LE DUE TIGRI.pdf - nat russo

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Un urlo acuto in quel momento ruppe improvvisamente il profondo silenzio che regnava nella jungla. - Uno sciacallo? - chiese Sandokan. - Bene imitato, - rispose Tremal-Naik che si era bruscamente alzato, interrompendo la frase. - Come! non credi che sia stato veramente uno sciacallo? - Che cosa dici cornac, di quell'urlo? - chiese Tremal-Naik, volgendosi verso il conduttore del coomareah. - Che qualcuno ha cercato d'imitare il mangiatore di carogne, - rispose l'indiano con accento inquieto. - Vedi nulla tu? - No, sahib. - Che siamo stati seguiti? - chiese il francese. - Tacete! - comandò Tremal-Naik. Una nota metallica echeggiò in mezzo ai folti bambú spinosi, seguita da alcune modulazioni. - Ancora il ramsinga! - esclamò Tremal-Naik. - Ed il suonatore non deve essere lontano piú di tre o quattrocento passi, - disse Yanez afferrando la carabina e armandola precipitosamente. - L'avevo detto io che questo era un vero luogo d'imboscate. - Sono diavoli o spiriti quegli uomini! - esclamò Sandokan. - O uccelli? - disse il signor di Lussac. - Devono avere le ali per seguirci sempre. - Ascoltate! - esclamò Tremal-Naik. - Si risponde! Un altro ramsinga aveva risposto, assai lontano. Tre volte squillò su diversi toni, poi il silenzio tornò. I quattro cacciatori, in preda ad una viva agitazione, si erano alzati colle carabine in pugno, scrutando attentamente le alte canne della jungla. Erano però in quel luogo cosí fitte e l'oscurità cosí profonda, che non era possibile discernere un uomo nascosto fra quel caos di vegetali d'alto fusto. - Che ci tendano una imboscata? - chiese Sandokan, rompendo il silenzio. - Se fermassimo l'elefante e facessimo una battuta? Che te ne pare Yanez? Il portoghese stava per rispondere, quando quattro o cinque lampi balenarono fra i bambú, seguiti da parecchie detonazioni. Il coomareah si era arrestato di colpo, imprimendo all'haudah una tale scossa che per poco gli uomini che la montavano non furono scaraventati in aria, poi fece uno scarto improvviso mandando contemporaneamente un barrito spaventevole. - L'elefante è stato toccato! - si udí a gridare il cornac. Sandokan, Yanez ed i loro compagni avevano fatto fuoco verso il luogo ove avevano veduto balenare i lampi. Parve a loro di udire un grido, ma non ebbero il tempo di accertarsene, poiché l'elefante si era slanciato a corsa disperata, riempiendo la jungla di clamori assordanti. - Sahib! - gridò il cornac, che aveva le lacrime agli occhi. - Il coomareah è ferito! Udite come si lagna? - Lascialo correre finché esalerà l'ultimo respiro, - rispose freddamente Sandokan. - È una fortuna che perderete, sahib! La Tigre della Malesia alzò le spalle, senza rispondere. Il pachiderma, che doveva aver ricevuto piú d'una palla, reso furioso pel dolore, divorava la via colla velocità d'un cavallo arabo, tutto atterrando e fracassando sul suo passaggio. Barriva incessantemente ed imprimeva all'haudah tali scosse che i quattro cacciatori dovevano tenersi ben stretti ai bordi e alle funi per non venire sbalzati fuori. Quella corsa indiavolata durò venti minuti, poi il coomareah s'arrestò. Si trovava sulla riva della laguna: stava per morire a giudicarlo dal tremito che scuoteva il suo corpo e dai suoi barriti che diventavano rapidamente piú deboli, ma la sua missione l'aveva compiuta. 90

I cacciatori si trovavano all'estremità della jungla e le Sunderbunds pantanose si stendevano dinanzi a loro, al di là della laguna. Il cornac aveva mandato un grido: - Scendete: il coomareah sta per cadere! I cacciatori gettarono frettolosamente la scala di corda, presero le loro armi e scesero a precipizio, mentre il cornac si lasciava scivolare lungo il fianco destro del colosso. Si erano appena allontanati di pochi passi quando il povero coomareah cadde pesantemente colla testa in avanti, spezzandosi le due zanne. Era morto sul colpo. - Ecco altre cinquantamila lire perdute, - disse Yanez. - Bah! Non è il denaro che ci fa difetto, ed i Thugs pagheranno anche questa morte! CAPITOLO XX LA TORRE DI BARREKPORRE L'elefante era stramazzato a venti passi dalla riva, su un suolo cosí fangoso e cedevole, che pochi minuti dopo metà dell'enorme massa di carne era sprofondata. L'acqua trasudava da tutte le parti come se quell'estremo lembo della immensa jungla fosse spugnoso e traforato come un crivello. Piante acquatiche crescevano dappertutto, con uno sviluppo prodigioso ed un enorme gruppo di paletuvieri esalanti miasmi deleteri, costeggiava la spiaggia, avanzandosi molto innanzi sulle acque della laguna. Un tanfo ammorbante che faceva arricciare il naso a Yanez ed al francese, e che pareva prodotto dall'imputridire di carogne gettate in acqua, regnava dovunque, tanfo pericoloso che doveva produrre febbri e cholera. - Bel luogo! - esclamò Yanez, che si era spinto verso i paletuvieri, mentre Sandokan, il cornac e Tremal-Naik vuotavano l'haudah prima che il fango la inghiottisse. - Ne avete veduto mai uno di piú splendido, signor de Lussac? - Queste sono le nostre Sunderbunds, signor Yanez, - rispose il francese. - Qui non potremo nemmeno accamparci. Il terreno cede sotto i nostri piedi e mi pare che non se ne possa trovare un palmo di resistente. E da che cosa proviene questa puzza orribile? - Guardate dinanzi a voi, signor Yanez: non vedete quei marabú che sonnecchiano alla superficie dell'acqua e che vanno lentamente alla deriva? - Sí, anzi mi chiedevo come quei brutti uccellacci, quei rapaci divoratori di carogne, si tengono cosí a galla, ritti sulle zampe. - Sapete su che cosa s'appoggiano? - Su delle barchette invisibili, formate forse da foglie di loto. - No, signor Yanez. Ogni marabú ha sotto di sé il cadavere d'un indiano, piú o meno intero e che a poco a poco passerà tutto nel suo ventre. I bengalesi che non posseggono tanto da poter pagare le spese della cremazione, quando sono morti, si fanno gettare nel Gange, il fiume sacro che deve condurli nel paradiso di Brahma, di Siva o di Visnú ed a poco a poco, se per via non vengono divorati dai gaviali, passando di canale in canale, finiscono qui. Su questa laguna vi sono dei veri cimiteri galleggianti. - Me ne accorgo da questo delizioso profumo che mi fa rivoltare gli intestini. Potevano scegliere un luogo migliore i signori Thugs. - Sono sicuri qui. - Avete veduto nulla? - chiese Sandokan che aveva finito di vuotare l'haudah. 91

I cacciatori si trovavano all'estremità della jungla e le Sunderbunds pantanose si stendevano<br />

dinanzi a loro, al di là della laguna.<br />

Il cornac aveva mandato un grido:<br />

- Scendete: il coomareah sta per cadere!<br />

I cacciatori gettarono frettolosamente la scala di corda, presero le loro armi e scesero a<br />

precipizio, mentre il cornac si lasciava scivolare lungo il fianco destro del colosso.<br />

Si erano appena allonta<strong>nat</strong>i di pochi passi quando il povero coomareah cadde pesantemente<br />

colla testa in avanti, spezzandosi le due zanne.<br />

Era morto sul colpo.<br />

- Ecco altre cinquantamila lire perdute, - disse Yanez. - Bah! Non è il denaro che ci fa difetto, ed<br />

i Thugs pagheranno anche questa morte!<br />

CAPITOLO XX<br />

LA TORRE DI BARREKPORRE<br />

L'elefante era stramazzato a venti passi dalla riva, su un suolo cosí fangoso e cedevole, che<br />

pochi minuti dopo metà dell'enorme massa di carne era sprofondata.<br />

L'acqua trasudava da tutte le parti come se quell'estremo lembo della immensa jungla fosse<br />

spugnoso e traforato come un crivello.<br />

Piante acquatiche crescevano dappertutto, con uno sviluppo prodigioso ed un enorme gruppo di<br />

paletuvieri esalanti miasmi deleteri, costeggiava la spiaggia, avanzandosi molto innanzi sulle acque<br />

della laguna.<br />

Un tanfo ammorbante che faceva arricciare il naso a Yanez ed al francese, e che pareva prodotto<br />

dall'imputridire di carogne gettate in acqua, regnava dovunque, tanfo pericoloso che doveva<br />

produrre febbri e cholera.<br />

- Bel luogo! - esclamò Yanez, che si era spinto verso i paletuvieri, mentre Sandokan, il cornac e<br />

Tremal-Naik vuotavano l'haudah prima che il fango la inghiottisse. - Ne avete veduto mai uno di<br />

piú splendido, signor de Lussac?<br />

- Queste sono le nostre Sunderbunds, signor Yanez, - rispose il francese.<br />

- Qui non potremo nemmeno accamparci. Il terreno cede sotto i nostri piedi e mi pare che non se<br />

ne possa trovare un palmo di resistente.<br />

E da che cosa proviene questa puzza orribile?<br />

- Guardate dinanzi a voi, signor Yanez: non vedete quei marabú che sonnecchiano alla<br />

superficie dell'acqua e che vanno lentamente alla deriva?<br />

- Sí, anzi mi chiedevo come quei brutti uccellacci, quei rapaci divoratori di carogne, si tengono<br />

cosí a galla, ritti sulle zampe.<br />

- Sapete su che cosa s'appoggiano?<br />

- Su delle barchette invisibili, formate forse da foglie di loto.<br />

- No, signor Yanez. Ogni marabú ha sotto di sé il cadavere d'un indiano, piú o meno intero e che<br />

a poco a poco passerà tutto nel suo ventre.<br />

I bengalesi che non posseggono tanto da poter pagare le spese della cremazione, quando sono<br />

morti, si fanno gettare nel Gange, il fiume sacro che deve condurli nel paradiso di Brahma, di Siva o<br />

di Visnú ed a poco a poco, se per via non vengono divorati dai gaviali, passando di canale in canale,<br />

finiscono qui.<br />

Su questa laguna vi sono dei veri cimiteri galleggianti.<br />

- Me ne accorgo da questo delizioso profumo che mi fa rivoltare gli intestini. Potevano scegliere<br />

un luogo migliore i signori Thugs.<br />

- Sono sicuri qui.<br />

- Avete veduto nulla? - chiese Sandokan che aveva finito di vuotare l'haudah.<br />

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