atti I giornata dell'innovazione.pdf - Confindustria
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PRIMA<br />
GIORNATA DELL’<br />
INNOVAZIONE<br />
PARMA, 16 NOVEMBRE 2004<br />
AUDITORIUM NICCOLÒ PAGANINI<br />
L’INNOVAZIONE HA 360°:<br />
PERCHÉ FERMARSI A 180°?<br />
ATTI
Parma,<br />
16 novembre 2004<br />
Editore SIPI<br />
Servizio<br />
Italiano<br />
Pubblicazioni<br />
Internazionali S.p.a.<br />
Viale Pasteur, 6<br />
00144 Roma<br />
Prima Giornata<br />
dell’innovazione<br />
L’innovazione<br />
ha 360°:<br />
perché<br />
fermarsi a 180°?
Premessa<br />
indice<br />
Luca Cordero di Montezemolo, Presidente <strong>Confindustria</strong> ...................... 7<br />
Saluti<br />
Marco Rosi, Presidente Unione Parmense degli Industriali...................... 13<br />
Elvio Ubaldi, Sindaco del Comune di Parma............................................ 17<br />
Vincenzo Bernazzoli, Presidente della Provincia di Parma ...................... 19<br />
Intervento<br />
Pasquale Pistorio, Vice Presidente <strong>Confindustria</strong> per l’innovazione<br />
e la ricerca .................................................................................................. 21<br />
MERCATI, TECNOLOGIE E STRATEGIE:<br />
SCENARI DI COMPETITIVITÀ E INNOVAZIONE<br />
Paolo Garonna, Direttore Centro Studi <strong>Confindustria</strong> ............................ 37<br />
10 domande sull’innovazione:<br />
indagine in tempo reale curata da Ipsos<br />
Andrea Alemanno, Direttore ricerca Ipsos ............................................... 57<br />
Crescere con l’innovazione.<br />
Alcuni esempi di successo<br />
Filmato ....................................................................................................... 63<br />
MIGLIORARE TUTTO, MIGLIORARE SEMPRE:<br />
LA SFIDA DELLA QUALITÀ<br />
Tito Conti, Vice Presidente dell’International Academy for Quality ......... 75<br />
Crescere con l’innovazione.<br />
Mercati globali e informatizzazione<br />
Filmato ....................................................................................................... 93<br />
5
Intervento<br />
Lucio Stanca, Ministro per l’innovazione e le tecnologie.......................... 103<br />
L’ORGANIZZAZIONE DELL’INNOVAZIONE<br />
Alberto Oliverio, Professore di Psicobiologia Università “La Sapienza”<br />
Roma........................................................................................................... 119<br />
Presentazione dei risultati dell’indagine Ipsos<br />
Andrea Alemanno, Direttore ricerca Ipsos ................................................ 135<br />
Intervento<br />
Maurizio Gasparri, Ministro per le comunicazioni ................................. 147<br />
Tavola rotonda<br />
L’INNOVAZIONE HA 360°: TECNOLOGIA,<br />
ORGANIZZAZIONE E INTERNAZIONALIZZAZIONE ......... 155<br />
Gianfelice Rocca, Vice Presidente <strong>Confindustria</strong> per l’education<br />
Sandro Salmoiraghi, Presidente Piccola Industria <strong>Confindustria</strong><br />
Silvio Scaglia, Presidente e Amministratore delegato e.Biscom<br />
Alberto Tripi, Presidente Federcomin<br />
Moderatore<br />
Enrico Mentana, giornalista<br />
“Premio Best Innovator 2004”<br />
Partecipano le imprese selezionate come “Best Innovator 2004” ...... 175<br />
Conclusioni<br />
Luca Cordero di Montezemolo, Presidente <strong>Confindustria</strong> ...................... 191<br />
6
Premessa<br />
Vincere le sfide della globalizzazione e della competitività è l'obiettivo<br />
che oggi si trova a dover fronteggiare l'impresa. Con uno strumento:<br />
l'innovazione. Un'impresa competitiva è un'impresa che innova.<br />
Innovare è prima di tutto un atteggiamento culturale, una ricerca continua<br />
del miglioramento della qualità e dell'efficienza, la tensione verso<br />
una crescita sostenibile ed equilibrata. Serve un'innovazione che<br />
non si fermi soltanto al prodotto o al processo e che permei, invece,<br />
l'organizzazione e la cultura dell'azienda stessa. L'uso efficiente delle<br />
tecnologie, la cultura e la pratica della qualità totale, la compatibilità<br />
ambientale come asset dell'azienda, la gestione dell'internazionalizzazione<br />
sono i pilastri su cui deve fondarsi questo nuovo paradigma di<br />
innovazione. L'innovazione riguarda sì la tecnologia dei prodotti e dei<br />
processi, ma riguarda anche l'organizzazione, la gestione delle risorse<br />
umane, l'internazionalizzazione. Abbiamo chiamato tutto ciò innovazione<br />
a 360 gradi.<br />
Questa Giornata ha rappresentato il primo importante momento di<br />
dib<strong>atti</strong>to e di confronto dedicato da <strong>Confindustria</strong> interamente al tema<br />
<strong>dell'innovazione</strong>. Verrà ripetuta ogni anno con l'intenzione di<br />
creare un momento di confronto sulle strategie e sui modelli organizzativi<br />
di successo. Le imprese italiane devono rispondere alla sfida<br />
della competitività con la loro capacità di innovare. La ricerca e l'innovazione<br />
sono la molla del progresso. Sono anche grande fonte di rischio.<br />
Lo sappiamo bene noi imprenditori, quando tentiamo strade<br />
che altri non hanno ancora percorso; ma la capacità di rischiare è l'e-<br />
Luca Cordero di Montezemolo - Premessa - 7
lemento che caratterizza il vero imprenditore. Se non c'è rischio, non<br />
c'è neppure innovazione. È un compito nel quale le nostre piccole e<br />
medie imprese non possono essere lasciate sole. Occorre puntare sulle<br />
best practices, cioè sui modelli di eccellenza, sui campioni piccoli,<br />
medi e grandi che hanno registrato successi internazionali e la cui storia<br />
rappresenta un valido riferimento per individuare il corretto approccio<br />
all'innovazione.<br />
<strong>Confindustria</strong> si sta impegnando a favorire la diffusione di una cultura<br />
<strong>dell'innovazione</strong> all'interno delle imprese e nella società, necessaria<br />
oggi affinché l'innovazione divenga sempre di più la molla della competitività.<br />
Pasquale Pistorio ha lanciato un progetto ambizioso già in<br />
fase avanzata di realizzazione: coinvolgere almeno 10.000 piccoli imprenditori<br />
in un confronto sull'innovazione totale. L'obiettivo è di diffondere<br />
una cultura <strong>dell'innovazione</strong> attraverso tanti "club degli innovatori"<br />
sul territorio che possano rappresentare il motore ed il riferimento<br />
per tutte le imprese che hanno come obiettivo la crescita attraverso<br />
l'innovazione.<br />
La prima Giornata dell'Innovazione di <strong>Confindustria</strong> è stata un momento<br />
importante in cui abbiamo parlato di imprese e di un'Italia che<br />
vince nei mercati mondiali: l'Italia <strong>dell'innovazione</strong> a 360°.<br />
8 - Premessa - Luca Cordero di Montezemolo<br />
Luca Cordero di Montezemolo<br />
Presidente <strong>Confindustria</strong>
Prima Giornata dell’Innovazione<br />
L’innovazione ha 360°:<br />
perché fermarsi a 180°?<br />
Parma, 16 novembre 2004
MARCO ROSI<br />
ELVIO UBALDI<br />
VINCENZO BERNAZZOLI<br />
Saluti
Marco Rosi<br />
Presidente Unione Parmense degli Industriali<br />
Autorità, cari colleghi,<br />
è con grande piacere che porto il saluto dell’Unione Parmense degli<br />
Industriali e l’augurio di buon lavoro a tutti Voi.<br />
Parma ha già ospitato numerose e importanti manifestazioni di<br />
<strong>Confindustria</strong>, alcune delle quali si sono svolte in momenti di particolare<br />
rilevanza per la storia recente del nostro Paese e credo che anche<br />
la <strong>giornata</strong> di oggi assuma una valenza di assoluto rilievo, anzitutto<br />
per il tema - l’innovazione - che sarà al centro dei nostri lavori.<br />
Ma non solo per questo.<br />
Ci ritroviamo ad operare, inf<strong>atti</strong>, in uno scenario economico in grande<br />
evoluzione, rispetto anche al passato recente; in una fase di crescita<br />
mondiale e italiana, caratterizzata da forti differenze e da profonde<br />
trasformazioni, che vede noi imprenditori impegnati in una sempre<br />
più difficile competizione internazionale. Per affrontarla sarà necessario<br />
lavorare, non solo - e come sempre - con grande impegno, ma<br />
soprattutto con una grande capacità di adattamento ai continui cambiamenti.<br />
Per conseguire l’obiettivo di emergere in questo mondo che cambia,<br />
tutti siamo d’accordo che l’innovazione giochi un ruolo fondamentale.<br />
E, se da un lato, è vero che gli imprenditori possono chiedere molto<br />
ai loro partner sociali, lo è altrettanto che la società nella quale operiamo<br />
ha il diritto di chiedere a noi imprenditori un impegno conti-<br />
Marco Rosi - Saluti - 13
nuo e di grande intensità per l’innovazione, sia essa in termini di nuovi<br />
prodotti, di nuove applicazioni tecnologiche, soprattutto di crescita<br />
della produttività.<br />
Siamo ben consapevoli che da un lato l’introduzione dell’euro ci ha assicurato<br />
una grande stabilità finanziaria, dall’altro essa ci impedisce<br />
quei recuperi di competitività attraverso le svalutazioni, che periodicamente<br />
nella nostra storia hanno risollevato le sorti della nostra economia.<br />
In questo contesto, la strada dell’innovazione permanente non è<br />
un’opzione che possiamo o meno scegliere, è l’unica strada percorribile<br />
per il successo dell’impresa.<br />
Non è immaginabile un’impresa che porta innovazione in una società<br />
che rifiuta l’innovazione nella sua vita concreta. Voler innovare significa<br />
accettare il principio di meritocrazia nella divisione sociale dei<br />
ruoli; saper innovare vuol dire affrontare il mondo nella sua dinamicità<br />
e con una sana passione per il rischio. Come possiamo farlo se la<br />
società nelle sue componenti rilevanti, istituzionali e sociali, fa di tutto<br />
perché nulla cambi.<br />
Il contributo della ricerca e dell’innovazione, inf<strong>atti</strong>, sarà determinante<br />
per il rilancio non solo dell’industria italiana, ma anche della competitività<br />
complessiva dell’intero Sistema Paese.<br />
E per fare efficacemente innovazione occorrono non solo le risorse<br />
umane, ma anche notevoli risorse economiche.<br />
Dobbiamo essere tutti pienamente consapevoli che l’innovazione richiede<br />
un processo di lavoro lungo, persistente, nella prospettiva che<br />
certe direzioni di ricerca potranno risultare non fruttuose. Per questo<br />
appaiono oggi necessari interventi su molti campi, primo tra tutti la<br />
individuazione di meccanismi e strumenti che formino un sistema<br />
moderno di incentivi agli investimenti in ricerca e innovazione, con<br />
un mix tra agevolazioni fiscali automatiche e altre soggette a valutazioni<br />
di merito.<br />
Il nostro bisogno di ricerca è assoluto, poiché assoluta è la necessità<br />
14 - Saluti - Marco Rosi
dell’innovazione: una innovazione a tutto campo a 360° che, partendo<br />
da un nuovo approccio culturale giunga fino all’innovazione di prodotto,<br />
seguendo così un percorso virtuale che ci porti a colmare quel<br />
“gap” che ancora ci separa dagli altri Paesi industrializzati.<br />
L’innovazione è una nuova cultura che consente di sfruttare al meglio<br />
le potenzialità creative, la capacità di realizzazione ed efficienza di<br />
produzione; ma, accanto a noi imprenditori, deve esserci un Sistema<br />
Paese altrettanto efficace e modernizzato, quindi in un parola più<br />
competitivo.<br />
Credo che di ciò siamo tutti, oggi, consapevoli e lo dimostra anche<br />
questa <strong>giornata</strong> che si prefigge di trasmettere un segnale forte alle imprese,<br />
poiché non è più sufficiente l’<strong>atti</strong>vità di ricerca e innovazione<br />
che pure le aziende già svolgono regolarmente, ma occorre un impegno<br />
eccezionale che possa consentire un balzo in avanti per recuperare<br />
quel margine di innovazione aggiuntivo che costituisce la condizione<br />
indispensabile affinché l’Italia rimanga fra i maggiori Paesi industrializzati<br />
del mondo.<br />
In conclusione, dobbiamo impegnarci tutti perché è solo dallo sforzo<br />
congiunto di tutti, ricercatori, <strong>Confindustria</strong>, imprese e mondo politico<br />
che potremo <strong>atti</strong>vare quei meccanismi e quelle strutture dalle quali<br />
dipenderà lo sviluppo del Paese, passando attraverso l’innovazione.<br />
Auguro a tutti buon lavoro.<br />
Grazie<br />
Marco Rosi - Saluti - 15
Elvio Ubaldi<br />
Sindaco del Comune di Parma *<br />
Un cordialissimo saluto a tutti a nome della città di Parma. Un benvenuto,<br />
un benvenuto ai ministri, al Signor Presidente di<br />
<strong>Confindustria</strong>, a tutte le autorità. A coloro che hanno raggiunto la nostra<br />
città da ogni parte d’Italia.<br />
Io sono grato a <strong>Confindustria</strong>, all’Unione Industriali di Parma, per<br />
aver scelto questa città come sede di questo primo incontro. Lo considero<br />
un riconoscimento e, al tempo stesso, una sollecitazione ed un<br />
auspicio.<br />
Il riconoscimento ad una città che per la propria storia, la propria tradizione<br />
civile e la propria economia dell’innovazione è sempre stata,<br />
in qualche modo, protagonista. E che oggi si trova ad un punto cruciale<br />
della propria vicenda e del proprio impegno.<br />
L’assegnazione, tra l’altro, come sede dell’Autorità europea per la sicurezza<br />
alimentare, costituisce per noi una nuova sfida.<br />
Ma dicevo anche una sollecitazione, perché tutti ci troviamo impegnati<br />
su una frontiera da cui dipenderà grande parte del nostro futuro.<br />
L’innovazione è decisiva. E dopo essercelo detto tante volte, dobbiamo<br />
trovare anche il modo per farla diventare una realtà di tutti i giorni.<br />
Noi apparteniamo ad una cultura, una storia, quella del mondo occidentale,<br />
che per secoli ha dettato i propri canoni di crescita, di svi-<br />
* Trascrizione della registrazione dell’intervento non rivista dall’autore<br />
Elvio Ubaldi - Saluti - 17
luppo, di stili di vita, proprio perché più di altri ha dimostrato di essere<br />
idoneo, attento, capaci di affrontare il rinnovamento. E non possiamo<br />
interrompere questa nostra <strong>atti</strong>tudine proprio nel momento in<br />
cui sorgono sfide decisive a livello planetario.<br />
Però sappiamo anche che l’innovazione dipende da tanti fattori.<br />
Dipende sicuramente dalle risorse disponibili. Dipende sicuramente<br />
dall’organizzazione complessiva della società. E in questo senso noi<br />
come amministrazioni pubbliche abbiamo dei doveri e dei compiti<br />
precisi, anche urgenti, di adeguamento. Ma dipende anche e soprattutto<br />
- consentitemi di dirlo - da un atteggiamento culturale.<br />
Se non vi è una cultura adatta all’innovazione, se non vi è la disponibilità<br />
a mettere in discussione ruoli, rapporti di potere, se non vi è disponibilità<br />
a mettere in discussione interessi, corporazioni nuove e vecchie,<br />
difficilmente una società sa affrontare i temi dell’innovazione.<br />
Se una società - tra di voi consentitemi di ricordarlo - non ha il senso<br />
dell’impresa e non concepisce l’impresa come un fattore di socialità, di<br />
crescita, di sviluppo, di miglioramento per tutti, difficilmente quella società<br />
saprà produrre innovazione ed essere attenta all’innovazione.<br />
E se in questa <strong>giornata</strong> io posso permettermi, dalla piccola dimensione<br />
che rappresentiamo, di fare a voi imprenditori una sollecitazione,<br />
è quella di non rinunciare mai, per il peso e il ruolo che avete, a voler<br />
affermare l’importanza strategica, decisiva, delle vostre imprese, dell’essere<br />
impresa ed essere imprenditore. Ne abbiamo bisogno tutti. È<br />
una delle componenti, è uno degli elementi che può spingere ancora<br />
la nostra società, il nostro Paese, ad affrontare l’innovazione non come<br />
litania, non come pura declamazione, ma ad affrontarla come pratica<br />
quotidiana.<br />
Io vi ringrazio. Questo è il primo giorno, la prima <strong>giornata</strong> dell’innovazione.<br />
Mi auguro che ne seguano molte altre. E l’ospitalità di<br />
Parma, perché diventi una sorta di sede continua di questi vostri incontri,<br />
ve la mettiamo già da oggi a disposizione.<br />
Oltre che l’augurio di buon lavoro, anche un augurio a ben rivederci.<br />
Grazie ancora.<br />
18 - Saluti - Elvio Ubaldi
Vincenzo Bernazzoli<br />
Presidente della Provincia di Parma<br />
Nel portare il saluto dell’Amministrazione provinciale, vorrei ringraziare<br />
<strong>Confindustria</strong> per averci permesso di ospitare ancora una volta<br />
un importante evento di rilievo nazionale. Per noi è motivo di orgoglio<br />
e, insieme, uno stimolo importante. Aver scelto Parma, in questo<br />
momento, è inf<strong>atti</strong> una scelta che contribuisce a dar coraggio al nostro<br />
territorio. Un coraggio necessario per affrontare una fase delicata,<br />
all’interno di un contesto nazionale non certo esaltante.<br />
Stiamo vivendo una fase di transizione difficile, che pone all’attenzione<br />
di tutti noi, pubbliche amministrazioni e soggetti sociali ed economici,<br />
la necessità di innovare, di modificare i comportamenti, di creare<br />
nuove opportunità. Questa è la sfida che ci attende. Per affrontarla<br />
con successo serve un’adeguata strategia complessiva, che può prendere<br />
le mosse solo dalla convinzione che l’innovazione, sempre più necessaria,<br />
comporta un cambio di cultura.<br />
Parma nel passato ha rappresentato sicuramente un esempio per la<br />
composizione del tessuto produttivo, per la capacità di sviluppare settori,<br />
in particolare quello dell’agro-alimentare, con forti iniezioni d’innovazione<br />
di processo e di prodotto. Oggi ha bisogno di ritrovare una<br />
nuova spinta, un nuovo coraggio. E per far questo, io credo, dobbiamo<br />
vivere una grande unità tra imprese, enti, istituzioni. È necessario<br />
uscire ciascuno dal proprio guscio per metterci in gioco su una scommessa<br />
complessiva.<br />
Noi, come Amministrazione provinciale, cercheremo di dare in que-<br />
Vincenzo Bernazzoli - Saluti - 19
sta direzione tutto il nostro contributo. Abbiamo fatto grandi passi<br />
avanti verso l’innovazione sia, ad esempio, nell’organizzazione, sia<br />
nell’informatizzazione. Insieme alla Regione Emilia Romagna si sta<br />
lavorando per dotare di banda larga tutta la nostra provincia per creare<br />
quelle condizioni affinché gli sforzi che le imprese faranno per innovarsi,<br />
trovino il substrato ottimale. Per questo noi ci impegniamo,<br />
convinti che davvero ancora una volta Parma possa dare un contributo<br />
importante a tutto il Paese.<br />
Grazie di nuovo e buon lavoro.<br />
20 - Saluti - Vincenzo Bernazzoli
PASQUALE PISTORIO<br />
Intervento
Pasquale Pistorio<br />
Vice Presidente <strong>Confindustria</strong> per l’innovazione e la ricerca<br />
Signori Ministri, Autorità, colleghi e amici, buongiorno e un calorosissimo<br />
benvenuto a questa prima Giornata dell’Innovazione. Una<br />
<strong>giornata</strong> che è stata resa possibile dal contributo di oltre 40 aziende<br />
riunite nel Comitato Promotore e dal supporto entusiastico e generoso<br />
dell’Associazione Industriali di Parma con il supporto del Comune<br />
e della Provincia. A tutti quanti si sono impegnati per l’organizzazione<br />
della Giornata va il nostro grazie. E un grazie va anche a tutti i partecipanti,<br />
che hanno accolto l’invito a incontrarsi a Parma, città famosa<br />
per il calore della sua ospitalità. Grazie di cuore.<br />
Introduzione<br />
Riprendiamo allora il percorso iniziato lo scorso 16 settembre, a<br />
Roma, in occasione della terza Giornata della Ricerca. Da allora lo<br />
scenario competitivo ovviamente non è cambiato in modo significativo.<br />
A parte un ulteriore deprezzamento del dollaro rispetto all’euro e<br />
la recentissima classifica stilata dal World Economic Forum che vede<br />
l’Italia piazzarsi al 47° posto nel mondo per competitività del sistema<br />
Paese, e per di più dietro a nazioni non propriamente famose per le<br />
loro tradizioni di sviluppo. Un dato che, preso nel contesto di una serie<br />
lunghissima di indicatori, tutti al negativo, deve far riflettere.<br />
È chiaro che stiamo vivendo una fase di trasformazione profonda del<br />
contesto in cui le nostre imprese operano ogni giorno. Il grado di con-<br />
Pasquale Pistorio - Intervento - 23
correnza è aumentato tremendamente e nuovi temibili attori acquistano<br />
forza giorno dopo giorno. Ma sarebbe un grande errore pensare<br />
che il nostro sistema produttivo sia condannato ad un declino inevitabile.<br />
Abbiamo la forza per rimanere un paese avanzato e per realizzare<br />
una crescita sostenuta del reddito pro capite e dell’occupazione.<br />
Ma solo se certe condizioni si verificheranno.<br />
A Roma, il 16 settembre, ci eravamo domandati:<br />
La ricerca è una priorità per il nostro Paese?<br />
Stiamo aspettando la risposta a questo quesito dalla Legge<br />
Finanziaria e in particolare dagli interventi sulla competitività.<br />
Aspettiamo fiduciosi, ma non posso nascondere una certa preoccupazione.<br />
Anche oggi la <strong>giornata</strong> si apre con una domanda, che è riportata su<br />
tutte le nostre locandine:<br />
L’innovazione ha 360°. Perché fermarsi a 180°?<br />
Con la ricerca, l’innovazione di prodotto, l’innovazione di processo, le<br />
imprese compiono i primi 180°, la prima metà del tutto. Il farlo, però,<br />
è condizione necessaria ma non sufficiente. È per questo che, nello<br />
stesso modo in cui due angoli piani si sommano in un angolo giro, la<br />
Giornata dell’Innovazione completa oggi il nostro contributo di idee<br />
per migliorare la competitività attraverso un radicale cambiamento<br />
culturale nel modo di impostare i processi operativi delle nostre imprese.<br />
Le due domande, oltre ad unire idealmente le due giornate, contengono<br />
anche una forma di diversità, che forse non balza agli occhi, ma<br />
è pur sempre significativa. Il quesito sulla ricerca aveva come destinatario<br />
principale il Governo al quale <strong>Confindustria</strong>, a nome di tutte<br />
le imprese rappresentate - e forse a nome di tutto il Paese - chiedeva<br />
di prendere una posizione chiara su un problema cruciale per lo sviluppo<br />
e di trarne tutte le logiche conseguenze, soprattutto a fronte<br />
della concorrenza dei sistemi Paese con i quali ci confrontiamo.<br />
La domanda di oggi, che vuol essere un incitamento a non fermarsi in<br />
24 - Intervento - Pasquale Pistorio
un’opera necessaria di profondo rinnovamento, è invece rivolta soprattutto,<br />
anche se non esclusivamente, alle imprese. Tutte le imprese.<br />
Grandi certo, ma anche e soprattutto, medie, piccole e piccolissime.<br />
Cercheremo di individuare quali possono essere le strade migliori per<br />
vincere le sfide della globalizzazione e della competitività e proporremo<br />
progetti ed azioni che <strong>Confindustria</strong> sta realizzando ed intende avviare<br />
per sostenere lo sforzo delle imprese a diventare sempre più innovative.<br />
Un’innovazione che, nella nostra definizione, si esplica nei processi<br />
operativi dell’azienda, nella sua organizzazione e nel suo modo di posizionarsi<br />
rispetto ai mercati ed alla sfida del miglioramento continuo.<br />
E mentre la ricerca, intesa nella sua accezione più ampia, si applica<br />
all’innovazione di prodotto e dei processi produttivi - proprio a<br />
questi aspetti abbiamo dedicato la <strong>giornata</strong> di settembre - i 180° mancanti,<br />
ai quali programmaticamente abbiamo dedicato la <strong>giornata</strong><br />
odierna, si riferiscono ad un profondo cambiamento culturale a cui le<br />
sfide della competitività globale chiamano, pur con urgenze ed intensità<br />
diverse, tutte le imprese.<br />
Quattro filoni<br />
Nella nostra analisi questa innovazione poggia su quattro grandi filoni:<br />
1) Al primo posto, anche se non necessariamente l’ordine riflette il<br />
grado di importanza, pongo l’informatizzazione spinta, la pervasione<br />
indispensabile delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione<br />
all’interno di tutti i processi dell’impresa e della catena di<br />
transazioni a monte e valle della stessa. In estrema sintesi, credo che<br />
l’espressione e-Tutto renda bene l’idea di quello che intendo e della<br />
profondità del livello di innovazione che è necessario raggiungere.<br />
Le moderne tecnologie costituiscono un’opportunità irrinunciabile<br />
per realizzare una maggiore integrazione all’interno dell’azienda, tra<br />
Pasquale Pistorio - Intervento - 25
le varie fasi del processo produttivo, dalla logistica, alla distribuzione,<br />
dalla formazione alla produzione, dalla ricerca al marketing. Allo stesso<br />
tempo permettono di realizzare una maggiore e più efficiente integrazione<br />
con i partner dell’azienda, fornitori, clienti, banche e non ultima<br />
la Pubblica Amministrazione.<br />
L’obiettivo è quindi quello di realizzare un modello di azienda integrata<br />
ed estesa, con una visibilità ed un controllo a largo raggio, in<br />
una catena ininterrotta di fornitura che va dai produttori e distributori<br />
di materiali sino ai magazzini dei clienti finali, evitando duplicazioni,<br />
ritardi ed inefficienze. Un obiettivo che richiede ben altro<br />
che l’acquisizione di tecnologie più o meno sofisticate. Occorre piuttosto<br />
una rivoluzione nel modello organizzativo, in cui la ricerca<br />
dell’integrazione è strumentale allo sforzo di ridurre i tempi del processo<br />
operativo, di anticipare la domanda dei clienti, di elevare il valore<br />
dei nostri prodotti integrandoli con servizi ad elevato valore aggiunto.<br />
E mentre l’economia tende a smaterializzarsi e i vecchi confini dell’azienda<br />
si dissolvono, il problema non è più se adottare queste tecnologie<br />
o meno, ma di trovare le più efficaci, efficienti e sicure forme<br />
di automazione dei processi e di interazione fra i loro molteplici<br />
attori.<br />
L’utilizzo di queste tecnologie tra le nostre aziende è in rapida evoluzione,<br />
ma la maggior parte delle piccole e medie imprese italiane, così<br />
come molte delle grandi, sono ancora lontane dal comprendere la<br />
vera portata di questa rivoluzione. Se oltre il 90% delle imprese è collegato<br />
in rete, solo meno del 10% delle piccole e medie imprese e poco<br />
più del 20% delle grandi ha adottato sistemi di integrazione verso<br />
l’esterno. Ed è proprio qui, su questi fattori che è necessario agire con<br />
la massima energia.<br />
Nel salto di qualità indispensabile nell’organizzazione delle imprese,<br />
svolge un ruolo fondamentale la Pubblica Amministrazione.<br />
L’integrazione nella rete costituisce una condizione inderogabile per<br />
la realizzazione di un modello di impresa estesa.<br />
26 - Intervento - Pasquale Pistorio
L’e-Government oggi rappresenta la nostra più grande opportunità di<br />
migliorare in tempi brevi e concretamente l’efficienza della nostra<br />
Pubblica Amministrazione e di realizzare una semplificazione della<br />
burocrazia. E anche in questo caso non è la tecnologia il vero motore<br />
dell’innovazione, ma un profondo cambiamento culturale che pone la<br />
Pubblica Amministrazione accanto e non di fronte a cittadini ed imprese.<br />
2) Il secondo filone riguarda l’adozione di processi organizzativi e di<br />
quella filosofia manageriale - equilibrato cocktail di metodologie statistiche<br />
ed operative, valorizzazione delle capacità individuali e di filosofia<br />
del miglioramento continuo - che viene sintetizzato con il termine<br />
polimorfo di Total Quality Management o TQM.<br />
So che si tratta per molte grandi imprese di idee note e talvolta trascurate<br />
sulla base di stereotipi un po’ abusati, come quello che vedrebbe<br />
la filosofia del TQM adattarsi bene solamente alle culture<br />
orientali basate sulla filosofia confuciana della collettività. In realtà,<br />
se è vero che proprio sul TQM - importato in Giappone dall’America<br />
subito dopo la seconda guerra mondiale - i giapponesi costruirono<br />
parte del loro clamoroso successo industriale degli anni ’70 e ’80, è altrettanto<br />
vero che è proprio dal TQM che partì la riscossa politica e<br />
industriale degli Stati Uniti alla fine degli anni ’80.<br />
La storia si ripete. A cavallo della metà del secolo scorso il TQM ha<br />
contribuito a ricostruire il tessuto industriale giapponese, devastato<br />
dalla guerra. Quarant’anni dopo, il governo statunitense, preoccupato<br />
per il declino dell’industria nazionale e di quella automobilistica in<br />
particolare, dava vita ad una grande iniziativa nazionale, centrata sul<br />
TQM, per rilanciare la competitività del paese ed istituiva il prestigioso<br />
Malcolm Baldrige National Quality Award per premiare le imprese<br />
che si distinguevano nella qualità totale. Ora, quasi vent’anni dopo<br />
quegli eventi, sono convinto che il TQM possa ancora dispiegare tutta<br />
la sua energia ed aiutare le nostre imprese a far fronte alla sfida della<br />
competizione globale.<br />
Parleremo più a lungo di questi temi nel corso di questa <strong>giornata</strong>.<br />
Lasciatemi soltanto aggiungere che, nella mia visione, una corretta<br />
Pasquale Pistorio - Intervento - 27
implementazione della filosofia TQM all’interno dell’impresa si fonda<br />
su cinque criteri:<br />
• impegno del management<br />
• responsabilizzazione dei dipendenti<br />
• utilizzo di strumenti per poter prendere decisioni basate sui f<strong>atti</strong><br />
• cultura diffusa del miglioramento continuo<br />
• focalizzazione costante sul cliente, sia esterno sia interno all’azienda.<br />
Ma in ogni caso il segreto sta tutto nelle persone. L’essenza nel TQM<br />
è tutta qui. I metodi statistici, le metodologie di prevenzione e soluzione<br />
dei problemi sono importantissimi, ma le persone lo sono ancora<br />
di più. E allora, il nuovo paradigma organizzativo si deve fondare<br />
su quella sapiente combinazione di formazione, delega e responsabilizzazione<br />
nei poteri decisionali che in inglese viene sintetizzata con<br />
il termine “empowerment”.<br />
Per essere correttamente realizzato, l’empowerment degli individui in<br />
azienda deve a sua volta trovare le basi su una specie di rivoluzione<br />
copernicana che riporta l’uomo al centro dell’azienda e lo vede non<br />
più come un fattore del processo economico dell’azienda, ma piuttosto<br />
come un attore ed un protagonista all’interno della stessa. E in<br />
questo scambio di posizione, che non deve affatto essere solo formale,<br />
ma deve invece permeare con tutta la sua forza innovativa l’organizzazione<br />
aziendale nel suo complesso, si crea una di quelle situazioni<br />
ideali di gioco a guadagno condiviso in cui tutti traggono vantaggio.<br />
3) Il terzo filone è quello relativo all’utilizzo della protezione dell’ambiente<br />
come fattore di competitività, come risorsa aggiuntiva e non<br />
come un problema di costi. Al contrario, si tratta di ottimizzare l’uso<br />
dell’energia e delle materie prime, evitare gli sprechi, ridurre, riciclare,<br />
riusare, nella convinzione fondamentale che se un processo produttivo<br />
o un prodotto, a parità di risultati, utilizza meno materie prime<br />
o meno energia, ovviamente deve essere intrinsecamente più economico.<br />
28 - Intervento - Pasquale Pistorio
Si tratta di una regola intuitiva, ma l’esperienza diretta prova la sua<br />
validità in un numero crescente di situazioni. I vantaggi per le aziende<br />
sono molteplici. Adottando una strategia impostata sulla protezione<br />
dell’ambiente e sul risparmio di energia e materie prime, esse trasferiscono<br />
direttamente nel loro conto economico i vantaggi e i risparmi<br />
dell’accresciuta competitività. Allo stesso tempo, la motivazione<br />
del personale cresce, così come migliora l’adesione alla filosofia e<br />
agli obiettivi dell’azienda.<br />
Permettetemi, solo per questo specifico aspetto, di portare l’esempio<br />
della ST, che credo possa dare sostanza alle mie affermazioni. Nel solo<br />
2003 il risparmio netto creato a livello di bottom-line dal nostro<br />
programma ambientale, è stato di 100 milioni di dollari. Cento milioni<br />
risparmiati sui materiali e soprattutto sull’energia che, da sola, ci<br />
ha portato a un risparmio di 80 milioni di dollari rispetto ai consumi<br />
che per unità di prodotto avevamo dieci anni fa, nel 1994. E mentre il<br />
nostro profitto cresceva in modo così significativo, e la società si piazzava<br />
ai primi posti fra le migliori aziende per cui lavorare, il mondo<br />
non doveva subire l’affronto di un’altra centrale da 150 megawatt con<br />
il suo effluvio di gas a effetto-serra.<br />
Ce n’è credo a sufficienza per suscitare la curiosità anche del manager<br />
più scettico per controllare se questi risultati siano facilmente replicabili.<br />
Ce n’è credo abbastanza per invogliare qualcuno a prendere<br />
di petto le sfide del protocollo di Kyoto. C’è, almeno lo spero, materiale<br />
per cercare di aggredire almeno uno dei problemi che affliggono<br />
la competitività del nostro paese e delle nostre imprese: il costo esorbitante<br />
dell’energia e la dipendenza strategica dai combustibili fossili<br />
di importazione.<br />
E per la prossima Giornata della Ricerca si potrebbe aprire un nuovo<br />
capitolo sull’opportunità di cavalcare l’onda del caro-petrolio e conquistarsi<br />
una leadership nel settore dei prodotti a basso consumo<br />
energetico o delle energie rinnovabili.<br />
4) Il quarto filone dell’innovazione a 360° è quello legato ai molteplici<br />
aspetti dell’internazionalizzazione.<br />
Pasquale Pistorio - Intervento - 29
L’internazionalizzazione è una condizione mentale. Le nostre imprese<br />
devono essere in grado di operare in un mercato mondiale, facendo<br />
del made in Italy, che deve essere sempre più anche tecnologico, la<br />
carta vincente.<br />
Dobbiamo fare un salto soprattutto culturale, riuscire ad adottare un<br />
punto di vista globale, indipendentemente dalle dimensioni aziendali.<br />
Dobbiamo comprendere che per crescere ed essere competitivi in<br />
un’economia globale dobbiamo ragionare con una mente globale, essere<br />
veramente internazionali e non solo vendere i nostri prodotti all’estero.<br />
Operare in una logica multinazionale richiede una grande preparazione,<br />
occorre disporre delle competenze e degli strumenti giusti. A<br />
questo possono certo pensare le stesse imprese, innovando nell’organizzazione,<br />
valorizzando e formando le proprie risorse umane, strutturandosi<br />
in network. Ma è anche necessario strutturare un sistema<br />
Paese che sia in sincronia. E non basta, per quanto indispensabile, potenziare<br />
il nostro sistema di supporto all’internazionalizzazione. La<br />
diffusione della mentalità globale parte dalla formazione dei giovani,<br />
dall’apprendimento delle lingue e delle culture degli altri popoli, dalla<br />
capacità di vivere ed operare in un ambiente multiculturale, dalla<br />
familiarità a spostarsi per crescere anche vivendo in diversi luoghi,<br />
dalla capacità di fare del nostro Paese un punto di riferimento culturale<br />
positivo per i paesi emergenti.<br />
Anche i processi di delocalizzazione vanno considerati come un’opportunità,<br />
senza infondate paure. A livello della singola azienda, così<br />
come a livello paese, il trasferimento di <strong>atti</strong>vità produttive all’estero<br />
può rappresentare la via più efficace, e spesso anche l’unica, per potenziare<br />
il vantaggio competitivo nazionale e competere quando tutte<br />
le pratiche dell’innovazione sono state esaurite. E attenzione: allungando<br />
in questo modo la vita di prodotti e processi che altrimenti sarebbe<br />
impossibile mantenere in zone in cui il costo del lavoro è elevato,<br />
si continua a generare profitto che può essere reinvestito in Italia,<br />
nelle <strong>atti</strong>vità più innovative e a maggior valore aggiunto.<br />
Per non parlare naturalmente dell’opportunità, attraverso la presenza<br />
30 - Intervento - Pasquale Pistorio
all’estero, di aprire nuovi mercati, di creare nuovi sbocchi. Ancora una<br />
volta abbiamo bisogno di una strategia, di un progetto, di una visione<br />
di lungo periodo.<br />
L’agenda di <strong>Confindustria</strong><br />
A mio parere il modo migliore per diffondere una cultura dell’innovazione<br />
a 360° è parlarne, confrontare le best practices nella gestione<br />
aziendale con la propria esperienza e verificare la possibilità di applicarle<br />
nella propria azienda.<br />
A questo scopo abbiamo programmato tre iniziative con l’obiettivo<br />
comune di continuare il dib<strong>atti</strong>to sull’innovazione a 360° che abbiamo<br />
aperto con questa Prima Giornata dell’Innovazione.<br />
Insieme a Gianfelice Rocca e alle strutture di formazione di<br />
<strong>Confindustria</strong>, stiamo lavorando ad un grande progetto di sistema,<br />
che avvieremo nei prossimi mesi. Si tratta di un progetto di formazione<br />
e di sensibilizzazione sui temi della gestione dell’innovazione e<br />
sulle soluzioni organizzative più opportune per rafforzare la capacità<br />
competitiva delle nostre aziende. Il nostro obiettivo è di coinvolgere<br />
almeno 10.000 persone tra imprenditori e manager nei prossimi quattro<br />
anni.<br />
Lo abbiamo chiamato Progetto Imprese per l’Innovazione con il simbolo<br />
di I 2 per sottolineare come questa iniziativa sia mirata a potenziare<br />
la capacità innovativa delle imprese che vi parteciperanno. E come<br />
si sottenda uno sforzo comune un percorso da fare insieme,<br />
<strong>Confindustria</strong>, grandi e piccole aziende insieme.<br />
Organizzeremo corsi di formazione, seminari, incontri di confronto e<br />
di sensibilizzazione. Saranno sessioni di lavoro brevi e privilegeranno<br />
i giorni a cavallo dei fine settimana per ridurre al massimo l’impatto<br />
sull’agenda dei partecipanti. Opereremo su tutto il territorio, in stretta<br />
collaborazione con le associazioni territoriali e di categoria.<br />
Grazie alle risorse raccolte attraverso il Comitato Promotore di queste<br />
Pasquale Pistorio - Intervento - 31
Giornate della Ricerca e dell’Innovazione e ad un’attenta gestione dei<br />
costi nell’organizzazione di questi eventi, potremo avviare il progetto<br />
nel 2005 e su questo progetto investiremo le risorse disponibili nei<br />
prossimi anni.<br />
Proporremo questo nostro progetto per un finanziamento sia in sede<br />
nazionale, sia europea. Abbiamo avviato cont<strong>atti</strong> in particolare con i<br />
nostri colleghi francesi e spagnoli per realizzare un’iniziativa coordinata<br />
in più paesi contemporaneamente. Credo che pochi progetti siano<br />
altrettanto coerenti con gli obiettivi di Lisbona come quello che<br />
stiamo avviando.<br />
Chiederemo comunque a tutti i partecipanti di contribuire ai costi di<br />
questo progetto. Credo, inf<strong>atti</strong>, che sia essenziale che ogni impresa e<br />
ogni imprenditore considerino la propria partecipazione come un investimento,<br />
il cui ritorno dipenderà, in primo luogo, dalla convinzione<br />
e dalla serietà con cui aderiranno. Da parte nostra ci impegneremo<br />
a far sì che il ritorno di questi piccoli investimenti in conoscenza sia<br />
il più elevato possibile.<br />
È un obiettivo ambizioso, ma che contiamo di raggiungere grazie al<br />
coinvolgimento di tutto il sistema associativo e anche delle grandi imprese<br />
che potranno mettere a disposizione, gratuitamente, il loro<br />
know-how e magari parte delle strutture formative. Ho già raccolto diverse<br />
manifestazioni di interesse e sono convinto che potranno rapidamente<br />
aumentare. Ci rivolgeremo ai nostri associati, ma saremo<br />
ben lieti di coinvolgere in questo progetto la Pubblica<br />
Amministrazione, così come le banche interessate.<br />
La seconda iniziativa, strettamente collegata alla prima, mira a creare<br />
un Club degli Innovatori, un forum nel quale presentare la propria<br />
esperienza, discutere dei propri problemi e soluzioni e trovare utili informazioni<br />
sulla gestione dell’innovazione a 360°. Partiremo dalla<br />
molte storie di successo che abbiamo incontrato preparando questa<br />
Giornata. Innovatori e innovazioni che possono essere una preziosa<br />
fonte di ispirazione per moltissime altre imprese.<br />
Utilizzeremo tutti gli strumenti di comunicazione disponibili.<br />
32 - Intervento - Pasquale Pistorio
Internet in primo luogo, attraverso una sezione dedicata del portale di<br />
<strong>Confindustria</strong>. Ma avvieremo una campagna di comunicazione anche<br />
sulla stampa e sulla televisione.<br />
La terza iniziativa infine riguarda un’analisi e un confronto sui distretti<br />
industriali. I distretti italiani hanno rappresentato e rappresentano<br />
tuttora un esempio virtuoso, che vanta molti tentativi di imitazione.<br />
Da queste aree deriva il 45% dell’export nazionale e un contributo<br />
sostanziale alla crescita dell’occupazione.<br />
Da anni però questo modello mostra segni di “stanchezza”, incalzato<br />
dalle nuove sfide poste dalla globalizzazione e, in particolare, dalla crescente<br />
importanza della ricerca e dell’innovazione tecnologica. Gli scenari<br />
a 15 o 20 anni prevedono una forte applicazione di tecnologie avanzate<br />
proprio nei settori tradizionali in cui sono operativi i nostri distretti:<br />
nuovi materiali, nuovi processi produttivi, elevata intensità di tecnologie<br />
della comunicazione e dell’informazione. E soprattutto sistemi di<br />
gestione dell’innovazione più complessi, articolati e strutturati.<br />
D’altro canto le sfide della globalizzazione devono leggersi come una<br />
necessità di differenziazione dei prodotti puntando molto sulla competitività<br />
derivante dalla caratteristiche del territorio e, quindi, valorizzando<br />
i vantaggi competitivi che nascono dal territorio stesso e dalla<br />
sua cultura produttiva. I distretti hanno caratteristiche che possono<br />
essere utilizzate positivamente per competere in uno scenario manifatturiero<br />
di domani, ma occorre una crescita culturale per far diventare<br />
l’innovazione una leva da considerare intrinseca alla politica<br />
di sviluppo del territorio.<br />
Superare gli ostacoli<br />
Abbiamo voluto dedicare questa Giornata a quella faccia dell’innovazione<br />
che non avevamo affrontato nella Giornata della Ricerca del 16<br />
settembre scorso. E cioè gli aspetti culturali, organizzativi e strategici<br />
che sono alla base di un rilancio della competitività del nostro sistema<br />
Paese.<br />
Pasquale Pistorio - Intervento - 33
Ciò non significa naturalmente ignorare o porre in secondo piano tutti<br />
i vincoli e gli ostacoli di carattere strutturale, normativo, finanziario<br />
e burocratico che limitano la capacità di crescere e di competere.<br />
Fra le molte aree di criticità, ne voglio ricordare quattro che considero<br />
le più critiche per l’innovazione delle imprese e su cui lavoreremo<br />
e ci rincontreremo nei prossimi mesi.<br />
In primo luogo è essenziale creare un ambiente in cui crescere attraverso<br />
l’innovazione sia più facile e soprattutto più conveniente.<br />
Dobbiamo assicurarci che la struttura delle regole, del sistema fiscale<br />
e degli incentivi sia coerente con strategie di crescita. Magari sostenendo<br />
processi di fusione e acquisizione tra piccole e medie imprese.<br />
Anche la burocrazia amministrativa disincentiva la crescita e incentiva<br />
il sommerso. In questa direzione va la richiesta di un credibile piano di<br />
e-Government, che non si esaurisca nell’informatizzazione delle inefficienze,<br />
ma che abbia nella semplificazione e nell’efficienza il vero obiettivo<br />
dell’innovazione tecnologica. Molto è stato fatto, soprattutto nei<br />
confronti dei servizi ai cittadini. Ma molto resta ancora da fare, soprattutto<br />
con riguardo ai servizi alle imprese. Non abbiamo dubbi che se<br />
questa divenisse una priorità per il governo, potremmo rapidamente<br />
colmare il gap che ancora ci divide dai paesi più avanzati.<br />
In secondo luogo dobbiamo investire nel potenziamento delle infrastrutture<br />
materiali e immateriali per l’innovazione. A partire da una<br />
razionalizzazione, qualificazione e coordinamento del sistema di trasferimento<br />
tecnologico nazionale e regionale per le piccole e medie<br />
imprese. Assume una particolare importanza anche il potenziamento<br />
della nostra rete a larga banda che presenta una densità notevolmente<br />
inferiore a quella media europea e pari solo ad una frazione di quella<br />
di paesi che hanno fortemente investito in questo settore, come<br />
Finlandia, Regno Unito, Canada o Corea del Sud.<br />
Una terza area di criticità è rappresentata dallo sviluppo di un sistema<br />
finanziario favorevole all’innovazione. Il nostro sistema finanziario<br />
è ancora poco strutturato per sostenere progetti di investimento<br />
innovativi, soprattutto se proposti da PMI. È ancora in larga parte un<br />
34 - Intervento - Pasquale Pistorio
sistema miope, in cui gli investimenti innovativi ad alto rendimento<br />
non sono differenziati da investimenti più tradizionali. Una situazione<br />
che si riflette anche nella scarsa diffusione del capitale di rischio.<br />
Recenti iniziative di alcuni grandi istituti bancari vanno nella giusta<br />
direzione fornendo ragioni di ottimismo per lo sviluppo di una finanza<br />
per l’innovazione anche nel nostro Paese.<br />
La quarta area di criticità è rappresentata dalla ancora scarsa diffusione<br />
della Società dell’Informazione, sia tra i cittadini, sia tra le imprese.<br />
Il disegno di legge della Finanziaria ha riconfermato gli incentivi<br />
alla diffusione della larga banda. Il Ministro Stanca ha recentemente<br />
adottato la nostra proposta per la creazione di un fondo di garanzia<br />
per gli investimenti in innovazione digitale. Anche per l’innovazione<br />
digitale è oggi disponibile uno strumento simile a quello della<br />
Legge Sabatini per gli investimenti in macchinari. Non basta, ma è<br />
un primo passo. Ci auguriamo che tra le misure per la competitività<br />
in discussione in questi giorni venga introdotta un’agevolazione fiscale<br />
a carattere permanente per gli investimenti in tecnologie digitali.<br />
Conclusioni<br />
Cari colleghi, oggi non vi offro alcuna conclusione, poiché questa<br />
Giornata vuole rappresentare l’avvio di una fucina di idee, l’inizio di<br />
un processo che durerà per tutta la durata del mio mandato. Un percorso<br />
che spero vogliate fare insieme a noi.<br />
La mia speranza, però, è che uscendo da questa sala, portiate con voi,<br />
nelle vostre imprese, qualche riflessione in più su cosa significhi<br />
un’innovazione a 360°. E magari qualche stimolo e qualche suggerimento<br />
utile sulle strade da percorrere.<br />
Sotto diversi aspetti, il nuovo secolo ci ha colti di sorpresa. Il nostro<br />
Paese ha bisogno di riforme profonde, senza le quali sarà più difficile<br />
competere nei mercati globali. Noi, come <strong>Confindustria</strong>, non ci stancheremo<br />
di stimolare queste riforme, di produrre analisi, di proporre<br />
soluzioni concrete.<br />
Pasquale Pistorio - Intervento - 35
Ma come imprese e come imprenditori abbiamo la responsabilità morale<br />
di rendere il più competitive possibile le nostre aziende e di utilizzare<br />
al meglio le risorse a nostra disposizione. Non possiamo delegare<br />
ad altri la responsabilità della nostra competitività. Anche se<br />
questo può significare una delocalizzazione intelligente.<br />
Condurre un’azienda significa prendersi l’impegno di costruire qualcosa<br />
che sia maggiore della somma dei tanti elementi che compongono<br />
l’impresa. Significa avere un progetto, una visione, una speranza.<br />
Significa non rassegnarsi al declino.<br />
I tanti casi di successo che esistono nel nostro Paese dimostrano che<br />
competere è possibile. E che la via della competitività è l’innovazione,<br />
in tutte le molteplici dimensioni che la compongono. Appunto l’innovazione<br />
a 360°.<br />
36 - Intervento - Pasquale Pistorio
PAOLO GARONNA<br />
Mercati, tecnologie<br />
e strategie: scenari<br />
di competitività<br />
e innovazione
Paolo Garonna<br />
Direttore Centro Studi <strong>Confindustria</strong><br />
Il punto di partenza della riflessione di oggi sono le conclusioni che<br />
avevamo raggiunto nella <strong>giornata</strong> <strong>Confindustria</strong> sulla Ricerca ove avevamo<br />
analizzato i limiti e i ritardi del sistema Italia, del sistema produttivo<br />
e del sistema delle imprese, ma anche le straordinarie opportunità<br />
che si aprono quando si mettono gli investimenti in ricerca al<br />
centro di una strategia di rilancio dello sviluppo.<br />
Paolo Garonna - Mercati, tecnologie e strategie - 39
Questo era e rimane il senso delle sei proposte lanciate dal vice presidente<br />
Pistorio nel dib<strong>atti</strong>to di politica economica del paese.<br />
Oggi affrontiamo, invece, le questioni più ampie dell’innovazione che<br />
sono legate a quelle della ricerca. E per tradurre visivamente questo<br />
rapporto tra ricerca e innovazione, abbiamo fatto ricorso all’immagine<br />
dell’iceberg.<br />
L’iceberg ha una parte emersa, una parte che si vede, brilla e che sono<br />
i punti di eccellenza della ricerca e della tecnologia.<br />
Che richiedono investimenti pubblici e privati in ricerca e sviluppo. Che<br />
richiedono di puntare sui settori avanzati, sulla crescita dimensionale<br />
delle imprese, sullo spin-off tecnologico. Ce ne siamo già occupati.<br />
Oggi, invece, noi vogliamo centrare l’attenzione sul fatto che questa<br />
parte emersa poggia su una parte sommersa. Che generalmente si vede<br />
meno, ma non è per ciò meno importante.<br />
Questa parte sommersa ha diverse componenti che rappresentano il<br />
sommerso dell’innovazione. Sono i fattori critici dell’organizzazione,<br />
40 - Mercati, tecnologie e strategie - Paolo Garonna
quindi dell’uso efficiente delle tecnologie, del capitale umano. Quindi<br />
di questa cultura diffusa dell’innovazione di cui abbiamo bisogno.<br />
Dell’internazionalizzazione. La necessità di essere leader nel mondo,<br />
non soltanto nel proprio paese. Della sostenibilità, e quindi della dimensione<br />
di medio-lungo termine. Ove l’innovazione non si lega soltanto<br />
al capitale fisico, al capitale umano, ma anche al capitale ambientale,<br />
al capitale sociale di un paese.<br />
Infine, il quadro normativo, l’ambiente delle regole e delle istituzioni<br />
in cui operano le imprese. E quindi la concorrenza, i mercati e le politiche<br />
pubbliche.<br />
Facciamo un esempio, proprio per dare un’idea del rapporto che c’è<br />
tra la parte emersa e la parte sommersa del iceberg, tra tecnologia e<br />
innovazione.<br />
Se noi prendiamo un progetto di investimento in tecnologia, la costruzione<br />
di un sistema informativo, un progetto di business, la parte<br />
tecnologica, il costo tecnologico, la struttura dei costi, il costo tecnologico<br />
di hardware e software, rappresenta circa il 20% del progetto.<br />
Paolo Garonna - Mercati, tecnologie e strategie - 41
Il resto, l’80%, è rappresentato dall’implementazione, dai processi di ingegnerizzazione,<br />
di configurazione di testi, la selezione del personale, la<br />
messa a regime, lo sviluppo del processo, la formazione dei formatori, la<br />
formazione degli utilizzatori. Queste sono le componenti critiche da cui<br />
dipende la performance e quindi anche il successo di un investimento.<br />
E proprio in questa proporzione del 20% la parte tecnologica in senso<br />
stretto, 80% tutto il resto. Quindi è decisivo non soltanto la produzione<br />
delle tecnologie, ma ancor più l’utilizzazione e la diffusione delle tecnologie.<br />
E gli studi economici. Oggi c’è un’ampia letteratura su questi aspetti.<br />
Cominciano ad esserci molti dati e stiamo entrando in qualche modo<br />
nella scatola nera, in questo mistero dell’innovazione. Ebbene, gli<br />
studi economici ci fanno vedere che ai fini della competitività non basta<br />
produrre tecnologia. È condizione necessaria, ma non sufficiente.<br />
Occorre saperla utilizzare, occorre applicarla ai processi produttivi e<br />
diffonderla sull’intera struttura industriale e produttiva.<br />
Bisogna fare attenzione ai fattori che consentono di tradurre le tecnologie<br />
in produttività e in redditività, per la singola impresa e per il<br />
sistema paese.<br />
Dal benchmarking che noi facciamo tradizionalmente, che oggi centriamo<br />
sull’innovazione, dai confronti internazionali emerge chiaramente<br />
che utilizzazione e diffusione sono aspetti critici. Sono una<br />
parte importante del ritardo, dei vincoli di competitività con cui<br />
l’Italia deve fare i conti.<br />
Se noi ci confrontiamo con i principali paesi europei, notiamo che c’è<br />
un gap significativo di diffusione e di utilizzazione di tecnologie.<br />
Da noi, per esempio, nel rapporto col Regno Unito, la Germania e la<br />
Francia, è minore la proporzione di imprese che hanno infrastrutture di<br />
tecnologie, che hanno la larga banda, che hanno accesso a Internet. E<br />
ancor meno è la proporzione delle imprese che svolgono i business, che<br />
vendono prodotti on line, che integrano in qualche modo la tecnologia<br />
nei processi produttivi, nei rapporti con i fornitori, nei rapporti con i<br />
clienti.<br />
42 - Mercati, tecnologie e strategie - Paolo Garonna
La ragione principale di questo gap sta nella presenza delle piccole e<br />
medie imprese nel tessuto industriale.<br />
Paolo Garonna - Mercati, tecnologie e strategie - 43
Perché - questo è un dato europeo, non è solo italiano - la diffusione,<br />
l’utilizzazione sono, soprattutto, un problema per le piccole e medie<br />
dimensioni. E questa è una questione europea.<br />
Noi vediamo bene che quanto più aumenta la dimensione d’impresa,<br />
tanto più aumenta la capacità di diffondere e utilizzare le tecnologie<br />
nei processi produttivi. E quindi dobbiamo centrare l’attenzione sulle<br />
piccole e medie imprese. Su queste imprese che rappresentano la ricchezza<br />
del nostro Paese, ma anche la sfida, il terreno su cui si gioca,<br />
si deve giocare per il futuro la partita dell’innovazione.<br />
L’organizzazione. Tra i fattori critici per l’innovazione, il primo è quello<br />
dell’organizzazione, il cambiamento organizzativo.<br />
Per tradurre l’investimento tecnologico, l’investimento innovazione in<br />
valore di mercato, è decisivo adottare nuovi e moderni modelli organizzativi.<br />
In uno spazio a due dimensioni, è difficile vedere una relazione tra investimento<br />
in tecnologia e valore di mercato.<br />
44 - Mercati, tecnologie e strategie - Paolo Garonna
È soltanto quando noi introduciamo una terza dimensione, quindi vediamo,<br />
in qualche modo, a tre dimensioni, che noi ci rendiamo conto<br />
come l’organizzazione gioca un ruolo essenziale. Come l’organizzazione<br />
consente di adattare i processi produttivi a rendere produttrice<br />
di valore aggiunto l’investimento tecnologico.<br />
Se noi guardiamo alla propensione all’innovazione delle imprese, ci<br />
rendiamo conto che proprio sull’organizzazione che c’è uno degli<br />
aspetti più importanti di gap tra Italia e Europa.<br />
È un fattore di ritardo. È quello che fa la differenza tra i sistemi innovatori<br />
di piccola e media impresa, come quelli che ci sono in questa<br />
parte del paese, e invece i sistemi che fanno fatica a stare sul mercato.<br />
Se noi guardiamo i diversi elementi e scomponiamo la propensione<br />
all’innovazione dell’impresa in innovazione di processo, innovazione<br />
di marketing, innovazione di prodotto, vediamo che il gap tra Italia ed<br />
Europa è un gap più forte nell’innovazione organizzativa, innovazio-<br />
Paolo Garonna - Mercati, tecnologie e strategie - 45
ne nelle tecniche di management. È lì che c’è una delle ragioni principali<br />
del ritardo dell’Italia rispetto all’Europa.<br />
Quali sono i modelli organizzativi per l’innovazione?<br />
46 - Mercati, tecnologie e strategie - Paolo Garonna
Anche qui c’è un’ampia letteratura che pone, con diversi accenti, l’attenzione<br />
sui diversi aspetti. Fondamentalmente un’organizzazione<br />
piatta e snella, una organizzazione alla Eta Beta, con una grande testa,<br />
un grande cervello e un corpo esile, snello e muscoloso.<br />
La distribuzione dei poteri e delle responsabilità di decisione. Il rafforzamento<br />
dell’informazione, della comunicazione. Il coinvolgimento<br />
strategico di tutte le componenti dell’impresa, della forza lavoro.<br />
Legare gli incentivi alla performance. Investire sulla cultura dell’innovazione,<br />
sugli aspetti diffusi, e quindi non brevettabili, che si trasferiscono<br />
facilmente. Che fanno la differenza tra un ambiente che favorisce<br />
l’innovazione e un ambiente che non lo favorisce.<br />
La qualità dell’ambiente di lavoro, le tecnologie di rete, di filiera.<br />
L’applicazione tecnologica ai processi produttivi. La centralità delle risorse<br />
umane. Il lavoro di squadra. La mobilità.<br />
Abbiamo bisogno, come diceva l’Ing. Pistorio, di un nuovo umanesimo,<br />
che diventi il presupposto per un nuovo rinascimento industriale.<br />
Il secondo gruppo di fattori riguarda il capitale umano, le qualificazioni,<br />
la conoscenza.<br />
Paolo Garonna - Mercati, tecnologie e strategie - 47
Sono noti i gap di livello di istruzione della forza lavoro tra l’Italia e gli altri<br />
paesi. La proporzione di noi di laureati rispetto alla forza di lavoro è<br />
più bassa di quella degli altri paesi. È la metà circa di quella che è negli<br />
Stati Uniti. Ed è più bassa anche di quella che è negli altri paesi europei.<br />
Ma analoghe considerazioni possiamo farle per la formazione degli<br />
adulti. Investimenti in formazione continua.<br />
Da noi è più bassa la proporzione di lavoratori coinvolti in <strong>atti</strong>vità di<br />
formazione continua, ed è più bassa la proporzione di imprese che<br />
hanno realizzato <strong>atti</strong>vità di formazione continua. Il confronto con i<br />
paesi nordici, con i paesi scandinavi, con i Regno Unito, con la<br />
Francia e con la Germania ci vede ancora in una posizione di ritardo.<br />
Così come siamo in ritardo nell’utilizzazione di strumenti di learning,<br />
e quindi di strumenti informatici per la formazione del personale. È<br />
più bassa da noi l’utilizzazione di questi strumenti; un terzo, circa,<br />
della media europea.<br />
Ma è - come diceva Pistorio - la cultura dell’innovazione a dover fare<br />
un balzo in avanti.<br />
48 - Mercati, tecnologie e strategie - Paolo Garonna
Se noi confrontiamo i fattori che spingono ad innovare tra l’Italia e gli<br />
altri paesi, scomponiamo questi fattori in diverse componenti, vediamo<br />
che non c’è molta differenza tra l’Italia e il resto dell’Europa sui<br />
fattori che spingono all’innovazione per la concorrenza e i prezzi dei<br />
prodotti, quindi miglioramento di produttività. Dove sta la differenza?<br />
La differenza sta nel fatto che per noi la spinta all’innovazione viene<br />
molto di più che negli altri paesi dalla ricerca di efficienza dei macchinari,<br />
e quindi dall’attenzione al processo produttivo. Mentre invece<br />
negli altri paesi d’Europa l’attenzione è molto più rivolta a soddisfare<br />
i bisogni dei consumatori. È su questi dati che si manifesta una<br />
differenza tra l’Italia e l’Europa.<br />
In qualche modo entra in gioco il concetto di qualità, che da noi è forse<br />
ancora relativamente tradizionale.<br />
Legato ai requisiti tecnici, ai parametri fisici e oggettivi dei processi<br />
produttivi. Rispetto, invece, al concetto di qualità più moderno, qualità<br />
totale, come diceva Pistorio. La capacità di soddisfare, di rispondere<br />
alle esigenze degli utenti e dei clienti. Il miglioramento continuo<br />
che mette, al primo posto, i bisogni degli utenti.<br />
Paolo Garonna - Mercati, tecnologie e strategie - 49
Veniamo al terzo gruppo di fattori che riguarda l’apertura ai mercati<br />
internazionali, alla concorrenza. Noi sappiamo che il settore manifatturiero<br />
ha perso quote di mercato mondiale, e che questa perdita di<br />
quote di mercato riguarda soprattutto i segmenti più avanzati, i segmenti<br />
ad alta tecnologia. Anche se, nell’ultimo periodo, c’è stata una<br />
relativa stabilizzazione.<br />
Sappiamo anche che la bilancia tecnologica dei pagamenti per l’Italia<br />
è negativa, anche se un po’ migliorata, ma che deve confrontarsi con<br />
i saldi molto positivi dei paesi nostri concorrenti: gli Stati Uniti, il<br />
Regno Unito, la Germania, il Giappone.<br />
L’esperienza di taluni paesi, e non solo i grandi paesi ma anche i piccoli<br />
paesi europei, da questo punto di vista molto istruttiva. Questi<br />
paesi nel giro di pochi anni sono riusciti a conquistare posizione di<br />
leadership tecnologica specializzandosi nell’export di prodotti innovativi.<br />
Aprendosi alla concorrenza internazionale, che è lo stimolo più<br />
forte che noi abbiamo per l’innovazione.<br />
Aprendoci ai flussi d’investimento diretto dall’estero e all’estero, quin-<br />
50 - Mercati, tecnologie e strategie - Paolo Garonna
di senza temere il capitale straniero. Anzi, dandogli il benvenuto e andandogli<br />
a competere con coraggio sui mercati degli altri paesi. A<br />
competere nel mondo. È questo lo spirito dell’innovatore.<br />
Vediamo il confronto con l’Irlanda, il Belgio, la Svezia, la Finlandia.<br />
Piccoli paesi che hanno veramente saputo dare un esempio di best<br />
practices, di capacità di stare sulla frontiera tecnologica innovando.<br />
E questa capacità d’innovazione è una capacità che anche le nostre<br />
imprese hanno saputo sviluppare nel tempo. Conquistando posizione<br />
leadership nel commercio mondiale. Magari in settori di nicchia, ma<br />
certamente ci sono settori, dai filati di lana, agli occhiali, alle cravatte,<br />
alle piastrelle, alle lampade, alle macchine alimentari, ai frigoriferi.<br />
Non voglio elencarli tutti ma sono tutti i settori del made in Italy in<br />
cui l’Italia ha mostrato una grandiosa capacità di innovazione, malgrado<br />
i vincoli nella ricerca.<br />
Una grande tradizione, una grande esperienza di innovazione su cui noi<br />
oggi possiamo e dobbiamo costruire nuove capacità, non soltanto per<br />
mantenere le posizioni, ma anche per conquistare nuove posizioni di leadership.<br />
A partire dai settori contigui della filiera, fino ai nuovi settori.<br />
Paolo Garonna - Mercati, tecnologie e strategie - 51
Un ultimo gruppo di fattori riguarda il quadro normativo e il quadro delle<br />
regole. La capacità di far funzionare i mercati e la concorrenza. Di assicurare<br />
il buon governo e l’efficienza della Pubblica Amministrazione.<br />
52 - Mercati, tecnologie e strategie - Paolo Garonna
Vedete, nella letteratura economica c’è una relazione ferrea tra quadro<br />
normativo e innovazione. Laddove c’è una buona e una bassa regolazione.<br />
Laddove c’è flessibilità, laddove c’è concorrenza, concorrenza<br />
sul mercato dei prodotti, sul mercato del lavoro, nel settore finanziario,<br />
lì c’è anche grande capacità di innovazione.<br />
E qui c’è una particolare debolezza del nostro paese, quando pensiamo<br />
agli eccessi di regolamentazione e al peso della burocrazia, che<br />
sono poi quei fattori che ci tirano giù nei ratings internazionali, e<br />
quindi che rendono il nostro paese meno attr<strong>atti</strong>vo dal punto di vista<br />
degli investimenti internazionali.<br />
Efficienza dei mercati non significa solo stato snello e flessibilità degli<br />
strumenti normativi. Significa anche standards.<br />
Specialmente gli standards fissati con strumenti volontaristici, con<br />
strumenti privatistici. Gli standards per la salute e la sicurezza dei lavoratori,<br />
per la qualità ambientale, per la qualità dei prodotti e dei<br />
servizi.<br />
Pensiamo agli standard ISO, ISO 9000. Pensiamo agli standards in-<br />
Paolo Garonna - Mercati, tecnologie e strategie - 53
ternazionali. Sempre più internazionali per la facilitazione del commercio.<br />
Pensiamo agli standards internazionali per lo scambio elettronico<br />
dei dati.<br />
Per concludere, cari amici e colleghi, l’innovazione a 360 gradi significa<br />
adottare un’impostazione ampia. Un’impostazione strategica,<br />
un’impostazione di medio e lungo periodo. Che sia in grado di abbracciare<br />
tutti i settori che entrano in gioco. Non soltanto quelli tecnologici<br />
in senso stretto, ma anche i settori della regolamentazione, i<br />
mercati, la concorrenza, l’istruzione, il commercio internazionale.<br />
C’è bisogno di una grande strategia nazionale per l’innovazione.<br />
Questo è il messaggio che viene dalla relazione di Pistorio e che viene<br />
anche dalla cooperazione internazionale in questa materia. Partire<br />
dal vertice del G8 di Genova che aveva creato la dot force, fino al vertice<br />
mondiale delle Nazioni Unite sulla società dell’informazione.<br />
Abbiamo esempi di strategie nazionali per l’innovazione in molti paesi:<br />
in Canada, in Estonia. In diverse parti del mondo.<br />
54 - Mercati, tecnologie e strategie - Paolo Garonna
E quindi perché non anche l’Italia?<br />
Come ha detto il vice presidente Pistorio, l’innovazione richiede niente<br />
di meno che una visione e un progetto complessivo dell’economia e<br />
della società. Un progetto di cambiamento dell’economia e della società.<br />
Un’economia basata sulla conoscenza ed una società nutrita e<br />
consolidata dall’informazione.<br />
Grazie.<br />
Paolo Garonna - Mercati, tecnologie e strategie - 55
10 domande<br />
sull’innovazione:<br />
indagine in tempo reale<br />
curata da Ipsos<br />
Conduce<br />
ANDREA ALEMANNO
Andrea Alemanno<br />
Direttore ricerca Ipsos<br />
Innanzitutto una veloce premessa: è un sondaggio, quindi non ci sono<br />
risposte giuste o sbagliate. In ognuna chiediamo di esprimere la frase<br />
o l’idea che più si avvicina alla vostra percezione. In alcuni casi più di<br />
una, a volte forse nessuna tra le frasi che noi proponiamo sarà affine<br />
alla vostra opinione. Vi chiediamo comunque di fare uno sforzo per<br />
scegliere quella che è comunque più vicina. Per brevità abbiamo sempre<br />
indicato nel testo la parole “azienda”: si intende in generale l’organizzazione<br />
presso cui lavorate o svolgete la vostra <strong>atti</strong>vità. Verranno<br />
proiettate le alternative e io le leggerò: prima di scegliere abbiate cura<br />
di averle lette tutte.<br />
Come funzionerà il meccanismo del sondaggio? All’inizio comparirà<br />
un piccolo semaforo col rosso che indicherà che non si può votare.<br />
Leggerò le domande e alla fine della lettura tale semaforo diventerà<br />
verde: in quel momento avrete circa un minuto per esprimere la vostra<br />
preferenza; attenzione: potete esprimere una sola scelta.<br />
Successivamente il semaforo diventerà giallo e infine di nuovo rosso.<br />
A quel punto si passerà alla lettura della domanda successiva, e non<br />
sarà più accettato il voto sulla precedente.<br />
Passerei, a questo punto, alla lettura delle domande; nel primo pomeriggio<br />
vedremo i risultati.<br />
1) Attività<br />
1. Dirigente-Manager<br />
Andrea Alemanno - 10 domande sull’innovazione - 59
2. Imprenditore<br />
3. Altro<br />
2) Area geografica dove ha sede l’impresa in cui opera:<br />
1. Nord Ovest<br />
2. Nord Est<br />
3. Centro<br />
4. Sud<br />
3) Dimensione dell’impresa in cui opera:<br />
1. fino a 9 addetti<br />
2. da 10 a 50 addetti<br />
3. da 50 a 250 addetti<br />
4. oltre 250 addetti<br />
4) Di se stesso direbbe:<br />
1. mi piacciono le regole e una buona programmazione<br />
2. sono un buon organizzatore e so gestire le risorse umane<br />
3. so stimolare la creatività altrui e apprezzo le opinioni dei miei<br />
collaboratori anche se divergenti dalle mie<br />
4. sono un creativo<br />
5) Il vero elemento che permetterà alle aziende di vincere la sfida della<br />
competitività è...<br />
1. essere competitivi nel prezzo<br />
2. adottare un’organizzazione efficiente e flessibile<br />
3. avere un’ampia possibilità di ricorso alle risorse finanziarie<br />
4. aumentare le proprie dimensioni<br />
5. riuscire ad entrare nei nuovi mercati emergenti<br />
6. avere sempre nuovi prodotti e servizi, in anticipo sulla concorrenza<br />
6) Secondo lei, le tecnologie digitali<br />
1. sono il futuro, conviene investire molto da subito<br />
2. forse saranno utili in futuro, ma per ora non è strategico nella<br />
mia azienda<br />
60 - 10 domande sull’innovazione - Andrea Alemanno
3. sono un’innovazione che produce risultati solo nelle grandi<br />
aziende<br />
4. sono inutili, se non dannose<br />
5. ne so troppo poco per fornire una risposta motivata<br />
7) Innovazione come miglioramento continuo della qualità basato<br />
sulla valorizzazione della risorse uomo e dei valori aziendali. Con<br />
quale affermazione si trova maggiormente d’accordo?<br />
1. è il futuro. Già lo applico nella mia azienda o penso di farlo in<br />
tempi rapidi.<br />
2. è una filosofia che condivido, ma troppo complessa da realizzare,<br />
ad al momento non è strategica<br />
3. è un innovazione che riguarda solo le grandi aziende.<br />
4. è un approccio inutile, se non dannoso<br />
5. ne so troppo poco per fornire una risposta motivata<br />
8) Difesa dell’ambiente ed Energia. Quale affermazione rispecchia<br />
meglio la sua opinione in questo campo?<br />
1. bisogna studiare fonti di energia alternative sempre meno inquinanti<br />
perché tutti dobbiamo preservare l’ambiente per i nostri figli.<br />
2. risparmiare energia è in primo luogo un obiettivo di efficienza e<br />
riduzione dei costi: dovrebbe essere perseguito dalle aziende<br />
senza indugi<br />
3. bisogna incentivare le fonti di energia più economiche e ridurre<br />
le tasse che gravano sulle fonti di energia.<br />
4. quello energetico è un falso problema: si usa sempre al meglio<br />
l’energia che è a disposizione.<br />
9) Con quale affermazione è più d’accordo, rispetto al “Grande Drago<br />
Cinese”<br />
1. una volta domato farà galoppare le imprese italiane: è il luogo<br />
ideale per i nuovi investimenti<br />
2. cresce in fretta, è vorace e desideroso di consumi: nel futuro sarà<br />
un importantissimo mercato di sbocco<br />
3. è il pericolo maggiore per l’Europa dopo i Mongoli di Gengis<br />
Andrea Alemanno - 10 domande sull’innovazione - 61
Khan: con i bassi costi rischia di spezzare l’equilibrio sui mercati<br />
4. è un grande interrogativo: rischia di esplodere quando emergeranno<br />
le contraddizioni tra la nascente struttura economica e la<br />
sovrastruttura politica<br />
10) Siamo nel 2014. Come vede l’azienda in cui opera?<br />
1. si è preferito vendere<br />
2. ha trasferito la propria <strong>atti</strong>vità in un paese a basso costo del lavoro<br />
3. più o meno come è oggi<br />
4. esporta in trenta paesi, produce in cinque, ha quadruplicato il<br />
fatturato e raddoppiato i dipendenti<br />
62 - 10 domande sull’innovazione - Andrea Alemanno
Crescere con l’innovazione.<br />
Alcuni esempi di successo<br />
Filmato
Claudio Orrea<br />
Tessilform Patrizia Pepe<br />
Avvicinandomi al mercato dell’abbigliamento senza avere una storia,<br />
senza avere tradizioni di famiglia, sono rimasto subito colpito dall’enorme<br />
spreco di tempo che c’era. Vedendo questi limiti ho cercato di<br />
pensare da subito un’azienda che potesse rispondere giorno per giorno<br />
alle richieste del mercato.<br />
Nel ’93 abbiamo deciso di fare per conto nostro, cioè di distribuirci da<br />
soli. E di essere il più vicino possibile ai negozianti. Il negoziante ci fa<br />
capire un esempio semplice. Il cliente prende un capo, lo guarda.<br />
Magari chiede il prezzo. Il prezzo per lui è troppo alto e lo riposa. E il<br />
negoziante percepisce che l’acquisto non è avvenuto per un fattore di<br />
prezzo.<br />
A volte mi immagino una parete piena di rubinetti dal quale escono<br />
pantaloni, giacche, gonne, che posso aprire e chiudere in base alle esigenze<br />
del mercato.<br />
Claudio Orrea - Crescere con l’innovazione - 65
Lorenzo Lorenzin<br />
Maingroup<br />
Noi oggi siamo presenti sui paesi che più contano a livello del nostro<br />
settore, la fabbricazione della calzatura.<br />
I clienti non è più come una volta che venivano qua. Siamo noi che<br />
andiamo da loro.<br />
Questo passaggio qui è stato un passaggio epocale, anche per il fatto<br />
che non è avvenuto solo a livello commerciale. Ha richiesto un cambiamento<br />
all’interno di tutto il sistema produttivo, tecnico, gestionale<br />
dell’azienda.<br />
Il fatto, per esempio, di essere collegati in teleconferenza, il fatto di<br />
avere l’utilizzo sempre più esteso della posta elettronica. Il fatto di<br />
progettare macchine diverse da quelle che si progettavano una volta,<br />
perché queste macchine devono essere un pò personalizzate, secondo<br />
le caratteristiche del mercato.<br />
Lorenzo Lorenzin - Crescere con l’innovazione- 67
Carlo Sassi<br />
Emilceramica<br />
Abbiamo notato che dietro a un impatto positivo, anche da parte delle<br />
maestranze che gradivano quest’attenzione della nostra impresa nei<br />
confronti dell’ambiente circostante e quant’altro, ci hanno fatto vedere<br />
questi nostri esperti specialisti, ci hanno fatto vedere che c’era anche<br />
un tornaconto economico.<br />
Il risparmio che abbiamo di gas metano è traducibile in base annua<br />
in circa 660.000 metri cubi di metano. Risparmiamo, da un punto di<br />
vista di recupero dell’acqua, circa 15.000 metri cubi d’acqua.<br />
Abbiamo anche un calo delle emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera<br />
sull’ordine delle 1250 tonnellate.<br />
Direi che noi, assieme ad altri, abbiamo tirato un po’ la volata di questo<br />
atteggiamento. Il fatto che oggi il distretto stia ottenendo, per primi<br />
in Europa, un certificazione distrettuale, è un risultato, mi sembra,<br />
di tutto riguardo.<br />
Carlo Sassi - Crescere con l’innovazione - 69
Benito Guerra<br />
Robur<br />
Che cosa significa per l’azienda il miglioramento continuo? Significa<br />
portare in continuazione miglioramenti che si possono ottenere.<br />
Significare utilizzare immediatamente l’intelligenza propositiva delle<br />
persone ed applicarla il giorno dopo. Il bello della qualità totale è che<br />
coinvolge tutte le capacità, che vanno dalla motivazione alla formazione,<br />
alla qualità. Proprio qualità vuol dire coinvolgere un pò tutta<br />
l’azienda. Non essere eccellenti in una cosa.<br />
La qualità totale per noi significava lavorare sui punti deboli e portarli<br />
tutti a un livello ottimale.<br />
Per noi la qualità totale è un tassello di tutta la filosofia, che va dalla<br />
condivisione della mission, degli obiettivi, dei punti valori dell’azienda.<br />
Poi c’è la formazione. Poi c’è l’innovazione, la ricerca e lo sviluppo.<br />
Poi c’è la qualità. Perché tutto questo deve essere fatto sotto una<br />
qualità scientificamente misurata. Fino alla soddisfazione del cliente<br />
che è la riprova che si è lavorato bene. Poi tutto il ciclo continua.<br />
Benito Guerra - Crescere con l’innovazione - 71
TITO CONTI<br />
Migliorare tutto,<br />
migliorare sempre:<br />
la sfida della qualità
Tito Conti<br />
Vice Presidente dell’International Academy for Quality<br />
Buongiorno a tutti. L’introduzione più bella a quel che io dovrei dirvi è<br />
venuta certamente dall’intervento dell’Ing. Pasquale Pistorio. Non solo<br />
per quello che ha detto, ma per quello che ha fatto. Per tanti di noi che<br />
hanno lavorato nell’industria in questi anni, in questi decenni, Pistorio<br />
è stato un riferimento sotto tanti aspetti. Anche riguardo alla qualità. La<br />
sua azienda, oltre ad aver fatto quella crescita stupefacente che conosciamo,<br />
fino a portarsi ai livelli più alti in campo internazionale, in un<br />
settore estremamente difficile, competitivo e tecnologicamente avanzato,<br />
ha ottenuto grandi risultati anche nella qualità. Riconoscimenti dal<br />
mercato ma anche pubblici, come lo European Quality Award nel 1997.<br />
Io vorrei iniziare con una citazione di Einstein, che trovo molto adatta,<br />
nella nostra situazione, in relazione alle sfide difficili che abbiamo<br />
di fronte. “Senza cambiare i nostri schemi mentali non saremo mai in<br />
grado di risolvere i problemi che abbiamo creato con tali schemi”.<br />
Tito Conti<br />
Il futuro è di chi ha il coraggio<br />
di sfidare i paradigmi consueti<br />
<br />
Senza cambiare i nostri<br />
schemi mentali non saremo<br />
mai in grado di risolvere i<br />
problemi che abbiamo creato<br />
con tali schemi<br />
Albert Einstein<br />
Tito Conti - Migliorare tutto, migliorare sempre- 75
Conoscete il detto “Ho riconosciuto il nemico, sono io”. Questo vale in<br />
tanti casi, anche nel caso del rinnovamento delle nostre organizzazioni,<br />
perché la resistenza al cambiamento viene da dentro di noi.<br />
L’innovazione deve partire dai nostri modelli di interpretazione della<br />
realtà, che non sono più adeguati ai cambiamenti che la realtà stessa<br />
presenta. E il miglioramento continuo non è uno slogan né un imperativo<br />
etico; nulla di questo genere, è la risposta assolutamente necessaria<br />
a una situazione di cambiamento continuo che è nella realtà.<br />
Il primo cambiamento che dobbiamo produrre è dunque quello dei nostri<br />
modelli mentali. Se non si riesce a cambiare questi ma si rimane<br />
vittime della resistenza al cambiamento, allora il declino è inevitabile.<br />
Questa slide è un pò provocatoria.<br />
Siamo primi nelle certificazioni<br />
ISO 9000. E nella qualità?<br />
Con 84.000 certificazioni ISO 9000<br />
l’Italia è al 1° posto fra i paesi<br />
occidentali.<br />
Più del doppio degli USA, 3 volte la<br />
Germania, quattro volte la Francia,<br />
quasi il doppio del Giappone.<br />
Se certificazione ISO 9000 fosse<br />
sinonimo di qualità dovremmo<br />
essere i primi anche nella qualità!<br />
Siamo primi nelle certificazioni ISO 9000 e nella qualità. 84.000 certificazioni<br />
ISO 9000 in Italia, allo scorso mese. Al primo posto fra i<br />
paesi avanzati. Più del doppio degli Stati Uniti. Tre volte la Germania;<br />
4 volte la Francia; quasi il doppio del Giappone. Ma siamo veramente<br />
così bravi? Se la certificazione ISO 9000 fosse sinonimo di qualità dovremmo<br />
veramente essere i primi, o fra i primi.<br />
Qui bisogna fare certamente un esame di coscienza, perché la certifi-<br />
76 - Migliorare tutto, migliorare sempre - Tito Conti
cazione ISO 9000 è utile, utilissima, però può diventare un alibi contro<br />
il cambiamento, la linea su cui si ripiega quando non si riesce a<br />
cambiare.<br />
Dato lo spirito un pò gattopardesco abbastanza diffuso, bisogna stare<br />
molto attenti. Questi dati credo siano piuttosto significativi.<br />
La certificazione è senz’altro utile per l’iniziazione alla qualità. O meglio,<br />
lo sarebbe se la qualità, non la quantità delle certificazioni fosse<br />
l’obiettivo. Io credo che invece in questi anni si sia guardato più alla<br />
quantità che non alla qualità delle certificazioni.<br />
La certificazione è, per l’impresa, come il diploma della scuola dell’obbligo<br />
per l’individuo. È chiaro che è un passaggio necessario, però<br />
viene presto il momento in cui tale certificato di conformità a requisiti<br />
minimali non basta più.<br />
La qualità di cui parliamo, e che abbiamo sentito introdurre magistralmente<br />
questa m<strong>atti</strong>na dall’Ing. Pistorio, è una qualità dinamica, tesa al<br />
miglioramento continuo. Com’è dinamico il mondo in cui viviamo.<br />
Il contesto competitivo internazionale è, senza dubbio, sempre più<br />
popolato, agguerrito, mutevole. Non basta la conformità alle norme,<br />
anche se è utile per certi aspetti, spesso necessaria per accedere alla<br />
competizione.<br />
Occorre una qualità dinamica, tesa al miglioramento continuo.<br />
Basata sulla differenziazione e sull’innovazione. E in particolare l’innovazione<br />
organizzativa.<br />
Per questo tipo di qualità già da anni sono stati inventati i cosiddetti modelli<br />
di qualità totale, come il modello EFQM per le imprese maggiori e<br />
il modello del Premio Qualità Italia per le piccole e medie imprese.<br />
I modelli di Qualità Totale (TQM): questi modelli, che vengono anche<br />
chiamati di eccellenza, sono stati proprio pensati per aiutare le imprese<br />
(ma anche le pubbliche amministrazioni) a entrare nella dinamica<br />
del miglioramento continuo. Se la norma viene spesso percepita<br />
come un qualcosa che viene dall’alto, un adempimento a cui si deve<br />
sottostare, i modelli come l’EFQM devono essere percepiti come<br />
una libera scelta. Se il movente della scelta è il miglioramento conti-<br />
Tito Conti - Migliorare tutto, migliorare sempre- 77
nuo, si scoprirà che essi sono utili per ripensare continuamente l’adeguatezza<br />
dell’organizzazione ai propri fini. Essi aiutano a individuare<br />
i fattori critici per il successo e a migliorarli.<br />
Sono utili se utilizzati bene, come ispiratori e suggeritori del cambiamento.<br />
Se vengono interpretati in modo statico e burocratico, come<br />
standard a un livello superiore, allora non si otterranno grandi benefici.<br />
Nella storia delle applicazioni di questi modelli si possono annoverare<br />
risultati ottimi (e ne abbiamo sentito parlare oggi, abbiamo visto<br />
anche un interessante filmato). Ma anche risultati mediocri, o nulli.<br />
In questo grafico, nell’asse verticale è rappresentato il contributo del<br />
Total Qualità Management, o Qualità Totale, ai risultati di business.<br />
Dove molte strategie TQM falliscono<br />
Contributo<br />
del Total<br />
Quality<br />
Management<br />
(TQM) agli<br />
obiettivi di<br />
business<br />
1 a fase:<br />
“Luna di miele”<br />
col TQM.<br />
Gli addetti ai<br />
lavori<br />
risolvono tanti<br />
piccoli/medi<br />
problemi cronici<br />
(Fonte Beckaert)<br />
2 fase:<br />
Confronto<br />
interno.<br />
Fare<br />
o non fare<br />
trasformazioni<br />
organizzative<br />
rilevanti, ma<br />
penose?<br />
78 - Migliorare tutto, migliorare sempre - Tito Conti<br />
Sì.<br />
Integrazione<br />
delle strategie<br />
di qualità<br />
nelle strategie<br />
di business<br />
NO.<br />
Regressione<br />
Se la qualità totale non serve per migliorare i risultati aziendali in senso<br />
lato (quelli economico/finanziari ma anche l’immagine globale dell’impresa,<br />
il coinvolgimento e il benessere dei lavoratori e i vantaggi<br />
per gli stakeholder in generale) se non contribuisce a tale obiettivo, allora<br />
essa non serve.<br />
Questo grafico è stato utilizzato per la prima volta anni fa dalla<br />
Bekaert. Io ho continuato a utilizzarlo e svilupparlo perché ho speri-<br />
Tempo
mentato come esso rappresenti in modo fedele ed eloquente la storia<br />
di tante aziende che hanno adottato approcci di Qualità Totale.<br />
C’è per ogni azienda una prima fase di rapida crescita, che io chiamo di<br />
“luna di miele” con la qualità. Tutti sono contenti. Gli addetti ai lavori<br />
risolvono tanti piccoli e medi problemi cronici. C’è una crescita nella<br />
curva del contributo della qualità al business. Poi, tipicamente dopo un<br />
anno o due, viene il momento critico, che nel grafico ho segnato col colore<br />
grigio. Il contributo della qualità al business pare attenuarsi, la curva<br />
diventa piatta. Chiamo questa fase di confronto interno, perché inizia<br />
un confronto, un dib<strong>atti</strong>to fra i manager. Alcuni sostengono che,<br />
esauriti i cambiamenti facili ed evidenti, è venuto il momento di cambiamenti<br />
più difficili, che richiedono interventi sull’organizzazione, sui<br />
quali le opinioni divergono. Fare o non fare quelle trasformazioni organizzative,<br />
suggerite dai modelli di Qualità Totale, che sono chiaramente<br />
rilevanti, ma penose? E qui c’è lo scoglio in cui molte, troppe aziende si<br />
sono incagliate. La curva presenta una divaricazione: o si supera positivamente<br />
il confronto e si fanno i cambiamenti sostanziali necessari - e<br />
allora la curva riprende a crescere, a ritmi ancora superiori al periodo<br />
precedente - o non si fanno - e allora la curva scende. Si è perduta l’occasione.<br />
Questa divaricazione è stata confermata da innumerevoli casi<br />
nei quindici anni o più in cui questi modelli sono stati usati.<br />
Vorrei fare qualche nome di aziende che, con l’aiuto dei modelli TQM<br />
hanno imboccato la strada giusta, quella in salita, e ne hanno avuto<br />
grandi benefici in termini di miglioramento globale - e sostenibile -<br />
delle performance. Il nome grosso l’ho già fatto, la ST<br />
Microelectronics, vincitrice del Premio Europeo per la Qualità nel<br />
1997. Ma abbiamo avuto in Italia anche molte piccole e medie imprese<br />
che hanno preso sul serio il TQM e hanno dimostrato di averne<br />
tratto notevoli benefici in termini di miglioramento delle performance.<br />
Una è stata citata qui, la Robur. Un’azienda che ha vinto l’Award,<br />
il premio più alto italiano, nel 2001. E il Prize (il secondo nella gerarchia<br />
dei premi europei) nel 2003. È una ditta che è stata riconosciuta<br />
come eccellente soprattutto nella leadership e nella gestione dei processi.<br />
È opportuno notare che tutte le aziende che hanno realizzato<br />
Tito Conti - Migliorare tutto, migliorare sempre- 79
trasformazioni importanti, riconosciute dai premi, hanno alla radice<br />
una forte leadership. Inf<strong>atti</strong>, se non l’avessero, non avrebbero avuto il<br />
coraggio e la forza di fare le difficili trasformazioni che hanno fatto.<br />
Poi nei processi. Un cambiamento, quello della gestione per processi,<br />
che per esempio la Robur ha fatto e che è molto importante per la<br />
continuità dei risultati.<br />
Un altro esempio: la CM Group di Torino, che lavora nel campo<br />
dell’Information Technology, ha vinto l’Award per le piccole e medie<br />
imprese nel ’99. Essa si è distinta in particolare per le best practices,<br />
cioè prassi giudicate eccellenti, nel campo della leadership e nella cura<br />
della crescita del know-how delle persone.<br />
La Meccanotecnica Umbra, MTU, con circa 200 persone. Vincitrice<br />
nel 2000 dell’Award italiano per le piccole e medie imprese. È stata<br />
giudicata anch’essa eccellente nella leadership e nei processi.<br />
La Villa Massa, un’azienda di una ventina di dipendenti, Award italiano<br />
nel 2002, che ha mostrato dei risultati, in relazione alla capacità di<br />
pianificazione strategica e operativa e di focalizzazione sul mercato,<br />
veramente rare per un’azienda delle sue dimensioni.<br />
Le Fonderie del Montello. Un’altra azienda che ha vinto l’Award italiano<br />
nel 2003. Dovrebbero questa sera annunciare i premiati a livello<br />
europeo: questa azienda è fra le finaliste. Ha delle prassi eccellenti,<br />
oltre che nella leadership, nel campo della pianificazione strategica e<br />
deployment dei piani. Un cruscotto di indicatori per il management<br />
che è veramente eccellente.<br />
Ritorniamo alla slide: quella curva che sale purtroppo non è molto affollata<br />
ma ha mostrato di essere stata compresa e seguita da un significativo<br />
numero di aziende. Quelle dove la direzione ha compreso<br />
e accettato la sfida del cambiamento.<br />
C’è invece la curva brutta, quella che scende. Delle aziende che hanno<br />
imboccato la strada del TQM ma poi hanno detto no, nel confronto interno.<br />
Purtroppo è una situazione abbastanza comprensibile. Inf<strong>atti</strong>,<br />
e lo possono testimoniare quelli che, imprenditori o dirigenti, l’hanno<br />
seriamente tentato, è difficile, ad esempio, cambiare una organizzazione<br />
“da verticale a orizzontale”. Passare cioè a un’organizzazione<br />
80 - Migliorare tutto, migliorare sempre - Tito Conti
che sia gestita per processi. Eppure ci sono delle aziende che l’hanno<br />
fatto o seriamente tentato. Una in particolare la ricordo, che qualche<br />
anno fa concorse al premio Qualità Italia, in cui l’imprenditore seriamente<br />
decise di fare questa trasformazione, che la partecipazione al<br />
premio gli aveva suggerito. Dimenticò per qualche anno il premio e si<br />
concentrò sulla trasformazione della sua azienda.<br />
L’insuccesso porta al declino dell’interesse per la qualità. Questo è accaduto<br />
in certa misura dovunque, particolarmente in Italia. Ci sono<br />
dei segnali di cedimento, dopo gli entusiasmi degli anni ’80, ’90. Un<br />
cedimento che credo dovuto alla sindrome della volpe e dell’uva. Se<br />
non si riesce a cogliere l’uva ci si giustifica dicendo che è acerba. Chi<br />
non è riuscito a salire come indicato dalla prima curva è inevitabilmente<br />
sceso. (Perché fermi non si sta, la regressione è inevitabile).<br />
Allora si dice che la qualità non serve, il TQM non funziona.<br />
Ma siccome il bisogno di qualità è più forte che mai, nel mercato e<br />
nella società (non solo nelle imprese, ormai in tutte le organizzazioni,<br />
fino a livello delle organizzazioni internazionali), certamente risulterà<br />
vincente chi nel mondo si presenterà attrezzato per rispondere a tale<br />
bisogno crescente.<br />
Uso questa espressione “colpo di reni culturale”, proprio per indicare<br />
l’esigenza chiave connessa al cambiamento.<br />
Tito Conti<br />
Un “colpo di reni culturale ”<br />
<br />
<br />
I modelli per il miglioramento<br />
organizzativo pongono al management il<br />
problema della crescita culturale<br />
dell’organizzazione. E’ una sfida, perché<br />
la parola “culturale” può essere vista con<br />
sospetto da chi ogni giorno ha problemi<br />
concreti da affrontare.<br />
Ma la conoscenza è oggi alla base dello<br />
sviluppo, non solo tecnologico, anche<br />
organizzativo. Per rimanere protagonisti<br />
occorre un “colpo di reni culturale”.<br />
Tito Conti - Migliorare tutto, migliorare sempre- 81
Un colpo di reni culturale: i modelli per il miglioramento organizzativo<br />
sottolineano al management il problema urgente della crescita culturale<br />
dell’organizzazione.<br />
È una sfida perché la parola culturale può essere vista con sospetto da<br />
chi ogni giorno ha problemi concreti da affrontare. Ma se diciamo che<br />
siamo una società basata sulla conoscenza, non dobbiamo contraddirci.<br />
È di fatto coerente che la competitività, l’eccellenza, passino attraverso<br />
un cambiamento culturale.<br />
La qualità dell’organizzazione è la radice di tutte le qualità.<br />
Tito Conti<br />
La qualità dell’organizzazione:<br />
la radice di tutte le qualità di rilievo<br />
economico e sociale<br />
Qualità dei prodotti, qualità dei servizi,<br />
qualità della vita sociale…<br />
tutte queste qualità si basano sulla<br />
qualità dell’organizzazione.<br />
Qualità dell’organizzazione = essere e<br />
mantenersi all’altezza delle sfide poste<br />
dal contesto competitivo internazionale,<br />
incerto, fortemente mutevole.<br />
82 - Migliorare tutto, migliorare sempre - Tito Conti<br />
<br />
<br />
Noi parliamo sì di qualità di prodotti, di qualità di servizi, qualità<br />
della vita. Ma tutte queste qualità sono il risultato di una qualità dell’organizzazione<br />
che è l’essere e mantenersi all’altezza delle sfide poste<br />
dal contesto competitivo internazionale, incerto e fortemente<br />
mutevole.<br />
Occorre una visione di sistema.
Tito Conti<br />
Solo un’adeguata visione di<br />
sistema può portare all’eccellenza<br />
<br />
<br />
<br />
Il sistema azienda non è una macchina<br />
e neppure un organismo biologico.<br />
È un “sistema” di persone intelligenze,<br />
emotività, valori. Dalla qualità dei rapporti<br />
fra persone e gruppi deriva la capacità di<br />
creare valore.<br />
La consapevolezza di essere parte di un<br />
tale sistema fa capire le implicazioni<br />
profonde dell’espressione “fare sistema”.<br />
Ma il sistema aziendale non è una macchina. Troppi modelli organizzativi<br />
si basano su visioni di tipo meccanicistico. Non è neppure un<br />
organismo biologico. È un sistema di persone, di intelligenze, emotività,<br />
valori. Dalla qualità dei rapporti fra persone e gruppi deriva la<br />
capacità di creare valore.<br />
Questa slide sottolinea un fatto fondamentale. I modelli sistemici lo dimostrano.<br />
È dalla capacità di stabilire delle relazioni positive, sinergiche,<br />
che nasce la capacità di generare valore. Lo vediamo anche nelle<br />
squadre sportive. La capacità di creare il team. La capacità di creare delle<br />
relazioni forti si traduce in capacità di moltiplicare il valore generato.<br />
Quando si parla di “fare sistema” non si dice una cosa ovvia, banale.<br />
È un’affermazione che ha contenuti di grande peso, significati profondi<br />
da comprendere. Fare sistema significa divenire capaci di moltiplicare<br />
la capacità di generare valore attraverso la sinergia delle relazioni<br />
fra i suoi membri.<br />
Vediamo ora alcuni punti chiave di una trasformazione culturale-organizzativa,<br />
mirata al miglioramento continuo della qualità dell’organizzazione,<br />
che anche le piccole e medie imprese possono fare e dovrebbero<br />
iniziare.<br />
Questa slide dice che il capo deve essere l’architetto della propria organizzazione.<br />
Tito Conti - Migliorare tutto, migliorare sempre- 83
Il Capo deve essere l’architetto<br />
della propria organizzazione<br />
Il Capo deve essere, prima di tutto,<br />
l’architetto della propria organizzazione.<br />
Un’architettura in parte formale e visibile,<br />
in gran parte informale, pensata come<br />
l’insieme di relazioni in cui si genera<br />
conoscenza condivisa e valore.<br />
Il binomio su cui si basa l’architettura<br />
dell’eccellenza: persone e processi.<br />
Tutte le aziende che si sono dimostrate eccellenti, che hanno vinto<br />
premi e riconoscimenti, cosa hanno avuto in comune? Hanno avuto<br />
un capo che non dimenticando certo il proprio ruolo in relazione al<br />
prodotto, al mercato, alla tecnologia, ha tuttavia capito che alla base<br />
degli altri ruoli c’è un ruolo primitivo, fondamentale: quello di essere<br />
l’architetto della propria organizzazione.<br />
Essendo l’organizzazione una realtà in parte visibile, in parte invisibile,<br />
informale, occorre la consapevolezza del binomio vincente: persone<br />
e processi.<br />
“Il sistema azienda come luogo di creazione di conoscenza”.<br />
Il Sistema Azienda come luogo<br />
di creazione di conoscenza<br />
Luogo in cui si cresce assieme nella<br />
conoscenza e nella responsabilità e si<br />
creano modi nuovi di lavorare.<br />
Esperienza quotidiana diretta a<br />
innovare continuamente prodotti e<br />
processi (imparando dagli errori).<br />
Il Capo è il primo responsabile di<br />
progettare un ambiente rivolto alla<br />
creazione e diffusione di conoscenze.<br />
84 - Migliorare tutto, migliorare sempre - Tito Conti
Luogo in cui si cresce assieme nella conoscenza e nella responsabilità<br />
e si creano modi nuovi di lavorare.<br />
“L’esperienza quotidiana diretta a innovare continuamente prodotti e<br />
processi, imparando dagli errori”: il capo è il primo responsabile di<br />
progettare un ambiente rivolto alla creazione e diffusione delle conoscenze.<br />
Il ruolo di educatore è fondamentale in ogni capo e proporzionale<br />
al livello di responsabilità.<br />
“Forgiare un’identità culturale per la propria organizzazione”: se osserviamo<br />
le organizzazioni eccellenti, queste hanno tutte una forte<br />
identità culturale.<br />
Forgiare un’identità culturale<br />
per la propria organizzazione<br />
<br />
<br />
<br />
L’identità culturale, i valori condivisi sono<br />
il cemento dell’organizzazione e la fonte<br />
del senso di appartenenza e della<br />
motivazione a creare valore assieme, a<br />
vincere assieme.<br />
Il sistema “si fa” sulla piattaforma di tale<br />
identità.<br />
L’impronta la si dà già quando l’azienda<br />
è piccola e la si presidia nella crescita.<br />
I valori condivisi sono il cemento dell’organizzazione. La fonte del<br />
senso di appartenenza, della motivazione a creare valore assieme. Di<br />
nuovo, pensiamo all’esempio delle squadre sportive. Contano certamente<br />
i bravi giocatori, ma conta di più la capacità di creare motivazione,<br />
senso di squadra, voler vincere assieme.<br />
Il sistema si fa sulla piattaforma di tale identità. E l’impronta la si dà già<br />
quando l’azienda è piccola. Non si deve aspettare che diventi grande. È<br />
un problema tanto importante quanto trascurato per le piccole e medie<br />
imprese. Questa identità culturale, che è il germe dell’eccellenza, deve<br />
forgiarsi finché l’azienda è piccola, per poi presidiarla nella crescita.<br />
Tito Conti - Migliorare tutto, migliorare sempre- 85
Ancora: “adeguare il ciclo aziendale all’esigenza del miglioramento”.<br />
Tito Conti<br />
Adeguare il ciclo aziendale alle<br />
esigenze del miglioramento<br />
Quando si adotta una strategia di<br />
miglioramento continuo, il ciclo aziendale<br />
tradizionale “Pianificazione - Esecuzione”<br />
(PD=Plan - Do) si mostra inadeguato.<br />
Occorre introdurre una fase di<br />
bilancio/verifica/f<strong>atti</strong>bilità (Check e Act)<br />
prima delle nuova pianificazione. (Ciclo<br />
completo PDCA). Punto focale del Check<br />
è l’autovalutazione.<br />
Questo è un tema che, per motivi di tempo, posso solo citare, ma sarebbe<br />
vastissimo. Troppe aziende e organizzazioni si sono fermate alla pianificazione<br />
e all’esecuzione. Ormai è ampiamente provato, e lo dimostrano<br />
tutte le aziende eccellenti, che se questo ciclo non si completa con<br />
il Check - il famoso self-assessment annuale - e le azioni conseguenti, anche<br />
la stessa pianificazione viene impoverita e non migliorerà.<br />
“Gestire gli stakeholder come risorse strategiche”.<br />
Tito Conti<br />
Gestire gli stakeholder come<br />
risorse strategiche<br />
? Massima attenzione alle relazioni con - e<br />
fra - gli stakeholder (managers,<br />
shareholders, collaboratori, partner,<br />
società), luoghi in cui l’opportunità di<br />
amplificare o distruggere valore è massima.<br />
? <br />
Per la PMI determinante fattore di sviluppo<br />
è la capacità di creare relazioni forti con<br />
clienti “esigenti” e con partner che ne<br />
stimolino la crescita di conoscenze e<br />
competenze.<br />
86 - Migliorare tutto, migliorare sempre - Tito Conti
Si è parlato dell’ambiente, cioè dell’impatto sulla società. Ma gestire<br />
gli stakeholder come risorse strategiche significa più in generale massima<br />
attenzione alle relazioni con tutti i partner che concorrono ai fini<br />
dell’impresa: gli impiegati, i manager, i fornitori, i soggetti istituzionali<br />
e sociali. L’area degli stakeholder è il luogo in cui è massima<br />
l’opportunità di amplificare la capacità di generare valore, attraverso<br />
relazioni sinergiche.<br />
Ho sentito diverse medie imprese dichiarare di essere cresciute grazie<br />
a rapporti “forti” con i clienti più esigenti. Alcuni fornitori rifuggono<br />
dai rapporti con aziende clienti che ritengono troppo esigenti in termini<br />
di qualità. Altri, invece, si rendono conto che attraverso questi<br />
rapporti crescono.<br />
“La creazione di valore nell’offerta”.<br />
Tito Conti<br />
La creazione di valore nell’offerta<br />
(“value proposition ”)<br />
<br />
<br />
<br />
È frutto di creatività ma anche di<br />
innovazione organizzativa.<br />
Luogo importante di innovazione sono i<br />
processi di lettura e interpretazione del<br />
mercato e di combinazione creativa dei<br />
risultati di questi con le conoscenze e<br />
competenze distintive dell’impresa.<br />
La “vicinanza al cliente” è per molte PMI<br />
forte ispirazione alla creazione di valore.<br />
La creazione di nuovi prodotti o nuovi servizi per il mercato è certo frutto<br />
di creatività nella tecnologia, nella proposta di valore, ma anche di innovazioni<br />
organizzative. Anche questo è stato ampiamente dimostrato:<br />
aziende che sono state capaci di migliorare i processi di progettazione,<br />
Tito Conti - Migliorare tutto, migliorare sempre- 87
di produzione, di distribuzione, non solo, ma di creare una nuova architettura<br />
per questi processi, ad esempio con forti parallelizzazioni di<br />
processi tradizionalmente seriali, e quindi con forti riduzioni dei tempi<br />
di realizzazione, hanno acquisito vantaggi competitivi rilevanti.<br />
Per concludere cito le competenze diagnostiche, di diagnosi organizzativa.<br />
Tito Conti<br />
Far crescere le competenze<br />
diagnostiche<br />
Le divisioni funzionali sono fonti di<br />
problemi. La scarsità di diagnostici<br />
dell’organizzazione complica la<br />
situazione.<br />
La visione per processi aiuta ad<br />
abbattere le barriere tra funzioni. La<br />
pratica dell’autovalutazione fa crescere<br />
le competenze diagnostiche, preziose<br />
per ogni organizzazione.<br />
In qualunque organizzazione in genere non scarseggiano le persone<br />
che creano dei problemi. Scarseggiano invece le persone capaci di diagnosticare<br />
e quindi risolvere correttamente i problemi organizzativi.<br />
Non di risolverli cioè passando rapidamente e superficialmente dal<br />
problema alla soluzione, ma di seguire percorsi diagnostici rigorosi.<br />
Anche questo è un problema rilevante dal punto di vista culturale: rafforzare<br />
una cultura basata sui f<strong>atti</strong> e non sulle percezioni e le opinioni.<br />
La visione per processi aiuta ad abbattere le barriere tra funzioni, che<br />
sono all’origine dei problemi più grossi, quelli interfunzionali appunto.<br />
E la pratica dell’autovalutazione, uno dei pilastri della visione TQM, fa<br />
crescere le competenze diagnostiche, preziose per ogni organizzazione.<br />
88 - Migliorare tutto, migliorare sempre - Tito Conti
Termino riproponendo la frase di Einstein da cui avevo iniziato, perché<br />
ci aiuta a capire che il primo nemico che ostacola l’innovazione è<br />
dentro di noi e dobbiamo identificarlo per combatterlo.<br />
Grazie.<br />
Tito Conti - Migliorare tutto, migliorare sempre- 89
Crescere con l’innovazione.<br />
Mercati globali<br />
e informatizzazione<br />
Filmato
Rodrigo Vergara<br />
Logos<br />
Il metodo è stato quello di creare una rete uniforme con tutti i concessionari,<br />
di tutti i paesi europei, di comunicazione. Abbiamo quindi<br />
un controllo in tempo reale della risposta del concessionario con<br />
l’azienda. Riusciamo ad avere delle antenne che ci permettono di modificare<br />
i prodotti.<br />
È stato un costo importante, per noi che non avevamo una tradizione<br />
di internazionalizzazione, è oscillato dal 6 al 10% sul bilancio. Però<br />
oggi ci vede triplicare l’azienda in quattro anni e controllare direttamente<br />
i mercati.<br />
L’informatica è stata, direi, fondamentale, perché abbiamo mantenuto<br />
gli stessi costi fissi pur triplicando il fatturato.<br />
Noi abbiamo cambiato la nostra organizzazione man mano che un<br />
nuovo dispositivo elettronico, o i computer, o i fax, o internet, veniva<br />
messo a nostra disposizione.<br />
Quando siamo arrivati ad avere dieci uffici in Italia, questo perché la<br />
tecnologia era talmente scarsa che imponeva avere un ufficio vicino al<br />
cliente. Ma con l’arrivo di internet li abbiamo chiusi tutti. Ce ne siamo<br />
tenuti uno solo.<br />
Quando la nostra azienda era piccolina e c’erano solo i fax e i modem,<br />
il 10% del fatturato erano costi di telecomunicazioni. Adesso sono<br />
molto meno dell’1% e riusciamo a trasmettere mille cose in più di<br />
quelle che potevamo un tempo.<br />
Rodrigo Vergara - Crescere con l’innovazione - 93
Tutta la parte contabile è gestita in modo automatico. Abbiamo un<br />
computer ideato da noi, con tutti i dati che fa le fatture automaticamente<br />
e che riceve le fatture anche automaticamente. Un collaboratore<br />
che collabora con noi dalla Cina, non deve neanche emettere una<br />
fattura.<br />
Diciamo che da quando abbiamo cominciato ad utilizzare Internet, il<br />
nostro fatturato è cresciuto di tre, quattro volte.<br />
94 - Crescere con l’innovazione - Rodrigo Vergara
Marco Barnabò<br />
Distretto dell’occhialeria di Belluno<br />
Servizi fondamentali forniti da OptIdx nell’ottica di centralizzare<br />
quelle che sono le problematiche, le complessità di lavoro in rete informatica<br />
del distretto, sono quelle di centralizzare le problematiche<br />
di scambio di documenti.<br />
OptIdx si incarica di tradurre questi formati di scambio. Quindi l’interlocutore<br />
vede, sostanzialmente, un solo panel per lo scambio, mette<br />
a punto un solo sistema di scambio documentale elettronico, un solo<br />
protocollo, con un solo partner che è sempre OptIdx.<br />
L’integrazione nel sistema aziendale avviene soprattutto nell’ambito<br />
del ciclo dell’ordine. Quello che stiamo seguendo ora è il passaggio<br />
dall’ordine sino alla consegna della merce. Quindi con tutti i documenti<br />
che ne conseguono.<br />
L’ICT integrato al distretto probabilmente è il passo successivo quello<br />
al quale dobbiamo ambire. La cosa importante è riuscire a creare<br />
quella rete diffusa tra tutte le aziende del distretto, in modo che colloquiano<br />
tra di loro tramite l’ICT.<br />
Il passo successivo che noi ci aspettiamo arrivi presto, è quello di poter<br />
gestire il distretto come fosse una grande azienda.<br />
Marco Barnabò - Crescere con l’innovazione - 95
Gianni Pecol Cominotto<br />
Regione Friuli Venezia Giulia - Impresa Futura<br />
Impresa Futura mette in campo servizi agli imprenditori, all’economia<br />
e servizi al territorio.<br />
Io presento un’unica domanda a questo sportello. Questo sportello la<br />
riceve. La mia relazione con la pubblica amministrazione si risolve in<br />
questo.<br />
Questo unico punto è uno sportello informatico, che si <strong>atti</strong>va rispetto<br />
alle altre amministrazioni e convoglia tutte le azioni amministrative<br />
necessarie a completare questa domanda di autorizzazione al funzionamento.<br />
Questa iniziativa ha costruito un software e ha creato l’interoperabilità<br />
tra questi sistemi, che non sempre c’era.<br />
Le simulazioni di abb<strong>atti</strong>mento che abbiamo fatto riducono i tempi a<br />
un quinto di quelli che erano necessari prima.<br />
Gianni Pecol Cominotto - Crescere con l’innovazione - 97
LUCIO STANCA<br />
Intervento
Lucio Stanca<br />
Ministro per l’Innovazione e le Tecnologie<br />
Grazie presidente Pistorio non solo per la presentazione di questa m<strong>atti</strong>na,<br />
ma anche per l’invito a partecipare a questa importante <strong>giornata</strong>.<br />
È un piacere enorme essere di nuovo qui in <strong>Confindustria</strong>.<br />
Tutto il mio apprezzamento alla <strong>Confindustria</strong> per aver organizzato,<br />
dopo la Giornata della Ricerca a settembre, questa Giornata<br />
sull’Innovazione.<br />
Ricerca e innovazione sono tappe dello stesso percorso.<br />
Rappresentano lo sforzo che dobbiamo fare tutti quanti insieme per<br />
aumentare, accrescere la competitività del nostro paese.<br />
È difficile definire confini precisi tra ricerca e innovazione, visto che<br />
fanno parte della stessa filiera, o catena del valore. In effetti si può dire<br />
che conoscenza, ricerca e innovazione sono il motore dello sviluppo<br />
di un’economia moderna.<br />
La ricerca produce nuovo sapere. Quando questo sapere viene portato<br />
sul mercato ed ha un valore economico, non solo culturale, diventa<br />
innovazione tecnologica. Ma questa innovazione tecnologica può<br />
essere anche utilizzata da altri. E quindi è innovazione.<br />
Ma aldilà dei rapporti molto forti, ci sono anche grosse differenze. Ho<br />
apprezzato molto quello che ha detto il presidente Pistorio all’apertura<br />
di questa <strong>giornata</strong>.<br />
Sono molteplici le diversità tra ricerca e innovazione come, ad esempio,<br />
i tempi di ritorno. La ricerca richiede tempi di ritorno medio lun-<br />
Lucio Stanca - Intervento - 101
ghi, forse più lunghi che medi, mentre l’innovazione può essere fatta<br />
anche in tempi brevi o medi.<br />
La ricerca è un campo in cui certamente occorre collaborare insieme,<br />
tra pubblico e privato. Anche se l’Italia, ricordo, è l’unico dei grandi<br />
Paesi che ha una ricerca a maggioranza pubblica rispetto alla ricerca<br />
privata.<br />
Un dato importante emerso da un’indagine Ocse mette in evidenza<br />
che in tutti i Paesi europei, compresa l’Italia, solo il 4-5% delle piccole<br />
imprese fa ricerca. O, se volete, l’80-85% della ricerca fatta in<br />
Europa, quindi anche in Italia, è svolta dalla grande impresa. Mentre<br />
l’innovazione può essere fatta, e deve essere fatta, da tutte le imprese,<br />
a prescindere dalla loro dimensione.<br />
Insomma, non c’è limite. Mentre c’è un limite alla ricerca nella dimensione<br />
dell’impresa; non c’è limite dimensionale all’innovazione.<br />
Nell’ultimo “Libro Verde” dell’Unione Europea, si afferma che la ricerca<br />
è essenziale per lo sviluppo, per la crescita e la competitività europea,<br />
ma non è sufficiente. Perché insieme alla ricerca bisogna parlare<br />
anche di innovazione. Ecco perché mi fa molto piacere che la<br />
<strong>Confindustria</strong> dedichi altrettanta attenzione oltre che alla ricerca, all’innovazione.<br />
E tutto questo avviene mentre c’è un velocissimo cambiamento intorno<br />
a noi, quanto meno con due aspetti relativi all’economia mondiale.<br />
Abbiamo sentito parlare di internazionalizzazione, abbiamo sentito<br />
parlare di esempi. Noi dobbiamo modificare il vecchio stereotipo che<br />
ci fa pensare che le economie emergenti ci attaccano soprattutto sulle<br />
industrie cosiddette mature. O a basso valore tecnologico.<br />
Non faccio l’esempio dell’India, che è un esempio troppo banale, per<br />
dire che l’India è uno dei più grossi produttori di software al mondo.<br />
Ma faccio l’esempio della Cina.<br />
Oggi, come sa bene Pistorio, la Cina è il più grosso utilizzatore di silicio<br />
al mondo. La sua esportazione di prodotti ad alta tecnologia è passata<br />
dal 9-10% di sei, sette anni fa, al 25%. Certo, anche grazie agli investimenti<br />
delle imprese straniere. Ma il 25% delle sue esportazioni ri-<br />
102 - Intervento - Lucio Stanca
guarda prodotti ad alto contenuto tecnologico. Rammento che in<br />
Italia è il 12%.<br />
La Cina produce, consentitemi questa espressione, un milione di ingegneri<br />
all’anno.<br />
E oltre al cambiamento dal punto di vista della geografia economica,<br />
c’è anche un grande cambiamento dal punto di vista tecnologico.<br />
Dopo la “sbornia” della bolla finanziaria, abbiamo compreso che non<br />
si tratta qui di creare una nuova economia. Si tratta, invece, di trasformare<br />
l’economia esistente attraverso questa leva: la leva delle tecnologie<br />
digitali che è assolutamente la leva più potente, il fattore abilitante<br />
più forte che abbiamo per creare innovazione nelle nostre organizzazioni.<br />
Siano esse pubbliche o private.<br />
In più, questa rivoluzione tecnologica data dalle tecnologie dell’informazione,<br />
delle telecomunicazioni o delle tecnologie digitali, oltre a creare<br />
un settore rilevante di per sé, diversamente dal passato ha una valenza<br />
trasversale. Interessa quasi tutti gli altri settori economici. E produce<br />
un effetto moltiplicatore di trasformazione, di cambiamento, quindi<br />
di innovazione, molto più elevato rispetto a tecnologie del passato.<br />
Dov’è il punto? Dov’è la sfida che abbiamo come Paese, come responsabili<br />
di organizzazioni, imprese o istituzioni?<br />
Non si tratta solo di acquisire una nuova tecnologia. È ormai ampiamente<br />
dimostrato che si crea innovazione solo quando a fianco della<br />
tecnologia ci sono competenze adeguate. E tecnologie e competenze<br />
sono utilizzate per cambiare il modo di fare impresa, o di fare pubblica<br />
amministrazione. Cioè di cambiare i modelli organizzativi.<br />
Banalizzo. Io posso acquistare un computer e fare solo le e-mail. A mio<br />
modo di vedere non ho fatto innovazione. Ma se acquisto lo stesso<br />
computer, più o meno con lo stesso software, e faccio una progettazione<br />
automatica collegata con i fornitori e con le linee di produzione, io<br />
ho necessariamente diverse competenze per sfruttare la tecnologia e<br />
ho cambiato l’organizzazione. Allora sì che ho fatto innovazione.<br />
È nella combinazione tra competenze e tecnologie che si creano nuovi<br />
modelli organizzativi, nuovi modi di lavorare.<br />
Questo è un punto importante, perché se abbiamo ritardi nel nostro<br />
Lucio Stanca - Intervento - 103
paese, è anche a causa di una non completa comprensione di questi<br />
aspetti.<br />
Un altro rilievo riguarda, di nuovo, le tecnologie digitali e il loro apporto<br />
alla crescita della produttività. I dati dell’Ocse ci dicono che negli<br />
anni ’95-2000 la produttività media in Europa è cresciuta del 40%.<br />
E tale aumento è dovuto a queste tecnologie. Negli Stati Uniti, nello<br />
stesso periodo, la crescita è stata del 62%. In Italia del 30%. Quindi il<br />
punto è non solo acquistare tecnologia, ma anche il modo di impiegarla<br />
e di sfruttarla.<br />
La sfida, a mio modo di vedere, è quella di passare dall’automazione<br />
e dall’informatizzazione alla innovazione. Voi imprenditori usate il<br />
computer quanto meno da quattro, cinque decenni. Ma ciò che la tecnologia<br />
consentiva prima era solo l’automazione. Cioè rendevate più<br />
veloce, meno costoso il processo esistente. Ma la tecnologia non vi<br />
consentiva di fare di più. Oggi la tecnologia digitale, le reti, i computer<br />
possono fare, oltre che all’informatizzazione, la trasformazione, il<br />
cambiamento e quindi l’innovazione.<br />
E concludo queste riflessioni generali di introduzione, richiamando<br />
una revisione in corso della Strategia di Lisbona. Uno dei capitoli fondamentali<br />
è proprio l’e-Europe, cioè l’utilizzo di queste tecnologie nell’ambito<br />
europeo nei vari campi, dal settore pubblico alla sanità, all’educazione,<br />
all’impresa. Il Rapporto, appena presentato, sarà discusso al<br />
Consiglio Europeo nella prossima primavera e in esso viene affermato<br />
ancora una volta che le tecnologie dell’informazione e comunicazione<br />
sono la chiave per la competitività di ogni impresa, Paese o regione.<br />
Fatta questa premessa, per comprendere di cosa stiamo parlando oggi,<br />
vengo alle mie responsabilità di Governo, alla politica dell’innovazione<br />
e tecnologica che ho incominciato a realizzare tre anni e mezzo fa,<br />
quando l’avere, per la prima volta nella storia della nostra Repubblica,<br />
un ministro dedicato esclusivamente all’innovazione tecnologica sembrava,<br />
forse, una decisione un pò stravagante. Oggi, che il dib<strong>atti</strong>to del<br />
nostro Paese sembra finalmente concentrato su questi argomenti, si<br />
comprende forse di più l’importanza di avere a livello di Governo qualcuno<br />
responsabile di una strategia complessiva del Paese.<br />
104 - Intervento - Lucio Stanca
Dico subito, che anche se sono le imprese e i cittadini a dover valutare<br />
l’opera del Governo, ci fa piacere però che l’Ocse il 20 ottobre scorso<br />
abbia stilato un rapporto di valutazione della politica dell’innovazione<br />
tecnologica digitale del nostro Paese. Capisco che se siamo dietro<br />
al Botswana nelle classifiche di competitività, è un dato che fa titoli<br />
a sei colonne. A parte il fatto che io sono stato in Botswana e credo<br />
che non sia proprio il caso di prendere per oro colato queste classifiche.<br />
Ma so anche che quando un’istituzione come l’Ocse esprime<br />
un chiaro e forte apprezzamento per la politica del Governo italiano<br />
sulla sua politica di innovazione tecnologica digitale, questo, ovviamente,<br />
non ha alcuna cittadinanza nei media italiani.<br />
Anche se l’Ocse stessa, nel medesimo rapporto, dice che dobbiamo fare<br />
molto di più nel modello organizzativo delle imprese, soprattutto le imprese<br />
italiane, e nell’aumentare il valore tecnologico della produzione<br />
italiana.<br />
Quindi, il nostro obiettivo, attraverso una politica che si orienta su tre<br />
assi fondamentali, è quello di dare un contributo. Io sono convinto<br />
che l’azione del Governo in questo campo deve essere vicina alle imprese,<br />
ma in modo complementare. Non si fa innovazione perché ci<br />
sono gli incentivi, ma gli incentivi possono aiutare a fare innovazione.<br />
Quindi, noi siamo partners. Le imprese devono comprendere l’esigenza<br />
dell’innovazione e il Governo deve fornire tutti gli strumenti per far<br />
sì che l’innovazione possa essere realizzata appieno.<br />
Dicevo tre assi. Innanzitutto sostegno agli investimenti. Secondo, ovviamente,<br />
sviluppo delle imprese, di un’economia hi-tech, soprattutto<br />
correlata alle tecnologie digitali, che ormai interessano vari settori. E<br />
terzo, un ambiente favorevole, cioè tutto quello che è al di fuori delle<br />
imprese per quanto riguarda l’innovazione tecnologica.<br />
In questi tre anni la nostra attenzione costante si è focalizzata sulle<br />
piccole e medie imprese, sul Sud e sui sistemi territoriali.<br />
Sostegno agli investimenti. Io qui colgo di nuovo l’occasione, come<br />
ho fatto al convegno di Prato con il presidente Salmoiraghi, dove mi<br />
sono un pò dilungato sul tema. Qui rubo solo un minuto, non di più,<br />
per illustrare l’iniziativa del Fondo di garanzia per l’innovazione di-<br />
Lucio Stanca - Intervento - 105
gitale per le piccole imprese, perché lo ritengo un provvedimento<br />
importante.<br />
A Prato, grazie ad un sondaggio in sala, avevamo scoperto, ma non<br />
era una sorpresa, che il 75% degli imprenditori presenti non aveva<br />
mai sentito parlare di questo Fondo di garanzia.<br />
In cosa consiste?, il fondo è già <strong>atti</strong>vo da due o tre mesi. Ci sono 60<br />
milioni di euro già disponibili e altri 100 milioni di euro in questa<br />
Finanziaria, per un totale di 160 milioni a disposizione per realizzare<br />
quello che insieme al collega Marzano abbiamo previsto nel decreto<br />
del 15 giugno per creare una sezione speciale “Tecnologie digitali” del<br />
Fondo di garanzia.<br />
A cosa serve questo Fondo di garanzia? Serve a garantire le banche,<br />
il sistema finanziario, fino all’80% dei loro prestiti, percentuale massima<br />
consentita in Europa, i finanziamenti che le imprese chiedono<br />
per investimenti ammissibili per l’acquisto di tecnologie hard e software,<br />
di consulenze, di servizi di formazione, di servizi professionali,<br />
di progettazione, l’acquisto di brevetti e di licenza. Si tratta in sostanza<br />
di innovazione immateriale che, di per sé, non dà garanzia al<br />
sistema finanziario.<br />
Da qui l’intervento dello Stato a garanzia fino all’80%, con l’accesso al<br />
fondo completamente gratuito e la riscossione della prima richiesta<br />
delle banche creditrici, gestito dal Mediocredito Centrale del gruppo<br />
bancario Capitalia, che è a disposizione delle imprese, soprattutto delle<br />
piccole imprese con investimenti coperti da garanzia con un tetto<br />
massimo di 200 mila euro.<br />
Un’ultima annotazione. Di fatto questo è un accesso addizionale al<br />
credito da parte della piccola industria in quanto garantito all’80%,<br />
per cui le banche sono più disponibili ad erogare il credito.<br />
Inoltre, questione proprio di giorni, stiamo mettendo a punto, sempre<br />
col collega Marzano, un’estensione: non solo una garanzia al credito<br />
dato dal sistema bancario, ma anche garanzia data dallo stesso fornitore.<br />
Cioè forniamo la garanzia al finanziamento prestato dal fornitore<br />
delle tecnologie digitali. Fino a un massimo del 50% dell’investimento.<br />
Questo chiude il cerchio proprio con il protocollo di collaborazione<br />
106 - Intervento - Lucio Stanca
d’intesa firmato da <strong>Confindustria</strong> e Abi, promotore l’amico Arturo<br />
Artom, che fa di questo un sistema di finanziamento garantito dallo<br />
Stato, siano essi finanziamenti di banche o di fornitori.<br />
Per ultimo, soprattutto per quanto riguarda gli aspetti della competitività,<br />
conto di avere anche un sostanziale contributo alla riduzione<br />
del costo di questi finanziamenti da parte delle imprese. Quindi, una<br />
riduzione degli interessi. Chiamiamola Sabatini, chiamiamola come<br />
volete, credo che uno strumento così in Italia non sia mai stato a disposizione<br />
delle piccole imprese per investire in tecnologie digitali, soprattutto<br />
in tecnologie immateriali.<br />
Un altro aspetto del sostegno all’innovazione riguarda i bandi tematici.<br />
Anche se non rappresentano uno strumento più che idoneo, soprattutto<br />
per la piccola e media impresa, perché richiedono una conoscenza,<br />
una partecipazione. Però se si vuole mirare ad alcuni interventi<br />
come, per esempio, l’e-Commerce, dobbiamo avere questi interventi<br />
in termini di bandi.<br />
Abbiamo anche fatto un bando sulla ricerca applicata delle tecnologie<br />
Ict, con 80 progetti importanti per un valore di 35 milioni di euro.<br />
Abbiamo cominciato, con le regioni del Sud, a creare accordi di programma<br />
in cui co-finanziamo interventi di innovazione tecnologica<br />
per sostenere l’eccellenza di territori. L’innovazione va inf<strong>atti</strong> fatta nei<br />
territori. Quindi con alcune Regioni, come la Puglia ma sono in corso<br />
di completamento altri accordi di programma, facciamo questi accordi<br />
in cui è previsto un altro aspetto importante.<br />
Questo intervento complessivo è ancora di 100 milioni di euro. E in<br />
questi interventi a sostegno delle imprese nei territori di eccellenza,<br />
nelle regioni del Sud, abbiamo anche inserito i vaucher, uno strumento<br />
utilizzato già in qualche altra regione, che vengono dati all’impresa<br />
medio-piccola per essere spesi in collaborazione col mondo dell’università<br />
e della ricerca pubblica, in modo da <strong>atti</strong>vare proprio questa<br />
catena del valore, della conoscenza, ricerca e innovazione.<br />
Sviluppo dell’industria hi-tech. Io sto parlando, come vedete, di cose<br />
già esistenti. Mi piace parlare di cose concrete.<br />
Lucio Stanca - Intervento - 107
La delibera Cipe del 29 settembre scorso ha stanziato 100 milioni di<br />
euro per la creazione di un fondo per il sostegno alla piccola industria<br />
hi-tech. In questa legge finanziaria c’è un dispositivo normativo che<br />
rende operativo questo fondo. Si tratta di un fondo per le regioni del<br />
Sud, per la piccola impresa che opera nelle tecnologie digitali in senso<br />
lato, dalla domotica a tutte quelle applicazioni che riguardano comunque<br />
le tecnologie digitali, in cui aiutiamo la finanza innovativa,<br />
così scarsa in Italia. Quindi aiutiamo il finanziamento attraverso un<br />
fondo dello Stato, che si aggiunge e complementa i venture capital nazionali<br />
o stranieri, che sono attr<strong>atti</strong> di più ad operare, soprattutto al<br />
Sud, per far sì che possiamo aiutare le imprese che hanno una conoscenza,<br />
un’idea, o che vogliono investire, o che vogliono fondersi,<br />
sempre nel campo delle alte tecnologie. Quindi un fondo hi-tech che<br />
vedrà la partenza i primissimi mesi del prossimo anno.<br />
Un altro tema di grande importanza, che qui accenno solo, riguarda i<br />
contenuti digitali. La larga banda non ci fa fare solo le cose in modo<br />
più veloce, ma ce le farà fare sempre in modo più diverso.<br />
Voi avete figli che ormai scaricano musica da Internet e domani film,<br />
giochi. E dopodomani libri, non concepiti come nel mondo tradizionale<br />
fisico, ma concepiti proprio con la tecnologia dell’inter<strong>atti</strong>vità<br />
consentita dalla larga banda. Insomma, l’editoria. Quindi ci sono vari<br />
problemi complessi, fra cui la protezione della proprietà intellettuale.<br />
Ma anche il sostegno alla crescita di nuova industria.<br />
Non vorrei che fossero gli americani a porre sulla rete internazionale<br />
a larga banda, per esempio, i contenuti artistici culturali del nostro<br />
Paese. Questo è un altro tema che abbiamo affrontato.<br />
Infine l’ambiente. L’ambiente riguarda, fondamentalmente, le infrastrutture.<br />
Cito solo quello che abbiamo fatto con il collega Gasparri.<br />
Proprio all’inizio di questa legislatura abbiamo varato un piano che<br />
stiamo puntualmente realizzando sulla larga banda, relativo all’<strong>atti</strong>vazione<br />
della domanda privata e di quella pubblica, nonché interventi<br />
specifici nel Mezzogiorno sulle infrastrutture e sui contenuti e servizi.<br />
Di fatto i risultati dicono che due anni fa eravamo sesti o settimi in<br />
Europa in termini di penetrazione di larga banda. Oggi siamo al quar-<br />
108 - Intervento - Lucio Stanca
to posto. In questi ultimi due anni abbiamo avuto il tasso di crescita<br />
degli allacciamenti a larga banda più alto in Europa. E a fine anno<br />
avremo 4-4,5 milioni di utenti a larga banda.<br />
Oltre alle infrastrutture, quando si parla di ambiente si parla di noi di<br />
italiani, dell’alfabetizzazione informatica. Le imprese hanno bisogno<br />
sempre più di persone, soprattutto giovani, che abbiano il loro bagaglio<br />
di base, che sappiano usare il computer come vero e proprio strumento<br />
di lavoro.<br />
Stiamo facendo un grande sforzo. Io so che l’innovazione tecnologica,<br />
come dico spesso, non riempie le piazze, non crea audience nel talk<br />
show televisivi, non anima i salotti. Ma vi assicuro che stiamo facendo<br />
importanti passi in avanti.<br />
Un dato che viene dall’osservatorio che abbiamo creato con la<br />
Federcomin: oggi il 56% delle famiglie italiane, ossia una media superiore<br />
a quella europea, ha almeno un personal computer in casa. La<br />
famiglia italiana, campione nel mondo nell’utilizzare i telefonini (e<br />
questo ci sta bene perché anche quella è una forma di innovazione) ha<br />
recuperato, in questi anni, anche in termini di utilizzo e di presenza<br />
di personal computer, uno strumento, evidentemente, molto più sofisticato,<br />
più complesso e più potente del telefonino.<br />
La percentuale delle famiglie italiane collegate a Internet è ormai del<br />
42%, appena sotto la media europea.<br />
Abbiamo messo a punto programmi per la scuola e per i docenti; facilitazione<br />
per gli acquisti ai sedicenni, alle famiglie meno abbienti,<br />
agli insegnanti, agli anziani. Varato programmi divulgativi con la Rai;<br />
è in atto un pacchetto di iniziative che credo non abbia assolutamente<br />
riscontro in Europa. E i risultati ci confortano.<br />
Infine, il grande tema della pubblica amministrazione. Importantissima<br />
per la competitività del Paese, di qualsiasi Paese. Anche qui non<br />
si tratta di informatizzare la pubblica amministrazione. Si tratta, invece,<br />
di trasformare il modo in cui opera la pubblica amministrazione,<br />
soprattutto sull’aspetto più importante che è il rapporto con i cittadini<br />
e con le imprese e tra uffici pubblici attraverso il collegamento<br />
telematico.<br />
Lucio Stanca - Intervento - 109
Io qui fornisco solo esempi perché il discorso è molto lungo e molto<br />
complesso. E anche qui stiamo certamente facendo grandi progressi.<br />
Vorrei innanzitutto ricordarvi che nella prima fase di e-Government<br />
per gli enti locali, abbiamo selezionato 134 progetti, a cui hanno partecipato<br />
4.000 amministrazioni locali, regionali, provinciali e comunali.<br />
Di questi 134 progetti, 77 sono per i servizi all’impresa.<br />
Questa prima fase ha visto uno stanziamento complessivo di 500 milioni<br />
di euro, utilizzando fondi del governo centrale, dell’Unione<br />
Europea, delle Regioni e dei Comuni. Ora abbiamo una seconda fase<br />
in atto, che parte da quanto abbiamo realizzato nella prima, con il<br />
classico processo di innovazione. Cioè, prima si crea l’innovazione, e<br />
poi la si diffonde. E la seconda fase si propone il riuso, la diffusione<br />
delle applicazioni, delle innovazioni fatte nella prima fase.<br />
Questa fase avrà un valore complessivo di altrettanti 500 milioni di euro<br />
tra i vari finanziamenti che siamo riusciti a mettere insieme. Nel giro<br />
di due o tre anni, per il rapporto tra cittadino, imprese e pubbliche<br />
amministrazioni, stiamo mobilitando risorse di 1 miliardo di euro.<br />
Quali sono i risultati? Innanzitutto alcuni dati statistici.<br />
L’Italia è il Paese dove il 62% delle persone che ha avuto un rapporto<br />
con la pubblica amministrazione in rete si dichiara decisamente soddisfatto.<br />
Solo il 12% della customer satisfaction, sto parlando della vostra<br />
materia, si dichiara non soddisfatto. Quindi un ottimo feedback.<br />
Le classifiche europee sull’e-Government vengono aggiornate costantemente,<br />
siamo passati, facendo un esempio calcistico visto la popolarità<br />
di questo sport in Italia, da una zona di retrocessione in Europa,<br />
eravamo undicesimi o dodicesimi, ad una migliore: oggi siamo settimi,<br />
ottavi. Certo, non siamo in Champion League, o in Coppa Uefa.<br />
Avete visto, per esempio, il comune di Pordenone, con il progetto<br />
Enterprise, ha realizzato lo Sportello Unico Attività Produttive in Rete<br />
(www.amministrazionefuturo.com) per tutti i 51 Comuni della<br />
Provincia di Pordenone, con il quale si possono realizzare on line, in<br />
combinazioni diverse, ben 275 diversi servizi che coprono tutti gli<br />
eventi delle vita delle imprese ed ha tagliato i tempi di una pratica da<br />
271 giorni a meno di 20.<br />
110 - Intervento - Lucio Stanca
È vero che noi dobbiamo semplificare riducendo le norme, però quando<br />
sono arrivato al Governo ho visto bellissime norme, mai attuate.<br />
Venendo io dal mondo dell’impresa, credo che la trasformazione non<br />
possa avvenire solo attraverso le norme o le circolari, ma deve proprio<br />
realizzarsi attraverso la modifica delle modalità di operare, dei processi,<br />
dell’organizzazione, attraverso l’uso delle tecnologie.<br />
È questo che ci siamo posti di fare fin dall’inizio. Oggi siamo nella fase<br />
di codificare quello che abbiamo imparato. E allora abbiamo lanciato<br />
due grandi progetti.<br />
Uno, che chiamo l’Autostrada del Sole Digitale della Pubblica amministrazione.<br />
La pubblica amministrazione italiana ha tante reti: quella<br />
centrale, regionale, comunale, ma che non parlano fra di loro. Noi<br />
abbiamo creato questo grande progetto, credo il più grande progetto<br />
in telecomunicazioni in Italia, in cui creiamo un Sistema Pubblico di<br />
Connettività. L’obiettivo è di mettere in comunicazione qualsiasi ufficio,<br />
amministrazione centrale o periferica, del territorio nazionale.<br />
Non una rete, ma un sistema. Con proprie regole e standard comuni<br />
di qualità, di sicurezza, di funzionalità e di applicazione. Perché, per<br />
esempio, non possiamo consentire che 8.100 comuni sviluppino 8.100<br />
volte il protocollo informatico. O il rilascio di certificati in rete. Ma<br />
abbiamo voluto dare vita a questo sistema delle applicazioni disponibili<br />
e l’obbligo da parte delle amministrazioni pubbliche, prima di investire<br />
nuove risorse, di verificare se queste applicazioni non sono già<br />
disponibili, per accelerare la diffusione.<br />
Questi sono processi in atto. Sono provvedimenti, come Sistema<br />
Pubblico di Connettività, che sta terminando il suo iter parlamentare<br />
e stiamo già lanciando la gara sia per realizzare la Rete Internazionale<br />
della Pubblica Amministrazione, sia per quanto riguarda la qualificazione<br />
dei fornitori del Sistema Pubblico di Connettività.<br />
Ultimo provvedimento che voglio citare, di cui la scorsa settimana il<br />
Consiglio dei Ministri ha approvato lo schema di decreto legislativo, è<br />
il Codice dell’Amministrazione Digitale. Non fate l’errore di credere<br />
che riguardi solo la pubblica amministrazione. Perché questo Codice<br />
ha due contenuti fondamentali. Uno è la strumentazione: si dà valore<br />
Lucio Stanca - Intervento - 111
legale a tutta la strumentazione. Una volta stabilito il valore legale della<br />
strumentazione, il Codice riguarda sia l’impresa privata che il settore<br />
pubblico. Farò alcuni esempi.<br />
La firma digitale che le imprese già usano per i loro rapporti con le<br />
Camere di Commercio, per comunicare tutte le informazioni societarie.<br />
Ma nulla vieta che fra due imprese, o due soggetti privati, possano<br />
utilizzare questa forma semplice di contrattazione, di firma di contr<strong>atti</strong>,<br />
di obbligazioni in termini sicuri. Io aggiungerei anche più sicuri<br />
della firma autografa.<br />
Il valore legale di un documento informatico riguarda la pubblica amministrazione<br />
e riguarda anche le imprese.<br />
Il valore legale dell’archiviazione digitale. Fino ad oggi si poteva archiviare<br />
digitalmente. Ma poi, per esempio, come per le tasse, o la<br />
contabilità, dovevamo tenere i pezzi di carta perché il valore legale veniva<br />
dalla documentazione su carta. Con questo Codice abbiamo definito<br />
il valore, a determinate condizioni, per esempio l’uso della firma<br />
digitale, che da valore legale all’archiviazione digitale. E quindi<br />
non c’è più bisogno di conservare carta.<br />
Pensate solo che risparmio significa questo nella pubblica amministrazione.<br />
Ma oltre a tutti questi strumenti, ripeto, disponibili per il Sistema<br />
Italia, è importante la seconda parte che riguarda un tentativo mai<br />
fatto in Europa e, credo, al mondo. Perché fino ad oggi questi strumenti<br />
in qualche parte erano disponibili, come la firma digitale, ma<br />
il cui utilizzo veniva lasciato in modo lasco alle singole amministrazioni.<br />
E quindi non si riusciva mai a fare il salto di qualità, assolutamente<br />
necessario in termini di efficienza e di servizi alla comunità<br />
nazionale.<br />
Nella seconda parte del Codice abbiamo posto le modalità e abbiamo<br />
definito i tempi, dopo una sperimentazione della sua f<strong>atti</strong>bilità durata<br />
tre anni e mezzo, e gli obblighi delle pubbliche amministrazioni<br />
nell’attuare questa trasformazione. In definitiva, si tratta di sostituire,<br />
non di affiancare, le <strong>atti</strong>vità tradizionali, manuali, cartacee, di sostituire<br />
il procedimento digitale, dandogli valore legale.<br />
112 - Intervento - Lucio Stanca
Lo so che è di grande ambizione il disegno che abbiamo definito con<br />
questo Codice, ma è assolutamente necessario se vogliamo dare dei<br />
benefici, oggi che abbiamo accumulato un’esperienza che sappiamo<br />
di poter realizzare. Ora inf<strong>atti</strong> abbiamo bisogno di un quadro normativo<br />
che ci dia la spinta in questa direzione.<br />
Ho parecchi esempi, ma non vorrei annoiarvi, per quanto riguarda i<br />
servizi alle imprese. Vorrei solo fare una raccomandazione. Il problema<br />
che abbiamo è che questa trasformazione è molto silenziosa e difficile<br />
da comunicare. Anche perché i media hanno difficoltà ad interpretarla.<br />
Oggi, probabilmente, ci sono molti più servizi disponibili in<br />
rete, in modo semplice, automatico, immediato, per i cittadini, e soprattutto<br />
per le imprese, di quanto noi pensiamo.<br />
L’invito che vi faccio, aldilà dell’impegno che abbiamo di comunicare<br />
meglio e di più, è di verificare che, per esempio, in tutti i rapporti con<br />
l’Inps, con l’Inail, con le Camere di Commercio, con il Comune di<br />
Parma piuttosto che con il Comune di Pordenone o di altri Comuni,<br />
ci sia oggi una molteplicità di servizi disponibili per semplificare e velocizzare<br />
tali rapporti.<br />
Concludo il mio intervento dicendo una cosa che mi sembra ovvia, ma<br />
che è estremamente importante. Il successo della nostra economia negli<br />
ultimi decenni è stato fondamentalmente per la forte imprenditorialità<br />
e innovazione che l’impresa italiana ha saputo esprimere.<br />
Questa è la nostra storia dal punto di vista industriale, dal punto di vista<br />
delle imprese. Io ne ho fatto parte per 35 anni qui in Italia e so benissimo<br />
che questo è un capitale fondamentale: imprenditorialità e<br />
capacità di innovare.<br />
Oggi la sfida qual è? È quella di coniugare questo nostro patrimonio<br />
in un contesto tecnologico economico diverso dal passato. Noi dobbiamo<br />
continuare ad essere imprenditori e innovatori, ma comprendendo<br />
meglio le opportunità che la nuova geografia economica ci dà<br />
e le nuove tecnologie. Ed anche i rischi. Ma questa è la sfida che dobbiamo<br />
saper vincere.<br />
Lucio Stanca - Intervento - 113
Quasi ad arrivare a dire, come ha scritto The Economist, che l’innovazione<br />
diventerà, anzi sta diventando, la religione industriale del<br />
XXI secolo. Qui noi ci giochiamo il futuro della nostra capacità di crescere<br />
e prosperare.<br />
E sono convinto che non solo dobbiamo vincere questa sfida, ma che<br />
possiamo vincerla.<br />
Grazie.<br />
114 - Intervento - Lucio Stanca
ALBERTO OLIVERIO<br />
L’organizzazione<br />
dell’innovazione
Alberto Oliverio<br />
Professore di Psicobiologia, Università “La Sapienza” Roma<br />
La creatività ha molteplici dimensioni, anche se esse hanno un aspetto<br />
in comune, produrre un’innovazione in un qualche ambito culturale<br />
o tecnologico attraverso una nuova strategia, un nuovo modo di<br />
guardare alla realtà. Un’importante caratteristica del pensiero creativo<br />
è quella di essere fortemente individuale: Mozart stesso si era interrogato<br />
su questa dimensione personale chiedendosi: “Come mai io<br />
compongo la musica di Mozart? Da che cosa deriva questo mio stile?”.<br />
Due secoli fa il musicista di Salisburgo si era posto lo stesso problema<br />
che gli psicobiologi si pongono ancor oggi: la creatività deriva da<br />
una nostra qualità interna, da un’innata caratteristica del nostro cervello<br />
oppure è un frutto di un ambiente particolare, dell’esperienza?<br />
Mozart era in favore della prima soluzione e scrive che “Come Mozart<br />
ha un naso lungo e schiacciato, così esiste il cervello di Mozart che lo<br />
porta a comporre la musica e a farla di questo tipo”. Attribuire la particolare<br />
creatività musicale mozartiana ai geni o alla precoce opera di<br />
sensibilizzazione paterna nei riguardi della musica rappresenta più<br />
un’opinione che un fatto scientifico: tuttavia il tema della creatività<br />
può venire affrontato attraverso un approccio indiretto che ci indichi<br />
quali sono le <strong>atti</strong>vità mentali che si traducono in strategie “plastiche”<br />
e creative.<br />
La capacità del cervello di formare delle immagini mentali, di ricombinarle<br />
in una sorta di continuo caleidoscopio al cui interno vengono<br />
compiute delle associazioni logiche ma anche fantastiche, è alla base<br />
della cosiddetta creatività, una capacità in cui si fondono elementi lu-<br />
Alberto Oliverio - L’organizzazione dell’innovazione - 117
dici e processi logici senza i quali non esisterebbe la possibilità di fornire<br />
risposte divergenti e innovative, di guardare alla realtà usuale con<br />
un’ottica insolita, di estrarre da informazioni apparentemente banali<br />
elementi nuovi. Questa capacità è evidente in quella che possiamo<br />
chiamare la storia naturale del cervello e quindi della mente: le ricerche<br />
degli psicologi comparati indicano che la capacità di ricombinare<br />
e associare elementi diversi e di ideare nuove soluzioni è una caratteristica<br />
ben evidente nelle grandi scimmie che differiscono dagli altri<br />
primati più per creatività che per le capacità che dimostrano nei test<br />
di apprendimento. Certamente le scimmie antropomorfe risolvono<br />
problemi molto complessi ma la loro particolarità è quella di essere<br />
curiose e di inventarsi soluzioni anziché adattarsi a schemi precostituiti.<br />
Uno scimpanzé o un gorilla non si limitano perciò a esplorare il<br />
mondo che li circonda ma manipolano gli oggetti, li accostano, li ricombinano<br />
in categorie… Il gioco combinatorio attraverso cui i primati<br />
non umani sondano le diverse possibilità attraverso cui possono<br />
servirsi di un oggetto, utilizzare uno strumento, modificare la realtà<br />
che le circonda è il prodotto di una mescolanza di esploratività, curiosità<br />
e atteggiamenti analitici che vengono messi in campo in modo<br />
diretto, concretamente, come avviene per un bambino che giocando<br />
con dei cubi di legno li utilizza in modi diversi, in un gioco in cui la<br />
casualità dei risultati e le ipotesi sulle conseguenze delle proprie azioni<br />
sono difficilmente districabili.<br />
La creatività umana ha degli aspetti comuni con questo bricolage<br />
mentale? Può rassomigliare, sia pur con le debite proporzioni, ad una<br />
sorta di macchina che produce ipotesi, scenari e soluzioni diverse in<br />
modo quasi casuale, anche al di fuori di una logica strutturata? È<br />
quanto sostiene Albert Einstein: “Non ritengo - scrive il grande scienziato<br />
- che le parole o il linguaggio scritto o parlato abbiano alcun ruolo<br />
nel meccanismo del mio pensiero. Le entità psichiche che sembrano<br />
servire da elementi sono piuttosto alcuni segni o immagini che nella<br />
mia mente entrano in un gioco combinatorio di tipo visivo e a volte<br />
muscolare”. Questa affermazione può sembrare provocatoria ma<br />
indica un aspetto delle procedure mentali che non è insolito e che può<br />
essere comune sia a persone geniali, sia a quanti, più semplicemente,<br />
118 - L’organizzazione dell’innovazione - Alberto Oliverio
possiedono l’abilità di manipolare i numeri in modo eccezionale, come<br />
nel caso dei cosiddetti calcolatori viventi: questi “vedono” i numeri,<br />
li materializzano, li trattano come oggetti, li ricombinano tra di loro<br />
attraverso strategie mentali che sono ben diverse rispetto a quelle<br />
che utilizziamo generalmente.<br />
Questa dimensione fortemente individuale della mente viene spesso<br />
dimenticata e sottovalutata: ma gli studiosi della creatività, ad esempio<br />
Jacques Hadamard, sottolineano un altro aspetto, vale a dire lo<br />
stretto intreccio tra emozione e cognizione, evidente anche nel caso<br />
della creatività scientifica. Nessuna verità può nascere dal genio di<br />
Archimede o di Newton senza un’emozione poetica o un brivido dell’intelligenza,<br />
indica Hadamard, che mette appunto in risalto come<br />
anche le <strong>atti</strong>vità cognitive più strutturate, anche quelle degli scienziati<br />
ritenuti logici per eccellenza, in realtà comportino una componente<br />
emotiva. Nello stesso processo di scoperta scientifica si può spesso<br />
verificare quello che gli anglosassoni definiscono un “insight”, un’appercezione<br />
improvvisa rivelatrice di un qualcosa a lungo ricercato:<br />
numerosi scienziati sembrano confermare una simile possibilità, come<br />
Karl Friedrich Gauss, l’ideatore delle geometrie non-euclidee che<br />
riferisce di aver avuto un vero e proprio colpo di fulmine, un momento<br />
di turbolenza in cui gli si rivelò l’esistenza di una geometria non<br />
tradizionale, o Friedrich August Kekulé, un grande chimico<br />
dell’Ottocento che affermò di aver sognato un serpentello che si mordeva<br />
la coda e che questa immagine gli suggerì la formula della struttura<br />
ciclica del benzene intorno a cui si era invano affannato per lungo<br />
tempo. Vi sono quindi molteplici indicazioni in favore di un aspetto<br />
dell’intelligenza creativa che non procede in modo sequenziale e sistematico<br />
ma salti anziché gradualmente, per analogia e divergenza<br />
anziché per strategie convergenti.<br />
La creatività umana è anche legata alle caratteristiche del nostro cervello<br />
e quindi la si può studiare in relazione alle diverse, opposte funzioni<br />
dei due emisferi: da un lato siamo dotati di <strong>atti</strong>vità di tipo logico-simboliche<br />
che dipendono dalle strutture e dalle funzioni del linguaggio,<br />
tipiche dell’emisfero sinistro, dall’altro di <strong>atti</strong>vità globali, le-<br />
Alberto Oliverio - L’organizzazione dell’innovazione - 119
gate all’emozione e alla creatività, tipiche dell’emisfero destro. Una<br />
parte del nostro cervello, l’emisfero sinistro, esercita un ruolo prevalente<br />
nelle <strong>atti</strong>vità simbolico-linguistiche e in forme di pensiero che<br />
potremmo definire come logico-computazionali. L’altro emisfero,<br />
quello destro, si caratterizza per le sue capacità di guardare alla realtà<br />
nel suo insieme, per la sua specificità nel trattare informazioni di<br />
tipo visivo-spaziale, per il suo essere coinvolto in <strong>atti</strong>vità musicali, nell’emozione<br />
e infine nel pensiero di tipo analogico, una forma di pensiero<br />
che non è scandita dalla logica sequenziale del linguaggio ma<br />
che si basa su generalizzazioni e analogie grazie a cui è possibile adeguare<br />
le proprie conoscenze e schemi mentali partendo da qualcosa di<br />
noto e adattandolo a qualcosa di ignoto.<br />
L’analogia è un aspetto importante della creatività in quanto innesca<br />
meccanismi mentali che consentono di combinare o ricombinare le<br />
idee in modo nuovo o di associare aspetti della realtà che sino a un determinato<br />
momento apparivano non correlati -per esempio una farfalla<br />
per esprimere un senso di libertà: ma l’analogia è anche un “banco<br />
di prova” cui sottoporre un’idea prima di passare a modificare una<br />
qualche realtà o a formulare una qualche teoria. Non è soltanto l’arte<br />
l’ambito in cui l’analogia trova maggior spazio: anche nel settore<br />
scientifico il pensiero analogico ha portato a numerose scoperte e all’elaborazione<br />
di teorie originali. Ad esempio, se si paragonano le onde<br />
sonore a quelle formate dall’acqua, come fecero Crisippo (II secolo<br />
avanti Cristo) e Vitruvio (I secolo dell’era moderna) si ha un modello<br />
per sperimentare cosa succederebbe se le onde sonore colpissero<br />
una superficie solida (uno scoglio come quello sui cui si infrangono<br />
le onde marine) o se due onde di uguale lunghezza e altezza si<br />
scontrano tra di loro. Questo modello è stato il punto di partenza per<br />
le teorie di Heinrich Hertz sulla natura delle onde sonore. Un’altra<br />
analogia è quella di Benjamin Franklin che ipotizzò che il fulmine fosse<br />
una forma di elettricità e, attraverso l’esperimento dell’aquilone legato<br />
con un filo di rame in grado di scaricare a terra l’energia elettrica<br />
dei fulmini, dimostrò che la sua analogia era fondata. Il chimico<br />
Antoine Lavoisier sostenne - e giustamente - che esistesse un’analogia<br />
tra la combustione e la respirazione animale in quanto entrambi<br />
120 - L’organizzazione dell’innovazione - Alberto Oliverio
comportano la produzione di anidride carbonica dall’ossigeno e reazioni<br />
caloriche.<br />
Dal punto di vista dei processi mentali il pensiero analogico si basa su<br />
passi successivi che implicano la selezione (dalla propria memoria e<br />
conoscenze) di una fonte di analogie e l’adattamento della fonte sul<br />
bersaglio - cioè l’estensione di ciò che è noto a quanto è ignoto.<br />
Definito in questo modo schematico e astratto, questa forma di pensiero,<br />
alla base della creatività, può sembrare qualcosa di estremamente<br />
complesso ed estraneo al nostro usuale modo di affrontare la<br />
realtà: ma la tendenza a mappare il mondo in modo sistemico è invece<br />
una caratteristica umana innata. Questa va però affinata e potenziata:<br />
per rafforzare il pensiero analogico bisogna inf<strong>atti</strong> saper prestare<br />
ascolto anche alla logica divergente dell’emisfero destro che<br />
molti di noi ignorano in quanto, soprattutto in un mondo tecnologico,<br />
essa ci appare in contrasto con quella razionalità che caratterizza<br />
l’emisfero sinistro. Ma il pensiero creativo non dipende soltanto dalla<br />
nostra capacità di sviluppare le caratteristiche dell’emisfero destro,<br />
dal saper osservare, fare esperienze divergenti, abbandonarsi ad <strong>atti</strong>vità<br />
giocose, fantasticare: esso nasce anche dalle contaminazioni che<br />
provengono da esperienze diverse da quelle abituali. Più vasta e frastagliata<br />
è la nostra cultura, più ricche le nostre esperienze, più siamo<br />
in grado di cogliere e accettare nuovi punti di vista e di costruire ipotesi<br />
e scenari che, a prima vista, appaiono insoliti e impossibili, più<br />
prossimi al caleidoscopio dei sogni o alla fantasia infantile.<br />
Un aspetto fondamentale della creatività è quindi quello di essere divergenti,<br />
di saper resistere ad una forma di “pensiero unico”. Il creativo,<br />
inoltre, sa andare contro le opinioni correnti. Sa lavorare silenziosamente,<br />
e alla fine cerca di affermare le sue nuove idee. Chiediamoci<br />
ora quale sia la dimensione sociale della creatività. In una società in<br />
cui non esiste un surplus di energia, in una società che in qualche modo<br />
è affogata dalle necessità della sopravvivenza, è indubbiamente più<br />
difficile riconoscere l’innovazione. Ogni situazione in cui c’è una stasi<br />
comporta generalmente una riduzione dell’innovazione creativa: il<br />
pensiero viene canalizzato in altre direzioni, non riesce a prendere il<br />
Alberto Oliverio - L’organizzazione dell’innovazione - 121
volo. Un altro aspetto, sempre a livello della società, riguarda il tipo di<br />
economia: le economie statiche, le economie che si basano sulla rendita,<br />
le economie in cui non c’è competitività, sono inf<strong>atti</strong> meno aperte<br />
al cambiamento. Perché essere creativi se poi le innovazioni stentano<br />
ad essere accettate in quanto il sistema protegge e perpetua ciò che<br />
già esiste? Anche la mobilità sociale è un fattore sociale che favorisce<br />
la creatività, è un incentivo a produrre qualcosa di nuovo per i vantaggi<br />
che esso comporta, sia dal punto di vista del riconoscimento sociale,<br />
sia dal punto di vista di quello economico.<br />
Vorrei ora ricorrere a un’analogia di tipo evolutivo che può ben indicare<br />
le caratteristiche delle organizzazioni sociali statiche e dinamiche.<br />
Nel mondo animale ci sono delle specie che vivono bene negli<br />
ambienti costanti, monotoni. Un esempio è quello in cui vive il koala<br />
che si nutre essenzialmente di foglie di eucaliptus. Se questi alberi o<br />
arbusti si estinguessero, i koala sarebbero a rischio. Questa specie<br />
animale, dunque, si affida a un comportamento monotono, stabile: e<br />
una specie specializzata che sopravvive purché la sua nicchia evolutiva<br />
non cambi. Al contrario, le specie generaliste non si affidano a un<br />
programma genetico che stabilisce ogni aspetto del loro comportamento.<br />
Hanno il peso e lo svantaggio di dover darsi più da fare, inventarsi<br />
soluzioni nuove, legate all’apprendimento e all’innovazione:<br />
ma al tempo stesso sono specie a minor rischio di sopravvivenza. Se<br />
l’ambiente o la nicchia in cui vivono cambia, sapranno adattarsi ad altri<br />
ambienti grazie alla loro capacità innovativa, a un repertorio comportamentale<br />
più vasto.<br />
Anche nella società degli esseri umani ci sono delle organizzazioni gerarchiche<br />
che funzionano nelle nicchie stabili. Una parte della storia<br />
dell’industria tradizionale del passato è stata di questo tipo, si basava<br />
sulla continuità e non aveva necessità di cambiare in un mondo quasi<br />
immutabile. La prima rivoluzione industriale ne è un esempio.<br />
Oggi, invece, la maggior parte delle organizzazioni per sopravvivere in<br />
nicchie instabili devono ricorrere a quelli che vengono definiti clan<br />
creativi. Vorrei proseguire con questa analogia per indicare che quando<br />
le organizzazioni, le aziende e via dicendo, sanno adattarsi alle<br />
122 - L’organizzazione dell’innovazione - Alberto Oliverio
nuove nicchie, esse si comportano come delle popolazioni, degli organismi<br />
che possono colonizzare un ambiente diverso da quello usuale.<br />
Le organizzazioni possiedono, al loro interno, delle strategie plastiche<br />
e la loro ricchezza è quella di avere al loro interno una qualche<br />
diversità: questa diversificazione è la base di ogni adattamento innovativo.<br />
Senza dubbio nell’organizzazione è necessaria una qualche gerarchia,<br />
anche se questa tende spesso a comprimere la diversità: però<br />
è dagli individui dissonanti che nasce una capacità di diversificare le<br />
risposte e di adattamento a situazioni diverse.<br />
Si può aumentare la creatività nell’organizzazione? Certamente non<br />
penso di risolvere questo problema in un breve spazio di tempo ma<br />
vorrei soffermarmi brevemente sui rapporti tra gerarchia e dissonanza.<br />
Uno degli aspetti analizzati dagli studiosi della creatività è che indubbiamente<br />
le situazioni che si basano sul task ranking, su una forma<br />
di organizzazione piramidale, tendono a ridurre lo sviluppo di<br />
nuovi approcci alla soluzione dei problemi, anche se tutti riconoscono<br />
che un qualche task e un qualche ranking sono necessari nelle<br />
aziende e nelle organizzazioni. Detto questo, è importante non penalizzare<br />
eccessivamente la non ortodossia se non si vuole comprimere<br />
la creatività individuale, soprattutto di quelle persone che mal si adattano<br />
alle situazioni basate sulle scale gerarchiche e sui compiti. La divergenza<br />
è un valore che va riconosciuto e sfruttato, ad esempio cooptando<br />
i “ribelli”, riconoscendoli: è una strategia che non soltanto<br />
riduce le minacce alla stabilità del sistema che derivano da una continua<br />
conflittualità interna, ma può anche favorire la recettività al cambiamento.<br />
Ultimo punto: che valore hanno le idee? Io penso che questa breve<br />
analisi possa concludersi utilizzando un’altra analogia: i creativi sono<br />
anche delle persone che hanno la capacità di trovare delle idee che al<br />
momento sono poco valutate, poco rappresentate, per venderle a un<br />
prezzo più alto: in modo simile a chi investe in Borsa puntando su titoli<br />
che in quel momento sono sottovalutati. La capacità dei creativi è<br />
quella di trasformare le idee sottovalutate in qualche cosa che rende:<br />
ma ovviamente, per trasformare queste idee in qualcosa che rende,<br />
Alberto Oliverio - L’organizzazione dell’innovazione - 123
devono lavorarci sopra, soprattutto per convincere un primo livello di<br />
possibili “acquirenti”, quanti cioè appartengono al mondo dei pari.<br />
Ogni settore ha i suoi pari: ad esempio, nel campo della ricerca scientifica<br />
bisogna convincere gli scienziati più consolidati se si vuole che<br />
un’idea venga accettata dalla comunità e possa essere cooptata da un<br />
pubblico più vasto. Convincere gli altri, soprattutto gli opinion leader,<br />
a comprare un’idea innovativa è fondamentale per realizzarla.<br />
Un esempio abbastanza evidente è quello delle mode giovanili: se un<br />
gruppo di ragazzi riesce a convincere altri ragazzi che un abbigliamento,<br />
un gadget di tipo elettronico e così via, è importante, il gioco<br />
in gran parte è fatto, quell’idea viene diffusa. Così avviene per buona<br />
parte delle nostre idee. Dobbiamo convincere i gruppo dei pari. Certo,<br />
dobbiamo fare anche i conti con quanti tendono a rigettare l’innovazione,<br />
con le bivalenze della natura umana che, da un lato manifesta<br />
una tendenza verso la conservazione, una propensione nei confronti<br />
della prassi abituale che dà sicurezza. Accanto a questo timore nei<br />
confronti dell’innovazione esiste però anche il fascino esercitato da<br />
ciò che è nuovo, dal cambiamento. Buona parte delle persone tende a<br />
rigettare l’innovazione e apprezza di più le prassi consolidate: ma<br />
quando un’idea diventa importante, tende a “comprarla”. Sto volutamente<br />
utilizzando un linguaggio di tipo economico in quanto ritengo<br />
che per molti aspetti il mondo delle idee abbia numerosi aspetti in comune<br />
col mondo dell’economia. C’è gente che produce idee, a tutti i<br />
livelli, e c’è gente che cerca di venderle. C’è gente che potrebbe comprare<br />
un’idea o non acquistarla: la decisione in un senso o nell’altro<br />
dipende molto dalla nostra capacità di insistere, perseverare, lavorare<br />
su un’idea. Nessun creativo si limita ad avere un colpo di genio senza<br />
doversi preoccupare di affermare la propria innovazione: come indica<br />
un noto adagio inglese, la creatività comporta il 50% di inspiration<br />
e il 50% di perspiration, vale a dire che oltre all’ispirazione sono essenziali<br />
il sudore e la fatica, fondamentali per sottoporre un’idea o<br />
un’innovazione al banco di prova e per supportarla e diffonderla: per<br />
venderla, insomma.<br />
124 - L’organizzazione dell’innovazione - Alberto Oliverio
Immaginazione e creatività<br />
L’immaginazione è una specie di caleidoscopio in cui la mente<br />
<strong>atti</strong>nge dalla memoria, dalla ricchezza delle esperienze.<br />
Al contrario della memoria, l’immaginazione ci distacca dal<br />
passato, ci permette di anticipare, ci rinvia alla dimensione del<br />
futuro.<br />
Compito dell’immaginazione non è riprodurre la realtà ma<br />
offrircene un’altra faccia, produrre la sensazione del nuovo<br />
(Baudelaire).<br />
Immaginazione e scienza<br />
Senza l’immaginazione la scienza<br />
non esisterebbe: dalla congettura lo<br />
scienziato passa alla sperimentazione.<br />
L’immaginazione dà luogo a ipotesi in<br />
contrasto con teorie dominanti.<br />
Per Torricelli l’acqua non sale in una<br />
pompa vuota oltre un certo livello a causa<br />
della pressione atmosferica: per i suoi<br />
predecessori l’orrore del vuoto avrebbe<br />
dovuto spingere l’acqua a riempire la<br />
pompa.<br />
Alberto Oliverio - L’organizzazione dell’innovazione - 125
Immaginazione e analogie<br />
“Dopo aver osservato un paesaggio dipingo<br />
con l’immaginazione, lo riproduco in forma<br />
semplificata” (H. Matisse).<br />
L’immaginazione permette di estrarre le linee<br />
essenziali della realtà e di inquadrare le novità<br />
attraverso analogie, basandoci su quanto già<br />
conosciamo.<br />
Il potere dell’analogia<br />
Grazie all’analogia bambini e<br />
scienziati formulano ipotesi<br />
creative sulla realtà.<br />
- Vituvio e Maxwell (onde fluidi e<br />
onde sonore)<br />
- Franklin (fulmine ed elettricità)<br />
- Kekulè (serpentello e chimica<br />
benzene).<br />
Il pensiero analogico può essere potenziato e applicato in modo<br />
creativo.<br />
126 - L’organizzazione dell’innovazione - Alberto Oliverio
La mente creativa<br />
La mente creativa ricorre ad analogie,<br />
immagini mentali, associazioni libere.<br />
Nei creativi l’emisfero cerebrale destro<br />
è più <strong>atti</strong>vo.<br />
I creativi non hanno rigide gerarchie<br />
associative.<br />
Qualità individuali e creatività<br />
Esiste un talento speciale? È fondamentale in alcuni domini (musica,<br />
matematica) H. Gardner e le intelligenze multiple.<br />
È divergente, interessato nelle scoperte? Flessibilità ed esploratività<br />
sono essenziali per generare novità.<br />
È curioso, interessato, motivato? La motivazione è essenziale<br />
per inoltrarsi nel campo rischioso dell’innovazione.<br />
Tr<strong>atti</strong> della personalità? È essenziale la capacità di essere aperti<br />
all’esperienza, di accettare contraddizioni e di perseverare.<br />
Alberto Oliverio - L’organizzazione dell’innovazione - 127
SOCIETÀ<br />
Seleziona<br />
novità<br />
CULTURA<br />
Dominio<br />
Produce<br />
novità<br />
Trasmette<br />
informazione<br />
Settore Individuo<br />
Stimola<br />
novità<br />
La dimensione sistemica.<br />
Un insieme di regole e pratiche devono essere trasmesse da un<br />
particolare dominio culturale all’individuo che produce un’innovazione<br />
all’interno del dominio stesso. L’innovazione deve essere<br />
accettata da un “settore”(esperti, opinion leader) prima di essere<br />
incorporata nel dominio.<br />
Società e creatività<br />
– Esiste un surplus di energia? Se ogni energia fisica e mentale<br />
è investita nella sopravvivenza è più difficile riconoscere l’innovazione.<br />
– La società incoraggia la creatività? Esistono diversi atteggiamenti<br />
nell’apprezzamento dell’innovazione.<br />
– La struttura economica favorisce la creatività? Alcune economie,<br />
ad es. di rendita, non sono aperte al cambiamento.<br />
– Quale livello di mobilità e conflitto? Sfide e aspirazioni favoriscono<br />
la creatività.<br />
– Qual è la complessità sociale? Differenziamento e integrazione<br />
incidono sul tasso di produzione e adozione delle novità.<br />
128 - L’organizzazione dell’innovazione - Alberto Oliverio<br />
BACKGROUND<br />
INDIVIDUALE
Un’analogia evolutiva: vantaggi<br />
e rischi della specializzazione<br />
In un ambiente omogeneo e che<br />
cambia lentamente, la specializzazione<br />
comportamentale può<br />
rappresentare un vantaggio: esiste<br />
tuttavia il rischio evolutivo che<br />
l'ambiente possa deviare troppo<br />
rapidamente perché l'individuo vi<br />
si ad<strong>atti</strong>, il che può mettere a repentaglio<br />
la sopravvivenza di una<br />
specie.<br />
– Organizzazioni gerarchiche (in<br />
nicchie stabili) e basate su clan<br />
creativi (nicchie instabili).<br />
L’evoluzione delle imprese<br />
In un mondo che cambia, singoli individui<br />
e organizzazioni devono adattarsi<br />
alle nuove situazioni e “nicchie”, come<br />
se fossero organismi che si trovano in<br />
un nuovo ambiente e devono colonizzarlo<br />
attraverso nuove strategie.<br />
Le organizzazioni possiedono una riserva<br />
di strategie: spesso il problema è<br />
individuarle al proprio interno, accettare<br />
nuove soluzioni, coltivare forme di<br />
plasticità che si oppongano alla rigidità<br />
di molti sistemi.<br />
Alberto Oliverio - L’organizzazione dell’innovazione - 129
Si può incrementare la creatività<br />
dell’organizzazione?<br />
– Controllo interno vs controllo esterno.<br />
– Le situazioni basate su compiti (task) e gerarchie (rank) riducono<br />
lo sviluppo di nuovi approcci alla soluzione dei problemi.<br />
– Non penalizzare chi segue approcci poco ortodossi.<br />
– Le organizzazioni che cooptano i “ribelli” riconoscendoli e facendo<br />
concessioni riducono le minacce alla stabilità del sistema<br />
e favoriscono la recettività al cambiamento.<br />
– Incoraggiare lo stile di pensiero “legislativo” (J. Sternberg, tendenza<br />
a formulare problemi e a creare scenari).<br />
– Non puntare soltanto a incentivi esterni (economici) ma alle motivazioni<br />
interne, a riconoscere le necessità dell’Io.<br />
La creatività come<br />
investimento<br />
Il mondo delle idee come quello della finanza?<br />
I creativi investono in idee simili ad azioni sottovalutate.<br />
Inizialmente la gente ritiene che una nuova idea sia di scarso valore<br />
e la rigetta in quanto apprezza di più prassi consolidate: se l’idea<br />
promette vantaggi, la “comprerà”.<br />
130 - L’organizzazione dell’innovazione - Alberto Oliverio
Presentazione<br />
dei risultati dell’indagine<br />
Ipsos<br />
A cura di<br />
ANDREA ALEMANNO
Andrea Alemanno<br />
Direttore ricerca Ipsos<br />
Iniziamo da una prima domanda nella quale abbiamo chiesto alla platea<br />
di descrivere il proprio atteggiamento nei confronti dell’organizzazione<br />
e della innovazione. I risultati di questa nostra prima variabile<br />
sono illustrati nella tavola sottostante.<br />
Di se stesso direbbe: direbbe:<br />
° : ° - P ,<br />
.. ..<br />
°: ° - P ,<br />
Il 18% si definisce come una persona a cui piacciono le regole ed una<br />
buona programmazione ed il 25% della platea si ritiene un buon organizzatore<br />
e una persona che sa gestire le risorse umane. Quindi ab-<br />
Andrea Alemanno - Presentazione dei risultati dell’indagine Ipsos - 133
iamo, all’incirca, un 43% della nostra platea che in qualche modo opta<br />
per un atteggiamento più orientato a privilegiare l’organizzazione e<br />
la gestione. La classe più ampia di questa distribuzione di risposte è<br />
però rappresentata dal 41% che si definisce come una persona che sa<br />
stimolare la creatività altrui e apprezza l’opinione dei collaboratori,<br />
anche se divergente dalla propria. Infine il 16%, che può sembrare la<br />
percentuale più piccola, ma comunque un numero interessante, si definisce<br />
più che altro un creativo.<br />
Abbiamo quindi un campione che rispetto a questa variabile si divide<br />
più o meno in due. Una metà che si considera più orientata a confrontarsi<br />
in maniera priva di schemi con la creatività, oppure che si ritiene<br />
in prima persona un creativo. Un’altra parte, invece, ritiene fondamentale<br />
per il proprio successo l’<strong>atti</strong>tudine alla buona organizzazione,<br />
alle buone regole e alla buona programmazione e gestione delle<br />
risorse umane.<br />
Per avere un quadro sintetico dei risultati dell’indagine abbiamo costruito<br />
un indice, utilizzando tutte le domande che abbiamo fatto: l’indice<br />
lo abbiamo definito come indice di fiducia nell’innovazione.<br />
Indice di fiducia nell’in nell in no vazion vazione e<br />
F :<br />
° : ° - P ,<br />
F<br />
>Imprese 10-50 dip.<br />
>Ama regole ed è buon organizzatore<br />
>Competitività è: organizzazione<br />
° : ° - P ,<br />
>Dirigenti/Manager<br />
>Centro Italia<br />
>Stimolare creatività ed<br />
apprezzare opinioni…<br />
>Competitività è: nuovi prodotti<br />
e servizi<br />
134 - Presentazione dei risultati dell’indagine Ipsos - Andrea Alemanno
Dall’analisi dell’indice emerge che il 70% di coloro che hanno risposto<br />
al sondaggio nutre fiducia nell’innovazione: il 50% è ottimista ed il<br />
20% può essere considerato un vero e proprio entusiasta. Il 21% dei<br />
rispondenti si è invece dimostrato meno entusiasta, li abbiamo definiti<br />
impermeabili, poiché hanno verso l’innovazione un atteggiamento<br />
di distanza critica; quelli veramente scettici sono il 9%: quindi il<br />
30% del totale può essere definito “freddo” nei confronti dell’innovazione<br />
e della tecnologia.<br />
Abbiamo poi indagato le accentuazioni, ossia dove si concentrano<br />
maggiormente coloro che appartengono ad uno od all’altro gruppo.<br />
Iniziamo dai “freddi”: li troviamo più spesso nelle imprese tra 10 e 50<br />
dipendenti, sono un poco più presenti tra coloro che amano le regole<br />
o che si ritengono buoni organizzatori; inoltre si trovano tra chi ritiene<br />
l’organizzazione l’elemento fondamentale per la competitività.<br />
Consideriamo ora il 20% di “entusiasti”. Tra questi sono prevalenti i<br />
dirigenti e manager, e c’è una buona rappresentanza del centro Italia.<br />
Gli “entusiasti” sono anche più presenti tra chi ritiene sia importante<br />
stimolare la creatività altrui ed apprezzare le opinioni anche diverse<br />
dalla propria e in chi ritiene che l’elemento fondamentale per la competitività<br />
siano nuovi prodotti e servizi.<br />
Questo indice di fiducia cosa suggerisce? Una grande parte delle persone<br />
che hanno risposto al sondaggio di questa m<strong>atti</strong>na è molto ottimista<br />
e molto orientata all’innovazione. A onor del vero, da un punto<br />
di vista di lettura del dato, le presentazioni dei relatori di questa m<strong>atti</strong>na<br />
hanno sicuramente contribuito ad alimentare questa fiducia!<br />
Vediamo ora nel dettaglio le risposte alle altre domande del questionario<br />
Per oltre l’80% dei rispondenti le tecnologie digitali rappresentano il<br />
futuro, conviene investire senza indugio. E gli altri? Gli altri comunque<br />
hanno un atteggiamento positivo, anche se non ritengono che in<br />
questo momento l’adozione di tali tecnologie possa essere rimandata.<br />
Sono quasi assenti gli scettici: il messaggio sulle tecnologie digitali<br />
passa in maniera forte.<br />
Andrea Alemanno - Presentazione dei risultati dell’indagine Ipsos - 135
lei, le tecnologie digitali<br />
Secondo lei, le tecnologie digitali…<br />
Secondo<br />
il futuro<br />
Sono il futuro, conviene , conviene<br />
Sono<br />
molto da subito<br />
investire molto da subito<br />
investire<br />
saranno utili in futuro,<br />
Forse saranno utili in futuro,<br />
Forse<br />
ma per ora non sono<br />
per ora non sono<br />
ma<br />
strategiche nella mia azienda<br />
nella mia azienda<br />
strategiche<br />
un Sono un’innovazione che<br />
innovazione che<br />
Sono<br />
produce risultati solo nelle<br />
risultati solo nelle<br />
produce<br />
aziende<br />
grandi aziende<br />
grandi<br />
L’innovazione ha 360°: perché fermarsi a 180°? - Parma, 16 novembre 2004<br />
inutili<br />
Sono inutili, se non dannose , se non dannose<br />
Sono<br />
so troppo poco<br />
Ne so troppo poco per fornire per fornire<br />
Ne<br />
risposta motivata<br />
una risposta motivata<br />
una<br />
L’innovazione ha 360°: perché fe rmarsi a 180°? - Parma, 16 novembre 2004<br />
136 - Presentazione dei risultati dell’indagine Ipsos - Andrea Alemanno<br />
2<br />
1<br />
6<br />
Parimenti, ma con risultati ancor più sorprendenti, è passato il messaggio<br />
riguardo l’innovazione come miglioramento continuativo della<br />
qualità, basato sulla valorizzazione delle risorse uomo e dei valori<br />
aziendali.<br />
10<br />
Innovazione come miglioramento continuo della<br />
qualità qualit basato sulla valorizzazione della risorse<br />
uomo e dei valori aziendali.<br />
Con quale affermazione si trova maggiormente<br />
d’accordo? accordo?<br />
E’ il futuro futuro. . Gi Già è applicato<br />
nell nell’azienda azienda in cui opero o è in<br />
programma in tempi rapidi.<br />
E’ una filosofia che condivido, ma<br />
troppo complessa da realizzare, ad<br />
al momento non è strategica<br />
E’ un innovazione che riguarda solo<br />
le grandi aziende aziende.<br />
E’ un approccio inutile inutile, , se non<br />
dannoso<br />
Ne so troppo poco per fornire una<br />
risposta motivata<br />
L’innovazione ha 360°: perché fermarsi a 180°? - Parma, 16 novembre 2004<br />
1<br />
1<br />
3<br />
11<br />
%<br />
81<br />
84<br />
> Fino a 50 addetti<br />
> Si ritiene un buon organizzatore
L’84% dei rispondenti ritiene che questa sia la via maestra, il futuro:<br />
già applicato oppure è in programma in tempi rapidi. Gli altri, l’11%,<br />
pur condividendo la filosofia, al momento non la ritiene strategica per<br />
la propria azienda: tra questi, troviamo una maggiore presenza tra le<br />
aziende più piccole, e in chi si ritiene un buon organizzatore.<br />
Dopo queste prime due domande potremmo avere la tentazione di concludere:<br />
abbiamo rilevato che oltre l’80% della platea dichiara la propria<br />
forte apertura verso l’innovazione. Vedremo comunque che tale atteggiamento<br />
non è monolitico, e si declina in atteggiamenti assai differenti.<br />
Innanzitutto abbiamo una prima spaccatura del campione rispetto a<br />
quale sia il vero elemento che permetterà alle aziende di vincere la sfida<br />
della competitività.<br />
vero elemento che permetter<br />
Il vero elemento che permetterà alle aziende di<br />
alle aziende di<br />
vincere<br />
Il<br />
vincere la competitivi nel<br />
Essere competitivi nel<br />
Essere<br />
prezzo<br />
un’organizzazione<br />
organizzazione<br />
Adottare<br />
Adottare un<br />
efficiente e flessibile<br />
e flessibile efficiente<br />
un<br />
Avere un’ampia possibilit<br />
ampia possibilità di<br />
Avere<br />
alle<br />
ricorso alle risorse<br />
ricorso<br />
finanziarie<br />
risorse<br />
finanziarie<br />
le proprie<br />
Aumentare le proprie<br />
Aumentare<br />
dimensioni<br />
L’innovazione ha 360°: perché fermarsi a 180°? - Parma, 16 novembre 2004<br />
ad entrare nei<br />
Riuscire ad entrare nei nuovi<br />
Riuscire<br />
mercati emergenti<br />
mercati<br />
sempre<br />
Avere sempre nuovi<br />
Avere e servizi in<br />
prodotti<br />
in ,<br />
sulla concorrenza<br />
anticipo sulla concorrenza<br />
anticipo<br />
della competitivit<br />
sfida della competitività è…<br />
sfida<br />
prodotti e servizi,<br />
fe rmarsi a 180°? - Parma, 16 novembre 2004<br />
perché 360°: ha L’innovazione<br />
3<br />
2<br />
3<br />
8<br />
è…<br />
Andrea Alemanno - Presentazione dei risultati dell’indagine Ipsos - 137<br />
36<br />
47<br />
%<br />
>Centro<br />
>50-250<br />
Ama regole ><br />
Est >Nord<br />
Fino a 9 add.<br />
><br />
> Oltre 250 add.<br />
In questo caso il campione si divide in due. La classe maggiore, ossia la<br />
moda di questa distribuzione, ritiene che la ricetta per vincere la sfida<br />
della competitività sia l’innovazione di prodotto, ossia avere sempre<br />
nuovi prodotti e servizi in anticipo sulla concorrenza: questa è l’opinione<br />
di quasi la metà del campione, cioè il 47%. In particolare ciò è forte<br />
nel nord-est, notiamo una maggiore concentrazione di questa opinione
sia nelle aziende piccole, fino a 9 addetti sia in quelle medio-grandi, oltre<br />
250 addetti: il dato è molto interessante. Vorrei comunque far notare<br />
che per le aziende piccole, in maniera uguale alla maggior parte del<br />
nostro campione, aumentare le dimensioni non sia considerato la caratteristica<br />
vincente nella sfida della competitività. Anche le aziende di<br />
minore dimensione, come accennato, si concentrano prevalentemente<br />
sull’idea guida di avere sempre nuovi prodotti e servizi.<br />
L’altra grande opinione che emerge, per un 36% dei nostri rispondenti,<br />
è quella di chi ritiene che per essere competitivi sia fondamentale<br />
adottare un’organizzazione efficiente e flessibile. Questa idea la ritroviamo<br />
prevalentemente nel centro Italia, nelle aziende medie, da 50 a<br />
250 dipendenti. E, ovviamente, tra coloro che prediligono le regole e la<br />
buona organizzazione.<br />
Quell’attenzione forte verso le nuove tecnologie e la tensione verso la<br />
qualità totale che abbiamo evidenziato prima, si declinano quindi in<br />
due diversi scenari: da una parte chi è alla ricerca costante di nuovi<br />
prodotti e servizi, e sono la maggioranza, dall’altra chi invece preferisce<br />
orientarsi verso un’organizzazione efficiente e flessibile: e questi<br />
sono comunque oltre un terzo del campione.<br />
Cambiando argomento, affronteremo ora il tema della difesa dell’ambiente<br />
e delle fonti di energia.<br />
dell Difesa dell’ambiente ed Energia<br />
ambiente ed Energia<br />
Difesa<br />
affermazione rispecchia meglio la sua opinione in<br />
Quale affermazione rispecchia meglio la sua opinione in<br />
questo campo?<br />
questo campo?<br />
Quale<br />
studiare fonti di energia<br />
fonti di energia<br />
Bisogna<br />
alternative sempre meno inquinanti tutti dobbiamo preservare<br />
alternative<br />
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sempre meno inquinanti<br />
Bisogna<br />
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perch<br />
per ambiente per l’ambiente<br />
nostri figli.<br />
i nostri figli.<br />
i<br />
energia<br />
Risparmiare energia è in primo<br />
Risparmiare<br />
primo<br />
in<br />
un efficienza e<br />
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dei costi: dovrebbe essere<br />
riduzione dei costi: dovrebbe essere<br />
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di obiettivo di obiettivo<br />
dalle aziende senza<br />
perseguito dalle aziende senza<br />
perseguito<br />
indugi<br />
ha 360°: perché fermarsi a 180°? - Parma, 16 novembre 2004<br />
Bisogna incentivare le<br />
economiche e >Imprenditori<br />
L’innovazione<br />
incentivare le fonti di fonti di<br />
energia pi energia piùeconomiche e ridurre<br />
Bisogna<br />
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tasse<br />
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fonti di<br />
energia.<br />
energetico<br />
Quello energetico è un falso un falso<br />
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problema: si usa al meglio<br />
: si usa al meglio<br />
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sempre<br />
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Parma, 16 novembre 2004<br />
- 180°? a rmarsi fe perché 360°: ha L’innovazione<br />
a disposizione.<br />
138 - Presentazione dei risultati dell’indagine Ipsos - Andrea Alemanno<br />
3<br />
12<br />
39<br />
46<br />
>Imprese 10 -50 add.<br />
>Dirigenti-Manager<br />
>Centro-Sud<br />
a 9 add. ;<br />
>fino<br />
>oltre 250 add.
Anche qui il campione si divide sulla strategia migliore per affrontare<br />
il problema, ma ritengo utile concentrarsi su un aspetto che potrebbe<br />
sfuggire: solo il 12%, una percentuale molto bassa, ritiene che la soluzione<br />
al problema energetico sia la ricerca di fonti più economiche<br />
oppure uno sgravio fiscale. Magari è considerato utile, ma non è ritenuto<br />
la vera soluzione. La scelta dei più ricade sul risparmio energetico,<br />
la vera “fonte nuova” per il 46% delle persone che hanno risposto.<br />
In particolare per i dirigenti e manager, per le imprese del centro<br />
sud, e nuovamente sia per le imprese piccole, sia per quelle molto<br />
grandi. La soluzione alternativa, preferita da quasi il 40% degli intervistati,<br />
specie tra le aziende di media dimensione consiste nella ricerca<br />
di fonti di energie pulite che aiutino a salvare l’ambiente.<br />
Nel giudizio sulla realtà della Cina emergono dei risultati molto interessanti.<br />
quale affermazione<br />
Con quale affermazione è pi più d’accordo,<br />
accordo,<br />
Con<br />
al<br />
rispetto al “Grande Drago Cinese<br />
Grande Drago Cinese”<br />
rispetto<br />
volta domato<br />
Una volta domato far farà galoppare le<br />
galoppare le<br />
imprese Una<br />
italiane:<br />
imprese italiane<br />
è il luogo ideale per<br />
il luogo ideale per<br />
:<br />
i nuovi investimenti<br />
nuovi investimenti<br />
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in fretta,<br />
Cresce in fretta, è vorace e<br />
vorace e<br />
desideroso di consumi<br />
desideroso di consumi: : nel futuro nel futuro<br />
Cresce<br />
sarà un importantissimo mercato di<br />
un importantissimo mercato di<br />
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ha perché a - Parma, 16 novembre<br />
: con<br />
2004<br />
18<br />
L’innovazione<br />
50<br />
360°:<br />
250 add.<br />
180°? fermarsi<br />
a >da<br />
ha 360°: perché fe rmarsi a 180°? - Parma, 16 novembre 2004<br />
L’innovazione<br />
sbocco<br />
il pericolo maggiore per l<br />
il pericolo maggiore per l’Europa Europa<br />
E’<br />
i Mongoli di<br />
dopo i Mongoli di Gengis Khan Khan:<br />
dopo<br />
bassi costi rischia di spezzare<br />
i bassi costi rischia di spezzare<br />
i<br />
sui mercati<br />
equilibrio sui mercati<br />
l’equilibrio<br />
un grande interrogativo<br />
un grande interrogativo:<br />
E’<br />
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rischia di<br />
:<br />
quando emergeranno le<br />
esplodere quando emergeranno le<br />
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tra la nascente struttura<br />
contraddizioni tra la nascente struttura<br />
contraddizioni<br />
e la sovrastruttura politica<br />
economica e la sovrastruttura politica<br />
economica<br />
6<br />
31<br />
45<br />
37%<br />
>Nord Est<br />
>Dirigenti-Manager<br />
>Centro<br />
>Oltre 250 add.<br />
ed >stimola<br />
opinioni<br />
apprezza<br />
>Entusiasti<br />
63% >Nord Ovest<br />
>Imprenditori<br />
>Fino a 50 add .<br />
Intanto registriamo un atteggiamento positivo da parte di oltre un terzo<br />
del campione, il 37%: la Cina da costoro è vista come un enorme<br />
mercato di sbocco, relativamente meno la Cina è considerata un mer-<br />
Andrea Alemanno - Presentazione dei risultati dell’indagine Ipsos - 139
cato all’interno del quale effettuare nuovi investimenti. I più fiduciosi<br />
li troviamo tra i manager del centro Italia, ed in quelli delle imprese<br />
con più di 250 addetti, in chi si dichiara una persona che stimola e apprezza<br />
le opinioni altrui, e tra coloro che abbiamo definito all’inizio<br />
“entusiasti” verso il futuro dell’innovazione.<br />
Nel 63% del nostro campione prevale invece lo scetticismo. Un risultato<br />
da registrare con interesse: più che una paura verso la produttività cinese,<br />
verso i bassi costi, le condizioni di lavoro che spiazzano l’equilibrio dei<br />
mercati, prevale un’ansia legata agli sviluppi di medio periodo. Inf<strong>atti</strong> i<br />
più sono preoccupati dalla assenza di una chiara previsione su cosa accadrà<br />
della Cina di qui a qualche anno: inf<strong>atti</strong> il 45% del nostro campione<br />
ritiene che la Cina sia un grande interrogativo, che rischia di esplodere<br />
da un momento all’altro. Queste perplessità, questi dubbi toccano quasi<br />
la metà del campione: particolarmente avvertiti nel nord-ovest, dagli<br />
imprenditori e da chi opera nelle imprese più piccole. Nel nord-est e nelle<br />
aziende tra 50 e 150 dipendenti prevale invece la preoccupazione di<br />
un’economia cinese quale possibile concorrente, dati i bassi costi: in generale<br />
questa preoccupazione è avvertita dal 18% dei rispondenti.<br />
Giungiamo all’ultima domanda.<br />
nel 2014.<br />
Siamo nel 2014.<br />
Siamo<br />
vede l Come vede l’azienda in cui opera?<br />
azienda in cui opera?<br />
Come<br />
trasferito la propria<br />
Ha trasferito la propria<br />
Ha<br />
<strong>atti</strong>vit<br />
del lavoro<br />
costo del lavoro<br />
costo<br />
in un paese a in un paese a <strong>atti</strong>vità<br />
L’innovazione ha 360°: perché fermarsi a 180°? - Parma, 16 novembre 2004<br />
37%<br />
10%<br />
Più o meno come<br />
o meno come è oggi<br />
Pi<br />
>Dirigenti/Manager<br />
>Favorevoli<br />
basso<br />
ha 360°: perché fe rmarsi a 180°? - Parma, 16 novembre 2004<br />
L’innovazione<br />
140 - Presentazione dei risultati dell’indagine Ipsos - Andrea Alemanno<br />
15%<br />
>Freddi<br />
>Imprenditori<br />
>Centro-Sud<br />
Si è preferito vendere<br />
preferito vendere<br />
Si<br />
38%<br />
in trenta paesi,<br />
Esporta in trenta paesi,<br />
produce<br />
Esporta<br />
cinque, ha<br />
produce in cinque, ha<br />
in<br />
il fatturato e<br />
quadruplicato il fatturato e<br />
quadruplicato<br />
>Imprenditori<br />
>Nord-Est<br />
>Entusiasti<br />
i dipendenti<br />
raddoppiato i dipendenti<br />
raddoppiato
Siamo nel 2014. Come viene vista l’azienda in cui si opera? Il 38% vede<br />
un’azienda sana che esporta in trenta paesi, produce in cinque, ha<br />
quadruplicato il fatturato e raddoppiato i dipendenti. In particolare in<br />
questa categoria sono più presenti gli imprenditori, chi opera nel<br />
nord-est, e quelli che abbiamo definito entusiasti.<br />
Per il 37% l’azienda nel 2014 sarà più o meno dove è oggi: qui invece<br />
sono più che rappresentati coloro che sono particolarmente favorevoli<br />
alle tecnologie, come pure i dirigenti manager.<br />
Un 15% ipotizza che si sarà preferito vendere, mentre il 10% ritiene<br />
che avrà trasferito la propria <strong>atti</strong>vità in un paese a basso costo del<br />
lavoro. Queste percentuali possono apparire basse, perché decisamente<br />
inferiori alle precedenti. Se però le sommiamo, abbiamo un<br />
25% dell’attuale platea che pensa che l’azienda in cui opera, nel 2014<br />
si disimpegnerà dall’Italia. Ed è una su quattro. In particolare, se noi<br />
analizziamo chi sono quelli che ritengono che nel 2014 si sarà preferito<br />
vendere, troviamo che il gruppo più rappresentato è quello dei<br />
“freddi”, ossia coloro che hanno meno fiducia nell’innovazione e<br />
nella tecnologia. Ed inoltre sono molto presenti le aziende del centro<br />
sud.<br />
Riassumeremo i risultati emersi in alcuni punti chiave. Cosa si evidenzia?<br />
• Una forte fiducia verso l’innovazione in generale. Sul dichiarato c’è<br />
una fortissima attenzione verso le tecnologie digitali e un miglioramento<br />
continuo, che convince oltre l’80% del campione. Abbiamo<br />
incrociato anche i dati. Più del 70% è fiducioso su entrambi gli<br />
aspetti.<br />
• La competitività viene declinata fondamentalmente in due concetti<br />
che spaccano quasi a metà la platea. L’innovazione di prodotto, prevalentemente<br />
presso le aziende minori e quelle maggiori, e quella di<br />
processo, più presente nelle aziende intermedie, tra i 50 e i 250 dipendenti.<br />
Prezzo, nuovi mercati, fonti finanziarie, appaiono in secondo<br />
piano.<br />
• L’energia è risparmio e ricerca di nuove fonti. Non si richiede la ri-<br />
Andrea Alemanno - Presentazione dei risultati dell’indagine Ipsos - 141
cerca di fonti più economiche, o una riduzione del carico fiscale. O<br />
almeno non è questa la via maestra che viene indicata.<br />
• La Cina è vista più come un interrogativo, un rischio che come<br />
un’opportunità. Anche se la cosa più temuta sono le prospettive politiche<br />
a medio termine che inducono a una certa cautela, piuttosto<br />
che i bassi costi in cui si produce.<br />
• Il 38% della platea è ottimista sul futuro. Nel 2014 prevede che l’azienda<br />
in cui opera, o che la propria azienda avrà uno sviluppo considerevole.<br />
Ma è importante sottolineare che un 25% della platea<br />
ipotizza invece un disimpegno dall’Italia, e questo è vero soprattutto<br />
tra chi risulta freddo rispetto all’innovazione.<br />
in<br />
.Evidenze in “pillole pillole ”…<br />
….Evidenze<br />
”…<br />
Si evidenza una forte fiducia verso l’innovazione in generale, anche se<br />
•<br />
questa non è così evidente in tutti gli aspetti: un po’ più “fredde” le imprese<br />
tra 10 e 50 dipendenti.<br />
• Forte tensione verso le tecnologie digitali ed al miglioramento continuo<br />
che convince oltre l’80% del campione.<br />
• La competitività viene declinata fondamentalmente in due concetti:<br />
l’innovazione di prodotti, prevalentemente presso le aziende minori e<br />
maggiori, e quella di processo, più presente nelle aziende tra i 50 ed i 250<br />
dipendenti. Prezzo, nuovi mercati e fonti finanziarie appaiono in secondo<br />
piano.<br />
• La Cina è vista più come un interrogativo, un rischio, che come<br />
un’opportunità, anche se la cosa più temuta sono le prospettive politiche a<br />
medio termine, che inducono una certa cautela, più che i bassi prezzi.<br />
2004<br />
novembre 16 Parma, - 180°? a fermarsi perché 360°: ha L’innovazione<br />
• Il 38% è effettivamente ottimista sullo sviluppo futuro, anche se è<br />
importante sottolineare che un 25% della platea ipotizza un disimpegno<br />
dall’Italia, specie in chi risulta freddo rispetto all’innovazione<br />
L’energia è risparmio e ricerca di nuove fonti: non si richiede la ricerca di<br />
•<br />
più economiche od una riduzione del carico fiscale<br />
fonti<br />
L’innovazione ha 360°: perché fe rmarsi a 180°? - Parma, 16 novembre 2004<br />
Con questo si conclude l’esposizione; ringrazio per l’attenzione.<br />
142 - Presentazione dei risultati dell’indagine Ipsos - Andrea Alemanno
MAURIZIO GASPARRI<br />
Intervento
Maurizio Gasparri<br />
Ministro per le Comunicazioni<br />
Ringrazio <strong>Confindustria</strong> per aver organizzato questo incontro, utile<br />
anche al Governo per recepire stimoli ed indirizzi. Oggi, il compito<br />
dello Stato è diverso da quello del passato, non può scomparire sullo<br />
sfondo. È finito il tempo dello Stato padrone, dello Stato che gestisce,<br />
che invade tutti gli ambiti. È una fase archiviata, per fortuna.<br />
Oggi siamo invece di fronte ad una responsabilità nuova degli Stati<br />
nazionali. In una prospettiva europea, i Governi devono porsi come<br />
interlocutori e non come antagonisti delle imprese e del sistema produttivo.<br />
Deve prevalere la politica del “lasciar fare”, ma dietro la puntuale<br />
definizione di un quadro normativo che stabilisca chiare regole<br />
a fondamento del quadro competitivo. Il fronte sul quale dobbiamo<br />
tutti insieme agire è quello della modernizzazione. Le nuove tecnologie<br />
e le infrastrutture materiali alle quali lavoriamo sono inf<strong>atti</strong> uno<br />
strumento di sviluppo fondamentale. Soprattutto per le piccole e medie<br />
imprese, per le quali si aprono opportunità un tempo inimmaginabili,<br />
come economie di scala e possibilità competitive una volta appannaggio<br />
solo di grandi gruppi. È necessario quindi lasciarci alle<br />
spalle ogni atteggiamento pessimistico. Lo stesso dato sulle esportazioni,<br />
che sta registrando significativi incrementi, dovrebbe incoraggiare<br />
atteggiamenti più fiduciosi nella ripresa dell’economia.<br />
Un atteggiamento che, tuttavia, deve tenere sempre desta la soglia critica.<br />
Non possiamo, inf<strong>atti</strong>, dimenticare che il mercato si è aperto a nuovi<br />
competitors come Cina ed India, e che le stesse quote di mercato po-<br />
Maurizio Gasparri - Intervento - 145
trebbero diminuire. È una realtà con la quale dobbiamo fare i conti, da<br />
guardare con preoccupazione ma con la consapevolezza che è una sfida<br />
da accettare. Puntando sulla qualità dei nostri prodotti, sull’innovazione<br />
tecnologica e l’efficienza dei servizi, le nostre imprese avranno tuttavia<br />
quel valore aggiunto che permetterà di battere la concorrenza.<br />
Ci sono, poi, alcune questioni sulle quali è bene ritornare con maggiore<br />
puntualità. Penso alla tutela dei marchi, che poi è la tutela stessa<br />
della creatività delle nostre imprese. È un tema che vede il Governo<br />
impegnato in prima linea e sul quale anche <strong>Confindustria</strong> sta riservando<br />
la giusta attenzione. La creatività è un prodotto tipico dei paesi<br />
più avanzati, ma va tutelata. La stessa tecnologia della comunicazione,<br />
nella sua pervasività, può consentire forme di pirateria che<br />
mettono a repentaglio valori industriali ed economici importanti. Noi<br />
dobbiamo, nel contesto internazionale, combattere questi fenomeni.<br />
E per quanto riguarda questi nuovi competitori, imporre regole molto<br />
chiare per la tutela dei marchi e combattere il “dumping sociale”.<br />
Oggi, una buona parte della classe imprenditoriale ha paura di investire,<br />
di accettare nuove sfide perché ha davanti un mercato senza regole,<br />
fatto di orari di lavoro inesistenti, costi di produzione molto bassi,<br />
nessuna tutela dei lavoratori. Di fronte a questo scenario, il nostro<br />
compito è quello di combattere questa forma di “dumping sociale”<br />
esportando anche diritti. Non possiamo certo smantellare il nostro sistema<br />
di garanzie sociali che è un vanto della civiltà europea e occidentale.<br />
È un processo lento, un processo complesso, ma un processo<br />
che noi dobbiamo tenere ben presente per attenuare quel divario che<br />
si riflette anche sulle <strong>atti</strong>vità del sistema produttivo. Del resto paesi<br />
come la Cina e l’India non vanno visti solo come concorrenti. Sono<br />
anche nuovi potenziali mercati per i prodotti italiani. La stessa delocalizzazione<br />
produttiva va vissuta come una sfida positiva per esportare<br />
un prodotto realizzato in loco ma che possa partire anche<br />
dall’Italia. Né va dimenticato il processo di trasformazione economica<br />
che sta interessando questi Paesi.<br />
Il Governo, intanto, ha già assunto delle decisioni ed avviato delle politiche<br />
specifiche per affrontare in maniera più competitiva questi<br />
146 - Intervento - Maurizio Gasparri
grandi e impegnativi scenari. In particolare, voglio ricordare tutto<br />
quello che si è fatto sul versante della flessibilità, come la legge di riforma<br />
del mercato del lavoro. Leggi coraggiose che sono costate un duro<br />
scontro sociale e politico, delle scelte qualificanti in questa legislatura.<br />
Così come credo che sia importante saldare il legame col territorio<br />
che dà una connotazione specifica alle imprese. Che tutela un’identità<br />
fortemente caratterizzata. E che non si deve perdere quando si<br />
passa da scene locali a dimensioni di mercati più internazionali.<br />
Dobbiamo impegnarci congiuntamente sui versanti dell’innovazione e<br />
della modernizzazione, strettamente correlati alla sfida dell’internazionalizzazione.<br />
Auspicando più investimenti esteri in Italia, ma anche più<br />
investimenti italiani all’estero. Le imprese italiane possono investire all’estero<br />
anche solo per meglio penetrare nei mercati di sbocco dei loro<br />
prodotti. Soprattutto quando questi mercati presentano barriere visibili<br />
e invisibili all’importazione. C’è, insomma, una sfida della globalizzazione<br />
che non possiamo assolutamente rifiutare, ma che dobbiamo vivere<br />
in maniera <strong>atti</strong>va e propositiva. Per quanto riguarda l’innovazione<br />
delle imprese, occorre puntare proprio su questa rivoluzione tecnologica<br />
in corso, che è stata solo rallentata, ma non bloccata, nel suo svolgimento<br />
dallo sgonfiamento della bolla speculativa. Io credo che anche<br />
qui dobbiamo essere chiari. C’è stato un momento, forse, di euforia eccessiva.<br />
Si riteneva che aggiungendo .it o .com a una qualsiasi sigla, questo<br />
generasse una moltiplicazione di risorse, a volte virtuali. Quella fase<br />
si è conclusa. C’è stato un contraccolpo psicologico. Oggi siamo in una<br />
fase di crescita positiva più realistica. Una fase più matura. Se si considera,<br />
in particolare, il settore delle telecomunicazioni elettroniche, non<br />
si può non constatare che negli ultimi tempi sono stati conseguiti importanti<br />
successi grazie a un dialogo continuo tra sistema pubblico e<br />
realtà imprenditoriale privata. Il successo maggiore che il sistema italiano<br />
ha conseguito è dato proprio da un notevole sviluppo della larga<br />
banda. Il ritmo di crescita è stato nettamente superiore alla media europea,<br />
anche grazie a misure incentivanti come l’erogazione dei contributi<br />
statali. Si è trattato, tra l’altro, di azioni di Governo politicamente<br />
remunerative e finanziariamente <strong>atti</strong>ve. Voglio anche rivendicare il varo<br />
di un nuovo Codice per le Comunicazioni elettroniche, con il quale<br />
Maurizio Gasparri - Intervento - 147
l’Italia si è adeguata prima di altri paesi alle norme europee e che fissa<br />
tutta una serie di direttive positive per le imprese. In particolare, il nostro<br />
Paese ha fatto significativi passi in avanti nella protezione dei dati,<br />
un argomento fondamentale su cui puntare la massima attenzione ora<br />
che il commercio elettronico è una realtà di scambio delle merci sempre<br />
più praticata. Grazie anche alle decisioni di questo Esecutivo,<br />
l’Unione Europea ha realizzato una nuova Agenzia per la Sicurezza dei<br />
dati, l’Enisa, della quale oggi l’Italia detiene la presidenza. Una iniziativa<br />
premiante, che si associa a quelle messe in campo per lo sviluppo della<br />
banda larga in aree a minor reddito del paese, come la costituzione di<br />
Infratel, una società che ha voluto il Ministero delle Comunicazioni in<br />
collaborazione con Sviluppo Italia. Per andare incontro alle esigenze<br />
delle imprese, poi, abbiamo creato un sistema di incentivazione per lo<br />
sviluppo della banda larga attraverso i fondi Cipe. Siamo inf<strong>atti</strong> fermamente<br />
convinti che le piccole realtà produttive, ed in particolar modo<br />
quelle del Mezzogiorno, non possano perdere l’occasione di sviluppo offerta<br />
dalle nuove tecnologie. Un’occasione che conoscono bene anche gli<br />
investitori, che non sarebbero mai disposti a portare soldi in aree sottosviluppate.<br />
Anche per questo ci stiamo adoperando per portare nuove<br />
tecnologie dopo il wi-fi e la regolamentazione del wi-max. Una possibilità<br />
di navigazione in larga banda senza fili, molto utile per tante zone<br />
d’Italia ancora non servite da una adeguata infrastruttura. Quanto agli<br />
investimenti già f<strong>atti</strong>, i numeri parlano da soli. Nel mercato delle telecomunicazioni<br />
noi abbiamo, nel 2003, un valore complessivo di 41 miliardi<br />
di euro. E per il 2004 si prevede una crescita del 3,5%.<br />
Per quanto riguarda gli accessi a banda larga, quando abbiamo avviato<br />
l’azione del nostro Governo, nel 2001, avevamo 400mila accessi<br />
a banda larga. Alla fine del 2004 sono arrivati a 4 milioni e contiamo<br />
di raddoppiare per il 2005 con l’ulteriore sviluppo delle satellitari e in<br />
fibra. Un vero successo, poi, è la televisione digitale terrestre. Quando<br />
abbiamo avviato l’azione di governo la televisione digitale terrestre<br />
era una previsione citata in qualche legge. Oggi esiste. Abbiamo sul<br />
mercato italiano già un milione e 300mila decoder. Un andamento<br />
tanto positivo che potrebbe accostarsi alla diffusione della telefonia<br />
cellulare. Il mercato delle reti mobili ha dimostrato ancora negli ulti-<br />
148 - Intervento - Maurizio Gasparri
mi anni un grande dinamismo con un valore di 21 miliardi di euro nel<br />
2003. Abbiamo oramai oltre 59 milioni di utenze. E anche la terza generazione<br />
di telefonia mobile, la Umts, comincia a svilupparsi. Così<br />
come il mercato dell’accesso ad Internet stimato, alla fine del 2004, in<br />
un valore di 2 miliardi di euro, con un aumento del 25% rispetto al<br />
2003. Buono il trend di crescita anche dell’e-commerce, con un incremento<br />
percentuale del 40 per cento dal 2002 al 2003 e di ben il 70 per<br />
cento per il 2004. E all’e-commerce si raggiungerà presto il t-commerce,<br />
attraverso la televisione digitale terrestre la televisione che diventerà<br />
un ulteriore strumento di commercio e di investimento.<br />
Un’occasione come questa <strong>giornata</strong>, quindi, è il primo passo utile non<br />
solo per elencare le cose che dobbiamo fare, ma soprattutto per gettare<br />
le basi di un grande patto tra mondo della politica, delle istituzioni<br />
e mondo produttivo. Un’alleanza che abbia come scopo finale<br />
quello di esigere la revisione del Patto di Stabilità. Chiediamo con forza,<br />
inf<strong>atti</strong>, che dal limite del 3 per cento siano esclusi gli investimenti<br />
per le infrastrutture materiali e immateriali. Un’esigenza che non è solo<br />
nostra, ma di tutta l’Europa, come è europea la necessità di attuare<br />
in tutti i suoi punti il programma di Lisbona. E non sarebbe male<br />
“lisbonizzare” il Patto di Stabilità. Il nostro Governo ha assunto iniziative<br />
molto chiare e forti. Ci auguriamo che si traducano in realtà<br />
quegli impegni che la presidenza lussemburghese, che succederà a<br />
quella olandese, ha in calendario già nei primi mesi del 2005, per discutere<br />
di una revisione del patto. Sappiamo che l’Italia si trascina dietro<br />
un debito pubblico. Ma crediamo che la revisione del Patto sia essenziale<br />
per consentire maggiori investimenti nelle infrastrutture immateriali,<br />
volano di sviluppo per l’Europa e per l’Italia. Vuol dire maggiori<br />
opportunità per le imprese. Per quelle che producono in questi<br />
settori e per quelle che fruiscono di questi servizi.<br />
Credo che una grande e trasparente alleanza tra il mondo delle imprese,<br />
che <strong>Confindustria</strong> rappresenta in maniera autorevole e con presenze<br />
così creative, così <strong>atti</strong>ve e determinate sul territorio, e il mondo<br />
della politica sia necessaria. Il Governo farà di tutto per <strong>atti</strong>varla e per<br />
fare dell’Italia la culla dell’innovazione<br />
Maurizio Gasparri - Intervento - 149
Tavola rotonda<br />
L’innovazione ha 360°:<br />
tecnologia,<br />
organizzazione<br />
e internazionalizzazione<br />
GIANFELICE ROCCA<br />
Vice Presidente <strong>Confindustria</strong> per l’education<br />
SANDRO SALMOIRAGHI<br />
Presidente Piccola Industria <strong>Confindustria</strong><br />
SILVIO SCAGLIA<br />
Presidente e Amministratore delegato e.Biscom<br />
ALBERTO TRIPI<br />
Presidente Federcomin<br />
Moderatore<br />
ENRICO MENTANA<br />
Giornalista
Enrico Mentana*<br />
Andiamo subito a chiamare i nostri ospiti. Gianfelice Rocca, Vice<br />
Presidente <strong>Confindustria</strong> per l’education. Sandro Salmoiraghi,<br />
Presidente della Piccola Industria di <strong>Confindustria</strong>. Silvio Scaglia,<br />
Presidente e Amministratore delegato, anzi dovrei dire presidente fondatore<br />
di Fastweb. Lui preferisce così. Alberto Tripi, Presidente di<br />
Federcomin.<br />
Io vorrei tornare alle evidenze finali di quella ricerca che abbiamo ascoltato<br />
subito prima dell’intervento del Ministro Gasparri.<br />
Mi rivolgo subito a Salmoiraghi. Si evidenzia una forte fiducia, si riassumeva<br />
alla fine, verso l’innovazione in generale, anche se questa non è<br />
così evidente in tutti gli aspetti. Un pò più fredde le imprese tra 10 e 50<br />
dipendenti. Qui forse, al di là del dato razionale, bisogna imprimere<br />
qualcosa di più.<br />
Sandro Salmoiraghi<br />
Per essere imprenditori è essenziale essere ottimisti; se così non fosse,<br />
inf<strong>atti</strong>, in molti avremmo già cambiato mestiere. Evidentemente,<br />
però, la congiuntura del momento penalizza e frena maggiormente le<br />
imprese con un numero di dipendenti tra i 10 ed i 50 e che operano<br />
nei mercati internazionali.<br />
Un segmento imprenditoriale verso il quale, viste queste difficoltà,<br />
<strong>Confindustria</strong> ripone la massima attenzione, cercando, in primis, di<br />
individuare il giusto percorso di sviluppo, la strada migliore per crescere<br />
queste aziende e per farle diventare da piccole a medie.<br />
Chiaramente non sarà un compito facile: inizialmente si deve modificare<br />
il bagaglio culturale di molti imprenditori. La mentalità di cedere<br />
il 51% della propria azienda è ancora poco diffusa tra gli imprenditori<br />
e molto spesso ci si preclude ogni possibilità di crescita perché<br />
si preferisce rimanere “il padrone in casa propria”. Si deve per questo<br />
promuovere in maniera più marcata la propensione alle fusioni o al<br />
mettersi assieme.<br />
* Trascrizione della registrazione dell’intervento non rivista dall’autore.<br />
Tecnologia, organizzazione e internazionalizzazione - Tavola rotonda - 153
Oggi, nella congiuntura attuale, la frammentazione delle imprese non<br />
permette più come in passato, di poter affermare che “piccolo è bello”.<br />
Molto spesso, invece, l’essere piccolo significa, essere troppo debole<br />
per poter affrontare il mondo.<br />
Enrico Mentana<br />
La interrompo subito. Lei che sta meritoriamente predicando queste cose<br />
da quando ha iniziato il suo mandato, vede delle trasformazioni?<br />
Vede che qualcosa si muove? O vede che la resistenza è più forte dell’accettazione<br />
al cambiamento?<br />
Sandro Salmoiraghi<br />
Purtroppo, l’accettare il cambiamento non è sempre facile e immediato;<br />
quello che ho potuto constatare è che le cose che si muovono<br />
realmente sono ancora troppo poche.<br />
Bisogna insistere con tenacia sulla crescita delle imprese, e credo che<br />
le <strong>atti</strong>vità che stiamo portando avanti in <strong>Confindustria</strong>, per essere incisive,<br />
dovrebbero essere accompagnate da un disegno di legge che favorisca<br />
dal punto di vista fiscale, l’aggregazione e la fusione delle imprese.<br />
Enrico Mentana<br />
Presidente Rocca, qui la situazione investe anche la necessità che più la<br />
riguarda per il suo ruolo associativo. Cosa si può fare nell’immediato?<br />
Lei ha una similitudine gastronomica che trova l’ambiente ideale qui a<br />
Parma?<br />
Gianfelice Rocca<br />
Guardando i dati dell’inchiesta, sono rimasto stupito da due elementi.<br />
È emerso che le aziende pensano di crescere solo del 3% e che, immaginandosi<br />
tra dieci anni, il 37% degli imprenditori vede l’azienda in<br />
cui opera più o meno come è oggi. Ho, invece, la sensazione che noi<br />
viviamo in un periodo assolutamente rivoluzionario, in cui la cosa più<br />
difficile sia proprio capire che cosa potremmo essere fra dieci anni. E<br />
questo riguarda tutti gli imprenditori qui presenti.<br />
Tornando al dib<strong>atti</strong>to di questa m<strong>atti</strong>na, la mia visione dell’innovazio-<br />
154 - Tavola rotonda - Tecnologia, organizzazione e internazionalizzazione
ne è così definibile: l’innovazione è un insieme di sapori con i quali gli<br />
imprenditori compongono poi una ricetta. L’information technology, i<br />
sistemi di distribuzione, la tecnologia in generale, vengono sintetizzati<br />
dall’imprenditore in nuove forme che cambiano continuamente per<br />
adattarsi alla realtà. La risposta positiva che caratterizza il comportamento<br />
degli imprenditori italiani, inf<strong>atti</strong>, è la flessibilità. Dove flessibilità<br />
non significa sfuggire alla competizione, ma essere disponibili a<br />
mettere insieme i fattori della competizione in modo nuovo.<br />
E su questo punto io vorrei <strong>atti</strong>rare l’attenzione degli imprenditori qui<br />
presenti. All’interno di <strong>Confindustria</strong> io mi occupo di Education, di<br />
capitale umano. Il capitale umano dell’Italia, fino ad oggi, è stato il capitale<br />
umano degli imprenditori. Nelle statistiche dell’Economist gli<br />
indicatori economici davano sempre il nostro paese al 30° posto o al<br />
29°. Ciò nonostante l’Italia è cresciuta. Ed è cresciuta sulle gambe della<br />
cultura del capitale umano degli imprenditori. Ma oggi si pone loro<br />
una nuova sfida per l’innovazione: quella del nuovo capitale umano.<br />
Come sapranno allargarsi al nuovo management? Come riusciranno<br />
ad affrontare il tema del passaggio generazionale? In che modo<br />
sapranno arricchire di componenti internazionali il proprio mondo?<br />
La nuova squadra non sarà più la vecchia squadra. Includerà ingegneri<br />
cinesi, bulgari. Si tratta di immigrazione intellettuale. Se si riuscirà<br />
in questo intento, il paese ce la farà, perché può farcela solo<br />
sulle gambe del capitale umano dei nostri imprenditori. Non ci sono<br />
alternative.<br />
Noi lavoriamo per mettere vicino alle imprese il nuovo capitale umano.<br />
Un capitale umano più internazionalizzato e più aperto.<br />
Io conosco imprese che hanno vinto la loro battaglia nel mondo, grazie<br />
proprio al capitale umano.<br />
Faccio solo un esempio. Nella siderurgia, in cui noi operiamo, il gruppo<br />
più grande che si è formato oggi è indiano ed ha messo insieme<br />
grandi impianti, dal Kazakhstan al Venezuela, al Messico utilizzando<br />
l’enorme capitale umano disponibile in India. Mandare in Kazakhstan<br />
300 persone che fossero in grado di prendere in mano un impianto era<br />
un’enorme sfida.<br />
Tecnologia, organizzazione e internazionalizzazione - Tavola rotonda - 155
Abbiamo visto altre aziende fare lo stesso. Conosco aziende che agli<br />
inizi degli anni novanta hanno assunto personale russo per formarlo<br />
negli Stati Uniti e quindi impiegarlo di nuovo in Russia, quando si è<br />
aperto il mercato.<br />
Questo lo possono fare anche le nostre medie aziende, “catturando”<br />
dei talenti manageriali da tutto il mondo e diventando più internazionali.<br />
Questa è la grande sfida che i nostri imprenditori devono cogliere. Il<br />
grande messaggio dell’innovazione viaggia principalmente sulle gambe<br />
dei nostri imprenditori.<br />
Enrico Mentana<br />
Si è visto e si è sempre detto delle caratteristiche peculiari dell’imprenditoria<br />
italiana. Una grande forza di creatività a fronte di un’organizzazione<br />
altrui sempre più funzionante, ma quasi sempre meno intelligente,<br />
più ripetitiva. Oggi l’information technology impone, in realtà, di assumere<br />
un pò di quelle caratteristiche di capacità organizzativa, di capacità<br />
di pensare, di capacità di studiare che spesso configge con la creatività.<br />
C’è la necessità, anche attraverso il vostro lavoro, di innestare questa<br />
parte, quest’altro emisfero del cervello dell’imprenditoria italiana?<br />
Alberto Tripi<br />
Tutti siamo oggi consapevoli del valore “strutturale” dell’innovazione<br />
che guida lo sviluppo della società della conoscenza e dell’economia.<br />
Ma attenzione: è importante dedicare una <strong>giornata</strong> all’innovazione intesa<br />
come un processo a 360° dentro il quale la ricerca non sia un universo<br />
a sé stante; è necessario evitare le liturgie sull’innovazione (altrimenti<br />
finisce come il boom della qualità negli anni Ottanta e<br />
Novanta) ed occorre calare il discorso sull’innovazione in una cornice<br />
più ampia.<br />
Con l’esplosione delle tecnologie siamo entrati in un mondo nuovo<br />
che ci costringe a pensare in modo diverso all’impresa, all’economia e<br />
alla società.<br />
156 - Tavola rotonda - Tecnologia, organizzazione e internazionalizzazione
Anche il discorso sull’Ict deve tener conto che si sta inaugurando una<br />
fase nuova dell’economia. Il “cuore” di questa nuova economia, che è<br />
già una realtà sotto i nostri occhi, è rappresentato dal cliente-cittadino.<br />
Un soggetto esigente, mutevole, che esprime domande e bisogni ai<br />
quali le tecnologie possono dare risposte adeguate perché le tecnologie<br />
sono versatili e flessibili.<br />
Ma la domanda centrale del cliente-cittadino è una domanda di servizi<br />
e la vera partita si gioca sui servizi innovativi che servono a cambiare<br />
il volto dell’economia tradizionale. Se non capiamo questo, restiamo<br />
indietro rispetto al “respiro” della società che cambia.<br />
Lo sviluppo è innovazione e l’innovazione è soprattutto servizi. E i<br />
servizi innovativi sono la nuova economia<br />
Andiamo oltre il bricolage! Oltre gli incentivi, oltre le leggine e i bonus!<br />
Andiamo oltre la stessa definizione di Ict e parliamo di information<br />
communication services.<br />
Non è una questione di linguaggio. È un salto di qualità che oltre a dare<br />
contenuto al discorso sull’innovazione, costringe a ripensare il modello<br />
di impresa, la realtà dei distretti, le politiche di intervento pubblico,<br />
il ruolo del credito.<br />
La competitività è possibile perché nell’economia dei servizi innovativi<br />
si riscattano i valori della qualità e dell’eccellenza; si risvegliano le<br />
“risorse dormienti”, cioè la creatività delle persone e delle imprese; si<br />
guarda all’azienda con gli occhi del mercato (e non viceversa).<br />
Dobbiamo far diventare i servizi innovativi il nostro asset vincente anche<br />
nella sfida del made in italy perché non basta più quel “modo un<br />
pò speciale di fare le cose” che ha segnato gli ultimi cinquant’anni ma<br />
occorre esportare nel mondo le tecnologie e il know-how che più favoriscono<br />
lo sviluppo dei servizi. E su questo abbiamo molto da dare<br />
e molto da dire.<br />
Il nuovo progetto-Paese, che pone l’innovazione al centro, è il progetto<br />
di un’economia moderna e competitiva nelle reti infrastrutturali<br />
(banda larga, digitale), nel sistema dei trasporti, nella sanità, nel turismo<br />
e nei beni culturali, nel credito.<br />
Tecnologia, organizzazione e internazionalizzazione - Tavola rotonda - 157
Le tecnologie sono trasversali per natura e decisive in questo processo<br />
di integrazione tra settori e attori diversi dell’economia. “Fare sistema”<br />
vuol dire creare le giuste relazioni in vaste aree dell’economia,<br />
in quelle soprattutto dove il nostro Paese ha delle chances da spendere.<br />
L’economia dei servizi innovativi è uno sforzo collettivo, non è un problema<br />
solo dell’Ict e fare innovazione va declinato al “plurale” cominciando<br />
dal mondo che rappresentiamo con le nostre imprese.<br />
Per questo ho raccolto con entusiasmo l’invito che il presidente di<br />
<strong>Confindustria</strong> Montezemolo (al quale va riconosciuto il merito di aver<br />
allargato l’orizzonte culturale di <strong>Confindustria</strong>) mi ha rivolto per un’iniziativa<br />
che porti a un piano di <strong>atti</strong>vità concrete.<br />
La proposta, che ho verificato insieme ad altri presidenti di associazioni,<br />
a rappresentanti di importanti imprese dell’Ict, del credito e della<br />
cultura, è di costituire un Laboratorio per l’innovazione che diventi<br />
la sede e lo strumento che elabori progetti per l’utilizzo intensivo dei<br />
servizi innovativi.<br />
Il Laboratorio favorisce l’integrazione tra il mondo dell’Ict e settori<br />
fondamentali dell’economia (turismo, trasporti, sanità, beni culturali)<br />
ripensando a ciò che le imprese possono fare al proprio interno e nel<br />
territorio (distretti innovativi) e stimolando nuove politiche di governo<br />
(outsourcing “reale”, appalti, project-financing).<br />
Enrico Mentana<br />
Scaglia mi diceva: “Ricordi che io sono il fondatore di Fastweb perché<br />
non tutti lo sanno perché c’è soprattutto nelle grandi città”. Non è proprio<br />
questo il problema, che non avete ancora raggiunto tanti che potrebbero<br />
essere raggiunti?<br />
Silvio Scaglia<br />
Ci sono tempi naturali nel fare le cose. Cominciamo con il ricordare<br />
che, per raggiungere il 20% della popolazione, Fastweb ha investito 3<br />
miliardi di euro ed è partita solo cinque anni fa. L’intenzione è quella<br />
di raggiungere proprio tutti. E questo lo si può fare compatibilmente<br />
158 - Tavola rotonda - Tecnologia, organizzazione e internazionalizzazione
con i tempi fisici e con i tempi finanziari. Ma l’innovazione che abbiamo<br />
prodotto con il nostro ingresso sul mercato è importantissima.<br />
Guardiamo a ciò che consente la banda larga, quella veramente larga,<br />
quella che dà un accesso “infinito”. In questo modo è possibile ristrutturare<br />
l’organizzazione dei sistemi informativi delle aziende, superare<br />
gli approcci tradizionali client server e ritornare ad approcci<br />
molto più efficienti, centralizzati, in cui si fanno viaggiare di più i dati<br />
e meno gli uomini e le risorse. Questo è un fatto non solo importante<br />
ma un esempio concreto di innovazione.<br />
Il bisogno di stare in contatto attraverso la Rete è tangibile soprattutto<br />
quando ci muoviamo al Sud: lì percepiamo ancora una maggiore<br />
coscienza dell’importanza di agganciarsi a una rete per essere “collegati”<br />
a tutto il resto del mondo. Ecco quello che sta avvenendo in modo<br />
chiarissimo.<br />
Enrico Mentana<br />
Chi è più periferico ha più interesse ad allacciarsi.<br />
Silvio Scaglia<br />
Chi ha maggiormente bisogno di collegarsi, ha più bisogno di darsi da<br />
fare per capire come utilizzare meglio tutte le opportunità che ci sono.<br />
Il ministro Gasparri ci ha ricordato prima come l’Italia oggi sia in testa<br />
alle graduatorie europee per lo sviluppo della banda larga. Nessun<br />
paese in Europa ha un tasso di crescita forte come l’Italia. Se arriviamo<br />
agli 8 milioni l’anno prossimo avremo fatto un grande passo avanti.<br />
Già i 4 milioni di quest’anno raddoppiano i 2 milioni dell’anno<br />
scorso: perciò l’obiettivo previsto appare raggiungibile.<br />
È importante, credo, rendersi conto che questo fenomeno in divenire,<br />
questo scenario ha bisogno non solo di imprenditori che investono, di<br />
aziende che investono, ma anche di clienti che sono in grado di cogliere<br />
le potenzialità dell’innovazione.<br />
Si dice nel nostro settore - ma credo che questo discorso sia applicabile<br />
ovunque - si può essere tanto bravi quanto lo sono i clienti che si<br />
Tecnologia, organizzazione e internazionalizzazione - Tavola rotonda - 159
hanno. Il miglior stimolo a far bene è proprio quello che viene dai<br />
clienti.<br />
Va poi ricordato che in Italia abbiamo una spesa pubblica molto importante.<br />
Noi abbiamo il settore della difesa, in Italia, estremamente<br />
avanzato come cliente. E che spinge in modo costante e determinato<br />
nella direzione dell’innovazione.<br />
Siamo invece molto arretrati in altri segmenti della spesa pubblica,<br />
comparto che può invece diventare un forte propulsore di innovazione<br />
del Paese proprio perché è un grande cliente.<br />
Enrico Mentana<br />
Lei li vede come il cliente, giustamente. Ma Salmoiraghi, che li rappresenta,<br />
ha qualche addebito da fare a chi dovrebbe portare l’innovazione?<br />
O è tutta veramente responsabilità di arretratezza culturale, o anche di<br />
poca disponibilità finanziaria di chi deve accettare? Perché poi c’è anche<br />
questo aspetto che resta non secondario.<br />
Sandro Salmoiraghi<br />
Indubbiamente. Vorrei, comunque, porre l’attenzione sul non fermarci<br />
a considerare l’innovazione limitatamente all’Ict. Abbiamo innovazioni<br />
che sono legate alla meccanica o alla robotica e che sono legate<br />
alle <strong>atti</strong>vità quotidiane, a quelle che sono le <strong>atti</strong>vità proprie delle nostre<br />
piccole e medie imprese. L’information communication technology<br />
può essere un supporto, ma non è l’elemento determinante dell’innovazione.<br />
Devo ricordare, anche, non esiste una piccola azienda che non faccia<br />
dell’innovazione, in quanto è l’imprenditore stesso il primo vero motore<br />
dell’innovazione dell’impresa.<br />
È un’innovazione incrementale, fatta del giorno per giorno. E forse in<br />
questi anni - dobbiamo anche riconoscere gli errori f<strong>atti</strong> - ci si è concentrati<br />
in prevalenza sull’innovazione di processo e non a sufficienza<br />
su quella di prodotto. Per difenderci sul campo della concorrenza,<br />
abbiamo indirizzato le nostre strategie sull’innovazione delle tecniche<br />
produttive trascurando, al contempo, lo sviluppo di nuovi prodotti.<br />
Ed oggi forse ne stiamo pagando le conseguenze.<br />
160 - Tavola rotonda - Tecnologia, organizzazione e internazionalizzazione
Ho grande fiducia nelle capacità innovative delle piccole imprese, perché<br />
sono state proprio loro a rappresentare l’elemento cardine che ci<br />
ha tenuto in piedi in tutti questi anni. Rilevo poi il persistere di una<br />
gran voglia di fare, di un entusiasmo continuo. Una consapevolezza<br />
che è giunto il momento di recuperare il tempo perduto. E le capacità<br />
ci sono in quanto le piccole imprese possiedono proprio questo stimolo<br />
ad innovare continuamente, una propensione che, nel passato,<br />
le ha fatte sopravvivere e, come mi auguro, le aiuti a crescere domani.<br />
Ritengo poi che, anche da parte dei grandi gruppi produttori di software,<br />
sia stato fatto l’errore gravissimo di aver affrontato la clientela<br />
delle piccole e medie imprese con gli stessi strumenti con i quali stavano<br />
affrontando le grandi imprese.<br />
Software poco ad<strong>atti</strong> alla realtà delle imprese di minori dimensioni<br />
che hanno spinto all’acquisto di hardware spropositati per le Pmi.<br />
Non è raro vedere che anche imprese con pochi dipendenti hanno investito<br />
notevoli risorse in maniera adeguata e si ritrovano, quindi, a<br />
dover mantenere un sistema di una rete di 30-35 pc, attraverso un gestore<br />
di rete. È giunto il momento di rimediare agli errori commessi.<br />
Enrico Mentana<br />
Dott. Rocca. Il tema è spinoso. Le risorse umane, innovazione, logiche<br />
familiari. Parliamoci chiaro.<br />
Gianfelice Rocca<br />
Se vogliamo guardare alle sfide dell’innovazione delle aziende italiane,<br />
in particolare di quelle familiari, si può partire da un dato di ottimismo<br />
relativo agli Stati Uniti che ci rincuora. Le aziende familiari,<br />
incluse anche quelle quotate in Borsa ma con controllo familiare, sono<br />
importantissime negli Stati Uniti. La maggior parte delle aziende<br />
(secondo i dati Standard & Poor’s) sono a controllo familiare, così come<br />
a maggior rendimento.<br />
La cosa che colpisce è che non è affatto detto che l’azienda familiare<br />
non possa evolvere e diventare l’elemento di forza anche nel rapporto<br />
col capitale di borsa.<br />
Tecnologia, organizzazione e internazionalizzazione - Tavola rotonda - 161
Partirei da un dato di fondo.<br />
Certamente per noi, che siamo un’azienda familiare e anche un grande<br />
gruppo, quella della dimensione è effettivamente una sfida. La capacità<br />
del Paese di mantenere un reddito pro capite di 20.000 dollari<br />
dipende dalla capacità di aumentare il contenuto di intelligenza e di<br />
conoscenza dei nostri prodotti. Per questo occorre una dimensione<br />
adeguata per investire in ricerca e innovazione.<br />
Vedo quelle che io chiamo le multinazionali intermedie arrivare a una<br />
dimensione di nicchia di mercato del 20%, investendo in ricerca e innovazione<br />
in misura maggiore rispetto ai loro competitori.<br />
Nella questione della relazione tra dimensione e innovazione, il tema<br />
del rapporto familiare è importantissimo.<br />
Un manager che va in un’azienda familiare, se si trova davanti solo<br />
parenti, non ha una prospettiva. Ci sono aziende dove c’è il 3% di laureati…<br />
Enrico Mentana<br />
Gli altri sono parenti.<br />
Gianfelice Rocca<br />
Gli altri sono parenti. Questi sono i temi che io sottoporrei a questa<br />
platea. E rappresentano parte dei problemi che tutti dobbiamo affrontare<br />
in questo Paese, dove il rapporto tra management esterno, fidelizzazione,<br />
sviluppo delle carriere e membri della famiglia sono sicuramente<br />
alcuni dei temi che io considero fondamentali.<br />
Serve creare una nuova squadra più internazionale. E serve affrontare<br />
il tema del passaggio generazionale.<br />
Enrico Mentana<br />
Questo tema culturale, spesso nelle grandi e medie aziende è stato superato.<br />
Ci prendiamo il classico manager ex McKinsey, lo mettiamo lì. E<br />
mi pare un tentativo di mettere il cuore e la famiglia oltre l’ostacolo.<br />
162 - Tavola rotonda - Tecnologia, organizzazione e internazionalizzazione
Gianfelice Rocca<br />
Io credo invece che si tr<strong>atti</strong> di estendere la cultura della famiglia per<br />
arrivare alla figura del cosiddetto manager appassionato. Noi abbiamo<br />
bisogno di manager appassionati forse più che di manager generici,<br />
nella specificità italiana. La massima libertà del manager generico<br />
è poter cambiare freneticamente. Il manager appassionato è quello<br />
che opera con passione.<br />
Quindi si deve estendere la cultura dell’imprenditore al manager,<br />
creando un continuum nella struttura.<br />
Certamente la sfida riguarda come attrarre manager, come avere rapporti<br />
con l’università, come essere in rete. Perché la media azienda solo<br />
se è in rete riesce a lavorare. Essere in rete significa usare l’università<br />
per fare le proprie ricerche; significa coinvolgere un dottorando<br />
con costi molto contenuti, nell’<strong>atti</strong>vità di ricerca dell’azienda. Gli stages<br />
consentono di conoscere gli studenti, di aprirsi verso l’esterno e di<br />
riuscire a entrare in rete.<br />
Oggi l’informazione cresce esponenzialmente. Questa è la sfida che si<br />
pone agli imprenditori. Ma certamente esiste anche la sfida della dimensione<br />
e quella del passaggio generazionale.<br />
L’innovazione sta in questo. Senza innovazione su questo fronte potrebbero<br />
sorgere dei problemi.<br />
Enrico Mentana<br />
Scaglia, lei è un pò più giovane di me. Io ricordo che all’inizio degli anni<br />
’60 la televisione italiana lanciò una cosa che si chiamava “Non è<br />
mai troppo tardi”. Era il corso d’istruzione popolare per adulti analfabeti.<br />
In realtà, non per le aziende soltanto, non per le imprese soltanto,<br />
ma per tutto il sistema Italia, un corso, un’alfabetizzazione digitale<br />
è assolutamente necessaria. Cosa si può fare per mettersi al servizio<br />
di questo?<br />
Silvio Scaglia<br />
Rocca ha toccato punti cruciali. Credo che dobbiamo oggi guardare ai<br />
giovani che stanno uscendo dalle università e guardare a come sono<br />
Tecnologia, organizzazione e internazionalizzazione - Tavola rotonda - 163
loro. Perché la nostra innovazione, la nostra capacità di essere competitivi<br />
dipenderà anche da quanto saranno capaci loro di innovare.<br />
E qui bisogna correggere il quadro. Oggi, dando uno sguardo ai giovani<br />
che concludono gli studi universitari, si vede che i laureati tecnico-scientifici<br />
stanno diminuendo in percentuale. Aggiungiamo a ciò<br />
un paese che sta invecchiando e che, quindi, produce meno giovani in<br />
assoluto. Sono convinto che si debba pensare con serietà al tema dell’immigrazione<br />
e darsi una politica di immigrazione qualificata.<br />
Io non riesco a fare a meno di pensare che il successo della California<br />
attuale l’hanno costruito i cinesi e gli indiani. Senza questo intervento<br />
“esterno” la California sarebbe come la Florida di oggi.<br />
Noi dobbiamo pensare di riuscire ad attrarre i migliori cervelli del<br />
mondo (e non preoccuparci solo dei migliori nostri che passano il<br />
confine) e avere una base in Italia di giovani preparati, capaci, su cui<br />
poter costruire realmente innovazione.<br />
Il tema da affrontare non è solo quello di recuperare un gap di digitalizzazione.<br />
Credo che, tutto sommato, come media di paese, come ha<br />
affermato Alberto Tripi, siamo un paese oggi sufficientemente tecnologico.<br />
Siamo capaci di gestire la tecnologia. Abbiamo tante storie di<br />
successo che possiamo ripetere. Lo scenario, però, appare preoccupante<br />
se lo proiettiamo nel futuro.<br />
Enrico Mentana<br />
Grazie, anche della franchezza. Ed è preoccupante?<br />
Silvio Scaglia<br />
Sì, perché abbiamo troppo pochi giovani con background tecnico<br />
scientifico.<br />
Enrico Mentana<br />
E cosa si può fare per invertire questa tendenza? Perché alla fine ci rimette<br />
tutto il sistema Italia, ma in primis ci rimettono le imprese.<br />
Silvio Scaglia<br />
Bisogna essere attraenti ed attr<strong>atti</strong>vi per i giovani, anche stranieri, che<br />
164 - Tavola rotonda - Tecnologia, organizzazione e internazionalizzazione
vogliono arrivare in Italia. E qui un grande compito e ruolo spetta alle<br />
Università. Lo stesso vale per i giovani italiani che crescono. E qui di nuovo<br />
un forte impulso deve venire da università e imprese innovative. Ma,<br />
in tutto ciò, bisogna ricreare un sistema che oggi si è indebolito.<br />
Enrico Mentana<br />
Lei è d’accordo, Salmoiraghi?<br />
Sandro Salmoiraghi<br />
Sì. Ritengo proprio che il tema dell’Università necessiti di un ulteriore<br />
approfondimento. Perché, specialmente per le piccole e medie imprese<br />
non è possibile essere innovative e realizzare innovazione se<br />
non cambia il rapporto tra università e imprese.<br />
Le università devono scendere dal piedistallo sul quale si sono poste negli<br />
anni passati e si devono impegnare a capire quelle che sono le esigenze<br />
delle imprese soprattutto in termini di “tempo”. Se nell’ambiente<br />
universitario il tempo è un fattore secondario, nell’impresa è determinante.<br />
Il successo o la morte di un prodotto è solo questione di mesi.<br />
Al contempo noi imprenditori dobbiamo imparare ad avere maggior<br />
fiducia nell’università e nella collaborazione con i centri di ricerca.<br />
Enrico Mentana<br />
Ma perché si è operato questo divario? Perché questo discorso l’avrei potuto<br />
ascoltare, e lei l’avrebbe potuto fare con altrettanta pertinenza, dieci<br />
anni fa.<br />
Sandro Salmoiraghi<br />
Mi spiace sottolineare come nulla sia ancora cambiato; è l’università<br />
stessa ad essere un’emanazione dello stato. Si trova quindi a viaggiare<br />
secondo gli schemi che sono stati imposti dalla legge, dove la meritocrazia<br />
non è tenuta in considerazione, e dove si vive in una torre<br />
eburnea senza finestre. Come si riesce a vedere cosa succede all’esterno<br />
delle università?<br />
Il fattore di successo di un paese non si gioca solo sulle imprese, ma<br />
si gioca soprattutto sul mondo del sapere e sul rapporto che il mondo<br />
del sapere può avere con il mondo imprenditoriale.<br />
Tecnologia, organizzazione e internazionalizzazione - Tavola rotonda - 165
E visto che non si può contare unicamente sulle capacità e sulle conoscenze<br />
dell’imprenditore o della piccola impresa, bisogna fare un<br />
grossissimo sforzo perché l’innovazione è indispensabile. Bisogna riuscire<br />
a mettere in rete tutto il sistema di conoscenza del paese.<br />
Gianfelice Rocca<br />
Come strategia di <strong>Confindustria</strong>, noi cerchiamo di costruire un meccanismo<br />
basato su un ambiente più scientifico, su maggiori fondi per<br />
la ricerca, su grandi programmi di ricerca. E in un ambiente più<br />
scientifico abbiamo detto che non esiste la ricerca di base o la ricerca<br />
applicata, ma esiste soltanto l’applicazione della ricerca. Noi abbiamo<br />
bisogno di ricostruire un ambiente più scientifico in cui le aziende vivano<br />
e l’università si deve muovere all’interno di questo circuito.<br />
Stiamo cercando di portare avanti una detassazione nel rapporto fra<br />
imprese e università, manovra che va proprio nella direzione di rendere<br />
più lubrificato il triangolo ricerca, università e imprese.<br />
Certamente verso il mondo delle imprese medie è l’università che si<br />
deve muovere, perché oggi l’azienda media o piccola che si avvicina<br />
all’università si sente respinta.<br />
Abbiamo sperimentato che non riusciamo in Italia a fare dottorati di<br />
ricerca su modello di quelli statunitensi. Oggi l’università vive il dottorato<br />
di ricerca come uno strumento per creare i propri assistenti,<br />
non per creare dei ricercatori industriali. È un meccanismo che va<br />
cambiato. E su questo stiamo cercando di fare uno sforzo importante,<br />
spingendo verso una riforma universitaria che peraltro in parte è<br />
in movimento. Il 3 + 2, per quanto sia criticato, sta creando un movimento<br />
in cui anche a noi imprenditori spetta il compito di essere partner<br />
della scuola per proporre le nostre richieste. Inf<strong>atti</strong>, anche le imprese<br />
hanno sempre fatto fatica a dialogare con la scuola.<br />
Enrico Mentana<br />
Non vorrei fare l’elefante nella cristalleria, ma <strong>Confindustria</strong> e gli imprenditori<br />
sono totalmente estranei a tutto il sistema dell’università.<br />
L’esempio lo potrebbero dare.<br />
166 - Tavola rotonda - Tecnologia, organizzazione e internazionalizzazione
Gianfelice Rocca<br />
Certamente. Io sono convinto che oggi le imprese per la prima volta,<br />
proprio in questo clima di urgenza, sentano la necessità di aumentare<br />
la capacità di innovazione, il rapporto con le tecnologie, il rapporto<br />
con il mondo universitario. Ce n’è bisogno. E l’università comincia<br />
a sentirlo.<br />
Però il sistema è ancora abbastanza ingessato. Noi dobbiamo lavorare<br />
per agevolare questo tipo di rapporti.<br />
Per la prima volta cominciano a esistere consorzi. Stiamo anche promuovendo<br />
dei percorsi speciali per i giovani di talento<br />
Però esiste un problema: aumentare il numero dei laureati portandolo<br />
a livello europeo. Il 50% dei giovani europei è laureato. È ancora<br />
basso il numero di laureati nelle imprese. Le nostre aziende non hanno<br />
ancora fatto il salto di sapere. Stiamo lavorando su un terreno dove<br />
tutti dobbiamo ingegnarci, puntando su un ambiente creativo di<br />
un’università competitiva e di aziende competitive. La creatività degli<br />
imprenditori deve anche trasferirsi nel rapporto con l’università, facendolo<br />
diventare qualcosa di innovativo.<br />
Poiché questa creatività c’è negli imprenditori e nelle aziende, solo facendo<br />
questo riusciremo a favorire un nuovo rapporto con l’università.<br />
Certamente cercheremo di diffondere questo messaggio anche all’interno<br />
del sistema di <strong>Confindustria</strong>, educandolo a muoversi rispetto all’università.<br />
Poiché ci sono nuovi ruoli degli imprenditori nell’università,<br />
dobbiamo lavorare su come declinare questa presenza in modo<br />
positivo.<br />
Enrico Mentana<br />
Finale più felice, più positivo. Abbiamo visto però che il 38%, sempre<br />
nella ricerca, è effettivamente ottimista riguardo al futuro. Quindi è giusto<br />
fare, come abbiamo fatto, una disanima molto critica, e giustamente<br />
analitica, di cosa non va e può andare meglio. Ma quali sono i motivi<br />
di fondo di questa fiducia che è comunque tanta? In qualsiasi conve-<br />
Tecnologia, organizzazione e internazionalizzazione - Tavola rotonda - 167
gno all’estero si sarebbe stressato di più quel 38% rispetto a tutto il resto<br />
che abbiamo autocriticamente messo in evidenza fino adesso.<br />
Silvio Scaglia<br />
Innanzitutto l’occasione ed il dib<strong>atti</strong>to di oggi. L’ottimismo deriva dall’analisi<br />
delle debolezze di oggi e dalla coscienza che ci sono sempre<br />
debolezze da superare. Il fatto che se ne parli, che si pensi come superarle<br />
e che ci siano via via piani di azione che possono essere condivisi<br />
per farlo, questa è la base dell’ottimismo.<br />
Sandro Salmoiraghi<br />
Mai come ora c’è stata una consapevolezza da parte della classe imprenditoriale,<br />
delle difficoltà del momento e della necessità di una innovazione<br />
a tutto campo per superarle.<br />
Ma dobbiamo essere consapevoli che l’innovazione non può essere<br />
realizzata da soli ma deve essere fatta anche da un sistema paese che<br />
deve superare le mille arretratezze che lo contraddistinguono; devono<br />
innovare le banche, il sistema finanziario, la pubblica amministrazione.<br />
Quindi, se veramente il paese riuscirà a trovare in sé la forza, la<br />
spinta all’energia per ripartire con grande slancio verso il terzo millennio,<br />
riusciremo come abbiamo sempre fatto nel passato ad essere<br />
competitivi, con grandi difficoltà ma anche con grande voglia, con<br />
grande ottimismo e con grande entusiasmo.<br />
Enrico Mentana<br />
Lei ha fiducia?<br />
Sandro Salmoiraghi<br />
Si, io ho fiducia.<br />
Gianfelice Rocca<br />
L’approccio che abbiamo proposto come <strong>Confindustria</strong> si basa su<br />
un’analisi delle forze e delle capacità in primo luogo degli imprenditori.<br />
Io sono ottimista sull’impegno delle imprese; basti vedere come stanno<br />
cominciando a diversificarsi all’estero le tecnologie. Ho più dubbi<br />
168 - Tavola rotonda - Tecnologia, organizzazione e internazionalizzazione
invece sul Paese. Noi abbiamo una quantità di innovazione e di energia<br />
nel nostro sistema imprenditoriale che rende i nostri imprenditori<br />
molto <strong>atti</strong>vi.<br />
Il problema eventualmente sta nel fatto che le aziende si muovono e<br />
il Paese invece resta fermo. La mia preoccupazione è di associare lo<br />
sviluppo delle imprese allo sviluppo del territorio. Questa è la grande<br />
sfida che ci si pone davanti: aiutare le imprese a salvarsi e internazionalizzarsi;<br />
ma associarle anche a un futuro per i nostri giovani e per<br />
il Paese.<br />
Enrico Mentana<br />
Grazie. Abbiamo fatto quello che era possibile su questi 360 gradi.<br />
Tecnologia, organizzazione e internazionalizzazione - Tavola rotonda - 169
“Premio<br />
Best Innovator 2004”<br />
Partecipano le imprese<br />
selezionate come<br />
“Best Innovator 2004”<br />
GIORGIO BASILE<br />
Presidente e Amministratore Delegato Isagro<br />
ALBERTO BOMBASSEI<br />
Presidente Brembo<br />
FRANCESCO GORI<br />
Direttore Generale Pirelli Pneumatici<br />
ANDREA ILLY<br />
Amministratore Delegato illycaffè<br />
GIANCARLO MICHELLONE<br />
Amministratore Delegato Centro Ricerche Fiat<br />
MASSIMO ROMANO<br />
Responsabile relazioni istituzionali Enel<br />
GIORDANO ZAPPELLI<br />
Amministratore Delegato Solvay Chimica Italia<br />
Moderatore<br />
ROBERTO CRAPELLI<br />
Amministratore Delegato A.T. Kearney Mediterranean Unit
Filmato<br />
Chi sono i campioni dell’innovazione? Quelli che sono riusciti meglio<br />
degli altri ad affrontare le sfide della competitività e della globalizzazione.<br />
E quali sono i loro segreti? A questo risponde l’indagine internazionale<br />
Best Innovator realizzata da A.T.Kearney in sette paesi europei.<br />
Più di mille le aziende intervistate. 32 i Best Innovators individuati.<br />
In Italia, in collaborazione con <strong>Confindustria</strong> e Il Sole24Ore, sono state<br />
esaminate trecento imprese e individuati sette campioni.<br />
Nel nostro paese esistono aziende campioni nell’innovazione capaci<br />
di competere a livello globale. Ma la media delle imprese italiane ha<br />
una serie di lacune da colmare.<br />
Gli esperti internazionali hanno analizzato la capacità di gestire l’innovazione<br />
delle imprese, utilizzando cinque criteri fondamentali. Al<br />
primo posto la strategia aziendale proposta dal management. La visione<br />
a medio e lungo periodo, la capacità di realizzarla.<br />
Poi il grado di diffusione della cultura dell’innovazione nell’azienda. A<br />
tutti i livelli della struttura organizzativa.<br />
Gli esperti si sono quindi concentrati sulla capacità dell’impresa di gestire<br />
la catena del valore del prodotto, considerando evoluzioni del<br />
mercato, soddisfazione dei clienti e integrazione con l’ambiente.<br />
Infine, l’architettura aziendale per l’innovazione. Quindi la capacità di<br />
Premio Best Innovator 2004 - 173
gestione dei progetti dell’innovazione tecnologica, delle risorse umane<br />
e del know-how.<br />
Dal confronto con i Best Innovator europei emerge che le aziende top<br />
italiane competono sostanzialmente alla pari, ma che la media ha una<br />
capacità di innovazione minore di quella europea, almeno secondo il<br />
campione di indagine utilizzato.<br />
In media le imprese italiane usano ancora poco processi basati sulle<br />
tecnologie informatiche. Hanno un forte deficit nel numero di brevetti<br />
depositati e devono migliorare nell’incentivare il personale dedicato<br />
alla ricerca.<br />
Vi sono però alcuni dati confortanti. Il sistema italiano è mediamente<br />
più veloce nel raggiungere il breakeven nei nuovi prodotti e servizi. E<br />
quindi riesce a generare fatturato più in fretta dei concorrenti europei.<br />
Come riconosciamo un best innovator? Secondo i nostri esperti un<br />
best innovator valorizza le proprie competenze specifiche e adotta un<br />
approccio all’innovazione a 360°.<br />
L’innovazione è radicata nella sua azienda e riesce a valorizzare e motivare<br />
i collaboratori.<br />
Inoltre, cura la soddisfazione del cliente utente.<br />
Per essere più competitivo è costantemente proiettato alla riduzione<br />
del time-to-market e sa tenere il vantaggio tecnologico grazie ad un<br />
intenso uso di brevetti.<br />
Ha compreso l’importanza dell’utilizzo diffuso delle tecnologie dell’Ict<br />
per l’integrazione con clienti e fornitori.<br />
Aldilà di questi dati il modo più facile per individuare un best innovator<br />
è comunque guardare ai risultati. Se riesce a trarre due terzi dei<br />
suoi ricavi da nuovi prodotti, allora ci siamo.<br />
E voi, quanti ne conoscete?<br />
174 - Premio Best Innovator 2004
Roberto Crapelli<br />
Nella sua appassionata e realistica introduzione, Pasquale Pistorio ci ha<br />
ricordato quanto sarebbe grave pensare di non poter uscire dallo stato di<br />
crisi in cui attualmente ci troviamo. Credo anch’io che possiamo senz’altro<br />
uscirne, a patto di soddisfare alcune condizioni.<br />
Esempi concreti sulla strada da percorrere verso lo sviluppo sono quelle<br />
aziende e realtà imprenditoriali del nostro Paese che si affermano come<br />
modelli di eccellenza nella gestione dell’innovazione. A.T. Kearney ha individuato<br />
alcuni di questi campioni tra le imprese che hanno partecipato<br />
all’indagine europea Best Innovator 2004, ma la lista esaustiva è certamente,<br />
e per fortuna, molto più lunga.<br />
Credo sia motivo di orgoglio per un imprenditore italiano rendersi conto<br />
che essere innovatori eccellenti non dipende dalla dimensione grande,<br />
media o piccola dell’impresa. Dovremmo abbandonare questa suddivisione<br />
e distinguere invece solo tra aziende che innovano (e crescono)<br />
e aziende che non crescono. Abbiamo anche in Italia esempi di<br />
aziende piccole, magari ancora in fase di start up, che basano il loro<br />
modello di business interamente sull’innovazione. Quando il<br />
Presidente Montezemolo ha inaugurato la nuova leadership di<br />
<strong>Confindustria</strong> sotto il segno dell’innovazione, ha anche insistito molto<br />
sul concetto di “fare sistema”. L’indagine Best Innovator ha preso in<br />
considerazione in modo articolato ben 92 fattori di innovazione: tra<br />
questi, è emerso come fondamentale il concetto di fare sistema in orizzontale,<br />
all’interno dell’azienda e tra aziende, privilegiando la crescita<br />
dimensionale.<br />
Sono particolarmente lieto a questo punto di chiamare sul podio gli<br />
esempi di eccellenza individuati dall’indagine Best Innovator, che abbiamo<br />
avuto il piacere e l’onore di condurre con <strong>Confindustria</strong> e Il<br />
Sole24Ore. Procedo ad annunciarne i nomi per categorie di eccellenza.<br />
Per l’eccellenza nell’integrazione delle diverse dimensioni dell’innovazione,<br />
è risultato eccellente l’esempio di Pirelli Pneumatici, qui rappresentata<br />
dal suo Direttore Generale, Dott. Francesco Gori.<br />
Sempre per la capacità di fare innovazione integrandone tutte le dimen-<br />
Premio Best Innovator 2004 - 175
sioni, ma in particolare nella media impresa, chiamo il Dott. Giorgio<br />
Basile, Presidente e Amministratore Delegato di Isagro.<br />
L’innovazione è eccellente anche quando si riesce a calibrare in modo ottimale<br />
la velocità con cui la si realizza. Un processo di innovazione troppo<br />
accelerato porta con sé il rischio di overlapping e cannibalizzazione<br />
dei prodotti precedenti. Brembo è l’azienda risultata eccellente in questa<br />
dimensione, ovvero nella gestione del ciclo di vita dei prodotti, qui rappresentata<br />
dal suo Presidente, Ing. Alberto Bombassei.<br />
Per la capacità di fare strategia di innovazione, che comprende anche il<br />
numero dei centri di ricerca e il loro modo di operare, emerge come<br />
esempio di eccellenza il Centro Ricerche Fiat, qui rappresentato dall’<br />
Amministratore Delegato, Ing. Giancarlo Michellone.<br />
Veniamo all’eccellenza nella gestione della catena del valore, uno degli<br />
obiettivi più ardui da realizzare nell’area mediterranea: si tratta della capacità<br />
di fornire al cliente finale un prodotto che risponde o supera le<br />
aspettative, attraverso la gestione ottimale di tutta la filiera, in azienda e<br />
presso i fornitori. Per questa categoria invito sul palco il Dott. Andrea<br />
Illy, amministratore delegato di illycaffè.<br />
L’eccellenza nelle architetture per l’innovazione è tipica delle aziende più<br />
complesse e articolate, dove si tratta di distribuire le forze, decidere le<br />
priorità, lavorare sui talenti e costruire il futuro. Best innovator in questa<br />
dimensione è Enel, rappresentata qui dal Dott. Massimo Romano,<br />
responsabile delle relazioni istituzionali.<br />
Infine, la dimensione dell’eccellenza nell’organizzazione e nella cultura<br />
dell’innovazione. Significativamente, emerge la rappresentanza italiana<br />
di una multinazionale: Solvay Chimica Italia, qui rappresentata<br />
dall’Ing. Giordano Zappelli, amministratore delegato.<br />
Sono particolarmente lieto dell’opportunità di scambio offerta da questa<br />
occasione. Le persone e le aziende riunite su questo palco rappresentano<br />
inf<strong>atti</strong> la vita reale: non si tratta di ricerche teoriche o “astrazioni” da<br />
consulenti. Chiederei quindi ad ognuno dei rappresentanti di questi<br />
esempi di eccellenza una breve testimonianza, di circa due minuti, su<br />
come hanno realizzato l’eccellenza nella loro azienda, nella loro realtà. E<br />
176 - Premio Best Innovator 2004
quale sia stato l’aspetto più evidente che ha permesso di ottenere questo<br />
riconoscimento.<br />
Giorgio Basile<br />
Due minuti per parlare di Isagro?<br />
“Mission impossible”, ma noi una l’abbiamo già compiuta negli ultimi<br />
dieci anni, quindi ci proviamo a raccontarla nel minuto e cinquanta<br />
residuo. Isagro è una società che opera nel mercato degli agrofarmaci,<br />
farmaci per l’agricoltura. È un settore globale. Sei società:<br />
Bayer, Basf, Syngenta, Monsanto, Dow e Dupont, controllano più<br />
dell’80% del mercato mondiale. Noi siamo uno small global player.<br />
È possibile competere a livello globale con i 50 milioni di euro di fatturato<br />
del 1993? Contro questi giganti? Facendo ricerca, volendo sviluppare<br />
i prodotti e portarli sul mercato?<br />
La domanda trovava una risposta negativa da parte di tutti. La realtà<br />
invece ha dimostrato che era possibile.<br />
Oggi noi fatturiamo oltre 170 milioni, operiamo in 75 paesi nel mondo.<br />
Investiamo più del 10% in ricerca e sviluppo. Stiamo portando sul<br />
mercato tra il 2006 e il 2008 quattro prodotti nuovi, che per la nostra<br />
dimensione è un numero altissimo, avendone iniziato lo sviluppo nel<br />
’98. Perché ci vogliono circa dieci anni come time-to-market di successo<br />
per portare un prodotto sul mercato.<br />
Siamo approdati alla Borsa l’anno scorso. Il mercato ha avuto qualche<br />
difficoltà a capirci. Da ieri siamo tornati ai valori di emissione. Credo<br />
che questo sia un punto di partenza. Fra poche settimane entreremo<br />
allo Star.<br />
Questo è tutto.<br />
Come l’abbiamo fatto? Perché ci avete premiato? Gli ultimi venti secondi.<br />
Siamo partiti da un solo punto di forza: la capacità di inventare nuovi<br />
prodotti.<br />
Era una eredità della Montedison, nobile, decaduta, purtroppo scom-<br />
Premio Best Innovator 2004 - 177
parsa. Quella capacità da sola produceva danni, accoppiata a due iniziative<br />
che abbiamo preso, ha prodotto risultati.<br />
Nel 1994 abbiamo creato un sistema di alleanze strategiche con partner<br />
giapponesi, francesi, italiani e americani che non avevano ricerca<br />
innovativa ma ci assicurava la capacità distributiva che a noi mancava.<br />
La capacità di vendere nel mondo.<br />
Poi, nel 2001, abbiamo fatto due acquisizioni di aziende che da sole<br />
non erano competitive, ma che in casa nostra hanno creato valore.<br />
Giordano Zappelli<br />
Solvay e perché Solvay vuole essere eccellente. Perché l’innovazione<br />
in Solvay è un valore dell’azienda, un valore a tutti i livelli, è un modo<br />
di lavorare. È un modo di porsi di fronte alle difficoltà quotidiane<br />
del lavoro, quindi a tutti i livelli viene incoraggiata e viene messa in<br />
evidenza.<br />
All’innovazione poi bisogna coniugare l’organizzazione. Organizzazione<br />
che deve trasformare quella che è la creatività, in valore aggiunto<br />
per l’azienda.<br />
Questo è il nostro significato di innovazione. Passare dalla creatività<br />
a un qualcosa che è un valore aggiunto per l’azienda e per i nostri<br />
clienti, sia quindi in produzione, con nuovi prodotti o tecnologie, che<br />
nei servizi e nella logistica.<br />
Alcuni esempi possono essere la tecnologia NEUTREC per la depurazione<br />
dei fumi acidi, il recupero e depurazione dei residui salini , l’utilizzo<br />
di macchine BICARjet con getto di acqua e bicarbonato per la<br />
pulizia di superfici di stampi o edifici, le lettiere diagnostiche per g<strong>atti</strong>.<br />
In questo caso, come filiale italiana di una multinazionale, possiamo<br />
dire che abbiamo coniugato la creatività italiana con quella che è la<br />
struttura e l’organizzazione nordica.<br />
Giancarlo Michellone<br />
Sono felice che non mi abbia chiesto perché siamo stati premiati per-<br />
178 - Premio Best Innovator 2004
ché non lo so. Deve essere un errore perché a quasi la metà delle domande<br />
del questionario non abbiamo potuto rispondere per la nostra<br />
specificità di essere un centro di ricerca industriale (Per esempio: tutto<br />
quanto riguarda la gestione corrente dei prodotti attuali per noi<br />
non ha senso. Non abbiamo prodotti attuali; sono stati trasferiti con<br />
successo oppure uccisi). Comunque, quello che è successo al Centro<br />
Ricerche Fiat, quando dal ’90 - e non è un mistero - il Gruppo Fiat ha<br />
cominciato ad avere dei problemi, è di aver moltiplicato per quattro il<br />
fatturato e le persone sono cresciute di circa il 30%. Nel ’90 la Fiat per<br />
noi contava il 95% del fatturato, nel 2002, che è stato l’anno terribile,<br />
era meno del 30%. Siamo cresciuti, e bene, perché c’è stata concessa<br />
l’enorme opportunità di andare sul mercato e di poterci trovare dei<br />
clienti all’esterno del gruppo Fiat. Ovviamente, ci ha anche aiutato<br />
confrontarci in Europa, vincere i progetti Ue e diventare leader europei<br />
come numero di progetti vinti.<br />
La strategia più importante che abbiamo seguito è stata la flessibilità<br />
della strategia. Abbiamo usato l’aurea regola di Andreotti che dice “Se<br />
pensi male fai peccato, però, in genere, ci azzecchi”. Quindi abbiamo<br />
sempre pensato male, ci siamo preparati al peggio e dal peggio abbiamo<br />
cercando di trarre le opportunità.<br />
Abbiamo cambiato molte regole, però, rispettandone alcune fisse. La<br />
prima è l’ossessione per il trasferimento, perché, per noi, innovazione<br />
è soprattutto trasferimento di un’idea nuova sul mercato per ottenere<br />
il giusto profitto.<br />
La seconda è che non parte un progetto di ricerca se prima non c’è già<br />
un cliente reale. E mentre lavori con il cliente reale, ti prepari a trovare<br />
i clienti potenziali. Anche in settori che non sono i tuoi, perché<br />
ormai la ricerca è sempre più trasversale. Quindi, siamo focalizzati<br />
sul nostro settore, “l’automotive”, ma se ci accorgiamo, come in genere<br />
succede, che quel risultato della ricerca serve per altri settori, cerchiamo<br />
di valorizzarlo trasversalmente.<br />
Per ultimo, abbiamo scoperto una legge molto dura ma molto utile: il<br />
miglior modo per trasferire con successo l’innovazione, è trasferire<br />
anche gli innovatori. Inf<strong>atti</strong> trasferiamo tra il 4 e il 10% all’anno delle<br />
Premio Best Innovator 2004 - 179
nostre risorse che riteniamo eccellenti ai nostri clienti perché vogliamo<br />
che, essi, siano eccellenti. Grazie.<br />
Roberto Crapelli<br />
L’Ing. Zappelli ci ha molto bene illustrato perché Solvay è un esempio di<br />
eccellenza, anche nel senso di strategia dell’innovazione.<br />
Ing. Bombassei, noi pensiamo a Brembo come a un’azienda che innova<br />
molto perché ne vediamo i prodotti d’avanguardia sul mercato.<br />
L’indagine ha però evidenziato anche la vostra capacità di evitare che<br />
l’innovazione troppo veloce “uccida” l’innovazione precedente. Ci aiuti a<br />
capire come è possibile fare questo.<br />
Alberto Bombassei<br />
Si è parlato di piccole e medie imprese. E quando si arriva all’innovazione,<br />
persiste quel luogo comune che vede quest’ultima solo appannaggio<br />
delle grandi.<br />
Non qui. Non in questa occasione.<br />
Quante volte abbiamo letto e ascoltato che le piccole e medie imprese<br />
non fanno innovazione? Prima di rispondere, quindi, alla domanda di<br />
Roberto Crapelli, vorrei provare a ridimensionare questo luogo comune.<br />
Ho usato il termine ridimensionare perché mi rendo conto che<br />
la forza di una frase stereotipata come quella in questione sta nella<br />
sua apparente semplicità logica: le grandi fanno e orientano, le piccole<br />
e medie non fanno o fanno poco, giocano d’astuzia e seguono.<br />
La storia dell’azienda che presiedo, la Brembo, mostra che non è così.<br />
In realtà, un’azienda è innovativa non perché sa applicare più efficacemente<br />
i risultati del processo conoscitivo scientifico, ma perché è<br />
espressione di tale processo.<br />
Quando circa quarant’anni fa abbiamo iniziato la nostra <strong>atti</strong>vità, eravamo<br />
in cinque. Già allora, però, avevamo ben chiaro che l’innovazione<br />
era l’unica arma di difesa che potevamo brandire contro i grandi<br />
competitori che dominavano il mercato e che erano non solo più<br />
180 - Premio Best Innovator 2004
grandi di noi, ma anche più noti - data la loro storia non certo recente<br />
- e prestigiosi.<br />
Negli anni Sessanta, siamo stati tra i primi a fare i freni a disco.<br />
Negli anni Settanta, siamo di nuovo stati i primi ad applicarli sulle<br />
motociclette, diventando in seguito i leader del mercato.<br />
Negli anni Ottanta, ancora una volta, siamo stati i primi ad applicare<br />
i freni di alluminio, cioè in lega leggera, alle automobili. E oggi, sia<br />
nel segmento medio-alto sia in quello sportivo siamo leader di mercato.<br />
Negli anni Novanta, abbiamo iniziato a fare i moduli.<br />
Se osservate bene, ogni decennio è stato segnato da una grande idea<br />
che è diventata una concreta innovazione. E in questo modo siamo<br />
sempre riusciti ad arrivare primi o secondi nel segmento di mercato<br />
in cui avevamo deciso di aprire un confronto con i nostri concorrenti.<br />
L’importante è arrivare primi, ma non troppo primi, perché il mercato<br />
deve essere in grado di accogliere la “tua” innovazione. Noi facciamo<br />
un componente essenziale della vettura e quindi l’innovazione che<br />
proponiamo non deve essere troppo in anticipo sulle potenzialità e i<br />
tempi d’innovazione dei nostri clienti.<br />
Oggi Brembo è una realtà di circa 4.000 persone, delle quali circa il 10<br />
per cento lavora in Ricerca e Sviluppo e quasi tutti sono laureati in ingegneria.<br />
Investiamo in questo settore il 6.5 per cento del nostro fatturato<br />
e sviluppiamo dai 30 ai 40 brevetti l’anno. Le risorse che lavorano<br />
in ricerca sono di 14 diverse nazionalità. Lo scambio culturale è<br />
notevole. E questo, per un’azienda innovativa, è una ricchezza.<br />
In questo ultimo biennio, sono stati ben tre i riconoscimenti internazionali<br />
ricevuti a conferma del valore innovativo dei nostri prodotti e<br />
della nostra azienda: al salone dell’auto di Detroit, a quello di Madrid<br />
e, infine, a quello di Parigi. A Detroit abbiamo vinto il premio per il<br />
materiale più innovativo, il materiale carbonio-ceramico per dischi<br />
freno, che abbiamo sviluppato insieme a Ferrari.<br />
Premio Best Innovator 2004 - 181
Visto che parliamo anche di made in Italy, c’è un altro riconoscimento<br />
tra quelli ricevuti nel 2004 di cui io e i miei collaboratori siamo orgogliosi:<br />
si tratta del Compasso d’Oro, uno dei premi più prestigiosi a<br />
livello internazionale per il disegno industriale, assegnato dopo tredici<br />
anni a un prodotto industriale.<br />
Siamo riusciti a fare dei prodotti non solo innovativi dal punto di vista<br />
tecnico-funzionale, ma anche da quello formale-estetico. Cioè abbiamo<br />
prodotto degli oggetti buoni e belli, la cui qualità innovativa è<br />
assicurata dallo stretto rapporto forma-funzione.<br />
Il mercato dell’auto non è semplice. La concorrenza è spietata. Poter<br />
anticipare l’evoluzione del mercato, individuarne le esigenze latenti,<br />
proporre ai nostri clienti nuove soluzioni per veicoli ancora in fase di<br />
progettazione, cioè prima che si esaurisca il ciclo di produzione dei<br />
prodotti in commercio, ha tre grandi pregi. Il primo, è quello di garantirsi<br />
la continuità della relazione col cliente. Il secondo, quello di<br />
proporre un prodotto già innovativo oggi per domani. Il terzo, quello<br />
di ottimizzare sia i cicli innovativi sia quelli produttivi. In questo modo<br />
il prodotto sarà più competitivo anche perché più economico.<br />
Roberto Crapelli<br />
Pirelli pneumatici, l’eccellenza nell’integrazione delle diverse dimensioni<br />
dell’innovazione.<br />
Francesco Gori<br />
Operiamo in un mercato globale, con concorrenti globali, fornitori<br />
globali e clienti globali.<br />
Se in questo contesto avessimo scelto la dimensione come valore e come<br />
obiettivo per prevalere avremmo sicuramente perso. Abbiamo invece<br />
scelto, già anni fa, la strada dell’innovazione intesa non solo come<br />
processo di sviluppo dei prodotti ma soprattutto come velocità,<br />
tempestività nel capire e nel seguire le esigenze del cliente, nell’adottare<br />
sistemi informativi, logistici che fossero sempre marginalmente<br />
migliori dei concorrenti e infine, nel cercare in questo lieve vantaggio<br />
in tutte le aree il vantaggio globale.<br />
L’innovazione permette di creare valore sia per il cliente sia per l’a-<br />
182 - Premio Best Innovator 2004
zienda, che per avere sempre maggiore successo deve sapere favorire<br />
e stimolare creatività e velocità non solo nell’area della ricerca e sviluppo<br />
ma in tutte le aree.<br />
Innovare è parte integrante della cultura Pirelli, che persegue l’eccellenza<br />
nei processi e nei prodotti senza accontentarsi degli standard<br />
correnti.<br />
Andrea Illy<br />
Penso senz’altro di poter affermare che l’idea che sta dietro al successo<br />
di illycaffè sia proprio la nostra missione, passione, ossessione di<br />
fare il migliore caffè che esista. E questa è una missione che abbiamo<br />
da tre generazioni.<br />
Quando parliamo di qualità intendiamo la qualità assoluta, non quella<br />
che nasce dal confronto con la concorrenza! Vale a dire, la migliore<br />
che la biologia e la tecnologia mettano in grado di ottenere E questo<br />
è il primo pilastri su cui si basa l’impresa.<br />
Il secondo pilastro è quello dei mercati lontani. Oggi siamo presenti<br />
in più di 105 paesi e il 50% delle nostre vendite vengono fuori<br />
dall’Italia. Ma già nei primissimi anni di vita della nostra azienda settant’anni<br />
fa si vendeva più caffè in Sicilia di quanto non se ne vendesse<br />
nella nostra regione.<br />
A partire dai due primi pilastri ne abbiamo sviluppato un terzo: la tecnologia<br />
al servizio dei primi due.<br />
I miei due predecessori, mio nonno e mio padre, hanno avuto l’onore<br />
di firmare tre delle sette innovazioni radicali nel settore caffè del secolo<br />
scorso. Da questo si capisce come l’azienda si sia costantemente<br />
reinventata, plasmata, riorganizzata sempre perseguendo questo<br />
obiettivo della qualità.<br />
Questo è avvenuto grazie anche alla determinazione e alla propensione<br />
all’innovazione delle persone che lavorano nell’azienda: non solo i<br />
familiari ma anche i manager. Possiamo parlare di “sovraestensione”,<br />
cioè cercare sempre di superare l’esistente, introdurre regole nuove,<br />
fare cose nuove.<br />
Premio Best Innovator 2004 - 183
Questo ci ha portato a modificare in maniera sostanziale la tecnologia.<br />
Per esempio il nostro caffè, molti di voi già lo sanno, è confezionato<br />
con una tecnologia che è esattamente all’opposto di quello che si<br />
fa comunemente sul mercato: la pressurizzazione, che garantisce una<br />
migliore conservazione degli aromi, invece del sottovuoto. Il nostro<br />
modo di comperare il caffè bypassa completamente la catena di grossisti<br />
e broker, per andare direttamente dal coltivatore, sì da avere la<br />
possibilità di formarlo all’ottenimento della qualità che noi andiamo<br />
cercando. E questi sono solo due macroesempi di rilevanti cambiamenti<br />
che sono stati introdotti nell’azienda.<br />
Come, infine, tutto ciò è potuto venire valorizzato? Attraverso una<br />
grande chiarezza della strategia. Tanto chiara di aver scelto, alla fine,<br />
di vendere un unico prodotto in tutto il mondo, in qualsiasi luogo di<br />
consumo.<br />
Chiarezza della strategia anche nella comunicazione che valorizzi<br />
questa esperienza di consumo di un caffè di grande qualità. E, come<br />
ho già detto, la globalità. Tutto qua. Grazie.<br />
Roberto Crapelli<br />
Il dottor Romano dovrebbe spiegarci come Enel ha potuto eccellere nelle<br />
architetture per innovazione in un ambiente complesso, con un cambio<br />
di management importante, mentre resta l’imperativo di distribuire<br />
alti dividendi agli azionisti.<br />
Massimo Romano<br />
Intanto partirei con un’osservazione preliminare. Probabilmente se<br />
Enel è qui oggi fra i premiati, è perché da alcuni anni opera in un contesto<br />
di mercato. Il monopolio difficilmente genera innovazione.<br />
Da questo punto di vista credo che il settore dell’energia offrirà importanti<br />
elementi di innovazione nel futuro, dettato dall’apertura dei<br />
mercati e dalla definizione di nuove regole.<br />
Per un’impresa come Enel l’innovazione corre lungo due direttrici:<br />
l’adeguamento delle tecnologie e l’adeguamento dell’organizzazione.<br />
184 - Premio Best Innovator 2004
L’innovazione delle tecnologie per noi è molto importante per avvicinarci<br />
al cliente.<br />
Alla prima categoria appartiene il Progetto Telegestore, più noto come<br />
contatore elettronico: grande progetto italiano concepito e progettato<br />
all’interno dell’azienda. Un grande investimento in termini di risorse -<br />
oltre 2 miliardi di euro - nonché organizzativo - oltre 30 milioni di<br />
contatori sostituiti, coinvolgendo più di 15 mila persone -. Questo progetto<br />
è destinato a cambiare il modo di produrre, distribuire e consumare<br />
energia elettrica. Renderà, inf<strong>atti</strong>, il rapporto con il cliente più<br />
efficiente, più trasparente, più flessibile e più consapevole.<br />
La seconda direttrice è l’innovazione nell’organizzazione, con particolare<br />
attenzione allo sviluppo delle risorse umane. La sfida imprenditoriale<br />
del passato è stata vinta sulla capacità di fare.<br />
La sfida del presente si fonda sul sapere. Per vincerla bisogna attrarre<br />
talenti. Per essi bisogna costruire un’organizzazione adeguata.<br />
Roberto Crapelli<br />
Grazie a tutti voi. Complimenti ancora.<br />
Premio Best Innovator 2004 - 185
LUCA CORDERO DI MONTEZEMOLO<br />
Conclusioni
Luca Cordero di Montezemolo<br />
Presidente <strong>Confindustria</strong><br />
Vorrei iniziare ringraziando tutti voi. Il primo ringraziamento va ai<br />
partecipanti perché, devo dire, quando con gli amici del Comitato di<br />
presidenza di <strong>Confindustria</strong> e in particolare con Pasquale Pistorio, decidemmo<br />
questa separazione opportuna e necessaria tra ricerca e innovazione,<br />
qualcuno avrebbe potuto pensare che sul tema dell’innovazione<br />
non ci sarebbe stata attenzione, partecipazione, direi qualcosa<br />
di più, entusiasmo. Il primo ringraziamento va quindi a voi per la<br />
partecipazione e l’attenzione mostrata che ripaga le scelte e il lavoro<br />
fatto per questa <strong>giornata</strong>. Grazie.<br />
Il secondo ringraziamento va a Marco Rosi, al Sindaco di Parma, al<br />
Presidente della Provincia, all’Associazione Industriale, ai colleghi imprenditori<br />
di Parma. Essere venuti a Parma per un convegno di<br />
<strong>Confindustria</strong> poteva non essere una cosa così originale, considerando<br />
i molti precedenti, ma ci ha fatto piacere, ci ha fatto molto piacere<br />
venire a Parma per dare un segnale di attenzione, di stima e rispetto<br />
per una città che ha un tessuto imprenditoriale fatto di piccole, di<br />
medie e anche di grandi aziende a cui ci sentiamo vicini e a cui volevamo<br />
dare - ripeto - un segnale di stima e di vicinanza. Quindi grazie<br />
a Marco Rosi. Grazie al Sindaco, grazie a tutti voi, grazie a Parma.<br />
Il terzo ringraziamento, l’ho lasciato per ultimo, lo devo fare a<br />
Pasquale Pistorio perché credo che un uomo come Pistorio, un uomo<br />
del sud, un vero italiano, ma anche un uomo internazionale, che lavora<br />
e vive tra Italia, Svizzera, Francia e Stati Uniti, che ha compe-<br />
Luca Cordero di Montezemolo - Conclusioni - 189
tenza e passione, è veramente il sinonimo dell’imprenditore italiano:<br />
piccolo, piccolissimo e grande.<br />
Sono molto fiero e molto onorato di avere Pistorio, Rocca,<br />
Bombassei, Pininfarina, Salmoiraghi e tanti altri vicini in questo lavoro<br />
di <strong>Confindustria</strong>. Dobbiamo fare alcune riflessioni insieme, e<br />
sottolineo insieme, alla fine di questa <strong>giornata</strong>.<br />
La competenza e la passione di Pasquale Pistorio sintetizzano come<br />
insieme vogliamo affrontare il tema dell’innovazione. La Prima<br />
Giornata dell’Innovazione.<br />
Parlare di innovazione - Ministro Stanca, la ringrazio della partecipazione<br />
- è parlare del Dna di un imprenditore e del Dna di un paese.<br />
Quando a maggio, nel presentare il nostro programma confindustriale<br />
nella mia relazione a Roma, dissi “innovazione, innovazione, innovazione”,<br />
era già stato, da parte del mondo degli imprenditori, un segnale<br />
forte per l’innovazione come grande priorità del nostro futuro.<br />
Ma le parole sono facili da esprimere, devono essere poi però riempite<br />
di contenuti, di programmi, di idee, di azioni, altrimenti rischieremmo<br />
di prendere ad esempio quelle persone che a livello di parole<br />
sono dei “campioni del mondo”, ma che non sanno trasferire poi le<br />
buone intenzioni in f<strong>atti</strong> concreti, che è molto più difficile. Il nostro<br />
mestiere è quello di passare sempre dalle parole ai f<strong>atti</strong>.<br />
Credo inoltre che una <strong>Confindustria</strong> moderna non debba limitare il<br />
proprio lavoro ad <strong>atti</strong>vità di lobby, di rapporto con le istituzioni, con<br />
le commissioni governative, con i parlamenti e i governi, ma debba<br />
avere anche un ruolo importante nella formazione e nella crescita della<br />
cultura dei nostri imprenditori.<br />
Ognuno di noi è consapevole di quanto impara ogni giorno, io sono<br />
convinto che sia fondamentale per gli imprenditori condividere dei<br />
momenti di formazione, di riflessione, dei momenti per scambiarsi<br />
opinioni o per imparare qualcosa. Lo è soprattutto per le piccole imprese,<br />
quelle che mai come in questo momento non debbono sentirsi<br />
sole, ma fortemente rappresentate da <strong>Confindustria</strong>. Mi accorgo ogni<br />
giorno di quante cose devo imparare e quante cose oggi so meno di<br />
190 - Conclusioni - Luca Cordero di Montezemolo
quelle che saprò domani. Quindi una <strong>Confindustria</strong>, questo è importante<br />
sottolinearlo, che deve rappresentare un momento di crescita<br />
culturale e professionale.<br />
L’ho detto anche ai Giovani imprenditori. Facciamo magari qualche<br />
convegno politico in meno, ma utile per imparare quello che sarà il<br />
nostro mestiere di imprenditori domani. Questo è importante perché<br />
frequentare <strong>Confindustria</strong> vuol dire farlo anche per aggiornarsi e crescere<br />
professionalmente.<br />
Questa <strong>giornata</strong> è dedicata fondamentalmente, soprattutto, come dicevo<br />
prima, ai piccoli imprenditori. Sono loro i principali protagonisti<br />
dell’innovazione. Sono loro a cui ci rivolgiamo perché nel nostro<br />
mestiere chi non innova arretra.<br />
Io credo che la <strong>giornata</strong> di oggi abbia mostrato momenti di grande interesse<br />
come la bellissima, appassionata, competente relazione di<br />
apertura di Pasquale Pistorio e il richiamo di Rosi al rapporto con il<br />
territorio. È giusto che questi convegni, questi seminari, questi momenti<br />
di formazione, debbano avere una forte ricaduta non solo sul<br />
territorio inteso come associazioni territoriali di <strong>Confindustria</strong>, ma<br />
debbano arrivare direttamente alle nostre imprese.<br />
Ecco che come già per la Giornata della Ricerca, in cui affrontammo<br />
il tema della Ricerca, dall’università in poi, e proponemmo sei, non<br />
venti, ma sei precise proposte al governo per il futuro della ricerca<br />
perché un paese che non investe in ricerca è un paese che non guarda<br />
al suo futuro, anche oggi le proposte di <strong>Confindustria</strong> sono chiare, ma<br />
sono soprattutto rivolte all’interno. È un convegno per parlare tra di<br />
noi, per trasferire esperienze e per aumentare la nostra cultura.<br />
In questi ultimi giorni siamo stati costretti, logicamente, a preoccuparci<br />
della Finanziaria. Devo dire che i segnali che abbiamo, questa<br />
m<strong>atti</strong>na ho parlato di “un balletto umiliante” commentando quello<br />
che stiamo vedendo sull’Irap, non vorrei parlarne in questo momento,<br />
ci lasciano anche una certa tristezza, prima come cittadini e poi come<br />
imprenditori.<br />
La <strong>giornata</strong> di oggi, parlare di innovazione significa guardare avanti,<br />
Luca Cordero di Montezemolo - Conclusioni - 191
significa essere fuori da tutta una serie di problemi contingenti perché,<br />
ahimè, da molti anni a questa parte il nostro paese sembra limitarsi<br />
a scelte non del giorno dopo, ma addirittura della stessa sera rispetto<br />
alle decisioni della m<strong>atti</strong>na.<br />
Dobbiamo provare a uscire dal contingente. Mi domando e vi domando<br />
se è un bene che la politica economica industriale italiana sia<br />
costretta solo in uno spazio di pochi, angusti, affannati mesi, verso la<br />
fine dell’anno e se debba essere questo il modo di fare politica economica,<br />
anche se è una parola un pò grossa parlare di politica economica,<br />
e se queste scelte contingenti debbano solo riguardare le tabelle<br />
della legge finanziaria, i suoi articoli e comma, i suoi allegati, i suoi<br />
collegati. E oggi “collegati” lo dico in italiano.<br />
Sono convinto che la politica economica di un paese non si possa fare<br />
solo in termini di legge di spesa o di modifiche fiscali e non possa<br />
essere relegata nel pur ampio dib<strong>atti</strong>to di una legge finanziaria.<br />
Quello in cui si costruisce un paese competitivo, un paese moderno,<br />
un paese che guardi veramente avanti con delle scelte di fondo deve<br />
essere invece una preoccupazione ed una cura che dura tutto l’anno,<br />
non solo l’ultimo trimestre, dura tutto il tempo di un governo per affrontare<br />
quelle scelte che ci permettano di guardare al futuro con fiducia<br />
e con certezza. Ecco, fiducia e certezza, quello che chiedono gli<br />
imprenditori italiani per poter investire, per poter guardare al futuro<br />
con ottimismo. Per poter innovare ancor più di quanto non hanno fatto<br />
finora.<br />
Mi sembra che in queste ore le scelte, il balletto, il dib<strong>atti</strong>to che ci viene<br />
prospettato da un mondo che sembra lontanissimo da noi che tutti<br />
i giorni lavoriamo, ci confrontiamo con i clienti, i concorrenti, il<br />
prodotto, l’innovazione, il mercato, il budget, ci trasmettano dei messaggi<br />
che sono in totale contraddizione con quello che ci serve di più:<br />
fiducia e certezza. Lo diciamo, ripeto, prima come cittadini e poi come<br />
imprenditori.<br />
Io credo che <strong>Confindustria</strong>, in modo sereno, in modo preoccupato ma<br />
costruttivo, debba sostenere fortemente che serve un vero progetto e<br />
una vera visione del paese. Non abbiamo bisogno di un progetto che<br />
192 - Conclusioni - Luca Cordero di Montezemolo
sia il prodotto di sterili programmazioni o di compromessi corporativi,<br />
ma che sappia rappresentare la sintesi delle aspirazioni, che sappia<br />
coinvolgere le tensioni di milioni di persone che rappresentano il nostro<br />
popolo.<br />
Innovazione. Quanto serve l’innovazione. Serve innovazione a 360<br />
gradi nel paese, serve innovazione, come diceva Pasquale Pistorio, nel<br />
nostro modo di lavorare tutti i giorni, nella gestione delle nostre<br />
aziende, dei nostri uomini. Occorre modificare l’organizzazione delle<br />
nostre aziende, che abbiano dieci dipendenti o ne abbiano diecimila,<br />
e innovare, far crescere, motivare, organizzare i nostri uomini, sapere<br />
delegare. Saper fare innovazione del prodotto, innovazione del<br />
marketing intorno al prodotto. Mi è piaciuto molto l’esempio del pomodoro<br />
cinese che ha fatto Alberto Tripi. Quanto è importante nel nostro<br />
mestiere tutto quello che sta intorno al prodotto, perché se non<br />
avessimo dei prodotti eccezionali non faremmo bene il nostro mestiere.<br />
Il problema è che avere un prodotto eccezionale oggi non basta.<br />
Abbiamo bisogno di innovare a 360 gradi.<br />
Il cliente, il mercato, la rete di vendita, le joint venture, come far crescere<br />
le nostre aziende, come aggiornarci continuamente, ecco la nostra<br />
grande scommessa, ecco perché è giusto dire che una <strong>giornata</strong> come<br />
oggi è dedicata a noi. Come quelle giornate che servono ai medici<br />
più bravi per aggiornarsi sulle tecniche di operazione o sulle cose più<br />
innovative nella medicina, noi dobbiamo fare altrettanto nel nostro<br />
mestiere.<br />
Ma serve innovazione anche nel paese. Serve innovazione nella politica<br />
economica e non sto parlando di una politica economica di fantasia<br />
per eludere i limiti di indebitamento, ma di politica economica in<br />
termini di ricerca di soluzioni avanzate che sappiano far crescere il<br />
paese in un contesto internazionale in continuo mutamento. Più innovazione<br />
significa essere più competitivi ed essere più competitivi significa<br />
accettare e vincere le sfide. E noi le vogliamo vincere le sfide,<br />
non andiamo sui mercati, in pista o in qualsiasi altro contesto con i<br />
nostri prodotti, per perderle. Dobbiamo vincere, ma per questo non<br />
possiamo essere da soli perché il sistema paese, soprattutto quando<br />
Luca Cordero di Montezemolo - Conclusioni - 193
parliamo di internazionalizzazione e di assistenza alle piccole aziende<br />
prive di dimensioni, budget, organizzazioni internazionali. Per<br />
queste ultime, il sistema paese è fondamentale e deve innovare in questo<br />
senso.<br />
Anche Schumacher se guidasse la Ferrari con una mano sola, non potrebbe<br />
vincere, pur avendo una macchina che, tutto sommato, non mi<br />
sembra sia malissimo.<br />
Riflessioni in questo senso dobbiamo farle per dire quanto è importante<br />
in casa nostra spingere sull’innovazione.<br />
Una cosa è certa, giornate come oggi, nelle quali l’innovazione viene<br />
posta al centro del nostro pensiero significa, finalmente, non parlare<br />
di politica, non essere accusati di essere di destra di sinistra, di centro,<br />
sopra, sotto, a destra. Il futuro di questo paese non è né di destra<br />
né di sinistra, è il futuro dei nostri figli, dei nostri giovani, delle nostre<br />
aziende.<br />
Come imprenditori noi guardiamo sempre avanti. Dobbiamo sapere<br />
dove siamo. Bombassei diceva che ogni dieci anni noi facciamo una<br />
programmazione di avanzamento, di innovazione, perché abbiamo<br />
bisogno di qualcosa di più e lo fa ognuno di voi nelle vostre aziende.<br />
E se non lo fate abbastanza, mi auguro che dopo queste giornate sarete<br />
ancora più motivati, come lo è Pasquale Pistorio e come lo è il vostro<br />
presidente, a uscire da questa stanza con ancora più motivazione.<br />
Vi voglio dire però una cosa: è importante contribuire prima di tutto<br />
come cittadini per spingere questo paese a guardare avanti, a non fare<br />
dib<strong>atti</strong>ti sul passato, a non fare delle scelte trite e ritrite.<br />
Guardiamo avanti. Non parliamo di dove eravamo nel ’93 quando c’era<br />
la concertazione, seppur utile e importante in quel momento.<br />
Guardiamo dove saremo nel 2023. Questa è la sfida di un paese, questa<br />
è la sfida che noi imprenditori siamo pronti a giocarci rimboccandoci<br />
le maniche, lavorando, innovando, rischiando.<br />
Cosa possiamo fare? Possiamo dire una cosa che sembra di disarmante<br />
semplicità: migliorare l’Italia significa migliorare gli italiani, le<br />
194 - Conclusioni - Luca Cordero di Montezemolo
loro imprese, le loro istituzioni, perché tutto questo vuol dire un futuro<br />
migliore. Facendo ognuno la sua parte.<br />
Ed ecco quindi che pensare al futuro, lo abbiamo detto a Roma quando<br />
parlavamo di ricerca, vuol dire investire in ricerca. Lo diciamo oggi<br />
parlando di innovazione. E, ripeto, credo che l’innovazione sia<br />
qualcosa che non si ferma mai.<br />
Ogni tanto qualche amico imprenditore mi dice: “Sai, Luca, sono contento,<br />
adesso sto più tranquillo perché ho appena finito la riorganizzazione<br />
della mia azienda”.<br />
Gli dico: “Guarda che tu l’hai finita stasera alle cinque, ma dom<strong>atti</strong>na<br />
alle otto quando sei in azienda devi ricominciare”.<br />
Perché l’innovazione è qualcosa che non si ferma mai.<br />
Ha ragione Pistorio quando indicando i quattro temi fondamentali tra<br />
cui l’information technology, il risparmio energetico, il rapporto con<br />
l’ambiente e la qualità totale, la intende non solo come qualità del<br />
prodotto ma come qualità dei nostri uomini. È la motivazione dei nostri<br />
uomini.<br />
Dico spesso che il nostro è un capitalismo familiare forte, vero, importante.<br />
Ma se qualcuno ha dei figli che decidono di fare altri mestieri,<br />
rispettabilissimi, meglio un figlio in meno in azienda e un manager<br />
in più, se questo serve al futuro delle nostre aziende. Con tutto<br />
il rispetto dei nostri figli.<br />
Noi dobbiamo innovare la nostra cultura imprenditoriale.<br />
Parlare oggi di innovazione non significa fare politica. Non significa<br />
chiedere sussidi, perché l’innovazione non ha bisogno né di sussidi né<br />
di agevolazioni. Viene dalla forma mentis di un paese, viene dalla forma<br />
mentis dei professori di scuola, dalle maestre dell’asilo, da chi insegna<br />
nelle scuole di mestiere. Viene dalla forma mentis degli imprenditori.<br />
A volte noi imprenditori chiediamo l’innovazione ad altri, oggi dobbiamo<br />
fare uno sforzo per fare emergere la stessa innovazione nelle<br />
nostre imprese e premiare tra i nostri collaboratori chi ha delle idee<br />
Luca Cordero di Montezemolo - Conclusioni - 195
nuove, chi viene con delle proposte, chi ha un approccio innovativo.<br />
È un modo questo anche per guardare avanti.<br />
Certo, e lo ha sottolineato sempre molto bene Pasquale, qualunque sistema<br />
paese innovativo per le imprese e per i cittadini, ha bisogno di<br />
un quadro giuridico e legislativo che favorisca l’innovazione. E qui noi<br />
abbiamo un forte limite. Lo dobbiamo dichiarare ad alta voce questo<br />
forte limite.<br />
Un approccio che spesso è stato corporativo, ha teso a parcellizzare e<br />
a regolamentare minuziosamente, a volte troppo minuziosamente, le<br />
molte <strong>atti</strong>vità del paese, col risultato che ogni innovazione trova ostacoli,<br />
resistenze in troppe soffocanti e assurde norme che creano vincoli<br />
e impongono procedure inaccettabili per le piccole imprese.<br />
Ne derivano dei grandi freni all’innovazione e io credo che barriere<br />
burocratiche come quelle che abbiamo nel nostro paese finiscono<br />
spesso per premiare i più furbi e i meno onesti piuttosto che i più bravi<br />
e i più innovativi. Tutto ciò è triste, ma molto spesso è così.<br />
Accade anche che i più innovativi siano costretti ad andare all’estero<br />
per sfuggire agli eccessi di regolamentazione e ai bizantinismi del nostro<br />
paese.<br />
Stam<strong>atti</strong>na Pasquale Pistorio ha parlato della delocalizzazione delle<br />
aziende. Io dico liberalizziamo, non costa. Iniettiamo anche competizione<br />
nel nostro mercato e nel nostro paese, nel mercato del lavoro, in<br />
quello delle professioni o delle innumerevoli <strong>atti</strong>vità e procedure per<br />
diventare imprenditori, per avviare un’azienda, per iniziare a fare il<br />
nostro mestiere. Magari avendo denaro e idee, tariffe, balzelli. È per<br />
questo che anche noi, nella nostra associazione, in <strong>Confindustria</strong>,<br />
dobbiamo saper innovare con coraggio.<br />
Abbiamo una frammentazione eccessiva del tessuto associativo, troppe<br />
rappresentanze e forse, perché no, diciamocelo ogni tanto serenamente,<br />
un eccesso di burocrazia anche in casa nostra.<br />
Però il tema di fondo che è stato toccato molto bene prima di me, riguarda<br />
la pubblica amministrazione. Qui dobbiamo dire che servizi,<br />
non procedure, devono essere il vero prodotto di una pubblica ammi-<br />
196 - Conclusioni - Luca Cordero di Montezemolo
nistrazione moderna. Servizi, non procedure. Servizi, non problemi.<br />
Servizi, non defatiganti file o defatiganti pezzi di carta per arrivare ad<br />
aprire una finestra nel proprio stabilimento.<br />
Di questo dobbiamo ricordarci quando si va a negoziare un contratto<br />
del pubblico impiego. Cominciamo a ragionare, lo so che sembra di<br />
dire delle cose assurde, lo so che sembra di sognare, ma nel nostro<br />
mestiere quante volte dai sogni siamo passati alla realizzazione nelle<br />
nostre aziende, a pagare i dipendenti pubblici sulla base della soddisfazione<br />
dei clienti che sono, in questo caso, i cittadini. Cerchiamo di<br />
ragionare. Cerchiamo insieme al termine innovazione, di sentir parlare<br />
un pò di più nel nostro paese di meritocrazia.<br />
Sentiamocelo dire dal sindacato, meritocrazia in fabbrica. Diciamolo<br />
ai nostri dipendenti. Debbono andare avanti i migliori. Meritocrazia<br />
nella pubblica amministrazione, meritocrazia nel paese.<br />
E insieme alla pubblica amministrazione non si può non parlare della<br />
giustizia, a proposito di innovazione. E qui non parlo di quella che è stata<br />
riformata, che fa fare scioperi, che mette la magistratura contro il<br />
parlamento e viceversa, argomento in cui non voglio entrare. Parlo della<br />
giustizia più minuta. Quella che interessa tanti imprenditori e tanti<br />
cittadini che nelle loro azioni sono ostacolati da tempi lunghissimi e da<br />
procedure complicate. Così tante che capita a volte che chi ha torto va<br />
in giudizio e, intanto che il tempo passa, rischia di essere costretto a trovare<br />
un compromesso per ridurre i tempi, pagando così due volte.<br />
I tempi della giustizia sono inaccettabili in un paese moderno. È un<br />
tema che viene da lontano, quindi non riguarda questo o quel governo.<br />
È un tema di fondo. È uno di quei temi che, come vi dicevo all’inizio,<br />
condizionano il nostro futuro.<br />
Pubblica amministrazione, burocrazia, tempi della giustizia, sono anche<br />
i grandi temi per cui gli stranieri non investono più in Italia. E sono<br />
cose gravi.<br />
Voglio dire un’ultima cosa che ho solo accennato. Io credo che la concorrenza,<br />
di cui abbiamo tanto bisogno nel nostro paese, farà emergere<br />
i migliori, premierà che innova, garantirà istituzioni migliori.<br />
Luca Cordero di Montezemolo - Conclusioni - 197
Concorrenza tra imprese. La conosciamo. Concorrenza tra paesi.<br />
Concorrenza tra cittadini. Concorrenza tra impiegati pubblici e tra le<br />
istituzioni. Concorrenza leale, moderna, aperta, competitiva, per fare<br />
emergere i migliori.<br />
Questa sarebbe l’innovazione più forte, più vera per la nostra Italia.<br />
Una maggior concorrenza e quindi una maggior competitività.<br />
Quando parliamo di innovazione parliamo di un tema fondamentale<br />
nel nostro paese, fondamentale anche in Europa. Ha ragione il ministro<br />
Gasparri quando dice attenzione, e lo diciamo anche noi, tra i<br />
p<strong>atti</strong> di stabilità e l’innovazione, gli investimenti per la ricerca, il non<br />
fermare un continente che è già più vecchio degli altri, che è già più<br />
burocratico degli altri e che già investe meno in innovazione e in ricerca<br />
rispetto agli altri grandi continenti del mondo.<br />
Nelle prossime settimane avremo degli incontri serrati con le altre<br />
Confindustrie europee per cercare di ragionare insieme e di pesare di<br />
più al tavolo della competitività. Non possiamo parlare solo di parametri,<br />
ci mancherebbe altro, ma dobbiamo parlare di sviluppo, di<br />
competitività e di futuro.<br />
Vorrei chiudere perché è tardi e non vi voglio annoiare dicendo che abbiamo<br />
posto al centro dell’attenzione innovare a 360°. Lo abbiamo detto,<br />
lo perseguiamo a livello nazionale, a livello europeo, a livello territoriale.<br />
Mi auguro, e vi ringrazio ancora della partecipazione, che condividiate<br />
questo sforzo che facciamo insieme per essere imprenditori sempre<br />
più moderni, sempre più attenti ai giovani e alla competitività, che<br />
non chiedono niente, ma vogliono solo essere messi nelle migliori<br />
condizioni per fare il loro mestiere.<br />
Possiamo chiudere questa <strong>giornata</strong> e voglio ringraziare, in chiusura,<br />
tutti coloro che con Pistorio, tutti coloro di <strong>Confindustria</strong> che hanno<br />
lavorato bene per questa novità, per questa scommessa in cui crediamo<br />
moltissimo e che sarà solo la prima di tante giornate che porterà<br />
a riflettere i nostri associati sull’innovazione e su altri temi, mi auguro,<br />
per avere delle opportunità di crescita culturale, imprenditoriale,<br />
manageriale e delle idee.<br />
198 - Conclusioni - Luca Cordero di Montezemolo
Terminiamo con un sogno. Sogniamo di ritrovarci tra pochissimi anni<br />
a Parma, giovani uguali, con la stessa passione di Pistorio, con la<br />
stessa vostra passione, a dire che questo paese nei prossimi anni farà<br />
e ha fatto un grande salto. Più cultura dell’innovazione, più concorrenza,<br />
più meritocrazia, più competitività, più attenzione a quelli che<br />
sono i veri fondamentali problemi dei cittadini, degli imprenditori e<br />
del futuro del paese.<br />
Grazie a tutti e buon lavoro. Grazie ancora.<br />
Luca Cordero di Montezemolo - Conclusioni - 199
Finito di stampare nel mese di febbraio 2006<br />
dalla Failli Grafica srl - Guidonia-Montecelio (Roma)