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Tutte le tettoie e perfino le vie erano ingombre di insorti, e nessuno dormiva. Chiacchieravano<br />
attorno a dei giganteschi falò, tenendo le armi a portata di mano, pronti a montare in sella al primo<br />
squillo di tromba.<br />
Vi erano cipayes che indossavano ancora i loro pittoreschi costumi, avanzi di reggimenti di<br />
Merut, di Cawnpore, di Allighur e di Lucknow, bundelkani di Tantia Topi e della Rani, seikki<br />
barbuti con enormi turbanti e scimitarre pesantissime e fucili lunghissimi; orissani e perfino<br />
maharatti di forme stupende che parevano statue di bronzo.<br />
Pareva che aspettassero qualche assalto improvviso, avendo tutti i cavalli imbrigliati ed insellati.<br />
Il drappello, guidato da Bedar e sempre scortato dai cavalieri, giunse ben presto su una vasta<br />
piazza pure ingombra d'insorti ed illumi<strong>nat</strong>a da enormi cataste di legna accesa, e s'arrestò dinanzi<br />
ad una costruzione in muratura, assai malandata, colle pareti qua e là forate da palle di cannone e da<br />
gra<strong>nat</strong>e e che doveva essere stata prima un elegante bengalow di proprietà di qualche ricco inglese<br />
di Delhi.<br />
- È qui che dimora il generale, - disse Bedar.<br />
Diede alle due sentinelle, che vegliavano dinanzi alla porta, la parola d'ordine ed introdusse i<br />
pretesi insorti nella prima stanza, dove trovarono il subadhar il quale stava chiacchierando con<br />
parecchi uomini d'alta statura, dei montanari del Bundelkund probabilmente, armati fino ai denti.<br />
- Deponete le vostre pistole e le vostre sciabole, - disse, rivolgendosi a Sandokan ed agli altri.<br />
I due scorridori del mare, Tremal-Naik ed i loro compagni obbedirono.<br />
- Ora seguitemi, - continuò il subadhar. - Il generale vi aspetta.<br />
Furono introdotti in un'altra stanza assai vasta, con pochi mobili sgangherati ed alcune sedie di<br />
bambú zoppicanti che erano ancora macchiate di sangue, indizio certo che là dentro era avvenuta<br />
qualche lotta accanita.<br />
Quattro montanari seikki, tutti di forme erculee, custodivano le due porte, tenendo le scimitarre<br />
sguai<strong>nat</strong>e.<br />
Dinanzi ad un tavolo stava invece un uomo piuttosto vecchio, colla barba quasi bianca, il naso<br />
adunco come il becco d'un pappagallo e gli occhi nerissimi e scintillanti come carbonchi.<br />
Vestiva come i mussulmani dell'India settentrionale, che hanno conservato il costume tartaroturcomanno<br />
e sulle maniche di seta verde aveva dei vistosi galloni d'oro.<br />
Vedendo entrare Sandokan e gli altri, aveva alzata la testa, socchiudendo le palpebre come se la<br />
luce che proiettava la lampada sospesa al soffitto gli offendesse la vista, osservò in silenzio per<br />
qualche minuto, dicendo quindi, con voce nasale:<br />
- Siete voi che chiedete il permesso di entrare in Delhi?<br />
- Sí, - rispose Tremal-Naik.<br />
- Per combattere e morire per la libertà<br />
- Contro il nostro secolare oppressore: l'inglese.<br />
- Da dove venite?<br />
- Dal Bengala.<br />
- E come avete fatto a passare attraverso le linee nemiche senza essere stati fermati? - chiese il<br />
vecchio generale.<br />
- Abbiamo approfittato della notte, che era oscurissima ieri, poi ci siamo nascosti in una<br />
capanna diroccata fino a che scorgemmo il subadhar.<br />
Il vecchio rimase per alcuni istanti ancora silenzioso, fissando specialmente Sandokan ed i suoi<br />
malesi, il cui colore doveva avergli fatto una certa impressione, poi riprese:<br />
- Tu sei bengalese?<br />
- Sí, - rispose Tremal-Naik senza esitare.<br />
- Ma gli altri non mi sembrano indiani. La loro pelle ha un colorito che non ho mai veduto sulle<br />
genti del nostro paese.<br />
- È vero, generale. Quest'uomo, - disse, indicando Sandokan, - è un principe malese, nemico<br />
acerrimo degl'inglesi che ha parecchie volte sconfitti e battuti sanguinosamente sulle coste del<br />
Borneo e gli altri sono suoi guerrieri.<br />
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