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LE DUE TIGRI.pdf - nat russo

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La seconda non aveva che tre fori. Oltre la ferita alla spalla che aveva determi<strong>nat</strong>a la morte,<br />

aveva ricevuta una palla nel dorso e un'altra al fianco destro.<br />

Era una delle piú superbe che i cacciatori avessero fino allora vedute.<br />

- Una vera tigre reale, - disse Tremal-Naik. - Non ne avete certo di simili nelle vostre foreste del<br />

Borneo.<br />

- No - rispose Sandokan. - Quelle delle isole malesi non sono cosí belle e poi sono piú basse e<br />

meno sviluppate. È vero Yanez?<br />

- Sí - rispose il portoghese che esaminava la ferita della spalla. - Non sono però meno<br />

coraggiose, né meno feroci di queste.<br />

- Questa è una vera acto-bâg beursah, come la chiamano i nostri poeti, - disse Tremal-Naik.<br />

- Che vorrebbe dire? - chiese Sandokan.<br />

- Una signora tigre.<br />

- Per Bacco! Quanto rispetto!<br />

- Suggerito dalla paura, - disse Tremal-Naik, ridendo.<br />

- Possiamo accamparci qui, - disse Sandokan, dopo d'aver dato uno sguardo all'intorno. - Ecco<br />

là quello spazio quasi scoperto che fa per noi. Per oggi possiamo essere soddisfatti dall'esito della<br />

nostra caccia; e poi sarà meglio avanzarci lentamente verso le Sunderbunds e farci precedere dalla<br />

fama di appassio<strong>nat</strong>i cacciatori, onde non allarmare i Thugs.<br />

- Domani tutti gli abitanti dei villaggi della jungla sapranno che noi siamo venuti qui per<br />

distruggere le tigri, - disse Tremal-Naik. - Il molango che abbiamo condotto con noi narrerà<br />

meraviglie di noi.<br />

- Lo rimandiamo?<br />

- Non ci è piú necessario e poi è meglio che non vi siano testimoni. Una parola può sfuggirci ed<br />

i Thugs devono tenere delle spie nei villaggi, onde non farsi sorprendere da qualche spedizione<br />

di.soldati bengalesi.<br />

I malesi rizzarono due vaste tende di tela bianca e scaricarono le casse contenenti i viveri e gli<br />

arnesi di cucina, onde allestire la colazione.<br />

I cornac si occuparono di preparare quella degli elefanti, consistente in una enorme quantità di<br />

foglie di ficus-indica e di erbe palustri larghe come lame di sciabole, in una pagnotta di granturco<br />

del peso di dieci chilogrammi e d'una mezza libbra di ghi ossia di burro chiarificato, mescolato<br />

quasi ad altrettanto zucchero.<br />

Divorato il pasto e disposte due sentinelle sui margini della jungla, i cacciatori si stesero sotto le<br />

tende, mentre il sole versava torrenti di fuoco su quell'oceano di vegetali, asciugando rapidamente<br />

le pozze e gli stagni formatisi durante la notte.<br />

CAPITOLO XV<br />

NEL<strong>LE</strong> SUNDERBUNDS<br />

Fu solo dopo le cinque che i due elefanti si rimisero in viaggio, dirigendosi verso il sud, ossia<br />

verso le Sunderbunds per i terreni disabitati.<br />

La regione che allora traversavano era ancora qua e là, a grandi distanze però, popolata dai<br />

poveri molanghi.<br />

Di quando in quando, al disopra delle canne e dei kalam, si scorgeva qualche gruppetto di<br />

casupole di fango, difeso da un'alta cinta per mettere al coperto dagli assalti delle belve non solo gli<br />

abitanti, bensí anche le loro mucche ed i loro bufali. Intorno si estendeva qualche pezzo di terra<br />

coltivata a risaia e qualche gruppo di banani, di cocchi e di manghi, tutte piante che danno frutti<br />

eccellenti, assai apprezzate dagli indi.<br />

Appena però oltrepassati quei villaggi, la jungla riprendeva il suo impero, insieme agli stagni<br />

che diventavano sempre piú numerosi, ingombri di piante in decomposizione, e di paletuvieri, le<br />

piante della febbre.<br />

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