LE DUE TIGRI.pdf - nat russo

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- Che cos'hai? - chiese Sandokan, arrestandosi. - Mi pare che qualcuno salga la scala. - Appoggiatevi alla porta ed impedite l'entrata. - È troppo tardi! Uno spazio di luce era penetrato sotto la fessura inferiore e la voce del subadhar si era fatta udire. - Prepariamoci ad accopparlo, - disse Sandokan, prendendo pur lui una sbarra di ferro. - A me, malesi! I quattro marinai si erano slanciati come un solo uomo verso il loro capo, pronti ad impegnare una lotta suprema. - Sandokan, - disse in quel momento Yanez, che non perdeva mai il suo sangue freddo. - Lascia fare a me. Coricatevi tutti e fingete di dormire. M'incarico io di mandare al diavolo quell'eterno seccatore. Una lotta non potrebbe che perderci. - Sia, - rispose Sandokan, - ci terremo pronti ad impegnarla, se il subadhar avesse qualche sospetto. Si erano appena coricati lungo una parete, nascondendo i coltelli e le sbarre sotto i loro corpi, quando comparve il subadhar con una lanterna accesa in mano, accompagnato da alcuni soldati che avevano le baionette inastate. Yanez si era vivamente alzato, fingendosi di pessimo umore e dicendo: - Che non si possa dormire nemmeno l'ultima notte che si sta sulla terra? È un paese maledetto dunque questo? Che cosa volete ancora, subadhar? Ripeterci che domani mattina ci fucileranno? La notizia è perfino troppo vecchia ed è divenuta noiosa. L'indiano aveva ascoltato quel torrente di parole con una meraviglia facile a comprendersi. - Perdonate, - disse finalmente, - io non vi avevo detto ciò con piena sicurezza. Era una mia supposizione. - E volete concludere? - chiese Yanez, aggrottando la fronte. - Che il generale mi ha incaricato di confermarvela e di chiedervi se desiderate qualche cosa. - Dite a quel noioso che noi abbiamo bisogno di fare una buona dormita. Udite? I miei compagni russano. - Avvertiteli. - Sí, domani e andatevene al diavolo. Ciò detto Yanez si ricoricò, brontolando e bestemmiando. Il subadhar rimase qualche istante perplesso, poi, vedendo che nessuno si curava piú di lui, augurò la buona notte e se ne andò chiudendo la porta con precauzione. - Che ti colga il cholera, - disse Yanez, rialzandosi. - Aspetta di fucilarci, briccone! - La tua prudenza ed il tuo sangue freddo valgono mille volte piú della mia impetuosità, - gli disse Sandokan. - Io per esempio li avrei assaliti ed accoppati a colpi di sbarra e vi avrei forse perduti invece di salvarvi. - Sono il tuo regolatore, - rispose il portoghese, ridendo. - Sbrighiamoci, amici, o Bedar s'impazientirà. Sandokan sali sulla finestra, s'aggrappò alla corda e si lasciò scivolare fino a terra senza fare rumore alcuno. Si guardò intorno, impugnando la sbarra, e non scorse nessuno. Mandò un leggero sibilo per avvertire i compagni che nessun pericolo li minacciava e poco dopo scendeva Yanez, seguito subito da Tremal-Naik. I malesi si calavano a loro volta, uno dietro l'altro. - Dove sarà Bedar? - chiese Sandokan. Si era appena rivolta quella domanda quando vide apparire confusamente, sulla cinta, una forma umana. - Chi sei? - gli chiese sottovoce Tremal-Naik. - Io: Bedar. 148

- C'è nessuno? - No, ma affrettatevi: i due Thugs non tarderanno a giungere. I fuggiaschi scavalcarono rapidamente la cinta e seguirono il cipai che allungava il passo. - Dove ci conduci? - gli chiese Tremal-Naik. - Nel bosco, signore, - rispose il cipai. - È là che si trova l'elefante. - Come hai fatto a procurarti quell'animale? - L'ho preso a nolo da un mio amico di Delhi. È giunto qui appena tre ore fa. - E dove ci condurrai? - Faremo un largo giro onde far perdere le vostre tracce, poi cercherete di entrare in città. La sorveglianza non è ancora molto rigorosa, non essendo l'assedio cominciato. - Tu poco fa mi hai parlato di due Thugs. Spiegati meglio. - Sono quei due indiani che tenevano il viso coperto. Sono stati essi a riconoscervi e ad esigere la vostra morte, minacciando, in caso contrario di far abbandonare da tutti i settari la causa degl'insorti. - E Abú ha ceduto? - Sono ancora potenti i Thugs e si trovano in buon numero a Delhi. Affrettatevi, signori; possiamo essere seguiti. - Da chi? - chiese Sandokan. - Da quei due uomini. So che vi sorvegliavano strettamente e che ogni due o tre ore si recavano alla torre. - Galoppiamo, disse Yanez. - Ora che siamo liberi mi spiacerebbe ricadere nelle mani del vecchio briccone, per quanto sia un generale. Avevano raggiunto il bosco. Bedar si orientò rapidamente, poi si cacciò sotto i borassi ed i palmizi, seguendo un sentieruzzo appena tracciato fra le alte erbe che crescevano intorno ai tronchi degli alberi. Era diventato assai inquieto e si volgeva di frequente indietro, come se temesse di essere seguito dai due Thugs. Camminarono cosi per un quarto d'ora, poi giunsero in una piccola radura in mezzo alla quale si vedeva una massa enorme che si agitava. - Ecco l'elefante, - disse Bedar. Un uomo che si teneva dinanzi al pachiderma gli mosse incontro, dicendogli: - Poco fa sono venuti qui due uomini a chiedermi chi aspettavo. - Che cosa hai risposto, cornac? - disse il cipai con impeto. - Che aspettavo un signore di Delhi che si era recato da Abú Assam. - Hai fatto bene e avrai una rupia di piú, - disse Bedar. - Si sono poi allontanati? - Sí, padrone. - Avevano dei turbanti enormi? - Ed anche il volto coperto. - Erano quei maledetti Thugs, - disse Bedar, volgendosi verso i fuggiaschi. - Presto signori, salite nell'haudah. - Ci accompagni tu? - chiese Tremal-Naik. - Sí per facilitarvi l'entrata in città - rispose il bravo cipai. - Io mi siedo dietro al cornac. Tremal-Naik e le tigri di Mompracem entrarono rapidamente nella cassa che era larga e comoda, e fu con vero piacere che scorsero una decina di carabine appoggiate ai bordi. - Almeno potremo difenderci, - disse Sandokan, prendendone una ed armandola. - E sotto i nostri piedi vi sono le munizioni, - disse Yanez che si era curvato. - Bravo Bedar! Hai pensato a tutto. - Avanti, Djuba, - disse in quel momento il cornac - e trotta bene se vorrai avere doppia razione di zucchero. L'elefante, che doveva portare quel nome, agitò la proboscide da destra a sinistra, aspirò fragorosamente l'aria e partí rapidamente, facendo tremare il suolo sotto la sua massa enorme. 149

- Che cos'hai? - chiese Sandokan, arrestandosi.<br />

- Mi pare che qualcuno salga la scala.<br />

- Appoggiatevi alla porta ed impedite l'entrata.<br />

- È troppo tardi!<br />

Uno spazio di luce era penetrato sotto la fessura inferiore e la voce del subadhar si era fatta<br />

udire.<br />

- Prepariamoci ad accopparlo, - disse Sandokan, prendendo pur lui una sbarra di ferro. - A me,<br />

malesi!<br />

I quattro marinai si erano slanciati come un solo uomo verso il loro capo, pronti ad impegnare<br />

una lotta suprema.<br />

- Sandokan, - disse in quel momento Yanez, che non perdeva mai il suo sangue freddo. - Lascia<br />

fare a me. Coricatevi tutti e fingete di dormire. M'incarico io di mandare al diavolo quell'eterno<br />

seccatore. Una lotta non potrebbe che perderci.<br />

- Sia, - rispose Sandokan, - ci terremo pronti ad impegnarla, se il subadhar avesse qualche<br />

sospetto.<br />

Si erano appena coricati lungo una parete, nascondendo i coltelli e le sbarre sotto i loro corpi,<br />

quando comparve il subadhar con una lanterna accesa in mano, accompag<strong>nat</strong>o da alcuni soldati che<br />

avevano le baionette inastate.<br />

Yanez si era vivamente alzato, fingendosi di pessimo umore e dicendo:<br />

- Che non si possa dormire nemmeno l'ultima notte che si sta sulla terra? È un paese maledetto<br />

dunque questo? Che cosa volete ancora, subadhar? Ripeterci che domani mattina ci fucileranno? La<br />

notizia è perfino troppo vecchia ed è divenuta noiosa.<br />

L'indiano aveva ascoltato quel torrente di parole con una meraviglia facile a comprendersi.<br />

- Perdo<strong>nat</strong>e, - disse finalmente, - io non vi avevo detto ciò con piena sicurezza. Era una mia<br />

supposizione.<br />

- E volete concludere? - chiese Yanez, aggrottando la fronte.<br />

- Che il generale mi ha incaricato di confermarvela e di chiedervi se desiderate qualche cosa.<br />

- Dite a quel noioso che noi abbiamo bisogno di fare una buona dormita. Udite? I miei<br />

compagni russano.<br />

- Avvertiteli.<br />

- Sí, domani e andatevene al diavolo.<br />

Ciò detto Yanez si ricoricò, brontolando e bestemmiando.<br />

Il subadhar rimase qualche istante perplesso, poi, vedendo che nessuno si curava piú di lui,<br />

augurò la buona notte e se ne andò chiudendo la porta con precauzione.<br />

- Che ti colga il cholera, - disse Yanez, rialzandosi. - Aspetta di fucilarci, briccone!<br />

- La tua prudenza ed il tuo sangue freddo valgono mille volte piú della mia impetuosità, - gli<br />

disse Sandokan. - Io per esempio li avrei assaliti ed accoppati a colpi di sbarra e vi avrei forse<br />

perduti invece di salvarvi.<br />

- Sono il tuo regolatore, - rispose il portoghese, ridendo. - Sbrighiamoci, amici, o Bedar<br />

s'impazientirà.<br />

Sandokan sali sulla finestra, s'aggrappò alla corda e si lasciò scivolare fino a terra senza fare<br />

rumore alcuno.<br />

Si guardò intorno, impugnando la sbarra, e non scorse nessuno. Mandò un leggero sibilo per<br />

avvertire i compagni che nessun pericolo li minacciava e poco dopo scendeva Yanez, seguito subito<br />

da Tremal-Naik.<br />

I malesi si calavano a loro volta, uno dietro l'altro.<br />

- Dove sarà Bedar? - chiese Sandokan.<br />

Si era appena rivolta quella domanda quando vide apparire confusamente, sulla cinta, una forma<br />

umana.<br />

- Chi sei? - gli chiese sottovoce Tremal-Naik.<br />

- Io: Bedar.<br />

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