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di Mario Simonovich<br />
Sembravano tanti e piuttosto decisi,<br />
gli agricoltori croati che nei<br />
primi giorni di marzo avevano<br />
istradato a migliaia i loro trattori per<br />
chiedere al Governo di saldare quello<br />
che consideravano il suo perdurante<br />
debito nei loro confronti. Anche<br />
solo a guardarla alla TV, la massa di<br />
mezzi agricoli che invadeva le carreggiate,<br />
incuteva una certa impressione.<br />
E se fossero veramente andati avanti,<br />
fino al cuore di Zagabria, come minacciavano?<br />
Chi ha una certa memoria<br />
ricorderà che, un paio di settimane<br />
prima, al momento in cui erano giunte<br />
al culmine le proteste degli allevatori,<br />
erano bastati i cenni perentori di<br />
tutt’altro che nutrite pattuglie di polizia<br />
per sgomberare le viabili, di regola<br />
chiude in un solo senso.<br />
Con gli agricoltori lo scontro ha<br />
raggiunto un livello più alto: carreggiate<br />
bloccate in ambo i sensi, richieste<br />
perentorie e musi duri verso i poliziotti,<br />
stavolta presentatisi non con<br />
l’uniforme “urbana” bensì in tenuta<br />
antisommossa. Scelta pertinente,<br />
come si è visto nell’accenno a quello<br />
scontro fisico non lontano da Vinkovci,<br />
che minacciava di dilagare a<br />
macchia d’olio fra i dimostranti esasperati<br />
accanto ai loro quattrocento<br />
trattori. Fortunatamente ad essere<br />
spinti con violenza, a quel che si<br />
sa, furono non più di un paio di poliziotti,<br />
il che permise ad ambo le parti<br />
di minimizzare quanto era avvenuto.<br />
Non c’era stato alcun contatto<br />
né conflitto, dissero concordemente.<br />
Peccato che dalle telecamere venisse<br />
una testimonianza che li contraddiceva<br />
in assoluto, ma chiunque ragionasse<br />
con un filo di saggezza non poteva<br />
che condividere la bugia detta a<br />
fin di bene.<br />
Il livello successivo è stato raggiunto<br />
a Vranjic, la cittadina dalmata<br />
non lontana da Spalato dove si trova<br />
la fabbrica Salonit, spina nel fianco<br />
non solo dell’amministrazione locale<br />
in seguito ad una gestione ormai<br />
da anni in perdita - tanto da arrivare<br />
al fallimento - ma anche delle autori-<br />
In primo piano<br />
Taluni piccoli dettagli indicano che in Croazia la sopportazione è al limite<br />
Gli oppressi spostano i paletti<br />
tà mediche, in quanto estremamente<br />
pericoloso focolaio di una delle più<br />
pericolose affezioni derivate dalla<br />
produzione industriale: l’asbestosi.<br />
L’insofferenza degli operai, che già<br />
in autunno aveva avuto un’eloquente<br />
epressione nell’occupazione dei<br />
locali della Contea spalatina, ora si è<br />
espressa in maniera ancora più tangibile.<br />
Decisi ad entrare nella fabbrica<br />
abbandonata per dar vita ad un’assemblea<br />
e trovati i cancelli chiusi,<br />
hanno “preso in mano la mazza della<br />
giustizia” come diranno poi. Ossia,<br />
hanno infranto con una sbarra di ferro<br />
la grande vetrata della portineria<br />
e sono entrati. Il tutto si è concluso<br />
con il successivo verbale di polizia.<br />
Nessun fermato, nessun denunciato.<br />
Perché questi eventi meritano una<br />
maggior attenzione? Perché presentano<br />
un elemento in comune: lo spostamento<br />
dei paletti della protesta un po’<br />
più in là, un po’ più avanti. Non c’è<br />
dubbio che la situazione nel paese in<br />
cui troppi “esemplari patrioti” si stanno<br />
rivelando di giorno in giorno d’essere<br />
ineguagliabili solo nell’arraffare<br />
il bene pubblico e lucrare in tutti i<br />
modi sugli strati più poveri e indifesi,<br />
sta peggiorando ormai da tempo. Nel<br />
contempo, con altrettanta chiarezza si<br />
evince che mai si è profilata una massiccia<br />
risposta organizzata al latrocinio<br />
e al depauperamento. Semmai il<br />
contrario, le poche volte che i nostri<br />
debilitati sindacati, o altri, hanno tentato<br />
di organizzare qualcosa, la risposta<br />
è stata tanto misera da impensierire<br />
chiunque conosca la situazione:<br />
gli inviti ai consumatori a un giorno,<br />
uno solo, di boicottaggio degli acquisti,<br />
è finita nel ridicolo, la protesta degli<br />
studenti, categoria “pensante” per<br />
eccellenza, si è conclusa in maniera<br />
ignominosa.<br />
In questi due casi, invece, lentamente<br />
ma con vigore, si sta facendo<br />
strada il barlume del cambiamento,<br />
la volontà degli oppressi di “battersi”<br />
per la partecipazione alla decisionalità.<br />
Sono, senza dubbio, fuocherelli,<br />
ma un giorno potrebbero essere<br />
ricordati come l’inizio del cambiamento.<br />
●<br />
Costume<br />
e scostume<br />
Istriani:<br />
no alla polizia<br />
Gli istriani mostrano poca<br />
propensione ad entrare in polizia.<br />
L’anno scorso sono pervenute<br />
al Ministero degli interni<br />
5909 domande, provenienti per<br />
la maggior parte (14 per cento)<br />
dalla Contea di Vukovar-Srijem,<br />
seguite da quella di Osijek e della<br />
Baranja (12 p.c.), e Zagabria, città<br />
compresa. L’Istria è stata invece<br />
presente con una percentuale<br />
ridottissima: 0,02 p.c., in parità<br />
esatta con le Contee di Segna e<br />
della Lika e del Međimurje. Un<br />
rapido calcolo dice che, considerate<br />
in termini assoluti, nel primo<br />
caso le domande sono state circa<br />
827, nel secondo poco meno di<br />
710 e per le tre aree amministrative<br />
di coda solo poco più di una<br />
(esattamente 1,19).<br />
Al Ministero il fatto viene<br />
spiegato innanzitutto con le<br />
maggiori possibilità occupazionali<br />
per i giovani che vivono in<br />
queste Contee rispetto ad altre.<br />
La tesi tuttavia non è aliena da<br />
qualche grossolanità. Se infatti è<br />
assolutamente accettabile in riferimento<br />
ad aree depresse quali<br />
Osijek o, e parecchio di più, Vukovar,<br />
come spiegare il numero<br />
tanto nutrito di domande sottoscritte<br />
dai giovani che vivono<br />
nella capitale, dove le possibilità<br />
occupazionali (e le paghe medie)<br />
si mantengono da sempre al<br />
massimo livello del paese? Allo<br />
stesso modo c’è da chiedersi,<br />
come mai non c’è adesione non<br />
solo in quell’Istria che in genere<br />
si è tenuta sempre alla larga<br />
dall’uniforme, ma anche in una<br />
Lika che da sempre è stata serbatoio<br />
di prim’ordine nel reclutamento.<br />
<strong>Panorama</strong> 3