LE DUE TIGRI.pdf - nat russo

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- Attenderanno l'alba, - rispose Bedar. - Ormai sanno che noi siamo qui e sono sicuri di raggiungerci. - Cosí tireremo meglio, - disse Sandokan. - Leva fuori le palle rivestite di rame. Metteremo subito gli elefanti fuori combattimento. Si coricarono fra le erbe, dietro la prima fila d'alberi onde proteggersi meglio dai colpi di fuoco degli avversari, ed attesero l'attacco sicuri di non venire facilmente sloggiati. Yanez aveva accesa la sigaretta e fumava placidamente, guardando verso la riva opposta. Gli indiani accortisi forse che i fuggiaschi si erano arrestati, pareva che non avessero troppa premura di attaccare. Alle quattro gli astri cominciarono ad impallidire e le tenebre a dileguarsi. - Bedar, - disse Sandokan, volgendosi verso il cipai, - erano tre gli elefanti, è vero? - Sí, sahib. - Sei certo di non esserti ingannato? - Ma sí, erano tre. - Dov'è andato dunque il terzo che non lo vedo piú? - Infatti non ne vedo che due soli ora, - disse Yanez. - Che l'abbiano mandato in cerca di rinforzi? - O che lo tengano invece in riserva, nascosto dietro gli alberi? - disse Tremal-Naik. - Ciò m'inquieta, - rispose Sandokan. - Avrei preferito vedere anche quello. - Badate, - disse il cipai. - Si muovono per forzare il passaggio. I due elefanti, due animali mostruosi, scendevano in quel momento la riva, eccitati dalle grida dei loro cornac. Nella cassa vi erano dieci uomini e altri quattro stavano coricati dietro. Erano dunque in trenta, forza rispettabile, eppure non troppo temibile per le tigri di Mompracem, abituate a misurarsi con nemici sempre numerosi. I due pachidermi, dopo una breve esitazione, si cacciarono in acqua, tastando prudentemente il terreno, mentre gli indiani afferravano le carabine. - A te il primo colpo, Sandokan, - disse Yanez. La Tigre della Malesia appoggiò la carabina su una radice che usciva da terra e mirò per qualche istante il primo elefante. Un momento dopo una detonazione scoppiava, seguita subito da un barrito formidabile. Il pachiderma aveva fatto uno scarto improvviso ed aveva alzato vivamente la tromba, soffiando rumorosamente. La palla doveva averlo colpito in qualche parte. Gl'indiani che lo montavano, udendo quello sparo, avevano risposto con un fuoco nutrito. - Facciamoci vivi anche noi, - disse Yanez. - Fuoco, tigrotti di Mompracem! I pirati si alzarono silenziosamente dietro i tronchi degli alberi che li proteggevano e scaricarono le carabine, mirando la cassa. Piú che gli elefanti premeva a loro di mettere fuori di combattimento gli uomini. Tre indiani caddero nel fondo della cassa morti o feriti, ma gli altri non cessarono il fuoco, anzi il cornac continuò ad aizzare l'elefante che cominciava a mostrarsi titubante. Sandokan, ricaricata la carabina, mirò il secondo che era rimasto scoperto e gli strappò un barrito terribile. - Anche quello è toccato, - disse. - Continuiamo finché cadono. Gli indiani, non ostante il formidabile fuoco delle tigri di Mompracem, resistevano tenacemente, sparando in mezzo agli alberi, con nessun successo poiché i fuggiaschi si guardavano bene dal mostrarsi. Scaricata la carabina, si lasciavano cadere fra le erbe, rendendosi invisibili e ricaricata l'arma riprendevano la musica infernale. Il primo elefante, quantunque perdesse sangue da una spalla, aveva raggiunta quasi la metà del fiume, quando una palla di Yanez lo colpí sotto la gola, penetrandogli certo molto addentro. Il povero colosso, già indebolito, indietreggiò vivamente, empiendo l'aria di clamori assordanti. 152

- Ben preso, Yanez, - disse Sandokan. - È fuori di combattimento e fra poco cadrà. - Dagli il colpo di grazia, - disse il portoghese. - Sto mirandolo. Sandokan si scopri un momento e fece fuoco a ottanta metri di distanza. Il pachiderma lanciò un barrito piú spaventevole degli altri, si rizzò bruscamente sulle zampe deretane, poi si rovesciò su un fianco sollevando una ondata spumeggiante e gettando in acqua gli uomini che portava. - È finito! - gridò Yanez, con voce giuliva. - All'altro, Sandokan! Mentre gli indiani si salvavano a nuoto abbandonando le carabine, il pachiderma con uno sforzo disperato si era risollevato per non affogare, poi quasi subito ricadde scomparendo per sempre. L'altro, vedendo cedere il compagno, si era messo a indietreggiare barrendo e scuotendo l'enorme capo sotto i colpi d'arpione che il cornac non gli risparmiava. - Fuoco, Yanez! - gridò Sandokan. - Facciamolo cadere presto. I due pirati scaricarono simultaneamente le carabine, mirando le spalle del colosso, presso le giunture. Fu un colpo maestro. Il pachiderma voltò il dorso fuggendo verso la riva, salutato da una seconda scarica, ma quando si trattò di salirla, le forze gli vennero improvvisamente meno e stramazzò pesantemente, scaraventando fra i cespugli gl'indiani che erano nell'haudah. Un grido di vittoria s'alzò sulla riva opposta. Le tigri di Mompracem erano balzate fuori e fulminavano gl'insorti che nuotavano per impedire a loro di ricongiungersi ai compagni. - Basta, - disse Yanez. - Ne hanno abbastanza e non ci inquieteranno piú. - Al nostro elefante, - comandò Sandokan. Stavano per prendere la corsa verso il bosco, quando udirono una voce umana a gridare: - Aiuto! Aiuto! Bedar aveva mandato un urlo di rabbia. - Il nostro cornac! CAPITOLO XXXII VERSO DELHI Sandokan, Yanez ed i loro compagni udendo quel grido si erano subito fermati, ricaricando precipitosamente le carabine e gettandosi dietro agli alberi. Si erano appena messi al riparo, quando videro giungere a corsa disperata il cornac. Il pover'uomo pareva in preda ad un vivissimo terrore e si guardava di quando in quando alle spalle come se temesse di vedersi raggiungere da qualcuno. - Che cos'hai? Chi ti minaccia? - chiese Bedar, muovendogli incontro. - Là!... là!... - rispose il conduttore, con voce strozzata. - Ebbene?... Spiegati. - Un elefante montato da parecchi uomini. - Deve essere quello che mancava, - disse Sandokan che li aveva raggiunti. - Avrà attraversato il fiume lungi da qui per prenderci alle spalle. Dove si è fermato? - Presso il mio animale. - Ti hanno veduto a fuggire gli uomini che lo montano? - Sí, sahib; anzi mi hanno gridato dietro di fermarmi minacciando di farmi fuoco addosso. Mi porteranno via Djuba, signore, ed io sarò un uomo rovinato. - Ho qui nella mia tasca di che pagare cento elefanti, - rispose Sandokan, - quindi tu non perderai nulla. E poi noi impediremo a quei bricconi di rubartelo. Amici seguitemi e tenetevi sempre nascosti in mezzo ai cespugli. Vediamo se possiamo sorprenderli. 153

- Attenderanno l'alba, - rispose Bedar. - Ormai sanno che noi siamo qui e sono sicuri di<br />

raggiungerci.<br />

- Cosí tireremo meglio, - disse Sandokan. - Leva fuori le palle rivestite di rame. Metteremo<br />

subito gli elefanti fuori combattimento.<br />

Si coricarono fra le erbe, dietro la prima fila d'alberi onde proteggersi meglio dai colpi di fuoco<br />

degli avversari, ed attesero l'attacco sicuri di non venire facilmente sloggiati.<br />

Yanez aveva accesa la sigaretta e fumava placidamente, guardando verso la riva opposta.<br />

Gli indiani accortisi forse che i fuggiaschi si erano arrestati, pareva che non avessero troppa<br />

premura di attaccare.<br />

Alle quattro gli astri cominciarono ad impallidire e le tenebre a dileguarsi.<br />

- Bedar, - disse Sandokan, volgendosi verso il cipai, - erano tre gli elefanti, è vero?<br />

- Sí, sahib.<br />

- Sei certo di non esserti ingan<strong>nat</strong>o?<br />

- Ma sí, erano tre.<br />

- Dov'è andato dunque il terzo che non lo vedo piú?<br />

- Infatti non ne vedo che due soli ora, - disse Yanez. - Che l'abbiano mandato in cerca di<br />

rinforzi?<br />

- O che lo tengano invece in riserva, nascosto dietro gli alberi? - disse Tremal-Naik.<br />

- Ciò m'inquieta, - rispose Sandokan. - Avrei preferito vedere anche quello.<br />

- Badate, - disse il cipai. - Si muovono per forzare il passaggio.<br />

I due elefanti, due animali mostruosi, scendevano in quel momento la riva, eccitati dalle grida<br />

dei loro cornac.<br />

Nella cassa vi erano dieci uomini e altri quattro stavano coricati dietro. Erano dunque in trenta,<br />

forza rispettabile, eppure non troppo temibile per le tigri di Mompracem, abituate a misurarsi con<br />

nemici sempre numerosi.<br />

I due pachidermi, dopo una breve esitazione, si cacciarono in acqua, tastando prudentemente il<br />

terreno, mentre gli indiani afferravano le carabine.<br />

- A te il primo colpo, Sandokan, - disse Yanez.<br />

La Tigre della Malesia appoggiò la carabina su una radice che usciva da terra e mirò per qualche<br />

istante il primo elefante.<br />

Un momento dopo una detonazione scoppiava, seguita subito da un barrito formidabile.<br />

Il pachiderma aveva fatto uno scarto improvviso ed aveva alzato vivamente la tromba, soffiando<br />

rumorosamente. La palla doveva averlo colpito in qualche parte. Gl'indiani che lo montavano,<br />

udendo quello sparo, avevano risposto con un fuoco nutrito.<br />

- Facciamoci vivi anche noi, - disse Yanez. - Fuoco, tigrotti di Mompracem!<br />

I pirati si alzarono silenziosamente dietro i tronchi degli alberi che li proteggevano e scaricarono<br />

le carabine, mirando la cassa.<br />

Piú che gli elefanti premeva a loro di mettere fuori di combattimento gli uomini.<br />

Tre indiani caddero nel fondo della cassa morti o feriti, ma gli altri non cessarono il fuoco, anzi<br />

il cornac continuò ad aizzare l'elefante che cominciava a mostrarsi titubante.<br />

Sandokan, ricaricata la carabina, mirò il secondo che era rimasto scoperto e gli strappò un<br />

barrito terribile.<br />

- Anche quello è toccato, - disse. - Continuiamo finché cadono.<br />

Gli indiani, non ostante il formidabile fuoco delle tigri di Mompracem, resistevano tenacemente,<br />

sparando in mezzo agli alberi, con nessun successo poiché i fuggiaschi si guardavano bene dal<br />

mostrarsi.<br />

Scaricata la carabina, si lasciavano cadere fra le erbe, rendendosi invisibili e ricaricata l'arma<br />

riprendevano la musica infernale.<br />

Il primo elefante, quantunque perdesse sangue da una spalla, aveva raggiunta quasi la metà del<br />

fiume, quando una palla di Yanez lo colpí sotto la gola, penetrandogli certo molto addentro.<br />

Il povero colosso, già indebolito, indietreggiò vivamente, empiendo l'aria di clamori assordanti.<br />

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