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LE DUE TIGRI.pdf - nat russo

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Sandokan con un salto si era gettato dinanzi ai fuggiaschi che si erano rifugiati, piangendo e<br />

gridando, in un angolo ed aveva puntata risolutamente la carabina verso i soldati, che si<br />

preparavano a massacrare quegli infelici.<br />

- Fermi, bricconi! - tuonò. - Voi disonorate l'armata inglese! Fermi o vi fuciliamo come cani<br />

idrofobi!<br />

Tremal-Naik, affidata la piccola Darma a Sirdar, e Yanez si erano collocati ai suoi fianchi, coi<br />

fucili imbracciati.<br />

- Spazzare via quei miserabili! - gridò il sergente che comandava il drappello.<br />

- Bada! - disse Sandokan. - Noi abbiamo un salva-condotto del gover<strong>nat</strong>ore del Bengala e se<br />

non obbedisci ci difenderemo.<br />

- Giú a sciabolate! - comandò invece il sergente.<br />

Già i suoi uomini stavano per lanciare i cavalli, quando un ufficiale seguito da una dozzina di<br />

cavalieri, fra i quali se ne vedevano alcuni di colore, entrò nel cortile gridando:<br />

- Fermi tutti!<br />

Era il luogotenente de Lussac che giungeva coi malesi lasciati al bengalow.<br />

Balzò a terra stringendo la mano a Sandokan ed ai suoi amici, poi volgendosi verso il sergente<br />

che lo guardava confuso, gli disse:<br />

- Vattene! Questi uomini hanno reso al tuo paese un servigio tale, che nessuna ricompensa<br />

basterebbe a pagarli. Vattene e ricordati che è da vile assassinare delle donne.<br />

Mentre i cavalleggeri uscivano precipitosamente, dai suoi fece rinchiudere la porta, dicendo:<br />

- Aspettiamo la fine della battaglia, amici. Io son qui a proteggervi.<br />

- Avrei amato meglio andarmene, - rispose Sandokan. - Non abbiamo piú nulla da fare qui.<br />

- Domani, se le stragi saranno finite. Povera Delhi! Quanto sangue! Qui l'esercito inglese vi<br />

lascerà il suo onore!<br />

CONCLUSIONE<br />

Tre giorni durarono le stragi di Delhi, stragi orrende che strapparono un urlo d'indignazione non<br />

solo fra le nazioni europee, bensí nell'istessa Inghilterra.<br />

Gl'indiani, sapendo la sorte che li attendeva, disputavano palmo a palmo il terreno, combattendo<br />

disperatamente nelle vie, nelle case, nei cortili, entro e fuori le cinte, sulle rive della Giumna.<br />

Erano rimasti ancora in loro possesso il palazzo reale, il forte Selinghur e parecchi edifizi<br />

porticati, e opponevano una resistenza degna della piú alta ammirazione.<br />

La sera però del 17, aperta una breccia nel muro del ben guarnito cortile dei magazzini,<br />

gl'inglesi espugnavano il palazzo reale, che era difeso da centoventi pezzi d'artiglieria e passavano a<br />

fil di spada tutti i difensori, compresi i figli dell'imperatore, caduti eroicamente colle armi in pugno.<br />

Il 18 anche la batteria dei Kiscengange, che era armata di settantacinque cannoni e che<br />

costituiva l'ultima difesa degl'insorti, veniva oppressa sotto il fuoco formidabile dei grossi pezzi<br />

inglesi ed i difensori subivano egual sorte di quelli del palazzo reale.<br />

Lo stesso giorno anche il kotuali o municipio della città cadeva e cento cinquanta indiani, fra i<br />

quali parecchi membri della famiglia imperiale, che si erano arresi dietro promessa d'aver salva la<br />

vita, venivano fucilati ed impiccati dinanzi all'edificio!<br />

Il 20 Delhi era tutta in mano agl'inglesi e allora ne seguirono scene spaventevoli e carneficine<br />

inaudite, degne dei selvaggi della Polinesia e non di gente incivilita e di europei.<br />

Migliaia e migliaia d'indiani furono massacrati dalle truppe ubriache di sangue e di gin, che piú<br />

nulla ormai rispettavano, né sesso, né età, e la città intera subí un saccheggio spaventevole. I<br />

valorosi difensori della libertà indiana caddero tutti, dopo d'aver trucidate colle proprie mani la<br />

moglie e le figlie perché non cadessero nelle mani dei vincitori.<br />

Il 24 Sandokan ed i suoi compagni, dopo averne ottenuto il permesso dal generale Wilson,<br />

lasciavano la disgraziata città dove migliaia e migliaia di cadaveri cominciavano ad imputridire<br />

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