LE DUE TIGRI.pdf - nat russo
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D'altronde si trovavano benissimo, senza troppo soffrire il caldo, essendo i carrozzoni indiani circondati da stuoie di vetiver, mantenute sempre umide da serbatoi speciali per conservare una certa frescura ed evitare i casi di apoplessia e le insolazioni che sono cosí frequenti sotto quei climi ardentissimi. Alle tre avevano già oltrepassata la stazione di Hougly, a mezzanotte anche Ranigandsch era rimasta indietro ed il treno filava verso l'alto Bengala avvicinandosi rapidamente al maestoso Gange. Non fu però che all'indomani, verso le due pomeridiane, che Sandokan ed i suoi amici entrarono in Patna, una delle piú importanti città del Bengala settentrionale che bagna i suoi bastioni nelle acque del sacro fiume. Loro primo pensiero fu di recarsi all'ufficio postale, sperando di trovare qualche lettera di Sirdar, ma non ve n'era nessuna indirizzata al comandante della Marianna. - Andiamo a Monghyr, - disse la Tigre della Malesia. - Si vede che Suyodhana non si è fermato qui e che ha continuato il suo viaggio precipitoso. Vi era un treno in partenza per quella città. Lo presero d'assalto e pochi minuti dopo partivano costeggiando per un lungo tratto il Gange. Tre ore dopo erano all'ufficio postale. Sirdar aveva mantenuta la sua promessa. La lettera datava dalla sera del giorno precedente e li avvertiva che Suyodhana aveva congedato l'equipaggio e che erano saliti sul treno in partenza per Patna, linea di Chupra-Goraklipur-Delhi. - Il birbante ancora una volta ci è sfuggito, - esclamò Sandokan, con rabbia. - Non ci rimane che di andarlo a scovare a Delhi. - Potremo entrare in quella città? - chiese Tremal-Naik, guardando il luogotenente. - Gl'inglesi non hanno ancora cominciato le operazioni d'assedio, - rispose de Lussac. - Credo quindi che potrete facilmente entrarvi assieme agl'insorti che stanno sgombrando Cawnpore e Lucknow. Vi prego però di camuffarvi da indiani e di procurarvi delle armi. Non si sa mai ciò che può succedere. - Torniamo a Patna e poi in viaggio per Delhi, - disse Sandokan. - Sarà là che la Tigre della Malesia ucciderà la Tigre dell'India. - E dove potremo trovare Sirdar? - chiese Yanez. - Il bramino ha pensato anche a questo, - rispose Sandokan. - In un poscritto ci avverte che tutte le sere, fra le nove e le dieci, ci aspetterà dietro il bastione chiamato Cascemir. - Sapremo trovarla quella fortezza? - E la piú solida della città, - disse de Lussac. - Tutti sapranno indicarvela. - Partiamo, - comandò Sandokan. La sera istessa erano di ritorno a Patna. Non essendovi treni fino al mattino, si recarono in albergo e approfittarono di quella sosta per camuffarsi da ricchi maomettani e per procurarsi delle buone carabine indiane e certi pugnali somiglianti agli jatagan. Quando al mattino si recarono alla stazione, si videro costretti a cambiare itinerario, poiché i treni non proseguivano oltre Gorakhpur, in causa delle scorrerie dei ribelli. Rimaneva però libera la linea di Benares-Cawnpore, dopo l'evacuazione dell'insorti da quest'ultima città per concentrare le loro difese in Delhi. Fu senz'altro scelta, quantunque piú lunga e alle 10 partivano a tutto vapore per l'alta India toccando successivamente Benares, Allabad, Fatehpur e l'indomani sera scendevano alla stazione di Cawnpore che portava ancora le tracce delle devastazioni commesse dai cipayes insorti. La città era ingombra di truppe giunte da tutte le principali città del Bengala e del Bundelkund, che si preparavano a partire per Delhi dove l'insurrezione avvampava piú furiosa che mai. Mercé il salva-condotto e sopra tutto la lettera del governatore del Bengala, poterono ottenere dalle autorità militari il permesso di prendere posto in un treno che conduceva due compagnie d'artiglieria fino a Koil, ossia fino alla linea d'osservazione delle avanguardie inglesi. 132
Fu dopo il mezzodí dell'indomani che poterono giungere a quella piccola stazione. - Il nostro viaggio in ferrovia è finito, - disse il luogotenente scendendo dal treno. - La linea piú oltre è tagliata, ma qui i cavalli non mancano ed in dieci ore potrete giungere a Delhi. - È qui che ci lasciate, signor de Lussac? - chiese Sandokan. - Vi è qui una compagnia del mio reggimento, però vi accompagnerò fino presso la città per facilitarvi l'entrata. - È vero che è già assediata? - Si può considerarla come tale, quantunque i ribelli escano sovente a dare battaglia. Vado a procurarvi i cavalli ed a mostrare la lettera del governatore ed il salva-condotto al comandante delle truppe. Non erano ancora scorse due ore che Sandokan, Yanez, Tremal-Naik, il francese e la loro piccola scorta, lasciavano la stazione galoppando verso Delhi. CAPITOLO XXIX L'INSURREZIONE INDIANA L'insurrezione indiana del 1857, se ebbe una durata brevissima fu nondimeno sanguinosissima e fece battere il cuore dei conquistatori, tanto piú che nessun inglese l'aveva nemmeno lontanamente prevista. La ribellione di Barrampore, scoppiata alcuni mesi innanzi e repressa in fretta e anche troppo ferocemente dalle autorità militari, non era stata che la prima favilla del grande incendio che doveva devastare gran parte dell'India settentrionale. Già da tempo un profondo malumore, abilmente dissimulato però, regnava fra i reggimenti indiani accantonati a Merut, a Cawnpore ed a Lucknow, feriti nel loro orgoglio di casta dalla nomina di qualche subadhar e jemmadar(6) di rango inferiore e anche dalle voci sparse ad arte da emissari di Nana-Sahib, il bastardo di Bitor, che gli inglesi davano ai soldati indú cartucce spalmate con grasso di vacca ed a quelli di fede mussulmana con grasso di porco, un'atroce profanazione sia pei primi che pei secondi. L'11 maggio, improvvisamente, quando meno gl'inglesi se lo aspettavano, il 3° Reggimento di cavalleria indiana, accantonato a Merut, città prossima a Delhi, pel primo dà il segnale della rivolta, fucilando tutti i suoi ufficiali inglesi. Le autorità militari, spaventate, tentarono subito di reprimerla, incarcerando i ribelli, ma la sera del 10 due reggimenti di cipayes, l'11° ed il 12°, prendono le armi e obbligano i loro capi a scarcerare i detenuti e altri 1200 rivoltosi. Quell'atto di debolezza fu fatale perché la notte istessa i cipayes ed i cavalleggeri si gettarono furiosamente sui quartieri europei incendiandoli e massacrando senza compassione le mogli ed i figli dei funzionari inglesi e degli ufficiali. Simultaneamente si ribellavano le guarnigioni di Lucknow e di Cawnpore, fucilando i loro superiori e trucidando quanti europei si trovavano in quelle due città, mentre la Rani di Jhansie, una bellissima e coraggiosa principessa, inalberava lo stendardo della rivolta massacrando la guarnigione inglese. Le autorità militari, sorprese da quello scoppio tremendo, si erano trovate lí per lí impotenti a far fronte all'uragano, non disponendo d'altronde di forze sufficienti. Si limitarono a tendere un cordone militare fra Gwalior, Bartpur e Pattiallah, sperando d'opporsi ai ribelli, che si erano concentrati, sotto gli ordini di Tantia Topi, uno dei piú abili ed audaci condottieri indiani, che doveva piú tardi far stupire anche gl'inglesi colla sua ritirata attraverso il Bundelkund. Non riuscirono che in parte al loro scopo, poiché gli insorti, dopo d'aver uccisi tutti gli europei, già alla mattina dell'11, in duecentocinquanta si gettavano su Delhi, trascinando nella rivolta il 34° reggimento dei cipayes che aveva già fucilati i suoi ufficiali. 133
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D'altronde si trovavano benissimo, senza troppo soffrire il caldo, essendo i carrozzoni indiani<br />
circondati da stuoie di vetiver, mantenute sempre umide da serbatoi speciali per conservare una<br />
certa frescura ed evitare i casi di apoplessia e le insolazioni che sono cosí frequenti sotto quei climi<br />
ardentissimi.<br />
Alle tre avevano già oltrepassata la stazione di Hougly, a mezzanotte anche Ranigandsch era<br />
rimasta indietro ed il treno filava verso l'alto Bengala avvicinandosi rapidamente al maestoso<br />
Gange.<br />
Non fu però che all'indomani, verso le due pomeridiane, che Sandokan ed i suoi amici entrarono<br />
in Patna, una delle piú importanti città del Bengala settentrionale che bagna i suoi bastioni nelle<br />
acque del sacro fiume.<br />
Loro primo pensiero fu di recarsi all'ufficio postale, sperando di trovare qualche lettera di<br />
Sirdar, ma non ve n'era nessuna indirizzata al comandante della Marianna.<br />
- Andiamo a Monghyr, - disse la Tigre della Malesia. - Si vede che Suyodhana non si è fermato<br />
qui e che ha continuato il suo viaggio precipitoso.<br />
Vi era un treno in partenza per quella città. Lo presero d'assalto e pochi minuti dopo partivano<br />
costeggiando per un lungo tratto il Gange.<br />
Tre ore dopo erano all'ufficio postale.<br />
Sirdar aveva mantenuta la sua promessa. La lettera datava dalla sera del giorno precedente e li<br />
avvertiva che Suyodhana aveva congedato l'equipaggio e che erano saliti sul treno in partenza per<br />
Patna, linea di Chupra-Goraklipur-Delhi.<br />
- Il birbante ancora una volta ci è sfuggito, - esclamò Sandokan, con rabbia. - Non ci rimane che<br />
di andarlo a scovare a Delhi.<br />
- Potremo entrare in quella città? - chiese Tremal-Naik, guardando il luogotenente.<br />
- Gl'inglesi non hanno ancora cominciato le operazioni d'assedio, - rispose de Lussac. - Credo<br />
quindi che potrete facilmente entrarvi assieme agl'insorti che stanno sgombrando Cawnpore e<br />
Lucknow. Vi prego però di camuffarvi da indiani e di procurarvi delle armi. Non si sa mai ciò che<br />
può succedere.<br />
- Torniamo a Patna e poi in viaggio per Delhi, - disse Sandokan. - Sarà là che la Tigre della<br />
Malesia ucciderà la Tigre dell'India.<br />
- E dove potremo trovare Sirdar? - chiese Yanez.<br />
- Il bramino ha pensato anche a questo, - rispose Sandokan. - In un poscritto ci avverte che tutte<br />
le sere, fra le nove e le dieci, ci aspetterà dietro il bastione chiamato Cascemir.<br />
- Sapremo trovarla quella fortezza?<br />
- E la piú solida della città, - disse de Lussac. - Tutti sapranno indicarvela.<br />
- Partiamo, - comandò Sandokan.<br />
La sera istessa erano di ritorno a Patna.<br />
Non essendovi treni fino al mattino, si recarono in albergo e approfittarono di quella sosta per<br />
camuffarsi da ricchi maomettani e per procurarsi delle buone carabine indiane e certi pugnali<br />
somiglianti agli jatagan.<br />
Quando al mattino si recarono alla stazione, si videro costretti a cambiare itinerario, poiché i<br />
treni non proseguivano oltre Gorakhpur, in causa delle scorrerie dei ribelli. Rimaneva però libera la<br />
linea di Benares-Cawnpore, dopo l'evacuazione dell'insorti da quest'ultima città per concentrare le<br />
loro difese in Delhi.<br />
Fu senz'altro scelta, quantunque piú lunga e alle 10 partivano a tutto vapore per l'alta India<br />
toccando successivamente Benares, Allabad, Fatehpur e l'indomani sera scendevano alla stazione di<br />
Cawnpore che portava ancora le tracce delle devastazioni commesse dai cipayes insorti.<br />
La città era ingombra di truppe giunte da tutte le principali città del Bengala e del Bundelkund,<br />
che si preparavano a partire per Delhi dove l'insurrezione avvampava piú furiosa che mai.<br />
Mercé il salva-condotto e sopra tutto la lettera del gover<strong>nat</strong>ore del Bengala, poterono ottenere<br />
dalle autorità militari il permesso di prendere posto in un treno che conduceva due compagnie<br />
d'artiglieria fino a Koil, ossia fino alla linea d'osservazione delle avanguardie inglesi.<br />
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