che non c’è molta differenza tra l’Italia e il resto dell’Europa sui<br />

fattori che spingono all’innovazione per la concorrenza e i prezzi dei<br />

prodotti, quindi miglioramento di produttività. Dove sta la differenza?<br />

La differenza sta nel fatto che per noi la spinta all’innovazione viene<br />

molto di più che negli altri paesi dalla ricerca di efficienza dei macchinari,<br />

e quindi dall’attenzione al processo produttivo. Mentre invece<br />

negli altri paesi d’Europa l’attenzione è molto più rivolta a soddisfare<br />

i bisogni dei consumatori. È su questi dati che si manifesta una<br />

differenza tra l’Italia e l’Europa.<br />

In qualche modo entra in gioco il concetto di qualità, che da noi è forse<br />

ancora relativamente tradizionale.<br />

Legato ai requisiti tecnici, ai parametri fisici e oggettivi dei processi<br />

produttivi. Rispetto, invece, al concetto di qualità più moderno, qualità<br />

totale, come diceva Pistorio. La capacità di soddisfare, di rispondere<br />

alle esigenze degli utenti e dei clienti. Il miglioramento continuo<br />

che mette, al primo posto, i bisogni degli utenti.<br />

Paolo Garonna - Mercati, tecnologie e strategie - 49


Veniamo al terzo gruppo di fattori che riguarda l’apertura ai mercati<br />

internazionali, alla concorrenza. Noi sappiamo che il settore manifatturiero<br />

ha perso quote di mercato mondiale, e che questa perdita di<br />

quote di mercato riguarda soprattutto i segmenti più avanzati, i segmenti<br />

ad alta tecnologia. Anche se, nell’ultimo periodo, c’è stata una<br />

relativa stabilizzazione.<br />

Sappiamo anche che la bilancia tecnologica dei pagamenti per l’Italia<br />

è negativa, anche se un po’ migliorata, ma che deve confrontarsi con<br />

i saldi molto positivi dei paesi nostri concorrenti: gli Stati Uniti, il<br />

Regno Unito, la Germania, il Giappone.<br />

L’esperienza di taluni paesi, e non solo i grandi paesi ma anche i piccoli<br />

paesi europei, da questo punto di vista molto istruttiva. Questi<br />

paesi nel giro di pochi anni sono riusciti a conquistare posizione di<br />

leadership tecnologica specializzandosi nell’export di prodotti innovativi.<br />

Aprendosi alla concorrenza internazionale, che è lo stimolo più<br />

forte che noi abbiamo per l’innovazione.<br />

Aprendoci ai flussi d’investimento diretto dall’estero e all’estero, quin-<br />

50 - Mercati, tecnologie e strategie - Paolo Garonna


di senza temere il capitale straniero. Anzi, dandogli il benvenuto e andandogli<br />

a competere con coraggio sui mercati degli altri paesi. A<br />

competere nel mondo. È questo lo spirito dell’innovatore.<br />

Vediamo il confronto con l’Irlanda, il Belgio, la Svezia, la Finlandia.<br />

Piccoli paesi che hanno veramente saputo dare un esempio di best<br />

practices, di capacità di stare sulla frontiera tecnologica innovando.<br />

E questa capacità d’innovazione è una capacità che anche le nostre<br />

imprese hanno saputo sviluppare nel tempo. Conquistando posizione<br />

leadership nel commercio mondiale. Magari in settori di nicchia, ma<br />

certamente ci sono settori, dai filati di lana, agli occhiali, alle cravatte,<br />

alle piastrelle, alle lampade, alle macchine alimentari, ai frigoriferi.<br />

Non voglio elencarli tutti ma sono tutti i settori del made in Italy in<br />

cui l’Italia ha mostrato una grandiosa capacità di innovazione, malgrado<br />

i vincoli nella ricerca.<br />

Una grande tradizione, una grande esperienza di innovazione su cui noi<br />

oggi possiamo e dobbiamo costruire nuove capacità, non soltanto per<br />

mantenere le posizioni, ma anche per conquistare nuove posizioni di leadership.<br />

A partire dai settori contigui della filiera, fino ai nuovi settori.<br />

Paolo Garonna - Mercati, tecnologie e strategie - 51


Un ultimo gruppo di fattori riguarda il quadro normativo e il quadro delle<br />

regole. La capacità di far funzionare i mercati e la concorrenza. Di assicurare<br />

il buon governo e l’efficienza della Pubblica Amministrazione.<br />

52 - Mercati, tecnologie e strategie - Paolo Garonna


Vedete, nella letteratura economica c’è una relazione ferrea tra quadro<br />

normativo e innovazione. Laddove c’è una buona e una bassa regolazione.<br />

Laddove c’è flessibilità, laddove c’è concorrenza, concorrenza<br />

sul mercato dei prodotti, sul mercato del lavoro, nel settore finanziario,<br />

lì c’è anche grande capacità di innovazione.<br />

E qui c’è una particolare debolezza del nostro paese, quando pensiamo<br />

agli eccessi di regolamentazione e al peso della burocrazia, che<br />

sono poi quei fattori che ci tirano giù nei ratings internazionali, e<br />

quindi che rendono il nostro paese meno attr<strong>atti</strong>vo dal punto di vista<br />

degli investimenti internazionali.<br />

Efficienza dei mercati non significa solo stato snello e flessibilità degli<br />

strumenti normativi. Significa anche standards.<br />

Specialmente gli standards fissati con strumenti volontaristici, con<br />

strumenti privatistici. Gli standards per la salute e la sicurezza dei lavoratori,<br />

per la qualità ambientale, per la qualità dei prodotti e dei<br />

servizi.<br />

Pensiamo agli standard ISO, ISO 9000. Pensiamo agli standards in-<br />

Paolo Garonna - Mercati, tecnologie e strategie - 53


ternazionali. Sempre più internazionali per la facilitazione del commercio.<br />

Pensiamo agli standards internazionali per lo scambio elettronico<br />

dei dati.<br />

Per concludere, cari amici e colleghi, l’innovazione a 360 gradi significa<br />

adottare un’impostazione ampia. Un’impostazione strategica,<br />

un’impostazione di medio e lungo periodo. Che sia in grado di abbracciare<br />

tutti i settori che entrano in gioco. Non soltanto quelli tecnologici<br />

in senso stretto, ma anche i settori della regolamentazione, i<br />

mercati, la concorrenza, l’istruzione, il commercio internazionale.<br />

C’è bisogno di una grande strategia nazionale per l’innovazione.<br />

Questo è il messaggio che viene dalla relazione di Pistorio e che viene<br />

anche dalla cooperazione internazionale in questa materia. Partire<br />

dal vertice del G8 di Genova che aveva creato la dot force, fino al vertice<br />

mondiale delle Nazioni Unite sulla società dell’informazione.<br />

Abbiamo esempi di strategie nazionali per l’innovazione in molti paesi:<br />

in Canada, in Estonia. In diverse parti del mondo.<br />

54 - Mercati, tecnologie e strategie - Paolo Garonna


E quindi perché non anche l’Italia?<br />

Come ha detto il vice presidente Pistorio, l’innovazione richiede niente<br />

di meno che una visione e un progetto complessivo dell’economia e<br />

della società. Un progetto di cambiamento dell’economia e della società.<br />

Un’economia basata sulla conoscenza ed una società nutrita e<br />

consolidata dall’informazione.<br />

Grazie.<br />

Paolo Garonna - Mercati, tecnologie e strategie - 55


10 domande<br />

sull’innovazione:<br />

indagine in tempo reale<br />

curata da Ipsos<br />

Conduce<br />

ANDREA ALEMANNO


Andrea Alemanno<br />

Direttore ricerca Ipsos<br />

Innanzitutto una veloce premessa: è un sondaggio, quindi non ci sono<br />

risposte giuste o sbagliate. In ognuna chiediamo di esprimere la frase<br />

o l’idea che più si avvicina alla vostra percezione. In alcuni casi più di<br />

una, a volte forse nessuna tra le frasi che noi proponiamo sarà affine<br />

alla vostra opinione. Vi chiediamo comunque di fare uno sforzo per<br />

scegliere quella che è comunque più vicina. Per brevità abbiamo sempre<br />

indicato nel testo la parole “azienda”: si intende in generale l’organizzazione<br />

presso cui lavorate o svolgete la vostra <strong>atti</strong>vità. Verranno<br />

proiettate le alternative e io le leggerò: prima di scegliere abbiate cura<br />

di averle lette tutte.<br />

Come funzionerà il meccanismo del sondaggio? All’inizio comparirà<br />

un piccolo semaforo col rosso che indicherà che non si può votare.<br />

Leggerò le domande e alla fine della lettura tale semaforo diventerà<br />

verde: in quel momento avrete circa un minuto per esprimere la vostra<br />

preferenza; attenzione: potete esprimere una sola scelta.<br />

Successivamente il semaforo diventerà giallo e infine di nuovo rosso.<br />

A quel punto si passerà alla lettura della domanda successiva, e non<br />

sarà più accettato il voto sulla precedente.<br />

Passerei, a questo punto, alla lettura delle domande; nel primo pomeriggio<br />

vedremo i risultati.<br />

1) Attività<br />

1. Dirigente-Manager<br />

Andrea Alemanno - 10 domande sull’innovazione - 59


2. Imprenditore<br />

3. Altro<br />

2) Area geografica dove ha sede l’impresa in cui opera:<br />

1. Nord Ovest<br />

2. Nord Est<br />

3. Centro<br />

4. Sud<br />

3) Dimensione dell’impresa in cui opera:<br />

1. fino a 9 addetti<br />

2. da 10 a 50 addetti<br />

3. da 50 a 250 addetti<br />

4. oltre 250 addetti<br />

4) Di se stesso direbbe:<br />

1. mi piacciono le regole e una buona programmazione<br />

2. sono un buon organizzatore e so gestire le risorse umane<br />

3. so stimolare la creatività altrui e apprezzo le opinioni dei miei<br />

collaboratori anche se divergenti dalle mie<br />

4. sono un creativo<br />

5) Il vero elemento che permetterà alle aziende di vincere la sfida della<br />

competitività è...<br />

1. essere competitivi nel prezzo<br />

2. adottare un’organizzazione efficiente e flessibile<br />

3. avere un’ampia possibilità di ricorso alle risorse finanziarie<br />

4. aumentare le proprie dimensioni<br />

5. riuscire ad entrare nei nuovi mercati emergenti<br />

6. avere sempre nuovi prodotti e servizi, in anticipo sulla concorrenza<br />

6) Secondo lei, le tecnologie digitali<br />

1. sono il futuro, conviene investire molto da subito<br />

2. forse saranno utili in futuro, ma per ora non è strategico nella<br />

mia azienda<br />

60 - 10 domande sull’innovazione - Andrea Alemanno


3. sono un’innovazione che produce risultati solo nelle grandi<br />

aziende<br />

4. sono inutili, se non dannose<br />

5. ne so troppo poco per fornire una risposta motivata<br />

7) Innovazione come miglioramento continuo della qualità basato<br />

sulla valorizzazione della risorse uomo e dei valori aziendali. Con<br />

quale affermazione si trova maggiormente d’accordo?<br />

1. è il futuro. Già lo applico nella mia azienda o penso di farlo in<br />

tempi rapidi.<br />

2. è una filosofia che condivido, ma troppo complessa da realizzare,<br />

ad al momento non è strategica<br />

3. è un innovazione che riguarda solo le grandi aziende.<br />

4. è un approccio inutile, se non dannoso<br />

5. ne so troppo poco per fornire una risposta motivata<br />

8) Difesa dell’ambiente ed Energia. Quale affermazione rispecchia<br />

meglio la sua opinione in questo campo?<br />

1. bisogna studiare fonti di energia alternative sempre meno inquinanti<br />

perché tutti dobbiamo preservare l’ambiente per i nostri figli.<br />

2. risparmiare energia è in primo luogo un obiettivo di efficienza e<br />

riduzione dei costi: dovrebbe essere perseguito dalle aziende<br />

senza indugi<br />

3. bisogna incentivare le fonti di energia più economiche e ridurre<br />

le tasse che gravano sulle fonti di energia.<br />

4. quello energetico è un falso problema: si usa sempre al meglio<br />

l’energia che è a disposizione.<br />

9) Con quale affermazione è più d’accordo, rispetto al “Grande Drago<br />

Cinese”<br />

1. una volta domato farà galoppare le imprese italiane: è il luogo<br />

ideale per i nuovi investimenti<br />

2. cresce in fretta, è vorace e desideroso di consumi: nel futuro sarà<br />

un importantissimo mercato di sbocco<br />

3. è il pericolo maggiore per l’Europa dopo i Mongoli di Gengis<br />

Andrea Alemanno - 10 domande sull’innovazione - 61


Khan: con i bassi costi rischia di spezzare l’equilibrio sui mercati<br />

4. è un grande interrogativo: rischia di esplodere quando emergeranno<br />

le contraddizioni tra la nascente struttura economica e la<br />

sovrastruttura politica<br />

10) Siamo nel 2014. Come vede l’azienda in cui opera?<br />

1. si è preferito vendere<br />

2. ha trasferito la propria <strong>atti</strong>vità in un paese a basso costo del lavoro<br />

3. più o meno come è oggi<br />

4. esporta in trenta paesi, produce in cinque, ha quadruplicato il<br />

fatturato e raddoppiato i dipendenti<br />

62 - 10 domande sull’innovazione - Andrea Alemanno


Crescere con l’innovazione.<br />

Alcuni esempi di successo<br />

Filmato


Claudio Orrea<br />

Tessilform Patrizia Pepe<br />

Avvicinandomi al mercato dell’abbigliamento senza avere una storia,<br />

senza avere tradizioni di famiglia, sono rimasto subito colpito dall’enorme<br />

spreco di tempo che c’era. Vedendo questi limiti ho cercato di<br />

pensare da subito un’azienda che potesse rispondere giorno per giorno<br />

alle richieste del mercato.<br />

Nel ’93 abbiamo deciso di fare per conto nostro, cioè di distribuirci da<br />

soli. E di essere il più vicino possibile ai negozianti. Il negoziante ci fa<br />

capire un esempio semplice. Il cliente prende un capo, lo guarda.<br />

Magari chiede il prezzo. Il prezzo per lui è troppo alto e lo riposa. E il<br />

negoziante percepisce che l’acquisto non è avvenuto per un fattore di<br />

prezzo.<br />

A volte mi immagino una parete piena di rubinetti dal quale escono<br />

pantaloni, giacche, gonne, che posso aprire e chiudere in base alle esigenze<br />

del mercato.<br />

Claudio Orrea - Crescere con l’innovazione - 65


Lorenzo Lorenzin<br />

Maingroup<br />

Noi oggi siamo presenti sui paesi che più contano a livello del nostro<br />

settore, la fabbricazione della calzatura.<br />

I clienti non è più come una volta che venivano qua. Siamo noi che<br />

andiamo da loro.<br />

Questo passaggio qui è stato un passaggio epocale, anche per il fatto<br />

che non è avvenuto solo a livello commerciale. Ha richiesto un cambiamento<br />

all’interno di tutto il sistema produttivo, tecnico, gestionale<br />

dell’azienda.<br />

Il fatto, per esempio, di essere collegati in teleconferenza, il fatto di<br />

avere l’utilizzo sempre più esteso della posta elettronica. Il fatto di<br />

progettare macchine diverse da quelle che si progettavano una volta,<br />

perché queste macchine devono essere un pò personalizzate, secondo<br />

le caratteristiche del mercato.<br />

Lorenzo Lorenzin - Crescere con l’innovazione- 67


Carlo Sassi<br />

Emilceramica<br />

Abbiamo notato che dietro a un impatto positivo, anche da parte delle<br />

maestranze che gradivano quest’attenzione della nostra impresa nei<br />

confronti dell’ambiente circostante e quant’altro, ci hanno fatto vedere<br />

questi nostri esperti specialisti, ci hanno fatto vedere che c’era anche<br />

un tornaconto economico.<br />

Il risparmio che abbiamo di gas metano è traducibile in base annua<br />

in circa 660.000 metri cubi di metano. Risparmiamo, da un punto di<br />

vista di recupero dell’acqua, circa 15.000 metri cubi d’acqua.<br />

Abbiamo anche un calo delle emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera<br />

sull’ordine delle 1250 tonnellate.<br />

Direi che noi, assieme ad altri, abbiamo tirato un po’ la volata di questo<br />

atteggiamento. Il fatto che oggi il distretto stia ottenendo, per primi<br />

in Europa, un certificazione distrettuale, è un risultato, mi sembra,<br />

di tutto riguardo.<br />

Carlo Sassi - Crescere con l’innovazione - 69


Benito Guerra<br />

Robur<br />

Che cosa significa per l’azienda il miglioramento continuo? Significa<br />

portare in continuazione miglioramenti che si possono ottenere.<br />

Significare utilizzare immediatamente l’intelligenza propositiva delle<br />

persone ed applicarla il giorno dopo. Il bello della qualità totale è che<br />

coinvolge tutte le capacità, che vanno dalla motivazione alla formazione,<br />

alla qualità. Proprio qualità vuol dire coinvolgere un pò tutta<br />

l’azienda. Non essere eccellenti in una cosa.<br />

La qualità totale per noi significava lavorare sui punti deboli e portarli<br />

tutti a un livello ottimale.<br />

Per noi la qualità totale è un tassello di tutta la filosofia, che va dalla<br />

condivisione della mission, degli obiettivi, dei punti valori dell’azienda.<br />

Poi c’è la formazione. Poi c’è l’innovazione, la ricerca e lo sviluppo.<br />

Poi c’è la qualità. Perché tutto questo deve essere fatto sotto una<br />

qualità scientificamente misurata. Fino alla soddisfazione del cliente<br />

che è la riprova che si è lavorato bene. Poi tutto il ciclo continua.<br />

Benito Guerra - Crescere con l’innovazione - 71


TITO CONTI<br />

Migliorare tutto,<br />

migliorare sempre:<br />

la sfida della qualità


Tito Conti<br />

Vice Presidente dell’International Academy for Quality<br />

Buongiorno a tutti. L’introduzione più bella a quel che io dovrei dirvi è<br />

venuta certamente dall’intervento dell’Ing. Pasquale Pistorio. Non solo<br />

per quello che ha detto, ma per quello che ha fatto. Per tanti di noi che<br />

hanno lavorato nell’industria in questi anni, in questi decenni, Pistorio<br />

è stato un riferimento sotto tanti aspetti. Anche riguardo alla qualità. La<br />

sua azienda, oltre ad aver fatto quella crescita stupefacente che conosciamo,<br />

fino a portarsi ai livelli più alti in campo internazionale, in un<br />

settore estremamente difficile, competitivo e tecnologicamente avanzato,<br />

ha ottenuto grandi risultati anche nella qualità. Riconoscimenti dal<br />

mercato ma anche pubblici, come lo European Quality Award nel 1997.<br />

Io vorrei iniziare con una citazione di Einstein, che trovo molto adatta,<br />

nella nostra situazione, in relazione alle sfide difficili che abbiamo<br />

di fronte. “Senza cambiare i nostri schemi mentali non saremo mai in<br />

grado di risolvere i problemi che abbiamo creato con tali schemi”.<br />

Tito Conti<br />

Il futuro è di chi ha il coraggio<br />

di sfidare i paradigmi consueti<br />

<br />

Senza cambiare i nostri<br />

schemi mentali non saremo<br />

mai in grado di risolvere i<br />

problemi che abbiamo creato<br />

con tali schemi<br />

Albert Einstein<br />

Tito Conti - Migliorare tutto, migliorare sempre- 75


Conoscete il detto “Ho riconosciuto il nemico, sono io”. Questo vale in<br />

tanti casi, anche nel caso del rinnovamento delle nostre organizzazioni,<br />

perché la resistenza al cambiamento viene da dentro di noi.<br />

L’innovazione deve partire dai nostri modelli di interpretazione della<br />

realtà, che non sono più adeguati ai cambiamenti che la realtà stessa<br />

presenta. E il miglioramento continuo non è uno slogan né un imperativo<br />

etico; nulla di questo genere, è la risposta assolutamente necessaria<br />

a una situazione di cambiamento continuo che è nella realtà.<br />

Il primo cambiamento che dobbiamo produrre è dunque quello dei nostri<br />

modelli mentali. Se non si riesce a cambiare questi ma si rimane<br />

vittime della resistenza al cambiamento, allora il declino è inevitabile.<br />

Questa slide è un pò provocatoria.<br />

Siamo primi nelle certificazioni<br />

ISO 9000. E nella qualità?<br />

Con 84.000 certificazioni ISO 9000<br />

l’Italia è al 1° posto fra i paesi<br />

occidentali.<br />

Più del doppio degli USA, 3 volte la<br />

Germania, quattro volte la Francia,<br />

quasi il doppio del Giappone.<br />

Se certificazione ISO 9000 fosse<br />

sinonimo di qualità dovremmo<br />

essere i primi anche nella qualità!<br />

Siamo primi nelle certificazioni ISO 9000 e nella qualità. 84.000 certificazioni<br />

ISO 9000 in Italia, allo scorso mese. Al primo posto fra i<br />

paesi avanzati. Più del doppio degli Stati Uniti. Tre volte la Germania;<br />

4 volte la Francia; quasi il doppio del Giappone. Ma siamo veramente<br />

così bravi? Se la certificazione ISO 9000 fosse sinonimo di qualità dovremmo<br />

veramente essere i primi, o fra i primi.<br />

Qui bisogna fare certamente un esame di coscienza, perché la certifi-<br />

76 - Migliorare tutto, migliorare sempre - Tito Conti


cazione ISO 9000 è utile, utilissima, però può diventare un alibi contro<br />

il cambiamento, la linea su cui si ripiega quando non si riesce a<br />

cambiare.<br />

Dato lo spirito un pò gattopardesco abbastanza diffuso, bisogna stare<br />

molto attenti. Questi dati credo siano piuttosto significativi.<br />

La certificazione è senz’altro utile per l’iniziazione alla qualità. O meglio,<br />

lo sarebbe se la qualità, non la quantità delle certificazioni fosse<br />

l’obiettivo. Io credo che invece in questi anni si sia guardato più alla<br />

quantità che non alla qualità delle certificazioni.<br />

La certificazione è, per l’impresa, come il diploma della scuola dell’obbligo<br />

per l’individuo. È chiaro che è un passaggio necessario, però<br />

viene presto il momento in cui tale certificato di conformità a requisiti<br />

minimali non basta più.<br />

La qualità di cui parliamo, e che abbiamo sentito introdurre magistralmente<br />

questa m<strong>atti</strong>na dall’Ing. Pistorio, è una qualità dinamica, tesa al<br />

miglioramento continuo. Com’è dinamico il mondo in cui viviamo.<br />

Il contesto competitivo internazionale è, senza dubbio, sempre più<br />

popolato, agguerrito, mutevole. Non basta la conformità alle norme,<br />

anche se è utile per certi aspetti, spesso necessaria per accedere alla<br />

competizione.<br />

Occorre una qualità dinamica, tesa al miglioramento continuo.<br />

Basata sulla differenziazione e sull’innovazione. E in particolare l’innovazione<br />

organizzativa.<br />

Per questo tipo di qualità già da anni sono stati inventati i cosiddetti modelli<br />

di qualità totale, come il modello EFQM per le imprese maggiori e<br />

il modello del Premio Qualità Italia per le piccole e medie imprese.<br />

I modelli di Qualità Totale (TQM): questi modelli, che vengono anche<br />

chiamati di eccellenza, sono stati proprio pensati per aiutare le imprese<br />

(ma anche le pubbliche amministrazioni) a entrare nella dinamica<br />

del miglioramento continuo. Se la norma viene spesso percepita<br />

come un qualcosa che viene dall’alto, un adempimento a cui si deve<br />

sottostare, i modelli come l’EFQM devono essere percepiti come<br />

una libera scelta. Se il movente della scelta è il miglioramento conti-<br />

Tito Conti - Migliorare tutto, migliorare sempre- 77


nuo, si scoprirà che essi sono utili per ripensare continuamente l’adeguatezza<br />

dell’organizzazione ai propri fini. Essi aiutano a individuare<br />

i fattori critici per il successo e a migliorarli.<br />

Sono utili se utilizzati bene, come ispiratori e suggeritori del cambiamento.<br />

Se vengono interpretati in modo statico e burocratico, come<br />

standard a un livello superiore, allora non si otterranno grandi benefici.<br />

Nella storia delle applicazioni di questi modelli si possono annoverare<br />

risultati ottimi (e ne abbiamo sentito parlare oggi, abbiamo visto<br />

anche un interessante filmato). Ma anche risultati mediocri, o nulli.<br />

In questo grafico, nell’asse verticale è rappresentato il contributo del<br />

Total Qualità Management, o Qualità Totale, ai risultati di business.<br />

Dove molte strategie TQM falliscono<br />

Contributo<br />

del Total<br />

Quality<br />

Management<br />

(TQM) agli<br />

obiettivi di<br />

business<br />

1 a fase:<br />

“Luna di miele”<br />

col TQM.<br />

Gli addetti ai<br />

lavori<br />

risolvono tanti<br />

piccoli/medi<br />

problemi cronici<br />

(Fonte Beckaert)<br />

2 fase:<br />

Confronto<br />

interno.<br />

Fare<br />

o non fare<br />

trasformazioni<br />

organizzative<br />

rilevanti, ma<br />

penose?<br />

78 - Migliorare tutto, migliorare sempre - Tito Conti<br />

Sì.<br />

Integrazione<br />

delle strategie<br />

di qualità<br />

nelle strategie<br />

di business<br />

NO.<br />

Regressione<br />

Se la qualità totale non serve per migliorare i risultati aziendali in senso<br />

lato (quelli economico/finanziari ma anche l’immagine globale dell’impresa,<br />

il coinvolgimento e il benessere dei lavoratori e i vantaggi<br />

per gli stakeholder in generale) se non contribuisce a tale obiettivo, allora<br />

essa non serve.<br />

Questo grafico è stato utilizzato per la prima volta anni fa dalla<br />

Bekaert. Io ho continuato a utilizzarlo e svilupparlo perché ho speri-<br />

Tempo


mentato come esso rappresenti in modo fedele ed eloquente la storia<br />

di tante aziende che hanno adottato approcci di Qualità Totale.<br />

C’è per ogni azienda una prima fase di rapida crescita, che io chiamo di<br />

“luna di miele” con la qualità. Tutti sono contenti. Gli addetti ai lavori<br />

risolvono tanti piccoli e medi problemi cronici. C’è una crescita nella<br />

curva del contributo della qualità al business. Poi, tipicamente dopo un<br />

anno o due, viene il momento critico, che nel grafico ho segnato col colore<br />

grigio. Il contributo della qualità al business pare attenuarsi, la curva<br />

diventa piatta. Chiamo questa fase di confronto interno, perché inizia<br />

un confronto, un dib<strong>atti</strong>to fra i manager. Alcuni sostengono che,<br />

esauriti i cambiamenti facili ed evidenti, è venuto il momento di cambiamenti<br />

più difficili, che richiedono interventi sull’organizzazione, sui<br />

quali le opinioni divergono. Fare o non fare quelle trasformazioni organizzative,<br />

suggerite dai modelli di Qualità Totale, che sono chiaramente<br />

rilevanti, ma penose? E qui c’è lo scoglio in cui molte, troppe aziende si<br />

sono incagliate. La curva presenta una divaricazione: o si supera positivamente<br />

il confronto e si fanno i cambiamenti sostanziali necessari - e<br />

allora la curva riprende a crescere, a ritmi ancora superiori al periodo<br />

precedente - o non si fanno - e allora la curva scende. Si è perduta l’occasione.<br />

Questa divaricazione è stata confermata da innumerevoli casi<br />

nei quindici anni o più in cui questi modelli sono stati usati.<br />

Vorrei fare qualche nome di aziende che, con l’aiuto dei modelli TQM<br />

hanno imboccato la strada giusta, quella in salita, e ne hanno avuto<br />

grandi benefici in termini di miglioramento globale - e sostenibile -<br />

delle performance. Il nome grosso l’ho già fatto, la ST<br />

Microelectronics, vincitrice del Premio Europeo per la Qualità nel<br />

1997. Ma abbiamo avuto in Italia anche molte piccole e medie imprese<br />

che hanno preso sul serio il TQM e hanno dimostrato di averne<br />

tratto notevoli benefici in termini di miglioramento delle performance.<br />

Una è stata citata qui, la Robur. Un’azienda che ha vinto l’Award,<br />

il premio più alto italiano, nel 2001. E il Prize (il secondo nella gerarchia<br />

dei premi europei) nel 2003. È una ditta che è stata riconosciuta<br />

come eccellente soprattutto nella leadership e nella gestione dei processi.<br />

È opportuno notare che tutte le aziende che hanno realizzato<br />

Tito Conti - Migliorare tutto, migliorare sempre- 79


trasformazioni importanti, riconosciute dai premi, hanno alla radice<br />

una forte leadership. Inf<strong>atti</strong>, se non l’avessero, non avrebbero avuto il<br />

coraggio e la forza di fare le difficili trasformazioni che hanno fatto.<br />

Poi nei processi. Un cambiamento, quello della gestione per processi,<br />

che per esempio la Robur ha fatto e che è molto importante per la<br />

continuità dei risultati.<br />

Un altro esempio: la CM Group di Torino, che lavora nel campo<br />

dell’Information Technology, ha vinto l’Award per le piccole e medie<br />

imprese nel ’99. Essa si è distinta in particolare per le best practices,<br />

cioè prassi giudicate eccellenti, nel campo della leadership e nella cura<br />

della crescita del know-how delle persone.<br />

La Meccanotecnica Umbra, MTU, con circa 200 persone. Vincitrice<br />

nel 2000 dell’Award italiano per le piccole e medie imprese. È stata<br />

giudicata anch’essa eccellente nella leadership e nei processi.<br />

La Villa Massa, un’azienda di una ventina di dipendenti, Award italiano<br />

nel 2002, che ha mostrato dei risultati, in relazione alla capacità di<br />

pianificazione strategica e operativa e di focalizzazione sul mercato,<br />

veramente rare per un’azienda delle sue dimensioni.<br />

Le Fonderie del Montello. Un’altra azienda che ha vinto l’Award italiano<br />

nel 2003. Dovrebbero questa sera annunciare i premiati a livello<br />

europeo: questa azienda è fra le finaliste. Ha delle prassi eccellenti,<br />

oltre che nella leadership, nel campo della pianificazione strategica e<br />

deployment dei piani. Un cruscotto di indicatori per il management<br />

che è veramente eccellente.<br />

Ritorniamo alla slide: quella curva che sale purtroppo non è molto affollata<br />

ma ha mostrato di essere stata compresa e seguita da un significativo<br />

numero di aziende. Quelle dove la direzione ha compreso<br />

e accettato la sfida del cambiamento.<br />

C’è invece la curva brutta, quella che scende. Delle aziende che hanno<br />

imboccato la strada del TQM ma poi hanno detto no, nel confronto interno.<br />

Purtroppo è una situazione abbastanza comprensibile. Inf<strong>atti</strong>,<br />

e lo possono testimoniare quelli che, imprenditori o dirigenti, l’hanno<br />

seriamente tentato, è difficile, ad esempio, cambiare una organizzazione<br />

“da verticale a orizzontale”. Passare cioè a un’organizzazione<br />

80 - Migliorare tutto, migliorare sempre - Tito Conti


che sia gestita per processi. Eppure ci sono delle aziende che l’hanno<br />

fatto o seriamente tentato. Una in particolare la ricordo, che qualche<br />

anno fa concorse al premio Qualità Italia, in cui l’imprenditore seriamente<br />

decise di fare questa trasformazione, che la partecipazione al<br />

premio gli aveva suggerito. Dimenticò per qualche anno il premio e si<br />

concentrò sulla trasformazione della sua azienda.<br />

L’insuccesso porta al declino dell’interesse per la qualità. Questo è accaduto<br />

in certa misura dovunque, particolarmente in Italia. Ci sono<br />

dei segnali di cedimento, dopo gli entusiasmi degli anni ’80, ’90. Un<br />

cedimento che credo dovuto alla sindrome della volpe e dell’uva. Se<br />

non si riesce a cogliere l’uva ci si giustifica dicendo che è acerba. Chi<br />

non è riuscito a salire come indicato dalla prima curva è inevitabilmente<br />

sceso. (Perché fermi non si sta, la regressione è inevitabile).<br />

Allora si dice che la qualità non serve, il TQM non funziona.<br />

Ma siccome il bisogno di qualità è più forte che mai, nel mercato e<br />

nella società (non solo nelle imprese, ormai in tutte le organizzazioni,<br />

fino a livello delle organizzazioni internazionali), certamente risulterà<br />

vincente chi nel mondo si presenterà attrezzato per rispondere a tale<br />

bisogno crescente.<br />

Uso questa espressione “colpo di reni culturale”, proprio per indicare<br />

l’esigenza chiave connessa al cambiamento.<br />

Tito Conti<br />

Un “colpo di reni culturale ”<br />

<br />

<br />

I modelli per il miglioramento<br />

organizzativo pongono al management il<br />

problema della crescita culturale<br />

dell’organizzazione. E’ una sfida, perché<br />

la parola “culturale” può essere vista con<br />

sospetto da chi ogni giorno ha problemi<br />

concreti da affrontare.<br />

Ma la conoscenza è oggi alla base dello<br />

sviluppo, non solo tecnologico, anche<br />

organizzativo. Per rimanere protagonisti<br />

occorre un “colpo di reni culturale”.<br />

Tito Conti - Migliorare tutto, migliorare sempre- 81


Un colpo di reni culturale: i modelli per il miglioramento organizzativo<br />

sottolineano al management il problema urgente della crescita culturale<br />

dell’organizzazione.<br />

È una sfida perché la parola culturale può essere vista con sospetto da<br />

chi ogni giorno ha problemi concreti da affrontare. Ma se diciamo che<br />

siamo una società basata sulla conoscenza, non dobbiamo contraddirci.<br />

È di fatto coerente che la competitività, l’eccellenza, passino attraverso<br />

un cambiamento culturale.<br />

La qualità dell’organizzazione è la radice di tutte le qualità.<br />

Tito Conti<br />

La qualità dell’organizzazione:<br />

la radice di tutte le qualità di rilievo<br />

economico e sociale<br />

Qualità dei prodotti, qualità dei servizi,<br />

qualità della vita sociale…<br />

tutte queste qualità si basano sulla<br />

qualità dell’organizzazione.<br />

Qualità dell’organizzazione = essere e<br />

mantenersi all’altezza delle sfide poste<br />

dal contesto competitivo internazionale,<br />

incerto, fortemente mutevole.<br />

82 - Migliorare tutto, migliorare sempre - Tito Conti<br />

<br />

<br />

Noi parliamo sì di qualità di prodotti, di qualità di servizi, qualità<br />

della vita. Ma tutte queste qualità sono il risultato di una qualità dell’organizzazione<br />

che è l’essere e mantenersi all’altezza delle sfide poste<br />

dal contesto competitivo internazionale, incerto e fortemente<br />

mutevole.<br />

Occorre una visione di sistema.


Tito Conti<br />

Solo un’adeguata visione di<br />

sistema può portare all’eccellenza<br />

<br />

<br />

<br />

Il sistema azienda non è una macchina<br />

e neppure un organismo biologico.<br />

È un “sistema” di persone intelligenze,<br />

emotività, valori. Dalla qualità dei rapporti<br />

fra persone e gruppi deriva la capacità di<br />

creare valore.<br />

La consapevolezza di essere parte di un<br />

tale sistema fa capire le implicazioni<br />

profonde dell’espressione “fare sistema”.<br />

Ma il sistema aziendale non è una macchina. Troppi modelli organizzativi<br />

si basano su visioni di tipo meccanicistico. Non è neppure un<br />

organismo biologico. È un sistema di persone, di intelligenze, emotività,<br />

valori. Dalla qualità dei rapporti fra persone e gruppi deriva la<br />

capacità di creare valore.<br />

Questa slide sottolinea un fatto fondamentale. I modelli sistemici lo dimostrano.<br />

È dalla capacità di stabilire delle relazioni positive, sinergiche,<br />

che nasce la capacità di generare valore. Lo vediamo anche nelle<br />

squadre sportive. La capacità di creare il team. La capacità di creare delle<br />

relazioni forti si traduce in capacità di moltiplicare il valore generato.<br />

Quando si parla di “fare sistema” non si dice una cosa ovvia, banale.<br />

È un’affermazione che ha contenuti di grande peso, significati profondi<br />

da comprendere. Fare sistema significa divenire capaci di moltiplicare<br />

la capacità di generare valore attraverso la sinergia delle relazioni<br />

fra i suoi membri.<br />

Vediamo ora alcuni punti chiave di una trasformazione culturale-organizzativa,<br />

mirata al miglioramento continuo della qualità dell’organizzazione,<br />

che anche le piccole e medie imprese possono fare e dovrebbero<br />

iniziare.<br />

Questa slide dice che il capo deve essere l’architetto della propria organizzazione.<br />

Tito Conti - Migliorare tutto, migliorare sempre- 83


Il Capo deve essere l’architetto<br />

della propria organizzazione<br />

Il Capo deve essere, prima di tutto,<br />

l’architetto della propria organizzazione.<br />

Un’architettura in parte formale e visibile,<br />

in gran parte informale, pensata come<br />

l’insieme di relazioni in cui si genera<br />

conoscenza condivisa e valore.<br />

Il binomio su cui si basa l’architettura<br />

dell’eccellenza: persone e processi.<br />

Tutte le aziende che si sono dimostrate eccellenti, che hanno vinto<br />

premi e riconoscimenti, cosa hanno avuto in comune? Hanno avuto<br />

un capo che non dimenticando certo il proprio ruolo in relazione al<br />

prodotto, al mercato, alla tecnologia, ha tuttavia capito che alla base<br />

degli altri ruoli c’è un ruolo primitivo, fondamentale: quello di essere<br />

l’architetto della propria organizzazione.<br />

Essendo l’organizzazione una realtà in parte visibile, in parte invisibile,<br />

informale, occorre la consapevolezza del binomio vincente: persone<br />

e processi.<br />

“Il sistema azienda come luogo di creazione di conoscenza”.<br />

Il Sistema Azienda come luogo<br />

di creazione di conoscenza<br />

Luogo in cui si cresce assieme nella<br />

conoscenza e nella responsabilità e si<br />

creano modi nuovi di lavorare.<br />

Esperienza quotidiana diretta a<br />

innovare continuamente prodotti e<br />

processi (imparando dagli errori).<br />

Il Capo è il primo responsabile di<br />

progettare un ambiente rivolto alla<br />

creazione e diffusione di conoscenze.<br />

84 - Migliorare tutto, migliorare sempre - Tito Conti


Luogo in cui si cresce assieme nella conoscenza e nella responsabilità<br />

e si creano modi nuovi di lavorare.<br />

“L’esperienza quotidiana diretta a innovare continuamente prodotti e<br />

processi, imparando dagli errori”: il capo è il primo responsabile di<br />

progettare un ambiente rivolto alla creazione e diffusione delle conoscenze.<br />

Il ruolo di educatore è fondamentale in ogni capo e proporzionale<br />

al livello di responsabilità.<br />

“Forgiare un’identità culturale per la propria organizzazione”: se osserviamo<br />

le organizzazioni eccellenti, queste hanno tutte una forte<br />

identità culturale.<br />

Forgiare un’identità culturale<br />

per la propria organizzazione<br />

<br />

<br />

<br />

L’identità culturale, i valori condivisi sono<br />

il cemento dell’organizzazione e la fonte<br />

del senso di appartenenza e della<br />

motivazione a creare valore assieme, a<br />

vincere assieme.<br />

Il sistema “si fa” sulla piattaforma di tale<br />

identità.<br />

L’impronta la si dà già quando l’azienda<br />

è piccola e la si presidia nella crescita.<br />

I valori condivisi sono il cemento dell’organizzazione. La fonte del<br />

senso di appartenenza, della motivazione a creare valore assieme. Di<br />

nuovo, pensiamo all’esempio delle squadre sportive. Contano certamente<br />

i bravi giocatori, ma conta di più la capacità di creare motivazione,<br />

senso di squadra, voler vincere assieme.<br />

Il sistema si fa sulla piattaforma di tale identità. E l’impronta la si dà già<br />

quando l’azienda è piccola. Non si deve aspettare che diventi grande. È<br />

un problema tanto importante quanto trascurato per le piccole e medie<br />

imprese. Questa identità culturale, che è il germe dell’eccellenza, deve<br />

forgiarsi finché l’azienda è piccola, per poi presidiarla nella crescita.<br />

Tito Conti - Migliorare tutto, migliorare sempre- 85


Ancora: “adeguare il ciclo aziendale all’esigenza del miglioramento”.<br />

Tito Conti<br />

Adeguare il ciclo aziendale alle<br />

esigenze del miglioramento<br />

Quando si adotta una strategia di<br />

miglioramento continuo, il ciclo aziendale<br />

tradizionale “Pianificazione - Esecuzione”<br />

(PD=Plan - Do) si mostra inadeguato.<br />

Occorre introdurre una fase di<br />

bilancio/verifica/f<strong>atti</strong>bilità (Check e Act)<br />

prima delle nuova pianificazione. (Ciclo<br />

completo PDCA). Punto focale del Check<br />

è l’autovalutazione.<br />

Questo è un tema che, per motivi di tempo, posso solo citare, ma sarebbe<br />

vastissimo. Troppe aziende e organizzazioni si sono fermate alla pianificazione<br />

e all’esecuzione. Ormai è ampiamente provato, e lo dimostrano<br />

tutte le aziende eccellenti, che se questo ciclo non si completa con<br />

il Check - il famoso self-assessment annuale - e le azioni conseguenti, anche<br />

la stessa pianificazione viene impoverita e non migliorerà.<br />

“Gestire gli stakeholder come risorse strategiche”.<br />

Tito Conti<br />

Gestire gli stakeholder come<br />

risorse strategiche<br />

? Massima attenzione alle relazioni con - e<br />

fra - gli stakeholder (managers,<br />

shareholders, collaboratori, partner,<br />

società), luoghi in cui l’opportunità di<br />

amplificare o distruggere valore è massima.<br />

? <br />

Per la PMI determinante fattore di sviluppo<br />

è la capacità di creare relazioni forti con<br />

clienti “esigenti” e con partner che ne<br />

stimolino la crescita di conoscenze e<br />

competenze.<br />

86 - Migliorare tutto, migliorare sempre - Tito Conti


Si è parlato dell’ambiente, cioè dell’impatto sulla società. Ma gestire<br />

gli stakeholder come risorse strategiche significa più in generale massima<br />

attenzione alle relazioni con tutti i partner che concorrono ai fini<br />

dell’impresa: gli impiegati, i manager, i fornitori, i soggetti istituzionali<br />

e sociali. L’area degli stakeholder è il luogo in cui è massima<br />

l’opportunità di amplificare la capacità di generare valore, attraverso<br />

relazioni sinergiche.<br />

Ho sentito diverse medie imprese dichiarare di essere cresciute grazie<br />

a rapporti “forti” con i clienti più esigenti. Alcuni fornitori rifuggono<br />

dai rapporti con aziende clienti che ritengono troppo esigenti in termini<br />

di qualità. Altri, invece, si rendono conto che attraverso questi<br />

rapporti crescono.<br />

“La creazione di valore nell’offerta”.<br />

Tito Conti<br />

La creazione di valore nell’offerta<br />

(“value proposition ”)<br />

<br />

<br />

<br />

È frutto di creatività ma anche di<br />

innovazione organizzativa.<br />

Luogo importante di innovazione sono i<br />

processi di lettura e interpretazione del<br />

mercato e di combinazione creativa dei<br />

risultati di questi con le conoscenze e<br />

competenze distintive dell’impresa.<br />

La “vicinanza al cliente” è per molte PMI<br />

forte ispirazione alla creazione di valore.<br />

La creazione di nuovi prodotti o nuovi servizi per il mercato è certo frutto<br />

di creatività nella tecnologia, nella proposta di valore, ma anche di innovazioni<br />

organizzative. Anche questo è stato ampiamente dimostrato:<br />

aziende che sono state capaci di migliorare i processi di progettazione,<br />

Tito Conti - Migliorare tutto, migliorare sempre- 87


di produzione, di distribuzione, non solo, ma di creare una nuova architettura<br />

per questi processi, ad esempio con forti parallelizzazioni di<br />

processi tradizionalmente seriali, e quindi con forti riduzioni dei tempi<br />

di realizzazione, hanno acquisito vantaggi competitivi rilevanti.<br />

Per concludere cito le competenze diagnostiche, di diagnosi organizzativa.<br />

Tito Conti<br />

Far crescere le competenze<br />

diagnostiche<br />

Le divisioni funzionali sono fonti di<br />

problemi. La scarsità di diagnostici<br />

dell’organizzazione complica la<br />

situazione.<br />

La visione per processi aiuta ad<br />

abbattere le barriere tra funzioni. La<br />

pratica dell’autovalutazione fa crescere<br />

le competenze diagnostiche, preziose<br />

per ogni organizzazione.<br />

In qualunque organizzazione in genere non scarseggiano le persone<br />

che creano dei problemi. Scarseggiano invece le persone capaci di diagnosticare<br />

e quindi risolvere correttamente i problemi organizzativi.<br />

Non di risolverli cioè passando rapidamente e superficialmente dal<br />

problema alla soluzione, ma di seguire percorsi diagnostici rigorosi.<br />

Anche questo è un problema rilevante dal punto di vista culturale: rafforzare<br />

una cultura basata sui f<strong>atti</strong> e non sulle percezioni e le opinioni.<br />

La visione per processi aiuta ad abbattere le barriere tra funzioni, che<br />

sono all’origine dei problemi più grossi, quelli interfunzionali appunto.<br />

E la pratica dell’autovalutazione, uno dei pilastri della visione TQM, fa<br />

crescere le competenze diagnostiche, preziose per ogni organizzazione.<br />

88 - Migliorare tutto, migliorare sempre - Tito Conti


Termino riproponendo la frase di Einstein da cui avevo iniziato, perché<br />

ci aiuta a capire che il primo nemico che ostacola l’innovazione è<br />

dentro di noi e dobbiamo identificarlo per combatterlo.<br />

Grazie.<br />

Tito Conti - Migliorare tutto, migliorare sempre- 89


Crescere con l’innovazione.<br />

Mercati globali<br />

e informatizzazione<br />

Filmato


Rodrigo Vergara<br />

Logos<br />

Il metodo è stato quello di creare una rete uniforme con tutti i concessionari,<br />

di tutti i paesi europei, di comunicazione. Abbiamo quindi<br />

un controllo in tempo reale della risposta del concessionario con<br />

l’azienda. Riusciamo ad avere delle antenne che ci permettono di modificare<br />

i prodotti.<br />

È stato un costo importante, per noi che non avevamo una tradizione<br />

di internazionalizzazione, è oscillato dal 6 al 10% sul bilancio. Però<br />

oggi ci vede triplicare l’azienda in quattro anni e controllare direttamente<br />

i mercati.<br />

L’informatica è stata, direi, fondamentale, perché abbiamo mantenuto<br />

gli stessi costi fissi pur triplicando il fatturato.<br />

Noi abbiamo cambiato la nostra organizzazione man mano che un<br />

nuovo dispositivo elettronico, o i computer, o i fax, o internet, veniva<br />

messo a nostra disposizione.<br />

Quando siamo arrivati ad avere dieci uffici in Italia, questo perché la<br />

tecnologia era talmente scarsa che imponeva avere un ufficio vicino al<br />

cliente. Ma con l’arrivo di internet li abbiamo chiusi tutti. Ce ne siamo<br />

tenuti uno solo.<br />

Quando la nostra azienda era piccolina e c’erano solo i fax e i modem,<br />

il 10% del fatturato erano costi di telecomunicazioni. Adesso sono<br />

molto meno dell’1% e riusciamo a trasmettere mille cose in più di<br />

quelle che potevamo un tempo.<br />

Rodrigo Vergara - Crescere con l’innovazione - 93


Tutta la parte contabile è gestita in modo automatico. Abbiamo un<br />

computer ideato da noi, con tutti i dati che fa le fatture automaticamente<br />

e che riceve le fatture anche automaticamente. Un collaboratore<br />

che collabora con noi dalla Cina, non deve neanche emettere una<br />

fattura.<br />

Diciamo che da quando abbiamo cominciato ad utilizzare Internet, il<br />

nostro fatturato è cresciuto di tre, quattro volte.<br />

94 - Crescere con l’innovazione - Rodrigo Vergara


Marco Barnabò<br />

Distretto dell’occhialeria di Belluno<br />

Servizi fondamentali forniti da OptIdx nell’ottica di centralizzare<br />

quelle che sono le problematiche, le complessità di lavoro in rete informatica<br />

del distretto, sono quelle di centralizzare le problematiche<br />

di scambio di documenti.<br />

OptIdx si incarica di tradurre questi formati di scambio. Quindi l’interlocutore<br />

vede, sostanzialmente, un solo panel per lo scambio, mette<br />

a punto un solo sistema di scambio documentale elettronico, un solo<br />

protocollo, con un solo partner che è sempre OptIdx.<br />

L’integrazione nel sistema aziendale avviene soprattutto nell’ambito<br />

del ciclo dell’ordine. Quello che stiamo seguendo ora è il passaggio<br />

dall’ordine sino alla consegna della merce. Quindi con tutti i documenti<br />

che ne conseguono.<br />

L’ICT integrato al distretto probabilmente è il passo successivo quello<br />

al quale dobbiamo ambire. La cosa importante è riuscire a creare<br />

quella rete diffusa tra tutte le aziende del distretto, in modo che colloquiano<br />

tra di loro tramite l’ICT.<br />

Il passo successivo che noi ci aspettiamo arrivi presto, è quello di poter<br />

gestire il distretto come fosse una grande azienda.<br />

Marco Barnabò - Crescere con l’innovazione - 95


Gianni Pecol Cominotto<br />

Regione Friuli Venezia Giulia - Impresa Futura<br />

Impresa Futura mette in campo servizi agli imprenditori, all’economia<br />

e servizi al territorio.<br />

Io presento un’unica domanda a questo sportello. Questo sportello la<br />

riceve. La mia relazione con la pubblica amministrazione si risolve in<br />

questo.<br />

Questo unico punto è uno sportello informatico, che si <strong>atti</strong>va rispetto<br />

alle altre amministrazioni e convoglia tutte le azioni amministrative<br />

necessarie a completare questa domanda di autorizzazione al funzionamento.<br />

Questa iniziativa ha costruito un software e ha creato l’interoperabilità<br />

tra questi sistemi, che non sempre c’era.<br />

Le simulazioni di abb<strong>atti</strong>mento che abbiamo fatto riducono i tempi a<br />

un quinto di quelli che erano necessari prima.<br />

Gianni Pecol Cominotto - Crescere con l’innovazione - 97


LUCIO STANCA<br />

Intervento


Lucio Stanca<br />

Ministro per l’Innovazione e le Tecnologie<br />

Grazie presidente Pistorio non solo per la presentazione di questa m<strong>atti</strong>na,<br />

ma anche per l’invito a partecipare a questa importante <strong>giornata</strong>.<br />

È un piacere enorme essere di nuovo qui in <strong>Confindustria</strong>.<br />

Tutto il mio apprezzamento alla <strong>Confindustria</strong> per aver organizzato,<br />

dopo la Giornata della Ricerca a settembre, questa Giornata<br />

sull’Innovazione.<br />

Ricerca e innovazione sono tappe dello stesso percorso.<br />

Rappresentano lo sforzo che dobbiamo fare tutti quanti insieme per<br />

aumentare, accrescere la competitività del nostro paese.<br />

È difficile definire confini precisi tra ricerca e innovazione, visto che<br />

fanno parte della stessa filiera, o catena del valore. In effetti si può dire<br />

che conoscenza, ricerca e innovazione sono il motore dello sviluppo<br />

di un’economia moderna.<br />

La ricerca produce nuovo sapere. Quando questo sapere viene portato<br />

sul mercato ed ha un valore economico, non solo culturale, diventa<br />

innovazione tecnologica. Ma questa innovazione tecnologica può<br />

essere anche utilizzata da altri. E quindi è innovazione.<br />

Ma aldilà dei rapporti molto forti, ci sono anche grosse differenze. Ho<br />

apprezzato molto quello che ha detto il presidente Pistorio all’apertura<br />

di questa <strong>giornata</strong>.<br />

Sono molteplici le diversità tra ricerca e innovazione come, ad esempio,<br />

i tempi di ritorno. La ricerca richiede tempi di ritorno medio lun-<br />

Lucio Stanca - Intervento - 101


ghi, forse più lunghi che medi, mentre l’innovazione può essere fatta<br />

anche in tempi brevi o medi.<br />

La ricerca è un campo in cui certamente occorre collaborare insieme,<br />

tra pubblico e privato. Anche se l’Italia, ricordo, è l’unico dei grandi<br />

Paesi che ha una ricerca a maggioranza pubblica rispetto alla ricerca<br />

privata.<br />

Un dato importante emerso da un’indagine Ocse mette in evidenza<br />

che in tutti i Paesi europei, compresa l’Italia, solo il 4-5% delle piccole<br />

imprese fa ricerca. O, se volete, l’80-85% della ricerca fatta in<br />

Europa, quindi anche in Italia, è svolta dalla grande impresa. Mentre<br />

l’innovazione può essere fatta, e deve essere fatta, da tutte le imprese,<br />

a prescindere dalla loro dimensione.<br />

Insomma, non c’è limite. Mentre c’è un limite alla ricerca nella dimensione<br />

dell’impresa; non c’è limite dimensionale all’innovazione.<br />

Nell’ultimo “Libro Verde” dell’Unione Europea, si afferma che la ricerca<br />

è essenziale per lo sviluppo, per la crescita e la competitività europea,<br />

ma non è sufficiente. Perché insieme alla ricerca bisogna parlare<br />

anche di innovazione. Ecco perché mi fa molto piacere che la<br />

<strong>Confindustria</strong> dedichi altrettanta attenzione oltre che alla ricerca, all’innovazione.<br />

E tutto questo avviene mentre c’è un velocissimo cambiamento intorno<br />

a noi, quanto meno con due aspetti relativi all’economia mondiale.<br />

Abbiamo sentito parlare di internazionalizzazione, abbiamo sentito<br />

parlare di esempi. Noi dobbiamo modificare il vecchio stereotipo che<br />

ci fa pensare che le economie emergenti ci attaccano soprattutto sulle<br />

industrie cosiddette mature. O a basso valore tecnologico.<br />

Non faccio l’esempio dell’India, che è un esempio troppo banale, per<br />

dire che l’India è uno dei più grossi produttori di software al mondo.<br />

Ma faccio l’esempio della Cina.<br />

Oggi, come sa bene Pistorio, la Cina è il più grosso utilizzatore di silicio<br />

al mondo. La sua esportazione di prodotti ad alta tecnologia è passata<br />

dal 9-10% di sei, sette anni fa, al 25%. Certo, anche grazie agli investimenti<br />

delle imprese straniere. Ma il 25% delle sue esportazioni ri-<br />

102 - Intervento - Lucio Stanca


guarda prodotti ad alto contenuto tecnologico. Rammento che in<br />

Italia è il 12%.<br />

La Cina produce, consentitemi questa espressione, un milione di ingegneri<br />

all’anno.<br />

E oltre al cambiamento dal punto di vista della geografia economica,<br />

c’è anche un grande cambiamento dal punto di vista tecnologico.<br />

Dopo la “sbornia” della bolla finanziaria, abbiamo compreso che non<br />

si tratta qui di creare una nuova economia. Si tratta, invece, di trasformare<br />

l’economia esistente attraverso questa leva: la leva delle tecnologie<br />

digitali che è assolutamente la leva più potente, il fattore abilitante<br />

più forte che abbiamo per creare innovazione nelle nostre organizzazioni.<br />

Siano esse pubbliche o private.<br />

In più, questa rivoluzione tecnologica data dalle tecnologie dell’informazione,<br />

delle telecomunicazioni o delle tecnologie digitali, oltre a creare<br />

un settore rilevante di per sé, diversamente dal passato ha una valenza<br />

trasversale. Interessa quasi tutti gli altri settori economici. E produce<br />

un effetto moltiplicatore di trasformazione, di cambiamento, quindi<br />

di innovazione, molto più elevato rispetto a tecnologie del passato.<br />

Dov’è il punto? Dov’è la sfida che abbiamo come Paese, come responsabili<br />

di organizzazioni, imprese o istituzioni?<br />

Non si tratta solo di acquisire una nuova tecnologia. È ormai ampiamente<br />

dimostrato che si crea innovazione solo quando a fianco della<br />

tecnologia ci sono competenze adeguate. E tecnologie e competenze<br />

sono utilizzate per cambiare il modo di fare impresa, o di fare pubblica<br />

amministrazione. Cioè di cambiare i modelli organizzativi.<br />

Banalizzo. Io posso acquistare un computer e fare solo le e-mail. A mio<br />

modo di vedere non ho fatto innovazione. Ma se acquisto lo stesso<br />

computer, più o meno con lo stesso software, e faccio una progettazione<br />

automatica collegata con i fornitori e con le linee di produzione, io<br />

ho necessariamente diverse competenze per sfruttare la tecnologia e<br />

ho cambiato l’organizzazione. Allora sì che ho fatto innovazione.<br />

È nella combinazione tra competenze e tecnologie che si creano nuovi<br />

modelli organizzativi, nuovi modi di lavorare.<br />

Questo è un punto importante, perché se abbiamo ritardi nel nostro<br />

Lucio Stanca - Intervento - 103


paese, è anche a causa di una non completa comprensione di questi<br />

aspetti.<br />

Un altro rilievo riguarda, di nuovo, le tecnologie digitali e il loro apporto<br />

alla crescita della produttività. I dati dell’Ocse ci dicono che negli<br />

anni ’95-2000 la produttività media in Europa è cresciuta del 40%.<br />

E tale aumento è dovuto a queste tecnologie. Negli Stati Uniti, nello<br />

stesso periodo, la crescita è stata del 62%. In Italia del 30%. Quindi il<br />

punto è non solo acquistare tecnologia, ma anche il modo di impiegarla<br />

e di sfruttarla.<br />

La sfida, a mio modo di vedere, è quella di passare dall’automazione<br />

e dall’informatizzazione alla innovazione. Voi imprenditori usate il<br />

computer quanto meno da quattro, cinque decenni. Ma ciò che la tecnologia<br />

consentiva prima era solo l’automazione. Cioè rendevate più<br />

veloce, meno costoso il processo esistente. Ma la tecnologia non vi<br />

consentiva di fare di più. Oggi la tecnologia digitale, le reti, i computer<br />

possono fare, oltre che all’informatizzazione, la trasformazione, il<br />

cambiamento e quindi l’innovazione.<br />

E concludo queste riflessioni generali di introduzione, richiamando<br />

una revisione in corso della Strategia di Lisbona. Uno dei capitoli fondamentali<br />

è proprio l’e-Europe, cioè l’utilizzo di queste tecnologie nell’ambito<br />

europeo nei vari campi, dal settore pubblico alla sanità, all’educazione,<br />

all’impresa. Il Rapporto, appena presentato, sarà discusso al<br />

Consiglio Europeo nella prossima primavera e in esso viene affermato<br />

ancora una volta che le tecnologie dell’informazione e comunicazione<br />

sono la chiave per la competitività di ogni impresa, Paese o regione.<br />

Fatta questa premessa, per comprendere di cosa stiamo parlando oggi,<br />

vengo alle mie responsabilità di Governo, alla politica dell’innovazione<br />

e tecnologica che ho incominciato a realizzare tre anni e mezzo fa,<br />

quando l’avere, per la prima volta nella storia della nostra Repubblica,<br />

un ministro dedicato esclusivamente all’innovazione tecnologica sembrava,<br />

forse, una decisione un pò stravagante. Oggi, che il dib<strong>atti</strong>to del<br />

nostro Paese sembra finalmente concentrato su questi argomenti, si<br />

comprende forse di più l’importanza di avere a livello di Governo qualcuno<br />

responsabile di una strategia complessiva del Paese.<br />

104 - Intervento - Lucio Stanca


Dico subito, che anche se sono le imprese e i cittadini a dover valutare<br />

l’opera del Governo, ci fa piacere però che l’Ocse il 20 ottobre scorso<br />

abbia stilato un rapporto di valutazione della politica dell’innovazione<br />

tecnologica digitale del nostro Paese. Capisco che se siamo dietro<br />

al Botswana nelle classifiche di competitività, è un dato che fa titoli<br />

a sei colonne. A parte il fatto che io sono stato in Botswana e credo<br />

che non sia proprio il caso di prendere per oro colato queste classifiche.<br />

Ma so anche che quando un’istituzione come l’Ocse esprime<br />

un chiaro e forte apprezzamento per la politica del Governo italiano<br />

sulla sua politica di innovazione tecnologica digitale, questo, ovviamente,<br />

non ha alcuna cittadinanza nei media italiani.<br />

Anche se l’Ocse stessa, nel medesimo rapporto, dice che dobbiamo fare<br />

molto di più nel modello organizzativo delle imprese, soprattutto le imprese<br />

italiane, e nell’aumentare il valore tecnologico della produzione<br />

italiana.<br />

Quindi, il nostro obiettivo, attraverso una politica che si orienta su tre<br />

assi fondamentali, è quello di dare un contributo. Io sono convinto<br />

che l’azione del Governo in questo campo deve essere vicina alle imprese,<br />

ma in modo complementare. Non si fa innovazione perché ci<br />

sono gli incentivi, ma gli incentivi possono aiutare a fare innovazione.<br />

Quindi, noi siamo partners. Le imprese devono comprendere l’esigenza<br />

dell’innovazione e il Governo deve fornire tutti gli strumenti per far<br />

sì che l’innovazione possa essere realizzata appieno.<br />

Dicevo tre assi. Innanzitutto sostegno agli investimenti. Secondo, ovviamente,<br />

sviluppo delle imprese, di un’economia hi-tech, soprattutto<br />

correlata alle tecnologie digitali, che ormai interessano vari settori. E<br />

terzo, un ambiente favorevole, cioè tutto quello che è al di fuori delle<br />

imprese per quanto riguarda l’innovazione tecnologica.<br />

In questi tre anni la nostra attenzione costante si è focalizzata sulle<br />

piccole e medie imprese, sul Sud e sui sistemi territoriali.<br />

Sostegno agli investimenti. Io qui colgo di nuovo l’occasione, come<br />

ho fatto al convegno di Prato con il presidente Salmoiraghi, dove mi<br />

sono un pò dilungato sul tema. Qui rubo solo un minuto, non di più,<br />

per illustrare l’iniziativa del Fondo di garanzia per l’innovazione di-<br />

Lucio Stanca - Intervento - 105


gitale per le piccole imprese, perché lo ritengo un provvedimento<br />

importante.<br />

A Prato, grazie ad un sondaggio in sala, avevamo scoperto, ma non<br />

era una sorpresa, che il 75% degli imprenditori presenti non aveva<br />

mai sentito parlare di questo Fondo di garanzia.<br />

In cosa consiste?, il fondo è già <strong>atti</strong>vo da due o tre mesi. Ci sono 60<br />

milioni di euro già disponibili e altri 100 milioni di euro in questa<br />

Finanziaria, per un totale di 160 milioni a disposizione per realizzare<br />

quello che insieme al collega Marzano abbiamo previsto nel decreto<br />

del 15 giugno per creare una sezione speciale “Tecnologie digitali” del<br />

Fondo di garanzia.<br />

A cosa serve questo Fondo di garanzia? Serve a garantire le banche,<br />

il sistema finanziario, fino all’80% dei loro prestiti, percentuale massima<br />

consentita in Europa, i finanziamenti che le imprese chiedono<br />

per investimenti ammissibili per l’acquisto di tecnologie hard e software,<br />

di consulenze, di servizi di formazione, di servizi professionali,<br />

di progettazione, l’acquisto di brevetti e di licenza. Si tratta in sostanza<br />

di innovazione immateriale che, di per sé, non dà garanzia al<br />

sistema finanziario.<br />

Da qui l’intervento dello Stato a garanzia fino all’80%, con l’accesso al<br />

fondo completamente gratuito e la riscossione della prima richiesta<br />

delle banche creditrici, gestito dal Mediocredito Centrale del gruppo<br />

bancario Capitalia, che è a disposizione delle imprese, soprattutto delle<br />

piccole imprese con investimenti coperti da garanzia con un tetto<br />

massimo di 200 mila euro.<br />

Un’ultima annotazione. Di fatto questo è un accesso addizionale al<br />

credito da parte della piccola industria in quanto garantito all’80%,<br />

per cui le banche sono più disponibili ad erogare il credito.<br />

Inoltre, questione proprio di giorni, stiamo mettendo a punto, sempre<br />

col collega Marzano, un’estensione: non solo una garanzia al credito<br />

dato dal sistema bancario, ma anche garanzia data dallo stesso fornitore.<br />

Cioè forniamo la garanzia al finanziamento prestato dal fornitore<br />

delle tecnologie digitali. Fino a un massimo del 50% dell’investimento.<br />

Questo chiude il cerchio proprio con il protocollo di collaborazione<br />

106 - Intervento - Lucio Stanca


d’intesa firmato da <strong>Confindustria</strong> e Abi, promotore l’amico Arturo<br />

Artom, che fa di questo un sistema di finanziamento garantito dallo<br />

Stato, siano essi finanziamenti di banche o di fornitori.<br />

Per ultimo, soprattutto per quanto riguarda gli aspetti della competitività,<br />

conto di avere anche un sostanziale contributo alla riduzione<br />

del costo di questi finanziamenti da parte delle imprese. Quindi, una<br />

riduzione degli interessi. Chiamiamola Sabatini, chiamiamola come<br />

volete, credo che uno strumento così in Italia non sia mai stato a disposizione<br />

delle piccole imprese per investire in tecnologie digitali, soprattutto<br />

in tecnologie immateriali.<br />

Un altro aspetto del sostegno all’innovazione riguarda i bandi tematici.<br />

Anche se non rappresentano uno strumento più che idoneo, soprattutto<br />

per la piccola e media impresa, perché richiedono una conoscenza,<br />

una partecipazione. Però se si vuole mirare ad alcuni interventi<br />

come, per esempio, l’e-Commerce, dobbiamo avere questi interventi<br />

in termini di bandi.<br />

Abbiamo anche fatto un bando sulla ricerca applicata delle tecnologie<br />

Ict, con 80 progetti importanti per un valore di 35 milioni di euro.<br />

Abbiamo cominciato, con le regioni del Sud, a creare accordi di programma<br />

in cui co-finanziamo interventi di innovazione tecnologica<br />

per sostenere l’eccellenza di territori. L’innovazione va inf<strong>atti</strong> fatta nei<br />

territori. Quindi con alcune Regioni, come la Puglia ma sono in corso<br />

di completamento altri accordi di programma, facciamo questi accordi<br />

in cui è previsto un altro aspetto importante.<br />

Questo intervento complessivo è ancora di 100 milioni di euro. E in<br />

questi interventi a sostegno delle imprese nei territori di eccellenza,<br />

nelle regioni del Sud, abbiamo anche inserito i vaucher, uno strumento<br />

utilizzato già in qualche altra regione, che vengono dati all’impresa<br />

medio-piccola per essere spesi in collaborazione col mondo dell’università<br />

e della ricerca pubblica, in modo da <strong>atti</strong>vare proprio questa<br />

catena del valore, della conoscenza, ricerca e innovazione.<br />

Sviluppo dell’industria hi-tech. Io sto parlando, come vedete, di cose<br />

già esistenti. Mi piace parlare di cose concrete.<br />

Lucio Stanca - Intervento - 107


La delibera Cipe del 29 settembre scorso ha stanziato 100 milioni di<br />

euro per la creazione di un fondo per il sostegno alla piccola industria<br />

hi-tech. In questa legge finanziaria c’è un dispositivo normativo che<br />

rende operativo questo fondo. Si tratta di un fondo per le regioni del<br />

Sud, per la piccola impresa che opera nelle tecnologie digitali in senso<br />

lato, dalla domotica a tutte quelle applicazioni che riguardano comunque<br />

le tecnologie digitali, in cui aiutiamo la finanza innovativa,<br />

così scarsa in Italia. Quindi aiutiamo il finanziamento attraverso un<br />

fondo dello Stato, che si aggiunge e complementa i venture capital nazionali<br />

o stranieri, che sono attr<strong>atti</strong> di più ad operare, soprattutto al<br />

Sud, per far sì che possiamo aiutare le imprese che hanno una conoscenza,<br />

un’idea, o che vogliono investire, o che vogliono fondersi,<br />

sempre nel campo delle alte tecnologie. Quindi un fondo hi-tech che<br />

vedrà la partenza i primissimi mesi del prossimo anno.<br />

Un altro tema di grande importanza, che qui accenno solo, riguarda i<br />

contenuti digitali. La larga banda non ci fa fare solo le cose in modo<br />

più veloce, ma ce le farà fare sempre in modo più diverso.<br />

Voi avete figli che ormai scaricano musica da Internet e domani film,<br />

giochi. E dopodomani libri, non concepiti come nel mondo tradizionale<br />

fisico, ma concepiti proprio con la tecnologia dell’inter<strong>atti</strong>vità<br />

consentita dalla larga banda. Insomma, l’editoria. Quindi ci sono vari<br />

problemi complessi, fra cui la protezione della proprietà intellettuale.<br />

Ma anche il sostegno alla crescita di nuova industria.<br />

Non vorrei che fossero gli americani a porre sulla rete internazionale<br />

a larga banda, per esempio, i contenuti artistici culturali del nostro<br />

Paese. Questo è un altro tema che abbiamo affrontato.<br />

Infine l’ambiente. L’ambiente riguarda, fondamentalmente, le infrastrutture.<br />

Cito solo quello che abbiamo fatto con il collega Gasparri.<br />

Proprio all’inizio di questa legislatura abbiamo varato un piano che<br />

stiamo puntualmente realizzando sulla larga banda, relativo all’<strong>atti</strong>vazione<br />

della domanda privata e di quella pubblica, nonché interventi<br />

specifici nel Mezzogiorno sulle infrastrutture e sui contenuti e servizi.<br />

Di fatto i risultati dicono che due anni fa eravamo sesti o settimi in<br />

Europa in termini di penetrazione di larga banda. Oggi siamo al quar-<br />

108 - Intervento - Lucio Stanca


to posto. In questi ultimi due anni abbiamo avuto il tasso di crescita<br />

degli allacciamenti a larga banda più alto in Europa. E a fine anno<br />

avremo 4-4,5 milioni di utenti a larga banda.<br />

Oltre alle infrastrutture, quando si parla di ambiente si parla di noi di<br />

italiani, dell’alfabetizzazione informatica. Le imprese hanno bisogno<br />

sempre più di persone, soprattutto giovani, che abbiano il loro bagaglio<br />

di base, che sappiano usare il computer come vero e proprio strumento<br />

di lavoro.<br />

Stiamo facendo un grande sforzo. Io so che l’innovazione tecnologica,<br />

come dico spesso, non riempie le piazze, non crea audience nel talk<br />

show televisivi, non anima i salotti. Ma vi assicuro che stiamo facendo<br />

importanti passi in avanti.<br />

Un dato che viene dall’osservatorio che abbiamo creato con la<br />

Federcomin: oggi il 56% delle famiglie italiane, ossia una media superiore<br />

a quella europea, ha almeno un personal computer in casa. La<br />

famiglia italiana, campione nel mondo nell’utilizzare i telefonini (e<br />

questo ci sta bene perché anche quella è una forma di innovazione) ha<br />

recuperato, in questi anni, anche in termini di utilizzo e di presenza<br />

di personal computer, uno strumento, evidentemente, molto più sofisticato,<br />

più complesso e più potente del telefonino.<br />

La percentuale delle famiglie italiane collegate a Internet è ormai del<br />

42%, appena sotto la media europea.<br />

Abbiamo messo a punto programmi per la scuola e per i docenti; facilitazione<br />

per gli acquisti ai sedicenni, alle famiglie meno abbienti,<br />

agli insegnanti, agli anziani. Varato programmi divulgativi con la Rai;<br />

è in atto un pacchetto di iniziative che credo non abbia assolutamente<br />

riscontro in Europa. E i risultati ci confortano.<br />

Infine, il grande tema della pubblica amministrazione. Importantissima<br />

per la competitività del Paese, di qualsiasi Paese. Anche qui non<br />

si tratta di informatizzare la pubblica amministrazione. Si tratta, invece,<br />

di trasformare il modo in cui opera la pubblica amministrazione,<br />

soprattutto sull’aspetto più importante che è il rapporto con i cittadini<br />

e con le imprese e tra uffici pubblici attraverso il collegamento<br />

telematico.<br />

Lucio Stanca - Intervento - 109


Io qui fornisco solo esempi perché il discorso è molto lungo e molto<br />

complesso. E anche qui stiamo certamente facendo grandi progressi.<br />

Vorrei innanzitutto ricordarvi che nella prima fase di e-Government<br />

per gli enti locali, abbiamo selezionato 134 progetti, a cui hanno partecipato<br />

4.000 amministrazioni locali, regionali, provinciali e comunali.<br />

Di questi 134 progetti, 77 sono per i servizi all’impresa.<br />

Questa prima fase ha visto uno stanziamento complessivo di 500 milioni<br />

di euro, utilizzando fondi del governo centrale, dell’Unione<br />

Europea, delle Regioni e dei Comuni. Ora abbiamo una seconda fase<br />

in atto, che parte da quanto abbiamo realizzato nella prima, con il<br />

classico processo di innovazione. Cioè, prima si crea l’innovazione, e<br />

poi la si diffonde. E la seconda fase si propone il riuso, la diffusione<br />

delle applicazioni, delle innovazioni fatte nella prima fase.<br />

Questa fase avrà un valore complessivo di altrettanti 500 milioni di euro<br />

tra i vari finanziamenti che siamo riusciti a mettere insieme. Nel giro<br />

di due o tre anni, per il rapporto tra cittadino, imprese e pubbliche<br />

amministrazioni, stiamo mobilitando risorse di 1 miliardo di euro.<br />

Quali sono i risultati? Innanzitutto alcuni dati statistici.<br />

L’Italia è il Paese dove il 62% delle persone che ha avuto un rapporto<br />

con la pubblica amministrazione in rete si dichiara decisamente soddisfatto.<br />

Solo il 12% della customer satisfaction, sto parlando della vostra<br />

materia, si dichiara non soddisfatto. Quindi un ottimo feedback.<br />

Le classifiche europee sull’e-Government vengono aggiornate costantemente,<br />

siamo passati, facendo un esempio calcistico visto la popolarità<br />

di questo sport in Italia, da una zona di retrocessione in Europa,<br />

eravamo undicesimi o dodicesimi, ad una migliore: oggi siamo settimi,<br />

ottavi. Certo, non siamo in Champion League, o in Coppa Uefa.<br />

Avete visto, per esempio, il comune di Pordenone, con il progetto<br />

Enterprise, ha realizzato lo Sportello Unico Attività Produttive in Rete<br />

(www.amministrazionefuturo.com) per tutti i 51 Comuni della<br />

Provincia di Pordenone, con il quale si possono realizzare on line, in<br />

combinazioni diverse, ben 275 diversi servizi che coprono tutti gli<br />

eventi delle vita delle imprese ed ha tagliato i tempi di una pratica da<br />

271 giorni a meno di 20.<br />

110 - Intervento - Lucio Stanca


È vero che noi dobbiamo semplificare riducendo le norme, però quando<br />

sono arrivato al Governo ho visto bellissime norme, mai attuate.<br />

Venendo io dal mondo dell’impresa, credo che la trasformazione non<br />

possa avvenire solo attraverso le norme o le circolari, ma deve proprio<br />

realizzarsi attraverso la modifica delle modalità di operare, dei processi,<br />

dell’organizzazione, attraverso l’uso delle tecnologie.<br />

È questo che ci siamo posti di fare fin dall’inizio. Oggi siamo nella fase<br />

di codificare quello che abbiamo imparato. E allora abbiamo lanciato<br />

due grandi progetti.<br />

Uno, che chiamo l’Autostrada del Sole Digitale della Pubblica amministrazione.<br />

La pubblica amministrazione italiana ha tante reti: quella<br />

centrale, regionale, comunale, ma che non parlano fra di loro. Noi<br />

abbiamo creato questo grande progetto, credo il più grande progetto<br />

in telecomunicazioni in Italia, in cui creiamo un Sistema Pubblico di<br />

Connettività. L’obiettivo è di mettere in comunicazione qualsiasi ufficio,<br />

amministrazione centrale o periferica, del territorio nazionale.<br />

Non una rete, ma un sistema. Con proprie regole e standard comuni<br />

di qualità, di sicurezza, di funzionalità e di applicazione. Perché, per<br />

esempio, non possiamo consentire che 8.100 comuni sviluppino 8.100<br />

volte il protocollo informatico. O il rilascio di certificati in rete. Ma<br />

abbiamo voluto dare vita a questo sistema delle applicazioni disponibili<br />

e l’obbligo da parte delle amministrazioni pubbliche, prima di investire<br />

nuove risorse, di verificare se queste applicazioni non sono già<br />

disponibili, per accelerare la diffusione.<br />

Questi sono processi in atto. Sono provvedimenti, come Sistema<br />

Pubblico di Connettività, che sta terminando il suo iter parlamentare<br />

e stiamo già lanciando la gara sia per realizzare la Rete Internazionale<br />

della Pubblica Amministrazione, sia per quanto riguarda la qualificazione<br />

dei fornitori del Sistema Pubblico di Connettività.<br />

Ultimo provvedimento che voglio citare, di cui la scorsa settimana il<br />

Consiglio dei Ministri ha approvato lo schema di decreto legislativo, è<br />

il Codice dell’Amministrazione Digitale. Non fate l’errore di credere<br />

che riguardi solo la pubblica amministrazione. Perché questo Codice<br />

ha due contenuti fondamentali. Uno è la strumentazione: si dà valore<br />

Lucio Stanca - Intervento - 111


legale a tutta la strumentazione. Una volta stabilito il valore legale della<br />

strumentazione, il Codice riguarda sia l’impresa privata che il settore<br />

pubblico. Farò alcuni esempi.<br />

La firma digitale che le imprese già usano per i loro rapporti con le<br />

Camere di Commercio, per comunicare tutte le informazioni societarie.<br />

Ma nulla vieta che fra due imprese, o due soggetti privati, possano<br />

utilizzare questa forma semplice di contrattazione, di firma di contr<strong>atti</strong>,<br />

di obbligazioni in termini sicuri. Io aggiungerei anche più sicuri<br />

della firma autografa.<br />

Il valore legale di un documento informatico riguarda la pubblica amministrazione<br />

e riguarda anche le imprese.<br />

Il valore legale dell’archiviazione digitale. Fino ad oggi si poteva archiviare<br />

digitalmente. Ma poi, per esempio, come per le tasse, o la<br />

contabilità, dovevamo tenere i pezzi di carta perché il valore legale veniva<br />

dalla documentazione su carta. Con questo Codice abbiamo definito<br />

il valore, a determinate condizioni, per esempio l’uso della firma<br />

digitale, che da valore legale all’archiviazione digitale. E quindi<br />

non c’è più bisogno di conservare carta.<br />

Pensate solo che risparmio significa questo nella pubblica amministrazione.<br />

Ma oltre a tutti questi strumenti, ripeto, disponibili per il Sistema<br />

Italia, è importante la seconda parte che riguarda un tentativo mai<br />

fatto in Europa e, credo, al mondo. Perché fino ad oggi questi strumenti<br />

in qualche parte erano disponibili, come la firma digitale, ma<br />

il cui utilizzo veniva lasciato in modo lasco alle singole amministrazioni.<br />

E quindi non si riusciva mai a fare il salto di qualità, assolutamente<br />

necessario in termini di efficienza e di servizi alla comunità<br />

nazionale.<br />

Nella seconda parte del Codice abbiamo posto le modalità e abbiamo<br />

definito i tempi, dopo una sperimentazione della sua f<strong>atti</strong>bilità durata<br />

tre anni e mezzo, e gli obblighi delle pubbliche amministrazioni<br />

nell’attuare questa trasformazione. In definitiva, si tratta di sostituire,<br />

non di affiancare, le <strong>atti</strong>vità tradizionali, manuali, cartacee, di sostituire<br />

il procedimento digitale, dandogli valore legale.<br />

112 - Intervento - Lucio Stanca


Lo so che è di grande ambizione il disegno che abbiamo definito con<br />

questo Codice, ma è assolutamente necessario se vogliamo dare dei<br />

benefici, oggi che abbiamo accumulato un’esperienza che sappiamo<br />

di poter realizzare. Ora inf<strong>atti</strong> abbiamo bisogno di un quadro normativo<br />

che ci dia la spinta in questa direzione.<br />

Ho parecchi esempi, ma non vorrei annoiarvi, per quanto riguarda i<br />

servizi alle imprese. Vorrei solo fare una raccomandazione. Il problema<br />

che abbiamo è che questa trasformazione è molto silenziosa e difficile<br />

da comunicare. Anche perché i media hanno difficoltà ad interpretarla.<br />

Oggi, probabilmente, ci sono molti più servizi disponibili in<br />

rete, in modo semplice, automatico, immediato, per i cittadini, e soprattutto<br />

per le imprese, di quanto noi pensiamo.<br />

L’invito che vi faccio, aldilà dell’impegno che abbiamo di comunicare<br />

meglio e di più, è di verificare che, per esempio, in tutti i rapporti con<br />

l’Inps, con l’Inail, con le Camere di Commercio, con il Comune di<br />

Parma piuttosto che con il Comune di Pordenone o di altri Comuni,<br />

ci sia oggi una molteplicità di servizi disponibili per semplificare e velocizzare<br />

tali rapporti.<br />

Concludo il mio intervento dicendo una cosa che mi sembra ovvia, ma<br />

che è estremamente importante. Il successo della nostra economia negli<br />

ultimi decenni è stato fondamentalmente per la forte imprenditorialità<br />

e innovazione che l’impresa italiana ha saputo esprimere.<br />

Questa è la nostra storia dal punto di vista industriale, dal punto di vista<br />

delle imprese. Io ne ho fatto parte per 35 anni qui in Italia e so benissimo<br />

che questo è un capitale fondamentale: imprenditorialità e<br />

capacità di innovare.<br />

Oggi la sfida qual è? È quella di coniugare questo nostro patrimonio<br />

in un contesto tecnologico economico diverso dal passato. Noi dobbiamo<br />

continuare ad essere imprenditori e innovatori, ma comprendendo<br />

meglio le opportunità che la nuova geografia economica ci dà<br />

e le nuove tecnologie. Ed anche i rischi. Ma questa è la sfida che dobbiamo<br />

saper vincere.<br />

Lucio Stanca - Intervento - 113


Quasi ad arrivare a dire, come ha scritto The Economist, che l’innovazione<br />

diventerà, anzi sta diventando, la religione industriale del<br />

XXI secolo. Qui noi ci giochiamo il futuro della nostra capacità di crescere<br />

e prosperare.<br />

E sono convinto che non solo dobbiamo vincere questa sfida, ma che<br />

possiamo vincerla.<br />

Grazie.<br />

114 - Intervento - Lucio Stanca


ALBERTO OLIVERIO<br />

L’organizzazione<br />

dell’innovazione


Alberto Oliverio<br />

Professore di Psicobiologia, Università “La Sapienza” Roma<br />

La creatività ha molteplici dimensioni, anche se esse hanno un aspetto<br />

in comune, produrre un’innovazione in un qualche ambito culturale<br />

o tecnologico attraverso una nuova strategia, un nuovo modo di<br />

guardare alla realtà. Un’importante caratteristica del pensiero creativo<br />

è quella di essere fortemente individuale: Mozart stesso si era interrogato<br />

su questa dimensione personale chiedendosi: “Come mai io<br />

compongo la musica di Mozart? Da che cosa deriva questo mio stile?”.<br />

Due secoli fa il musicista di Salisburgo si era posto lo stesso problema<br />

che gli psicobiologi si pongono ancor oggi: la creatività deriva da<br />

una nostra qualità interna, da un’innata caratteristica del nostro cervello<br />

oppure è un frutto di un ambiente particolare, dell’esperienza?<br />

Mozart era in favore della prima soluzione e scrive che “Come Mozart<br />

ha un naso lungo e schiacciato, così esiste il cervello di Mozart che lo<br />

porta a comporre la musica e a farla di questo tipo”. Attribuire la particolare<br />

creatività musicale mozartiana ai geni o alla precoce opera di<br />

sensibilizzazione paterna nei riguardi della musica rappresenta più<br />

un’opinione che un fatto scientifico: tuttavia il tema della creatività<br />

può venire affrontato attraverso un approccio indiretto che ci indichi<br />

quali sono le <strong>atti</strong>vità mentali che si traducono in strategie “plastiche”<br />

e creative.<br />

La capacità del cervello di formare delle immagini mentali, di ricombinarle<br />

in una sorta di continuo caleidoscopio al cui interno vengono<br />

compiute delle associazioni logiche ma anche fantastiche, è alla base<br />

della cosiddetta creatività, una capacità in cui si fondono elementi lu-<br />

Alberto Oliverio - L’organizzazione dell’innovazione - 117


dici e processi logici senza i quali non esisterebbe la possibilità di fornire<br />

risposte divergenti e innovative, di guardare alla realtà usuale con<br />

un’ottica insolita, di estrarre da informazioni apparentemente banali<br />

elementi nuovi. Questa capacità è evidente in quella che possiamo<br />

chiamare la storia naturale del cervello e quindi della mente: le ricerche<br />

degli psicologi comparati indicano che la capacità di ricombinare<br />

e associare elementi diversi e di ideare nuove soluzioni è una caratteristica<br />

ben evidente nelle grandi scimmie che differiscono dagli altri<br />

primati più per creatività che per le capacità che dimostrano nei test<br />

di apprendimento. Certamente le scimmie antropomorfe risolvono<br />

problemi molto complessi ma la loro particolarità è quella di essere<br />

curiose e di inventarsi soluzioni anziché adattarsi a schemi precostituiti.<br />

Uno scimpanzé o un gorilla non si limitano perciò a esplorare il<br />

mondo che li circonda ma manipolano gli oggetti, li accostano, li ricombinano<br />

in categorie… Il gioco combinatorio attraverso cui i primati<br />

non umani sondano le diverse possibilità attraverso cui possono<br />

servirsi di un oggetto, utilizzare uno strumento, modificare la realtà<br />

che le circonda è il prodotto di una mescolanza di esploratività, curiosità<br />

e atteggiamenti analitici che vengono messi in campo in modo<br />

diretto, concretamente, come avviene per un bambino che giocando<br />

con dei cubi di legno li utilizza in modi diversi, in un gioco in cui la<br />

casualità dei risultati e le ipotesi sulle conseguenze delle proprie azioni<br />

sono difficilmente districabili.<br />

La creatività umana ha degli aspetti comuni con questo bricolage<br />

mentale? Può rassomigliare, sia pur con le debite proporzioni, ad una<br />

sorta di macchina che produce ipotesi, scenari e soluzioni diverse in<br />

modo quasi casuale, anche al di fuori di una logica strutturata? È<br />

quanto sostiene Albert Einstein: “Non ritengo - scrive il grande scienziato<br />

- che le parole o il linguaggio scritto o parlato abbiano alcun ruolo<br />

nel meccanismo del mio pensiero. Le entità psichiche che sembrano<br />

servire da elementi sono piuttosto alcuni segni o immagini che nella<br />

mia mente entrano in un gioco combinatorio di tipo visivo e a volte<br />

muscolare”. Questa affermazione può sembrare provocatoria ma<br />

indica un aspetto delle procedure mentali che non è insolito e che può<br />

essere comune sia a persone geniali, sia a quanti, più semplicemente,<br />

118 - L’organizzazione dell’innovazione - Alberto Oliverio


possiedono l’abilità di manipolare i numeri in modo eccezionale, come<br />

nel caso dei cosiddetti calcolatori viventi: questi “vedono” i numeri,<br />

li materializzano, li trattano come oggetti, li ricombinano tra di loro<br />

attraverso strategie mentali che sono ben diverse rispetto a quelle<br />

che utilizziamo generalmente.<br />

Questa dimensione fortemente individuale della mente viene spesso<br />

dimenticata e sottovalutata: ma gli studiosi della creatività, ad esempio<br />

Jacques Hadamard, sottolineano un altro aspetto, vale a dire lo<br />

stretto intreccio tra emozione e cognizione, evidente anche nel caso<br />

della creatività scientifica. Nessuna verità può nascere dal genio di<br />

Archimede o di Newton senza un’emozione poetica o un brivido dell’intelligenza,<br />

indica Hadamard, che mette appunto in risalto come<br />

anche le <strong>atti</strong>vità cognitive più strutturate, anche quelle degli scienziati<br />

ritenuti logici per eccellenza, in realtà comportino una componente<br />

emotiva. Nello stesso processo di scoperta scientifica si può spesso<br />

verificare quello che gli anglosassoni definiscono un “insight”, un’appercezione<br />

improvvisa rivelatrice di un qualcosa a lungo ricercato:<br />

numerosi scienziati sembrano confermare una simile possibilità, come<br />

Karl Friedrich Gauss, l’ideatore delle geometrie non-euclidee che<br />

riferisce di aver avuto un vero e proprio colpo di fulmine, un momento<br />

di turbolenza in cui gli si rivelò l’esistenza di una geometria non<br />

tradizionale, o Friedrich August Kekulé, un grande chimico<br />

dell’Ottocento che affermò di aver sognato un serpentello che si mordeva<br />

la coda e che questa immagine gli suggerì la formula della struttura<br />

ciclica del benzene intorno a cui si era invano affannato per lungo<br />

tempo. Vi sono quindi molteplici indicazioni in favore di un aspetto<br />

dell’intelligenza creativa che non procede in modo sequenziale e sistematico<br />

ma salti anziché gradualmente, per analogia e divergenza<br />

anziché per strategie convergenti.<br />

La creatività umana è anche legata alle caratteristiche del nostro cervello<br />

e quindi la si può studiare in relazione alle diverse, opposte funzioni<br />

dei due emisferi: da un lato siamo dotati di <strong>atti</strong>vità di tipo logico-simboliche<br />

che dipendono dalle strutture e dalle funzioni del linguaggio,<br />

tipiche dell’emisfero sinistro, dall’altro di <strong>atti</strong>vità globali, le-<br />

Alberto Oliverio - L’organizzazione dell’innovazione - 119


gate all’emozione e alla creatività, tipiche dell’emisfero destro. Una<br />

parte del nostro cervello, l’emisfero sinistro, esercita un ruolo prevalente<br />

nelle <strong>atti</strong>vità simbolico-linguistiche e in forme di pensiero che<br />

potremmo definire come logico-computazionali. L’altro emisfero,<br />

quello destro, si caratterizza per le sue capacità di guardare alla realtà<br />

nel suo insieme, per la sua specificità nel trattare informazioni di<br />

tipo visivo-spaziale, per il suo essere coinvolto in <strong>atti</strong>vità musicali, nell’emozione<br />

e infine nel pensiero di tipo analogico, una forma di pensiero<br />

che non è scandita dalla logica sequenziale del linguaggio ma<br />

che si basa su generalizzazioni e analogie grazie a cui è possibile adeguare<br />

le proprie conoscenze e schemi mentali partendo da qualcosa di<br />

noto e adattandolo a qualcosa di ignoto.<br />

L’analogia è un aspetto importante della creatività in quanto innesca<br />

meccanismi mentali che consentono di combinare o ricombinare le<br />

idee in modo nuovo o di associare aspetti della realtà che sino a un determinato<br />

momento apparivano non correlati -per esempio una farfalla<br />

per esprimere un senso di libertà: ma l’analogia è anche un “banco<br />

di prova” cui sottoporre un’idea prima di passare a modificare una<br />

qualche realtà o a formulare una qualche teoria. Non è soltanto l’arte<br />

l’ambito in cui l’analogia trova maggior spazio: anche nel settore<br />

scientifico il pensiero analogico ha portato a numerose scoperte e all’elaborazione<br />

di teorie originali. Ad esempio, se si paragonano le onde<br />

sonore a quelle formate dall’acqua, come fecero Crisippo (II secolo<br />

avanti Cristo) e Vitruvio (I secolo dell’era moderna) si ha un modello<br />

per sperimentare cosa succederebbe se le onde sonore colpissero<br />

una superficie solida (uno scoglio come quello sui cui si infrangono<br />

le onde marine) o se due onde di uguale lunghezza e altezza si<br />

scontrano tra di loro. Questo modello è stato il punto di partenza per<br />

le teorie di Heinrich Hertz sulla natura delle onde sonore. Un’altra<br />

analogia è quella di Benjamin Franklin che ipotizzò che il fulmine fosse<br />

una forma di elettricità e, attraverso l’esperimento dell’aquilone legato<br />

con un filo di rame in grado di scaricare a terra l’energia elettrica<br />

dei fulmini, dimostrò che la sua analogia era fondata. Il chimico<br />

Antoine Lavoisier sostenne - e giustamente - che esistesse un’analogia<br />

tra la combustione e la respirazione animale in quanto entrambi<br />

120 - L’organizzazione dell’innovazione - Alberto Oliverio


comportano la produzione di anidride carbonica dall’ossigeno e reazioni<br />

caloriche.<br />

Dal punto di vista dei processi mentali il pensiero analogico si basa su<br />

passi successivi che implicano la selezione (dalla propria memoria e<br />

conoscenze) di una fonte di analogie e l’adattamento della fonte sul<br />

bersaglio - cioè l’estensione di ciò che è noto a quanto è ignoto.<br />

Definito in questo modo schematico e astratto, questa forma di pensiero,<br />

alla base della creatività, può sembrare qualcosa di estremamente<br />

complesso ed estraneo al nostro usuale modo di affrontare la<br />

realtà: ma la tendenza a mappare il mondo in modo sistemico è invece<br />

una caratteristica umana innata. Questa va però affinata e potenziata:<br />

per rafforzare il pensiero analogico bisogna inf<strong>atti</strong> saper prestare<br />

ascolto anche alla logica divergente dell’emisfero destro che<br />

molti di noi ignorano in quanto, soprattutto in un mondo tecnologico,<br />

essa ci appare in contrasto con quella razionalità che caratterizza<br />

l’emisfero sinistro. Ma il pensiero creativo non dipende soltanto dalla<br />

nostra capacità di sviluppare le caratteristiche dell’emisfero destro,<br />

dal saper osservare, fare esperienze divergenti, abbandonarsi ad <strong>atti</strong>vità<br />

giocose, fantasticare: esso nasce anche dalle contaminazioni che<br />

provengono da esperienze diverse da quelle abituali. Più vasta e frastagliata<br />

è la nostra cultura, più ricche le nostre esperienze, più siamo<br />

in grado di cogliere e accettare nuovi punti di vista e di costruire ipotesi<br />

e scenari che, a prima vista, appaiono insoliti e impossibili, più<br />

prossimi al caleidoscopio dei sogni o alla fantasia infantile.<br />

Un aspetto fondamentale della creatività è quindi quello di essere divergenti,<br />

di saper resistere ad una forma di “pensiero unico”. Il creativo,<br />

inoltre, sa andare contro le opinioni correnti. Sa lavorare silenziosamente,<br />

e alla fine cerca di affermare le sue nuove idee. Chiediamoci<br />

ora quale sia la dimensione sociale della creatività. In una società in<br />

cui non esiste un surplus di energia, in una società che in qualche modo<br />

è affogata dalle necessità della sopravvivenza, è indubbiamente più<br />

difficile riconoscere l’innovazione. Ogni situazione in cui c’è una stasi<br />

comporta generalmente una riduzione dell’innovazione creativa: il<br />

pensiero viene canalizzato in altre direzioni, non riesce a prendere il<br />

Alberto Oliverio - L’organizzazione dell’innovazione - 121


volo. Un altro aspetto, sempre a livello della società, riguarda il tipo di<br />

economia: le economie statiche, le economie che si basano sulla rendita,<br />

le economie in cui non c’è competitività, sono inf<strong>atti</strong> meno aperte<br />

al cambiamento. Perché essere creativi se poi le innovazioni stentano<br />

ad essere accettate in quanto il sistema protegge e perpetua ciò che<br />

già esiste? Anche la mobilità sociale è un fattore sociale che favorisce<br />

la creatività, è un incentivo a produrre qualcosa di nuovo per i vantaggi<br />

che esso comporta, sia dal punto di vista del riconoscimento sociale,<br />

sia dal punto di vista di quello economico.<br />

Vorrei ora ricorrere a un’analogia di tipo evolutivo che può ben indicare<br />

le caratteristiche delle organizzazioni sociali statiche e dinamiche.<br />

Nel mondo animale ci sono delle specie che vivono bene negli<br />

ambienti costanti, monotoni. Un esempio è quello in cui vive il koala<br />

che si nutre essenzialmente di foglie di eucaliptus. Se questi alberi o<br />

arbusti si estinguessero, i koala sarebbero a rischio. Questa specie<br />

animale, dunque, si affida a un comportamento monotono, stabile: e<br />

una specie specializzata che sopravvive purché la sua nicchia evolutiva<br />

non cambi. Al contrario, le specie generaliste non si affidano a un<br />

programma genetico che stabilisce ogni aspetto del loro comportamento.<br />

Hanno il peso e lo svantaggio di dover darsi più da fare, inventarsi<br />

soluzioni nuove, legate all’apprendimento e all’innovazione:<br />

ma al tempo stesso sono specie a minor rischio di sopravvivenza. Se<br />

l’ambiente o la nicchia in cui vivono cambia, sapranno adattarsi ad altri<br />

ambienti grazie alla loro capacità innovativa, a un repertorio comportamentale<br />

più vasto.<br />

Anche nella società degli esseri umani ci sono delle organizzazioni gerarchiche<br />

che funzionano nelle nicchie stabili. Una parte della storia<br />

dell’industria tradizionale del passato è stata di questo tipo, si basava<br />

sulla continuità e non aveva necessità di cambiare in un mondo quasi<br />

immutabile. La prima rivoluzione industriale ne è un esempio.<br />

Oggi, invece, la maggior parte delle organizzazioni per sopravvivere in<br />

nicchie instabili devono ricorrere a quelli che vengono definiti clan<br />

creativi. Vorrei proseguire con questa analogia per indicare che quando<br />

le organizzazioni, le aziende e via dicendo, sanno adattarsi alle<br />

122 - L’organizzazione dell’innovazione - Alberto Oliverio


nuove nicchie, esse si comportano come delle popolazioni, degli organismi<br />

che possono colonizzare un ambiente diverso da quello usuale.<br />

Le organizzazioni possiedono, al loro interno, delle strategie plastiche<br />

e la loro ricchezza è quella di avere al loro interno una qualche<br />

diversità: questa diversificazione è la base di ogni adattamento innovativo.<br />

Senza dubbio nell’organizzazione è necessaria una qualche gerarchia,<br />

anche se questa tende spesso a comprimere la diversità: però<br />

è dagli individui dissonanti che nasce una capacità di diversificare le<br />

risposte e di adattamento a situazioni diverse.<br />

Si può aumentare la creatività nell’organizzazione? Certamente non<br />

penso di risolvere questo problema in un breve spazio di tempo ma<br />

vorrei soffermarmi brevemente sui rapporti tra gerarchia e dissonanza.<br />

Uno degli aspetti analizzati dagli studiosi della creatività è che indubbiamente<br />

le situazioni che si basano sul task ranking, su una forma<br />

di organizzazione piramidale, tendono a ridurre lo sviluppo di<br />

nuovi approcci alla soluzione dei problemi, anche se tutti riconoscono<br />

che un qualche task e un qualche ranking sono necessari nelle<br />

aziende e nelle organizzazioni. Detto questo, è importante non penalizzare<br />

eccessivamente la non ortodossia se non si vuole comprimere<br />

la creatività individuale, soprattutto di quelle persone che mal si adattano<br />

alle situazioni basate sulle scale gerarchiche e sui compiti. La divergenza<br />

è un valore che va riconosciuto e sfruttato, ad esempio cooptando<br />

i “ribelli”, riconoscendoli: è una strategia che non soltanto<br />

riduce le minacce alla stabilità del sistema che derivano da una continua<br />

conflittualità interna, ma può anche favorire la recettività al cambiamento.<br />

Ultimo punto: che valore hanno le idee? Io penso che questa breve<br />

analisi possa concludersi utilizzando un’altra analogia: i creativi sono<br />

anche delle persone che hanno la capacità di trovare delle idee che al<br />

momento sono poco valutate, poco rappresentate, per venderle a un<br />

prezzo più alto: in modo simile a chi investe in Borsa puntando su titoli<br />

che in quel momento sono sottovalutati. La capacità dei creativi è<br />

quella di trasformare le idee sottovalutate in qualche cosa che rende:<br />

ma ovviamente, per trasformare queste idee in qualcosa che rende,<br />

Alberto Oliverio - L’organizzazione dell’innovazione - 123


devono lavorarci sopra, soprattutto per convincere un primo livello di<br />

possibili “acquirenti”, quanti cioè appartengono al mondo dei pari.<br />

Ogni settore ha i suoi pari: ad esempio, nel campo della ricerca scientifica<br />

bisogna convincere gli scienziati più consolidati se si vuole che<br />

un’idea venga accettata dalla comunità e possa essere cooptata da un<br />

pubblico più vasto. Convincere gli altri, soprattutto gli opinion leader,<br />

a comprare un’idea innovativa è fondamentale per realizzarla.<br />

Un esempio abbastanza evidente è quello delle mode giovanili: se un<br />

gruppo di ragazzi riesce a convincere altri ragazzi che un abbigliamento,<br />

un gadget di tipo elettronico e così via, è importante, il gioco<br />

in gran parte è fatto, quell’idea viene diffusa. Così avviene per buona<br />

parte delle nostre idee. Dobbiamo convincere i gruppo dei pari. Certo,<br />

dobbiamo fare anche i conti con quanti tendono a rigettare l’innovazione,<br />

con le bivalenze della natura umana che, da un lato manifesta<br />

una tendenza verso la conservazione, una propensione nei confronti<br />

della prassi abituale che dà sicurezza. Accanto a questo timore nei<br />

confronti dell’innovazione esiste però anche il fascino esercitato da<br />

ciò che è nuovo, dal cambiamento. Buona parte delle persone tende a<br />

rigettare l’innovazione e apprezza di più le prassi consolidate: ma<br />

quando un’idea diventa importante, tende a “comprarla”. Sto volutamente<br />

utilizzando un linguaggio di tipo economico in quanto ritengo<br />

che per molti aspetti il mondo delle idee abbia numerosi aspetti in comune<br />

col mondo dell’economia. C’è gente che produce idee, a tutti i<br />

livelli, e c’è gente che cerca di venderle. C’è gente che potrebbe comprare<br />

un’idea o non acquistarla: la decisione in un senso o nell’altro<br />

dipende molto dalla nostra capacità di insistere, perseverare, lavorare<br />

su un’idea. Nessun creativo si limita ad avere un colpo di genio senza<br />

doversi preoccupare di affermare la propria innovazione: come indica<br />

un noto adagio inglese, la creatività comporta il 50% di inspiration<br />

e il 50% di perspiration, vale a dire che oltre all’ispirazione sono essenziali<br />

il sudore e la fatica, fondamentali per sottoporre un’idea o<br />

un’innovazione al banco di prova e per supportarla e diffonderla: per<br />

venderla, insomma.<br />

124 - L’organizzazione dell’innovazione - Alberto Oliverio


Immaginazione e creatività<br />

L’immaginazione è una specie di caleidoscopio in cui la mente<br />

<strong>atti</strong>nge dalla memoria, dalla ricchezza delle esperienze.<br />

Al contrario della memoria, l’immaginazione ci distacca dal<br />

passato, ci permette di anticipare, ci rinvia alla dimensione del<br />

futuro.<br />

Compito dell’immaginazione non è riprodurre la realtà ma<br />

offrircene un’altra faccia, produrre la sensazione del nuovo<br />

(Baudelaire).<br />

Immaginazione e scienza<br />

Senza l’immaginazione la scienza<br />

non esisterebbe: dalla congettura lo<br />

scienziato passa alla sperimentazione.<br />

L’immaginazione dà luogo a ipotesi in<br />

contrasto con teorie dominanti.<br />

Per Torricelli l’acqua non sale in una<br />

pompa vuota oltre un certo livello a causa<br />

della pressione atmosferica: per i suoi<br />

predecessori l’orrore del vuoto avrebbe<br />

dovuto spingere l’acqua a riempire la<br />

pompa.<br />

Alberto Oliverio - L’organizzazione dell’innovazione - 125


Immaginazione e analogie<br />

“Dopo aver osservato un paesaggio dipingo<br />

con l’immaginazione, lo riproduco in forma<br />

semplificata” (H. Matisse).<br />

L’immaginazione permette di estrarre le linee<br />

essenziali della realtà e di inquadrare le novità<br />

attraverso analogie, basandoci su quanto già<br />

conosciamo.<br />

Il potere dell’analogia<br />

Grazie all’analogia bambini e<br />

scienziati formulano ipotesi<br />

creative sulla realtà.<br />

- Vituvio e Maxwell (onde fluidi e<br />

onde sonore)<br />

- Franklin (fulmine ed elettricità)<br />

- Kekulè (serpentello e chimica<br />

benzene).<br />

Il pensiero analogico può essere potenziato e applicato in modo<br />

creativo.<br />

126 - L’organizzazione dell’innovazione - Alberto Oliverio


La mente creativa<br />

La mente creativa ricorre ad analogie,<br />

immagini mentali, associazioni libere.<br />

Nei creativi l’emisfero cerebrale destro<br />

è più <strong>atti</strong>vo.<br />

I creativi non hanno rigide gerarchie<br />

associative.<br />

Qualità individuali e creatività<br />

Esiste un talento speciale? È fondamentale in alcuni domini (musica,<br />

matematica) H. Gardner e le intelligenze multiple.<br />

È divergente, interessato nelle scoperte? Flessibilità ed esploratività<br />

sono essenziali per generare novità.<br />

È curioso, interessato, motivato? La motivazione è essenziale<br />

per inoltrarsi nel campo rischioso dell’innovazione.<br />

Tr<strong>atti</strong> della personalità? È essenziale la capacità di essere aperti<br />

all’esperienza, di accettare contraddizioni e di perseverare.<br />

Alberto Oliverio - L’organizzazione dell’innovazione - 127


SOCIETÀ<br />

Seleziona<br />

novità<br />

CULTURA<br />

Dominio<br />

Produce<br />

novità<br />

Trasmette<br />

informazione<br />

Settore Individuo<br />

Stimola<br />

novità<br />

La dimensione sistemica.<br />

Un insieme di regole e pratiche devono essere trasmesse da un<br />

particolare dominio culturale all’individuo che produce un’innovazione<br />

all’interno del dominio stesso. L’innovazione deve essere<br />

accettata da un “settore”(esperti, opinion leader) prima di essere<br />

incorporata nel dominio.<br />

Società e creatività<br />

– Esiste un surplus di energia? Se ogni energia fisica e mentale<br />

è investita nella sopravvivenza è più difficile riconoscere l’innovazione.<br />

– La società incoraggia la creatività? Esistono diversi atteggiamenti<br />

nell’apprezzamento dell’innovazione.<br />

– La struttura economica favorisce la creatività? Alcune economie,<br />

ad es. di rendita, non sono aperte al cambiamento.<br />

– Quale livello di mobilità e conflitto? Sfide e aspirazioni favoriscono<br />

la creatività.<br />

– Qual è la complessità sociale? Differenziamento e integrazione<br />

incidono sul tasso di produzione e adozione delle novità.<br />

128 - L’organizzazione dell’innovazione - Alberto Oliverio<br />

BACKGROUND<br />

INDIVIDUALE


Un’analogia evolutiva: vantaggi<br />

e rischi della specializzazione<br />

In un ambiente omogeneo e che<br />

cambia lentamente, la specializzazione<br />

comportamentale può<br />

rappresentare un vantaggio: esiste<br />

tuttavia il rischio evolutivo che<br />

l'ambiente possa deviare troppo<br />

rapidamente perché l'individuo vi<br />

si ad<strong>atti</strong>, il che può mettere a repentaglio<br />

la sopravvivenza di una<br />

specie.<br />

– Organizzazioni gerarchiche (in<br />

nicchie stabili) e basate su clan<br />

creativi (nicchie instabili).<br />

L’evoluzione delle imprese<br />

In un mondo che cambia, singoli individui<br />

e organizzazioni devono adattarsi<br />

alle nuove situazioni e “nicchie”, come<br />

se fossero organismi che si trovano in<br />

un nuovo ambiente e devono colonizzarlo<br />

attraverso nuove strategie.<br />

Le organizzazioni possiedono una riserva<br />

di strategie: spesso il problema è<br />

individuarle al proprio interno, accettare<br />

nuove soluzioni, coltivare forme di<br />

plasticità che si oppongano alla rigidità<br />

di molti sistemi.<br />

Alberto Oliverio - L’organizzazione dell’innovazione - 129


Si può incrementare la creatività<br />

dell’organizzazione?<br />

– Controllo interno vs controllo esterno.<br />

– Le situazioni basate su compiti (task) e gerarchie (rank) riducono<br />

lo sviluppo di nuovi approcci alla soluzione dei problemi.<br />

– Non penalizzare chi segue approcci poco ortodossi.<br />

– Le organizzazioni che cooptano i “ribelli” riconoscendoli e facendo<br />

concessioni riducono le minacce alla stabilità del sistema<br />

e favoriscono la recettività al cambiamento.<br />

– Incoraggiare lo stile di pensiero “legislativo” (J. Sternberg, tendenza<br />

a formulare problemi e a creare scenari).<br />

– Non puntare soltanto a incentivi esterni (economici) ma alle motivazioni<br />

interne, a riconoscere le necessità dell’Io.<br />

La creatività come<br />

investimento<br />

Il mondo delle idee come quello della finanza?<br />

I creativi investono in idee simili ad azioni sottovalutate.<br />

Inizialmente la gente ritiene che una nuova idea sia di scarso valore<br />

e la rigetta in quanto apprezza di più prassi consolidate: se l’idea<br />

promette vantaggi, la “comprerà”.<br />

130 - L’organizzazione dell’innovazione - Alberto Oliverio


Presentazione<br />

dei risultati dell’indagine<br />

Ipsos<br />

A cura di<br />

ANDREA ALEMANNO


Andrea Alemanno<br />

Direttore ricerca Ipsos<br />

Iniziamo da una prima domanda nella quale abbiamo chiesto alla platea<br />

di descrivere il proprio atteggiamento nei confronti dell’organizzazione<br />

e della innovazione. I risultati di questa nostra prima variabile<br />

sono illustrati nella tavola sottostante.<br />

Di se stesso direbbe: direbbe:<br />

° : ° - P ,<br />

.. ..<br />

°: ° - P ,<br />

Il 18% si definisce come una persona a cui piacciono le regole ed una<br />

buona programmazione ed il 25% della platea si ritiene un buon organizzatore<br />

e una persona che sa gestire le risorse umane. Quindi ab-<br />

Andrea Alemanno - Presentazione dei risultati dell’indagine Ipsos - 133


iamo, all’incirca, un 43% della nostra platea che in qualche modo opta<br />

per un atteggiamento più orientato a privilegiare l’organizzazione e<br />

la gestione. La classe più ampia di questa distribuzione di risposte è<br />

però rappresentata dal 41% che si definisce come una persona che sa<br />

stimolare la creatività altrui e apprezza l’opinione dei collaboratori,<br />

anche se divergente dalla propria. Infine il 16%, che può sembrare la<br />

percentuale più piccola, ma comunque un numero interessante, si definisce<br />

più che altro un creativo.<br />

Abbiamo quindi un campione che rispetto a questa variabile si divide<br />

più o meno in due. Una metà che si considera più orientata a confrontarsi<br />

in maniera priva di schemi con la creatività, oppure che si ritiene<br />

in prima persona un creativo. Un’altra parte, invece, ritiene fondamentale<br />

per il proprio successo l’<strong>atti</strong>tudine alla buona organizzazione,<br />

alle buone regole e alla buona programmazione e gestione delle<br />

risorse umane.<br />

Per avere un quadro sintetico dei risultati dell’indagine abbiamo costruito<br />

un indice, utilizzando tutte le domande che abbiamo fatto: l’indice<br />

lo abbiamo definito come indice di fiducia nell’innovazione.<br />

Indice di fiducia nell’in nell in no vazion vazione e<br />

F :<br />

° : ° - P ,<br />

F<br />

>Imprese 10-50 dip.<br />

>Ama regole ed è buon organizzatore<br />

>Competitività è: organizzazione<br />

° : ° - P ,<br />

>Dirigenti/Manager<br />

>Centro Italia<br />

>Stimolare creatività ed<br />

apprezzare opinioni…<br />

>Competitività è: nuovi prodotti<br />

e servizi<br />

134 - Presentazione dei risultati dell’indagine Ipsos - Andrea Alemanno


Dall’analisi dell’indice emerge che il 70% di coloro che hanno risposto<br />

al sondaggio nutre fiducia nell’innovazione: il 50% è ottimista ed il<br />

20% può essere considerato un vero e proprio entusiasta. Il 21% dei<br />

rispondenti si è invece dimostrato meno entusiasta, li abbiamo definiti<br />

impermeabili, poiché hanno verso l’innovazione un atteggiamento<br />

di distanza critica; quelli veramente scettici sono il 9%: quindi il<br />

30% del totale può essere definito “freddo” nei confronti dell’innovazione<br />

e della tecnologia.<br />

Abbiamo poi indagato le accentuazioni, ossia dove si concentrano<br />

maggiormente coloro che appartengono ad uno od all’altro gruppo.<br />

Iniziamo dai “freddi”: li troviamo più spesso nelle imprese tra 10 e 50<br />

dipendenti, sono un poco più presenti tra coloro che amano le regole<br />

o che si ritengono buoni organizzatori; inoltre si trovano tra chi ritiene<br />

l’organizzazione l’elemento fondamentale per la competitività.<br />

Consideriamo ora il 20% di “entusiasti”. Tra questi sono prevalenti i<br />

dirigenti e manager, e c’è una buona rappresentanza del centro Italia.<br />

Gli “entusiasti” sono anche più presenti tra chi ritiene sia importante<br />

stimolare la creatività altrui ed apprezzare le opinioni anche diverse<br />

dalla propria e in chi ritiene che l’elemento fondamentale per la competitività<br />

siano nuovi prodotti e servizi.<br />

Questo indice di fiducia cosa suggerisce? Una grande parte delle persone<br />

che hanno risposto al sondaggio di questa m<strong>atti</strong>na è molto ottimista<br />

e molto orientata all’innovazione. A onor del vero, da un punto<br />

di vista di lettura del dato, le presentazioni dei relatori di questa m<strong>atti</strong>na<br />

hanno sicuramente contribuito ad alimentare questa fiducia!<br />

Vediamo ora nel dettaglio le risposte alle altre domande del questionario<br />

Per oltre l’80% dei rispondenti le tecnologie digitali rappresentano il<br />

futuro, conviene investire senza indugio. E gli altri? Gli altri comunque<br />

hanno un atteggiamento positivo, anche se non ritengono che in<br />

questo momento l’adozione di tali tecnologie possa essere rimandata.<br />

Sono quasi assenti gli scettici: il messaggio sulle tecnologie digitali<br />

passa in maniera forte.<br />

Andrea Alemanno - Presentazione dei risultati dell’indagine Ipsos - 135


lei, le tecnologie digitali<br />

Secondo lei, le tecnologie digitali…<br />

Secondo<br />

il futuro<br />

Sono il futuro, conviene , conviene<br />

Sono<br />

molto da subito<br />

investire molto da subito<br />

investire<br />

saranno utili in futuro,<br />

Forse saranno utili in futuro,<br />

Forse<br />

ma per ora non sono<br />

per ora non sono<br />

ma<br />

strategiche nella mia azienda<br />

nella mia azienda<br />

strategiche<br />

un Sono un’innovazione che<br />

innovazione che<br />

Sono<br />

produce risultati solo nelle<br />

risultati solo nelle<br />

produce<br />

aziende<br />

grandi aziende<br />

grandi<br />

L’innovazione ha 360°: perché fermarsi a 180°? - Parma, 16 novembre 2004<br />

inutili<br />

Sono inutili, se non dannose , se non dannose<br />

Sono<br />

so troppo poco<br />

Ne so troppo poco per fornire per fornire<br />

Ne<br />

risposta motivata<br />

una risposta motivata<br />

una<br />

L’innovazione ha 360°: perché fe rmarsi a 180°? - Parma, 16 novembre 2004<br />

136 - Presentazione dei risultati dell’indagine Ipsos - Andrea Alemanno<br />

2<br />

1<br />

6<br />

Parimenti, ma con risultati ancor più sorprendenti, è passato il messaggio<br />

riguardo l’innovazione come miglioramento continuativo della<br />

qualità, basato sulla valorizzazione delle risorse uomo e dei valori<br />

aziendali.<br />

10<br />

Innovazione come miglioramento continuo della<br />

qualità qualit basato sulla valorizzazione della risorse<br />

uomo e dei valori aziendali.<br />

Con quale affermazione si trova maggiormente<br />

d’accordo? accordo?<br />

E’ il futuro futuro. . Gi Già è applicato<br />

nell nell’azienda azienda in cui opero o è in<br />

programma in tempi rapidi.<br />

E’ una filosofia che condivido, ma<br />

troppo complessa da realizzare, ad<br />

al momento non è strategica<br />

E’ un innovazione che riguarda solo<br />

le grandi aziende aziende.<br />

E’ un approccio inutile inutile, , se non<br />

dannoso<br />

Ne so troppo poco per fornire una<br />

risposta motivata<br />

L’innovazione ha 360°: perché fermarsi a 180°? - Parma, 16 novembre 2004<br />

1<br />

1<br />

3<br />

11<br />

%<br />

81<br />

84<br />

> Fino a 50 addetti<br />

> Si ritiene un buon organizzatore


L’84% dei rispondenti ritiene che questa sia la via maestra, il futuro:<br />

già applicato oppure è in programma in tempi rapidi. Gli altri, l’11%,<br />

pur condividendo la filosofia, al momento non la ritiene strategica per<br />

la propria azienda: tra questi, troviamo una maggiore presenza tra le<br />

aziende più piccole, e in chi si ritiene un buon organizzatore.<br />

Dopo queste prime due domande potremmo avere la tentazione di concludere:<br />

abbiamo rilevato che oltre l’80% della platea dichiara la propria<br />

forte apertura verso l’innovazione. Vedremo comunque che tale atteggiamento<br />

non è monolitico, e si declina in atteggiamenti assai differenti.<br />

Innanzitutto abbiamo una prima spaccatura del campione rispetto a<br />

quale sia il vero elemento che permetterà alle aziende di vincere la sfida<br />

della competitività.<br />

vero elemento che permetter<br />

Il vero elemento che permetterà alle aziende di<br />

alle aziende di<br />

vincere<br />

Il<br />

vincere la competitivi nel<br />

Essere competitivi nel<br />

Essere<br />

prezzo<br />

un’organizzazione<br />

organizzazione<br />

Adottare<br />

Adottare un<br />

efficiente e flessibile<br />

e flessibile efficiente<br />

un<br />

Avere un’ampia possibilit<br />

ampia possibilità di<br />

Avere<br />

alle<br />

ricorso alle risorse<br />

ricorso<br />

finanziarie<br />

risorse<br />

finanziarie<br />

le proprie<br />

Aumentare le proprie<br />

Aumentare<br />

dimensioni<br />

L’innovazione ha 360°: perché fermarsi a 180°? - Parma, 16 novembre 2004<br />

ad entrare nei<br />

Riuscire ad entrare nei nuovi<br />

Riuscire<br />

mercati emergenti<br />

mercati<br />

sempre<br />

Avere sempre nuovi<br />

Avere e servizi in<br />

prodotti<br />

in ,<br />

sulla concorrenza<br />

anticipo sulla concorrenza<br />

anticipo<br />

della competitivit<br />

sfida della competitività è…<br />

sfida<br />

prodotti e servizi,<br />

fe rmarsi a 180°? - Parma, 16 novembre 2004<br />

perché 360°: ha L’innovazione<br />

3<br />

2<br />

3<br />

8<br />

è…<br />

Andrea Alemanno - Presentazione dei risultati dell’indagine Ipsos - 137<br />

36<br />

47<br />

%<br />

>Centro<br />

>50-250<br />

Ama regole ><br />

Est >Nord<br />

Fino a 9 add.<br />

><br />

> Oltre 250 add.<br />

In questo caso il campione si divide in due. La classe maggiore, ossia la<br />

moda di questa distribuzione, ritiene che la ricetta per vincere la sfida<br />

della competitività sia l’innovazione di prodotto, ossia avere sempre<br />

nuovi prodotti e servizi in anticipo sulla concorrenza: questa è l’opinione<br />

di quasi la metà del campione, cioè il 47%. In particolare ciò è forte<br />

nel nord-est, notiamo una maggiore concentrazione di questa opinione


sia nelle aziende piccole, fino a 9 addetti sia in quelle medio-grandi, oltre<br />

250 addetti: il dato è molto interessante. Vorrei comunque far notare<br />

che per le aziende piccole, in maniera uguale alla maggior parte del<br />

nostro campione, aumentare le dimensioni non sia considerato la caratteristica<br />

vincente nella sfida della competitività. Anche le aziende di<br />

minore dimensione, come accennato, si concentrano prevalentemente<br />

sull’idea guida di avere sempre nuovi prodotti e servizi.<br />

L’altra grande opinione che emerge, per un 36% dei nostri rispondenti,<br />

è quella di chi ritiene che per essere competitivi sia fondamentale<br />

adottare un’organizzazione efficiente e flessibile. Questa idea la ritroviamo<br />

prevalentemente nel centro Italia, nelle aziende medie, da 50 a<br />

250 dipendenti. E, ovviamente, tra coloro che prediligono le regole e la<br />

buona organizzazione.<br />

Quell’attenzione forte verso le nuove tecnologie e la tensione verso la<br />

qualità totale che abbiamo evidenziato prima, si declinano quindi in<br />

due diversi scenari: da una parte chi è alla ricerca costante di nuovi<br />

prodotti e servizi, e sono la maggioranza, dall’altra chi invece preferisce<br />

orientarsi verso un’organizzazione efficiente e flessibile: e questi<br />

sono comunque oltre un terzo del campione.<br />

Cambiando argomento, affronteremo ora il tema della difesa dell’ambiente<br />

e delle fonti di energia.<br />

dell Difesa dell’ambiente ed Energia<br />

ambiente ed Energia<br />

Difesa<br />

affermazione rispecchia meglio la sua opinione in<br />

Quale affermazione rispecchia meglio la sua opinione in<br />

questo campo?<br />

questo campo?<br />

Quale<br />

studiare fonti di energia<br />

fonti di energia<br />

Bisogna<br />

alternative sempre meno inquinanti tutti dobbiamo preservare<br />

alternative<br />

studiare<br />

sempre meno inquinanti<br />

Bisogna<br />

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perch<br />

per ambiente per l’ambiente<br />

nostri figli.<br />

i nostri figli.<br />

i<br />

energia<br />

Risparmiare energia è in primo<br />

Risparmiare<br />

primo<br />

in<br />

un efficienza e<br />

luogo un efficienza e<br />

luogo<br />

dei costi: dovrebbe essere<br />

riduzione dei costi: dovrebbe essere<br />

riduzione<br />

di obiettivo di obiettivo<br />

dalle aziende senza<br />

perseguito dalle aziende senza<br />

perseguito<br />

indugi<br />

ha 360°: perché fermarsi a 180°? - Parma, 16 novembre 2004<br />

Bisogna incentivare le<br />

economiche e >Imprenditori<br />

L’innovazione<br />

incentivare le fonti di fonti di<br />

energia pi energia piùeconomiche e ridurre<br />

Bisogna<br />

gravano sulle che gravano sulle che<br />

tasse<br />

le tasse le<br />

fonti di<br />

energia.<br />

energetico<br />

Quello energetico è un falso un falso<br />

Quello<br />

problema: si usa al meglio<br />

: si usa al meglio<br />

problema<br />

sempre<br />

l’energia che<br />

energia che èa disposizione.<br />

Parma, 16 novembre 2004<br />

- 180°? a rmarsi fe perché 360°: ha L’innovazione<br />

a disposizione.<br />

138 - Presentazione dei risultati dell’indagine Ipsos - Andrea Alemanno<br />

3<br />

12<br />

39<br />

46<br />

>Imprese 10 -50 add.<br />

>Dirigenti-Manager<br />

>Centro-Sud<br />

a 9 add. ;<br />

>fino<br />

>oltre 250 add.


Anche qui il campione si divide sulla strategia migliore per affrontare<br />

il problema, ma ritengo utile concentrarsi su un aspetto che potrebbe<br />

sfuggire: solo il 12%, una percentuale molto bassa, ritiene che la soluzione<br />

al problema energetico sia la ricerca di fonti più economiche<br />

oppure uno sgravio fiscale. Magari è considerato utile, ma non è ritenuto<br />

la vera soluzione. La scelta dei più ricade sul risparmio energetico,<br />

la vera “fonte nuova” per il 46% delle persone che hanno risposto.<br />

In particolare per i dirigenti e manager, per le imprese del centro<br />

sud, e nuovamente sia per le imprese piccole, sia per quelle molto<br />

grandi. La soluzione alternativa, preferita da quasi il 40% degli intervistati,<br />

specie tra le aziende di media dimensione consiste nella ricerca<br />

di fonti di energie pulite che aiutino a salvare l’ambiente.<br />

Nel giudizio sulla realtà della Cina emergono dei risultati molto interessanti.<br />

quale affermazione<br />

Con quale affermazione è pi più d’accordo,<br />

accordo,<br />

Con<br />

al<br />

rispetto al “Grande Drago Cinese<br />

Grande Drago Cinese”<br />

rispetto<br />

volta domato<br />

Una volta domato far farà galoppare le<br />

galoppare le<br />

imprese Una<br />

italiane:<br />

imprese italiane<br />

è il luogo ideale per<br />

il luogo ideale per<br />

:<br />

i nuovi investimenti<br />

nuovi investimenti<br />

i<br />

in fretta,<br />

Cresce in fretta, è vorace e<br />

vorace e<br />

desideroso di consumi<br />

desideroso di consumi: : nel futuro nel futuro<br />

Cresce<br />

sarà un importantissimo mercato di<br />

un importantissimo mercato di<br />

sar<br />

ha perché a - Parma, 16 novembre<br />

: con<br />

2004<br />

18<br />

L’innovazione<br />

50<br />

360°:<br />

250 add.<br />

180°? fermarsi<br />

a >da<br />

ha 360°: perché fe rmarsi a 180°? - Parma, 16 novembre 2004<br />

L’innovazione<br />

sbocco<br />

il pericolo maggiore per l<br />

il pericolo maggiore per l’Europa Europa<br />

E’<br />

i Mongoli di<br />

dopo i Mongoli di Gengis Khan Khan:<br />

dopo<br />

bassi costi rischia di spezzare<br />

i bassi costi rischia di spezzare<br />

i<br />

sui mercati<br />

equilibrio sui mercati<br />

l’equilibrio<br />

un grande interrogativo<br />

un grande interrogativo:<br />

E’<br />

rischia di<br />

rischia di<br />

:<br />

quando emergeranno le<br />

esplodere quando emergeranno le<br />

esplodere<br />

tra la nascente struttura<br />

contraddizioni tra la nascente struttura<br />

contraddizioni<br />

e la sovrastruttura politica<br />

economica e la sovrastruttura politica<br />

economica<br />

6<br />

31<br />

45<br />

37%<br />

>Nord Est<br />

>Dirigenti-Manager<br />

>Centro<br />

>Oltre 250 add.<br />

ed >stimola<br />

opinioni<br />

apprezza<br />

>Entusiasti<br />

63% >Nord Ovest<br />

>Imprenditori<br />

>Fino a 50 add .<br />

Intanto registriamo un atteggiamento positivo da parte di oltre un terzo<br />

del campione, il 37%: la Cina da costoro è vista come un enorme<br />

mercato di sbocco, relativamente meno la Cina è considerata un mer-<br />

Andrea Alemanno - Presentazione dei risultati dell’indagine Ipsos - 139


cato all’interno del quale effettuare nuovi investimenti. I più fiduciosi<br />

li troviamo tra i manager del centro Italia, ed in quelli delle imprese<br />

con più di 250 addetti, in chi si dichiara una persona che stimola e apprezza<br />

le opinioni altrui, e tra coloro che abbiamo definito all’inizio<br />

“entusiasti” verso il futuro dell’innovazione.<br />

Nel 63% del nostro campione prevale invece lo scetticismo. Un risultato<br />

da registrare con interesse: più che una paura verso la produttività cinese,<br />

verso i bassi costi, le condizioni di lavoro che spiazzano l’equilibrio dei<br />

mercati, prevale un’ansia legata agli sviluppi di medio periodo. Inf<strong>atti</strong> i<br />

più sono preoccupati dalla assenza di una chiara previsione su cosa accadrà<br />

della Cina di qui a qualche anno: inf<strong>atti</strong> il 45% del nostro campione<br />

ritiene che la Cina sia un grande interrogativo, che rischia di esplodere<br />

da un momento all’altro. Queste perplessità, questi dubbi toccano quasi<br />

la metà del campione: particolarmente avvertiti nel nord-ovest, dagli<br />

imprenditori e da chi opera nelle imprese più piccole. Nel nord-est e nelle<br />

aziende tra 50 e 150 dipendenti prevale invece la preoccupazione di<br />

un’economia cinese quale possibile concorrente, dati i bassi costi: in generale<br />

questa preoccupazione è avvertita dal 18% dei rispondenti.<br />

Giungiamo all’ultima domanda.<br />

nel 2014.<br />

Siamo nel 2014.<br />

Siamo<br />

vede l Come vede l’azienda in cui opera?<br />

azienda in cui opera?<br />

Come<br />

trasferito la propria<br />

Ha trasferito la propria<br />

Ha<br />

<strong>atti</strong>vit<br />

del lavoro<br />

costo del lavoro<br />

costo<br />

in un paese a in un paese a <strong>atti</strong>vità<br />

L’innovazione ha 360°: perché fermarsi a 180°? - Parma, 16 novembre 2004<br />

37%<br />

10%<br />

Più o meno come<br />

o meno come è oggi<br />

Pi<br />

>Dirigenti/Manager<br />

>Favorevoli<br />

basso<br />

ha 360°: perché fe rmarsi a 180°? - Parma, 16 novembre 2004<br />

L’innovazione<br />

140 - Presentazione dei risultati dell’indagine Ipsos - Andrea Alemanno<br />

15%<br />

>Freddi<br />

>Imprenditori<br />

>Centro-Sud<br />

Si è preferito vendere<br />

preferito vendere<br />

Si<br />

38%<br />

in trenta paesi,<br />

Esporta in trenta paesi,<br />

produce<br />

Esporta<br />

cinque, ha<br />

produce in cinque, ha<br />

in<br />

il fatturato e<br />

quadruplicato il fatturato e<br />

quadruplicato<br />

>Imprenditori<br />

>Nord-Est<br />

>Entusiasti<br />

i dipendenti<br />

raddoppiato i dipendenti<br />

raddoppiato


Siamo nel 2014. Come viene vista l’azienda in cui si opera? Il 38% vede<br />

un’azienda sana che esporta in trenta paesi, produce in cinque, ha<br />

quadruplicato il fatturato e raddoppiato i dipendenti. In particolare in<br />

questa categoria sono più presenti gli imprenditori, chi opera nel<br />

nord-est, e quelli che abbiamo definito entusiasti.<br />

Per il 37% l’azienda nel 2014 sarà più o meno dove è oggi: qui invece<br />

sono più che rappresentati coloro che sono particolarmente favorevoli<br />

alle tecnologie, come pure i dirigenti manager.<br />

Un 15% ipotizza che si sarà preferito vendere, mentre il 10% ritiene<br />

che avrà trasferito la propria <strong>atti</strong>vità in un paese a basso costo del<br />

lavoro. Queste percentuali possono apparire basse, perché decisamente<br />

inferiori alle precedenti. Se però le sommiamo, abbiamo un<br />

25% dell’attuale platea che pensa che l’azienda in cui opera, nel 2014<br />

si disimpegnerà dall’Italia. Ed è una su quattro. In particolare, se noi<br />

analizziamo chi sono quelli che ritengono che nel 2014 si sarà preferito<br />

vendere, troviamo che il gruppo più rappresentato è quello dei<br />

“freddi”, ossia coloro che hanno meno fiducia nell’innovazione e<br />

nella tecnologia. Ed inoltre sono molto presenti le aziende del centro<br />

sud.<br />

Riassumeremo i risultati emersi in alcuni punti chiave. Cosa si evidenzia?<br />

• Una forte fiducia verso l’innovazione in generale. Sul dichiarato c’è<br />

una fortissima attenzione verso le tecnologie digitali e un miglioramento<br />

continuo, che convince oltre l’80% del campione. Abbiamo<br />

incrociato anche i dati. Più del 70% è fiducioso su entrambi gli<br />

aspetti.<br />

• La competitività viene declinata fondamentalmente in due concetti<br />

che spaccano quasi a metà la platea. L’innovazione di prodotto, prevalentemente<br />

presso le aziende minori e quelle maggiori, e quella di<br />

processo, più presente nelle aziende intermedie, tra i 50 e i 250 dipendenti.<br />

Prezzo, nuovi mercati, fonti finanziarie, appaiono in secondo<br />

piano.<br />

• L’energia è risparmio e ricerca di nuove fonti. Non si richiede la ri-<br />

Andrea Alemanno - Presentazione dei risultati dell’indagine Ipsos - 141


cerca di fonti più economiche, o una riduzione del carico fiscale. O<br />

almeno non è questa la via maestra che viene indicata.<br />

• La Cina è vista più come un interrogativo, un rischio che come<br />

un’opportunità. Anche se la cosa più temuta sono le prospettive politiche<br />

a medio termine che inducono a una certa cautela, piuttosto<br />

che i bassi costi in cui si produce.<br />

• Il 38% della platea è ottimista sul futuro. Nel 2014 prevede che l’azienda<br />

in cui opera, o che la propria azienda avrà uno sviluppo considerevole.<br />

Ma è importante sottolineare che un 25% della platea<br />

ipotizza invece un disimpegno dall’Italia, e questo è vero soprattutto<br />

tra chi risulta freddo rispetto all’innovazione.<br />

in<br />

.Evidenze in “pillole pillole ”…<br />

….Evidenze<br />

”…<br />

Si evidenza una forte fiducia verso l’innovazione in generale, anche se<br />

•<br />

questa non è così evidente in tutti gli aspetti: un po’ più “fredde” le imprese<br />

tra 10 e 50 dipendenti.<br />

• Forte tensione verso le tecnologie digitali ed al miglioramento continuo<br />

che convince oltre l’80% del campione.<br />

• La competitività viene declinata fondamentalmente in due concetti:<br />

l’innovazione di prodotti, prevalentemente presso le aziende minori e<br />

maggiori, e quella di processo, più presente nelle aziende tra i 50 ed i 250<br />

dipendenti. Prezzo, nuovi mercati e fonti finanziarie appaiono in secondo<br />

piano.<br />

• La Cina è vista più come un interrogativo, un rischio, che come<br />

un’opportunità, anche se la cosa più temuta sono le prospettive politiche a<br />

medio termine, che inducono una certa cautela, più che i bassi prezzi.<br />

2004<br />

novembre 16 Parma, - 180°? a fermarsi perché 360°: ha L’innovazione<br />

• Il 38% è effettivamente ottimista sullo sviluppo futuro, anche se è<br />

importante sottolineare che un 25% della platea ipotizza un disimpegno<br />

dall’Italia, specie in chi risulta freddo rispetto all’innovazione<br />

L’energia è risparmio e ricerca di nuove fonti: non si richiede la ricerca di<br />

•<br />

più economiche od una riduzione del carico fiscale<br />

fonti<br />

L’innovazione ha 360°: perché fe rmarsi a 180°? - Parma, 16 novembre 2004<br />

Con questo si conclude l’esposizione; ringrazio per l’attenzione.<br />

142 - Presentazione dei risultati dell’indagine Ipsos - Andrea Alemanno


MAURIZIO GASPARRI<br />

Intervento


Maurizio Gasparri<br />

Ministro per le Comunicazioni<br />

Ringrazio <strong>Confindustria</strong> per aver organizzato questo incontro, utile<br />

anche al Governo per recepire stimoli ed indirizzi. Oggi, il compito<br />

dello Stato è diverso da quello del passato, non può scomparire sullo<br />

sfondo. È finito il tempo dello Stato padrone, dello Stato che gestisce,<br />

che invade tutti gli ambiti. È una fase archiviata, per fortuna.<br />

Oggi siamo invece di fronte ad una responsabilità nuova degli Stati<br />

nazionali. In una prospettiva europea, i Governi devono porsi come<br />

interlocutori e non come antagonisti delle imprese e del sistema produttivo.<br />

Deve prevalere la politica del “lasciar fare”, ma dietro la puntuale<br />

definizione di un quadro normativo che stabilisca chiare regole<br />

a fondamento del quadro competitivo. Il fronte sul quale dobbiamo<br />

tutti insieme agire è quello della modernizzazione. Le nuove tecnologie<br />

e le infrastrutture materiali alle quali lavoriamo sono inf<strong>atti</strong> uno<br />

strumento di sviluppo fondamentale. Soprattutto per le piccole e medie<br />

imprese, per le quali si aprono opportunità un tempo inimmaginabili,<br />

come economie di scala e possibilità competitive una volta appannaggio<br />

solo di grandi gruppi. È necessario quindi lasciarci alle<br />

spalle ogni atteggiamento pessimistico. Lo stesso dato sulle esportazioni,<br />

che sta registrando significativi incrementi, dovrebbe incoraggiare<br />

atteggiamenti più fiduciosi nella ripresa dell’economia.<br />

Un atteggiamento che, tuttavia, deve tenere sempre desta la soglia critica.<br />

Non possiamo, inf<strong>atti</strong>, dimenticare che il mercato si è aperto a nuovi<br />

competitors come Cina ed India, e che le stesse quote di mercato po-<br />

Maurizio Gasparri - Intervento - 145


trebbero diminuire. È una realtà con la quale dobbiamo fare i conti, da<br />

guardare con preoccupazione ma con la consapevolezza che è una sfida<br />

da accettare. Puntando sulla qualità dei nostri prodotti, sull’innovazione<br />

tecnologica e l’efficienza dei servizi, le nostre imprese avranno tuttavia<br />

quel valore aggiunto che permetterà di battere la concorrenza.<br />

Ci sono, poi, alcune questioni sulle quali è bene ritornare con maggiore<br />

puntualità. Penso alla tutela dei marchi, che poi è la tutela stessa<br />

della creatività delle nostre imprese. È un tema che vede il Governo<br />

impegnato in prima linea e sul quale anche <strong>Confindustria</strong> sta riservando<br />

la giusta attenzione. La creatività è un prodotto tipico dei paesi<br />

più avanzati, ma va tutelata. La stessa tecnologia della comunicazione,<br />

nella sua pervasività, può consentire forme di pirateria che<br />

mettono a repentaglio valori industriali ed economici importanti. Noi<br />

dobbiamo, nel contesto internazionale, combattere questi fenomeni.<br />

E per quanto riguarda questi nuovi competitori, imporre regole molto<br />

chiare per la tutela dei marchi e combattere il “dumping sociale”.<br />

Oggi, una buona parte della classe imprenditoriale ha paura di investire,<br />

di accettare nuove sfide perché ha davanti un mercato senza regole,<br />

fatto di orari di lavoro inesistenti, costi di produzione molto bassi,<br />

nessuna tutela dei lavoratori. Di fronte a questo scenario, il nostro<br />

compito è quello di combattere questa forma di “dumping sociale”<br />

esportando anche diritti. Non possiamo certo smantellare il nostro sistema<br />

di garanzie sociali che è un vanto della civiltà europea e occidentale.<br />

È un processo lento, un processo complesso, ma un processo<br />

che noi dobbiamo tenere ben presente per attenuare quel divario che<br />

si riflette anche sulle <strong>atti</strong>vità del sistema produttivo. Del resto paesi<br />

come la Cina e l’India non vanno visti solo come concorrenti. Sono<br />

anche nuovi potenziali mercati per i prodotti italiani. La stessa delocalizzazione<br />

produttiva va vissuta come una sfida positiva per esportare<br />

un prodotto realizzato in loco ma che possa partire anche<br />

dall’Italia. Né va dimenticato il processo di trasformazione economica<br />

che sta interessando questi Paesi.<br />

Il Governo, intanto, ha già assunto delle decisioni ed avviato delle politiche<br />

specifiche per affrontare in maniera più competitiva questi<br />

146 - Intervento - Maurizio Gasparri


grandi e impegnativi scenari. In particolare, voglio ricordare tutto<br />

quello che si è fatto sul versante della flessibilità, come la legge di riforma<br />

del mercato del lavoro. Leggi coraggiose che sono costate un duro<br />

scontro sociale e politico, delle scelte qualificanti in questa legislatura.<br />

Così come credo che sia importante saldare il legame col territorio<br />

che dà una connotazione specifica alle imprese. Che tutela un’identità<br />

fortemente caratterizzata. E che non si deve perdere quando si<br />

passa da scene locali a dimensioni di mercati più internazionali.<br />

Dobbiamo impegnarci congiuntamente sui versanti dell’innovazione e<br />

della modernizzazione, strettamente correlati alla sfida dell’internazionalizzazione.<br />

Auspicando più investimenti esteri in Italia, ma anche più<br />

investimenti italiani all’estero. Le imprese italiane possono investire all’estero<br />

anche solo per meglio penetrare nei mercati di sbocco dei loro<br />

prodotti. Soprattutto quando questi mercati presentano barriere visibili<br />

e invisibili all’importazione. C’è, insomma, una sfida della globalizzazione<br />

che non possiamo assolutamente rifiutare, ma che dobbiamo vivere<br />

in maniera <strong>atti</strong>va e propositiva. Per quanto riguarda l’innovazione<br />

delle imprese, occorre puntare proprio su questa rivoluzione tecnologica<br />

in corso, che è stata solo rallentata, ma non bloccata, nel suo svolgimento<br />

dallo sgonfiamento della bolla speculativa. Io credo che anche<br />

qui dobbiamo essere chiari. C’è stato un momento, forse, di euforia eccessiva.<br />

Si riteneva che aggiungendo .it o .com a una qualsiasi sigla, questo<br />

generasse una moltiplicazione di risorse, a volte virtuali. Quella fase<br />

si è conclusa. C’è stato un contraccolpo psicologico. Oggi siamo in una<br />

fase di crescita positiva più realistica. Una fase più matura. Se si considera,<br />

in particolare, il settore delle telecomunicazioni elettroniche, non<br />

si può non constatare che negli ultimi tempi sono stati conseguiti importanti<br />

successi grazie a un dialogo continuo tra sistema pubblico e<br />

realtà imprenditoriale privata. Il successo maggiore che il sistema italiano<br />

ha conseguito è dato proprio da un notevole sviluppo della larga<br />

banda. Il ritmo di crescita è stato nettamente superiore alla media europea,<br />

anche grazie a misure incentivanti come l’erogazione dei contributi<br />

statali. Si è trattato, tra l’altro, di azioni di Governo politicamente<br />

remunerative e finanziariamente <strong>atti</strong>ve. Voglio anche rivendicare il varo<br />

di un nuovo Codice per le Comunicazioni elettroniche, con il quale<br />

Maurizio Gasparri - Intervento - 147


l’Italia si è adeguata prima di altri paesi alle norme europee e che fissa<br />

tutta una serie di direttive positive per le imprese. In particolare, il nostro<br />

Paese ha fatto significativi passi in avanti nella protezione dei dati,<br />

un argomento fondamentale su cui puntare la massima attenzione ora<br />

che il commercio elettronico è una realtà di scambio delle merci sempre<br />

più praticata. Grazie anche alle decisioni di questo Esecutivo,<br />

l’Unione Europea ha realizzato una nuova Agenzia per la Sicurezza dei<br />

dati, l’Enisa, della quale oggi l’Italia detiene la presidenza. Una iniziativa<br />

premiante, che si associa a quelle messe in campo per lo sviluppo della<br />

banda larga in aree a minor reddito del paese, come la costituzione di<br />

Infratel, una società che ha voluto il Ministero delle Comunicazioni in<br />

collaborazione con Sviluppo Italia. Per andare incontro alle esigenze<br />

delle imprese, poi, abbiamo creato un sistema di incentivazione per lo<br />

sviluppo della banda larga attraverso i fondi Cipe. Siamo inf<strong>atti</strong> fermamente<br />

convinti che le piccole realtà produttive, ed in particolar modo<br />

quelle del Mezzogiorno, non possano perdere l’occasione di sviluppo offerta<br />

dalle nuove tecnologie. Un’occasione che conoscono bene anche gli<br />

investitori, che non sarebbero mai disposti a portare soldi in aree sottosviluppate.<br />

Anche per questo ci stiamo adoperando per portare nuove<br />

tecnologie dopo il wi-fi e la regolamentazione del wi-max. Una possibilità<br />

di navigazione in larga banda senza fili, molto utile per tante zone<br />

d’Italia ancora non servite da una adeguata infrastruttura. Quanto agli<br />

investimenti già f<strong>atti</strong>, i numeri parlano da soli. Nel mercato delle telecomunicazioni<br />

noi abbiamo, nel 2003, un valore complessivo di 41 miliardi<br />

di euro. E per il 2004 si prevede una crescita del 3,5%.<br />

Per quanto riguarda gli accessi a banda larga, quando abbiamo avviato<br />

l’azione del nostro Governo, nel 2001, avevamo 400mila accessi<br />

a banda larga. Alla fine del 2004 sono arrivati a 4 milioni e contiamo<br />

di raddoppiare per il 2005 con l’ulteriore sviluppo delle satellitari e in<br />

fibra. Un vero successo, poi, è la televisione digitale terrestre. Quando<br />

abbiamo avviato l’azione di governo la televisione digitale terrestre<br />

era una previsione citata in qualche legge. Oggi esiste. Abbiamo sul<br />

mercato italiano già un milione e 300mila decoder. Un andamento<br />

tanto positivo che potrebbe accostarsi alla diffusione della telefonia<br />

cellulare. Il mercato delle reti mobili ha dimostrato ancora negli ulti-<br />

148 - Intervento - Maurizio Gasparri


mi anni un grande dinamismo con un valore di 21 miliardi di euro nel<br />

2003. Abbiamo oramai oltre 59 milioni di utenze. E anche la terza generazione<br />

di telefonia mobile, la Umts, comincia a svilupparsi. Così<br />

come il mercato dell’accesso ad Internet stimato, alla fine del 2004, in<br />

un valore di 2 miliardi di euro, con un aumento del 25% rispetto al<br />

2003. Buono il trend di crescita anche dell’e-commerce, con un incremento<br />

percentuale del 40 per cento dal 2002 al 2003 e di ben il 70 per<br />

cento per il 2004. E all’e-commerce si raggiungerà presto il t-commerce,<br />

attraverso la televisione digitale terrestre la televisione che diventerà<br />

un ulteriore strumento di commercio e di investimento.<br />

Un’occasione come questa <strong>giornata</strong>, quindi, è il primo passo utile non<br />

solo per elencare le cose che dobbiamo fare, ma soprattutto per gettare<br />

le basi di un grande patto tra mondo della politica, delle istituzioni<br />

e mondo produttivo. Un’alleanza che abbia come scopo finale<br />

quello di esigere la revisione del Patto di Stabilità. Chiediamo con forza,<br />

inf<strong>atti</strong>, che dal limite del 3 per cento siano esclusi gli investimenti<br />

per le infrastrutture materiali e immateriali. Un’esigenza che non è solo<br />

nostra, ma di tutta l’Europa, come è europea la necessità di attuare<br />

in tutti i suoi punti il programma di Lisbona. E non sarebbe male<br />

“lisbonizzare” il Patto di Stabilità. Il nostro Governo ha assunto iniziative<br />

molto chiare e forti. Ci auguriamo che si traducano in realtà<br />

quegli impegni che la presidenza lussemburghese, che succederà a<br />

quella olandese, ha in calendario già nei primi mesi del 2005, per discutere<br />

di una revisione del patto. Sappiamo che l’Italia si trascina dietro<br />

un debito pubblico. Ma crediamo che la revisione del Patto sia essenziale<br />

per consentire maggiori investimenti nelle infrastrutture immateriali,<br />

volano di sviluppo per l’Europa e per l’Italia. Vuol dire maggiori<br />

opportunità per le imprese. Per quelle che producono in questi<br />

settori e per quelle che fruiscono di questi servizi.<br />

Credo che una grande e trasparente alleanza tra il mondo delle imprese,<br />

che <strong>Confindustria</strong> rappresenta in maniera autorevole e con presenze<br />

così creative, così <strong>atti</strong>ve e determinate sul territorio, e il mondo<br />

della politica sia necessaria. Il Governo farà di tutto per <strong>atti</strong>varla e per<br />

fare dell’Italia la culla dell’innovazione<br />

Maurizio Gasparri - Intervento - 149


Tavola rotonda<br />

L’innovazione ha 360°:<br />

tecnologia,<br />

organizzazione<br />

e internazionalizzazione<br />

GIANFELICE ROCCA<br />

Vice Presidente <strong>Confindustria</strong> per l’education<br />

SANDRO SALMOIRAGHI<br />

Presidente Piccola Industria <strong>Confindustria</strong><br />

SILVIO SCAGLIA<br />

Presidente e Amministratore delegato e.Biscom<br />

ALBERTO TRIPI<br />

Presidente Federcomin<br />

Moderatore<br />

ENRICO MENTANA<br />

Giornalista


Enrico Mentana*<br />

Andiamo subito a chiamare i nostri ospiti. Gianfelice Rocca, Vice<br />

Presidente <strong>Confindustria</strong> per l’education. Sandro Salmoiraghi,<br />

Presidente della Piccola Industria di <strong>Confindustria</strong>. Silvio Scaglia,<br />

Presidente e Amministratore delegato, anzi dovrei dire presidente fondatore<br />

di Fastweb. Lui preferisce così. Alberto Tripi, Presidente di<br />

Federcomin.<br />

Io vorrei tornare alle evidenze finali di quella ricerca che abbiamo ascoltato<br />

subito prima dell’intervento del Ministro Gasparri.<br />

Mi rivolgo subito a Salmoiraghi. Si evidenzia una forte fiducia, si riassumeva<br />

alla fine, verso l’innovazione in generale, anche se questa non è<br />

così evidente in tutti gli aspetti. Un pò più fredde le imprese tra 10 e 50<br />

dipendenti. Qui forse, al di là del dato razionale, bisogna imprimere<br />

qualcosa di più.<br />

Sandro Salmoiraghi<br />

Per essere imprenditori è essenziale essere ottimisti; se così non fosse,<br />

inf<strong>atti</strong>, in molti avremmo già cambiato mestiere. Evidentemente,<br />

però, la congiuntura del momento penalizza e frena maggiormente le<br />

imprese con un numero di dipendenti tra i 10 ed i 50 e che operano<br />

nei mercati internazionali.<br />

Un segmento imprenditoriale verso il quale, viste queste difficoltà,<br />

<strong>Confindustria</strong> ripone la massima attenzione, cercando, in primis, di<br />

individuare il giusto percorso di sviluppo, la strada migliore per crescere<br />

queste aziende e per farle diventare da piccole a medie.<br />

Chiaramente non sarà un compito facile: inizialmente si deve modificare<br />

il bagaglio culturale di molti imprenditori. La mentalità di cedere<br />

il 51% della propria azienda è ancora poco diffusa tra gli imprenditori<br />

e molto spesso ci si preclude ogni possibilità di crescita perché<br />

si preferisce rimanere “il padrone in casa propria”. Si deve per questo<br />

promuovere in maniera più marcata la propensione alle fusioni o al<br />

mettersi assieme.<br />

* Trascrizione della registrazione dell’intervento non rivista dall’autore.<br />

Tecnologia, organizzazione e internazionalizzazione - Tavola rotonda - 153


Oggi, nella congiuntura attuale, la frammentazione delle imprese non<br />

permette più come in passato, di poter affermare che “piccolo è bello”.<br />

Molto spesso, invece, l’essere piccolo significa, essere troppo debole<br />

per poter affrontare il mondo.<br />

Enrico Mentana<br />

La interrompo subito. Lei che sta meritoriamente predicando queste cose<br />

da quando ha iniziato il suo mandato, vede delle trasformazioni?<br />

Vede che qualcosa si muove? O vede che la resistenza è più forte dell’accettazione<br />

al cambiamento?<br />

Sandro Salmoiraghi<br />

Purtroppo, l’accettare il cambiamento non è sempre facile e immediato;<br />

quello che ho potuto constatare è che le cose che si muovono<br />

realmente sono ancora troppo poche.<br />

Bisogna insistere con tenacia sulla crescita delle imprese, e credo che<br />

le <strong>atti</strong>vità che stiamo portando avanti in <strong>Confindustria</strong>, per essere incisive,<br />

dovrebbero essere accompagnate da un disegno di legge che favorisca<br />

dal punto di vista fiscale, l’aggregazione e la fusione delle imprese.<br />

Enrico Mentana<br />

Presidente Rocca, qui la situazione investe anche la necessità che più la<br />

riguarda per il suo ruolo associativo. Cosa si può fare nell’immediato?<br />

Lei ha una similitudine gastronomica che trova l’ambiente ideale qui a<br />

Parma?<br />

Gianfelice Rocca<br />

Guardando i dati dell’inchiesta, sono rimasto stupito da due elementi.<br />

È emerso che le aziende pensano di crescere solo del 3% e che, immaginandosi<br />

tra dieci anni, il 37% degli imprenditori vede l’azienda in<br />

cui opera più o meno come è oggi. Ho, invece, la sensazione che noi<br />

viviamo in un periodo assolutamente rivoluzionario, in cui la cosa più<br />

difficile sia proprio capire che cosa potremmo essere fra dieci anni. E<br />

questo riguarda tutti gli imprenditori qui presenti.<br />

Tornando al dib<strong>atti</strong>to di questa m<strong>atti</strong>na, la mia visione dell’innovazio-<br />

154 - Tavola rotonda - Tecnologia, organizzazione e internazionalizzazione


ne è così definibile: l’innovazione è un insieme di sapori con i quali gli<br />

imprenditori compongono poi una ricetta. L’information technology, i<br />

sistemi di distribuzione, la tecnologia in generale, vengono sintetizzati<br />

dall’imprenditore in nuove forme che cambiano continuamente per<br />

adattarsi alla realtà. La risposta positiva che caratterizza il comportamento<br />

degli imprenditori italiani, inf<strong>atti</strong>, è la flessibilità. Dove flessibilità<br />

non significa sfuggire alla competizione, ma essere disponibili a<br />

mettere insieme i fattori della competizione in modo nuovo.<br />

E su questo punto io vorrei <strong>atti</strong>rare l’attenzione degli imprenditori qui<br />

presenti. All’interno di <strong>Confindustria</strong> io mi occupo di Education, di<br />

capitale umano. Il capitale umano dell’Italia, fino ad oggi, è stato il capitale<br />

umano degli imprenditori. Nelle statistiche dell’Economist gli<br />

indicatori economici davano sempre il nostro paese al 30° posto o al<br />

29°. Ciò nonostante l’Italia è cresciuta. Ed è cresciuta sulle gambe della<br />

cultura del capitale umano degli imprenditori. Ma oggi si pone loro<br />

una nuova sfida per l’innovazione: quella del nuovo capitale umano.<br />

Come sapranno allargarsi al nuovo management? Come riusciranno<br />

ad affrontare il tema del passaggio generazionale? In che modo<br />

sapranno arricchire di componenti internazionali il proprio mondo?<br />

La nuova squadra non sarà più la vecchia squadra. Includerà ingegneri<br />

cinesi, bulgari. Si tratta di immigrazione intellettuale. Se si riuscirà<br />

in questo intento, il paese ce la farà, perché può farcela solo<br />

sulle gambe del capitale umano dei nostri imprenditori. Non ci sono<br />

alternative.<br />

Noi lavoriamo per mettere vicino alle imprese il nuovo capitale umano.<br />

Un capitale umano più internazionalizzato e più aperto.<br />

Io conosco imprese che hanno vinto la loro battaglia nel mondo, grazie<br />

proprio al capitale umano.<br />

Faccio solo un esempio. Nella siderurgia, in cui noi operiamo, il gruppo<br />

più grande che si è formato oggi è indiano ed ha messo insieme<br />

grandi impianti, dal Kazakhstan al Venezuela, al Messico utilizzando<br />

l’enorme capitale umano disponibile in India. Mandare in Kazakhstan<br />

300 persone che fossero in grado di prendere in mano un impianto era<br />

un’enorme sfida.<br />

Tecnologia, organizzazione e internazionalizzazione - Tavola rotonda - 155


Abbiamo visto altre aziende fare lo stesso. Conosco aziende che agli<br />

inizi degli anni novanta hanno assunto personale russo per formarlo<br />

negli Stati Uniti e quindi impiegarlo di nuovo in Russia, quando si è<br />

aperto il mercato.<br />

Questo lo possono fare anche le nostre medie aziende, “catturando”<br />

dei talenti manageriali da tutto il mondo e diventando più internazionali.<br />

Questa è la grande sfida che i nostri imprenditori devono cogliere. Il<br />

grande messaggio dell’innovazione viaggia principalmente sulle gambe<br />

dei nostri imprenditori.<br />

Enrico Mentana<br />

Si è visto e si è sempre detto delle caratteristiche peculiari dell’imprenditoria<br />

italiana. Una grande forza di creatività a fronte di un’organizzazione<br />

altrui sempre più funzionante, ma quasi sempre meno intelligente,<br />

più ripetitiva. Oggi l’information technology impone, in realtà, di assumere<br />

un pò di quelle caratteristiche di capacità organizzativa, di capacità<br />

di pensare, di capacità di studiare che spesso configge con la creatività.<br />

C’è la necessità, anche attraverso il vostro lavoro, di innestare questa<br />

parte, quest’altro emisfero del cervello dell’imprenditoria italiana?<br />

Alberto Tripi<br />

Tutti siamo oggi consapevoli del valore “strutturale” dell’innovazione<br />

che guida lo sviluppo della società della conoscenza e dell’economia.<br />

Ma attenzione: è importante dedicare una <strong>giornata</strong> all’innovazione intesa<br />

come un processo a 360° dentro il quale la ricerca non sia un universo<br />

a sé stante; è necessario evitare le liturgie sull’innovazione (altrimenti<br />

finisce come il boom della qualità negli anni Ottanta e<br />

Novanta) ed occorre calare il discorso sull’innovazione in una cornice<br />

più ampia.<br />

Con l’esplosione delle tecnologie siamo entrati in un mondo nuovo<br />

che ci costringe a pensare in modo diverso all’impresa, all’economia e<br />

alla società.<br />

156 - Tavola rotonda - Tecnologia, organizzazione e internazionalizzazione


Anche il discorso sull’Ict deve tener conto che si sta inaugurando una<br />

fase nuova dell’economia. Il “cuore” di questa nuova economia, che è<br />

già una realtà sotto i nostri occhi, è rappresentato dal cliente-cittadino.<br />

Un soggetto esigente, mutevole, che esprime domande e bisogni ai<br />

quali le tecnologie possono dare risposte adeguate perché le tecnologie<br />

sono versatili e flessibili.<br />

Ma la domanda centrale del cliente-cittadino è una domanda di servizi<br />

e la vera partita si gioca sui servizi innovativi che servono a cambiare<br />

il volto dell’economia tradizionale. Se non capiamo questo, restiamo<br />

indietro rispetto al “respiro” della società che cambia.<br />

Lo sviluppo è innovazione e l’innovazione è soprattutto servizi. E i<br />

servizi innovativi sono la nuova economia<br />

Andiamo oltre il bricolage! Oltre gli incentivi, oltre le leggine e i bonus!<br />

Andiamo oltre la stessa definizione di Ict e parliamo di information<br />

communication services.<br />

Non è una questione di linguaggio. È un salto di qualità che oltre a dare<br />

contenuto al discorso sull’innovazione, costringe a ripensare il modello<br />

di impresa, la realtà dei distretti, le politiche di intervento pubblico,<br />

il ruolo del credito.<br />

La competitività è possibile perché nell’economia dei servizi innovativi<br />

si riscattano i valori della qualità e dell’eccellenza; si risvegliano le<br />

“risorse dormienti”, cioè la creatività delle persone e delle imprese; si<br />

guarda all’azienda con gli occhi del mercato (e non viceversa).<br />

Dobbiamo far diventare i servizi innovativi il nostro asset vincente anche<br />

nella sfida del made in italy perché non basta più quel “modo un<br />

pò speciale di fare le cose” che ha segnato gli ultimi cinquant’anni ma<br />

occorre esportare nel mondo le tecnologie e il know-how che più favoriscono<br />

lo sviluppo dei servizi. E su questo abbiamo molto da dare<br />

e molto da dire.<br />

Il nuovo progetto-Paese, che pone l’innovazione al centro, è il progetto<br />

di un’economia moderna e competitiva nelle reti infrastrutturali<br />

(banda larga, digitale), nel sistema dei trasporti, nella sanità, nel turismo<br />

e nei beni culturali, nel credito.<br />

Tecnologia, organizzazione e internazionalizzazione - Tavola rotonda - 157


Le tecnologie sono trasversali per natura e decisive in questo processo<br />

di integrazione tra settori e attori diversi dell’economia. “Fare sistema”<br />

vuol dire creare le giuste relazioni in vaste aree dell’economia,<br />

in quelle soprattutto dove il nostro Paese ha delle chances da spendere.<br />

L’economia dei servizi innovativi è uno sforzo collettivo, non è un problema<br />

solo dell’Ict e fare innovazione va declinato al “plurale” cominciando<br />

dal mondo che rappresentiamo con le nostre imprese.<br />

Per questo ho raccolto con entusiasmo l’invito che il presidente di<br />

<strong>Confindustria</strong> Montezemolo (al quale va riconosciuto il merito di aver<br />

allargato l’orizzonte culturale di <strong>Confindustria</strong>) mi ha rivolto per un’iniziativa<br />

che porti a un piano di <strong>atti</strong>vità concrete.<br />

La proposta, che ho verificato insieme ad altri presidenti di associazioni,<br />

a rappresentanti di importanti imprese dell’Ict, del credito e della<br />

cultura, è di costituire un Laboratorio per l’innovazione che diventi<br />

la sede e lo strumento che elabori progetti per l’utilizzo intensivo dei<br />

servizi innovativi.<br />

Il Laboratorio favorisce l’integrazione tra il mondo dell’Ict e settori<br />

fondamentali dell’economia (turismo, trasporti, sanità, beni culturali)<br />

ripensando a ciò che le imprese possono fare al proprio interno e nel<br />

territorio (distretti innovativi) e stimolando nuove politiche di governo<br />

(outsourcing “reale”, appalti, project-financing).<br />

Enrico Mentana<br />

Scaglia mi diceva: “Ricordi che io sono il fondatore di Fastweb perché<br />

non tutti lo sanno perché c’è soprattutto nelle grandi città”. Non è proprio<br />

questo il problema, che non avete ancora raggiunto tanti che potrebbero<br />

essere raggiunti?<br />

Silvio Scaglia<br />

Ci sono tempi naturali nel fare le cose. Cominciamo con il ricordare<br />

che, per raggiungere il 20% della popolazione, Fastweb ha investito 3<br />

miliardi di euro ed è partita solo cinque anni fa. L’intenzione è quella<br />

di raggiungere proprio tutti. E questo lo si può fare compatibilmente<br />

158 - Tavola rotonda - Tecnologia, organizzazione e internazionalizzazione


con i tempi fisici e con i tempi finanziari. Ma l’innovazione che abbiamo<br />

prodotto con il nostro ingresso sul mercato è importantissima.<br />

Guardiamo a ciò che consente la banda larga, quella veramente larga,<br />

quella che dà un accesso “infinito”. In questo modo è possibile ristrutturare<br />

l’organizzazione dei sistemi informativi delle aziende, superare<br />

gli approcci tradizionali client server e ritornare ad approcci<br />

molto più efficienti, centralizzati, in cui si fanno viaggiare di più i dati<br />

e meno gli uomini e le risorse. Questo è un fatto non solo importante<br />

ma un esempio concreto di innovazione.<br />

Il bisogno di stare in contatto attraverso la Rete è tangibile soprattutto<br />

quando ci muoviamo al Sud: lì percepiamo ancora una maggiore<br />

coscienza dell’importanza di agganciarsi a una rete per essere “collegati”<br />

a tutto il resto del mondo. Ecco quello che sta avvenendo in modo<br />

chiarissimo.<br />

Enrico Mentana<br />

Chi è più periferico ha più interesse ad allacciarsi.<br />

Silvio Scaglia<br />

Chi ha maggiormente bisogno di collegarsi, ha più bisogno di darsi da<br />

fare per capire come utilizzare meglio tutte le opportunità che ci sono.<br />

Il ministro Gasparri ci ha ricordato prima come l’Italia oggi sia in testa<br />

alle graduatorie europee per lo sviluppo della banda larga. Nessun<br />

paese in Europa ha un tasso di crescita forte come l’Italia. Se arriviamo<br />

agli 8 milioni l’anno prossimo avremo fatto un grande passo avanti.<br />

Già i 4 milioni di quest’anno raddoppiano i 2 milioni dell’anno<br />

scorso: perciò l’obiettivo previsto appare raggiungibile.<br />

È importante, credo, rendersi conto che questo fenomeno in divenire,<br />

questo scenario ha bisogno non solo di imprenditori che investono, di<br />

aziende che investono, ma anche di clienti che sono in grado di cogliere<br />

le potenzialità dell’innovazione.<br />

Si dice nel nostro settore - ma credo che questo discorso sia applicabile<br />

ovunque - si può essere tanto bravi quanto lo sono i clienti che si<br />

Tecnologia, organizzazione e internazionalizzazione - Tavola rotonda - 159


hanno. Il miglior stimolo a far bene è proprio quello che viene dai<br />

clienti.<br />

Va poi ricordato che in Italia abbiamo una spesa pubblica molto importante.<br />

Noi abbiamo il settore della difesa, in Italia, estremamente<br />

avanzato come cliente. E che spinge in modo costante e determinato<br />

nella direzione dell’innovazione.<br />

Siamo invece molto arretrati in altri segmenti della spesa pubblica,<br />

comparto che può invece diventare un forte propulsore di innovazione<br />

del Paese proprio perché è un grande cliente.<br />

Enrico Mentana<br />

Lei li vede come il cliente, giustamente. Ma Salmoiraghi, che li rappresenta,<br />

ha qualche addebito da fare a chi dovrebbe portare l’innovazione?<br />

O è tutta veramente responsabilità di arretratezza culturale, o anche di<br />

poca disponibilità finanziaria di chi deve accettare? Perché poi c’è anche<br />

questo aspetto che resta non secondario.<br />

Sandro Salmoiraghi<br />

Indubbiamente. Vorrei, comunque, porre l’attenzione sul non fermarci<br />

a considerare l’innovazione limitatamente all’Ict. Abbiamo innovazioni<br />

che sono legate alla meccanica o alla robotica e che sono legate<br />

alle <strong>atti</strong>vità quotidiane, a quelle che sono le <strong>atti</strong>vità proprie delle nostre<br />

piccole e medie imprese. L’information communication technology<br />

può essere un supporto, ma non è l’elemento determinante dell’innovazione.<br />

Devo ricordare, anche, non esiste una piccola azienda che non faccia<br />

dell’innovazione, in quanto è l’imprenditore stesso il primo vero motore<br />

dell’innovazione dell’impresa.<br />

È un’innovazione incrementale, fatta del giorno per giorno. E forse in<br />

questi anni - dobbiamo anche riconoscere gli errori f<strong>atti</strong> - ci si è concentrati<br />

in prevalenza sull’innovazione di processo e non a sufficienza<br />

su quella di prodotto. Per difenderci sul campo della concorrenza,<br />

abbiamo indirizzato le nostre strategie sull’innovazione delle tecniche<br />

produttive trascurando, al contempo, lo sviluppo di nuovi prodotti.<br />

Ed oggi forse ne stiamo pagando le conseguenze.<br />

160 - Tavola rotonda - Tecnologia, organizzazione e internazionalizzazione


Ho grande fiducia nelle capacità innovative delle piccole imprese, perché<br />

sono state proprio loro a rappresentare l’elemento cardine che ci<br />

ha tenuto in piedi in tutti questi anni. Rilevo poi il persistere di una<br />

gran voglia di fare, di un entusiasmo continuo. Una consapevolezza<br />

che è giunto il momento di recuperare il tempo perduto. E le capacità<br />

ci sono in quanto le piccole imprese possiedono proprio questo stimolo<br />

ad innovare continuamente, una propensione che, nel passato,<br />

le ha fatte sopravvivere e, come mi auguro, le aiuti a crescere domani.<br />

Ritengo poi che, anche da parte dei grandi gruppi produttori di software,<br />

sia stato fatto l’errore gravissimo di aver affrontato la clientela<br />

delle piccole e medie imprese con gli stessi strumenti con i quali stavano<br />

affrontando le grandi imprese.<br />

Software poco ad<strong>atti</strong> alla realtà delle imprese di minori dimensioni<br />

che hanno spinto all’acquisto di hardware spropositati per le Pmi.<br />

Non è raro vedere che anche imprese con pochi dipendenti hanno investito<br />

notevoli risorse in maniera adeguata e si ritrovano, quindi, a<br />

dover mantenere un sistema di una rete di 30-35 pc, attraverso un gestore<br />

di rete. È giunto il momento di rimediare agli errori commessi.<br />

Enrico Mentana<br />

Dott. Rocca. Il tema è spinoso. Le risorse umane, innovazione, logiche<br />

familiari. Parliamoci chiaro.<br />

Gianfelice Rocca<br />

Se vogliamo guardare alle sfide dell’innovazione delle aziende italiane,<br />

in particolare di quelle familiari, si può partire da un dato di ottimismo<br />

relativo agli Stati Uniti che ci rincuora. Le aziende familiari,<br />

incluse anche quelle quotate in Borsa ma con controllo familiare, sono<br />

importantissime negli Stati Uniti. La maggior parte delle aziende<br />

(secondo i dati Standard & Poor’s) sono a controllo familiare, così come<br />

a maggior rendimento.<br />

La cosa che colpisce è che non è affatto detto che l’azienda familiare<br />

non possa evolvere e diventare l’elemento di forza anche nel rapporto<br />

col capitale di borsa.<br />

Tecnologia, organizzazione e internazionalizzazione - Tavola rotonda - 161


Partirei da un dato di fondo.<br />

Certamente per noi, che siamo un’azienda familiare e anche un grande<br />

gruppo, quella della dimensione è effettivamente una sfida. La capacità<br />

del Paese di mantenere un reddito pro capite di 20.000 dollari<br />

dipende dalla capacità di aumentare il contenuto di intelligenza e di<br />

conoscenza dei nostri prodotti. Per questo occorre una dimensione<br />

adeguata per investire in ricerca e innovazione.<br />

Vedo quelle che io chiamo le multinazionali intermedie arrivare a una<br />

dimensione di nicchia di mercato del 20%, investendo in ricerca e innovazione<br />

in misura maggiore rispetto ai loro competitori.<br />

Nella questione della relazione tra dimensione e innovazione, il tema<br />

del rapporto familiare è importantissimo.<br />

Un manager che va in un’azienda familiare, se si trova davanti solo<br />

parenti, non ha una prospettiva. Ci sono aziende dove c’è il 3% di laureati…<br />

Enrico Mentana<br />

Gli altri sono parenti.<br />

Gianfelice Rocca<br />

Gli altri sono parenti. Questi sono i temi che io sottoporrei a questa<br />

platea. E rappresentano parte dei problemi che tutti dobbiamo affrontare<br />

in questo Paese, dove il rapporto tra management esterno, fidelizzazione,<br />

sviluppo delle carriere e membri della famiglia sono sicuramente<br />

alcuni dei temi che io considero fondamentali.<br />

Serve creare una nuova squadra più internazionale. E serve affrontare<br />

il tema del passaggio generazionale.<br />

Enrico Mentana<br />

Questo tema culturale, spesso nelle grandi e medie aziende è stato superato.<br />

Ci prendiamo il classico manager ex McKinsey, lo mettiamo lì. E<br />

mi pare un tentativo di mettere il cuore e la famiglia oltre l’ostacolo.<br />

162 - Tavola rotonda - Tecnologia, organizzazione e internazionalizzazione


Gianfelice Rocca<br />

Io credo invece che si tr<strong>atti</strong> di estendere la cultura della famiglia per<br />

arrivare alla figura del cosiddetto manager appassionato. Noi abbiamo<br />

bisogno di manager appassionati forse più che di manager generici,<br />

nella specificità italiana. La massima libertà del manager generico<br />

è poter cambiare freneticamente. Il manager appassionato è quello<br />

che opera con passione.<br />

Quindi si deve estendere la cultura dell’imprenditore al manager,<br />

creando un continuum nella struttura.<br />

Certamente la sfida riguarda come attrarre manager, come avere rapporti<br />

con l’università, come essere in rete. Perché la media azienda solo<br />

se è in rete riesce a lavorare. Essere in rete significa usare l’università<br />

per fare le proprie ricerche; significa coinvolgere un dottorando<br />

con costi molto contenuti, nell’<strong>atti</strong>vità di ricerca dell’azienda. Gli stages<br />

consentono di conoscere gli studenti, di aprirsi verso l’esterno e di<br />

riuscire a entrare in rete.<br />

Oggi l’informazione cresce esponenzialmente. Questa è la sfida che si<br />

pone agli imprenditori. Ma certamente esiste anche la sfida della dimensione<br />

e quella del passaggio generazionale.<br />

L’innovazione sta in questo. Senza innovazione su questo fronte potrebbero<br />

sorgere dei problemi.<br />

Enrico Mentana<br />

Scaglia, lei è un pò più giovane di me. Io ricordo che all’inizio degli anni<br />

’60 la televisione italiana lanciò una cosa che si chiamava “Non è<br />

mai troppo tardi”. Era il corso d’istruzione popolare per adulti analfabeti.<br />

In realtà, non per le aziende soltanto, non per le imprese soltanto,<br />

ma per tutto il sistema Italia, un corso, un’alfabetizzazione digitale<br />

è assolutamente necessaria. Cosa si può fare per mettersi al servizio<br />

di questo?<br />

Silvio Scaglia<br />

Rocca ha toccato punti cruciali. Credo che dobbiamo oggi guardare ai<br />

giovani che stanno uscendo dalle università e guardare a come sono<br />

Tecnologia, organizzazione e internazionalizzazione - Tavola rotonda - 163


loro. Perché la nostra innovazione, la nostra capacità di essere competitivi<br />

dipenderà anche da quanto saranno capaci loro di innovare.<br />

E qui bisogna correggere il quadro. Oggi, dando uno sguardo ai giovani<br />

che concludono gli studi universitari, si vede che i laureati tecnico-scientifici<br />

stanno diminuendo in percentuale. Aggiungiamo a ciò<br />

un paese che sta invecchiando e che, quindi, produce meno giovani in<br />

assoluto. Sono convinto che si debba pensare con serietà al tema dell’immigrazione<br />

e darsi una politica di immigrazione qualificata.<br />

Io non riesco a fare a meno di pensare che il successo della California<br />

attuale l’hanno costruito i cinesi e gli indiani. Senza questo intervento<br />

“esterno” la California sarebbe come la Florida di oggi.<br />

Noi dobbiamo pensare di riuscire ad attrarre i migliori cervelli del<br />

mondo (e non preoccuparci solo dei migliori nostri che passano il<br />

confine) e avere una base in Italia di giovani preparati, capaci, su cui<br />

poter costruire realmente innovazione.<br />

Il tema da affrontare non è solo quello di recuperare un gap di digitalizzazione.<br />

Credo che, tutto sommato, come media di paese, come ha<br />

affermato Alberto Tripi, siamo un paese oggi sufficientemente tecnologico.<br />

Siamo capaci di gestire la tecnologia. Abbiamo tante storie di<br />

successo che possiamo ripetere. Lo scenario, però, appare preoccupante<br />

se lo proiettiamo nel futuro.<br />

Enrico Mentana<br />

Grazie, anche della franchezza. Ed è preoccupante?<br />

Silvio Scaglia<br />

Sì, perché abbiamo troppo pochi giovani con background tecnico<br />

scientifico.<br />

Enrico Mentana<br />

E cosa si può fare per invertire questa tendenza? Perché alla fine ci rimette<br />

tutto il sistema Italia, ma in primis ci rimettono le imprese.<br />

Silvio Scaglia<br />

Bisogna essere attraenti ed attr<strong>atti</strong>vi per i giovani, anche stranieri, che<br />

164 - Tavola rotonda - Tecnologia, organizzazione e internazionalizzazione


vogliono arrivare in Italia. E qui un grande compito e ruolo spetta alle<br />

Università. Lo stesso vale per i giovani italiani che crescono. E qui di nuovo<br />

un forte impulso deve venire da università e imprese innovative. Ma,<br />

in tutto ciò, bisogna ricreare un sistema che oggi si è indebolito.<br />

Enrico Mentana<br />

Lei è d’accordo, Salmoiraghi?<br />

Sandro Salmoiraghi<br />

Sì. Ritengo proprio che il tema dell’Università necessiti di un ulteriore<br />

approfondimento. Perché, specialmente per le piccole e medie imprese<br />

non è possibile essere innovative e realizzare innovazione se<br />

non cambia il rapporto tra università e imprese.<br />

Le università devono scendere dal piedistallo sul quale si sono poste negli<br />

anni passati e si devono impegnare a capire quelle che sono le esigenze<br />

delle imprese soprattutto in termini di “tempo”. Se nell’ambiente<br />

universitario il tempo è un fattore secondario, nell’impresa è determinante.<br />

Il successo o la morte di un prodotto è solo questione di mesi.<br />

Al contempo noi imprenditori dobbiamo imparare ad avere maggior<br />

fiducia nell’università e nella collaborazione con i centri di ricerca.<br />

Enrico Mentana<br />

Ma perché si è operato questo divario? Perché questo discorso l’avrei potuto<br />

ascoltare, e lei l’avrebbe potuto fare con altrettanta pertinenza, dieci<br />

anni fa.<br />

Sandro Salmoiraghi<br />

Mi spiace sottolineare come nulla sia ancora cambiato; è l’università<br />

stessa ad essere un’emanazione dello stato. Si trova quindi a viaggiare<br />

secondo gli schemi che sono stati imposti dalla legge, dove la meritocrazia<br />

non è tenuta in considerazione, e dove si vive in una torre<br />

eburnea senza finestre. Come si riesce a vedere cosa succede all’esterno<br />

delle università?<br />

Il fattore di successo di un paese non si gioca solo sulle imprese, ma<br />

si gioca soprattutto sul mondo del sapere e sul rapporto che il mondo<br />

del sapere può avere con il mondo imprenditoriale.<br />

Tecnologia, organizzazione e internazionalizzazione - Tavola rotonda - 165


E visto che non si può contare unicamente sulle capacità e sulle conoscenze<br />

dell’imprenditore o della piccola impresa, bisogna fare un<br />

grossissimo sforzo perché l’innovazione è indispensabile. Bisogna riuscire<br />

a mettere in rete tutto il sistema di conoscenza del paese.<br />

Gianfelice Rocca<br />

Come strategia di <strong>Confindustria</strong>, noi cerchiamo di costruire un meccanismo<br />

basato su un ambiente più scientifico, su maggiori fondi per<br />

la ricerca, su grandi programmi di ricerca. E in un ambiente più<br />

scientifico abbiamo detto che non esiste la ricerca di base o la ricerca<br />

applicata, ma esiste soltanto l’applicazione della ricerca. Noi abbiamo<br />

bisogno di ricostruire un ambiente più scientifico in cui le aziende vivano<br />

e l’università si deve muovere all’interno di questo circuito.<br />

Stiamo cercando di portare avanti una detassazione nel rapporto fra<br />

imprese e università, manovra che va proprio nella direzione di rendere<br />

più lubrificato il triangolo ricerca, università e imprese.<br />

Certamente verso il mondo delle imprese medie è l’università che si<br />

deve muovere, perché oggi l’azienda media o piccola che si avvicina<br />

all’università si sente respinta.<br />

Abbiamo sperimentato che non riusciamo in Italia a fare dottorati di<br />

ricerca su modello di quelli statunitensi. Oggi l’università vive il dottorato<br />

di ricerca come uno strumento per creare i propri assistenti,<br />

non per creare dei ricercatori industriali. È un meccanismo che va<br />

cambiato. E su questo stiamo cercando di fare uno sforzo importante,<br />

spingendo verso una riforma universitaria che peraltro in parte è<br />

in movimento. Il 3 + 2, per quanto sia criticato, sta creando un movimento<br />

in cui anche a noi imprenditori spetta il compito di essere partner<br />

della scuola per proporre le nostre richieste. Inf<strong>atti</strong>, anche le imprese<br />

hanno sempre fatto fatica a dialogare con la scuola.<br />

Enrico Mentana<br />

Non vorrei fare l’elefante nella cristalleria, ma <strong>Confindustria</strong> e gli imprenditori<br />

sono totalmente estranei a tutto il sistema dell’università.<br />

L’esempio lo potrebbero dare.<br />

166 - Tavola rotonda - Tecnologia, organizzazione e internazionalizzazione


Gianfelice Rocca<br />

Certamente. Io sono convinto che oggi le imprese per la prima volta,<br />

proprio in questo clima di urgenza, sentano la necessità di aumentare<br />

la capacità di innovazione, il rapporto con le tecnologie, il rapporto<br />

con il mondo universitario. Ce n’è bisogno. E l’università comincia<br />

a sentirlo.<br />

Però il sistema è ancora abbastanza ingessato. Noi dobbiamo lavorare<br />

per agevolare questo tipo di rapporti.<br />

Per la prima volta cominciano a esistere consorzi. Stiamo anche promuovendo<br />

dei percorsi speciali per i giovani di talento<br />

Però esiste un problema: aumentare il numero dei laureati portandolo<br />

a livello europeo. Il 50% dei giovani europei è laureato. È ancora<br />

basso il numero di laureati nelle imprese. Le nostre aziende non hanno<br />

ancora fatto il salto di sapere. Stiamo lavorando su un terreno dove<br />

tutti dobbiamo ingegnarci, puntando su un ambiente creativo di<br />

un’università competitiva e di aziende competitive. La creatività degli<br />

imprenditori deve anche trasferirsi nel rapporto con l’università, facendolo<br />

diventare qualcosa di innovativo.<br />

Poiché questa creatività c’è negli imprenditori e nelle aziende, solo facendo<br />

questo riusciremo a favorire un nuovo rapporto con l’università.<br />

Certamente cercheremo di diffondere questo messaggio anche all’interno<br />

del sistema di <strong>Confindustria</strong>, educandolo a muoversi rispetto all’università.<br />

Poiché ci sono nuovi ruoli degli imprenditori nell’università,<br />

dobbiamo lavorare su come declinare questa presenza in modo<br />

positivo.<br />

Enrico Mentana<br />

Finale più felice, più positivo. Abbiamo visto però che il 38%, sempre<br />

nella ricerca, è effettivamente ottimista riguardo al futuro. Quindi è giusto<br />

fare, come abbiamo fatto, una disanima molto critica, e giustamente<br />

analitica, di cosa non va e può andare meglio. Ma quali sono i motivi<br />

di fondo di questa fiducia che è comunque tanta? In qualsiasi conve-<br />

Tecnologia, organizzazione e internazionalizzazione - Tavola rotonda - 167


gno all’estero si sarebbe stressato di più quel 38% rispetto a tutto il resto<br />

che abbiamo autocriticamente messo in evidenza fino adesso.<br />

Silvio Scaglia<br />

Innanzitutto l’occasione ed il dib<strong>atti</strong>to di oggi. L’ottimismo deriva dall’analisi<br />

delle debolezze di oggi e dalla coscienza che ci sono sempre<br />

debolezze da superare. Il fatto che se ne parli, che si pensi come superarle<br />

e che ci siano via via piani di azione che possono essere condivisi<br />

per farlo, questa è la base dell’ottimismo.<br />

Sandro Salmoiraghi<br />

Mai come ora c’è stata una consapevolezza da parte della classe imprenditoriale,<br />

delle difficoltà del momento e della necessità di una innovazione<br />

a tutto campo per superarle.<br />

Ma dobbiamo essere consapevoli che l’innovazione non può essere<br />

realizzata da soli ma deve essere fatta anche da un sistema paese che<br />

deve superare le mille arretratezze che lo contraddistinguono; devono<br />

innovare le banche, il sistema finanziario, la pubblica amministrazione.<br />

Quindi, se veramente il paese riuscirà a trovare in sé la forza, la<br />

spinta all’energia per ripartire con grande slancio verso il terzo millennio,<br />

riusciremo come abbiamo sempre fatto nel passato ad essere<br />

competitivi, con grandi difficoltà ma anche con grande voglia, con<br />

grande ottimismo e con grande entusiasmo.<br />

Enrico Mentana<br />

Lei ha fiducia?<br />

Sandro Salmoiraghi<br />

Si, io ho fiducia.<br />

Gianfelice Rocca<br />

L’approccio che abbiamo proposto come <strong>Confindustria</strong> si basa su<br />

un’analisi delle forze e delle capacità in primo luogo degli imprenditori.<br />

Io sono ottimista sull’impegno delle imprese; basti vedere come stanno<br />

cominciando a diversificarsi all’estero le tecnologie. Ho più dubbi<br />

168 - Tavola rotonda - Tecnologia, organizzazione e internazionalizzazione


invece sul Paese. Noi abbiamo una quantità di innovazione e di energia<br />

nel nostro sistema imprenditoriale che rende i nostri imprenditori<br />

molto <strong>atti</strong>vi.<br />

Il problema eventualmente sta nel fatto che le aziende si muovono e<br />

il Paese invece resta fermo. La mia preoccupazione è di associare lo<br />

sviluppo delle imprese allo sviluppo del territorio. Questa è la grande<br />

sfida che ci si pone davanti: aiutare le imprese a salvarsi e internazionalizzarsi;<br />

ma associarle anche a un futuro per i nostri giovani e per<br />

il Paese.<br />

Enrico Mentana<br />

Grazie. Abbiamo fatto quello che era possibile su questi 360 gradi.<br />

Tecnologia, organizzazione e internazionalizzazione - Tavola rotonda - 169


“Premio<br />

Best Innovator 2004”<br />

Partecipano le imprese<br />

selezionate come<br />

“Best Innovator 2004”<br />

GIORGIO BASILE<br />

Presidente e Amministratore Delegato Isagro<br />

ALBERTO BOMBASSEI<br />

Presidente Brembo<br />

FRANCESCO GORI<br />

Direttore Generale Pirelli Pneumatici<br />

ANDREA ILLY<br />

Amministratore Delegato illycaffè<br />

GIANCARLO MICHELLONE<br />

Amministratore Delegato Centro Ricerche Fiat<br />

MASSIMO ROMANO<br />

Responsabile relazioni istituzionali Enel<br />

GIORDANO ZAPPELLI<br />

Amministratore Delegato Solvay Chimica Italia<br />

Moderatore<br />

ROBERTO CRAPELLI<br />

Amministratore Delegato A.T. Kearney Mediterranean Unit


Filmato<br />

Chi sono i campioni dell’innovazione? Quelli che sono riusciti meglio<br />

degli altri ad affrontare le sfide della competitività e della globalizzazione.<br />

E quali sono i loro segreti? A questo risponde l’indagine internazionale<br />

Best Innovator realizzata da A.T.Kearney in sette paesi europei.<br />

Più di mille le aziende intervistate. 32 i Best Innovators individuati.<br />

In Italia, in collaborazione con <strong>Confindustria</strong> e Il Sole24Ore, sono state<br />

esaminate trecento imprese e individuati sette campioni.<br />

Nel nostro paese esistono aziende campioni nell’innovazione capaci<br />

di competere a livello globale. Ma la media delle imprese italiane ha<br />

una serie di lacune da colmare.<br />

Gli esperti internazionali hanno analizzato la capacità di gestire l’innovazione<br />

delle imprese, utilizzando cinque criteri fondamentali. Al<br />

primo posto la strategia aziendale proposta dal management. La visione<br />

a medio e lungo periodo, la capacità di realizzarla.<br />

Poi il grado di diffusione della cultura dell’innovazione nell’azienda. A<br />

tutti i livelli della struttura organizzativa.<br />

Gli esperti si sono quindi concentrati sulla capacità dell’impresa di gestire<br />

la catena del valore del prodotto, considerando evoluzioni del<br />

mercato, soddisfazione dei clienti e integrazione con l’ambiente.<br />

Infine, l’architettura aziendale per l’innovazione. Quindi la capacità di<br />

Premio Best Innovator 2004 - 173


gestione dei progetti dell’innovazione tecnologica, delle risorse umane<br />

e del know-how.<br />

Dal confronto con i Best Innovator europei emerge che le aziende top<br />

italiane competono sostanzialmente alla pari, ma che la media ha una<br />

capacità di innovazione minore di quella europea, almeno secondo il<br />

campione di indagine utilizzato.<br />

In media le imprese italiane usano ancora poco processi basati sulle<br />

tecnologie informatiche. Hanno un forte deficit nel numero di brevetti<br />

depositati e devono migliorare nell’incentivare il personale dedicato<br />

alla ricerca.<br />

Vi sono però alcuni dati confortanti. Il sistema italiano è mediamente<br />

più veloce nel raggiungere il breakeven nei nuovi prodotti e servizi. E<br />

quindi riesce a generare fatturato più in fretta dei concorrenti europei.<br />

Come riconosciamo un best innovator? Secondo i nostri esperti un<br />

best innovator valorizza le proprie competenze specifiche e adotta un<br />

approccio all’innovazione a 360°.<br />

L’innovazione è radicata nella sua azienda e riesce a valorizzare e motivare<br />

i collaboratori.<br />

Inoltre, cura la soddisfazione del cliente utente.<br />

Per essere più competitivo è costantemente proiettato alla riduzione<br />

del time-to-market e sa tenere il vantaggio tecnologico grazie ad un<br />

intenso uso di brevetti.<br />

Ha compreso l’importanza dell’utilizzo diffuso delle tecnologie dell’Ict<br />

per l’integrazione con clienti e fornitori.<br />

Aldilà di questi dati il modo più facile per individuare un best innovator<br />

è comunque guardare ai risultati. Se riesce a trarre due terzi dei<br />

suoi ricavi da nuovi prodotti, allora ci siamo.<br />

E voi, quanti ne conoscete?<br />

174 - Premio Best Innovator 2004


Roberto Crapelli<br />

Nella sua appassionata e realistica introduzione, Pasquale Pistorio ci ha<br />

ricordato quanto sarebbe grave pensare di non poter uscire dallo stato di<br />

crisi in cui attualmente ci troviamo. Credo anch’io che possiamo senz’altro<br />

uscirne, a patto di soddisfare alcune condizioni.<br />

Esempi concreti sulla strada da percorrere verso lo sviluppo sono quelle<br />

aziende e realtà imprenditoriali del nostro Paese che si affermano come<br />

modelli di eccellenza nella gestione dell’innovazione. A.T. Kearney ha individuato<br />

alcuni di questi campioni tra le imprese che hanno partecipato<br />

all’indagine europea Best Innovator 2004, ma la lista esaustiva è certamente,<br />

e per fortuna, molto più lunga.<br />

Credo sia motivo di orgoglio per un imprenditore italiano rendersi conto<br />

che essere innovatori eccellenti non dipende dalla dimensione grande,<br />

media o piccola dell’impresa. Dovremmo abbandonare questa suddivisione<br />

e distinguere invece solo tra aziende che innovano (e crescono)<br />

e aziende che non crescono. Abbiamo anche in Italia esempi di<br />

aziende piccole, magari ancora in fase di start up, che basano il loro<br />

modello di business interamente sull’innovazione. Quando il<br />

Presidente Montezemolo ha inaugurato la nuova leadership di<br />

<strong>Confindustria</strong> sotto il segno dell’innovazione, ha anche insistito molto<br />

sul concetto di “fare sistema”. L’indagine Best Innovator ha preso in<br />

considerazione in modo articolato ben 92 fattori di innovazione: tra<br />

questi, è emerso come fondamentale il concetto di fare sistema in orizzontale,<br />

all’interno dell’azienda e tra aziende, privilegiando la crescita<br />

dimensionale.<br />

Sono particolarmente lieto a questo punto di chiamare sul podio gli<br />

esempi di eccellenza individuati dall’indagine Best Innovator, che abbiamo<br />

avuto il piacere e l’onore di condurre con <strong>Confindustria</strong> e Il<br />

Sole24Ore. Procedo ad annunciarne i nomi per categorie di eccellenza.<br />

Per l’eccellenza nell’integrazione delle diverse dimensioni dell’innovazione,<br />

è risultato eccellente l’esempio di Pirelli Pneumatici, qui rappresentata<br />

dal suo Direttore Generale, Dott. Francesco Gori.<br />

Sempre per la capacità di fare innovazione integrandone tutte le dimen-<br />

Premio Best Innovator 2004 - 175


sioni, ma in particolare nella media impresa, chiamo il Dott. Giorgio<br />

Basile, Presidente e Amministratore Delegato di Isagro.<br />

L’innovazione è eccellente anche quando si riesce a calibrare in modo ottimale<br />

la velocità con cui la si realizza. Un processo di innovazione troppo<br />

accelerato porta con sé il rischio di overlapping e cannibalizzazione<br />

dei prodotti precedenti. Brembo è l’azienda risultata eccellente in questa<br />

dimensione, ovvero nella gestione del ciclo di vita dei prodotti, qui rappresentata<br />

dal suo Presidente, Ing. Alberto Bombassei.<br />

Per la capacità di fare strategia di innovazione, che comprende anche il<br />

numero dei centri di ricerca e il loro modo di operare, emerge come<br />

esempio di eccellenza il Centro Ricerche Fiat, qui rappresentato dall’<br />

Amministratore Delegato, Ing. Giancarlo Michellone.<br />

Veniamo all’eccellenza nella gestione della catena del valore, uno degli<br />

obiettivi più ardui da realizzare nell’area mediterranea: si tratta della capacità<br />

di fornire al cliente finale un prodotto che risponde o supera le<br />

aspettative, attraverso la gestione ottimale di tutta la filiera, in azienda e<br />

presso i fornitori. Per questa categoria invito sul palco il Dott. Andrea<br />

Illy, amministratore delegato di illycaffè.<br />

L’eccellenza nelle architetture per l’innovazione è tipica delle aziende più<br />

complesse e articolate, dove si tratta di distribuire le forze, decidere le<br />

priorità, lavorare sui talenti e costruire il futuro. Best innovator in questa<br />

dimensione è Enel, rappresentata qui dal Dott. Massimo Romano,<br />

responsabile delle relazioni istituzionali.<br />

Infine, la dimensione dell’eccellenza nell’organizzazione e nella cultura<br />

dell’innovazione. Significativamente, emerge la rappresentanza italiana<br />

di una multinazionale: Solvay Chimica Italia, qui rappresentata<br />

dall’Ing. Giordano Zappelli, amministratore delegato.<br />

Sono particolarmente lieto dell’opportunità di scambio offerta da questa<br />

occasione. Le persone e le aziende riunite su questo palco rappresentano<br />

inf<strong>atti</strong> la vita reale: non si tratta di ricerche teoriche o “astrazioni” da<br />

consulenti. Chiederei quindi ad ognuno dei rappresentanti di questi<br />

esempi di eccellenza una breve testimonianza, di circa due minuti, su<br />

come hanno realizzato l’eccellenza nella loro azienda, nella loro realtà. E<br />

176 - Premio Best Innovator 2004


quale sia stato l’aspetto più evidente che ha permesso di ottenere questo<br />

riconoscimento.<br />

Giorgio Basile<br />

Due minuti per parlare di Isagro?<br />

“Mission impossible”, ma noi una l’abbiamo già compiuta negli ultimi<br />

dieci anni, quindi ci proviamo a raccontarla nel minuto e cinquanta<br />

residuo. Isagro è una società che opera nel mercato degli agrofarmaci,<br />

farmaci per l’agricoltura. È un settore globale. Sei società:<br />

Bayer, Basf, Syngenta, Monsanto, Dow e Dupont, controllano più<br />

dell’80% del mercato mondiale. Noi siamo uno small global player.<br />

È possibile competere a livello globale con i 50 milioni di euro di fatturato<br />

del 1993? Contro questi giganti? Facendo ricerca, volendo sviluppare<br />

i prodotti e portarli sul mercato?<br />

La domanda trovava una risposta negativa da parte di tutti. La realtà<br />

invece ha dimostrato che era possibile.<br />

Oggi noi fatturiamo oltre 170 milioni, operiamo in 75 paesi nel mondo.<br />

Investiamo più del 10% in ricerca e sviluppo. Stiamo portando sul<br />

mercato tra il 2006 e il 2008 quattro prodotti nuovi, che per la nostra<br />

dimensione è un numero altissimo, avendone iniziato lo sviluppo nel<br />

’98. Perché ci vogliono circa dieci anni come time-to-market di successo<br />

per portare un prodotto sul mercato.<br />

Siamo approdati alla Borsa l’anno scorso. Il mercato ha avuto qualche<br />

difficoltà a capirci. Da ieri siamo tornati ai valori di emissione. Credo<br />

che questo sia un punto di partenza. Fra poche settimane entreremo<br />

allo Star.<br />

Questo è tutto.<br />

Come l’abbiamo fatto? Perché ci avete premiato? Gli ultimi venti secondi.<br />

Siamo partiti da un solo punto di forza: la capacità di inventare nuovi<br />

prodotti.<br />

Era una eredità della Montedison, nobile, decaduta, purtroppo scom-<br />

Premio Best Innovator 2004 - 177


parsa. Quella capacità da sola produceva danni, accoppiata a due iniziative<br />

che abbiamo preso, ha prodotto risultati.<br />

Nel 1994 abbiamo creato un sistema di alleanze strategiche con partner<br />

giapponesi, francesi, italiani e americani che non avevano ricerca<br />

innovativa ma ci assicurava la capacità distributiva che a noi mancava.<br />

La capacità di vendere nel mondo.<br />

Poi, nel 2001, abbiamo fatto due acquisizioni di aziende che da sole<br />

non erano competitive, ma che in casa nostra hanno creato valore.<br />

Giordano Zappelli<br />

Solvay e perché Solvay vuole essere eccellente. Perché l’innovazione<br />

in Solvay è un valore dell’azienda, un valore a tutti i livelli, è un modo<br />

di lavorare. È un modo di porsi di fronte alle difficoltà quotidiane<br />

del lavoro, quindi a tutti i livelli viene incoraggiata e viene messa in<br />

evidenza.<br />

All’innovazione poi bisogna coniugare l’organizzazione. Organizzazione<br />

che deve trasformare quella che è la creatività, in valore aggiunto<br />

per l’azienda.<br />

Questo è il nostro significato di innovazione. Passare dalla creatività<br />

a un qualcosa che è un valore aggiunto per l’azienda e per i nostri<br />

clienti, sia quindi in produzione, con nuovi prodotti o tecnologie, che<br />

nei servizi e nella logistica.<br />

Alcuni esempi possono essere la tecnologia NEUTREC per la depurazione<br />

dei fumi acidi, il recupero e depurazione dei residui salini , l’utilizzo<br />

di macchine BICARjet con getto di acqua e bicarbonato per la<br />

pulizia di superfici di stampi o edifici, le lettiere diagnostiche per g<strong>atti</strong>.<br />

In questo caso, come filiale italiana di una multinazionale, possiamo<br />

dire che abbiamo coniugato la creatività italiana con quella che è la<br />

struttura e l’organizzazione nordica.<br />

Giancarlo Michellone<br />

Sono felice che non mi abbia chiesto perché siamo stati premiati per-<br />

178 - Premio Best Innovator 2004


ché non lo so. Deve essere un errore perché a quasi la metà delle domande<br />

del questionario non abbiamo potuto rispondere per la nostra<br />

specificità di essere un centro di ricerca industriale (Per esempio: tutto<br />

quanto riguarda la gestione corrente dei prodotti attuali per noi<br />

non ha senso. Non abbiamo prodotti attuali; sono stati trasferiti con<br />

successo oppure uccisi). Comunque, quello che è successo al Centro<br />

Ricerche Fiat, quando dal ’90 - e non è un mistero - il Gruppo Fiat ha<br />

cominciato ad avere dei problemi, è di aver moltiplicato per quattro il<br />

fatturato e le persone sono cresciute di circa il 30%. Nel ’90 la Fiat per<br />

noi contava il 95% del fatturato, nel 2002, che è stato l’anno terribile,<br />

era meno del 30%. Siamo cresciuti, e bene, perché c’è stata concessa<br />

l’enorme opportunità di andare sul mercato e di poterci trovare dei<br />

clienti all’esterno del gruppo Fiat. Ovviamente, ci ha anche aiutato<br />

confrontarci in Europa, vincere i progetti Ue e diventare leader europei<br />

come numero di progetti vinti.<br />

La strategia più importante che abbiamo seguito è stata la flessibilità<br />

della strategia. Abbiamo usato l’aurea regola di Andreotti che dice “Se<br />

pensi male fai peccato, però, in genere, ci azzecchi”. Quindi abbiamo<br />

sempre pensato male, ci siamo preparati al peggio e dal peggio abbiamo<br />

cercando di trarre le opportunità.<br />

Abbiamo cambiato molte regole, però, rispettandone alcune fisse. La<br />

prima è l’ossessione per il trasferimento, perché, per noi, innovazione<br />

è soprattutto trasferimento di un’idea nuova sul mercato per ottenere<br />

il giusto profitto.<br />

La seconda è che non parte un progetto di ricerca se prima non c’è già<br />

un cliente reale. E mentre lavori con il cliente reale, ti prepari a trovare<br />

i clienti potenziali. Anche in settori che non sono i tuoi, perché<br />

ormai la ricerca è sempre più trasversale. Quindi, siamo focalizzati<br />

sul nostro settore, “l’automotive”, ma se ci accorgiamo, come in genere<br />

succede, che quel risultato della ricerca serve per altri settori, cerchiamo<br />

di valorizzarlo trasversalmente.<br />

Per ultimo, abbiamo scoperto una legge molto dura ma molto utile: il<br />

miglior modo per trasferire con successo l’innovazione, è trasferire<br />

anche gli innovatori. Inf<strong>atti</strong> trasferiamo tra il 4 e il 10% all’anno delle<br />

Premio Best Innovator 2004 - 179


nostre risorse che riteniamo eccellenti ai nostri clienti perché vogliamo<br />

che, essi, siano eccellenti. Grazie.<br />

Roberto Crapelli<br />

L’Ing. Zappelli ci ha molto bene illustrato perché Solvay è un esempio di<br />

eccellenza, anche nel senso di strategia dell’innovazione.<br />

Ing. Bombassei, noi pensiamo a Brembo come a un’azienda che innova<br />

molto perché ne vediamo i prodotti d’avanguardia sul mercato.<br />

L’indagine ha però evidenziato anche la vostra capacità di evitare che<br />

l’innovazione troppo veloce “uccida” l’innovazione precedente. Ci aiuti a<br />

capire come è possibile fare questo.<br />

Alberto Bombassei<br />

Si è parlato di piccole e medie imprese. E quando si arriva all’innovazione,<br />

persiste quel luogo comune che vede quest’ultima solo appannaggio<br />

delle grandi.<br />

Non qui. Non in questa occasione.<br />

Quante volte abbiamo letto e ascoltato che le piccole e medie imprese<br />

non fanno innovazione? Prima di rispondere, quindi, alla domanda di<br />

Roberto Crapelli, vorrei provare a ridimensionare questo luogo comune.<br />

Ho usato il termine ridimensionare perché mi rendo conto che<br />

la forza di una frase stereotipata come quella in questione sta nella<br />

sua apparente semplicità logica: le grandi fanno e orientano, le piccole<br />

e medie non fanno o fanno poco, giocano d’astuzia e seguono.<br />

La storia dell’azienda che presiedo, la Brembo, mostra che non è così.<br />

In realtà, un’azienda è innovativa non perché sa applicare più efficacemente<br />

i risultati del processo conoscitivo scientifico, ma perché è<br />

espressione di tale processo.<br />

Quando circa quarant’anni fa abbiamo iniziato la nostra <strong>atti</strong>vità, eravamo<br />

in cinque. Già allora, però, avevamo ben chiaro che l’innovazione<br />

era l’unica arma di difesa che potevamo brandire contro i grandi<br />

competitori che dominavano il mercato e che erano non solo più<br />

180 - Premio Best Innovator 2004


grandi di noi, ma anche più noti - data la loro storia non certo recente<br />

- e prestigiosi.<br />

Negli anni Sessanta, siamo stati tra i primi a fare i freni a disco.<br />

Negli anni Settanta, siamo di nuovo stati i primi ad applicarli sulle<br />

motociclette, diventando in seguito i leader del mercato.<br />

Negli anni Ottanta, ancora una volta, siamo stati i primi ad applicare<br />

i freni di alluminio, cioè in lega leggera, alle automobili. E oggi, sia<br />

nel segmento medio-alto sia in quello sportivo siamo leader di mercato.<br />

Negli anni Novanta, abbiamo iniziato a fare i moduli.<br />

Se osservate bene, ogni decennio è stato segnato da una grande idea<br />

che è diventata una concreta innovazione. E in questo modo siamo<br />

sempre riusciti ad arrivare primi o secondi nel segmento di mercato<br />

in cui avevamo deciso di aprire un confronto con i nostri concorrenti.<br />

L’importante è arrivare primi, ma non troppo primi, perché il mercato<br />

deve essere in grado di accogliere la “tua” innovazione. Noi facciamo<br />

un componente essenziale della vettura e quindi l’innovazione che<br />

proponiamo non deve essere troppo in anticipo sulle potenzialità e i<br />

tempi d’innovazione dei nostri clienti.<br />

Oggi Brembo è una realtà di circa 4.000 persone, delle quali circa il 10<br />

per cento lavora in Ricerca e Sviluppo e quasi tutti sono laureati in ingegneria.<br />

Investiamo in questo settore il 6.5 per cento del nostro fatturato<br />

e sviluppiamo dai 30 ai 40 brevetti l’anno. Le risorse che lavorano<br />

in ricerca sono di 14 diverse nazionalità. Lo scambio culturale è<br />

notevole. E questo, per un’azienda innovativa, è una ricchezza.<br />

In questo ultimo biennio, sono stati ben tre i riconoscimenti internazionali<br />

ricevuti a conferma del valore innovativo dei nostri prodotti e<br />

della nostra azienda: al salone dell’auto di Detroit, a quello di Madrid<br />

e, infine, a quello di Parigi. A Detroit abbiamo vinto il premio per il<br />

materiale più innovativo, il materiale carbonio-ceramico per dischi<br />

freno, che abbiamo sviluppato insieme a Ferrari.<br />

Premio Best Innovator 2004 - 181


Visto che parliamo anche di made in Italy, c’è un altro riconoscimento<br />

tra quelli ricevuti nel 2004 di cui io e i miei collaboratori siamo orgogliosi:<br />

si tratta del Compasso d’Oro, uno dei premi più prestigiosi a<br />

livello internazionale per il disegno industriale, assegnato dopo tredici<br />

anni a un prodotto industriale.<br />

Siamo riusciti a fare dei prodotti non solo innovativi dal punto di vista<br />

tecnico-funzionale, ma anche da quello formale-estetico. Cioè abbiamo<br />

prodotto degli oggetti buoni e belli, la cui qualità innovativa è<br />

assicurata dallo stretto rapporto forma-funzione.<br />

Il mercato dell’auto non è semplice. La concorrenza è spietata. Poter<br />

anticipare l’evoluzione del mercato, individuarne le esigenze latenti,<br />

proporre ai nostri clienti nuove soluzioni per veicoli ancora in fase di<br />

progettazione, cioè prima che si esaurisca il ciclo di produzione dei<br />

prodotti in commercio, ha tre grandi pregi. Il primo, è quello di garantirsi<br />

la continuità della relazione col cliente. Il secondo, quello di<br />

proporre un prodotto già innovativo oggi per domani. Il terzo, quello<br />

di ottimizzare sia i cicli innovativi sia quelli produttivi. In questo modo<br />

il prodotto sarà più competitivo anche perché più economico.<br />

Roberto Crapelli<br />

Pirelli pneumatici, l’eccellenza nell’integrazione delle diverse dimensioni<br />

dell’innovazione.<br />

Francesco Gori<br />

Operiamo in un mercato globale, con concorrenti globali, fornitori<br />

globali e clienti globali.<br />

Se in questo contesto avessimo scelto la dimensione come valore e come<br />

obiettivo per prevalere avremmo sicuramente perso. Abbiamo invece<br />

scelto, già anni fa, la strada dell’innovazione intesa non solo come<br />

processo di sviluppo dei prodotti ma soprattutto come velocità,<br />

tempestività nel capire e nel seguire le esigenze del cliente, nell’adottare<br />

sistemi informativi, logistici che fossero sempre marginalmente<br />

migliori dei concorrenti e infine, nel cercare in questo lieve vantaggio<br />

in tutte le aree il vantaggio globale.<br />

L’innovazione permette di creare valore sia per il cliente sia per l’a-<br />

182 - Premio Best Innovator 2004


zienda, che per avere sempre maggiore successo deve sapere favorire<br />

e stimolare creatività e velocità non solo nell’area della ricerca e sviluppo<br />

ma in tutte le aree.<br />

Innovare è parte integrante della cultura Pirelli, che persegue l’eccellenza<br />

nei processi e nei prodotti senza accontentarsi degli standard<br />

correnti.<br />

Andrea Illy<br />

Penso senz’altro di poter affermare che l’idea che sta dietro al successo<br />

di illycaffè sia proprio la nostra missione, passione, ossessione di<br />

fare il migliore caffè che esista. E questa è una missione che abbiamo<br />

da tre generazioni.<br />

Quando parliamo di qualità intendiamo la qualità assoluta, non quella<br />

che nasce dal confronto con la concorrenza! Vale a dire, la migliore<br />

che la biologia e la tecnologia mettano in grado di ottenere E questo<br />

è il primo pilastri su cui si basa l’impresa.<br />

Il secondo pilastro è quello dei mercati lontani. Oggi siamo presenti<br />

in più di 105 paesi e il 50% delle nostre vendite vengono fuori<br />

dall’Italia. Ma già nei primissimi anni di vita della nostra azienda settant’anni<br />

fa si vendeva più caffè in Sicilia di quanto non se ne vendesse<br />

nella nostra regione.<br />

A partire dai due primi pilastri ne abbiamo sviluppato un terzo: la tecnologia<br />

al servizio dei primi due.<br />

I miei due predecessori, mio nonno e mio padre, hanno avuto l’onore<br />

di firmare tre delle sette innovazioni radicali nel settore caffè del secolo<br />

scorso. Da questo si capisce come l’azienda si sia costantemente<br />

reinventata, plasmata, riorganizzata sempre perseguendo questo<br />

obiettivo della qualità.<br />

Questo è avvenuto grazie anche alla determinazione e alla propensione<br />

all’innovazione delle persone che lavorano nell’azienda: non solo i<br />

familiari ma anche i manager. Possiamo parlare di “sovraestensione”,<br />

cioè cercare sempre di superare l’esistente, introdurre regole nuove,<br />

fare cose nuove.<br />

Premio Best Innovator 2004 - 183


Questo ci ha portato a modificare in maniera sostanziale la tecnologia.<br />

Per esempio il nostro caffè, molti di voi già lo sanno, è confezionato<br />

con una tecnologia che è esattamente all’opposto di quello che si<br />

fa comunemente sul mercato: la pressurizzazione, che garantisce una<br />

migliore conservazione degli aromi, invece del sottovuoto. Il nostro<br />

modo di comperare il caffè bypassa completamente la catena di grossisti<br />

e broker, per andare direttamente dal coltivatore, sì da avere la<br />

possibilità di formarlo all’ottenimento della qualità che noi andiamo<br />

cercando. E questi sono solo due macroesempi di rilevanti cambiamenti<br />

che sono stati introdotti nell’azienda.<br />

Come, infine, tutto ciò è potuto venire valorizzato? Attraverso una<br />

grande chiarezza della strategia. Tanto chiara di aver scelto, alla fine,<br />

di vendere un unico prodotto in tutto il mondo, in qualsiasi luogo di<br />

consumo.<br />

Chiarezza della strategia anche nella comunicazione che valorizzi<br />

questa esperienza di consumo di un caffè di grande qualità. E, come<br />

ho già detto, la globalità. Tutto qua. Grazie.<br />

Roberto Crapelli<br />

Il dottor Romano dovrebbe spiegarci come Enel ha potuto eccellere nelle<br />

architetture per innovazione in un ambiente complesso, con un cambio<br />

di management importante, mentre resta l’imperativo di distribuire<br />

alti dividendi agli azionisti.<br />

Massimo Romano<br />

Intanto partirei con un’osservazione preliminare. Probabilmente se<br />

Enel è qui oggi fra i premiati, è perché da alcuni anni opera in un contesto<br />

di mercato. Il monopolio difficilmente genera innovazione.<br />

Da questo punto di vista credo che il settore dell’energia offrirà importanti<br />

elementi di innovazione nel futuro, dettato dall’apertura dei<br />

mercati e dalla definizione di nuove regole.<br />

Per un’impresa come Enel l’innovazione corre lungo due direttrici:<br />

l’adeguamento delle tecnologie e l’adeguamento dell’organizzazione.<br />

184 - Premio Best Innovator 2004


L’innovazione delle tecnologie per noi è molto importante per avvicinarci<br />

al cliente.<br />

Alla prima categoria appartiene il Progetto Telegestore, più noto come<br />

contatore elettronico: grande progetto italiano concepito e progettato<br />

all’interno dell’azienda. Un grande investimento in termini di risorse -<br />

oltre 2 miliardi di euro - nonché organizzativo - oltre 30 milioni di<br />

contatori sostituiti, coinvolgendo più di 15 mila persone -. Questo progetto<br />

è destinato a cambiare il modo di produrre, distribuire e consumare<br />

energia elettrica. Renderà, inf<strong>atti</strong>, il rapporto con il cliente più<br />

efficiente, più trasparente, più flessibile e più consapevole.<br />

La seconda direttrice è l’innovazione nell’organizzazione, con particolare<br />

attenzione allo sviluppo delle risorse umane. La sfida imprenditoriale<br />

del passato è stata vinta sulla capacità di fare.<br />

La sfida del presente si fonda sul sapere. Per vincerla bisogna attrarre<br />

talenti. Per essi bisogna costruire un’organizzazione adeguata.<br />

Roberto Crapelli<br />

Grazie a tutti voi. Complimenti ancora.<br />

Premio Best Innovator 2004 - 185


LUCA CORDERO DI MONTEZEMOLO<br />

Conclusioni


Luca Cordero di Montezemolo<br />

Presidente <strong>Confindustria</strong><br />

Vorrei iniziare ringraziando tutti voi. Il primo ringraziamento va ai<br />

partecipanti perché, devo dire, quando con gli amici del Comitato di<br />

presidenza di <strong>Confindustria</strong> e in particolare con Pasquale Pistorio, decidemmo<br />

questa separazione opportuna e necessaria tra ricerca e innovazione,<br />

qualcuno avrebbe potuto pensare che sul tema dell’innovazione<br />

non ci sarebbe stata attenzione, partecipazione, direi qualcosa<br />

di più, entusiasmo. Il primo ringraziamento va quindi a voi per la<br />

partecipazione e l’attenzione mostrata che ripaga le scelte e il lavoro<br />

fatto per questa <strong>giornata</strong>. Grazie.<br />

Il secondo ringraziamento va a Marco Rosi, al Sindaco di Parma, al<br />

Presidente della Provincia, all’Associazione Industriale, ai colleghi imprenditori<br />

di Parma. Essere venuti a Parma per un convegno di<br />

<strong>Confindustria</strong> poteva non essere una cosa così originale, considerando<br />

i molti precedenti, ma ci ha fatto piacere, ci ha fatto molto piacere<br />

venire a Parma per dare un segnale di attenzione, di stima e rispetto<br />

per una città che ha un tessuto imprenditoriale fatto di piccole, di<br />

medie e anche di grandi aziende a cui ci sentiamo vicini e a cui volevamo<br />

dare - ripeto - un segnale di stima e di vicinanza. Quindi grazie<br />

a Marco Rosi. Grazie al Sindaco, grazie a tutti voi, grazie a Parma.<br />

Il terzo ringraziamento, l’ho lasciato per ultimo, lo devo fare a<br />

Pasquale Pistorio perché credo che un uomo come Pistorio, un uomo<br />

del sud, un vero italiano, ma anche un uomo internazionale, che lavora<br />

e vive tra Italia, Svizzera, Francia e Stati Uniti, che ha compe-<br />

Luca Cordero di Montezemolo - Conclusioni - 189


tenza e passione, è veramente il sinonimo dell’imprenditore italiano:<br />

piccolo, piccolissimo e grande.<br />

Sono molto fiero e molto onorato di avere Pistorio, Rocca,<br />

Bombassei, Pininfarina, Salmoiraghi e tanti altri vicini in questo lavoro<br />

di <strong>Confindustria</strong>. Dobbiamo fare alcune riflessioni insieme, e<br />

sottolineo insieme, alla fine di questa <strong>giornata</strong>.<br />

La competenza e la passione di Pasquale Pistorio sintetizzano come<br />

insieme vogliamo affrontare il tema dell’innovazione. La Prima<br />

Giornata dell’Innovazione.<br />

Parlare di innovazione - Ministro Stanca, la ringrazio della partecipazione<br />

- è parlare del Dna di un imprenditore e del Dna di un paese.<br />

Quando a maggio, nel presentare il nostro programma confindustriale<br />

nella mia relazione a Roma, dissi “innovazione, innovazione, innovazione”,<br />

era già stato, da parte del mondo degli imprenditori, un segnale<br />

forte per l’innovazione come grande priorità del nostro futuro.<br />

Ma le parole sono facili da esprimere, devono essere poi però riempite<br />

di contenuti, di programmi, di idee, di azioni, altrimenti rischieremmo<br />

di prendere ad esempio quelle persone che a livello di parole<br />

sono dei “campioni del mondo”, ma che non sanno trasferire poi le<br />

buone intenzioni in f<strong>atti</strong> concreti, che è molto più difficile. Il nostro<br />

mestiere è quello di passare sempre dalle parole ai f<strong>atti</strong>.<br />

Credo inoltre che una <strong>Confindustria</strong> moderna non debba limitare il<br />

proprio lavoro ad <strong>atti</strong>vità di lobby, di rapporto con le istituzioni, con<br />

le commissioni governative, con i parlamenti e i governi, ma debba<br />

avere anche un ruolo importante nella formazione e nella crescita della<br />

cultura dei nostri imprenditori.<br />

Ognuno di noi è consapevole di quanto impara ogni giorno, io sono<br />

convinto che sia fondamentale per gli imprenditori condividere dei<br />

momenti di formazione, di riflessione, dei momenti per scambiarsi<br />

opinioni o per imparare qualcosa. Lo è soprattutto per le piccole imprese,<br />

quelle che mai come in questo momento non debbono sentirsi<br />

sole, ma fortemente rappresentate da <strong>Confindustria</strong>. Mi accorgo ogni<br />

giorno di quante cose devo imparare e quante cose oggi so meno di<br />

190 - Conclusioni - Luca Cordero di Montezemolo


quelle che saprò domani. Quindi una <strong>Confindustria</strong>, questo è importante<br />

sottolinearlo, che deve rappresentare un momento di crescita<br />

culturale e professionale.<br />

L’ho detto anche ai Giovani imprenditori. Facciamo magari qualche<br />

convegno politico in meno, ma utile per imparare quello che sarà il<br />

nostro mestiere di imprenditori domani. Questo è importante perché<br />

frequentare <strong>Confindustria</strong> vuol dire farlo anche per aggiornarsi e crescere<br />

professionalmente.<br />

Questa <strong>giornata</strong> è dedicata fondamentalmente, soprattutto, come dicevo<br />

prima, ai piccoli imprenditori. Sono loro i principali protagonisti<br />

dell’innovazione. Sono loro a cui ci rivolgiamo perché nel nostro<br />

mestiere chi non innova arretra.<br />

Io credo che la <strong>giornata</strong> di oggi abbia mostrato momenti di grande interesse<br />

come la bellissima, appassionata, competente relazione di<br />

apertura di Pasquale Pistorio e il richiamo di Rosi al rapporto con il<br />

territorio. È giusto che questi convegni, questi seminari, questi momenti<br />

di formazione, debbano avere una forte ricaduta non solo sul<br />

territorio inteso come associazioni territoriali di <strong>Confindustria</strong>, ma<br />

debbano arrivare direttamente alle nostre imprese.<br />

Ecco che come già per la Giornata della Ricerca, in cui affrontammo<br />

il tema della Ricerca, dall’università in poi, e proponemmo sei, non<br />

venti, ma sei precise proposte al governo per il futuro della ricerca<br />

perché un paese che non investe in ricerca è un paese che non guarda<br />

al suo futuro, anche oggi le proposte di <strong>Confindustria</strong> sono chiare, ma<br />

sono soprattutto rivolte all’interno. È un convegno per parlare tra di<br />

noi, per trasferire esperienze e per aumentare la nostra cultura.<br />

In questi ultimi giorni siamo stati costretti, logicamente, a preoccuparci<br />

della Finanziaria. Devo dire che i segnali che abbiamo, questa<br />

m<strong>atti</strong>na ho parlato di “un balletto umiliante” commentando quello<br />

che stiamo vedendo sull’Irap, non vorrei parlarne in questo momento,<br />

ci lasciano anche una certa tristezza, prima come cittadini e poi come<br />

imprenditori.<br />

La <strong>giornata</strong> di oggi, parlare di innovazione significa guardare avanti,<br />

Luca Cordero di Montezemolo - Conclusioni - 191


significa essere fuori da tutta una serie di problemi contingenti perché,<br />

ahimè, da molti anni a questa parte il nostro paese sembra limitarsi<br />

a scelte non del giorno dopo, ma addirittura della stessa sera rispetto<br />

alle decisioni della m<strong>atti</strong>na.<br />

Dobbiamo provare a uscire dal contingente. Mi domando e vi domando<br />

se è un bene che la politica economica industriale italiana sia<br />

costretta solo in uno spazio di pochi, angusti, affannati mesi, verso la<br />

fine dell’anno e se debba essere questo il modo di fare politica economica,<br />

anche se è una parola un pò grossa parlare di politica economica,<br />

e se queste scelte contingenti debbano solo riguardare le tabelle<br />

della legge finanziaria, i suoi articoli e comma, i suoi allegati, i suoi<br />

collegati. E oggi “collegati” lo dico in italiano.<br />

Sono convinto che la politica economica di un paese non si possa fare<br />

solo in termini di legge di spesa o di modifiche fiscali e non possa<br />

essere relegata nel pur ampio dib<strong>atti</strong>to di una legge finanziaria.<br />

Quello in cui si costruisce un paese competitivo, un paese moderno,<br />

un paese che guardi veramente avanti con delle scelte di fondo deve<br />

essere invece una preoccupazione ed una cura che dura tutto l’anno,<br />

non solo l’ultimo trimestre, dura tutto il tempo di un governo per affrontare<br />

quelle scelte che ci permettano di guardare al futuro con fiducia<br />

e con certezza. Ecco, fiducia e certezza, quello che chiedono gli<br />

imprenditori italiani per poter investire, per poter guardare al futuro<br />

con ottimismo. Per poter innovare ancor più di quanto non hanno fatto<br />

finora.<br />

Mi sembra che in queste ore le scelte, il balletto, il dib<strong>atti</strong>to che ci viene<br />

prospettato da un mondo che sembra lontanissimo da noi che tutti<br />

i giorni lavoriamo, ci confrontiamo con i clienti, i concorrenti, il<br />

prodotto, l’innovazione, il mercato, il budget, ci trasmettano dei messaggi<br />

che sono in totale contraddizione con quello che ci serve di più:<br />

fiducia e certezza. Lo diciamo, ripeto, prima come cittadini e poi come<br />

imprenditori.<br />

Io credo che <strong>Confindustria</strong>, in modo sereno, in modo preoccupato ma<br />

costruttivo, debba sostenere fortemente che serve un vero progetto e<br />

una vera visione del paese. Non abbiamo bisogno di un progetto che<br />

192 - Conclusioni - Luca Cordero di Montezemolo


sia il prodotto di sterili programmazioni o di compromessi corporativi,<br />

ma che sappia rappresentare la sintesi delle aspirazioni, che sappia<br />

coinvolgere le tensioni di milioni di persone che rappresentano il nostro<br />

popolo.<br />

Innovazione. Quanto serve l’innovazione. Serve innovazione a 360<br />

gradi nel paese, serve innovazione, come diceva Pasquale Pistorio, nel<br />

nostro modo di lavorare tutti i giorni, nella gestione delle nostre<br />

aziende, dei nostri uomini. Occorre modificare l’organizzazione delle<br />

nostre aziende, che abbiano dieci dipendenti o ne abbiano diecimila,<br />

e innovare, far crescere, motivare, organizzare i nostri uomini, sapere<br />

delegare. Saper fare innovazione del prodotto, innovazione del<br />

marketing intorno al prodotto. Mi è piaciuto molto l’esempio del pomodoro<br />

cinese che ha fatto Alberto Tripi. Quanto è importante nel nostro<br />

mestiere tutto quello che sta intorno al prodotto, perché se non<br />

avessimo dei prodotti eccezionali non faremmo bene il nostro mestiere.<br />

Il problema è che avere un prodotto eccezionale oggi non basta.<br />

Abbiamo bisogno di innovare a 360 gradi.<br />

Il cliente, il mercato, la rete di vendita, le joint venture, come far crescere<br />

le nostre aziende, come aggiornarci continuamente, ecco la nostra<br />

grande scommessa, ecco perché è giusto dire che una <strong>giornata</strong> come<br />

oggi è dedicata a noi. Come quelle giornate che servono ai medici<br />

più bravi per aggiornarsi sulle tecniche di operazione o sulle cose più<br />

innovative nella medicina, noi dobbiamo fare altrettanto nel nostro<br />

mestiere.<br />

Ma serve innovazione anche nel paese. Serve innovazione nella politica<br />

economica e non sto parlando di una politica economica di fantasia<br />

per eludere i limiti di indebitamento, ma di politica economica in<br />

termini di ricerca di soluzioni avanzate che sappiano far crescere il<br />

paese in un contesto internazionale in continuo mutamento. Più innovazione<br />

significa essere più competitivi ed essere più competitivi significa<br />

accettare e vincere le sfide. E noi le vogliamo vincere le sfide,<br />

non andiamo sui mercati, in pista o in qualsiasi altro contesto con i<br />

nostri prodotti, per perderle. Dobbiamo vincere, ma per questo non<br />

possiamo essere da soli perché il sistema paese, soprattutto quando<br />

Luca Cordero di Montezemolo - Conclusioni - 193


parliamo di internazionalizzazione e di assistenza alle piccole aziende<br />

prive di dimensioni, budget, organizzazioni internazionali. Per<br />

queste ultime, il sistema paese è fondamentale e deve innovare in questo<br />

senso.<br />

Anche Schumacher se guidasse la Ferrari con una mano sola, non potrebbe<br />

vincere, pur avendo una macchina che, tutto sommato, non mi<br />

sembra sia malissimo.<br />

Riflessioni in questo senso dobbiamo farle per dire quanto è importante<br />

in casa nostra spingere sull’innovazione.<br />

Una cosa è certa, giornate come oggi, nelle quali l’innovazione viene<br />

posta al centro del nostro pensiero significa, finalmente, non parlare<br />

di politica, non essere accusati di essere di destra di sinistra, di centro,<br />

sopra, sotto, a destra. Il futuro di questo paese non è né di destra<br />

né di sinistra, è il futuro dei nostri figli, dei nostri giovani, delle nostre<br />

aziende.<br />

Come imprenditori noi guardiamo sempre avanti. Dobbiamo sapere<br />

dove siamo. Bombassei diceva che ogni dieci anni noi facciamo una<br />

programmazione di avanzamento, di innovazione, perché abbiamo<br />

bisogno di qualcosa di più e lo fa ognuno di voi nelle vostre aziende.<br />

E se non lo fate abbastanza, mi auguro che dopo queste giornate sarete<br />

ancora più motivati, come lo è Pasquale Pistorio e come lo è il vostro<br />

presidente, a uscire da questa stanza con ancora più motivazione.<br />

Vi voglio dire però una cosa: è importante contribuire prima di tutto<br />

come cittadini per spingere questo paese a guardare avanti, a non fare<br />

dib<strong>atti</strong>ti sul passato, a non fare delle scelte trite e ritrite.<br />

Guardiamo avanti. Non parliamo di dove eravamo nel ’93 quando c’era<br />

la concertazione, seppur utile e importante in quel momento.<br />

Guardiamo dove saremo nel 2023. Questa è la sfida di un paese, questa<br />

è la sfida che noi imprenditori siamo pronti a giocarci rimboccandoci<br />

le maniche, lavorando, innovando, rischiando.<br />

Cosa possiamo fare? Possiamo dire una cosa che sembra di disarmante<br />

semplicità: migliorare l’Italia significa migliorare gli italiani, le<br />

194 - Conclusioni - Luca Cordero di Montezemolo


loro imprese, le loro istituzioni, perché tutto questo vuol dire un futuro<br />

migliore. Facendo ognuno la sua parte.<br />

Ed ecco quindi che pensare al futuro, lo abbiamo detto a Roma quando<br />

parlavamo di ricerca, vuol dire investire in ricerca. Lo diciamo oggi<br />

parlando di innovazione. E, ripeto, credo che l’innovazione sia<br />

qualcosa che non si ferma mai.<br />

Ogni tanto qualche amico imprenditore mi dice: “Sai, Luca, sono contento,<br />

adesso sto più tranquillo perché ho appena finito la riorganizzazione<br />

della mia azienda”.<br />

Gli dico: “Guarda che tu l’hai finita stasera alle cinque, ma dom<strong>atti</strong>na<br />

alle otto quando sei in azienda devi ricominciare”.<br />

Perché l’innovazione è qualcosa che non si ferma mai.<br />

Ha ragione Pistorio quando indicando i quattro temi fondamentali tra<br />

cui l’information technology, il risparmio energetico, il rapporto con<br />

l’ambiente e la qualità totale, la intende non solo come qualità del<br />

prodotto ma come qualità dei nostri uomini. È la motivazione dei nostri<br />

uomini.<br />

Dico spesso che il nostro è un capitalismo familiare forte, vero, importante.<br />

Ma se qualcuno ha dei figli che decidono di fare altri mestieri,<br />

rispettabilissimi, meglio un figlio in meno in azienda e un manager<br />

in più, se questo serve al futuro delle nostre aziende. Con tutto<br />

il rispetto dei nostri figli.<br />

Noi dobbiamo innovare la nostra cultura imprenditoriale.<br />

Parlare oggi di innovazione non significa fare politica. Non significa<br />

chiedere sussidi, perché l’innovazione non ha bisogno né di sussidi né<br />

di agevolazioni. Viene dalla forma mentis di un paese, viene dalla forma<br />

mentis dei professori di scuola, dalle maestre dell’asilo, da chi insegna<br />

nelle scuole di mestiere. Viene dalla forma mentis degli imprenditori.<br />

A volte noi imprenditori chiediamo l’innovazione ad altri, oggi dobbiamo<br />

fare uno sforzo per fare emergere la stessa innovazione nelle<br />

nostre imprese e premiare tra i nostri collaboratori chi ha delle idee<br />

Luca Cordero di Montezemolo - Conclusioni - 195


nuove, chi viene con delle proposte, chi ha un approccio innovativo.<br />

È un modo questo anche per guardare avanti.<br />

Certo, e lo ha sottolineato sempre molto bene Pasquale, qualunque sistema<br />

paese innovativo per le imprese e per i cittadini, ha bisogno di<br />

un quadro giuridico e legislativo che favorisca l’innovazione. E qui noi<br />

abbiamo un forte limite. Lo dobbiamo dichiarare ad alta voce questo<br />

forte limite.<br />

Un approccio che spesso è stato corporativo, ha teso a parcellizzare e<br />

a regolamentare minuziosamente, a volte troppo minuziosamente, le<br />

molte <strong>atti</strong>vità del paese, col risultato che ogni innovazione trova ostacoli,<br />

resistenze in troppe soffocanti e assurde norme che creano vincoli<br />

e impongono procedure inaccettabili per le piccole imprese.<br />

Ne derivano dei grandi freni all’innovazione e io credo che barriere<br />

burocratiche come quelle che abbiamo nel nostro paese finiscono<br />

spesso per premiare i più furbi e i meno onesti piuttosto che i più bravi<br />

e i più innovativi. Tutto ciò è triste, ma molto spesso è così.<br />

Accade anche che i più innovativi siano costretti ad andare all’estero<br />

per sfuggire agli eccessi di regolamentazione e ai bizantinismi del nostro<br />

paese.<br />

Stam<strong>atti</strong>na Pasquale Pistorio ha parlato della delocalizzazione delle<br />

aziende. Io dico liberalizziamo, non costa. Iniettiamo anche competizione<br />

nel nostro mercato e nel nostro paese, nel mercato del lavoro, in<br />

quello delle professioni o delle innumerevoli <strong>atti</strong>vità e procedure per<br />

diventare imprenditori, per avviare un’azienda, per iniziare a fare il<br />

nostro mestiere. Magari avendo denaro e idee, tariffe, balzelli. È per<br />

questo che anche noi, nella nostra associazione, in <strong>Confindustria</strong>,<br />

dobbiamo saper innovare con coraggio.<br />

Abbiamo una frammentazione eccessiva del tessuto associativo, troppe<br />

rappresentanze e forse, perché no, diciamocelo ogni tanto serenamente,<br />

un eccesso di burocrazia anche in casa nostra.<br />

Però il tema di fondo che è stato toccato molto bene prima di me, riguarda<br />

la pubblica amministrazione. Qui dobbiamo dire che servizi,<br />

non procedure, devono essere il vero prodotto di una pubblica ammi-<br />

196 - Conclusioni - Luca Cordero di Montezemolo


nistrazione moderna. Servizi, non procedure. Servizi, non problemi.<br />

Servizi, non defatiganti file o defatiganti pezzi di carta per arrivare ad<br />

aprire una finestra nel proprio stabilimento.<br />

Di questo dobbiamo ricordarci quando si va a negoziare un contratto<br />

del pubblico impiego. Cominciamo a ragionare, lo so che sembra di<br />

dire delle cose assurde, lo so che sembra di sognare, ma nel nostro<br />

mestiere quante volte dai sogni siamo passati alla realizzazione nelle<br />

nostre aziende, a pagare i dipendenti pubblici sulla base della soddisfazione<br />

dei clienti che sono, in questo caso, i cittadini. Cerchiamo di<br />

ragionare. Cerchiamo insieme al termine innovazione, di sentir parlare<br />

un pò di più nel nostro paese di meritocrazia.<br />

Sentiamocelo dire dal sindacato, meritocrazia in fabbrica. Diciamolo<br />

ai nostri dipendenti. Debbono andare avanti i migliori. Meritocrazia<br />

nella pubblica amministrazione, meritocrazia nel paese.<br />

E insieme alla pubblica amministrazione non si può non parlare della<br />

giustizia, a proposito di innovazione. E qui non parlo di quella che è stata<br />

riformata, che fa fare scioperi, che mette la magistratura contro il<br />

parlamento e viceversa, argomento in cui non voglio entrare. Parlo della<br />

giustizia più minuta. Quella che interessa tanti imprenditori e tanti<br />

cittadini che nelle loro azioni sono ostacolati da tempi lunghissimi e da<br />

procedure complicate. Così tante che capita a volte che chi ha torto va<br />

in giudizio e, intanto che il tempo passa, rischia di essere costretto a trovare<br />

un compromesso per ridurre i tempi, pagando così due volte.<br />

I tempi della giustizia sono inaccettabili in un paese moderno. È un<br />

tema che viene da lontano, quindi non riguarda questo o quel governo.<br />

È un tema di fondo. È uno di quei temi che, come vi dicevo all’inizio,<br />

condizionano il nostro futuro.<br />

Pubblica amministrazione, burocrazia, tempi della giustizia, sono anche<br />

i grandi temi per cui gli stranieri non investono più in Italia. E sono<br />

cose gravi.<br />

Voglio dire un’ultima cosa che ho solo accennato. Io credo che la concorrenza,<br />

di cui abbiamo tanto bisogno nel nostro paese, farà emergere<br />

i migliori, premierà che innova, garantirà istituzioni migliori.<br />

Luca Cordero di Montezemolo - Conclusioni - 197


Concorrenza tra imprese. La conosciamo. Concorrenza tra paesi.<br />

Concorrenza tra cittadini. Concorrenza tra impiegati pubblici e tra le<br />

istituzioni. Concorrenza leale, moderna, aperta, competitiva, per fare<br />

emergere i migliori.<br />

Questa sarebbe l’innovazione più forte, più vera per la nostra Italia.<br />

Una maggior concorrenza e quindi una maggior competitività.<br />

Quando parliamo di innovazione parliamo di un tema fondamentale<br />

nel nostro paese, fondamentale anche in Europa. Ha ragione il ministro<br />

Gasparri quando dice attenzione, e lo diciamo anche noi, tra i<br />

p<strong>atti</strong> di stabilità e l’innovazione, gli investimenti per la ricerca, il non<br />

fermare un continente che è già più vecchio degli altri, che è già più<br />

burocratico degli altri e che già investe meno in innovazione e in ricerca<br />

rispetto agli altri grandi continenti del mondo.<br />

Nelle prossime settimane avremo degli incontri serrati con le altre<br />

Confindustrie europee per cercare di ragionare insieme e di pesare di<br />

più al tavolo della competitività. Non possiamo parlare solo di parametri,<br />

ci mancherebbe altro, ma dobbiamo parlare di sviluppo, di<br />

competitività e di futuro.<br />

Vorrei chiudere perché è tardi e non vi voglio annoiare dicendo che abbiamo<br />

posto al centro dell’attenzione innovare a 360°. Lo abbiamo detto,<br />

lo perseguiamo a livello nazionale, a livello europeo, a livello territoriale.<br />

Mi auguro, e vi ringrazio ancora della partecipazione, che condividiate<br />

questo sforzo che facciamo insieme per essere imprenditori sempre<br />

più moderni, sempre più attenti ai giovani e alla competitività, che<br />

non chiedono niente, ma vogliono solo essere messi nelle migliori<br />

condizioni per fare il loro mestiere.<br />

Possiamo chiudere questa <strong>giornata</strong> e voglio ringraziare, in chiusura,<br />

tutti coloro che con Pistorio, tutti coloro di <strong>Confindustria</strong> che hanno<br />

lavorato bene per questa novità, per questa scommessa in cui crediamo<br />

moltissimo e che sarà solo la prima di tante giornate che porterà<br />

a riflettere i nostri associati sull’innovazione e su altri temi, mi auguro,<br />

per avere delle opportunità di crescita culturale, imprenditoriale,<br />

manageriale e delle idee.<br />

198 - Conclusioni - Luca Cordero di Montezemolo


Terminiamo con un sogno. Sogniamo di ritrovarci tra pochissimi anni<br />

a Parma, giovani uguali, con la stessa passione di Pistorio, con la<br />

stessa vostra passione, a dire che questo paese nei prossimi anni farà<br />

e ha fatto un grande salto. Più cultura dell’innovazione, più concorrenza,<br />

più meritocrazia, più competitività, più attenzione a quelli che<br />

sono i veri fondamentali problemi dei cittadini, degli imprenditori e<br />

del futuro del paese.<br />

Grazie a tutti e buon lavoro. Grazie ancora.<br />

Luca Cordero di Montezemolo - Conclusioni - 199


Finito di stampare nel mese di febbraio 2006<br />

dalla Failli Grafica srl - Guidonia-Montecelio (Roma)

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