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LE TECNICHE ANALITICHE

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a cura di D’AGOSTINO STEFANO: <strong>LE</strong> <strong>TECNICHE</strong> <strong>ANALITICHE</strong> STRUMENTALI ver. 5.0 1<br />

<strong>LE</strong><br />

PRINCIPALI <strong>TECNICHE</strong> <strong>ANALITICHE</strong><br />

STRUMENTALI<br />

USATE<br />

NEI LAB. CHIMICI E CLINICI<br />

APPUNTI<br />

Di<br />

D'AGOSTINO STEFANO<br />

stefano.dagostino1@istruzione.it<br />

a cura di D’AGOSTINO STEFANO: <strong>LE</strong> <strong>TECNICHE</strong> <strong>ANALITICHE</strong> STRUMENTALI ver. 5.0


a cura di D’AGOSTINO STEFANO: <strong>LE</strong> <strong>TECNICHE</strong> <strong>ANALITICHE</strong> STRUMENTALI ver. 5.0 2<br />

<strong>LE</strong> PRINCIPALI <strong>TECNICHE</strong> <strong>ANALITICHE</strong> STRUMENTALI USATE<br />

NEI LAB. CHIMICI E CLINICI<br />

Di seguito viene fornita una semplice trattazione sull’argomento “tecniche analitiche<br />

strumentali” , rivolto a studenti degli istituti superiori.<br />

Essenzialmente, le tecniche analitiche strumentali traggono origine dalle caratteristiche<br />

fisiche e/o chimiche delle particelle costituenti i materiali ed utilizzano metodi chimicofisici.<br />

Gli strumenti possono variare da quelli molto semplici ed economici a quelli sofisticati e<br />

del costo anche di centinaia di migliaia di €.<br />

In molte delle tecniche analitiche si ricorre ad occhi o a sensori elettronici collegati a<br />

dispositivi che sono varianti delle comuni stampanti.<br />

I vari dispositivi sono in continua evoluzione tecnica, con la tendenza ad aumentare la<br />

velocità di analisi e la portatilità dei dispositivi stessi sui luoghi di campionamento.<br />

I dispositivi analitici portatili sono comunque sempre quelli maggiormente richiesti.<br />

E’ quindi ancor più importante valutare la data del presente documento: oggi è l' 8/3/2008.<br />

Non fatevi intimorire dal gran numero di sigle, abbreviazioni statunitensi, che compaiono<br />

nel presente documento, nessuno ve ne chiederà una lista recitata, potrete ricordarle ed<br />

assimilarle in ampi archi di tempo.<br />

Un quadro globale delle principali caratteristiche di ciascun metodo strumentale di<br />

analisi può essere ricavato dalle tabelle riassuntive, che sono allegate al termine del<br />

documento.<br />

Le tecniche analitiche strumentali vengono qui classificate in base ai parametri costo di<br />

acquisizione e costo di gestione.<br />

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Iniziamo dai più semplici, le tecniche sinteticamente descritte sono:<br />

METODI SEMPLICI TRADIZIONALI<br />

In questa sezione vengono riportati i metodi che ricorrono a strumentazione semplice e<br />

dal costo contenuto.<br />

- Analisi elementare;<br />

Fig. Rappresentazione schematica di una apparecchiatura per determinare quantitativamente<br />

carbonio ed idrogeno; all'estremo sinistro dell'illustrazione c'è un flusso di ossigeno che viene<br />

decarbonatato ed essiccato.<br />

- Determinazione del punto di fusione, il punto di fusione costituisce “l’impronta<br />

digitale” delle sostanze;<br />

- Determinazione del peso specifico apparente, Metodo UNI EN ISO 787-11;<br />

- Determinazione della granulometria; letteralmente misura delle dimensioni di<br />

grani.<br />

- Ebullioscopia e sue varianti ( es. alcolometro);<br />

- rifrattometria, applicata soprattutto a succhi di frutta e olii; talvolta si usano<br />

rifrattometri per misure indirette di densità;<br />

fig. Rifrattometri portatili.<br />

- Colorimetria, primo stadio di applicazione delle tecniche analitiche in<br />

assorbimento;<br />

- Crioscopia; si misurano le temperature di solidificazione;<br />

-<br />

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- Microscopia;<br />

- misure con densimetri e loro varianti (butirrometri, lattodensimetri, mostimetri,<br />

saccarometri, picnometri ecc.);<br />

- polarimetria (potere ottico rotatorio) usato per miele e sciroppi;<br />

Fig. Polarimetro.<br />

- potenziometria, i potenziometri sono varianti dei tester in cui si usano puntali<br />

particolari denominati elettrodi;<br />

- misurazioni di acidità varie (dalla % di acido acetico negli aceti a misure di pH);<br />

- pHmetria; (p minuscolo ed acca maiuscola!) i pHmetri sono varianti dei tester<br />

in cui si usano puntali particolari denominati elettrodi e sensori di temperatura<br />

denominati sonde.<br />

Fig. pHmetro portatile con elettrodo.<br />

- conduttimetria, i conduttimetri sono varianti dei tester in cui, come per i pHmetri si<br />

usano particolari elettrodi.<br />

- strumenti multiparametrici tascabili, in genere nello stesso apparato sono integrabili<br />

phmetro, conduttimetro e termometro;<br />

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LO SPETTRO E<strong>LE</strong>TTROMAGNETICO CONOSCIUTO<br />

Si riporta di seguito una rappresentazione dello spettro elettromagnetico, si sottolinea il<br />

fatto che la gamma di radiazione denominata "visibile o luce visibile ", cioè la luce che<br />

l'occhio umano è in grado di percepire, è solo una piccolissima gamma dell'intero spettro.<br />

Alla destra ci sono le radiazioni meno energetiche, a sinistra quelle maggiormente<br />

energetiche, le unità di misura riportate sono rispettivamente: metri, centimetri, nanometri,<br />

Hertz e chilocalorie.<br />

Si va dalle innocue onde radio fino ai terrificanti raggi gamma, (raggi γ), che si ottengono<br />

nelle esplosioni nucleari.<br />

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lo spettro elettromagnetico<br />

descrizione, origine, effetti, assorbimento<br />

λ<br />

V<br />

Hz E<br />

m<br />

eV<br />

105 3x1 03 10-11 audio, correnti alternate. Si utilizza<br />

nei telefoni<br />

105 10<br />

3x1 03 3x1 07 10-11 10-7<br />

radio onde: oscillazioni elettriche dalla bassa frequenza (VLF) alla alta frequenza (HF). Si generano<br />

nei tubi elettronici e nei semiconduttori. Sono utilizzate per le trasmissioni radio<br />

10<br />

1<br />

3x107 3x108 10-7<br />

10-6<br />

radio onde: oscillazioni elettriche di frequenza molto alta (VHF). Si generano nei tubi elettronici e<br />

nei semiconduttori. Sono utilizzate per le trasmissioni TV, radio a modulazione di frequenza, e<br />

radioastronomia. Interagiscono con i conduttori mettendone in moto gli elettroni liberi (antenne<br />

1<br />

10-1<br />

3x10<br />

riceventi).<br />

8<br />

3x1 09 10-6<br />

10-5<br />

radio onde e micro onde: oscillazioni elettriche di frequenza molto alta (UHF). Si generano in tubi<br />

particolari detti magnetron e klystron. Sono utilizzate per radar, TV, e radioastronomia. Inizia la<br />

banda del GHz.<br />

10-1<br />

10-3<br />

3x1 09 3x1011 10-5<br />

3<br />

10micro<br />

onde: quelle da 1 a 30 cm sono trasparenti alla atmosfera e pertanto possono essere usate<br />

per comunicazioni con satelliti. Possono generarsi per riassestamenti tra livelli energetici molto<br />

vicini (orologi campione). Hanno energia sufficiente ad interagire con le molecole polari (cottura a<br />

10-3<br />

10-6<br />

3x10<br />

micro onde). Per questa ragione si pone il problema di una possibile pericolosità.<br />

11<br />

3x1014 10-3<br />

1<br />

infrarosso: è una zona molto estesa nella fascia delle vibrazioni molecolari che confina<br />

inferiormente con la zona del visibile. Viene percepito come calore (radiante). Può essere utilizzata<br />

per creare immagini basata sulla emissione all'infrarosso (termografia, applicazioni meteorologiche<br />

e militari).<br />

10-6<br />

10-7<br />

3x1 014 3x1015 1<br />

10<br />

visibile: è una fascia molto ristretta che va da 0.7 a 0.4 μ m con colorazioni dal rosso al violetto.<br />

L'origine principale di questa radiazione sta nei riassestamenti di orbite elettroniche. La sensibilità<br />

dell'occhio umano è diversa sulle diverse frequenze del visibile e a sua volta essa è diversa per<br />

animali diversi (comunque sempre compresa tra 0.3 e 0.7 μ m Dalle dimensioni della lunghezza<br />

d'onda si comprende la difficoltà di osservare la diffrazione in maniera semplice e si comprende<br />

anche la ragione per cui il μ m è considerato il limite nella osservazione ottica in luce visibile. Si<br />

osservi ancora che un quanto di luce ha energie dell'ordine dell'eV. Lo studio degli spettri di luce è<br />

stato un elemento essenziale allo sviluppo della chimica qualitativa e quantitativa.<br />

10-7 10- 8<br />

3x1015 3x1016 10<br />

102 ultravioletto: ha caratteristiche analoghe alla fascia del visibile; unico elemento da sottolineare in<br />

più è la capacità ionizzante di questi fotoni che sono in grado di estrarre elettroni dai metalli e dai<br />

singoli atomi. Questi fotoni, così come quelli del visibile possono indurre reazioni chimiche con<br />

assorbimento del fotone (fotografia, fotosintesi)<br />

10- 8<br />

10- 12<br />

3x1016 3x1 020 102 106 raggi X: si originano nel frenamento di elettroni di alta energia da parte di bersagli metallici (spettro<br />

continuo) e da transizioni di livelli energetici di atomi complessi (metalli). Le applicazioni sono per<br />

radiografia, terapia superficiale, cristallografia (si usa il reticolo cristallino come ostacolo per<br />

produrre diffrazione).<br />

10-10<br />

10- 15<br />

3x1018 3x1 023 104 1013 raggi γ : si originano nel riassestamento degli adroni all'interno del nucleo atomico per radioattività<br />

naturale, radioattività indotta, fissione e fusione nucleare. Dal punto di vista energetico sono<br />

parzialmente sovrapposti ai raggi X ma è diversa la genesi. Si utilizzano per gli stessi scopi della<br />

radiazione X anche se diventa sempre più prevalente l'aspetto di cristallografia e demolitivo (terapia<br />

dei tumori).<br />

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METODI CON STRUMENTI DAI COSTI DI GESTIONE SUPERIORI<br />

− cromatografia ionica (IC);<br />

− cromatografia liquida (HPLC)<br />

- fluorimetria;<br />

- microcalorimetria;<br />

- nefelometria e turbidimetria;<br />

- diffrattometria;<br />

− gascromatografia – spettrometria di massa (GC-MS);<br />

− gascromatografia (GC);<br />

− polarografia a impulsi differenziale (DPP);<br />

− potenziometria.<br />

− spettrofotometria UV-visibile;<br />

Fig. Uno storico spettrofotometro da banco.<br />

- spettroscopia;<br />

− spettrometria di assorbimento atomico a fiamma (FAAS);<br />

− spettrometria di assorbimento atomico a fornetto di grafite (GFAAS);<br />

− spettrometria di assorbimento atomico a vapori freddi (CV-AAS);<br />

− spettrometria di assorbimento atomico con generazione di idruri (HG-AAS);<br />

− spettrometria di assorbimento nell’infrarosso e a trasformata di Fourier, (IR e FT-IR).<br />

− spettrometria di emissione atomica a plasma ad accoppiamento induttivo (ICP-AES);<br />

− spettrometria di massa con sorgente a plasma (ICP-MS);<br />

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TIPI DI SPETTROMETRI<br />

La scelta di uno strumento anziché un altro dipende dal tipo di lavoro che si deve attuare.<br />

Un colorimetro è uno strumento che si affida all'occhio umano per la rivelazione della<br />

radiazione. Il colore del campione viene visivamente confrontato con uno o più standard di<br />

confronto.<br />

Concretamente l'occhio confronta le colorazioni di soluzioni contenute in tubi di dimensioni<br />

identiche.<br />

Un fotometro consiste di una sorgente, di un sistema di fenditure, di filtri, di un rivelatore<br />

fotoelettrico e di un sistema trasduttore-contatore esterno.<br />

Uno spettrofotometro differisce dal fotometro per il fatto che esso contiene un più<br />

sofisticato sistema per selezionare una ristretta e precisa gamma di radiazioni.<br />

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Di seguito vengono fornite brevi descrizioni sulle singole tecniche strumentali, per la<br />

brevità del presente documento, la trattazione è generale e non si prendono in esame tutte<br />

le varianti attualmente conosciute ed in uso.<br />

ASSORBIMENTO ATOMICO<br />

La spettrofotometria di assorbimento atomico è una tecnica analitica impiegata per la<br />

determinazione quantitativa di ioni metallici in soluzione.<br />

L’apparato è decisamente voluminoso, complesso, costoso e non portatile.<br />

Il principio chimico-fisico su cui si basa questa tecnica è il fatto che i livelli energetici<br />

atomici sono discreti, pertanto le transizioni elettroniche permesse per eccitazione radiativa<br />

(hν) sono caratteristiche per ogni atomo. A differenza delle molecole però, gli atomi non<br />

contengono sottostrutture rotazionali o vibrazionali e pertanto l'assorbimento di una<br />

radiazione elettromagnetica per eccitazione ad un livello energetico superiore non avviene<br />

in una banda di frequenze ma ad una e una sola frequenza e lunghezza d'onda. Tutto ciò<br />

implica che ogni atomo avrà il suo spettro di assorbimento caratteristico e per ogni<br />

lunghezza d'onda a cui corrisponde una transizione sufficientemente probabile è possibile<br />

effettuare misure quantitative applicando la legge di Lambert-Beer.<br />

Fonte: http://it.wikipedia.org/wiki<br />

COLORIMETRIA<br />

Colorimetria. La misura dell'intensità della colorazione è un metodo analitico usato<br />

soprattutto per soluzioni molto diluite di particolari sostanze che, da sole o con opportuni<br />

reattivi, sviluppano in modo riproducibile e spesso quantitativo una certa colorazione.<br />

Questa viene comparata nei colorimetri ottici con quella di una soluzione campione. Si può<br />

anche misurare, con un fotometro fotoelettrico, l'intensità del colore a una determinata<br />

lunghezza d'onda e, servendosi di curve di taratura ottenute con soluzioni di concentrazione<br />

nota, è possibile risalire alla concentrazione del campione in esame.<br />

Gli apparecchi sono anche di piccole dimensioni e spessissimo portatili; classico è l’uso per<br />

l’analisi delle acque.<br />

CRIOSCOPIA<br />

Studio delle variazioni del punto di congelamento delle soluzioni al variare delle<br />

concentrazioni dei solventi. Se una sostanza viene disciolta in un solvente, la temperatura di<br />

congelamento del solvente si abbassa. Il fenomeno è retto dalla legge di Raoult:<br />

l'abbassamento DT della temperatura di congelamento di una soluzione diluita non<br />

elettrolizzabile è proporzionale alla concentrazione C della soluzione e inversamente<br />

proporzionale al peso molecolare M della sostanza disciolta:<br />

DT = k C/M<br />

ove k è la costante crioscopica del solvente. Una delle applicazioni principali della<br />

crioscopia è fornita dalla determinazione del peso molecolare di una certa sostanza.<br />

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Si scioglie tale sostanza in un solvente la cui costante crioscopica k sia nota, alla<br />

concentrazione C. Si misurano poi le temperature T' e T di congelamento incipiente della<br />

soluzione e del solvente puro e si deduce il peso molecolare incognito dalla relazione:<br />

M = k C/T-T'<br />

La strumentazione è ridotta a termometri precisi, e dispositivi di mescolamento.<br />

E’ eccellente per accertare la purezza , scadente nel riconoscimento di sostanze e soluzioni.<br />

CROMATOGRAFIA<br />

Ci sono molte varianti della cromatografia.<br />

Serie di metodiche di laboratorio, assai diffuse, utili per la separazione delle varie molecole<br />

presenti in una miscela di più componenti.<br />

Scoperta nel 1903 dal botanico russo Michail S. Tsvet (o Tswett; Chimica analitica), la C.<br />

rappresenta uno strumento di analisi qualitativa e quantitativa sensibile assai utile e diffuso.<br />

Sfruttando specifiche proprietà chimico-fisiche intrinseche nelle molecole in esame (peso<br />

molecolare, forza ionica, ecc.), a loro volta dipendenti dalle diverse caratteristiche strutturali<br />

delle molecole stesse, la C. consente in sostanza di realizzare diversi metodi analitici, di<br />

relativa semplicità, in grado di separare, a partire da miscele complesse, sostanze altrimenti<br />

difficilmente analizzabili .<br />

Un sistema cromatografico comprende una fase stazionaria (un solido o un liquido adsorbito<br />

su un solido) ed una fase mobile (un gas o un liquido) che scorre a contatto con la prima P .<br />

In un sistema di questo tipo, le molecole della sostanza immessa con il campione si<br />

distribuiscono fra le due fasi secondo equilibri dinamici con continui passaggi delle stesse<br />

da una fase all'altra; in conseguenza di ciò, ciascuna molecola viene a distribuire, fra le due<br />

fasi, il suo tempo di permanenza nel sistema.<br />

fonte Utet S.P.A. , 2003<br />

CROMATOGRAFIA 1<br />

Metodo chimico-fisico di separazione dei componenti presenti in una miscela. E’ basata sul<br />

principio secondo cui ogni composto chimico presenta un’affinità caratteristica verso un<br />

materiale adsorbente. Ne risulta che le sostanze migrano con velocità differente con il<br />

risultato di separarsi tra loro.<br />

La cromatografia è un metodo di analisi immediata fra i più usati per le ottime<br />

separazioni ottenibili fra sostanze molto simili e per la possibilità di applicazione anche<br />

a piccolissime quantità delle più svariate miscele, data la sua sensibilità.<br />

Il metodo sfrutta la distribuzione di una qualsiasi sostanza fra due fasi, una delle quali si<br />

tiene fissa ed è detta stazionaria, l'altra si fa muovere ed è detta mobile. Se la fase fissa è<br />

solida si parla di cromatografia di assorbimento, complesso fenomeno di natura<br />

prevalentemente fisica (carbonato di calcio, carbone, ecc.) o in parte fisica e in parte<br />

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chimica (acido silicico, allumina, ecc.) o prevalentemente chimica (resine scambiatrici di<br />

ioni).<br />

Se ambedue le fasi sono liquide si chiama cromatografia di ripartizione o liquido-liquido<br />

perché sfrutta la diversa solubilità della sostanza da separare, per es. in due liquidi diversi;<br />

con fase fissa liquida, mobile gassosa, si ha la cromatografia gas-liquido; con fase fissa<br />

solida, mobile gassosa, la cromatografia gas-solido.<br />

Le tecniche usate variano secondo le fasi: se la fase stazionaria è solida questa si pone<br />

(opportunamente granulata) in una colonna e vi si fa scorrere il gas o il liquido (di cui si può<br />

variare la polarità o, come nella cromatografia a scambio ionico, la concentrazione di<br />

idrogenioni).<br />

Se la fase fissa è liquida la si assorbe su un supporto inerte (carta nella cromatografia su<br />

carta, assorbenti inerti nella gascromatografia).<br />

Si può anche, nella cromatografia con fase fissa solida o liquida, stendere l'assorbente o il<br />

supporto inerte in strato sottile su una lastra di vetro (cromatografia su strato sottile).<br />

Il metodo fu usato nel 1906 da Tswett che separò i pigmenti contenuti in un estratto di foglie<br />

verdi, facendo passare la soluzione in una provetta riempita di carbonato di calcio: i<br />

pigmenti si separavano in sei nette bande di colore diverso corrispondenti a due clorofille e<br />

quattro carotenoidi. È il primo esempio di cromatografia di assorbimento.<br />

Dopo anni di abbandono i notevoli risultati ottenuti con questo metodo portarono prima<br />

all'applicazione della cromatografia su carta, quindi di quella per scambio ionico e di quella<br />

su strato sottile. In questi casi si impiegano per il riconoscimento delle sostanze molto<br />

spesso incolori particolari reazioni che portano alla formazione di sostanze colorate<br />

facilmente individuabili.<br />

La notevole versatilità analitica rivelata da tale tecnica ha successivamente avuto<br />

un'applicazione di grande importanza nella purificazione degli enzimi con la filtrazione su<br />

gel che permette la separazione di specie di grandezza molecolare diversa quando queste<br />

vengono a contatto con un sistema a micropori, nei quali sono trattenute le molecole più<br />

piccole, ad es. ioni o molecole organiche con peso molecolare fino a qualche centinaio,<br />

mentre quelle molto più grandi delle proteine enzimatiche vengono eluite.<br />

Si utilizzano assorbenti particolari spesso costituiti da polisaccaridi modificati per renderli<br />

insolubili. Si possono ottenere assorbenti di svariata porosità, in grado di trattenere molecole<br />

con pesi molecolari da poche centinaia sino a 300.000.<br />

La tecnica è così precisa che può servire per determinare il peso molecolare di una proteina;<br />

basta infatti confrontare il volume di eluente necessario per la sua eluizione con quello di<br />

proteine a peso molecolare noto.<br />

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a cura di D’AGOSTINO STEFANO: <strong>LE</strong> <strong>TECNICHE</strong> <strong>ANALITICHE</strong> STRUMENTALI ver. 5.0<br />

La cromatografia per affinità si basa sulla capacità di un assorbente, opportunamente<br />

ottenuto, di trattenere una particolare proteina enzimatica delle molte presenti in un liquido<br />

biologico.<br />

La tecnica, almeno nel principio, è estremamente semplice e rappresenta un ottimo metodo<br />

per la purificazione degli enzimi, uno dei più difficili problemi sperimentali della<br />

biochimica.<br />

L'assorbente dotato delle proprietà opportune viene di solito preparato legando a un<br />

polisaccaride modificato una sostanza di cui si conosce la proprietà di interagire<br />

specificamente con l'enzima che si vuole purificare. L'interazione provoca il ritardo della<br />

eluizione dell'enzima rispetto a tutte le altre proteine. Come sostanze interagenti si<br />

utilizzano i cosiddetti inibitori specifici dell'enzima, cioè sostanze capaci di inibirne in<br />

modo reversibile la caratteristica attività catalitica.<br />

La cromatografia in fase supercritica è una tecnica cromatografica strumentale che si<br />

realizza con dispositivi simili ai gascromatografi e in genere su colonne capillari, ma in cui<br />

la fase mobile è costituita da un fluido che si trova oltre il suo punto critico, cioè in<br />

condizioni in cui esiste solo allo stato di gas.<br />

Si usa soprattutto l'anidride carbonica<br />

. È una tecnica mediana tra gascromatografia e cromatografia in fase liquida e le sue<br />

applicazioni riguardano soprattutto lo studio delle sostanze termolabili o di peso molecolare<br />

molto elevato (per es. gli idrocarburi aromatici altobollenti).<br />

Fonte: http://www.minerva.unito.it/Chimica&Industria<br />

ALTRE BRANCHE DELLA CROMATOGRAFIA, LA HPLC<br />

La High Performance (o High Pressure) Liquid Chromatography è una tecnica che si basa<br />

sulla differente affinità che i diversi componenti del campione manifestano nei confronti<br />

della fase mobile (un singolo solvente o una miscela opportuna) che viene fatta correre<br />

attraverso la colonna in cui è posta la fase stazionaria.<br />

All’uscita della colonna un rivelatore segnala il passaggio dei diversi componenti della<br />

miscela a un sistema di elaborazione dei segnali. Il tracciato cromatografico che si ottiene<br />

consente di risalire alle quantità relative delle diverse sostanze e in molti casi, con opportuni<br />

accorgimenti, alla loro natura chimica.<br />

Gascromatografia, GC<br />

La tecnica si basa sulla differente affinità che i diversi componenti del campione<br />

manifestano nei confronti della fase mobile (un gas permanente) che fluisce attraverso la<br />

colonna in cui è posta la fase stazionaria. All’uscita della colonna un rivelatore segnala il<br />

passaggio dei diversi componenti della miscela a un sistema di elaborazione dei segnali. Il<br />

tracciato gascromatografico che si ottiene consente di risalire alle quantità relative delle<br />

diverse sostanze e in molti casi, con opportuni accorgimenti, alla loro natura chimica.<br />

a cura di D’AGOSTINO STEFANO: <strong>LE</strong> <strong>TECNICHE</strong> <strong>ANALITICHE</strong> STRUMENTALI ver. 5.0<br />

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Gascromatografia accoppiata alla spettrometria di massa, GC-MS<br />

La tecnica si basa sulla differente affinità che i diversi componenti del campione<br />

manifestano nei confronti della fase mobile (un gas permanente) che fluisce attraverso la<br />

colonna in cui è posta la fase stazionaria. All’uscita della colonna un rivelatore segnala il<br />

passaggio dei diversi componenti della miscela a un sistema di elaborazione dei segnali. Il<br />

tracciato gascromatografico che si ottiene consente di risalire alle quantità relative delle<br />

diverse sostanze e in molti casi, con opportuni accorgimenti, alla loro natura chimica.<br />

L’accoppiamento con uno spettrometro di massa come rivelatore consente spesso<br />

l’individuazione della natura chimica dei componenti, grazie all’utilizzo di adeguate banche<br />

dati.<br />

DIFFRATTOMETRIA<br />

La tecnica si basa sulla diffrazione dei raggi X da parte della materia allo stato cristallino,<br />

che può essere registrata con rivelatori opportuni, da cui si ricava un tracciato caratterizzato<br />

da picchi la cui intensità e posizione consentono una valutazione quali/quantitativa del<br />

campione.<br />

FLUORIMETRIA<br />

Metodo di dosaggio di un componente basato sulla misurazione della luce da questo emessa<br />

per fluorescenza in seguito a una radiazione. Questo metodo può essere applicato anche a<br />

sostanze non fluorescenti: in tal caso si procede preliminarmente alla trasformazione della<br />

sostanza in un composto dotato di fluorescenza.<br />

La fluorimetria permette sia l'analisi qualitativa (l'intensità di emissione della luce di<br />

fluorescenza è specifica per ogni sostanza, dipendendo a parità di condizioni dalla sua<br />

struttura molecolare) sia quantitativa (l'intensità di emissione è proporzionale alla quantità<br />

di sostanza fluorescente presente). Il metodo è usato in particolare per il dosaggio<br />

dell'uranio<br />

NEFELOMETRIA<br />

Metodo ottico di microanalisi, che permette di dosare la concentrazione di sostanze<br />

finemente disperse in un liquido. Il principio della nefelometria consiste nel misurare<br />

comparativamente la quantità di luce dispersa dalla sospensione in esame. La misurazione<br />

nefelometrica viene eseguita per confronto a occhio con una scala di riferimento, oppure<br />

mediante un fotometro.<br />

La nefelometria è una tecnica che può essere impiegata a livelli molto diversi di precisione.<br />

Misure estremamente precise sono state utilizzate a lungo nel difficile campo della<br />

determinazione dei pesi atomici. In modo approssimato viene usata in genere per il dosaggio<br />

rapido di proteine o di grassi o per la numerazione approssimativa di sospensioni batteriche.<br />

È anche usata per esprimere quantitativamente reazioni sierologiche per la lue e la<br />

tubercolosi (prova di Vernes) e altre per la funzionalità epatica (reazione di Mac Lagan). I<br />

principi su cui si basa sono simili a quelli della turbidimetria.<br />

a cura di D’AGOSTINO STEFANO: <strong>LE</strong> <strong>TECNICHE</strong> <strong>ANALITICHE</strong> STRUMENTALI ver. 5.0<br />

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a cura di D’AGOSTINO STEFANO: <strong>LE</strong> <strong>TECNICHE</strong> <strong>ANALITICHE</strong> STRUMENTALI ver. 5.0<br />

pHmetria<br />

La tecnica si basa sulla determinazione della differenza di potenziale che nasce fra le due<br />

facce di una membrana ionoselettiva, in vetro speciale, al variare del pH della soluzione<br />

sottoposta ad analisi.<br />

POLAROGRAFÌA<br />

Metodo di analisi, sviluppato soprattutto dal chimico cecoslovacco Heyrovsky, che permette<br />

l'identificazione e la determinazione di ioni e di molecole ossidabili o riducibili<br />

nell'elettrolisi, fondandosi sulla misura della variazione della corrente elettrica al variare del<br />

potenziale di polarizzazione.<br />

Chimica. Un polarografo è costituito da un recipiente a fondo largo e piatto ricoperto di<br />

mercurio che funziona da anodo (può essere sostituito da un elettrodo di confronto a<br />

potenziale noto); il microcatodo è costituito da una piccola goccia di mercurio che si forma<br />

in continuazione all'estremità capillare di un'ampolla; un dispositivo potenziometrico<br />

permette di far variare in certi limiti la differenza di potenziale tra gli elettrodi. La lettura<br />

simultanea dell'amperometro e del voltmetro permette di costruire la curva di<br />

polarizzazione; in pratica è più agevole utilizzare per questo tracciato un dispositivo di<br />

registrazione.<br />

Il tracciato della curva di polarizzazione relativa a un dato ione, formato da una zona di<br />

rapida salita seguita da un plateau, viene detto onda polarografica.<br />

I valori caratteristici di questa onda sono: la corrente limite, proporzionale alla<br />

concentrazione ionica, e il potenziale di semionda, corrispondente al flesso della curva; si<br />

dimostra che questo è caratteristico del sistema redox, la cui forma ossidata è rappresentata<br />

dagli ioni che vanno a scaricarsi sul microcatodo mentre la forma ridotta è rappresentata<br />

dagli ioni dopo che si sono scaricati. Le principali applicazioni della polarografia sono<br />

l'identificazione di uno ione per mezzo del potenziale di semionda e la misura della<br />

concentrazione ionica della soluzione con la corrente limite.<br />

Il metodo, qualitativo e quantitativo, si può applicare a un sale puro oppure a un miscuglio<br />

in soluzione: in quest'ultimo caso la curva di polarizzazione è formata da onde che si<br />

susseguono. La polarografia serve inoltre allo studio di alcuni tipi di legami chimici e della<br />

velocità delle reazioni in soluzione.<br />

POTENZIOMETRIA<br />

La potenziometria è un metodo di analisi chimica che si basa sulla misura del potenziale<br />

degli elettrodi delle celle elettrochimiche.<br />

Il potenziale di un elettrodo dipende dalla concentrazione degli ioni presenti nella soluzione<br />

in cui l’elettrodo è immerso e perciò dalla misura di questo potenziale si può risalire alla<br />

concentrazione della soluzione in esame.<br />

a cura di D’AGOSTINO STEFANO: <strong>LE</strong> <strong>TECNICHE</strong> <strong>ANALITICHE</strong> STRUMENTALI ver. 5.0<br />

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a cura di D’AGOSTINO STEFANO: <strong>LE</strong> <strong>TECNICHE</strong> <strong>ANALITICHE</strong> STRUMENTALI ver. 5.0<br />

La pHmetria eseguita con gli elettrodi a vetro, è di fatto, una applicazione della<br />

potenziometria.<br />

RIFRATTOMETRÌA<br />

sf. [rifratto+-metria]. Tecnica di misurazione degli indici di rifrazione di mezzi ottici solidi,<br />

liquidi, aeriformi. La misurazione viene generalmente effettuata mediante apparecchi<br />

chiamati rifrattometri.<br />

La r. è anche un importante metodo di analisi chimica che da misure dell'indice di rifrazione<br />

permette di risalire alla natura delle sostanze in esame e, nel caso di soluzioni note, alla<br />

concentrazione delle soluzioni stesse.<br />

In tali analisi qualitative e quantitative gli strumenti usati forniscono misure rapide e precise<br />

dell'indice di rifrazione e della concentrazione, permettendo di operare anche su una sola<br />

goccia del campione senza alterarlo chimicamente.<br />

L'uso esteso di tale analisi è dovuto al fatto che la determinazione dell'indice di rifrazione<br />

costituisce uno dei dati più sicuri ai fini dell'analisi stessa.<br />

L'analisi rifrattometrica permette tra l'altro la determinazione della percentuale di zucchero<br />

contenuto in soluzioni, in succhi di frutta, in marmellate, ecc.; la determinazione delle<br />

concentrazioni di soluzioni acquose, alcoliche ed eteriche di ogni genere; la verifica e il<br />

controllo della purezza del petrolio e dei suoi sottoprodotti, dei grassi animali e vegetali,<br />

della glicerina, ecc.; il dosaggio dell'albumina nel siero del sangue e altre indagini<br />

biochimiche di questo tipo.<br />

SPETTROMETRIA DI ASSORBIMENTO ATOMICO CON ATOMIZZAZIONE A<br />

FIAMMA, FAA<br />

I componenti del campione vengono atomizzati in una fiamma, a temperature variabili a<br />

seconda delle condizioni operative, ma nell’ordine dei 2300°C.<br />

In tali condizioni assorbono selettivamente le radiazioni caratteristiche, in misura<br />

proporzionale alla loro concentrazione nel campione.<br />

L’analisi quantitativa viene eseguita mediante il metodo della retta di taratura.<br />

SPETTROMETRIA DI ASSORBIMENTO ATOMICO CON ATOMIZZAZIONE A<br />

FORNETTO DI GRAFITE, GFAA<br />

I componenti del campione vengono atomizzati in un cilindro di grafite, riscaldato<br />

elettricamente, a temperature nell’ordine dei 2800°C.<br />

In tali condizioni assorbono selettivamente le radiazioni caratteristiche, in misura<br />

proporzionale alla loro concentrazione nel campione.<br />

L'analisi quantitativa avviene mediante il metodo della retta di taratura.<br />

a cura di D’AGOSTINO STEFANO: <strong>LE</strong> <strong>TECNICHE</strong> <strong>ANALITICHE</strong> STRUMENTALI ver. 5.0<br />

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SPETTROFOTOMETRIA UV/VIS.<br />

Il campione tal quale o eventualmente diluito in modo opportuno e/o trattato con reagenti<br />

specifici, mostra un assorbimento caratteristico delle radiazioni elettromagnetiche nella<br />

regione dell’UV/Visibile, dovuto a transizioni elettroniche. L’andamento del tracciato che si<br />

ottiene può far risalire ai principali gruppi funzionali presenti e l’intensità dell’assorbimento<br />

elettromagnetico può consentire anche la determinazione quantitativa del o dei principi<br />

attivi presenti.<br />

SPETTROMETRIA DI ASSORBIMENTO NELL’INFRAROSSO IR<br />

fig. Classico spettro IR, i “picchi” sono caratteristici di legami chimici precisi.<br />

Gli spettri IR sono “unici” tra tutti gli altri in quanto forniscono informazioni strutturali<br />

sulle molecole e miscele.<br />

SPETTROMETRIA DI EMISSIONE AL PLASMA, ICP (Inductively Coupled Plasma)<br />

Tutti i componenti del campione vengono portati allo stato elementare ed eccitati in un<br />

plasma di argon, portato alla temperatura di 6000°C mediante eccitazione degli ioni un<br />

campo magnetico oscillante generato da una bobina di induzione a radiofrequenza. Ogni<br />

elemento emette radiazioni caratteristiche per lunghezza d’onda e intensità, che consentono<br />

di rivelarne la presenza e, se necessario, di determinarlo quantitativamente.<br />

Analisi quantitativa mediante il metodo della retta di taratura.<br />

SPETTROMETRIA DI MASSA<br />

La spettrometria di massa è una tecnica analitica applicata sia all'identificazione di<br />

sostanze sconosciute, sia all'analisi in tracce di sostanze. Viene comunemente usata in<br />

combinazione con tecniche separative, quali la gascromatografia e la cromatografia in fase<br />

liquida (HPLC), o - più recentemente - con tecniche ionizzanti quali il plasma a induzione.<br />

Il principio su cui si basa la spettrometria di massa è la possibilità di separare una miscela di<br />

ioni in funzione del loro rapporto massa/carica elettrica generalmente tramite campi<br />

magnetici statici o oscillanti.<br />

a cura di D’AGOSTINO STEFANO: <strong>LE</strong> <strong>TECNICHE</strong> <strong>ANALITICHE</strong> STRUMENTALI ver. 5.0<br />

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a cura di D’AGOSTINO STEFANO: <strong>LE</strong> <strong>TECNICHE</strong> <strong>ANALITICHE</strong> STRUMENTALI ver. 5.0<br />

Tale miscela è ottenuta ionizzando le molecole del campione, principalmente facendo loro<br />

attraversare un fascio di elettroni ad energia nota. Le molecole così ionizzate sono instabili e<br />

si frammentano in ioni più leggeri secondo schemi tipici in funzione della loro struttura<br />

chimica.<br />

Il diagramma che riporta l'abbondanza di ogni ione in funzione del rapporto massa/carica è<br />

il cosiddetto spettro di massa, tipico di ogni composto in quanto direttamente correlato alla<br />

sua struttura chimica ed alle condizioni di ionizzazione cui è stato sottoposto. Da uno spettro<br />

di massa si possono ricavare molte informazioni strutturali semplicemente utilizzando<br />

regole empiriche di interpretazione. Fonte: http://it.wikipedia.org/wiki<br />

SPETTROSCOPIA<br />

Disciplina basata sull'osservazione dell'emissione o assorbimento di radiazione<br />

elettromagnetica da parte della materia. Le radiazioni di elevata energia (es. raggi X, UV di<br />

alta energia) interagiscono primariamente con elettroni relativamente prossimi al nucleo<br />

atomico.<br />

Quelle nella zona dell'UV vicino-visibile sono caratteristiche di transizioni di elettroni di<br />

valenza. Infine le radiazioni infrarosse sono assorbite o cedute dalle molecole in seguito a<br />

vibrazioni o rotazioni molecolari.<br />

L'insieme di informazioni fornito da metodi spettroscopici è di notevole ausilio nello studio<br />

della struttura delle molecole (specialmente organiche e metallorganiche).<br />

TORBIDIMETRIA<br />

Il campione tal quale o eventualmente diluito in modo opportuno, viene trattato con reagenti<br />

specifici, che portano alla formazione di un precipitato il quale, mantenuto in sospensione<br />

per mezzo di opportuni additivi, rende la soluzione torbida.<br />

L’assorbimento della luce da parte della soluzione, a determinate lunghezze d’onda, risulta<br />

proporzionale, entro un determinato intervallo di concentrazioni, alla torbidità e alla<br />

concentrazione dell’analita. I principi su cui si basa sono simili a quelli della nefelometria,<br />

infatti se predomina la luce riflessa si parla di nefelometria.<br />

L'analisi quantitativa avviene mediante il metodo della retta di taratura.<br />

VOLTAMMETRIA<br />

La tecnica consiste praticamente in una elettrolisi condotta in condizioni controllate. Essa si<br />

basa sulla misura della corrente che attraversa un microelettrodo, immerso nella soluzione<br />

contenente le specie elettroattive sottoposte a misura, quando ad esso viene applicato un<br />

potenziale fatto variare in modo opportuno. Il microelettrodo, che costituisce l’"elettrodo di<br />

lavoro" e può essere costituito da una goccia di mercurio o da dispositivo allo stato solido, si<br />

trova inserito in un sistema a tre elettrodi, completato dal "controelettrodo" in platino e da<br />

un elettrodo di riferimento, abitualmente in Ag/AgCl. La misura dell’intensità della corrente<br />

e del potenziale "di scarica" di una determinata specie chimica ne consentono la<br />

determinazione quantitativa e, spesso, anche il riconoscimento qualitativo.<br />

a cura di D’AGOSTINO STEFANO: <strong>LE</strong> <strong>TECNICHE</strong> <strong>ANALITICHE</strong> STRUMENTALI ver. 5.0<br />

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FLUORESCENZA A RAGGI X (X RAY FLUORESCENCE XRF)<br />

L’eccitazione del campione con raggi X molto ricchi di energia determina l’estrazione di<br />

elettroni interni degli atomi.<br />

Questi ultimi, riassestando la loro distribuzione elettronica, emettono raggi X a lunghezze<br />

d’onda caratteristiche per ogni elemento, consentendo l’analisi qualitativa del campione.<br />

Inoltre, l’intensità dei medesimi risulta correlata alla quantità del corrispondente elemento,<br />

consentendone in tal modo la determinazione quantitativa.<br />

Con questa tecnica è possibile procedere all’analisi di quasi tutti gli elementi della Tavola<br />

Periodica.<br />

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GLOSSARIO<br />

AES Atomic Emission Spectroscopy<br />

AFM Microscopia a Forza Atomica<br />

ASV = voltammetria di stripping anodico<br />

DPP = polarografia a impulsi differenziale<br />

FAAS = spettrometria di assorbimento atomico a fiamma<br />

GC = gascromatografia<br />

GC-MS = gascromatografia – spettrometria di massa<br />

GDMS Spettrosc. di massa con scarica a bagliore (Glow Discharge Mass Spectroscopy)<br />

GFAAS = spettrometria di assorbimento atomico a fornetto di grafite<br />

HG-AAS –1 = spettrometria di assorbimento atomico con generazione di idruri e<br />

atomizzazione in cella di quarzo<br />

HG-AAS –2 = spettrometria di assorbimento atomico con generazione di idruri e loro<br />

introduzione in fiamma<br />

HPLC = High Performance (o High Pressure) Liquid Chromatography<br />

IC = cromatografia ionica<br />

ICP Inductively Coupled Plasma<br />

ICP-AES = spettrometria di emissione atomica a plasma ad accoppiamento induttivo<br />

ICP-MS = spettrometria di massa con sorgente a plasma<br />

IR = spettrometria di assorbimento nell’infrarosso<br />

PES Plasma Emission Spectroscopy<br />

SEM Microscopia Elettronica a Scanner<br />

X Ray Fluorescence XRF<br />

a cura di D’AGOSTINO STEFANO: <strong>LE</strong> <strong>TECNICHE</strong> <strong>ANALITICHE</strong> STRUMENTALI ver. 5.0<br />

20


a cura di D’AGOSTINO STEFANO: <strong>LE</strong> <strong>TECNICHE</strong> <strong>ANALITICHE</strong> STRUMENTALI ver. 5.0<br />

Tabella riassuntiva sulle tecniche strumentali di analisi 1/3<br />

Tecnica Principio Applicazioni Principali interferenze Costo di acquisizione Costo di<br />

gestione<br />

Crioscopia abbassamento crioscopico determinazione della<br />

conc di soluzioni.<br />

Spettr. UV-vis Assorbimento di Composti<br />

radiazioni UV o visibili organici<br />

e inorganici<br />

FAAS Atomizzazione con Metalli ed alcuni<br />

fiamma e assorbimento<br />

di radiazioni UV o<br />

visibili<br />

metalloidi<br />

GFAAS Atomizzazione in<br />

fornetto e assorbimento di<br />

radiazioni UV o<br />

visibili<br />

CVAAS Conversione dell’analita in<br />

metallo,<br />

volatilizzazione e<br />

assorbimento di<br />

radiazioni UV<br />

Metalli ed alcuni<br />

metalloidi<br />

Il campione dev’esser<br />

cristallizzabile<br />

Spettrali<br />

Diffusione della<br />

radiazione<br />

Spettrali<br />

Di distribuzione<br />

spaziale<br />

Chimiche<br />

Di ionizzazione<br />

Di trasporto<br />

Effetti memoria<br />

Spettrali<br />

Chimiche<br />

Effetti memoria<br />

Mercurio Durante la<br />

riduzione<br />

Spettrali (molto<br />

ridotte)<br />

Effetti memoria<br />

21<br />

Tempo Analisi<br />

multielementare<br />

Moderato Basso medio No<br />

Moderato Basso Stabilizzazione:<br />

moderato<br />

Misura: breve<br />

Moderato Intermedio Stabilizzazione:<br />

moderato<br />

Misura: da breve<br />

a moderato<br />

Da medio a medio-alto Elevato Stabilizzazione:<br />

moderato<br />

Misura:<br />

Da basso a moderato (per il<br />

generatore di vapori freddi e la<br />

cella di misura.<br />

L’apparato va inserito in uno<br />

spettrometro di assorbimento<br />

atomico)<br />

moderato<br />

Elevato Stabilizzazione:<br />

moderato<br />

Misura:<br />

moderato<br />

“via umida” analisi elementare organica Campioni organici vari nessuna Moderato Basso da medio a breve Si<br />

HGAAS Conversione dell’analita Elementi che Durante la<br />

Da basso a moderato (per il Elevato Stabilizzazione: No<br />

in idruro, atomizzazione formano idruri generazione di sistema di generazione di idruri e<br />

moderato<br />

e assorbimento di covalenti volatili idruri<br />

la cella di misura).<br />

Misura:<br />

radiazioni UV<br />

Durante<br />

L’apparato va inserito in uno<br />

moderato<br />

l’atomizzazione spettrometro di assorbimento<br />

Spettrali (ridotte) atomico. In alternativa<br />

Effetti memoria esistono strumenti indipendenti,<br />

dedicati al solo mercurio, di costo<br />

moderato<br />

No, tranne che in<br />

alcuni casi<br />

No<br />

No (tranne che con<br />

alcuni tipi di<br />

strumento)<br />

No


a cura di D’AGOSTINO STEFANO: <strong>LE</strong> <strong>TECNICHE</strong> <strong>ANALITICHE</strong> STRUMENTALI ver. 5.0<br />

Tabella riassuntiva sulle tecniche strumentali di analisi 2/3<br />

Tecnica Principio Applicazioni Principali interferenze Costo di acquisizione Costo di<br />

gestione<br />

ICP-AES Atomizzazione in<br />

plasma ed emissione<br />

di radiazioni UV o visibili<br />

ICP-MS Atomizzazione,<br />

ionizzazione e rivelazione<br />

mediante MS<br />

GC Volatilizzazione, ripartizione<br />

tra fase stazionaria e fase<br />

mobile (gas), separazione e<br />

rivelazione<br />

Metalli ed alcuni<br />

metalloidi<br />

La maggior parte<br />

degli elementi<br />

Composti<br />

prevalentemente<br />

organici volatili e<br />

semivolatili<br />

termicamente stabili<br />

GC-MS Volatilizzazione,<br />

Composti<br />

ripartizione tra fase stazionaria prevalentemente<br />

e fase mobile (gas), organici volatili e<br />

separazione e<br />

semivolatili<br />

rivelazione mediante termicamente stabili<br />

MS<br />

HPLC Ripartizione tra fase<br />

stazionaria e fase mobile<br />

(liquido), separazione e<br />

rivelazione<br />

Composti organici,<br />

inorganici,<br />

metallorganici<br />

Spettrali<br />

Di trasporto<br />

Effetti memoria<br />

Spettrali (isobariche,<br />

molecolari, ioni a<br />

doppia carica)<br />

Non spettrali (di trasporto,<br />

solidi disciolti, eccesso di<br />

ioni)<br />

Effetti memoria<br />

Coeluizioni<br />

Segnale di fondo<br />

dovuto alla matrice<br />

Effetti memoria<br />

Coeluizioni<br />

Segnale di fondo<br />

dovuto alla matrice<br />

Effetti memoria<br />

Coeluizioni<br />

Segnale di fondo<br />

dovuto alla matrice<br />

Effetti memoria<br />

Da medio a medio-alto Elevato Stabilizzazione: moderato<br />

Misura: breve<br />

Elevato Elevato Stabilizzazione:<br />

moderato<br />

Misura: breve<br />

Moderato Intermedio Stabilizzazione: da<br />

moderato a lungo<br />

Misura: da moderato<br />

a lungo (ma in un solo<br />

cromatogramma si<br />

determinano più<br />

analiti)<br />

Da medio a medioalto Elevato Stabilizzazione: da<br />

moderato a lungo<br />

Misura: da moderato<br />

a lungo (ma in un solo<br />

cromatogramma si<br />

Da moderato a<br />

medio<br />

22<br />

Tempo Analisi<br />

multielementare<br />

determinano più analiti)<br />

Intermedio Stabilizzazione: da<br />

moderato a lungo<br />

Misura: da moderato<br />

a lungo (ma in un solo<br />

cromatogramma si<br />

determinano più analiti)<br />

Si<br />

Si<br />

Si<br />

Si<br />

Si


a cura di D’AGOSTINO STEFANO: <strong>LE</strong> <strong>TECNICHE</strong> <strong>ANALITICHE</strong> STRUMENTALI ver. 5.0<br />

Tabella riassuntiva sulle tecniche strumentali di analisi 3/3<br />

Tecnica Principio Applicazioni Principali interferenze Costo di<br />

acquisizione<br />

IC Ripartizione per scambio<br />

ionico tra fase stazionaria e<br />

fase mobile (liquido),<br />

separazione e rivelazione<br />

DPP Variazione di potenziale e<br />

misura della corrente<br />

risultante<br />

Specie ioniche o<br />

Ionizzabili inorganiche,<br />

organiche e<br />

metallorganiche<br />

Specie inorganiche,<br />

organiche e<br />

organometalliche<br />

ossidabili o riducibili<br />

Polarografia Polarizzazione Ricerca di ioni in<br />

soluzione, anche in<br />

Potenziometria Misura della forza<br />

elettromotrice di una<br />

cella galvanica<br />

IR e FT-IR Assorbimento di<br />

radiazioni nell’IR<br />

tracce, cinetica<br />

Coeluizioni<br />

Effetti memoria<br />

Sovrapposizione di<br />

segnali<br />

Tensioattivi<br />

Effetti memoria<br />

pH, anioni e cationi Specie a cui<br />

l’elettrodo è sensibile<br />

Specie che alterano la<br />

forma chimica dell’analita<br />

Sostanze soprattutto<br />

organiche<br />

Variazioni di temperatura<br />

Spettrali.<br />

Ambiente esterno<br />

Da moderato a<br />

medio<br />

Costo di<br />

gestione<br />

Intermedio Stabilizzazione: da<br />

moderato a lungo<br />

Misura: da moderato a<br />

lungo (ma in un solo<br />

cromatogramma si<br />

23<br />

Tempo Analisi<br />

multielementare<br />

determinano più analiti)<br />

Moderato Intermedio Stabilizzazione: nullo<br />

Misura: breve (medio se si<br />

considera la<br />

deossigenazione)<br />

Si<br />

Da medio a breve Intermedio Medio No<br />

Basso Basso Stabilizzazione:<br />

breve.<br />

Misura: breve<br />

Medio Intermedio Stabilizzazione:<br />

breve.<br />

Misura: moderato<br />

XRF fluorescenza a raggi x Ricerca tutti gli elem. Medio Medio più breve che via umida Si<br />

Si<br />

No<br />

Si


a cura di D’AGOSTINO STEFANO: <strong>LE</strong> <strong>TECNICHE</strong> <strong>ANALITICHE</strong> STRUMENTALI ver.5<br />

ILLUSTRAZIONE DEL<strong>LE</strong> TABEL<strong>LE</strong><br />

Per ciascuna tecnica sono stati presi in considerazione i seguenti parametri:<br />

− principio di funzionamento;<br />

− componenti della strumentazione;<br />

− interferenze generali;<br />

− applicazioni all’analisi;<br />

− vantaggi;<br />

− svantaggi;<br />

− valutazione comparata rispetto a tecniche applicabili alla determinazione dei medesimi<br />

analiti;<br />

− costo di acquisizione;<br />

− costi di gestione;<br />

− tempo di analisi.<br />

Per alcuni dei parametri indicati sono stati individuati intervalli di variabilità così definiti:<br />

− per il costo di acquisizione:<br />

• basso: fino a 5.000 euro;<br />

• moderato: da 5.000 a 25.000 euro;<br />

• medio: da 25.000 a 50.000 euro;<br />

• medio-alto: da 50.000 a 100.000 euro;<br />

• elevato: da 100.000 a 150.000 euro;<br />

• molto elevato: maggiore di 150.000 euro;<br />

− per il tempo di stabilizzazione dello strumento:<br />

• breve: 1 – 10 minuti;<br />

• moderato: 11 – 30 minuti<br />

• lungo: 31 - 60 minuti;<br />

• molto lungo: maggiore di 60 minuti;<br />

− per il tempo di misura (come “misura” si intende la registrazione di un segnale da una<br />

soluzione, che può essere uno standard per la calibrazione, oppure un campione<br />

incognito da analizzare)<br />

• breve: minore di 2 minuti;<br />

• moderato: 2- 5 minuti;<br />

• medio: 5 – 10 minuti;<br />

• medio – lungo: 10 – 20 minuti;<br />

• lungo: maggiore di 20 minuti.<br />

Va sottolineato che i costi di acquisizione riportati rappresentano delle stime, riferite<br />

all’anno 2002, per fornire all’utilizzatore un’indicazione sull’investimento necessario per<br />

l’acquisto dei vari strumenti: il prezzo effettivo di vendita varierà a seconda della casa<br />

produttrice, del modello, della presenza di accessori e del grado di automazione.<br />

Analogamente i tempi di stabilizzazione e di analisi riportati rappresentano delle indicazioni<br />

a cura di D’AGOSTINO STEFANO: <strong>LE</strong> <strong>TECNICHE</strong> <strong>ANALITICHE</strong> STRUMENTALI ver.5<br />

24


a cura di D’AGOSTINO STEFANO: <strong>LE</strong> <strong>TECNICHE</strong> <strong>ANALITICHE</strong> STRUMENTALI ver.5<br />

generali; i tempi effettivi dipenderanno dalle procedure di controllo di qualità adottate nei<br />

singoli laboratori e dalle condizioni di misura impostate (ad esempio il programma di<br />

temperatura per l’atomizzazione nella tecnica GFAAS).<br />

I costi di gestione sono difficilmente quantificabili, perché dipendono dal tipo di strumento,<br />

dalla frequenza di utilizzo, dall’organizzazione e dalle caratteristiche del laboratorio. Per<br />

ogni strumento sono state quindi elencate le voci che concorrono a determinarne i costi di<br />

gestione.<br />

Inoltre è stata individuata una scala relativa di onerosità, definendo “bassi” i costi di<br />

gestione per strumenti molto semplici (ad esempio i potenziometri), “elevati” i costi per<br />

strumenti che richiedono molti materiali di consumo e/o frequenti interventi di<br />

manutenzione (ad esempio l’ICP-MS) e “intermedi” quelli per strumenti con caratteristiche<br />

intermedie.<br />

Questa sezione non intende certamente sostituirsi ad un testo di analisi chimica strumentale,<br />

ma vuole indicare agli studenti i concetti fondamentali sul principio di funzionamento<br />

delle tecniche analitiche e sulla struttura delle strumentazioni.<br />

Le indicazioni riportate possono essere di ausilio nella scelta della tecnica da adottare<br />

tenendo conto degli obiettivi dell’analisi e delle esigenze di sensibilità, di tempo e di costi.<br />

a cura di D’AGOSTINO STEFANO: <strong>LE</strong> <strong>TECNICHE</strong> <strong>ANALITICHE</strong> STRUMENTALI ver.5<br />

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a cura di D’AGOSTINO STEFANO: <strong>LE</strong> <strong>TECNICHE</strong> <strong>ANALITICHE</strong> STRUMENTALI ver.5<br />

Bibliografia:<br />

1. Grande dizionario dello scibile diffuso in vari paesi nelle lingue d'origine:<br />

http://it.wikipedia.org/wiki<br />

2. Alcune immagini sono tratte dal catalogo della ditta - Education M.A.D. apparecchiature<br />

scientifiche. www.edumad.com<br />

3. Dizionario di chimica e chimica industriale in italiano:<br />

http://www.minerva.unito.it/Chimica&Industria<br />

4. Enciclopedia 3000 Utet S.P.A. , 2003<br />

5. G. Volpago, G. Bartorelli “Analisi tecniche metodi strumentali e chimici” Editrice Bocchi<br />

Venezia, 1986.<br />

6. APAT Agenzia per la protezione dell’ambiente e per i servizi tecnici<br />

“Proposta di guida tecnica sui metodi di analisi dei suoli contaminati”, RTI CTN_SSC 3/2002.<br />

7. I. Vogel, Chimica Organica Pratica, Ambrosiana, Milano (1988)<br />

8. D. Skoog, D. West, CHIMICA ANALITICA INTRODUZIONE 2^ ed. italiana, SES Napoli 1987<br />

9. C. Cereda, Corso di fisica generale a cura di Claudio Cereda – rel. 4.2<br />

a cura di D’AGOSTINO STEFANO: <strong>LE</strong> <strong>TECNICHE</strong> <strong>ANALITICHE</strong> STRUMENTALI ver.5<br />

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